Opinione scritta da GLICINE

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    21 Marzo, 2014
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LA CORNWELL CAMBIA STRADA

Ecco un altro capitolo che vede Kay Scarpetta protagonista. La mia opinione su questo ennesimo libro della Cornwell è sempre positiva. Il personaggio dell’anatomo-patologa, trovo che abbia molti punti di contatto con la scrittrice, non tanto per il tipo di lavoro che svolge, ma per quanto concerne l’evoluzione caratteriale e le opinioni riferite alla vita.
Lo sapevate che la Cornwell nasce come cronista di nera? Lo sapevate che ha imparato a pilotare un elicottero proprio come il personaggio di Lucy (nipote di Kay)? E si è immersa in tenuta da sub, pur non avendone un particolare desiderio, solo per rendere più vivide e reali le scene descritte nei suoi libri?
Oltre al fatto che la descrizione quasi maniacale di tante tecniche e procedimenti, deriva da uno studio approfondito.
Negli ultimi libri la scrittrice ha imboccato una strada diversa. La Cornwell è stata una delle prime autrici (se non proprio la prima), a far entrare il lettore in obitorio; dopo di lei, molti scrittori hanno percorso la stessa via, e sono nate anche parecchie serie televisive incentrate sulle gesta di più o meno improbabili di medici legali ed investigatori. L’autrice ritiene che il pubblico sia sufficientemente tempestato di informazioni riguardo a tecniche di indagine poste in atto in sala autoptica, ed è per questo motivo che ha iniziato a “curare” maggiormente l’aspetto psicologico dei propri personaggi.
Ecco che l’inossidabile ed instancabile Kay Scarpetta, non la ritroviamo solo a fare elucubrazioni più o meno complicate sulle cause di decesso dei suoi “ospiti”, ma comincia a svelare parti di sé che la rendono più umana e meno “super-donna”; lo stesso dicasi per l’investigatore Marino, il Profiler dell’Fbi nonché marito Benton e la nipote Lucy.
Questo ha reso le ultime letture, non totalmente prevedibili, ma sono state introdotte note differenti, molte delle quali dal sapore dolce-amaro.
Ma veniamo al libro in questione…. Altre donne uccise, caccia all’ennesimo serial-killer. Cosa c’è di diverso?
I pensieri intimi di Kay:
“ Le persone sbagliano, ogni cosa si rivela inferiore alle aspettative. Quando nasciamo, crediamo in un sogno che cerchiamo di realizzare, ma che piano piano dubitiamo di riuscire a concretizzare e che finiamo per temere, e il sogno a poco a poco arrugginisce,marcisce, si scolora, si decompone, avvizzisce, muore e torna POLVERE ( richiamo del titolo).”
Ma chi sta parlando secondo voi? Il Personaggio Kay o la scrittrice Patricia?
Altra nota originale è la velata denuncia nei confronti di possibile corruzione nelle alte sfere delle agenzie governative:
“ E’ fin troppo facile cedere alla tentazione di considerarli eroi e volerli emulare….Non c’è nulla di più impressionante e più sexy dell’Fbi, finchè non ti scontri con la sua totale assenza di senso pratico e di meccanismi di controllo interno…..”
Ecco quindi che Kay, Benton, Marino e Lucy non devono solo combattere con il mostro che uccide in modo crudele giovani donne; ma devono combattere anche con qualcuno nelle alte sfere dell’Fbi, che cerca in tutti i modi di insabbiare prove e screditare la credibilità dei nostri beniamini.
E’ un vero braccio di ferro che viene intavolato su più fronti. Più spazio quindi agli stati d’animo dei personaggi principali e meno spazio rubato da descrizioni di autopsie ed esami specifici. Il serial-killer non invade prepotentemente la scena, ma per la prima volta, non sento più di tanto l’esigenza di seguirlo troppo da vicino, forse perché la mia attenzione è spostata altrove….
Proprio per questo mi sento di dire: “Patricia sei sempre molto abile a condurre il lettore dove tu vuoi che arrivi…”
Buona lettura amici!

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    10 Marzo, 2014
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CONNELLY SEI IL MIO MITO!

Incredibile. Letto nel week end questo ennesimo libro di Connelly di quasi cinquecento pagine. Il protagonista è l’avvocato Mickey Haller che abbiamo già conosciuto in precedenti legal thriller quali: Avvocato di difesa e La lista.
Chi già conosce Haller, sa perfettamente che il libro si svolge quasi completamente all’interno di un’aula di tribunale. Haller è un personaggio solido, i punti di forza sono innegabilmente la tenacia, la caparbietà, l’amore per il suo lavoro e per la propria figlia ed ex moglie, oltre che un’intelligenza viva e curiosità, che lo portano a sondare in profondità il terreno che si trova a percorrere, utilizzando metodi al limite della legalità sia dentro che fuori dall’aula stessa.
Haller sente la crisi, come tutto il mondo mi verrebbe da dire, per tale motivo, ha orientato la sua professione su cause non più di natura penale ma civile, organizzandosi trattando in larga parte cause che vertono sul pignoramento di abitazioni da parte di banche a scapito di insolventi.
L’avvocato, mette in atto azioni che riescano in qualche modo a ritardare il più possibile l’allontanamento dalle abitazioni in questione, di interi gruppi familiari…..
Ma…..
Ecco che una sua cliente, Lisa, alla quale è stata pignorata la casa, insegnante, separata dal marito con un figlio pre-adolescente, viene arrestata con l’accusa di aver ucciso Mitchell Bondurant, il dirigente di banca che si occupa del suo pignoramento. Lisa sta conducento una battaglia contro chi vuole portarle via la casa, organizzando proteste, picchetti, iniziative che, inevitabilmente, l'hanno portata a diventare una specie di portavoce di tutti quelli che si ritrovano nelle sue stesse condizioni.
Haller si ritrova improvvisamente catapultato a seguire nuovamente una causa penale, in quanto accetta di aiutare Lisa nel processo.
Lo stile di scrittura di Connelly è sublime, pagine e pagine di dibattimento in aula si susseguono, per nulla noiose o banalmente ripetitive, mi ritrovo seduta in aula, percepisco la tensione tra Haller e l’avvocato dell’accusa, riesco a percepire il “braccio di ferro” tra i due, nessuno vuole darsi per vinto. Percepisco l’attenzione della giuria nelle fasi salienti di interrogatorio, come percepisco lo sconcerto, nel momento in cui vengono proiettate le foto della vittima. Le immagini nella mia mente si susseguono a ritmo serrato, sono nella testa di Haller seguo i suoi ragionamenti, penso come lui, farei come lui…. ( ma che bravo sei Connelly!!!)
L’avvocato dell’accusa Andrea Freeman, è una donna molto ambiziosa, sicura di avere in mano tutte le carte che la porteranno alla vittoria, Haller, dal canto suo, non si lascia certo intimorire, e spinto dalla sua cliente a non accettare nessun patteggiamento, in quanto Lisa stessa, grida a gran voce la propria innocenza, si getta a capofitto nella “mischia”.
Il tutto, inframmezzato da scorci di vita privata di Haller che non ha mai smesso di amare la sua ex moglie e tenta di riconquistarla ….
Per non parlare della fine…….magistrale!
Connelly sei il mio mito!
Insomma ragazzi, libro consigliatissimo agli appassionati di Connelly, di legal thriller in generale, ma anche semplicemente,a lettori che desiderano un libro che appassioni e convinca.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    03 Marzo, 2014
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PERSONAGGI SOTTO TONO.....

Thriller teutonico che non mi ha pienamente convinta, anche se in Germania uscirà a breve la sua trasposizione cinematografica. Forse perché non è il primo libro che racconta i casi gestiti dalla coppia di agenti Hendrik Verhoeven e Winnie Heller. In Italia è stato pubblicato un libro precedente, incentrato sulle gesta della coppia di detective, dal titolo “Regali mortali” (come lettrice sono partita dal libro sbagliato).
La coppia di agenti, in questo libro, si presenta tratteggiata in modo superficiale, il lettore ha l’impressione che manchi qualche tassello per averne un’immagine limpida e chiara. Quindi sarebbe meglio, iniziare dal primo libro che parla della coppia Heller e Verhoeven.
Qualche appunto però, mi sentirei di muoverlo anche alla vicenda narrata nel presente libro. Lo stupratore seriale definito “artista” (perché mai?) non è ben messo a fuoco. Quali sono le motivazioni che l’hanno portato a compiere questi atti di violenza e sopruso sulle donne (qualche accenno all’infanzia compare nel libro, ma a mio avviso, non ne giustifica la formazione di una personalità così disturbata…).Come si svolge il suo quotidiano, come studia le sue vittime, cosa pensa,che ossessioni ha, come nasconde questo tratto malato del suo essere al resto del mondo?
Già, perché gli investigatori si troveranno a tirare le fila di una serie di stupri, l’ultimo dei quali presenta però un “modus operandi” differente…. Non solo “l’artista” ha violentato la giovane donna, ma ne ha ucciso anche il marito, rientrato a casa prima del solito orario, con diversi colpi di arma da fuoco.
Possibile che l’uomo sia stato colto in flagrante? Possibile che sia in possesso di un’arma da fuoco?
Stranissimo in quanto lo stupratore, utilizza solo un’arma bianca, inoltre studia in maniera meticolosa le abitudini ed i movimenti delle vittime prescelte.
Ed, altro particolare, la polizia non riesce a trovare nessuna analogia particolare nelle donne violate. Tutte hanno età, professioni, stato sociale e inclinazioni sessuali differenti… Cosa le accomuna? Quale caratteristica colpisce “l’artista” tanto da “sceglierle” tra tante?
Non solo queste le domande, ma tante, che solleva una trama ricca di personaggi ed eventi spesso non perfettamente a "fuoco".
Gradisco in particolar modo quegli autori che riescono a presentare personaggi ben delineati, forti, credibili, che rimangono a lungo nella memoria…..
In questo thriller, i punti cardine che dovrebbero presentare le caratteristiche sopra esposte, quali lo stupratore seriale e la coppia di investigatori, appaiono al lettore non perfettamente definiti, con lacune e domande lasciate inespresse, troppo importanti ai fini di una trama completamente avvincente e soddisfacente.
Thriller edulcorato quindi, che può leggere anche chi non gradisce immagini troppo forti. Un libro adatto per passare qualche ora di distrazione, che i veri amanti del thriller dimenticheranno velocemente….
Ringrazio la Redazione per la possibilità che mi ha concesso di poter leggere questo libro.
Devo precisare inoltre, che sempre grazie alla Redazione, ho letto un altro libro della stessa casa editrice,dal titolo “Il sistema” e, in ogni caso, non mi dispiace per nulla la linea di pubblicazioni scelta dalla stessa.

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Scienze umane
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    25 Febbraio, 2014
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FELICITA'.......

L’autore risulta essere “uno degli scrittori contemporanei di lingua inglese più noto e apprezzato”.
Questo libriccino si legge in qualche ora. E’ da molto tempo che faceva capolino dalla mia libreria, così mi sono decisa a leggerlo…. Titolo importante! Chissà cosa credevo di trovare, racchiuso come un tesoro, tra le parole di questo autore, quando decisi di acquistare il libro…..
Ad oggi lo spirito con cui ne ho intrapreso la lettura, è stato di pura e semplice curiosità… Nessuna aspettativa particolare, nessun intenzione di scoprire qualche fortunata ed illuminata teoria per intraprendere la, desiderata da tutti credo, vita felice….
Ed è con questo atteggiamento di tranquilla e pacata curiosità che ho iniziato il mio “viaggio”…. Che dire; di primo acchito riconosco la grande cultura dell’autore, che è riuscito a fare una veloce carrellata attraverso i secoli, di come l’uomo si è sempre posto nei confronti della desiderata e sognata felicità, di come si è comportato per raggiungerla, per definirla, per incasellarla.
Scopriamo le più bizzarre e originali teorie…Da quella legata al mito classico di Epimeteo, per la quale, l’uomo è in continua evoluzione e sviluppo, portando in sè una costante inquietudine, da non essere sicuro del proprio posto nel mondo e del proprio controllo sui fatti che accadono…. A nuove correnti di pensiero che vedevano la storia come progressiva e quindi, la possibilità di felicità valutata per i posteri e non nel presente. Montaigne afferma che :“la più grande cosa del mondo è saper essere per sé”; Sir Henry Wotton offre una riscrittura del secondo epodo di Orazio “Felice chi….” Etc…
Fino ad arrivare ai giorni nostri: “la felicità è una condizione a cui tutti aspiriamo e, qualunque posto abbiamo nella società, riteniamo nostro diritto godere.”
L’autore si domanda: “ Come è possibile, se le fonti principali dell’infelicità umana, della miseria e della desolazione sono state in larga misura eliminate-, l’ingiustizia sociale su larga scala, la fame, malattie come la peste, la certezza quasi assoluta di una morte prematura-, che la felicità eluda ancora tanti di noi? Cosa dentro di noi, o nel mondo da noi creato, continua a tenercene lontani?”
Già! Dico io.... Come sarà possibile?
A questo punto emerge quasi provocatoriamente, l’accezione comune che la felicità la si raggiunge attraverso il corpo. Da qui l’ossessione nella cura del corpo, nel piacere fisico, il mondo materiale o fisico, diventa più importante della vita interiore, quindi il fallimento dell’immagine e delle prestazioni fisiche portano a nuovi tipi di umiliazione e di infelicità, come l’allungarsi della vita stessa, con tutte le problematiche che ciò comporta.
Un altro problema poi, deriva dal fatto che la felicità come stato interiore non è quantificabile in primis, ma è un indice del tutto soggettivo e quindi non statisticamente rilevabile e studiabile.
Insomma, Malouf ne parla e molto, della felicità, in modo superficiale, senza addentrarsi in modo particolareggiato nel discorso, così da non avere più che un’ infarinata dell’argomento (ma sfido chiunque a poter dirimere la questione….)
Interessante, al termine della riflessione dell’autore, è poter leggere le repliche che voci autorevoli hanno portato a tutto lo scritto di Malouf (in molte ho avvertito i miei stessi dubbi…).
Non esiste una “ricetta della felicità” che possa andare bene per ognuno, ma, nella mia conclusione, oso ancora di più….. Se ci fosse una “ricetta” personalizzata, basata su cose materiali, o su idee di buona convivenza civile, non sarebbe comunque sufficiente per permettere il raggiungimento della felicità….
“L'uomo esce dalle mani di Colui che è per eccellenza la gioia senza limiti di spazio e di tempo, ossia Dio. E non può che sentire in sé "la voglia di essere pienamente felice. Ma la felicità è Chi ha messo in noi questo anelito insopprimibile, ossia Dio. Cercarla altrove è utopia. Purtroppo noi la cerchiamo ovunque, dando nome di gioia a qualsiasi cosa ci capiti tra le mani fosse anche veleno. L'importante è che, sia pure per un attimo, faccia sentire il brivido di un qualcosa che assomiglia alla gioia….”
( credo di aver chiarito infine anche la mia posizione in merito...)
La lettura è piacevole, culturalmente stimolante, con anche inserita una critica motivata e costruttiva… Ne consiglio la lettura per passare qualche ora gradevole e di riflessione…

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Gialli, Thriller, Horror
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    16 Febbraio, 2014
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POTENZIALITA' LASCIATE ALLO STADIO EMBRIONALE

Finora ho letto diversi thriller travestiti da romanzo, questo pensavo non facesse eccezione… L’idea di partenza è molto buona,Jack Derber, titolato professore universitario, ama praticare come “hobby”, la tortura e le sevizie su giovani ragazze, tenendole imprigionate nel proprio scantinato, Derber è un’omicida, un sadico, un “uomo nero” nel vero senso del termine. Non ha una coscienza, non prova pietà, pena, solo un sottile pruriginoso piacere, studia le vittime come se fossero cavie da laboratorio, annotando tutte le reazioni, comportamenti, sofferenze risultanti dal proprio operare…
Ebbene, mi direte: Uao! Un thriller a tutti gli effetti… Ahimè non proprio. Ritengo che sia corretto classificarlo come romanzo, tutta la vicenda è edulcorata, a tratti abbozzata, Derber non lo si conosce, se non attraverso il racconto di Sarah, una delle vittime riuscita a sfuggirgli, con il merito di aver ottenuto anche la liberazione di Tracy e Christine, le sue due compagne di prigionia, purtroppo la sua migliore amica Jennifer non ce l’ha fatta.
Sono passati dieci anni dalla liberazione, le donne non si frequentano e non sanno quasi nulla l’una dell’altra, Derber è in prigione, con la non remota possibilità di poter uscire in pochi mesi. Sarah non è ancora riuscita a rifarsi una vita (ammesso che ciò possa essere possibile..). Abita da sola a New York, città scelta perché garantisce l’anonimato e l’indifferenza per come si conduce la propria vita, oltre che essere una città sempre affollata, e , quindi offrire più possibilità di ottenere aiuto in caso di emergenza.Sarah lavora da casa, non frequenta nessuno, si fa recapitare la spesa, e, grazie alla disponibilità del portiere, filtra tutta una serie di altre incombenze che la possono costringere ad uscire dal palazzo.
E’ in analisi con la dottoressa Simmons da quando è stata liberata, soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo, agorafobia (paura degli spazi aperti, affollati, di viaggiare…),di afefobia (repulsione per il contatto fisico), oltre che di un disturbo post- traumatico da stress.
Insomma, mi dovete spiegare come sia possibile che nel giro di qualche ora, appena ventilata la possibilità che Derber possa uscire dal carcere, la donna si trasforma in “Wonder Woman”, sale e scende da aerei girando tutta l’America, cerca e parla con un numero imprecisato di persone, si mette in pericolo, gira di notte, ritrova le sue due compagne di sventura e, in pochi giorni, porta alla luce nuove piste di indagine mai battute dall’FBI……. Riesce persino a trovare materiale scottante nella villa del professore ( ma dai!!!!! Vuoi che possa proprio essere così facile?).
Insomma, forze dell’Ordine incompetenti, psicoterapisti altrettanto incompetenti. La vittima riesce dopo dieci anni a riportare ogni cosa al proprio posto, compreso il proprio insuperabile disagio….
Storia avvincente, per carità, la scrittura è fluida, si arriva al termine del libro senza particolari intoppi, se non con un’impressione di superficialità nel gestire una trama così accattivante, e, al posto dell’approfondimento di alcuni personaggi ed aspetti psicologici, l’inverosimiglianza vera e propria di certi passaggi….
Una storia con molte parti rimaste allo stato embrionale (peccato).Per non parlare della fine (che non svelo ovviamente..)…
Che dire, un libro che può leggere anche chi non ama i thriller puri, con tranquillità; sicuramente non vi farà passare notti insonni, e nemmeno rimarrà nella vostra biblioteca come lettura da custodire tra le migliori.
Senza infamia e senza lode…

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    16 Febbraio, 2014
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RICOMINCIARE A VIVERE

