Opinione scritta da Vivix
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La risposta a tutte le domande
Quando ho visto per la prima volta la copertina dell’ultimo libro di questa saga è stato un colpo al cuore: l’ho trovata a dir poco orribile, al contrario di quella americana che invece è fantastica, -avrei voluto linciare chiunque avesse fatto tale scelta- ma leggendo il volume ho dovuto ammettere che, seppure non bellissima, la cover era legata ad alcuni particolari della storia, perciò…salvata in calcio d’angolo.
Scrivere Rerache deve essere stato difficilissimo, ma l’autrice adesso deve andare fiera della sua creazione. L’ultimo volume della saga racchiude infatti, l’introspezione di Matched e l’azione di Crossed mescolandoli in modo da creare qualcosa di completamente nuovo e diverso. E’ esattamente questa la sensazione che ho avuto leggendolo: qualcosa di assolutamente altro.
In Reached la narrazione viene portata avanti, oltre che da Ky e Cassia, anche da Xander, che ha qui un ruolo decisivo. Dal primo libro il giovane non è stato proprio tra i miei personaggi preferiti, anzi, ma qui l’antipatia è completamente svanita, per far posto ad affetto e compassione.
Con mio enorme piacere, sono ricomparsi i personaggi che tanto avevo amato nel secondo volume, e anche alcuni del primo. Troviamo pure nuovi protagonisti che non sono mai quello che sembrano all’inizio e che, ovviamente, avranno un ruolo determinante. Devo però, far qui un appunto negativo: Lei, Anna e gli altri non sono riusciti a toccarmi quanto era accaduto con Vick (!), Indie, Eli ed Hunter, anche se, immagino, non sia stato possibile approfondirli troppo per dare più spazio ad altri aspetti della storia. Ad ogni modo, tutti ne usciranno cambiati, diversi da come erano all’inizio. Infatti, il processo di evoluzione non viene attraversato solo da Ky, Cassia e Xander ma anche da tutti gli altri, perfino dai più secondari e marginali. In particolare, quelli che mutano maggiormente, a caro prezzo per altro, sono Cassia ed il suo Promesso.
La parte romance della storia è decisamente minima, ma che sarebbe accaduto questo si era già capito in Crossed. Per fortuna la Condie non si è limitata a creare la solita, banale storia sul triangolo amoroso, ma è andata oltre. Il triangolo, che pure è presente, trascende se stesso, per trasformarsi in un legame di amicizia, lealtà e sincerità che quasi mi ha fatto venire le lacrime agli occhi. L’amore di Cassia e Ky -sebbene i due siano separati per la maggior parte della narrazione- è percepibile in ogni pagina, in ogni rigo, diventa un sostrato del romanzo stesso, entra in ogni fibra del suo essere, esattamente come avviene per i due personaggi.
La narrazione si concentra sul crollo della Società prima, e dell’Insorgenza poi, in un intreccio continuo nel quale ad un certo punto il lettore non riuscirà bene a districarsi. La conclusione della saga è assolutamente inaspettata e sebbene frammenti di verità –che riguardano tutti e tre i libri- vengano sparpagliati in ogni pagina, il lettore riceve una visione completa soltanto nell’ultimo capitolo, quando non potrà far altro che rimanere a bocca aperta per lo stupore, la gioia ed il dispiacere. Sì, perché in una saga così realistica e complessa come Matched, non poteva esservi che un finale dolceamaro.
Come nei precedenti capitoli, l’autrice affronta temi importanti camuffati dalla storia riguardanti soprattutto l’arte, in tutte le sue forme, -musica, danza, letteratura, disegno- la solidarietà, la generosità, l’affermazione di se stessi e, come sempre, la scelta ed il coraggio.
Ancora una volta il modo di scrivere della Condie è stato straordinario -lirico, dettagliato e sintetico allo stesso tempo, con profonde introspezioni psicologiche e descrizioni poetiche; ogni frase e ogni singola parola, sono meditate a lungo e rappresentano parte necessaria e insostituibile della storia- ma mi ha colpita in misura minore rispetto ai capitoli precedenti. Forse ciò è dovuto al cambio di traduttrice operato dalla Fazi che, sinceramente, non ho apprezzato per nulla, così come pure la sostituzione della cover. Infine, ultimo appunto, ho trovato parecchi errori di battitura –e in un libro come Reached possono confonderti parecchio le idee- perciò un altro punto in meno per la casa editrice che ha scelto un editor così disattento.