Veramente importante il messaggio che racchiude questa deliziosamente semplice lettura, e cioè: “la verità è che raramente ci si rialza da soli. La verità è che molto spesso, il dolore isola e se certi hanno la fortuna di essere aiutati senza riserve, molti sono coloro che , una volta a terra sono incompresi, rifiutati o tenuti a distanza anche dai loro cari. E’ allora che cadono nella spirale dell’emarginazione, del ripiegamento su se stessi, della disperazione.”
Mike, Mariette, Millie, per motivi differenti, conoscono benissimo questa sensazione di alienamento anche da loro stessi. Non hanno più nessun sogno, non osano credere e desiderare nulla, la vita gli scorre addosso, senza lasciare una traccia, senza creare vita, idee, gioia, ideali. Sono SOLI, abbandonati nella loro disperazione, nella loro convinzione di non poter cambiare nulla, di non avere la forza e le capacità per superare gli ostacoli e gli errori del proprio cammino di vita.
Sarà Jean Hart, fondatore e gestore del centro “Atelier”, a ridare speranza ai suoi tre nuovi ospiti, a far ripartire il loro “treno”, riposizionandolo sulle rotaie della vita. Non senza dolore, non senza fatica.
Jean sa ascoltare, sa provare empatia, sa motivare…. Aiuta a rimettere insieme il complicato puzzle di queste vite spezzate, deluse. Ma anche Jean è un uomo, e come tale, non è perfetto, parte delle motivazioni che lo spingono ad aiutare il prossimo in modo così tenace, vanno scoperte nel suo passato…
Anche Jean dovrà fare i conti con la propria vita, con le proprie scelte e comportamenti. Ma dopo il dolore, la rabbia, l’incomprensione, arriva il perdono.
Aiutare a comprendere, perdonare e perdonarsi. Fare in modo che le scelte passate non governino la vita presente, ma riprendere in mano il proprio futuro, le proprie aspirazioni, desideri. Queste sono le preziose gemme racchiuse in questo romanzo.
Come commenta l’autrice stessa: ”….. è sempre possibile andare avanti, svelarsi, elevarsi, anche se questo ha un prezzo. Siamo noi gli artefici del nostro miracolo.”
La scrittura è semplice, i capitoli alternano il nome dei tre protagonisti, e ne narrano la storia. E’ una gradevolissima lettura, delicata e leggera, che tocca temi importanti con lievità, lasciando al lettore la possibilità di elaborazione e riflessione sulle problematiche che vengono toccate.
Non ci sono giudizi, nemmeno analisi psicologiche approfondite…. E’ il racconto di tre storie e la possibilità di riscatto, diritto di ciascuno.
Che bello sarebbe avere nelle nostre realtà tante strutture simili all”Atelier” della storia….. Molte persone si riapproprierebbero della vita e del gusto nel viverla……

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    09 Febbraio, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

TANGO MALANDRINO

E’ una storia intensa ed originale che mi sono ritrovata a leggere, che si articola a cavallo tra le due guerre mondiali. I riferimenti storici sono precisi, come precise risultano le informazioni raccolte sulla vita a bordo del transatlantico “ Cap Polonio” (in quel momento era la più grande, nonché la più lussuosa, nave passeggeri a servire la tratta Germania-Sudamerica). Come nozioni sul ballo del tango e sul gioco degli scacchi.
Ma veniamo alla storia, Max Costa giovane di umili origini, fa il ballerino a bordo del transatlantico “Cap Polonio” ; ragazzo con modi raffinati, affascinante, educato, mai sopra le righe, riesce a muoversi con abilità nel “bel mondo”, riuscendo ad affascinare donne di tutte le età, questa sua attitudine è frutto di anni di esercizio e vero e proprio lavoro, in quanto la certezza di Max è che mai vorrà tornare a vivere nell’indigenza.
A bordo viaggia Armand De Troeye, famoso compositore, con la stessa fama di Ravel, con la giovane e bella moglie Mecha. Il loro rapporto di coppia non è semplice né tantomeno scevro di sottili perversioni. Così Mecha si ritrova a ballare dei tanghi strepitosi con Max, sotto gli occhi del marito che guarda compiaciuto… Durante questi balli Max e Mecha si guardano, si studiano, si mettono alla prova, l’attrazione tra loro è evidente a tutti, ma nessuno dei due osa ammetterlo con sé stesso.
Il compositore inoltre, viene folgorato da un’ispirazione incontrollabile, comporre un tango che superi in bellezza ed intensità quelli composti dal collega Ravel, per questo giunti in Sud-America chiede a Max di guidarlo nel luoghi dove si balla il tango vero, il tango della vecchia guardia (da qui il titolo del libro), ballo con una carica erotica poco consona agli ambienti di classe, eseguito infatti, in locali di dubbia fama tra donne di facili costumi e uomini appartenenti alla malavita….
E così accade, ma Max nasconde abilmente un segreto, oltre che essere una sorta di gigolò è anche un abilissimo ladro gentiluomo.
Max e Mecha si allontaneranno, per anni, per quasi trent’anni, fino al nuovo incontro…. Cosa sarà accaduto nella vita dell’uno e dell’altra? Nessuno dei due ha mai dimenticato il passato, ma le loro vite sono totalmente differenti…..
Il libro alterna passato e presente, non è una storia scontata, ma ricca di avvenimenti, fortemente legati al contesto storico di quegli anni, il fascismo, la rivoluzione spagnola ecc..
I personaggi sono ben tratteggiati e credibili. Personalmente ho amato Max e Mecha, con tutte le contraddizioni, con tutti gli errori che nelle proprie vite hanno commesso.
Nulla è scontato o prevedibile. Ho gradito molto questa connotazione della storia, viste le pessime letture che ultimamente ci vengono propinate…
L’unico neo è un passaggio al termine del libro, non del tutto credibile che mi ha indispettita…. Come una pagina scritta magistralmente sulla quale, all’improvviso, compare una macchia di inchiostro che salta all’occhio in modo evidente e fastidioso.
In ogni caso è una lettura che mi ha pienamente sodisfatta.

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Letteratura rosa
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    07 Febbraio, 2014
Top 50 Opinionisti  -  

OTTIMO PER ACCENDERE LA STUFA!

Mi cospargo il capo di cenere anche questa volta, ho acquistato tale libro, solo dopo aver frettolosamente letto il commento nella parte posteriore della copertina, che recita testualmente: “il peccato è non leggerlo, un successo nato dal passaparola….”. E ancora: “e’ il più bel libro che ho letto negli ultimi tempi…. Emozionante, letto in una notte… “. Supermercato pieno, tempi stretti per fare la mia spesa, ho pensato potesse essere un piacevole romanzo romantico “et voilà” , ecco che finisce nel mio carrello!
Non mi piace leggere libri che ripropongono, solitamente in modo poco credibile, argomenti trattati da altri scrittori, che hanno conseguito un grande successo. Mi sono ritrovata tra le mani un libro che “scimmiotta” in modo poco elegante e credibile la straletta e citata trilogia della James.
Sophie e Adam sono due “macchiette” sia metaforicamente che letteralmente.
Lei che esce da una relazione con un partner violento, incontra lui che afferma nei primi giorni di frequentazione (ovviamente dopo aver fatto sesso esplorando tutti gli orifizi possibili ed immaginabili): “Mi piace la donna su cui possa, come dire, sfogare i miei istinti. Quindi non mi lego a nessuna perché i sentimenti mi limitano in questo piacere”… ( Ma che tristezza!!!)
Tra un tira e molla che occupa tutto il libro, tra visite a club privè dove si consumano vere e proprie orge, tra rapporti sessuali al limite del paradosso, dove l’aitante giovane si trova costretto anche ad usare “aiutini” per avere una durata alla “Duracell”, e la giovane ragazza, da brava sottomessa, accetta di tutto, a parte qualche momento di lucidità nel quale, più che raccogliere le sue quattro cose e andarsene lanciando anatemi non fa, si giunge faticosamente al termine del bellissimo, entusiasmante libro, dove il lieto fine è d’obbligo…. Improvvisamente, una coppia disfunzionale con problemi di ogni tipo, un rapporto basato sul nulla, a parte un po’ di carne, si ritrova ad interpretare al meglio, la famigliola del Mulino Bianco.
Tante sono le domande che affollano la mia testa, credetemi, lascio facilmente da parte anche il mio credo, altrimenti la critica diventerebbe solo un gioco al massacro.
Ma care donne, mi spiegate cosa ci trovate di bello, fantasmagorico, eccitante in una storia in cui la donna come tale, viene trattata come carne da macello? I cari vecchi sentimenti dove sono finiti? Dobbiamo credere alla favoletta che quelli arrivano dopo…..? Dopo la mancanza di rispetto, il sopruso, l’egoismo, il dolore…. Ma non scherziamo!!! Questi sono i modelli che vogliamo divulgare e lasciare ai posteri…?
La semplice, banale, insulsa bestialità! L’istinto dell’uomo (in senso lato) animale, senza un intelletto, senza un cuore, un anima, senza principi se non la ricerca del proprio piacere al di là di tutto.
La cosa ancora più scioccante è che il codesto libro venga definito bestseller, e ancora, che la copertina esterna, non dia nessuna indicazione del contenuto, qualsiasi ragazzina può decidere di acquistare il libro ( viene venduto al supermercato), dopo una scorsa superficiale ( così come è accaduto a me…).
Ma che adulti siamo? Qualcuno di noi si pone questa domanda?
Lo stile di scrittura non ha nulla di ricercato, nessun termine forbito, nessun dialogo “evoluto”…. Siamo proprio ritornati ai tempi dei famosi Flintstones: “Wilma passami la clava!”
Una piccola nota di merito alla Tessa mi sento di dargliela….non tutti sono in grado di produrre una bruttura del genere! Per quanto mi riguarda, penso che userò le pagine per accendere la stufa….. e da accanita lettrice quale sono, con l’idea che il libro è sacro, questo non è bello!!!

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Religione e spiritualità
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    28 Gennaio, 2014
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DIVINE PRESENZE

Gradevolissimo librettino! Anna Maria Cànopi, abbadessa dell’Abbazia benedettina “Mater Ecclesiae” nell’isola San Giulio sul lago d’Orta, chi ha desiderio di vedere il contesto di vita della Cànopi, ne rimarrà almeno colpito, il Monastero è una struttura imponente con l’accesso possibile solo attraverso il lago, le monache vivono seguendo la regola benedettina (ora et labora), la giornata è scandita dalla preghiera e dal lavoro, quale studio di testi antichi, restauro di abiti antichi sacri e confezionamento di paramenti nuovi, oltre a lavori che contribuiscano al sostentamento delle monache stesse, con la possibilità per i laici di poter essere ospitati in una piccola foresteria per passare giorni immersi nella preghiera, lontani dalle “cose” del mondo, ma torniamo al libro, stavo dicendo che la Cànopi,ci propone una lettura fresca ed interessante, relativa alla presenza angelica dall’Annunciazione alla Resurrezione di Nostro Signore Gesù, non dimenticando di menzionare che gli angeli appaiono nelle scritture, molto prima della venuta di Cristo, e anche successivamente alla Sua resurrezione, quali strumenti della benevolenza di Dio.
Iniziando dall’Arcangelo Gabriele, il cui nome significa “forza di Dio”, che annuncia a Maria la missione per la quale è stata scelta, continuando con l’angelo che rassicura Giuseppe, nel momento del dubbio se prendere Maria come sua sposa, alla moltitudine di angeli che apparvero per la nascita di Gesù inneggiando canti di lode……ecc.
Ogni capitoletto si presenta con un dipinto a piena pagina a colori, che raffigura il contenuto dello stesso, si conclude con una preghiera specifica. La Cànopi inserisce negli avvenimenti citati che tutti noi conosciamo, riflessioni ed interpretazioni veramente interessanti, riconducibili al nostro oggi, al nostro quotidiano, così che la nascita di Cristo, non rimane un evento accaduto più di duemila anni fa, ma è un evento che accade tutti i giorni nei nostri cuori.
Gli angeli annunciano ai pastori la nascita di Gesù e, questi ultimi diventano a loro volta “angeli” che annunciano ad altri il lieto evento, ed ancora, la riflessione della religiosa scrittrice, si apre affermando che gli angeli scuotono l’uomo dal torpore e dall’indifferenza, per accogliere il dono della Vita con fede e gratitudine, vissuto nella luce dell’amore gratuito concreto che si fa servizio.
E come si può non menzionare l’angelo custode, angelo della preghiera, colui che porta l’anima a Dio, ed è protezione e guida e modello per il cristiano.
E prosegue ancora, proponendo concetti espressi da Papa Benedetto XVI, facendo riferimento alla Regola benedettina, spaziando tra riferimenti biblici, citazioni, preghiere. Si respira la grande padronanza della religiosa nel trattare questi argomenti, riuscendo in modo semplice e chiaro a spiegare ed interpretare fatti e passaggi che non permettono un’immediata intuizione, del profondo messaggio che essi racchiudono.
“Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte” (Lc 15,10)
Una lettura estremamente piacevole, adatta anche da regalare, in quanto il libro ha una copertina rigida con sovra copertina, stampato su carta di pregio, con alla fine tutte le referenze iconografiche riportate in modo curato ed esaustivo, per un costo di euro 14,50.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    26 Gennaio, 2014
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DOLORE CHE RICHIAMA DOLORE

Filo conduttore del romanzo è il dolore, dolore che scaturisce da vite spezzate, per una tragedia che nessun genitore si augura di dover mai affrontare… Il rapimento del piccolo Sam dal seggiolino dell’auto, dopo che la mamma Jacqueline, si allontana per qualche minuto. Ma non è questo il tema principale che viene dipanato nella storia, piuttosto gli effetti ancora evidenti dopo più di dieci anni dall’evento.
La famiglia di Miles e Jacqueline arranca faticosamente nel presente, la donna non è mai riuscita a superare il grave evento, il trauma che ne è susseguito ed il forte senso di colpa, che ciò ha comportato. Il fatto di sentirsi una madre inadeguata, non le permette nemmeno di seguire con l’amore e la vicinanza di una mamma, la crescita di Kelsey, ora adolescente, nata successivamente al rapimento del fratello.
Anche Miles, cerca di sopravvivere alla tragedia come può, padre presente ed affettuoso, non riesce a penetrare il muro che la moglie ha eretto intorno a sé, non riesce a rimettere insieme i pezzi del suo matrimonio, non riesce a sopportare i silenzi, le partenze improvvise di Jacqueline, anche per diverse settimane, senza spiegazione…
Si innamora così di Vivienne, ed inizia a “guarire” con lei, fino a che……
Molte difficoltà ed imprevisti si troveranno ad affrontare Miles e Vivienne, anche tragici, fino alla decisione di lasciarsi definitivamente….
Nel frattempo Jacqueline scompare di nuovo, e la polizia ed i giornalisti riprendono ad “interessarsi" alla famiglia Avery.. Ma questo è solo l’inizio della storia ragazzi…
E’ un romanzo con tinte noir, scorrevole e gradevole nell’inisieme; forse all’inizio un pochino lento, ma si riprende nella seconda parte. I personaggi sono ben tratteggiati, in particolar modo la figura della figlia adolescente di Miles, con il grande desiderio di amore, di avere una famiglia “normale”, con gli sbalzi umorali caratteristici dell’età, che ne tratteggiano un’immagine di una tenerezza, ma anche un’ indisponenza uniche.
Apprezzo il fatto che l’autrice abbia scelto di non scrivere un libro trattando in modo assolutistico la scomparsa di Sam, ma che abbia voluto far vedere come, ciascuno in modo differente, decida di reagire alla tragedia, e in che modo continuare a vivere. Mi è piaciuto anche il fatto che in maniera delicata, ma capace, la Lewis abbia riportato le problematiche psicologiche relative ad ogni personaggio, arrivando al termine della storia a sciogliere tutti quei nodi che la scomparsa di Sam ha lasciato dietro di sè, con unica nota che al lieto fine lascia l’amaro in bocca…

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    13 Gennaio, 2014
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IL LIBRO DELLA VITA

Rispetto alle molte letture riguardanti “testimonianze” di vita di fede, di malattia, di crescita, che ho letto fino ad oggi, questa sicuramente, è quella che più mi ha toccata nel profondo.
In primis dal punto di vista professionale, in quanto ritengo umanamente impossibile sopravvivere, dopo l’incidente a cui è andata incontro la protagonista,e, ammettendo la possibilità che si possa rimanere in vita, ancora più strabiliante risulta l’assenza di postumi invalidanti.
Successivamente l’esperienza riportata, vissuta in condizioni gravissime, di vita dopo la morte.
Avevo letto in passato un libro, che riportava testimonianze di persone colpite da accidenti gravi, quali un arresto cardiaco e simili, le tali persone, ricordavano tutte più o meno la stessa cosa… Una sensazione di pura gioia, l’accesso ad un mondo di luce (con tutte le variazioni sul tema), il non desiderare “tornare indietro”, ed il dolore importante provato nel riprendere possesso del proprio corpo.
La testimonianza di Gloria Polo, le supera tutte……
La signora Polo, affermata dentista, benestante, sposata, con una quotidianità come tante, fatta di lavoro, cura quasi maniacale del proprio corpo e del proprio abbigliamento, uscite in società, ed una fede tiepida, nel maggio del 1995, viene colpita da un fulmine mentre si stava recando con il giovane cugino c/o la Facoltà di odontoiatria di Bogotà, il ragazzo muore sul colpo. Gloria, racconta subito nella prima pagina del libro, che il fulmine entrò dal braccio e nel suo tragitto la ustionò in modo devastante sia esternamente che internamente ( reni, ovaie, fegato), lasciandola a terra per parecchio tempo prima che i soccorsi potessero intervenire per soccorrerla….
La storia inizia da qui….. da ciò che sperimenta la propria anima…. Comune anche per lei il tunnel di luce, con la sensazione di benessere, difficilmente spiegabile secondo i nostri canoni “umani”. Ma cosa veramente unica, riguarda il fatto che la Polo abbia vissuto chiaramente il giorno del giudizio, con le immagini degli errori della propria vita a 360 gradi, partendo dalle azioni, dalle parole, da atteggiamenti di superbia, di cattiveria, di invidia, mancanza di rispetto, superficialità, alle omissioni relative alla possibilità di aiutare il prossimo fino all’arrivo alle porte dell’inferno……
“Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato. (Mt.12, 36 – 37)”
“Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà. (Mt24, 42 – 44)”
Nel nostro oggi, dove abbiamo cancellato totalmente, la percezione di colpa, tutto è lecito, confortati dal fatto che intanto il Signore è misericordioso con tutti, e quindi l’inferno non esiste, i demoni, non esistono, satana stesso non esiste, questa testimonianza è un forte richiamo, per chi ha fede, a seguire le orme di Cristo, per chi non crede in nulla, forse una storiella inventata dalla sig.ra Polo per avere un po’ di notorietà….
Ad oggi Gloria, continua a praticare la propria professione e propone la propria testimonianza, ovunque venga chiamata, nel 2011 si è recata a Roma c/o la Chiesa di S. Michele Arcangelo, come gli è stato chiesto dal Padre Celeste. E’ una donna con una fede viva che ha cambiato totalmente la propria vita…
Come posso non consigliare di leggere questa testimonianza? Il libro ha circa 150 pagine si legge speditamente, è diviso in due parti principali con diversi capitoletti brevi che ne compongono ciascuna.
La testimonianza della Polo è riconosciuta dalla Chiesa.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    07 Gennaio, 2014
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SEMPLICEMENTE CHIAMATO DA DIO