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Ogni libro va giudicato per quel che è
Per la cover ho solo una parola: stupenda. Barbieri non si smentisce e crea un nuovo capolavoro. La cosa bella delle sue copertine è che non sono slegate dal libro, come spesso accade, anzi, è come se riuscissero a riassumerlo in un immagine. Il volume, purtroppo, non è stato perfetto quanto la cover. In realtà non c’è nessun aspetto veramente negativo, ma dalla Troisi mi aspetto sempre la perfezione; che ovviamente non è per niente facile da raggiungere. La gran parte della prima pezzo di storia non mi ha entusiasmato particolarmente e mi è sembrato che accadesse poco o nulla. La sensazione ha continuato a persistere nella seconda parte, anche se si è ridimensionata; infine, la terza mi ha tenuto letteralmente incollata alle pagine col fiato sospeso: è un susseguirsi di azione e colpi di scena. Come nel precedente, la storia non è narrata solo da Talitha e Saiph (che in questo libro è decisamente protagonista) ma anche da Megassa, Grele, Petra e qualche altro personaggio minore. Come sempre sono tutti caratterizzati alla perfezione, anche quelli secondari, anzi mi è particolarmente piaciuto il modo in cui l’autrice è riuscita a descrivere il padre della contessina e la Madre dell’Estate. Ho davvero molto apprezzato anche l’introspezione di Saiph: il suo desiderio di salvare Nashira e Talitha, di portare la pace, il coraggio di sacrificarsi per un obbiettivo più grande. Anche se in questo volume la sua vicenda non è particolarmente originale (dal momento che rimarca quella di Gesù) la Troisi è riuscita a farmi percepire le sue paure, speranze, sensazioni e pensieri molto più della Bibbia o di un mare di film per cui mi è piaciuta tanto. Particolarmente toccante la morte di Kalatwa e l’ultimo incontro tra Talitha ed il femtita. A volte alcune descrizioni le ho trovate un po’ approssimative o ho avuto difficoltà a seguirle ma ciò era dovuto al fatto che si tratta del terzo volume perciò molti paesaggi erano stati già raccontati, eppure avrei gradito che la Troisi vi si soffermasse un po’ di più. Come solo lei sa fare, Licia è riuscita ad unire il fantasy con problematiche assolutamente reali come la corruzione del potere temporale e spirituale, la possibilità di ignorare le differenze per vivere in pace. Qui la mia recensione si fermerebbe se si trattasse del libro di una scrittrice a me sconosciuta, ma così non è. Ho davvero cercato di vedere questo volume come unico ma non ci sono riuscita completamente. Come nel precedente mi sono balzate agli occhi situazioni e vicende troppo simili a quelle delle Cronache del Mondo Emerso, soprattutto per quanto riguarda Talitha. Un esempio lampante è quando Saiph si trova solo tra i Beati e si lascia andare con Lakina, l’ho trovato assolutamente identico all’episodio di Sennar nel Mondo Sommerso con Ondine. Tuttavia, ho deciso che ogni libro merita di essere giudicato singolarmente perciò non ho tenuto conto di questo aspetto nella valutazione finale.
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Grande potenziale poco sfruttato
Anche se è ormai uscito da un po’, ho letto questo libro solo ora. Devo dire che non ha deluso le mie aspettative, ma soltanto perché mi ero già fatta un idea di che testo fosse. Se conoscete Licia per le Cronache e vi aspettate qualcosa di simile, bè, siete fuori strada. La storia è ben scritta, scorrevole e piacevole ma, ovviamente, non ha nulla a che vedere con le trilogie del Mondo Emerso. Non c’è la stessa azione né la stessa minuziosità nel narrare gli avvenimenti. In realtà, i gesti veri e propri scarseggiano, mentre prevalgono soprattutto flashback narrati dal protagonista, descrizioni dei suoi pensieri, sentimenti, paure ecc. Quasi tutti i problemi e i passaggi narrativi sono accennati, così come la caratterizzazione dei personaggi. Si tratta di una storia molto più semplice e superficiale rispetto alle precedenti, ma non per questo brutta; semplicemente, è un libro meno impegnato, senza grandi aspettative e –sono certa- l’autrice ne è consapevole. Nonostante non sia particolarmente lungo, la Troisi è riuscita a descrivere alla perfezione il mondo in cui vive Telkar e a trattare, come suo solito, molte importanti temi, tra i quali il razzismo, il colonialismo, la ricerca della propria identità, l’amicizia.
La storia aveva un buon potenziale, peccato che l’autrice non abbia deciso di sfruttarlo fino in fondo. Resta un buon volume per passare qualche ora in modo diverso, ma mi farebbe piacere se Licia decidesse per una riscrittura più approfondita della storia.
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Manuale sui preliminari
CONTIENE SPOILER
Partiamo dalla cover e dal titolo: la prima è assolutamente orribile, il secondo, come tutti i precedenti, non è collegato per niente alla storia. Nonostante il volume non sia particolarmente grande, per finirlo ci ho messo una vita: non se ne scendeva proprio!Questo perché la storia scorre lentissima a causa della mancanza della solita quantità d’azione e di sorpresa sostituita dalle innumerevoli parti romance sempre tutte uguali e che servono soltanto a far accoppiare i personaggi e ad allungare il brodo. Ad un certo punto ero super tentata di saltare queste scene, anche perché, oltre ad essere smielate fino alla nausea, sono tutte identiche: stesse mosse, stesse reazioni, stesso tutto. L’unica love story che mi ha interessato è stata quella tra Magnus e Alec, nella quale vi ho trovato suspance e un minimo di spessore, cosa che nelle altre assolutamente non c’era, e avrei preferito che fosse stata maggiormente approfondita. Il rapporto di Simon ed Isabelle, poi, assolutamente ridicolo. Già nel libro precedente avevo notato come quest’interesse della ragazza fosse scoppiato dal nulla, ma in questo capitolo mi sono anche chiesta come l’autrice abbia potuto anche solo pensare di farli stare insieme: non hanno assolutamente niente in comune. Tra i personaggi principali i peggiori sono stati Maia e Jordan: non mi hanno trasmesso assolutamente nulla.
Per quanto riguarda l’introspezione psicologica, devo dire che rispetto al primo volume la Clare ha fatto passi da gigante, eppure in questo libro avrei preferito non ci fosse, almeno per quanto riguarda Clary. La ragazza non fa altro che ripetere le stesse cose su Jace (unico suo chiodo fisso), per non parlare del fatto che l’unica cosa che riesce a fare (quando invece ci sarebbe da scoprire il piano oscuro del fratello) è fare quasi sesso con l’innamorato (il quale ogni santa volta viene respinto sul più bello). Jace è sempre la stessa lagna “ti amo Clary di qua, ti amo di là” per tutta la storia. Personaggio che mi ha positivamente colpito è Sebastian-Jonathan, avrei preferito che venisse approfondito di più (come anche Magnus) e mi sono ritrovata davvero a sperare che fosse diventato buono.
Tanto quanto il precedente capitolo era incentrato su Simon, questo è purtroppo basato nuovamente su Clary e a mio parere il romanzo ne risente parecchio visto che la protagonista si limita a fare nulla per quasi tutta la storia, e quando finalmente fa qualcosa, sarebbe stato meglio che non l’avesse fatto. Il colmo viene raggiunto verso la fine del libro: Simon e compagni fanno l’impossibile per recuperare la Gloriosa e alla fine viene ceduta a Clary. Dico, Clary!Che non sa neanche come si tiene in mano un arco!Ma per favore…
Altra cosa super ridicola del finale?Jace che diventa la torcia umana: assolutamente bocciato!
Passiamo adesso alla scrittura: anche se permangono parole ripetute troppe volte ed una certa oscurità in alcuni punti, è decisamente migliorata rispetto a “Città degli angeli caduti”. Non vi ho trovato grossi errori ortografici, nomi trasformati, omissioni di parole o nonsense ecc, eppure è chiaro che l’autrice ancora deve capire esattamente qual è il significato di “epilogo”.
In conclusione, sono rimasta della mia opinione precedente: sarebbe stato meglio se la saga fosse rimasta una trilogia.
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Un bambino avrebbe scritto meglio
Ho letto questo libro soltanto perché, per un semplice caso fortuito(?), mi è capitato tra le mani. Si tratta del quarto tomo di quella che inizialmente era una trilogia; ebbene, se c’è una cosa che ho imparato in questi anni, è che le trilogie devono rimanere tali. Non c’era alcun motivo per continuare la storia: tutti i misteri e le questioni erano stati risolti, il cattivo sconfitto, perciò l’autrice ha dovuto introdurre, per forza di cose, un nuovo malvagio e nuovi problemi. Tuttavia, devo riconoscere che la Clare è riuscita a collegarli molto bene con i precedenti. Ancora una volta, troviamo Jace tormentato (e ti pareva; a quanto pare il Jace allegro e spensierato è un esclusiva del primo volume); Clary, che nell’ultimo libro aveva acquistato una parvenza di utilità, la perde qui completamente. Con mio grande disappunto, Magnus e Alec sono presenti solo nell’ultima parte della storia e, per quanto mi piaccia il loro rapporto, ho trovato la soluzione ai loro problemi assolutamente ridicola; in più, è come se l’autrice ne avesse in parte cambiato il carattere, soprattutto di Magnus. Per quanto riguarda Maia, mi ha deluso il modo in cui perdona Kyle-Jordan: dopo anni che lo odia ferocemente bastano un paio di spiegazioni, una lotta fianco a fianco, e lo bacia… okay, coerente. Infine; in questo capitolo non è ben chiaro chi esattamente sia il protagonista, penso che si possa definire più un romanzo corale ma, se proprio dovessi sceglierne uno tra i vari personaggi, direi che questi è Simon; quindi, bé, cambio di primo attore come continuazione di una storia… non so se è proprio fattibile. Nonostante questo ruolo di primo piano, la Clare riesce comunque a farlo sembrare sfigato ed escluso (quest’ultima cosa le riesce davvero bene, i miei complimenti!). Ma parliamo adesso delle love story di Jace e Clary, Maia e Jordan, Alec e Magnus: ognuna è caratterizzata da problemi diversi (almeno questo) ma tutte sono contraddistinte dall’essere “L’amore che tutto può”. Già questo è bastato a darmi fastidio (dopo Twilight sono diventati tutti così, eh vabbè) ma il fatto che li connoti tutti nello stesso modo, questo no. Per ognuna di queste coppie la Clare ha fatto dire ai personaggi almeno una decina di volete (per Jace e Clary un milione visto che sono la coppia principale) che i loro sentimenti sono resi palesi “dal modo in cui si guardano”. Okay dirlo una, due volte, è una bella frase, ma scriverla trecentomilioni di volte no. Viene la nausea!Per quanto riguarda la trama in sé, non annoia, a tratti suscita addirittura curiosità ed il finale è inaspettato ma, comunque, ancora una volta non mi ha preso come speravo. Sicuramente complici di questo, le numerose contraddizioni. Giusto per dirne qualcuna: Clary è nella stanza di Izzy con Jace, il quale improvvisamente estrae un pugnale che aveva lasciato nella propria camera: ha usato il teletrasporto come Goku?Nella battaglia finale la ragazzina pone nel fodero il pugnale di Jace, due righe più in basso, lo Shadowhunter lo ha di nuovo in mano, altre due righe ed è di nuovo nel fodero... mmm, okay!Nella medesima situazione, Simon non si regge in piedi a causa del sangue che ha bevuto, due minuti dopo sta perfettamente bene… d’accordo che è urban fantasy, però!Vogliamo parlare poi dell’incisivo scheggiato e delle piccole cicatrici che Jace ha sul viso e che non sono mai state nominate?La Clare cita questi dettagli per la prima volta dopo tre, e dico TRE, libri!Cioè, nella trilogia e per metà del quarto volume non ha fatto altro che dire che il ragazzo è bellissimo, è perfetto, la pelle così, i muscoli colì, per non parlare dell’INFINITA’ di volte in cui dice che gli occhi e i capelli di questo benedetto sono dorati, e non ha mai speso mezza parola a proposito di questi particolari che adesso tira fuori così! E come se non bastasse, ha anche il coraggio di dire che la scheggiatura al dente era piaciuta a Clary dal primo istante; sì, le era talmente piaciuta che non ce l’aveva mai detto. E infine, la ciliegina sulla torta: la scrittura. Allora, non mi sono messa a vedere chi sono il traduttore e l’editor della storia, ma vi prego, vi prego, spiegate a questa gente che Clary è una femmina, santo dio!, e pertanto ci si deve riferire a lei con “le” non “gli”!!!!Nemmeno un bambino delle elementari potrebbe fare errori del genere, figurarsi un editor!Ma questo è solo l’apice. Per tutto il volume sono disseminati possessivi fuori luogo, errori di battitura d’ogni genere, parole magicamente scomparse, nomi di personaggi che cambiano improvvisamente (Jace diventa Simon!), espressioni sbagliate ed ho dovuto rileggere una marea di pensieri perché non si capiva chi stava parlando o a chi si riferiva. Infine, come sempre il titolo del volume, così come quello dei singoli capitoli e le citazioni, hanno ben poco a che fare con ciò che accade nella storia.