Tra i molteplici romanzi autobiografici presenti e passati, che toccano milioni di argomenti differenti, ho scelto di leggerne uno davvero singolare.
Il racconto di vita del Cardinale Angelo Comastri, attuale vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, ed arciprete della basilica di S.Pietro.
Ho avuto il piacere, in passato, di incontrarlo personalmente, quando era ancora Vescovo di Loreto, in quanto, avevo una zia molto devota, residente proprio a Loreto, che fu disponibile ad organizzare l’incontro. All’epoca ero sposata da poco più di un anno, in attesa di mio figlio Alessandro. Ne serbo un bellissimo ricordo, soprattutto legato all’affabilità, simpatia e semplicità con cui Sua Eccellenza, si è intrattenuto con noi, offrendoci consigli preziosi; peccato che all’epoca non sapessi nulla della sua vita, del suo passato, della sua storia insomma.
Veniamo al libro, la scrittura è semplice, colloquiale, molto piacevole e scorrevole. In alcuni punti è una fonte di consigli preziosi, in alcuni punti, strappa il sorriso, in altri, per le storie raccontate, vera e viva commozione.
Chi è Angelo Comastri? Prima di tutto è un uomo:
“Nel concerto della vita io ho prodotto certamente tante stonature; ma Dio, con la sua paziente e sconfinata misericordia, è riuscito a produrre l’armonia.”
Quest’uomo nasce nel 1943, cresce nella miseria e negli stenti, come la maggior parte delle famiglie al tempo della guerra, la figura della madre sarà fondamentale in tutta la sua vita di bambino, ma anche in quella di giovane prete, vescovo e cardinale e del suo peregrinare. Donna forte, mite, di grande fede:
“Mia mamma aveva la capacità straordinaria di ricostruire gli equilibri e di ammortizzare le tensioni.”
La vocazione nasce prestissimo, nella semplicità delle cose, una vita di bambino legata alle ricorrenze religiose, alla Messa domenicale nella veste di chierichetto, alla carità e generosità vissuta in famiglia, all’amore vero tra i genitori di esempio ai figli.
Diventato adulto scrive poesie legate alla sua infanzia, preghiere molto belle….
“Non voglio tornare indietro nel tempo,
ma voglio che la vita di un tempo
faccia un passo avanti
verso di noi,verso le nostre case.
(Quanto vere sono queste parole, chi di noi non desidera tornare alla semplicità, alle radici, ai valori veri che danno sapore buono alla vita…)
Il piccolo Angelo parte per il seminario minore all’età di undici anni, il distacco è doloroso anche per un bambino che ha la capacità di pensare dentro di sé “mi fido di Gesù”, ma tutto viene affrontato nella semplicità delle cose, come l’avvicendarsi delle stagioni, e così risulta naturale consacrare tutto sé stesso a Dio, la crescita affettiva è stata dunque molto serena senza nulla di traumatico.
Mi piace proprio come il Cardinale racconta la sua vita, i consigli ricevuti, le persone che hanno avuto fondamentale importanza nella sua crescita, ma anche nel suo essere adulto; la serietà con cui si avvicina allo studio, la sincera e vera “chiamata” a donarsi a Dio: “Tutto passa, soltanto Dio resta”.
Comastri adora Dostoevskij, lo sapevate? E lo cita abbondantemente nel libro, come cita molti consigli e perle di santità donategli dalla viva voce di Madre Teresa di Calcutta, che ha incontrato e sentito più volte nel corso del suo cammino nella Chiesa. Come, preziosa per lui è l’ispirazione donatagli dalla vita di S. Francesco d’Assisi che diventerà il riferimento continuo della sua vita.
Bello l’incontro descritto con Giovanni paolo II, emozionante il racconto della sua ordinazione sacerdotale… Insomma, non voglio raccontarvi tutta la storia, anche se il desiderio c’è…
Voglio solo dare un piccolo consiglio…. Quello di leggere anche questo genere di autobiografie, senza preclusioni di sorta, vi sentirete vicini all’uomo Comastri (che non è differente dal Sacerdote, Vescovo o Cardinale che sia), più di quanto possiate immaginare, perché toccando con mano la sua umanità, vi ritroverete a constatarne anche lo sguardo puntato verso il Cielo.
Mi ha emozionato la storia di Angelo Comastri, condivido i suoi pensieri, non posso fare altro che confermare il fatto di avere letto la vita di una grande e santa persona.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    01 Gennaio, 2014
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IL CARNEVALE DEGLI STEREOTIPI

ho deciso di leggere questo libro, incuriosita dalle numerose recensioni inserite e dall'argomento trattato.
Coraggiosa questa scrittrice, mi viene inizialmente da pensare, ma poi maturo anche la riflessione che, forse, sia anche un' ottima strategia pensata a tavolino. L'aborto terapeutico come tema, è intuibile da subito avrebbe creato sicuramente molto rumore, molta pubblicità, molto parlare e quindi molti libri venduti, molta visibilità......
Doveroso prima di altro, dire due parole sullo stile di scrittura, che risulta scorrevole, il libro lo si divora in poco più diuna giornata, anche se ritengo che la scrittrice abbia affrontato questo tema in modo molto superficiale, mantenedo un "basso profilo",nel senso che, la cosa più semplice da fare sia stata focalizzare l'attenzione sulla madre,come vittima di una situazione tragica, inaspettata,arrivando a trovare tutte le giustificazioni possibili alla scelta....
Ovviamente il discorso diventa molto più ampio di quello inserito nel commento a questo "romanzo", la riflessione assume forza ed importanza, se racchiusa nel contesto sociologico che ci ritrovIamo a vivere.
Contesto nel quale il relativismo, il soggettivismo, l'annullamento dei valori indissolubili legati alla difesa, ed al prendersi vera curadella vita come bene primario ed imprescindibile per una società onesta e giusta, la fanno ormai da padrone... Ecco che si cercano continue conferme ad azioni che la stessa coscienza del singolo condanna. Il parlarne, il far passare come "normale", come unica scelta possibile, un aborto terapeutico al settimo mese di gestazione, per di più, all'esterno dell'Italia, in quanto la nostra legge non lo permette, diventa ottimo trampolino di lancio per la Spartaco, ed ottimo sostegno per l'idea collettiva del nostro oggi, che chi non è "normale", non ha spazio nella nostra società, non ha diritti, nemmeno quello di venire alla luce e di essere amato per quello che è e che può dare.
Ecco che ci si riempie la bocca di frasi retoriche quali: " Che futuro può mai avere un bambino con gravi handicap fisici?
Decido di non farlo nascere per non farlo soffrire inutilmente....
L'ipocrisia la fa da padrone,siamo la stessa società che si indigna se viene abbadonato un animale domestico in autostrada d'estate ( confermo che è un'azione bieca e crudele..), dell'aborto però poco si parla...
come i clichè della stessa scrittrice, che fanno leva sulla religione cristiana, menzionando un Dio crudele,che indifferente permette tali tragedie, alla colpevolizazione della Croce di Cristo, come esempio di percorso obbligato di sofferenza perraggiungere la salvezza, al riferirsi anche ad altri credo, in merito alla reincarnazione..... Tutti concetti buttati lì in maniera superficiale, per seguire il pensiero comune ( molto facile scrivere in questo modo....)
Non posso sentire come in questo caso, definire un aborto terapautico al settimo mese di gestazione, liquidandolo con la frase:
" E' solo un feto" ( se pur provocatoriamente... ma quanti possono decidere di prenderla alla lettera?); Uno scrittore ha anche delle responsabilità credo..... Sarà perchè sono nata due settimane prima dell'aborto eseguito su Lorenzo ( questo è il nome del bambino), quindi sentiamo, non ho nemmeno il diritto di essere definita persona? Cosa sarei allora? Un aborto venuto male?
La Spartaco inoltre, lascia ampio spazio a pagine pagine di dolore, incomprensione, buio, che una decisione del genere porta con sè, dando molta visibilità alla difficoltà di gestire tale scelta, e per carità, nessuno nega il dolore,assolutamente, come nessuno nega la
libertà di ciascuno di poter scegliere,ma, ecco che arriva la buccia di banana.... Non si può condannare in maniera derisoria ed aperta, tutte quelle donne che invece, scelgono di portare avanti gravidanze difficili e dolorose, subendo una sorta di attacco al contrario.
E' un libro che non consiglio quindi, che sguazza nel dolore, che rigira il coltello nella piaga, in maniera anche pruriginosa, con descrizioni quasi minuziose della tecnica operata per l'aborto ( che necessità c'è? il concetto è già chiaro di per sè), con personaggi, stereotipati, Luce donna debole, influenzabile come una bambina,Pietro, marito forte che si assume la responsabilità di decidere ed organizzare tutto; La famiglia di Luce, meno abbiente di quella di Pietro, un cattivo rapporto di Luce con la madre,
una suocera invadente....... Alè! Ecco a voi il carnevale degli stereotipi, e noi che abbocchiamo vergognosamente.....
Cara Spartaco non si lucra sul dolore, forse è per questo che nessuno ha mai scritto in modo così aperto e "sbragato" sull'argomento... Non trova?

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    28 Dicembre, 2013
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COME LE SABBIE MOBILI

Ho faticato parecchio a terminare questo romanzo, al punto da doverne intervallare la lettura a testi più avvincenti e coinvolgenti.
Indispettita, ho chiuso definitivamente il libro, negativamente stupita, in quanto, mi sono resa conto che questo romanzo non mi ha lasciato nulla, se non una noia mortale.
Eppure parla di una storia d’amore finita in tragedia, Alex e Rachel, sposati da anni, vengono invitati dal loro professore di letteratura inglese, a Oxford, di nuovo nel campus universitario, per una cena estiva di fine corso; al termine della serata si consuma il dramma. Rachel si allontana in una zona solitaria verso il lago, con la scusa di voler fare due passi da sola, ed è l’ultima volta che Alex la vede da viva….. In riva al lago viene uccisa da un’ aggressore sconosciuto, senza una motivazione ipotizzabile.
Da questo punto in avanti viene ripercorsa la storia dell’adolescenza e giovinezza della donna all’interno dell’Università, raccontata dal vecchio professore ad Alex. Il ritratto che pian piano si compone è quello di una persona totalmente diversa da ciò che ha conosciuto il marito, una ragazza capricciosa, sottilmente perfida, che intrattiene una relazione lesbica con una compagna di corso, Cissy, davanti agli occhi di Anthony, un altro “allievo” successivamente allontanato dall’Univesità in maniera definitiva….
Possibile che la tragedia consumatasi, affondi radici nel passato della donna?
Lo stile di scrittura appare noioso, con dialoghi quasi assenti ed un lungo monologo, ripetitivo in alcuni punti, intervallato dai pensieri di Alex sempre sulle stesse vicende.
Vedere le pagine fittamente scritte, senza quasi spazi tra i concetti, mi ha trasmesso una sensazione quasi claustrofobica, come le stesse vicende ripetute e sviscerate fin nei minimi particolari.
Alex vuole cercare risposte nel passato di Rachel a ciò che è accaduto, Alex pian piano ricompone un puzzle, nel quale la moglie aveva deliberatamente lasciato molti spazi vuoti, decisamente troppi…
Alex è sicuro in ogni caso del grande amore corrisposto, che lo ha legato indissolubilmente alla donna.
Come lettrice non ho empatizzato con nessun personaggio, sono rimasta spettatrice quasi indifferente della storia, gli attori sono rimasti nello spazio bidimensionale per tutto il libro, come piatta è la narrazione.
Questo stile di scrittura è stato paragonato dalla critica inglese, a quello di Ishiguro e di McEwan, purtroppo non posso esprimere il mio commento in merito a tale affermazione, in quanto non ho letto nulla degli autori citati. Rimane in ogni caso l’impressione negativa su questo romanzo, del quale lascio la libertà di scelta, se leggerlo o meno, ai miei colleghi lettori…..

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Gialli, Thriller, Horror
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    26 Dicembre, 2013
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KAIKEN

Thriller che tiene inchiodati alle pagine senza lasciare tregua, un susseguirsi di eventi che tengono il lettore con il fiato sospeso. L’impressione è che la storia, sia legata ad una certa situazione, ed in realtà il panorama che viene dispiegato ha tutto un altro sapore….. Il titolo originale è Kaiken, nome di un antico pugnale giapponese, la copertina ha impresso, il viso di profilo di una donna asiatica, sicuramente, sia titolo che immagine, racchiudono in modo più completo il cuore del libro, cosa che invece, compie solo parzialmente, il titolo e la copertina “di casa nostra”, in quanto si riferiscono solo ad una parte della storia.
Azzardo che questo thriller racchiude almeno due vicende originali ed importanti, che vengono sapientemente intrecciate; l’una non annulla o esclude la possibilità dello svolgimento dell’altra…..
Mi sono piaciuti i personaggi, mi è piaciuta l’originalità della vicenda, mi è piaciuta la penna dell’autore che non ha incentrato la storia su dettagli macabri orribilmente descritto fin nei minimi particolari, ma sull’incontro di due culture, sulla complessità della trama, senza perdere nessun filo della storia.
Ho apprezzato l’ispettore Olivier Passan, parigino, che ha in sé la rudezza dell’uomo abituato a combattere la violenza e la meschinità umana, con un fardello pesante da portare legato ad un’infanzia difficile, vissuta in istituti per minori,ma che ha la dignità e gli ideali degli antichi samurai.
Ho apprezzato la moglie Naoko, giapponese, che rifiuta tutto ciò che invece affascina il marito dell’antica cultura nipponica, ne ho apprezzato la descrizione particolareggiata dei tratti somatici così ermetici, del comportamento così diverso dall’occidente.
La coppia sta affrontando una difficile separazione nella quale sono coinvolti i due bambini.
L’ispettore contemporaneamente, alla gestione del suo matrimonio in crisi, si ritrova a dover indagare sull’omicidio di una giovane donna in avanzato stato di gravidanza eviscerata ed arsa viva, come il feto abbandonato a poca distanza dalla mamma.
Come lettrice ho pensato che la storia vertesse sulla caccia e la cattura della persona che ha compiuto questo delitto così orribile. In realtà amici, questa è solamente la punta di un iceberg……
I personaggi sono molti, tutti originali e ben tratteggiati, a partire dal collega dell’Ispettore ed amico Fifi, dallo stesso sospettato dell’omicidio, che viene svelato e descritto alle prime battute della storia, Patrick Guillard, agli accenni e riferimenti al Giappone, riportati per tutto il thriller, che ne diventeranno l’anima stessa.
L’autore è riuscito, con una scrittura accattivante ed avvincente, a comporre forse, uno dei migliori thriller che ho letto ultimamente. Non ho trovato parti noiose o punti che vengono toccati e non risolti, ho trovato una trama fitta e forte, che appassiona ed incuriosisce per certi aspetti. Ne consiglio vivamente la lettura.

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Agli appassionati del genere, ed in particolare a Cub, appassionata di cultura orientale, che magari può avere una visione più completa e critica per quanto riguarda gli aspetti specifici a tale cultura descritti.
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Gialli, Thriller, Horror
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    15 Dicembre, 2013
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TEMI SCOTTANTI ED ATTUALI

Nel momento in cui si decide di acquistare un libro della Reichs, ed, in particolare, un libro dove nel titolo o nella copertina compaia la parola e l’immagine “OSSA”, si sa già che la vicenda che andiamo a leggere, coinvolge l’inossidabile e forte personaggio conosciutissimo, anche sui nostri canali televisivi dell’antropologa forense Temperance Brennan.
Ed eccoci accontentati…… Ennesima vicenda in cui Tempe è coinvolta. Gradevolissima, a mio avviso, a chi piace il genere, questa storia. Il ritmo è sostenuto fin dalle prime pagine; l’antropologa si ritrova a dover eseguire l’autopsia di una giovanissima vittima, trovata morta sul ciglio della strada, apparentemente investita, senza documenti che possano attestarne l’identità. L’attenzione del lettore viene quindi focalizzata sul grande problema della prostituzione dei minori, sul traffico di esseri umani, e su gente senza scrupoli che solo ed esclusivamente per il “Dio denaro” riesce a compiere bassezze e grettezze assolute.
Contemporaneamente Tempe sarà chiamata a prestare la sua valutazione professionale su due cadaveri in Afghanistan, uccisi dopo uno scontro a fuoco dove sono coinvolte le forze armate americane e i temibili talebani, per verificare se i civili uccisi, sono stati colpiti frontalmente o alle spalle.
I due filoni di indagine, verranno portati avanti dalla stessa Brennan e dal detective Slidell contemporaneamente, fino all’insospettabile finale.
Concordo pienamente e mi permetto di riportare, le affermazioni che l’autrice stessa mette in bocca all’antropologa:
“ Io cerco di essere aperta, di giudicare qualsiasi individuo sulla base del merito e dei risultati: non ho prevenzioni contro alcun sistema di credenze, orientamento sessuale o colore della pelle che differisca dal mio. Non odio per stereotipi. Ma non ho alcuna tolleranza per un credo religioso che non solo nega l’istruzione alle donne, o assolve o persino incoraggia l’abuso nei loro confronti; per un dogma che permette agli uomini di picchiare, mutilare, o addirittura giustiziare membri del mio sesso……”
Solo per questa considerazione promuovo a pieni voti l’autrice, che curiosamente al termine del libro, riporta fedelmente quali eventi accaduti realmente nella sua vita, hanno offerto lo spunto per scrivere questo thriller ben scritto.
La penna è fluida e veloce, l’autrice ormai è sicura del suo personaggio, punta di diamante della sua bibliografia, la storia non delude, seguire Temperance ed il suo gatto Birdie, ed i suoi storici colleghi è una piacevole evasione. Buona visione!