Zero emozini
Dopo la delusione del secondo volume della saga avevo deciso di non comprare il seguito, ma mia sorella, assolutamente incantata dalla storia, lo ha preso e così l’ho letto anch’io. Dal punto di vista della scrittura ci sono stati dei miglioramenti: niente erroracci di punteggiatura né “sbalzi” nelle azioni dei personaggi e nemmeno ci sono stati cambiamenti improvvisi di nomi. Miglioramento anche delle descrizioni e un minimo di introspezione in più c’è stata. Inoltre, (con mio immenso piacere) per la prima volta non mi è sembrato di leggere scene già usate. Nei libri precedenti è stata una delle cose che mi ha urtato di più: situazioni, battute e personaggi palesemente tratte da altri film o libri. Come sempre, non sono mancati i colpi di scena: alcuni scontati, altri davvero inaspettati, come, ad esempio, il passato di Jace. Che non fosse davvero il fratello della protagonista, questo era chiaro dal primo momento, ma comunque c’erano dei punti non chiari. Nonostante questo, il libro mi ha lasciato quasi sempre indifferente e non so neanche io esattamente il motivo. Certo la storia trita e ritrita dell’amore proibito non ha aiutato, né tantomeno l’improvvisa sparizione dei sentimenti di Simon per Clary, così come il repentino interesse di Isabelle per il vampiro. Per non parlare poi, della storia di Ithuriel e della morte di Max! Jace e Clary scoprono che gli angeli esistono e che il ragazzo ha sangue di demone nelle vene e cosa fanno?Pensano di far sesso allegramente in mezzo alle macerie della casa distrutta, mi sembra giusto. E Isabelle?Cerca di tirarsi su il morale per la scomparsa del fratellino facendo lo stesso con Simon, salvo poi evitarlo in entrambe le situazioni in calcio d’angolo. Altra cosa che mi è sembrata decisamente forzata è la chiamata di Raziel ed il modo in cui Valentaine viene ucciso, assolutamente ridicolo! Per quanto riguarda i personaggi in sé, la protagonista è rimasta la solita stupida, inutile e debole ragazzina fin quasi alla fine del libro; Jace, il cui carattere tanto mi aveva colpito positivamente, è in questo volume moscio come un palloncino sgonfio: per un motivo o per l’altro è sempre tormentato. Nota positiva, Valentine e Sebastian: la loro caratterizzazione mi è piaciuta molto soprattutto nel finale: l’affetto “paterno” che l’uomo prova per i due e la gelosia che i due fratelli sentono l’uno per l’altro. Per quanto riguarda gli altri, niente da ridire anche se avrei decisamente preferito un approfondimento della storia d’amore tra Magnus (assolutamente mitico) e Alec. Altra cosa che ha suscitato il mio disappunto è che a salvare Jace ci sia andata Isabelle, avrei preferito che ci andasse Clary (almeno avrebbe fatto qualcosa!). Non sono mancati alcuni nonsense e contraddizioni, ad esempio, quasi ad inizio libro Clary pensa di essere simpatica ad Isabelle, più avanti pensa l’esatto opposto; insomma, deciditi!E quando Alec dice a Magnus di averlo chiamato tante volte… scusa non avevi detto che i telefoni non funzionavano?Passando alla scrittura, ho trovato ripetizioni della stessa parola dopo pochissimo, errore che neanche un bimbo delle elementari farebbe!La definizione dei demoni come “cose”, okay, ci sta pure, ma una volta, due, non tremila. I dialoghi, che così tanta forza avevano dato ai libri precedenti, sono qui completamente scontati o comunque, hanno perso la vitalità che li aveva caratterizzati. Infine, la figura di Maia. Nel volume precedente la Clare aveva descritto l’intera vita della ragazza senza alcun motivo, perciò avevo pensato che magari avrebbe avuto un ruolo centrale nel seguito, invece così non è stato, anzi, la ragazza fa solo un paio di brevissime comparse!Penso che la storia possa piacere a qualcuno che da poco si è avvicinato alla lettura, ma per quanto riguarda i veterani… ho qualche dubbio.
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Chi da poco si è avvicinato a questo genere
Speravo meglio
Ho letto questo libro perché, nonostante il primo presentasse una serie quasi infinita di difetti, mi era piaciuto molto. Anche il secondo volume della saga inizialmente mi ha rapito, ma poi si è perso per strada. Innanzitutto, ho riscontrato gli stessi errori di punteggiatura, le stesse ripetizioni e gli “sbalzi” nelle azioni dei personaggi. Addirittura un paio di volte il nome del protagonista maschile si è trasformato in Jack o Luke, che è un personaggio completamente diverso. Di nuovo, ho avuto l’impressione che la Clare avesse tratto scene da altri libri. Ad esempio quella del bacio tra Clary e Simon interrotto dalla chiamata di Jace, o, peggio ancora, il personaggio dell’Inquisitrice che mi ha ricordato in modo assurdo la Umbridge di Harry Potter. Per quanto riguarda la storia in sé, ha smesso di entusiasmarmi più o meno da quando il migliore amico della protagonista è stato trasformato in vampiro. Un aspetto che avevo apprezzato di questa saga era il fatto che non si soffermava su nessuna creatura soprannaturale in particolare e invece… ecco che tornano i vampiri…che barba!In più, la trasformazione di Simon è assolutamente grottesca e stereotipata. La storia d’amore tra Clary e Jace mi è piaciuta abbastanza -anche se non mi va tanto giù che questi loro sentimenti irrefrenabili siano nati in un paio di settimane appena- ma alla fine mi ha deluso parecchio. La Clare è ricorsa al solito cliché: uno è pronto a dichiararsi mentre l’altro fa un passo indietro. Rispetto al volume precedente, la storia è narrata da vari personaggi (e questo non aiuta di certo a decifrare meglio la prosa dell’autrice)e troviamo anche una new entry. Nulla da ridire su Maia come personaggio, tuttavia, a meno che nel prossimo libro la Clare non voglia approfondire la sua figura, trovo che raccontare tutta la sua vita e assumere il suo punto di vista di tanto in tanto, servano solo ad allungare il brodo. In più, come fa Maia ad innamorarsi di Simon se scambiano appena un paio di battute??Ancora una volta ho trovato difficile mettermi nei panni dei personaggi a causa della ridotta introspezione psicologica. Esattamente come nel precedente capitolo, il punto di maggiore forza è costituito dai dialoghi divertenti dei personaggi ma, a differenza di “Città di Ossa”, qui i colpi di scena non mi hanno entusiasmato gran ché, così come tutto il resto.
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- sì
- no
IL libro
Mi sono innamorata della copertina di questo libro appena l’ho vista e dopo averlo letto, l’ho adorata ancora di più. Molto spesso le immagini delle sopracopertine c’azzeccano poco o nulla con ciò che viene narrato; invece, qui è l’esatto opposto: lo sfondo è bianco per trasmettere la sensazione di asettico, come i luoghi della Società; Cassia è intrappolata da una sfera, che simboleggia la Società nella quale si trova a vivere; è di colore verde perché è il suo preferito, è lo stesso dei suoi occhi e del vestito al Banchetto d’Abbinamento; infine, il tipo di scrittura del titolo riproduce lettere che appaiono su uno schermo, tremolanti, dai contorni sfocati, che possono scomparire improvvisamente così come sono apparse.
Nonostante tutto, temevo che la storia potesse scadere nel solito amore impossibile ed è per questo che ho tentennato a lungo prima di comprare il volume ma, una volta letto, me ne sono innamorata. Le vicende non sono affatto scontate e se pure l’amore impossibile ed il terzo incomodo ci sono, diventano tutt’altro che i soliti cliché perché tutto è trasformato alla luce della Società e dalla penna favolosa della Condie. Forse è perché questo è il primo libro dispotico che leggo, ma l’universo creato dall’autrice mi ha colpito moltissimo. Una società che, nel bene e nel male, segue la logica; e infatti è proprio per questo motivo che la protagonista, ed il lettore stesso, si trovano quasi a condividere le idee della Società. Il rapporto tra Ky e Cassia procede lento, senza i soliti sbalzi che spesso si notano nei libri(in tutto il volume si riescono appena a dare un bacio!). Il loro rapporto è magnifico, a prescindere dall’amore; infatti, non si trovano soltanto ad amarsi, ma si scambiano parole, pensieri, segreti, pezzi della propria vita. A differenza di come spesso avviene, i due protagonisti sono caratterizzati a 360°, dall’aspetto fisico, al carattere, fino alla creazione di un passato e, come loro(seppur meno), anche i personaggi minori. La narrazione scorre rapita, non vede punti morti e non mancano incredibili colpi di scena. La prosa è a dir poco magnifica: troviamo la giusta alternanza di paratassi ed ipotassi, le descrizione sono frequenti e dettagliate al punto giusto, l’introspezione psicologica non manca mai: è profonda eppure non appesantisce, ogni parola non è scelta a caso ma ponderata a lungo, ogni descrizione e evento, anche il più insignificante, in realtà servono ai fini della storia e molto spesso nascondono un significato più profondo di quello che si percepisce alla prima lettura. Infine, è importante sottolineare che la Condie non parla di stupidaggini. Certo, sono camuffati dalla storia, ma in realtà affronta temi e sentimenti importanti: gli affetti, la lealtà, l’obbedienza cieca di fronte a regole assurde, l’incapacità di ribellarsi, i progressi della scienza, i concetti di giusto e sbagliato, la libertà di scegliere ed un’altra miriade di argomenti sui quali sarebbe doveroso soffermarsi.