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    08 Dicembre, 2013
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LUCI ED OMBRE


The grief of others, titolo originale inglese, senz’altro più calzante del titolo in italiano ( ma chi sceglie questi titoli che non c’entrano nulla con quello originale, né con la trama?)…
Un libro che analizza una crisi profonda, di una famiglia come tante…….
L’evento che fa letteralmente chiudere, ripiegare su sé stesso, ogni componente della famiglia Ryrie, è un evento davvero devastante.
Per questo l’inizio del libro fa vedere la piccola Biscuit, che marina per l’ennesima volta la scuola, prendendo la strada del fiume, dove tenterà di compiere un rituale particolare….
Ma torniamo al cuore della famiglia Ryrie, all’evento tragico che colpisce la famiglia Ryrie….
Erica rimane incinta del terzo figlio, alla prima ecografia, alla quale va da sola, come solo una mamma non alla prima gravidanza può fare, le viene comunicato che il figlio che porta in grembo non ha l’encefalo, quindi nessuna aspettativa di vita al di fuori del grembo materno, nessuna speranza per un futuro….. Questa notizia la investe letteralmente, con tutto il suo carico di violenza e di sofferenza….
Cosa può decidere questa mamma dopo un annuncio che non lascia speranza?
Cosa può dire al rientro a casa a suo marito John, a suo figlio maggiore Paul, ed alla piccola Biscuit?
Tutti si aspettano di trovare la “fotografia” del piccolo in arrivo attaccata al frigorifero, cosa provvederà a fare ed a dire Erica?
Il dolore è pronto ad abbattersi su tutti i membri della famiglia, troverà vie diverse per farsi strada in ognuno di loro, complice la mancanza di dialogo, la chiusura della mente e del cuore, per difendersi, per non sentire più male e senza nemmeno accorgersene, ci si trova fittamente legati in una rete di sofferenza e cose non dette, che fa allontanare sempre di più…
Ognuno sopravvive alla quotidianità, si vive sotto lo stesso tetto senza più vedersi veramente , senza parlarsi, senza amarsi…. Il dolore avvolge ogni cosa, del piccolo nessuno parla, anche perché le decisioni di Erica in merito a questa gravidanza pesano come macigni sul cuore e sul vissuto di ognuno.
Ma la famiglia Ryrie, deve fare i conti anche con una parte del passato di John, che inaspettatamente, irrompe nelle loro vite…. La figlia adolescente Jess, bussa alla loro porta in cerca di aiuto, è gravida, e sola, visto che la madre l’ha allontanata da casa….
Ma attenzione NULLA E’ COME SEMBRA! Questo tenetelo ben presente.
La Cohen ha scritto una storia veramente tragica, con una soavità e leggerezza davvero singolari; avrebbe potuto “sguazzare” in questo dolore, scrivere pagine e pagine, emotivamente molto cariche, per coinvolgere il lettore, invece preferisce dire, senza “rivoltare il coltello nella piaga”, senza santificare , né condannare i personaggi.
Questi ultimi hanno tutti, aspetti con luci ed altrettante ombre, la scrittrice riesce a mantenersi in equilibrio nel raccontarceli…. Non esiste qualcuno che ha tutte le colpe e qualcuno che non ne ha nessuna, così come succede anche nella realtà, questo è sicuramente l’aspetto del romanzo meglio riuscito.
La trama non ha quindi particolari punti di tensione, ed eventi ad altro tasso adrenalinico, ma scorre lineare e pulita, andando a sviscerare qualsiasi problematica e dinamica comportamentale dei personaggi.
Infatti, come vedrete, l’importante non è la presenza o meno di un lieto fine classico che coinvolga tutti gli attori della storia, principali o secondari, ma come la “nave Ryrie”, ha resistito alla tempesta che le si è abbattuta contro…..
Buona lettura

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    01 Dicembre, 2013
Top 50 Opinionisti  -  

IL PASSATO RITORNA A RECLAMARE RISCATTO

Primo libro di questa coppia inseparabile nella vita e nel lavoro. Produttori di numerose sceneggiature per il cinema e per la televisione, hanno deciso di intraprendere anche la strada della letteratura.
Romanzo al limite del thriller, viene descritta minuziosamente un’indagine per omicidio.
Le particolarità ed originalità della storia sono molteplici. Le prime pagine catturano immediatamente l’attenzione del lettore….
E’ sera, la spiaggia è deserta, una donna malmentata ed immobilizzata, viene sommersa di sabbia lasciandole scoperto solo il capo, la marea si sta alzando, tra poco l’acqua la sommergerà, la donna non pensa a nulla, lancia un urlo di terrore sentendo il suo bambino muoversi nel grembo….. Gli assassini non sono soli, nascosto dietro alle dune un bambino di 9-10anni assiste spaventato e tremante alla scena…
24 anni dopo, Olivia Ronning, allieva all’Accademia di Polizia di Stoccolma al terzo anno, si trova a dover decidere quale vecchio caso irrisolto rivalutare, come compito di fine anno, e riprende in mano proprio il caso della povera donna uccisa dall’alzarsi della marea. La particolarità è, che del caso se ne era occupato il vecchio padre ora scomparso, senza mai arrivare a scoprire movente ed identità stessa della donna….
Il nodo centrale della trama è proprio questo, un omicidio irrisolto, ed una giovane “dilettante allo sbaraglio”……
A comporre questo intricato agglomerato di fili, sono molteplici fibre, ognuna delle quali narra una storia parallela che, risulta strettamente correlata ad eventi passati e presenti.
Cominciando ad indagare, Olivia, rintraccerà Tom Stilton, detective che lavorava allora sul caso, ma che nel presente è un senzatetto con precedenti di problemi psichici, che pian piano risalirà faticosamente dalla voragine nera che l’ha inghiottito. Una delle motivazioni che lo spingeranno a ritornare ben presente a sé stesso ed al prossimo, è anche dovuta al sentimento di rabbia e vendetta che comincia a nutrire in seguito alla morte di Vera, anch’ella senza fissa dimora, uccisa a botte da sconosciuti che poi pubblicano filmati in rete, con un denominatore comune di violenza perpetrata ai danni dei “barboni”.
Parallelamente, un altro “filo” che è riconducibile allo stesso nodo centrale riguarda Bertil Magnuson, importante magnate dell’industria, con una fiorente attività in Africa, nell’occhio del ciclone per pesanti accuse relative allo sfruttamento della manodopera locale, anche minorenne, che viene ricontattato da un “vecchio” socio, Nils Wendt, che lo ricatta pesantemente, facendogli ascoltare una pregressa conversazione registrata contenente un loro dialogo, in cui si menziona l’esecuzione di un omicidio……
E ancora parti legate alla prostituzione di alto bordo, a cui fa capo Jeckie, ed incontri clandestini di combattimento tra ragazzini minorenni, rinchiusi in gabbie….
Molto risulta collegato all’Isola di Nordkoster, dove è avvenuto il crudele assassinio, sia direttamente che indirettamente.
Molti i personaggi, molte le storie, se pur concentrate in poco più di 400 pagine, il lettore non ne rimane disorientato o confuso. Gli autori lasciano le briciole come Pollicino, ed il lettore viene accompagnato passo passo dove gli stessi vogliono che arrivi.
Difficile avanzare ipotesi, difficile intuire chi possa essere la donna e gli assassini, non scontato nemmeno il finale, anche se, chi è particolarmente sensibile a certi particolari, potrebbe arrivare ad ipotizzarlo.
Bravi gli autori a tratteggiare le personalità dei vari personaggi con un misto di tinte fosche e pastello, così da evitare di fare emergere il personaggio cattivissimo e crudelissimo che agisce come “asso piglia tutto” riguardo alla parte “noir” della vicenda. Ognuno deve fare i conti con il proprio vissuto, con i propri “scheletri”, che pian piano porteranno tutti alla resa dei conti…
Non è la prima volta che mi capita di leggere un romanzo scritto da due autori, in comune con i precedenti ,c’è il fatto che la vicenda ,risulta essere ricca di particolari, di vicende, di personaggi, ma differenza sostanziale l’ho riscontrata nel fatto che tutto viene portato diligentemente a termine, non rimangono vicende sospese, personaggi che sembrano essere di troppo.
Un plauso quindi, a questo originale esordio che non lascerà di sicuro gli amanti del genere insoddisfatti.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    25 Novembre, 2013
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PANDORA

Lo scrittore è alla prima pubblicazione, laureato in informatica con una specializzazione in intelligenze artificiali. Proprio questa sua competenza, gli ha permesso di scrivere questo thriller originale.
DINA (Distributed Intelligence Network Agent), è un nuovo software molto particolare, messo a punto dall’azienda che fa capo a Mark Helius. Tale software ha un’innovativa interfaccia che permette un utilizzo semplice ed intuitivo. Basta porre domande di qualsiasi genere, ed una voce femminile risponderà in modo esauriente e competente, al quesito rivoltole.
Durante la presentazione del progetto però qualcosa va storto, DINA commette degli errori tali, che sfuma per Helius, la possibilità di ottenere finanziamenti che permettano di proseguire il perfezionamento e la distribuzione di DINA. Inoltre Mark ha già grandi problemi finanziari e per la ditta, a questo punto, è prospettata la chiusura.
Per non parlare del fatto che viene ritrovato morto, il socio di Mark, Ludger Hamacher.
Helius viene incriminato della morte, inizia così una caccia all’uomo che porterà Mark a fuggire. Cercando il vero colpevole del decesso del socio ed amico, scoprirà una verità ancora più agghiacciante, il software DINA è stato modificato a tal punto che ha iniziato ad infettare la rete come un virus letale difficilmente identificabile….
E’ una lotta contro il tempo, una lotta contro un’intelligenza artificiale superiore che, non vuole “morire” ed è disposta ad uccidere pur di continuare a sopravvivere…..
DINA è stata dunque modificata in PANDORA temibilissima “macchina” della morte…
Mark Helius da uomo di successo facoltoso, con un tranquillo matrimonio, si ritroverà sull’orlo della bancarotta, con il matrimonio che cola a picco alla stessa velocità della sua credibilità, fama e conto in banca…. Ed inizierà una lotta contro il tempo con Lisa, giovane programmatrice, licenziata da poco.
Riuscirà a risolvere la situazione personale e MONDIALE?
Thriller interessante, all’avanguardia. Sondare le possibili “azioni” di un software avanzatissimo, a discapito dell’umanità intera è veramente raggelante.
“ Internet è ormai da tempo la colonna portante dell’intero sistema-umanità” ,non so se poter essere in grado di confutare questa frase tratta dal libro…. Diciamo pure che nei paesi sviluppati, forse la realtà è proprio questa..
L’autore è stato in grado di tenere alta la tensione costantemente, con una storia ben articolata, ricca, ma fluida nel proprio scorrere, i personaggi sono molti, ma tutti ben descritti e collocati. La storia se pur ai limiti della fantascienza risulta essere credibile.

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Ne consiglio la lettura agli amanti dell’informatica, ma anche a chi desidera una storia di tensione con un finale non scontato e non banale, senza descrizioni raccapriccianti di cadaveri e torture.
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    21 Novembre, 2013
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RISORGERE A NUOVA VITA

Un’altra toccante testimonianza segna il mio “cammino” di fede e di letture di fede….
L’abbraccio di Madre Elvira, oltre che il titolo è la sensazione stessa che rimane dopo aver letto il libro.
Una copertina semplice, con l’immagine della suora in primo piano che sorride stringendo le braccia nell’atto proprio di abbracciare anche il lettore, come ha fatto gran parte della sua vita e continua tutt’oggi a fare.
Ma chi ha stretto nelle sue braccia questa donna semplice?
Rita Agnese Petrozzi , emigra con la famiglia al Nord durante la Seconda Guerra Mondiale, entra in Convento all’età di 19 anni prendendo il nome di Madre Elvira, arrivando nel 1983 a fondare la Comunità Cenacolo, dove vengono accolti giovani disperati, distrutti da alcool e droga.
Non voglio usare le mie parole per commentare questo libro che nel mio cuore ha lasciato un segno profondo e forte, voglio citarvi solo alcune frasi che dice Madre Elvira raccontando la sua esperienza, raccontando come dal nulla ha fondato la prima Comunità, alla quale ne sono seguite molte altre in Italia ed all’estero…
Che donna è Madre Elvira?
“Mi sono resa conto che la pace e il benessere veri sono una dimensione del cuore, si vivono quando si è buoni, generosi…”
“Non ho mai avuto nella vita tanto tempo per pensare a me, come stavo, se ero felice o triste, buona o cattiva. Ho sempre dovuto guardare e servire gli altri…. Servire è davvero sperimentare il privilegio di regnare!”
“Dio fa le grandi cose con le persone che sono coscienti di essere piccole.”
Chi sono i ragazzi che accoglie?
“…Li vedevo vagare per le strade, nelle piazze e mi sembrava che gridassero così forte il loro bisogno di vita e di verità, da urlarlo drogandosi, addormentandosi, disperandosi, lasciandosi morire giorno dopo giorno.
“Li vedevo “senza pastore”, senza punti di riferimento,allo sbaraglio…..”
Cosa cercano?
“Volevano sapere se l’amore esiste, se la speranza c’è, se è possibile vivere la pace dentro, se la loro storia potesse essere ricostruita, rifatta nuova.”
Come vengono accolti?
“Finalmente sei arrivato!” La vita deve sentirsi attesa per sentirsi amata.
“Ti accogliamo nella gratuità quando più nessuno ti vuole, non ti chiediamo nulla,solo la fiducia.”
“ Vivo la certezza che se incontri la bontà del Signore, se qualcuno ti ha amato nel nome del Signore, e ti ha mostrato il vero volto di Dio, questo lascia un segno indelebile. Nella vita poi, presto o tardi, ritorni da Lui, perché da nessuna parte trovi quella pace e quella gioia che il tuo cuore ha sperimentato nel vivere alla Sua presenza.”

Il cammino si costruisce nella scelta libera di ogni giorno, da parte di ciascun ragazzo, di restare, di lavorare, di pregare, di rinascere alla luce dello sguardo Misericordioso e di Amore del Signore.
Non ci sono trucchi cari amici, ritornare a vivere, sperare, amare è possibile, grazie a persone eccezionali come Madre Elvira, che dedicano la propria vita al prossimo, che portano non solo la loro “croce”, ma aiutano tante altre persone nel portare la propria e così, si compie il miracolo della resurrezione a nuova vita, alla vita vissuta con Cristo.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    10 Novembre, 2013
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LA TENACIA DEL DETECTIVE CORDE

Deaver ha pubblicato in America questo libro già nel lontano 1993 con il titolo originale di “The Lesson of Her Death (la lezione della tua morte). Il titolo originale, aiuta il lettore a mettere più a fuoco il senso della storia che non il titolo italiano.
Solo nell’ottobre di quest’anno questo libro viene pubblicato anche in Italia.
Siamo a New Lebanon, piccola cittadina dell’Ohio, che ospita una piccola ma rinomata Università, una cittadina dove non ci sono mai stati grandi problemi di illegalità, per non parlare di omicidi.
Vi staziona un piccolo distretto di Polizia dove opera da diversi anni il detective Bill Corde, che vive nella stessa cittadina con la moglie Diane, il figlio maggiore Jemie, e la figlia minore Sarah, affetta da un grave disturbo dell’apprendimento legato a dislessia e discalculia.
Il brutale omicidio di una studentessa colpisce la piccola Comunità come un fulmine a ciel sereno.
La giovane vittima presenta diverse lesione ed i chiari segni di violenza sessuale, il cadavere viene rinvenuto in un luogo isolato immerso in una fitta boscaglia, sulle rive di un piccolo lago, il cadavere risulta adagiato su un tappeto di fiori turchesi….
Iniziano quindi le indagini con interrogatori che coinvolgono tutti gli studenti della vicina Università, il personale dipendente e gli stessi professori.
Chi avrà ucciso Jennie? Le indagini mettono a nudo la cruda realtà del Campus, la giovane vittima aveva intrattenuto diverse relazioni con studenti e professori, avendo infine intrecciato una storia con la propria compagna di stanza….
Le prove raccolte non producono riscontri utili alle indagini, la Polizia brancola nel buio, nella cittadina ormai si è diffuso il panico, nessuno esce più la sera e gli occhi velati di critica tacita, vengono puntati su chi si occupa delle indagini.
Parallelamente il detective Corde, ha seri problemi in famiglia, la figlia Sarah ha gravi difficoltà a scuola con compagni ed insegnanti e passa molto tempo nei campi e nel bosco dietro casa, a fantasticare ed inventare magiche storie con animali come protagonisti, ed una figura umana, definita “uomo del sole” ,al quale la bimba affida tutte le sue più grandi angosce: “ti prego uomo del sole rendimi più intelligente”.
Nel contempo il figlio maggiore, brillante studente e sportivo convinto, intrattiene una singolare amicizia con un coetaneo, figlio di un padre violento e di una madre alcolista. E’ un’interesse comune quello che lega i due ragazzi inerente ad un film di fantascienza, dove il mondo dei “buoni” ed evoluti extraterrestri, deve combattere con spietati “cattivi”.
Qual è il filo conduttore che lega tutte queste vicende?
Tantooooooo! Tanti i personaggi, tante le storie parallele che si intrecciano, il lettore deve essere paziente, per buona parte del libro salta, nel vero senso della parola, da una situazione all’altra, man mano che scorrono i capitoli, facendo un po’ fatica ad orientarsi nella storia.
Non aspettatevi di seguire le gesta ed il pensiero malato dell’assassino, in quanto non sarete accontentati.
Non aspettatevi nemmeno colpi di scena a ripetizione perché non ce ne saranno.
Si brancolerà nel buio insieme al detective Corde che, come dirà l’assassino, non è intelligentissimo, ma tenace. Sarà proprio questa denotazione caratteriale a portare alla soluzione del caso, non senza dolore, non senza farne pagare il prezzo anche alla propria famiglia.
La connotazione che ho preferito di questo libro è proprio l’umanizzazione dei personaggi, a partire dal detective Corde, che ritengo sia il personaggio meglio riuscito della storia. Nessuno è completamente buono ed eroico, o completamente cattivo. Questa zona grigia dove si incontrano i vari personaggi è la parte più realistica del libro.
Anche se non è il migliore thriller di Deaver, riconosco delle unicità che lo differenziano da altri suoi scritti, quindi ne consiglio comunque la lettura.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    29 Ottobre, 2013
Top 50 Opinionisti  -  

AVETE MAI DESIDERATO SCOMPARIRE?

“Se esistesse un solo uomo sulla terra, sarebbe buono o cattivo?
Né l’una né l’altra cosa….o forse entrambe le cose.
L’ipotesi del male recita: il bene di alcuni coincide sempre con il male di altri, ma è valido anche il contrario. E’ un po’ come affermare che facendo del male si può fare anche del bene, e che per fare del bene a volte è necessario fare del male.”
Il cuore pulsante del libro è racchiuso proprio in questa definizione, condivisibile o meno…
E’ tenendo ben presente questo concetto che il lettore può pian piano, dare un senso agli eventi, ai comportamenti, alle parole dei vari personaggi.
“il suggeritore”, precedente libro, non mi aveva lasciata totalmente soddisfatta, in questo caso parte delle critiche mosse, non hanno più motivo di esistere; anche se Carrisi non mi ha ancora totalmente convinta.
La storia, ha un filo conduttore dal quale l’autore, questa volta, non si discosta arricchendo la vicenda di innumerevoli eventi paralleli .
Mila Vasquez è il personaggio principale, spicca in mezzo a tutti gli altri per l’originalità con il quale l’autore l’ha tratteggiato. Mila è un’ eroina non completamente positiva, in sé sono racchiuse zone d’ombra, atteggiamenti discutibili, caratteristiche comportamentali che non seguono il “politicamente corretto”.
Tutto questo la rende interessante, non prevedibile, agli occhi del lettore e per questo, assai piacevole da seguire.
Mila cerca tutti gli scomparsi che il mondo ha dimenticato. C’è una stanza particolare da valicare per raggiungere il suo ufficio, definita “Limbo” dove sono appese tutte le foto di donne, uomini, bambini, di cui non si ha più traccia, anche da parecchi anni, ma lei non se ne dimentica, non smette di cercare…..
Ma poi, si ritrova ad essere di nuovo chiamata sul campo, per indagare su un pluri-omicidio che sembra sia stato commesso da uno degli “scomparsi” che ha di nuovo fatto sentire la propria voce nel mondo, in maniera terrificante e violenta. Come è possibile tutto questo? E’ davvero così facile scomparire? E’ davvero così semplice vivere nell’ombra?
E ancora, chi di voi, almeno una volta nella vita, non ha mai desiderato scomparire?
Ma questo è solo l’inizio…. L’armata delle ombre è in arrivo, e Mila sente l’irresistibile chiamata del buio:
“E’ dal buio che provengo. E’ nel buio che devo ritornare.”
Gradevole thriller, originale. L’unica cosa che non mi entusiasma di Carrisi è che, viene preso come dalla fretta di concludere, quindi nelle ultime pagine del libro, vengono tirati i fili di tutto quello che ha fatto la storia, in modo, a mio avviso, troppo frettoloso, così che, si perde un pochino il gusto di assaporare a pieno il romanzo.
E’ come se noi, per parecchi minuti, ascoltassimo una melodia che ha una determinata metrica ed un determinato ritmo, ed improvvisamente, proprio quanto veniamo totalmente rapiti dalla musica stessa, il ritmo diventasse improvvisamente incalzante e frenetico così da spezzare l’incantesimo sul più bello....