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Nonostante tutto, rapisce
Anche se questo libro è uscito vari anni fa, l’ho comprato soltanto adesso perché vedendo il film mi sono incuriosita. Il lato negativo di quando leggi una storia dopo aver visto il lungometraggio però, è che sai già come vanno le cose perciò addio all’effetto sorpresa (che nel finale è stato usato moltissimo). Per quanto riguarda il volume, mi è piaciuto ma ci sono aspetti che mi hanno deluso un po’. Primo tra tutti, la mancanza di un approfondimento psicologico della protagonista: avevo notato lo stesso nel film, ma avevo pensato che fosse stata colpa del regista, il quale ;invece, ha seguito molto fedelmente il libro, purtroppo, anche in questo aspetto. Clary ha un carattere piuttosto definito, così come gli altri personaggi principali, tuttavia la Clare avrebbe potuto anche inserire un pensiero ed un’emozione qua e là. Ad esempio, la ragazza accetta tutta la storia dei Cacciatori e del Mondo Invisibile come se niente fosse e si dimentica perfino del suo migliore amico che aveva abbandonato in caffetteria! L’improvviso incontro con un Divoratore la preoccupa poco e niente, così come l’idea di presentarsi davanti alla Fratellanza(uomini senza occhi e con la bocca cucita che fanno paura perfino ai Cacciatori più esperti). Ancora, quando Simon finalmente arriva all’Istituto, Clary permette a Jace di cacciarlo come se niente fosse. Tutte queste scene avrebbero dovuto essere giustificate dai pensieri e sentimenti della protagonista. Positivo; invece, è che il carattere, non solo di Clary e Jace ma anche di personaggi minori come Alec e Isabelle, non muta durante la vicenda, resta fedele a se stesso. Nonostante ciò, permangono comunque reazioni non ben chiare. Per esempio, non si capisce bene se Clary ed Isabelle si odino oppure no: per mezzo libro le due a volte si vorrebbero uccidere a vicenda e altre volte sono così amiche da prestarsi i vestiti. Per quanto riguarda il triangolo amoroso, è lampante che l’autrice preferisce Jace, -che riempie di qualità positive, dalla bellezza fisica, alla bravura con le armi- perciò diventa chiaro anche quale sarà la scelta finale della protagonista. Il povero Simon, infatti, viene trattato come uno zerbino dalla ragazzina e, come se non bastasse, l’autrice non fa altro che ridicolizzarlo trasformandolo ora in un topo(nel vero senso della parola), ora facendogli fare la figura dell’imbecille. Per quanto riguarda la storia in sé per sé, nonostante tutto, riesce a prendere il lettore. Ho apprezzato molto la creazione di un universo che unisse le più svariate storie sugli esseri soprannaturali: si va da angeli e demoni, a fate e folletti, fino ad arrivare a streghe e sirene. Un aspetto che mi ha davvero sorpresa riguarda la scrittura. Dal momento che vengono usati vocaboli non troppo comuni, ci si aspetterebbe un buon livello, invece ci si ritrova di fronte a pagine e pagine di punteggiatura e possessivi sbagliati, uso indiscriminato della congiunzione “e” e ripetizioni di nomi, anche una riga dietro l’altra!Questo però, potrebbe anche essere dovuto al traduttore e all’editor che hanno curato il volume. Invece, è dovuto sicuramente all’autrice il fatto che spesso non si capisce bene chi parla o a chi si riferisca. Addirittura spuntano improvvisamente ascensori, reti metalliche, dopo descrizioni nelle quali erano assenti, ed il lettore si ritrova a chiedersi da dove escano fuori. Nonostante questo, nel complesso la lettura non infastidisce (ci si fa l’abitudine) e la narrazione scorre veloce e leggera, soprattutto grazie all’ironia e alle battute spiritose che si susseguono in tutto il libro. Mi ha davvero deluso; invece, il momento del primo bacio tra Clary e Jace: dopo un periodo chilometrico la Clare vi pone alla fine “e la baciò” o qualcosa del genere: se non avessi già saputo cosa stava per accadere, nemmeno c’avrei fatto caso. Infine, un’ultima critica: battute e situazioni palesemente copiate da altri libri o telefilm, in particolare da The Vampire Diaries, Twilight ed Harry Potter. Ad esempio la parte in cui Jace suona il pianoforte. Adesso ditemi, a quanti scrittori verrebbe in mente di far suonare il paino ad un Cacciatore di demoni che ostenta la propria insensibilità, se Edward non avesse avuto tutto quel successo. Oppure quanti di loro avrebbero pensato di spendere dialoghi sul sesso e gli “ehi” se il Diario del Vampiro non avesse già aperto la strada. La Clare ha evidentemente tratto ispirazione anche da Harry Potter: come nell’universo della Rowlig troviamo portali, luoghi invisibili alle persone comuni, bar per le creature magiche, un grande castello che fa da casa-scuola e ragazzini divenuti famosissimi. Per quanto riguarda il finale è un vero colpo di scena, anche se io, ovviamente, ne ero già a conoscenza. L’epilogo, invece, mi ha deluso un po’: praticamente è tutto rose e fiori e quasi non si accenna alla grande rivelazione delle pagine precedenti.