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A tutti gli appassionati del genere, ma anche consigliato a chi ama storie articolate di tensione, l'unica accortezza sarebbe meglio aver letto prima "Il suggeritore" anche se non indispensabile..
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    26 Ottobre, 2013
Top 50 Opinionisti  -  

LE MAGICHE DONNE DELLA FAMIGLIA AMORE

“Sono una strega che non sapeva di esserlo. Lo sei anche tu?”
Siamo a New York, è inverno, nevica…. Eleanor sta tornando a casa, o meglio sta tornando nella casa della nonna e delle prozie dove ha passato molte estati quando era bambina.
I ricordi sono però vaghi, Elly, percepisce di aver vissuto bellissimi momenti in quella casa, ma non sa tornare ad allora con la mente, è come se avesse dei vuoti, che intende a tutti i costi riempire.
Perché Eleanor ritorna dalla nonna e dalle zie?
Perché aspetta un bambino, da un uomo bello, socialmente affermato ma….. Quest’uomo l’ha picchiata in più occasioni, la violenza, la soppressione della volontà dell’altro, è il solo canale di comunicazione che riesce ad utilizzare e finalmente Eleanor si ribella e lo lascia. Inoltre nella mente della donna eccheggia continuamente una frase…:”Torna a casa”; quest’impulso diventa un desiderio insopprimibile.
Carmen, la mamma di Elly, donna molto bella e molto volubile, attrice, non approva la scelta della figlia, come non approva la gravidanza della figlia stessa…
“Eleanor, so di essere dura con te ma, sul serio, piccola, dammi retta. I figli ti espropriano della tua vita. Ti colonizzano l’esistenza e poi dimenticano tutte le cose belle che hai fatto per loro….”
Non intende portare la figlia gravida con sé e quindi Eleanor le comunica la scelta di tornare dalla nonna Mimi. Carmen prova a farla desistere in tutti i modi , ha rotto i ponti tanti anni prima con la madre e le zie, perché le hanno restituito la bambina Elly senza più la memoria…
Cosa è successo alla famiglia Amore? Quale segreto custodiscono le anziane donne?
Che futuro attende Eleanor?
Il libro si suddivide in quattro parti che rappresentano le quattro stagioni, ogni parte è suddivisa in piccoli capitoli recanti il nome di un personaggio. Ogni personaggio racconta parti del passato o del presente che sta vivendo.
Il libro è piacevole, anche se alcuni punti mi sono sembrati un po’ lenti e ripetitivi. La storia appare da subito ricca di segreti e interrogativi che pian piano vengono sciolti.
La cortina di fumo che invade i ricordi di Eleanor piano piano si disperde; il fatto di essere ritornata effettivamente nel posto che ha sempre considerato “casa”, nel posto dove è accaduto tutto, l’aiuta a riportare al loro posto i pezzi mancanti dei suoi ricordi….
E poi non dimenticate la magia che permea le pagine. I “poteri” delle donne della famiglia Amore di vedere nel futuro, di creare con le erbe tisane miracolose….
Una lettura di svago piacevole, con un pizzico di magia, con qualche punto un pochino “lento”, ma in ogni caso un romanzo grazioso.
Lo consiglio a tutte le amiche che adorano le “fiabe”, la magia, i segreti.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    20 Ottobre, 2013
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UNA BELLA SAGA FAMILIARE

Una bella saga familiare. Viene narrata la vita di tre generazioni di donne.
Dai primi del Novecento ad oggi. Dall’Inghilterra agli Stati Uniti passando per il Kenia.
Bella storia, ricca di intrecci, di eventi,di amori. I capitoli si alternano raccontando la vita di Addie e Bea cresciute insieme nella vecchia tenuta inglese definita Ashford Park, arrivando ai giorni nostri, viene raccontata anche la vita di Clemmie, giovane nipote di Addie, avvocato in ascesa a New York.
La nonna Addie è molto anziana, viene ricoverata in Ospedale in fin di vita, le figlie Marjorie ed Anna sono al suo capezzale, e Clemmie nonostante un importante impegno lavorativo, lascia tutto per tornare dalla cara e amata nonna che ha riempito di amore e tenerezza i giorni della sua infanzia.
La giovane deve però scontrarsi con verità del passato mai svelate, verità pesanti, che possono macchiare indelebilmente la memoria che Clemmie serba nei confronti dei suoi adorati nonni.
Anche la zia Anna e la mamma Merjorie devono fare i conti con il passato e forse, quello che non è mai stato svelato e detto, non è proprio come quello che immaginano tutti…..
Narrazione fluida e avvincente. I personaggi sono perfettamente delineati, non si ha difficoltà nel seguire le vicende che si svolgono sui due piani temporali differenti.
Come lettrice, mi sono appassionata al “passato” di Addie, molto avvincente e ricco di avvenimenti, come mi sono altrettanto affezionata alla giovane Clemmie, che deve tirare le fila del pesante bagaglio di fatti e ricordi del passato.
L’autrice ha frequentato l’Università di Yale , dove si è laureata in Studi rinascimentali e Scienze Politiche.
Ecco la sua passione per il romanzo storico da dove deriva. Leggendo, si respira chiaramente che l’autrice si muove con estrema padronanza all’interno delle storie che narra.
Ne consiglio la lettura a tutti gli appassionati del genere, anche se risulta un romanzo molto godibile per chi predilige generi differenti di lettura.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    19 Ottobre, 2013
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TORNATE BAMBINI PER LEGGERLO!

Chiudete gli occhi…. Ritornate indietro nel tempo, ancora, ancora un pochino…. Ecco! Per leggere questo libro dovete per forza tornare alla vostra infanzia, all’età di 9-10anni circa, eh sì! Altrimenti non capirete molto.
La voce narrante è quella di una bambina che ha vissuto l’infanzia in orfanotrofio, la bimba non vede molto bene ed ha un lessico ristretto, non le sembra vero di avere finalmente due genitori.
“Mio padre mi ha comprato dal Comune per trecentosessantacinque franchi….. Nei genitori l’organo più importante è la pazienza”.
Il mondo viene raccontato come lo vede la bimba ( già perché per quanto abbia cercato e riletto la bambina non ha un nome. Non credo dimenticanza dell’autrice , ma cosa voluta, per rendere la bambina non perfettamente reale e messa a fuoco, ma una sorta di personaggio bislacco, tipo quelli interpretati dal bravissimo Johnny Depp).
I genitori vivono nella periferia di una grande città del Nord Europa, in un palazzo nel quale abitano molte persone di etnie e culture diverse.
Inizialmente i genitori fanno di tutto per arricchire il vocabolario e la sete di conoscenza della bambina, facendo lunghi giri in auto e mostrandole il “mondo” dando un nome per ciascuna cosa, ciascun sentimento o concetto astratto. Le parole vengono scritte e conservate in svariate scatole.
“FORTUNA. Appartiene alla scatola di fiammiferi IMPROBABILITA’/SPERANZA”
La bambina in realtà, nel suo cuore è molto più adulta degli adulti, riesce a capire chi le sta intorno e a gioire anche di quel poco che magari i "grandi" ,riescono a darle. I rapporti forti della sua nuova realtà li instaura con il papà, ma ancor di più con il nonno Tat, anziano che vive in solitudine, senza gli arti inferiori, con iniziali segni di demenza, ma che ascolta e ama la bambina moltissimo.
Bisogna abituarsi a questo tipo di narrazione, perché come tutti i bambini, non è possibile che ci sia logica e scorrevolezza negli eventi così come ce li immaginiamo noi, magari l’attenzione viene reclamata da un particolare comportamento, oggetto o parola che noi adulti non abbiamo minimamente considerato…
Se leggete con queste piccole accortezze la storia, potete trovare piccole perle. Tristezze, realtà di prepotenza e razzismo, delicatezza e gentilezza che non immaginiamo nemmeno.
Provate ad entrare nel mondo di una piccola bambina “figlia di enne enne” (la presa in giro dei compagni di classe..) , magari riuscirà a stupirvi, sicuramente ad intenerirvi.
Bisogna dare atto all’autrice di aver scritto un libro originale, con uno stile tutto particolare, che ha indubbiamente incuriosito la critica… Ammetto anche la mia difficoltà iniziale ad entrare nella storia, la sensazione comunque lasciata alla fine del libro non è negativa, se mai di malinconica tenerezza...si potrebbe provare, con la supervisione di un adulto, a leggere questo libro con bambini di quinta primaria o prima secondaria e vedere cosa possono trarre i bambini da questo romanzo (che ne dici Pia??).

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    17 Ottobre, 2013
Top 50 Opinionisti  -  

UNA GRANDE DONNA


Questo libro riporta gli interventi effettuati dalla grande scrittrice e giornalista, in alcune Università Americane. Una volta di più ci troviamo di fronte la persona Oriana, senza trucchi artatamente posti in essere, perché lei è così, diretta, coraggiosa, intelligente, forte.
I suoi interventi, le interviste, gli articoli, i libri, sollevano grande clamore. E’ una persona scomoda, perché dice la verità, svela le grette meschinità dei politici, le crudeltà dei dittatori, senza paura. Il lettore percepisce chiaramente il fuoco che brucia nell’animo di questa donna, e non può che rimanerne affascinato, quasi soggiogato, non può che condividerne gli alti ideali, che rimangono al di sopra della politica così come noi la immaginiamo, ma sono ideali di dignità e libertà, sacrosanti per chiunque.
Viene espresso apertamente l’intimo pensiero,, i sogni, le delusioni della Fallaci…. E, mi ripeto, conquista, non può fare altro, si percepisce vividamente la passione dell’autrice nel trattare temi sbandierati ai quattro venti da molti, di cui tanti, forse troppi, si sono riempiti la bocca, carpendo la fiducia e l’ingenuità delle folle.
“Il giornalismo deve esistere non per soddisfare banali curiosità, non per alimentare il pettegolezzo o divertire: deve esistere per aiutare le persone a trovare o mantenere la propria dignità, per combattere la propria ignoranza, per difendere sé stessi. Significa anche che il giornalismo non è solo fatti, bensì l’interpretazione dei fatti attraverso le idee”
E ancora:
“… Forse io vedo il giornalismo come lo sogno, non come è. Forse il giornalismo che sogno è impossibile. Forse non posso chiedervi di condividere questo sogno. Ma c’è una frase che gli studenti di Parigi scrissero sui muri della Sorbona durante la rivolta del 1968. E mi piace molto. Dice: “ Siate realistici. Chiedete l’impossibile.”
Leggete, assaporate con me il pensiero di Oriana, il cuore di Oriana, ella sostiene che il giornalismo è politico, inteso come non una mera ripetizioni del fatto ( per questo ci sono i registratori….), ma il commento, del fatto stesso, fa diventare il prodotto politico.
La scrittrice dunque parla di politica, di giornalismo, di lotta a tutti i sistemi che cancellano la libertà della persona, lo fa raccontando la propria vita, il padre esponente della Resistenza, imprigionato e torturato, il suo grande amore, Alekos Panagulis, l’uomo che tentò di uccidere il dittatore della Grecia Papadopoulos, inizialmente condannato a morte e successivamente, sospesa l’esecuzione, rinchiuso nel carcere militare di Boiati dove rimase cinque anni in condizioni disumane.
Il 19 agosto 1973, Papadopoulos concede l’amnistia a tutti i prigionieri politici e Panagulis viene rilasciato, poche ore dopo la Fallaci lo intervista ed è amore.
L’autrice menziona anche diverse poesie scritte da Alekos, durante la prigionia, addirittura con il sangue, ed è alla fine dell’intervento in cui parla lungamente del suo uomo che conclude:
“Non ci saranno domande, non tanto perché sia tardi, ma perché il mio cuore è più stanco della mia voce”
Leggete questo libro cari amici, è un documento unico, che ripercorre anni di storia difficili e tormentati (non che il nostro oggi sia molto diverso..). Posso solo dire che mi dispiace immensamente non poter leggere articoli della Fallaci che trattano le problematiche del nostro presente, interviste, reportage di cronaca importanti.
Peccato! Ci dobbiamo accontentare di ciò che ha lasciato in eredità…

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    13 Ottobre, 2013
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ISTINTO MATERNO

Romanzo con tinte noir, e proprio per questa caratteristica, a me congeniale.
L’inizio è come quello di un auto da corsa, uno sprint, quanto inaspettato, tanto azzeccato.
Il lettore si trova da subito con gli occhi incollati alle pagine….
La parte centrale è il vero romanzo , la “velocità” si assesta su un andatura diciamo da “crociera”, per arrivare alla parte finale, con un notevole rialzarsi della tensione, ed un ritmo di nuovo incalzante fino al “traguardo”.
Questo altalenarsi di parti “adrenaliniche” e parti più serene, non è affatto spiacevole. La scrittura è fluida e coinvolgente.
Il personaggio principale è PAUL, un bambino di 6 anni, che viene gettato in acqua da un traghetto che collega il Vermont al Canada.
Tracy, giovane donna, giornalista free-lance per alcune riviste sportive,sta transitando in quel momento sul traghetto che compie la traversata opposta, ed assiste casualmente alla scena…
A tutti i dubbi che si affacciano nel giro di pochi secondi nella sua mente: “Avrò visto giusto? Non era un sacco dell’immondizia? Possibile che se fosse davvero un bambino nessuno si tuffi per salvarlo e chieda aiuto?” ,Tracy non ha una risposta, l’istinto la porta a tuffarsi e nuotare verso il punto in cui il bambino è sparito sotto la superficie dell’acqua. Acqua gelida, infida, buia.
Miracolosamente la donna riesce a trarre in salvo Paul e, invece di decidere di portarlo immediatamente presso una Centrale di Polizia, la cosa che sceglie di fare è quella di portare a casa il bambino, cambiarlo, asciugarlo, coccolarlo e farlo addormentare serenamente.
Lo sguardo che Paul le ha rivolto mentre stava per annegare, ha toccato profondamente Tracy, come l’ha sconvolta il fatto di aver trovato il tronco del bambino letteralmente legato strettamente da una felpa da adulto. Nel cuore della donna prende sempre più piede l’ipotesi di un’ intenzionale tentato omicidio.
Ma chi può, in cuor suo, avere voluto deliberatamente uccidere un bambino? I genitori chi sono e dove sono? Sì, perché Paul parla solo francese.
I giorni scorrono lenti, ed il rapporto che si instaura tra Tracy e Paul diventa sempre più profondo, la salvatrice che si sente responsabile in tutto e per tutto del bambino, e Paul, che vede nella donna, la salvezza, la bontà, l’amore che forse non ha mai ottenuto dalla propria mamma…..
“Dovevo provare ad aggiustare le cose. Dovevo fare del mio meglio per assicurarmi che Paul non dovesse guardarsi alle spalle per il resto della vita. Dovevo finire quello che avevo iniziato quando mi ero tuffata nel lago Champlain per prenderlo.Non si può salvare un bambino e poi sparire: Bisogna rimanergli vicino…”
E così Tracy comincia ad indagare, in primis per cercare la famiglia di Paul, e poi….
L’autrice ha tratteggiato un personaggio positivo “ideale”, una donna, senza legami affettivi stretti, senza figli, che dedica la sua vita a Paul, sfortunato bambino, il finale è comunque inaspettato, e forse, più realistico di quanto possa desiderare il lettore.
Romanzo con spunti di originalità che merita la lettura.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    05 Ottobre, 2013
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UNA LACRIMA MI HA SALVATO

L’ennesima testimonianza, una donna, che improvvisamente, da una vita attiva, come tante, si ritrova confinata in un letto di Ospedale, collegata ad un respiratore, praticamente cieca ed incapace di muovere qualsiasi parte del corpo, insomma praticamente in coma.
Un vero incubo …. Per lei stessa, per suo marito e sua figlia ….
Cosa sarà successo ad Angèle?
Da qualche giorno la donna aveva formicolii e parestesie alle estremità, del tutto sottovalutate, alla comparsa di un improvvisa quanto dolorosissima cefalea, si decide il trasporto in Ospedale.
Tutti gli esami a cui viene sottoposta Angèle, risultano apparentemente negativi, nessun problema di emorragia cerebrale o di una possibile massa che possa aver determinato le condizioni della donna ma ancora:
Cosa sarà successo ad Angèle?
I medici brancolano nel buio, la donna in realtà ha le funzioni cerebrali mantenute, quindi pur non vedendo sente tutto dal punto di vista uditivo, e percepisce chiaramente il dolore, pur non avendo la capacità di reagire e ribellarsi, a tutte le tecniche invasive alle quali viene sottoposta, molto dolorose.
Quindi, a pochi giorni dal ricovero, sente chiaramente il Primario, che, parlando con il marito, prospetta la possibilità a breve di “staccare la spina”.
Questo significa la morte certa della donna.
Ma come è possibile! Una pratica simile viene attuata nel momento in cui le funzioni cerebrali risultano assenti, ma Angèle, sente, pensa, soffre, grida all’interno del suo corpo, trasformatosi nel suo sarcofago.
Questa storia è vera, Angèle vi accompagnerà passo, passo attraverso il suo incubo, percorrerete con lei il tunnel nero come la pece, che sono i primi giorni di ricovero, fino ad arrivare alla luce di speranza e di guarigione.
Non voglio svelare quale rara patologia abbia colpito la donna e nemmeno parti importanti del suo calvario.
Lo scopo del libro è quello di far conoscere più possibile la storia di Angèle, così da sensibilizzare il personale Medico ed Infermieristico nella gestione del paziente non autosufficiente.
Non solo avere persone preparate all’uso dei materiali e degli strumenti necessari a mantenere in vita i pazienti, ma, sviluppare quell’empatia, quella delicatezza, quella sensibilità che portino a comprendere che “riparare” un corpo, prevede anche il considerare l’anima ed il cuore del paziente stesso.
Angèle mai vorrebbe che altre persone si debbano ritrovare a vivere ciò che lei ha passato.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    04 Ottobre, 2013
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UN PUGNO IN PIENO VISO


Amici, questo libro è un treno in corsa che si abbatte con tutta la sua potenza, contro la nostra mente, il nostro, cuore, le nostre emozioni, le nostre convinzioni.
E’ un romanzo, siamo d’accordo, ma permettetemi di dire, potrebbe essere uno spaccato veritiero della realtà, potrebbe essere la storia di vita di tanti.
Entriamo insieme a Barbara Giustini, chirurga, all’interno di un istituto oncologico all’avanguardia, dove ha deciso di prendere la Specializzazione. Barbara sa solo che il suo grande desiderio è il lavoro in sala operatoria, dove risulta essere già molto in gamba, non è convinta che la permanenza in Oncologia sia il suo futuro, in qualche modo teme il rapporto Medico-paziente che viene ad instaurarsi in particolari condizioni.
“Certo non sarà semplice adattarsi a un centro oncologico. Uno può prepararsi quanto vuole, la teoria, non rende l’idea. Lavorare in un istituto come il nostro crea inevitabilmente legami,si vedono passare le persone e si sentono le loro storie. Ci si affeziona, ci si commuove.”
Barbara con sensibilità e dolcezza viene accompagnata dal pull di Medici che operano nel Centro, c’è Anna dottoressa che non entra in sala Operatoria, si preoccupa principalmente della gestione dell’ambulatorio, ed ha una sensibilità tale, da stabilire rapporti stretti con pazienti e familiari, arrivando ad accompagnare molte volte le persone alla morte. Convinta che al fianco della Medicina tradizionale, possano coadiuvare i trattamenti, anche tutte le forme di Medicina alternativa.
C’è il Professor Stefano Solda responsabile dell’Unità Chirurgica senologica, uomo con una sensibilità ed attenzione verso le sue pazienti rara ed encomiabile, sposato, con un matrimonio non felice.
C’è Luc Van Reijn chirurgo toracico al quale verrà diagnosticato un aggressivo tumore al panceas,
e poi ci sono le pazienti: Giulia , Rosa con le loro storie, con la loro giovane età, con speranze ed aspettative verso il futuro; e parecchi altri personaggi secondari.
Vivremo con questi fantastici personaggi tratteggiati dall’autrice ( il fatto che sia Medico e comunicatore scientifico all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, ha dato la giusta prospettiva al romanzo), soffriremo con loro, capiremo tanti atteggiamenti e comportamenti, posti in essere solo per non sgretolarsi di fronte alla crudezza di certe storie.
Ho pianto, ho respirato nuovamente l’atmosfera ospedaliera che ricordo con rimpianto, ho riconosciuto molte sensazioni derivanti dalla diagnosi di un cancro, ai vari step, quali intervento chirurgico, radioterapia, chemioterapia, terapia ormonale, controlli periodici.
Leggendo ho rivissuto riga dopo riga, quello che il cancro compie, non solo nel fisico, ma nel cuore e nella mente degli individui coinvolti in prima persona, ma anche nel cuore e nella mente di familiari, amici, fidanzati…
E’ una lettura che fa male, che racchiude una dolcezza non comune. E’ una lettura che porta a conoscere da vicino la morte e la sofferenza, come parte integrante della vita. E’ un libro che parla di cancro ,senza veli, a tinte forti, che mette in primo piano il paziente che non è più un numero, ma una persona che viene accolta e curata nel corpo e nell’anima da veri angeli , che con passione e dedizione affidano la loro vita e le loro capacità ad altre persone sofferenti.
Il “sentire” la fa da padrone, sentire inteso come emozione, sentimento, che può manifestarsi nei modi più inaspettati.
La scrittura è scorrevole, in alcuni punti la sua crudezza ferisce come una luce accecante puntata improvvisamente negli occhi,e lascia, una volta allontanata, una cecità improvvisa, una sorta di stordimento.
Si entra in un altro mondo, non fantastico, ma quanto mai vero e doloroso.
L’unico avvertimento che in coscienza mi sento di fare è quello di sconsigliare la lettura a chi emotivamente non riesce a confrontarsi con la realtà delle malattie neoplastiche, perché ne uscirebbe davvero devastato.
In cuor mio ne sono uscita arricchita, sono 264 pagine che racchiudono non la morte, ma la vita.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    28 Settembre, 2013
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VITE DEFINITE DA DIVERSE TONALITA' DI GRIGIO

Anne Enright è una scrittrice irlandese con all’attivo diverse pubblicazioni che hanno vinto anche dei premi, questo libro in particolare è stato finalista all’Orange Prize for Fiction nel 2012.
E’ un romanzo che parla di amore, di tradimento e clandestinità, l’autrice sceglie di mettere in primo piano la protagonista femminile, Gina, l’altra donna, attraverso il racconto del suo incontro ed innamoramento con Sean. E’ una sorta di “confessione”, un’analisi cruda, senza edulcorazioni di quello che è accaduto.
“ Non avevo mai avuto una relazione extraconiugale. Non sapevo quanto conturbante fosse la clandestinità. Il segreto era tutto.”
Gina ha un matrimonio come tanti, due persone sposatesi in giovane età, che condividono la quotidianità, fatta di uscite,ed eccessi: “con Conor tutto era sempre un po’ eccessivo…. E in qualche modo finii per non crederci. Finii, può sembrare una cosa strana da dire, per non credere a nulla di quanto faceva…..”
Questo rapporto basato “sul nulla”, mi chiedo, quali e quante possibilità avrebbe avuto di salvarsi dall’adulterio….
E così Gina avanza nel racconto dell’incontro con l’uomo che cambierà la sua vita…
“Era molto bello questo desiderio che si apriva dentro di me, e poi si apriva di nuovo.Ed è questo che mi pone al di là del rimpianto: la dolcezza del mio bisogno di Seàn Valley, la sensazione che ad accenderlo ci fosse qualcosa di ineffabile…”
Gina si innamora di quest’uomo di cinquant’anni, un uomo normale, non bello, non fisicamente imponente, ma di quelli che “ci sanno fare”..
Seàn ha una figlia, Evie, affetta da epilessia. Aileen, sua madre, ha dedicato la vita nel seguire questa bambina particolare, tanto che le sue attenzioni ed ossessioni verso Evie, sono diventati motivo di scontro con il marito.
Le coppie si conoscono, Aileen invita più volte Gina a casa, bravissima l’autrice a tracciare esattamente questa linea di comportamento quasi scandaloso. Il desiderio di Gina di vivere Seàn supera persino il confine della sua realtà familiare.
La storia continua, i due abbandonano le loro famiglie e cominciano una nuova vita.
Il racconto prosegue, Gina parla di sé della sorella, dei genitori e della loro morte, del suo lavoro. Al lettore viene trasmessa chiaramente la condizione emotiva della protagonista nelle varie fasi della storia con Seàn, l’entusiasmo iniziale, la tensione sessuale tra i due, il desiderio, la sofferenza, ed infine sono arrivata a percepire una sorta di rassegnazione e di tristezza che avvolgeranno la figura di Gina.
La conclusione di questo libro mi ha lasciato l’amaro in bocca.
Lo stile di scrittura è accattivante e mutevole con lo svolgersi della trama, il libro è suddiviso in capitoli brevi con un piccolo titolo in inglese per ciascuno che ne riassume il contenuto.
Buona lettura!

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    22 Settembre, 2013
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AMORE PER LA NATURA E AMORE PER IL VALORE DELLA FA

Katie Fforde è una notissima e amata scrittrice di narrativa femminile nel Regno Unito.
Il suo romanzo contiene importanti indicazioni riguardanti la personalità della scrittrice, quali: l’amare la sua terra, la natura in generale, e il senso della famiglia.
La scrittura è scorrevole, particolareggiata, non noiosa.
L’ossatura della trama è comune a molti romanzi del genere, la giovane e bella ragazza, che cresce da sola un figlio fino al momento dell’inaspettato incontro, mai sperato, con l’ignaro padre del bambino.
Il racconto è ricco di personaggi secondari che rendono la vicenda spassosa e dinamica.
Originali sono anche i protagonisti, Sian è una disegnatrice, specializzata nel decorare mobili; Gus ha vissuto in spensieratezza gran parte della gioventù, facendo letteralmente l’esploratore, ma un infortunio, lo riporta alla casa di famiglia, con il sogno di pubblicare un libro che tratta il “sopravvivere” all’aria aperta e poter aprire un’attività basata su corsi che insegnano ai ragazzini tecniche tipo “giovani marmotte”.
Rory è il figlio di Sian e Gus, dipinto come un bambino bravissimo, educatissimo, ubbidientissimo.
Forse l’unico “difetto” se così possiamo definirlo, del romanzo, è racchiuso proprio nella caratterizzazione di questo personaggio, davvero troppo angelico e perfetto per poter rispondere alla realtà.
Come la vita farà incrociare nuovamente le strade dei giovani protagonisti? Il cielo di entrambi verrà velato da nubi che racchiudono domande mai poste , incomprensioni, insicurezze.
Solo l’amore vero, sincero, senza compromessi potrà riportare il sole nelle loro vite.
Cosa aspettate a percorrere un tratto di vita insieme a Sian, Gus e Rory?
Piacevole lettura di puro svago, all’insegna dei buoni sentimenti.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    16 Settembre, 2013
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KILLER E VITTIME COME FLASH DI POCHE PAGINE

Primo libro che viene pubblicato in Italia del teutonico e belloccio Strobel, che ha iniziato a scrivere a quarant’anni, il lavoro principale è all’interno di una banca tedesca con sede in Lussemburgo.
Viene paragonato ad un autore come Dorn, ma a mio parere non ne regge il confronto.
L’idea di fondo è molto accattivante, ma, non è stata sviluppata al meglio.
Non sono stata travolta e catturata dalla trama, non ho avuto nemmeno grandi scariche di adrenalina, nel leggere le torture dell’assassino. Come mai? Cosa manca?
Siamo ad Amburgo, una giovane ragazza riceve un pacco che contiene niente di meno che un pezzo di pelle umana conciata, ed utilizzata come pergamena, dove al di sopra, sono riportate poche righe di un romanzo appena pubblicato. L’autore è Christop Jahn, trasferitosi da Colonia ,dove sembra abbia dovuto affrontare un altro brutto caso di emulazione dopo l’uscita del suo thriller precedente.
Potrà mai essere un puro caso? Questa è la domanda che si pongono l’investigatrice Andrea Matthiessen e l’investigatore Erdmann, responsabili delle indagini.
Nel frattempo è sparita nel nulla la giovane figlia del direttore di un noto quotidiano del posto. Apparterrà a lei il brandello di pelle utilizzato? Se sì, la ragazza potrà essere ancora in vita?
In primo piano ci sono quindi le indagini, che in alcuni punti risultano quasi noiose, un posto del tutto marginale viene occupato dalle vittime, dalle sofferenze a loro inflitte, dai loro pensieri, dal loro vissuto.
Le ragazze coinvolte, il lettore, non le conosce per nulla, difficile empatizzare con questi personaggi sfumati e sfocati.
Idem per quanto riguarda il killer, il suo pensiero, la sua mente malata, il suo agire è toccato appena, così da essere un’ ombra che ricopre alcuni punti della vicenda senza mai entrarci veramente di diritto, anche se ne avrebbe ben donde.
Viene riposta in primo piano, la figura dello scrittore Jahn, le capacità più o meno brillanti dello stesso, l’aspetto prettamente editoriale ed economico, le recensioni negative, le aspettative che gravano sull’uscita e la pubblicazione di un determinato libro; interessante leggere i sotterfugi e le strategie di marketing utilizzate per editare qualcosa di nuovo.
Un ulteriore appunto sul killer deriva dal fatto che mi sembra assai inverosimile, ritenerlo in grado di porre in essere rapimenti e torture come descritte…. L'autore Strobel ha infilato forzosamente al personaggio l'abito del killer.... Leggete e poi datemi pure la vostra opinione…
Che dire, il libro si legge speditamente a parte qualche sbadiglio di troppo in alcuni punti della trama.
Ma non è di certo tra i thriller che hanno conquistato il mio cuore…


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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    09 Settembre, 2013
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...NON CI POSSO PENSARE...

“Essere mamma non è un mestiere. Non è nemmeno un dovere. È solo un diritto fra tanti diritti.
Oriana Fallaci, Lettera a un bambino mai nato, 1975”

Ed aggiungo, un diritto che alcune donne non dovrebbero decidere di esercitare…..
Questa è la storia di Marina, donna tanto bella quanto psicologicamente fragile, volubile, egoista, superficiale… Donna a cui capita (non a caso ho deciso di usare questo termine) di affrontare tre gravidanze da uomini diversi.
Kitty è la primogenita, poi arrivano Sam e Violet.
Nel libro viene narrato il rapporto malato che Marina decide di stabilire con i propri figli, specialmente con la figlia più grande.
La donna,di professione pittrice, si abbandona alle più stravaganti azioni, che nell’infanzia i bambini trovano divertenti, ma crescendo, le domande cominciano a nascere, ed in Kitty ragazzina responsabile ed educata, lo stile di vita materno fa nascere grandi conflitti interiori.
Dal sentirsi non accettata a scuola in quanto figlia avuta in seguito ad un rapporto con un uomo sposato, al sentirsi un’ adolescente che deve competere niente di meno che con la madre stessa, per ottenere sguardi e simpatie dai coetanei, in quanto questa figura ingombrante si permette non solo di frequentare ed organizzare feste con gli amici della figlia, ma di iniziarla anche all’uso di droga.
Questa lettura a mio avviso rasenta l’inaccettabile. Come può un libro del genere essere definito “Tragicommedia molto divertente, spontanea e commovente.”
Non accetto che venga fatto passare per normale rivalità tra madre e figlia, un comportamento totalmente anormale, amorale, insulso ( anche se non ho una figlia femmina mi sento ugualmente offesa ed insudiciata). Come si può leggere che una donna proponga alla stessa figlia quindicenne di sniffare una pista di cocaina? Come si può leggere che una madre inviti in camera propria diversi uomini nel corso degli anni, anche adolescenti, e pure una donna per “farci cose da grandi” sotto lo stesso tetto di minori più o meno consapevoli?
E’ un libro che davvero non si può leggere…..
Lasciando perdere un momento la trama, anche dal punto di vista stilistico, l’autrice ha diversi difetti. La storia non ha continuità, ogni capitolo salta in maniera sconclusionata da eventi del passato, al presente, al punto di vista di un personaggio diverso. Da lettrice mi ha molto disturbata questo modo di scrivere, ed ha reso difficoltoso il seguire il filo del racconto.
Non tutti i personaggi secondari sono ben tratteggiati, anche perché sono molti. Tra relazioni vecchie e nuove della madre, amiche intime dell’una e dell’altra che vengono tutte cambiate come cambiare il giorno sul calendario, e difficile raccapezzarsi.
E sì che sono stata attirata anche questa volta da una copertina che è l’innocenza fatta e finita. Un volto angelico di bambina, affiancato a disegni di piccole fatine su un pesco in fiore….
Cari amici/amiche, non vi perdete proprio nulla se anche evitate di leggere questo “libercolo”….

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    01 Settembre, 2013
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IO BALLO CON DIO

Una vita di sofferenza, di solitudine, di violenza, di povertà. Fin da piccola ha assistito alle liti violente dei suoi genitori, fin da piccola ha dovuto lavorare come cameriera nel locale gestito dal papà, e badare ai suoi fratelli. Anna è cresciuta nell’indifferenza degli adulti, occupati a lavorare e risolvere i loro gravi problemi.
Anna desidera solo una cosa nella sua vita, essere amata, capita, ascoltata.
Anna ha un grande dono, quello della danza, e attraverso questo canale entra nel mondo del lavoro sia televisivo che notturno, nei locali, attraverso il ballo sfoga tutta la sua disperazione e manifesta in modo conturbante il suo desiderio di essere amata.
La vita di Anna si svolge di notte, incontra uomini che la desiderano, usano il suo corpo e poi l’abbandonano, facendo in modo di ingigantire la voragine di solitudine e mancanza di autostima che Anna porta con sé..
“deforme , mi gettavo sulle belle forme
delle tue creature.
Eri con me e non ero con te.
Mi tenevano lontano da te le tue creature,
inesistenti, se non esistessero in te…. (S.Agostino, Confessioni 27,28)
In questa routine “infernale” , cerca di entrare la mamma di Anna che nel frattempo ha iniziato un cammino di fede, proponendo alla figlia di leggere la Bibbia e di andare in Chiesa, e questo si ripete ogni sera prima che Anna esca, ma il risultato è solo un violento rifiuto, invettive ed insulti.
Fino a quando…..
La conversione di Anna non è un cammino lineare, il percorso è lungo, costellato di dubbi, di domande, di grandi turbamenti interiori. Ed è proprio la peculiarità di questa conversione che colpisce.
Il desiderio di Dio non è sbocciato in tenera età, all’interno di una famiglia devota, nella quale il cammino di fede era già tracciato. Ma il desiderio di Dio nasce in una, ormai donna adulta, per molti considerata persa, visto il tipo di vita condotto. Ed è proprio racchiusa qui la grande forza del messaggio che la conversione di Anna racchiude il sé, LA SPERANZA.
La scrittura è diretta, dura, sincera in modo disarmante e doloroso. Tra le righe si percepisce la sofferenza di quest’anima, intrappolata in una spira di perdizione dalla quale non è in grado da sola di uscirne.
Lascio al lettore la bellezza di scoprire il cammino di Anna, che riserva ancora molti aspetti umanamente e spiritualmente ricchi di concetti forti.
Oggi Anna è una Suora che fa parte della Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth.
Il titolo racchiude una grande parte della vita di oggi di Suor Anna.

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Religione e spiritualità
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    25 Agosto, 2013
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CARA MAMMA CELESTE!