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Abbasso i sentimenti!
Ho comprato questo libro perché la trama m’incuriosiva e perché ho letto solo un altro volume che ha come protagonisti gli angeli e i demoni e, devo ammettere, non sono rimasta delusa. La copertina è di Paolo Barbieri e come sempre è molto bella; in particolare, trovo che la figura di Ellen rappresenti esattamente il suo personaggio. Essendo stato pubblicato da una casa editrice non troppo prestigiosa si trovano qui e là errori di battitura, ma nulla di grave. La storia è intrigante e verso la fine si susseguono alcuni colpi di scena davvero sorprendenti. E’ ambientata nelle Highlands, tra fiordi, dirupi e castelli per cui il paesaggio è molto suggestivo, anche se l’autore non riesce a sfruttarlo proprio al meglio. Si alternano capitoli dal punto di vista di Ellen e di Kevin, più un paio di intermezzi. La narrazione si svolge prevalentemente su tre filoni: il destino di Damien, la scoperta della sua vera natura da parte di Ellen e l’amore tra la ragazza e Kevin. Il primo viene sviluppato abbastanza bene, anche sul secondo non ci si può lamentare ma il terzo –non so se a causa del sesso dell’autore- è stato trattato con assoluta superficialità. I sentimenti dei due vengono appena accennati e non solo riguardo all’affetto che provano l’uno per l’altro ma anche per tutto il resto. Ad ogni modo, la cosa non mi ha disturbato più di tanto (sono stufa di leggere le solite cose smielate e del solito amore impossibile). Quel che più mi ha irritato, sono gli sbalzi. Come già detto i capitoli si alternano, ed ogni volta che ne inizia uno nuovo, troviamo il protagonista in una situazione e in tempi diversi da dove l’avevamo lasciato. Questo, (ma guarda un po’) accade ogni qual volta c’è bisogno di una approfondita analisi psicologia (evidentemente Falconi non ci sa proprio fare con i sentimenti). A parte questo, tutto bene. Come già detto, il libro non è stato pubblicato da una casa editrice famosa perciò non mi aspettavo di leggere un capolavoro, quindi non sono rimasta affatto delusa. Tuttavia, considerando anche che il volume è in formato tascabile, avrebbero dovuto venderlo ad un prezzo più basso. Se avete voglia di leggerlo, consiglio di comprarlo usato che costa decisamente meno.
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Non c'è male ;)
Prima di acquistare questo libro ho aspettato, ho temporeggiato, ho indugiato, esitato, perché non so... non mi convinceva. Bé, devo dire che non è poi così male come pensavo.
Innanzitutto, la copertina. Bella. I capelli neri di Alice che spiccano sul bianco accecante di tutto il resto, le delicatezza del vestito, il Big Ben che si intravede appena sullo sfondo, il violino, così importante per la protagonista.
Per quanto riguarda la storia, devo ammettere che leggendo i primi capitoli mi è venuta voglia di chiudere il libro, disgustata: amo leggere per sfuggire alla realtà, perciò una protagonista con una famiglia da schifo, con il padre violento e alcolizzato; che si droga, va dallo psicologo, viene chiusa in carcere e vende il proprio corpo come se nulla fosse... bé, non mi entusiasmava affatto. Per fortuna, col passare delle pagine le cose sono migliorate o davvero l'avrei scaraventato da giù. La prima parte della storia scorre lenta e prevedibile, quasi scontata. Alice scopre la sua verità su se stessa, comprende il motivo degli avvenimenti inspiegabili che costellano la sua vita, intraprende un viaggio e via dicendo. Ad ogni modo, il racconto non annoia mai grazie all'ironia e al sarcasmo (quasi sempre tagliente) della protagonista (ha un caratteraccio e, da come l'autore la descrive, non sembra neanche questa gran bellezza, anzi, perciò perché ogni personaggio di sesso maschile perde la testa per lei?Bah..). La seconda parte; invece, è assolutamente imprevedibile. La narrazione si velocizza, scorre rapida, ricca di colpi di scena, fino ad arrivare all'inaspettato finale. Un paio di volte capita anche che ci sia qualche non sense, ma nulla di grave. Il lessico non è quotidiano (eccezzion fatta per le numerose imprecazioni) ma nemmeno aulico.
Mi ha urtato parecchio; invece, il modo in cui sono scritte le battute dei dialoghi. Con alla fine solo il punto, senza trattino, virgoletta o qualsiasi altra cosa che facesse capire che il personaggio aveva finito di parlare. Per questo motivo non una volta sono stata costretta a rileggere i pensieri.
Complimenti a Falconi per aver creato una protagonista così particolare, profonda nei sentimenti per quanto riguarda paura, angoscia, speranza ecc. E' un enorme passo avanti rispetto a libri precedenti come Nemesis, tuttavia, mi ha infastidita un po' l'amore che nasce tra Alice e Ray dopo... non so... una trentina di battute? Ben caratterizzati anche la madre e il padre della protagonista, così come Lourdes e Patrcia (alla mosta di quest'ultima un quadro si intitola "Ellen e Kevin" come i protagonisti di Nemesis; l'autore non ha trovato altri nomi o volevano mandare un messaggio ben preciso?). Decisamente meno; invece, Ray e Ian, praticamente quasi interscambiabili (a proposito, per quanto possa amare gli occhi verdi e azzurri, Falconi non può disseminare personaggi con iridi di questi colori in ogni pagina!Diventa noioso e irreale.).