“ Tante sono le cose annunciate a Medjugorie che ancora si devono verificare. Innazitutto sul monte delle apparizioni dovrà comparire un “segno inequivocabile. Qualcosa di indistruttibile che convincerà tutti delle apparizioni della Gospa (signora in croato). Sarà evidente in modo clamoroso che non si tratta di cosa creata dall’uomo…. Una delle veggenti è in possesso di un foglio, sul quale sono scritto dieci eventi che dovranno verificarsi. Chi ha avuto in mano questo oggetto assicura che è fatto di materiale sconosciuto, non è carta, né stoffa, nè pergamena….”
Ho vissuto una parte della mia vita come cattolica non particolarmente praticante, da qualche anno ho iniziato un percorso di conversione che sta cambiando in modo significativo e migliore il mio oggi, nonostante le mille problematiche grandi e/o piccole della quotidianità.
Alla luce di questo cammino, di questo ri-innamorarsi di Cristo, mi piace documentarmi e leggere tutto ciò che tratta testimonianze di conversione e segni evidenti della presenza di Gesù e della Madonna in mezzo a noi (e quanti sono….!) ed ecco leggere questo libro: “Le lacrime di Maria” di Rino Cammilleri, noto giornalista e scrittore.
L’autore ripercorre nella storia le innumerevoli apparizioni mariane, parlando sicuramente di Medjugorie (per le quali ha dedicato tutto un libro precedente a questo: “ Medjugorie il cammino del cuore”), come l’apparizione che oggi ancora si ripete in modo continuativo ed importante, toccando similitudini con l’apparizione di Civitavecchia.
Ma quello che rende questo libro un concentrato di eventi assolutamente rilevanti, è il fatto di aver raccolto documentazione di apparizioni avvenute in tutto il mondo, non solo cristiano, della Mamma Celeste, con una serie di messaggi e previsioni numericamente importanti , lo stesso, per guarigioni miracolose e fenomeni inspiegabili per la scienza, quali la lacrimazione e /o la trasudazione di effigi della Madonna in diversi materiali con liquidi che vanno dal sangue (maschile che contiene solo emoglobina), alle lacrime vere e proprie, ad un liquido che dall’analisi chimica non si riesce a risalire da cosa sia composto, al semplice olio d’oliva puro al 100%, alla presenza di profumi vari quali rose o altre gradevoli essenze.
Cammilleri cita fatti riconosciuti dalla Chiesa, ma anche eventi per i quali la Chiesa ancora non ha espresso consenso o diniego ( anche Medjugorie fa parte di questi ultimi).
La cosa che mi ha colpito inoltre, riguarda il Papa da me più amato, Giovanni Paolo II, che, da ciò che è scritto, si evince abbia avuto parte attiva in molte vicende legate alla gestione delle apparizioni, al confidare nella Madonna e affidarsi alla Sua protezione; chi non ricorda che il grande Papa ha fatto incastonare il proiettile del suo attentato nella statua della Madonna di Fatima, asserendo che la sua salvezza sia dovuta al solo intervento divino della Madonna?
La Regina dei Popoli non ha lesinato le sue apparizioni, e suppliche legate alla conversione, alla preghiera ed al seguire Gesù, proprio come una brava mamma fa con i propri figli per il grande amore che nutre per loro.
Bravo l’autore nel rendere la lettura fluida, semplice, interessante, ne consiglio la lettura a tutti, fosse solo per rendersi ancora più conto di quanto fatti storici importanti siano strettamente legati a fatti non terreni, e quante volte la Madonna abbia previsto e in alcuni casi sventato grandi disastri.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    21 Agosto, 2013
Top 50 Opinionisti  -  

FINALMENTE UNA STORIA D'AMORE ORIGINALE

Libro non recentissimo, esposto su una bancarella estiva, acquistato d'impulso per la bella copertina ed il breve commento inserito sulla stessa. La lettura mi ha soddisfatta, in primis perché avevo il desiderio di leggere una bella storia di amore e sentimento, magari con qualche tocco di originalità, in secondo luogo, perché la vicenda si svolge nel periodo della seconda guerra mondiale, e offre una riflessione sulle prospettive future dei giovani dell'epoca, e sulle modalità del vivere il proprio presente.
La storia è scritta in modo semplice, i personaggi sono ben delineati, si entra nell'atmosfera creata dai ricordi, dalla malinconia e dal rimpianto.... Sembra di ascoltare un violino che suona una struggente melodia, che dolcemente ti culla durante la lettura.
Pretesto che permette a Lily ormai anziana, di aprire il proprio cuore alla nipote, consiste nel fatto che viene casualmente ritrovato in una zona brulla, un vecchio contenitore con al suo interno un foglio arrotolato che riporta una formula di sostanze chimiche, scritto a mano, che ha come intestazione : "La stella di Lily" erroneamente scambiato per la "ricetta" di un ordigno esplosivo dei tempi della seconda guerra mondiale.
L'oggetto ed il prezioso foglio vengono portati al Museo cittadino, così Lily, accompagnata dalla nipote, va a reclamare ciò che le appartiene.
Naturalmente l'anziana donna deve dare prova di conoscere esattamente l'oggetto e lo scritto ritrovato, inizia così il racconto della sua vita passata di sposa diciassettenne di un soldato partito per il fronte subito dopo il matrimonio, rimasto assente per più di tre anni, e dell'incontro con Jake, passionale giovane di origini italiane ideatore e produttore di fuochi d'artificio....
Lasciatevi cullare dal racconto di Lily, dalla voglia di vivere il presente ed i sentimenti ed emozioni che si provano quasi per caso, senza che nessuno abbia voluto cercare volontariamente l'altro, dal senso del dovere che una giovane moglie come Lily sente di provare nei confronti di un marito quasi sconosciuto, ma più che mai presente, dall'importanza che assume lo svelare questa parte di vita passata che darà alla nipote importanti spunti per valutare la sua storia vissuta oggi.
Ne consiglio assolutamente la lettura a chi ama libri che parlano di sentimenti in un contesto originale. Bello il riferimento ai fuochi d'artificio. Sssssth! Silenzio.... Non sentite anche voi lo scoppio dei fuochi? Provate a guardare fuori dalla finestra... magari le stelle di Lily riuscirete a vederle anche voi...

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Religione e spiritualità
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    21 Agosto, 2013
Top 50 Opinionisti  -  

DALL' INFERNO AL CIELO

" Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anche io lo amerò e mi manifesterò a lui" (Giovanni 14,21)
SOLO L'AMORE RESTA, mai titolo mi è sembrato più calzante.
Ragazzi, questo libro bisogna leggerlo, non esiste la dicotomia: credo, allora è un libro fatto per me; non credo, allora è una lettura non indicata per me...
Leggere una grande e forte testimonianza come quella di Chiara riesce a smuovere l'anima di chiunque.
Perché di vita vissuta stiamo parlando, di scelte estreme e coraggiose, volte al bene ed all'amore per il prossimo, volte al vivere il Vangelo fino in fondo.
Questo è un libro che parla d'amore, di quelli assoluti, totalizzanti, l'amore di Dio per noi si trasforma in atti concreti, svelati da fatti apparentemente inspiegabili che accadono a Chiara, proprio nei momenti di bisogno estremo...
Ma cosa ha fatto di così grande Chiara?
Fin da piccola respira l'amore e la Parola di Dio, fin da piccola si sente attratta in modo assoluto dalla potenza dell'amore di Cristo, quindi non deve stupire se giovanissima sente dentro di sé il desiderio insopprimibile di donarsi al prossimo.
Inizia così una discesa all'inferno (così la definisce Chiara stessa), nei luoghi della stazione Termini, non raggiunti nemmeno dai volontari della Caritas, perché considerati "off limits" per la grande pericolosità.
E la giovane Chiara affronta le tenebre, senza paura, sostenuta dall'amore di Dio, ed incontra ed aiuta centinaia di anime perse, centinaia di morti.... Sì perché alla morte del corpo, si contrappone una morte ancora più brutta e pericolosa, quella dell'anima, a cui viene sottratta la speranza,l'amore, il conforto, il futuro.... Chiara ( anche il suo nome sembra assumere un significato simbolico), rischiara le tenebre in cui sono avvolti tanti ragazzi, e li accompagna sulla strada di Cristo.... Pian piano la forza della sua evangelizzazione si carica di forza ed arriva a creare "Nuovi Orizzonti", una Onlus che apre case in Italia ed anche all'Estero.
Chiara vive sulla propria carne, sofferenza, ed una grave malattia che la dovrebbe portare alla cecità, scomparsa inspiegabilmente. Chiara guarda negli occhi pieni di odio e furia, il maligno, attraverso tutte le proprie facce, rischiando addirittura la vita, confidando nell'amore e nella forza del Signore che vince sempre la battaglia con il Demonio.
Il lettore rimane profondamente colpito dalla testimonianza di Chiara, strabiliato addirittura, le pagine trasmettono davvero amore e speranza per noi tutti, che si compiono in pienezza solo alla luce di Cristo.
Super consigliato!!

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    15 Agosto, 2013
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CRUDELTA' SURREALE

Il libro è un mix di violenza, crudeltà anche psicologica, sadismo perpetrato su giovani liceali e dagli stessi ragazzi, contro loro coetanei, la storia è totalmente surreale. Sarebbe troppo facile limitare il commento a poche frasi moralistiche e stroncare così il libro. Più difficile invece è cercare di capire e trovare i perché hanno spinto tre donne a riunirsi per produrre una storia del genere....
La tipologia sembra essere molto vicina al libro Hunger Games (che non ho letto), del quale ho visto il film, quindi, una risposta tutta italiana ad un libro che ha molto venduto, sembra poter essere la motivazione razionalmente più vicina alla realtà..... Mi ha molto colpito il fatto che un libro del genere sia stato scritto da donne, donne che hanno comunque ridotto al minimo l'impatto emotivo di determinate azioni, i sentimenti, le valutazioni morali, nei confronti di grossi temi quali la spiritualità, la gravidanza, l'omicidio, ma anche più banalmente, la lontananza dagli affetti, l'amicizia, l'empatia.
La storia narra il reclutamento di 2 classi del liceo per partecipare al programma "L'elenco", reality gestito dalla mafia su un canale clandestino, nel quale si fronteggiano in una vera e propria battaglia, senza esclusione di colpi nella quale si muore davvero, per mano di "gestori" del "gioco", ma anche per mano di coetanei della squadra avversaria le due classi stesse. Il libro si suddivide in capitoli che riportano i giorni dal reclutamento ed il nome del personaggio principale che in quel capitolo narra il proprio vivere un determinato accadimento. L'evoluzione caratteriale e psicologica così messa in rilievo sulla copertina, riferita ai vari personaggi io , sinceramente non l'ho percepita in maniera così evidente ed importante, ho solo letto tra mille violenze, piani su piani legati alla gestione delle armi, del proprio territorio, strategie per eliminare gli avversari e lotte interne tra "teste calde" del gruppo che mi hanno alla fine annoiata davvero. Penso che al termine di qualsiasi libro l'autore, voglia trasmettere un messaggio, ma con tutta la buona volontà, non riesco a capire quale messaggio "nuovo" abbiano voluto trasmettere le autrici.
La violenza così attuale nel nostro quotidiano, mi nausea davvero leggere, che viene riportata in un libro dove è posta all'interno di un vero e proprio gioco seguito da telespettatori sadici e gestita da persone senza scrupoli altrettanto disturbate.
Non ritengo sia una lettura che consiglierei

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    02 Agosto, 2013
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LA VERA FELICITA' E' GRATUITA

Non avevo realizzato immediatamente che questo libro è stato scritto da un uomo, la protagonista principale è una donna, ed è descritta talmente bene, come modo di pensare, sentimenti, valori che avrei garantito l’avesse scritto una donna. In realtà l’autore è francese, uomo, che ha imparato a conoscere molto bene l’universo femminile, sia perché in famiglia ha avuto degli esempi importanti, sia per la professione che svolge. In un’intervista afferma:” Volevo scrivere una storia e guardare al mondo con gli occhi di una donna”; e devo dire che ha raggiunto in pieno l’obiettivo.
Cosa vi succederebbe se vinceste alla lotteria 18 milioni di euro?
E’ quello che succede alla protagonista del libro.
E’ una storia dolce-amara, su come una vincita del genere agisce sulle persone, su come vengono stravolti degli equilibri, sui veri valori della vita.
Jo è una donna “normale” con i mille significati che può avere questa parola, ha 47anni è sposata, gestisce una merceria, ha due figli grandi ed un marito operaio, con tutte le problematiche che può avere una donna come noi.
Non è difficile l’immedesimazione con il personaggio principale. Jo è forte, buona, amorevole, non la si può non amare.
Il libro è scritto in modo semplice, scorrevole, la brevità (142pagine) della storia, non toglie nulla alla ricchezza della trama; la lettura mi ha piacevolmente soddisfatta.
La storia è fresca, se pur affronta un tema importante come il materialismo, la superficialità, l’idea che il possedere cose ci dia la gioia che cerchiamo.
A breve ci sarà anche la trasposizione cinematografica
San Tommaso D’Aquino diceva che la felicità è continuare a desiderare ciò che si possiede.
E ancora: “ La vera felicità è gratuita.”
Buona lettura amici.

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Politica e attualità
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    30 Luglio, 2013
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COLLABORARE SI DEVE.CAMBIARE SI PUO'

Leggere di casi di violenza domestica, perpetrati anche per anni, leggere di femminicidi di tutti i generi, lo ritengo doveroso, non per nutrire un’insana curiosità, ma per essere coscienti ora più che mai, che è un dovere della società fare attivamente qualcosa per riuscire a porre un limite, un freno, una brusca inversione di tendenza a questa malvagità imperante.
Un primo passo l’ho fatto proprio acquistando il libro, in quanto i proventi che deriveranno dalla vendita, contribuiranno alla creazione di una sezione italiana di EDV (Eliminate Violence domestic) e a tutte quelle attività che verranno poste in essere aventi per obiettivo l’eliminazione della violenza domestica.
Marina Calloni, docente dell’Università Bicocca, afferma il suo intento:
“ intendiamo sviluppare in futuro ricerche, contribuire ad accrescere consapevolezza pubblica, coinvolgere istituzioni e associazioni nelle varie attività, cooperare con tutte le parti interessate per la promozione di una legge organica sulla violenza sessuale e domestica, in accordo con le convenzioni internazionali.”
L’idea nasce dopo aver vagliato i risultati ottenuti in Inghilterra dal metodo ideato da Patricia Scotland, che ha permesso di abbattere la mortalità delle vittime, i costi per il sistema determinati da procedimenti legali, perdita di lavoro ecc. ed aumentare la percentuale di denunce.
Il libro è scritto a quattro mani, Marina Calloni riporta i dati (Spaventevoli…) tutti italiani, inerenti a violenza domestica, facendo riferimento alle Leggi vigenti.
Vi è una parte dove vengono descritte le caratteristiche psicologiche dell’aggressore e delle vittime.
“La violenza non è semplicemente un comportamento inaccettabile, è un reato. La violenza è potere.E il potere è come una droga: difficile da abbandonare.”
“La violenza tra partner oltrepassa quegli steccati che solitamente vengono posti tra genere, età, livello d’istruzione,cultura, classe,origine etnica, religione, condizione socio-economica, orientamento sessuale.”
Vi è una parte scritta da Simonetta Agnello Hornby, avvocato dei servizi sociali inglesi che ci permette di toccare con mano la propria esperienza nel campo della violenza domestica, molto accurata ed interessante.
Cosa posso dire di più, sono veramente contenta di aver acquistato questo libro, scioccante per alcuni aspetti, con riportate testimonianze quasi incredibili, che ci aiutano a capire che il problema ha mille sfaccettature, oltre che avere una diffusione veramente epidemica e preoccupante. Speriamo che vengano attivate leggi con condanne certe ai colpevoli, e vengano posti in essere servizi che supportino la vittima nell’immediato e nel tempo, facendosi carico di tutte le necessità di una donna coraggiosa a denunciare il proprio aggressore, magari con figli, che si ritrova da sola a ricostruirsi una vita degna di questo nome nel mondo.
Un breve commento legato alla valutazione del testo. 3 per lo stile, in quanto ho trovato questo libro scritto molto bene, con un'alternanza di testiminianze, dati statistici e riflessioni che rende la lettura interessante, ed 1 per quanto riguarda la piacevolezza, dettato dal fatto che leggere ciò che viene descritto non è per nulla piacevole, anzi, indignatevi pure, e non solo... cominciamo insieme a fare qualcosa, magari comprando il libro in questione.
Collaborare si deve. Cambiare si può.

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Religione e spiritualità
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    23 Luglio, 2013
Top 50 Opinionisti  -  

SEMPLICEMENTE MERAVIGLIOSO

Ho acquistato il libro veramente incuriosita dal titolo, con il desiderio di leggere un libro che mi desse delle indicazioni precise di comportamento dialettico nei riguardi dei fratelli non credenti.
L’autorevolezza del testo nasce dall’autore stesso, Arcivescovo Paglia, laureato in teologia, filosofia, pedagogia, Presidente della Federazione Biblica Nazionale e del Pontificio Consiglio per la Famiglia.
Il libro è recentissimo e si suddivide in diversi argomenti a loro volta trattati attraverso brevi capitoletti, così che per il lettore sia più semplice e scorrevole identificare i fondamentali punti focali del pensiero dell’autore.
Le riflessioni riportate, toccano veramente tutti i punti centrali del Cristianesimo.
Primo fra tutti la Fede ( siamo nell’Anno della Fede), L’Arcivescovo afferma che tutti gli uomini, credenti e non, hanno nell’animo un desiderio di Dio e di Assoluto. Ogni credente è custode di questo mistero, di questo dono. Paglia afferma senza dubbi che Fede e Ragione, inoltre, trovano la loro definizione, arricchimento e completezza l’una nell’altra. Bellissime sono le citazioni riportate di tutti i grandi pensatori della storia che hanno cercato di contrastare il credo cristiano e chi invece l’ha abbracciato. Diverse pagine trattano il dialogo tra le varie Religioni, ritenuto di vitale importanza per riuscire a portare la pace:
“..di fronte a un mondo lacerato da conflitti, dove talora si giustifica la violenza in nome di Dio, è importante ribadire che mai le religioni possono diventare veicoli di odio; mai invocando il nome di Dio, si può arrivare a giustificare il male e la violenza.”
Altrettanto interessanti ed illuminanti, vengono commentati e riportati parti di discorso e documenti conciliari di Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI; si tocca il mistero della morte, dell’aldilà, i dubbi che possono attanagliare il credente, aprendo spiragli di interpretazione e di speranza che danno davvero un ampio respiro, e vengono sradicati molti luoghi comuni senza arte né parte.
Non a caso il grande capitolo finale del libro riguarda la “Verità dell’amore”.
La cultura e padronanza dialettica di Paglia, lasciano il lettore con il cuore e la mente riempiti di davvero tantissimi concetti, consigli, verità che non possono lasciare indifferenti.
La prima parte ha un linguaggio che si avvicina molto alla filosofia e teologia, quindi non ha un’immediata e facile comprensione, impone riflessioni ed eventualmente rilettura di passaggi particolari, la seconda parte del libro risulta più semplice, meno ricca di citazioni e più discorsiva.
Ne consiglio davvero la lettura. Chi ama leggere di tutto, non può evitare di assaporare anche libri scritti da un religioso che parlano di Dio, potrebbero nascere bellissime riflessioni , e chissà che l’anima di chiunque non ne riceva forza ed energia per continuare il cammino.
Vi lascio con una meravigliosa poesia contenuta nel libro scritta da una mistica islamica:
O mio Dio, se ti adoro
Per timore dell’inferno,
bruciami nell’inferno;
e se ti adoro
per la speranza del Paradiso,
escludimi dal Paradiso,
ma se ti adoro
unicamente per te stesso,
non mi privare
della tua bellezza eterna.

Buona lettura amici!