Ho molto apprezzato l'idea delle Muse come esseri soprannaturali del romanzo, tuttavia, nel sentir nominare muse come quella della Net.Art, non sono riuscita a soffocare una risata e un certo scetticismo. Sul serio?Net.Art?Ancora devo decidere se è stata una mossa geniale o assolutamente stupida.
Nel complesso, comunque, un buon libro, soprattutto per chi riesce a sopportare protagonisti sbandati meglio di me!
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Ad ogni costo, avrò cura di te
Lessi per la prima volta di questo libro su un giornalino della Mondadori ma, per un motivo o per l’altro, non mi ero mai decisa a comprarlo; alla fine, l’ho acquistato. Avevo letto moltissime recensioni più che positive perciò mi aspettavo grandi cose e devo dire che le mie aspettative non sono state deluse. La storia è piuttosto diversa da quelle che leggo solitamente e mi ha colpito in maniera molto positiva. L’autrice è stata bravissima a descrivere la disastrosa situazione familiare dei protagonisti, le difficoltà, la routine di tutti i giorni, il peso che Lochan e Maya sono costretti a portare sulle spalle a causa di un padre e una madre disamorati che non ne vogliono saperne di crescere. Ottima anche la esposizione dei sentimenti che i due ragazzi provano per i fratellini, la disponibilità a sopportare qualunque sacrificio purché loro stiano bene; emozioni queste, che solitamente percepiscono i genitori. Bella anche la storia d’amore, non tanto per come viene narrata –solo sporadicamente mi ha fatto tremare il cuore- quanto, piuttosto, per come è stata esaminata: quello che agli occhi di tutti sembra qualcosa di orribile e ripugnante, per Loch e Maya è la cosa più naturale del mondo, e che diritto hanno gli altri di giudicare?Storia, questa, che ti fa porre domande importanti, alle quali non c’è risposta. Il finale, davvero straziante e inaspettato fino all’ultimo, ha portato alle lacrime anche me. Ho apprezzato molto pure il modo di scrivere dell’autrice: dolce e romantico, scherzoso e ironico, a volte colloquiale, ma anche realistico. Penso che soprattutto quest’ultima sia una caratteristica da apprezzare: tutti i libri che ho letto, quale più, quale meno, presentavano una scrittura “idealizzata”; invece Tabitha descrive la realtà così com’è, anche con crudezza se necessario. Nonostante tutto, pensavo che la storia mi avrebbe coinvolto di più, ma forse ero io a non essere dell’animo adatto. Le assegno comunque il massimo, per l’impegno (tantissimo!) che ci dev’essere voluto per scriverla.
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Pura poesia
La maggior parte dei libri che ho letto ultimamente si trovavano tutti sulla mediocrità. Ero totalmente insoddisfatta, ma poi per fortuna è arrivato lui, Crossed. Lo aspettavo da un anno e dal momento che Matched mi aveva totalmente incantata, avevo grandi aspettative che, sono felicissima di dirlo, non sono state deluse. Per la copertina è stata riutilizzata l’originale, zoommandola in alto a destra. I colori sono bellissimi e l’immagine coglie alla perfezione ciò che accade nel libro: Cassie che inizia a liberarsi della Società; tuttavia, avrei preferito di gran lunga la sovracopertina originale, senza nessuna modifica. A differenza del libro precedente, questa volta non è solo la ragazza a narrare la vicenda, ma anche Ky e ciò ci permette di capire più a fondo il personaggio ed il suo oscuro passato. Incontriamo nuovi ragazzi, ognuno caratterizzato alla perfezione attraverso gesti, parole e piccoli indizi lasciati qua e là tra le righe; e quando il libro finisce, non possiamo fare a meno di sperare che compaiano anche nel prossimo. Al contrario, invece, i vecchi personaggi vengono soltanto citati e Xander (per la mia felicità) compare soltanto una volta, anche se la sua ombra sarà ben presente in tutto il libro. Alcuni nuovi aspetti che si scopriranno su di lui li ho trovati un po’ forzati, ma appena appena. La storia continua fantastica come nel libro precedente, per niente prevedibile, senza nemmeno un cliché. Ci troviamo adesso fuori dalla Società, nella natura selvaggia e questo sicuramente aiuta la prosa meravigliosa della scrittrice. La parte romance, seppur ancora molto presente, è decisamente ridimensionata rispetto a Matched. Per quanto riguarda la scrittura, potrei dilungarmi all’infinito: dolce, lirica, dettagliata, poetica, leggera, semplice, in una parola, assolutamente magnifica. Frequenti i rimandi, espliciti e non, al volume precedente ed a situazioni di Crossed stesso, che contribuiscono a dare credibilità alla vicenda. Non sono presenti errori, le descrizioni sono minuziose e frequenti quanto basta. Importanti i temi trattati: la libertà in primo piano, ma non solo, i limiti della scienza, gli affetti, la morte, le scelte, la fiducia, la prevaricazione delle tecnologie sulla natura e molti altri. Quasi sempre di un libro mi ricopio qualche frase che mi ha colpito più delle altre, ma con Crossed non ho potuto farlo, perché altrimenti avrei dovuto copiare l’intero libro e questo, la dice lunga su quanto valga. Assolutamente da non perdere!
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