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Romanzi
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    21 Luglio, 2013
Top 50 Opinionisti  -  

UNA MATRIOSKA DI STANZE VUOTE

Mi è difficile recensire questo libro, non posso snaturare il mio commento da ciò che sono, da ciò che penso, da ciò che credo.
Quello che traspare dalle righe che scrive la Di Grado, è diametralmente opposto da ciò che sono le mie convinzioni e la realtà che vivo.
Cuore cavo affronta un tema veramente tragico, il suicidio. Chiunque di noi è in grado di ipotizzare differenti scenari di vita che possono portare una persona a compiere un atto così definitivo, così irrimediabilmente violento, così doloroso, ed è quello che pone in essere l’autrice stessa.
Abbiamo una giovane donna, Dorotea,cresciuta senza un padre che l’ha abbandonata all’età di tre anni:
“Non volevo crescere. Volevo rimanere bambina, per quando un giorno mio padre sarebbe tornato. Non volevo che quel giorno, aprendo la porta, non mi riconoscesse….. Meglio morire che diventare un’altra.”
Cresce nello squallore, con una madre che l’ha messa al mondo irresponsabilmente, che la reputa causa di tutti i propri “mali”, ed una zia, Clara. che si trasferisce nella loro casa ogni volta la situazione rasenta la tragedia…:
“Crescevo, ma avevo capito il meccanismo segreto del dolore. Avevo capito che il dolore è una matrioska: non finisce, si nasconde solo dentro nuovi dolori e ogni nuovo dolore li contiene tutti.”
Nulla di particolarmente nuovo o diverso dunque , come tipo di vicenda raccontata, anzi, il clichè della povera giovane che cresce con figure di riferimento del tutto assenti o disfunzionali, che porta con sé un epilogo tragico è un tema che viene affrontato in innumerevoli libri.
La cosa che merita attenzione quindi,è lo stile di scrittura, originale, unico nel suo genere, ed è il punto di forza del libro.
Non mi ha entusiasmata particolarmente nemmeno la descrizione minuziosa dei vari stadi di decomposizione che attraversano il corpo.
A dire il vero il messaggio che la Di Grado ha voluto trasmettere, riguarda le considerazioni personali su vita e morte. L’autrice afferma in un’ intervista, di aver voluto abbattere le barriere tra la vita e la morte, considerato un noioso tabù occidentale, e di voler pensare alla morte come un fenomeno geologico universale, il corpo perde i suoi confini e “l’anima” si sparge nella vita.
“Tra poco finirà Dorotea Giglio, ma non cambiate canale, i suoi atomi torneranno presto in circolo in un nuovo essere umano! Non hai idea di quanto è cinico l’universo.”
E ancora:
“ Non sei più di nessuno, pesino il tuo corpo ti ha abbandonato. Bisogna accettare di essere soli e abbandonati a sé stessi. Di non essere più nulla e di non capire un cazzo delle cose perché la vita non ha più bisogno di essere capita da noi.”
Nella frase appena citata è contenuta forse, l’unica esclamazione volgare del libro, questo, a mio avviso, è un segnale di quanto l’argomento vita-morte così come lo intende, stia a cuore all’autrice.
La Dorotea morta vaga nel quotidiano grottescamente, elemosinando ancora l’amore che le è mancato in vita, quindi si chiede il perché la madre non riesca a sentirla e percepirne la presenza, si innamora di Alberto, si insinua nel suo quotidiano, al punto da fare veri e propri “numeri da fantasma”…. Mah!
L’aspetto spirituale se pur così fortemente rifiutato, è presente nel libro, con citazioni bibliche sparse qua e là e frasi che rasentano la blasfemia:
“Le arterie ormai non tengono più il segreto: prendete e bevetene tutti, questa pioggia e questi laghi e questi fiumi sono il mio sangue.” (di Dorotea)
“…a Pasqua facciamo il gioco di inchiodarci mani e piedi al muro, per ridere di quanto non faccia male. Ci raccontiamo i peccati per scoprire quanto inutile sia la colpa, e ancor più il perdono.”
E a questo punto percepisco una caduta di stile dell’autrice, le proprie opinioni non hanno bisogno di calpestare altri credo per essere forti.
La forza del propri pensieri ed idee deriva in ogni caso, dal rispetto di idee e pensieri diversi dai nostri.
Che morale trasmette questo libro? Me lo sono chiesta al termine della lettura e lo chiedo a voi, in quanto a me come storia non ha lasciato nulla.
La Di Grado potrebbe usare il dono che indubbiamente ha della scrittura, per produrre qualcosa di meglio.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    17 Luglio, 2013
Top 50 Opinionisti  -  

PSYCHO MATRIMONIO!

Ve lo ricordate il film la guerra dei Roses con M.Duglas e G.Close? Bene, questo libro ne ricorda per alcuni aspetti la trama.
E’ un thriller particolare, che snatura l’essenza del genere, in quanto non sono messe in luce in particolar modo le indagini, la raccolta delle prove, la caccia del colpevole. Nemmeno vengono descritte in modo particolareggiato le personalità degli investigatori che si trovano ad indagare sulla scomparsa di Amy…
Sotto il microscopio viene messa un'unica situazione con tutto il carico di pathos e problematiche che cela in sé….. il matrimonio tra Amy e Nick.
I capitoli si alternano costantemente tra la storia descritta dal marito Nick e la parte descritta dalla moglie Amy, anche lo stile di scrittura cambia nel dare voce prima all’uno poi all’altro personaggio, e questa cosa mi ha colpita favorevolmente.
Moltissimo è dedicato all’analisi psicologica di gesti, parole e situazioni.
Amy e Nick sono al giorno del loro quinto anniversario di matrimonio, dall’iniziale entusiasmo si è passati ad una tolleranza appena accettabile della presenza dell’altro, non più pensieri emozioni e gesti condivisi, non più ore ed ore di confidenze e raccontarsi, non più fare l’amore con trasporto e sentimento.
Improvvisamente i fiori e frutti nati dall’unione di due giovani belli, brillanti, con un lavoro soddisfacente, sono avviziti, facendo rimanere sono un intrico contorto di rami secchi.
L’unione ha sofferto l’improvvisa perdita del lavoro di entrambi a distanza di poco tempo, a cui è seguito un drastico ridimensionamento del tenore di vita, con un doveroso cambio di abitazione e città per una vita più modesta, ma solo questo può creare il baratro e l’insoddisfazione che divide i due coniugi?
E poi cosa è successo ad Amy il giorno del quinto anniversario?
La porta è aperta, il salotto è sottosopra, il ferro da stiro ancora acceso e nessuna traccia della giovane donna…
Tutti i sospetti ricadono sul marito Nick, tutti gli indizi portano al marito Nick….
Non vi dico altro… La trama cattura l’attenzione, non lo nego, trascina il lettore a forza nelle vite dei protagonisti, la vicenda a tratti appare però inverosimile, anche se molte volte la realtà ha superato di gran lunga la fantasia…. La fine lascia un grande, anzi un’enorme punto di domanda, lasciando il lettore insoddisfatto…
Personalmente mi è venuto il dubbio di aver acquistato un libro a cui mancavano le pagine finali… Ah!Ah!Ah! Non si fa cara Gillian! Cartellino Giallo!
Nel compenso l'idea di fondo è più che buona, quindi vi lascio entrare in punta di piedi nella vita di Amy e Nick! Buona lettura!

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Gialli, Thriller, Horror
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    11 Luglio, 2013
Top 50 Opinionisti  -  

RIVOGLIO IL VECCHIO RHYME!

Quando esce un nuovo libro di Deaver, sono come una bambina alla quale viene regalato un giocattolo desiderato, non vedo l’ora di aprirlo ed assaporarlo fino all’ultima parola.
Ultimamente però quello che leggo dello stimato autore, non mi appaga completamente. Lincoln Rhyme non è il solito Lincoln Rhyme, idem per quanto riguarda Amelia Sachs.
Il “killer” contro il quale devono operare i due investigatori è addirittura lo Stato, che sembrerebbe il mandante e l’esecutore dell’omicidio di Robert Moreno, attivista a favore dei popoli dell’America Latina, freddato nella sua stanza d’albergo alle Bahamas. Insieme a lui muoiono la sua guardia del corpo e un giornalista che stava intervistando Moreno proprio nel momento dell’omicidio.
Perché l’uomo è stato ucciso? E’ possibile che solo il fatto di essere apertamente anti-americano, possa portare alla morte? Le notizie divulgate dai media che Moreno sia stato ucciso da uomini legati ad un cartello della droga, servono per depistare le indagini ma…
A questo punto come un effetto domino, si innescano tutta una serie di eventi per fare in modo che non trapeli nulla riguardo all’omicidio Moreno.
Spariscono le prove, la Polizia delle Bahamas non sembra avere intenzione di collaborare.
Lincoln e Sachs coadiuvati dal viceprocuratore distrettuale Nance Laurel, insediatasi con prepotenza nel laboratorio di Rhyme, iniziano le indagini.
Sarà, ma la “fantapolitica” non mi ha mai entusiasmata.
I personaggi sono molti, e, a mio parere non sono caratterizzati pienamente. Il libro ha dei punti veramente noiosi (mai successo…!), Sachs e Rhyme operano divisi in questo libro e la storia perde mordente, la squadra funziona se avviene la nota sinergia di somma ed alchimia che riescono a creare i due personaggi uniti, in questo modo sembrano pesci fuor d’acqua.
Insomma una storia montata e tirata per i capelli, per riuscire ad arrivare alla fine… Nelle ultime 100 pagine succedono una serie infinita di eventi spiegati frettolosamente, che lasciano il lettore con una strisciante insoddisfazione.
Insomma Deaver! Cosa stai facendo a Lincoln e Amelia? Che dire di altro… l’autore non mi sembra più lo stesso…
Il libro rimane comunque una discreta lettura, ma l’ombra di ciò che creava la mente dell’autore anni fa….

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Sicuramente agli amanti dell'autore in questione, per avere un'altra opinione riguardo alle mie impressioni....
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Poesia italiana
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    02 Luglio, 2013
Top 50 Opinionisti  -  

PERLA RARA

Non è per nulla semplice recensire una raccolta di poesie. Nel mio caso perché sarebbe la prima volta, ma anche perché si varca una soglia particolare. A mio avviso, leggere poesia, significa trovarsi di fronte all’animo nudo del poeta. Percepire la gioia, la sofferenza, la malinconia in maniera così forte e pura da rimanerne a mia volta profondamente toccata.
Chi sceglie di esprimersi attraverso la poesia, sceglie una modalità di comunicazione forte, la parola si carica di significati inaspettati, l’emozione, il vissuto, i sentimenti dell’autore sono il cuore pulsante dei versi, così da riuscire in poche battute, a far entrare il lettore in mondi ed atmosfere unici.
E’ quello che è riuscita a fare Angela Caccia.
Da profana, quale sono, mi sono tuffata nel vero senso della parola, tra i suoi versi, ed ho inizialmente consumato velocemente e avidamente le sue poesie, per poi riprenderle con più calma, assaporandole e consumandole pian piano.
Ho percepito la padronanza lessicale dell’autrice, che sceglie con cura ogni singola parola, gioca con esse, ci si diverte, le intesse come fossero preziosi merletti, i versi sono ricchi di metafore, ed io la ritrovo lì, che quasi gioca a nascondino, ma ne sfioro e percepisco l’essenza…. Importante risalta anche l’aspetto spirituale, meravigliosa la poesia dedicata a Giovanni Paolo II, come altre poesie sono dedicate al terremoto in Emilia, all’uccisione di Falcone e Borsellino:
…” è morto un uomo dipinto di cielo
Che si macchiò di terra
E fu il racconto di Dio.”
Bellissimi i passi che parlano di Angela, del passare del tempo, della natura, dell’alternanza delle stagioni, della malinconia che ogni tanto si affaccia all’orizzonte, dell’amore per un figlio….
….”sei il senso nascosto del mio sorriso
Di parole e pensieri innamorati
…. Quante volte t’ ammanto di me
Sorpresa del mio stesso calore
Quante volte scruto il tuo domani…. (Ancora e per sempre)

“Consevati una lacrima
Dalle un posto importante
Non troppo ampio
O bagnerà i pensieri
Né troppo stretto
Perché non se ne curino….” (Senza voce)
Che dire, mi ha conquistata!
Parole delicate come un petalo di un fiore o pesanti come massi, parole che racchiudono preghiere…
Tante parole, preziose come gemme che mi hanno regalato un respiro nuovo sul mio oggi!
Grazie Angela e grazie Redazione che mi avete dato la possibilità di leggere questo prezioso libro.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    24 Giugno, 2013
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CHIUSURA DI MENTE E CUORE

Leggendo questo libro sono stata avvolta da un mantello di tristezza e oppressione…
La chiusura in senso lato, è il tema predominante che muove tutti gli ingranaggi della storia.
Judith è una bambina estremamente intelligente, diligente, ubbidiente, tranquilla. Vive una vita da emarginata in tutti i sensi.
Grava sul suo cuore un enorme senso di colpa, derivante dal fatto di ritenersi responsabile della morte della mamma e quindi del totale cambiamento di atteggiamento e comportamenti del padre.
I genitori di Judith appartengono ad una specie di “setta” che passa porta a porta ad annunciare il prossimo arrivo dell”Armageddon”, la loro concezione della religione è di totale chiusura, si appoggiano al vecchio Testamento nel quale la figura di Dio è vista alla luce della severità, del colpevolizzare e quindi punire… Avete presente i vari detti quali “Occhio per occhio”?e simili…. Il loro credo non permette le trasfusioni di sangue e quindi la mamma di Judith perirà qualche giorno dopo il parto in seguito ad un’imponente emorragia.
La vita è all’insegna della privazione, in quanto avere determinate abitudini viene considerato peccato e quindi sinonimo di malvagio. Niente televisione, nessun cibo appetitoso, una casa spartana come l’abbigliamento stesso.
La bimba cresce senza l’amore confortante di una mamma, con un padre che non le manifesta un minimo segno di affetto, e, per non farsi mancare nulla, come se già questo non fosse sufficiente,un compagno in particolare della sua classe, la prende di mira perché diversa, e ingaggia un’escalations di gesti intimidatori e vera e propria violenza, che sfocia in atti vandalici veri e propri nei quali vengono coinvolti altri compagni e perfino il padre del bullo.
Meravigliosa l’immagine della signora Pierce, insegnante nuova, che assume il controllo della Classe otto, davvero un personaggio forte e coraggioso nel tentare di porre un freno ai comportamenti di vessaggio perpetrati nei confronti di Judith. Un raggio di luce, pura e luminosa nel grigiore.
E poi c’è Judith, per sopravvivere non può non chiudersi nel suo mondo, creando con scarti vari ( carte di caramelle, bastoncini, pezzetti di tessuto, fili di lana, creta) un altro mondo parallelo, costruendolo realmente nella sua cameretta….. La sua mente viaggia veloce, i personaggi che crea sono “copie” di persone reali, che ad un certo punto pensa di riuscire a condizionare, nella vita reale, attraverso azioni compiute nel suo mondo…
La quasi totalità del libro narra la sofferenza di una bambina, davvero realmente tangibile, sarà forse per il fatto che nella realtà l’autrice sia cresciuta in una setta fondamentalista del Galles?
Sarà perché sia stata elle stessa vittima di atti di bullismo e di estrema solitudine?
Tra le righe di questo libro sento il cuore e l’anima. La scrittura è scorrevole, i personaggi sono
talmente reali che li posso visualizzare con facilità come le loro emozioni, davvero un esordio letterario originale e ben scritto.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    22 Giugno, 2013
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IO NON ME NE PRIVERO'!

Altro thriller della Slaughter che non delude assolutamente. 556 pagine che si leggono in un soffio.
I personaggi sono ben delineati, la scrittura è scorrevole ed avvincente. Per gli amanti del genere, non manca nulla alla trama…A momenti veramente agghiaccianti, si alternano momenti di emozione che si avvicinano quasi alla commozione.
I due detective che si occupano del caso sono “vecchie” conoscenze: Will Trent e Faith Mitchell, mi sono quasi affezionata a questi due personaggi, l’autrice è stata geniale e originale nel delinearne personalità e vita passata; entrambi manifestano luci ed ombre, punti di forza e debolezze, sempre avendo come punto cardine la giustizia e l’onestà.
Genesi parla di un argomento che in questi ultimi tempi la fa da padrone anche purtroppo in reali fatti di cronaca: la violenza sulle donne.
Una donna nuda, gravemente ferita, denutrita e al limite delle proprie forze, di notte, sbuca improvvisamente dal nulla in mezzo alla strada e viene investita dall’auto con a bordo due anziani coniugi.
La descrizione delle lesioni che presenta la donna è cruda, l’impatto psicologico è da subito forte, come chi ha già letto la Slaughter sa bene, l’orrore è dipinto in tutta la sua tragica atrocità, senza edulcorazione, senza censura..
“Una parte del volto era sporco di terra e sangue..la bocca era aperta, le labbra tagliate e sanguinanti…ferita profonda tra l’undicesima e dodicesima costola…Aveva lacerazioni in tutto il corpo come se dei ganci le fossero stati conficcati sotto la pelle e poi strappati via, e la ferita sul seno puzzava già di setticemia..”
Will la notte stessa scopre il luogo dove era imprigionata la donna, ed è subito chiaro che ci si trovi di fronte ad un individuo capace di efferatezze inaudite…
La caccia comincia e momenti di indagine, si legano indissolubilmente a momenti di vita privata dei due detective.
Il lettore è coinvolto in ogni aspetto dell’indagine, il serial killer aleggia come un fantasma tra le righe, non lo vedremo descritto, non lo vedremo in azione, ma poco importa; l’autrice è bravissima nel presentarcelo attraverso ciò che compie, e da qui si capisce che predilige un certo tipo di donna, con una certa connotazione caratteriale ed un determinato stile di vita.
Quale sarà il comune denominatore?

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Un bel libro sotto ogni punto di vista, che consiglio agli amanti del genere ed a chi si voglia cimentare come approccio iniziale al thriller, con l’accortezza magari, di scegliere il primo libro della Slaughter che ha come protagonisti i due detective.
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    15 Giugno, 2013
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ALL'INSEGNA DELL' INSODDISFAZIONE

Il tema sul quale si articola il romanzo è l’insoddisfazione. Sensazione strisciante che avviluppa tutti i personaggi.
Anche a me come lettrice è rimasta una sensazione simile al termine della lettura.
La scrittura è semplice, ricca di dialoghi, le descrizioni dei luoghi sono quasi inesistenti, molti i pensieri messi su carta, che affollano le menti delle due protagoniste principali:
Tea, giovane attrice di successo, sposata ad un “regista” di teatro, molto più maturo di lei ed eternamente in crisi;
Erica, impiegata di banca, con un marito e due figli.
Cosa lega le due donne? Si incontrano, semplicemente nel Supermercato vicino casa e si studiano, e valutano ognuna il contenuto del carrello dell’altra, così da poter immaginare la personalità e la vita che si cela dietro a determinate scelte alimentari.
Il punto di partenza è comunque l’insoddisfazione che si annida nell’animo e nella mente di entrambe, così da vedere nella diversità dell’altra una vita idealmente felice e soddisfacente (cosa che non è in realtà).
La domanda che ha assillato me come lettrice è di una banalità estrema: Cosa manca ad ognuna di esse per ritenersi fortunate e soddisfatte?
Non voglio perdermi in migliaia di luoghi comuni, ma, per Tea, molto ha significato crescere in una famiglia dove il lavoro ed il guadagno erano al primo posto, lo sforzo immane di crescere discostandosi da una vita già prescritta, lontana dalla ditta paterna è già stata un grande merito, ma ha minato la personalità sensibile della ragazza facendola diventare un’adulta insicura che si “punisce” per le scelte fatte sposando un uomo narciso che immancabilmente sottolinea quanto i pensieri, i gusti, le parole di Tea siano banali ed inadeguate, davanti alla sua arte eccelsa.
Erica invece, si scontra con la quotidianità del suo rapporto di coppia, una frase sussurratale da una collega durante una rapina avvenuta presso il suo luogo di lavoro: “Ma tu ci pensi Erica? A tutte le esistenze che potrebbero farci felici, se non fossimo sempre alle prese con la nostra?” fa scattare in lei la scintilla del dubbio, così si rimette in contatto con i suoi vecchi compagni delle superiori via computer, ed ecco che comincia a ”sopravvivere” tra le mura domestiche….
Non amo il piangersi addosso, non amo il vittimismo. Questa mia connotazione del tutto personale, probabilmente non mi ha fatto apprezzare appieno i personaggi tratteggiati dall’autrice, che li fa apparire come in gabbia, senza una minima assunzione di responsabilità nei confronti di quello che provano e scelgono di fare. Non c’è un minimo di autocritica, solo insoddisfazione e senso di colpa…. E poi?
Non ho empatizzato con nessuno di essi.
Il finale è insulso a mio parere, almeno per quanto riguarda una delle due protagoniste.

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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    13 Giugno, 2013
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NEW ORLEANS: "THE BIG EASY"

Autrice americana di origini lituane, alla seconda pubblicazione, un libro gradevole che si legge piacevolmente e speditamente.
La storia è ambientata a New Orleans negli anni ’50, alla domanda sulle motivazioni che hanno spinto la Sepetys a scegliere questa città, risponde che New Orleans è diversa da qualsiasi altra città americana, cito testualmente : “è un’esperienza sensoriale a tutti i livelli, c’è una storia in agguato dietro ad ogni angolo.”
Questa diversità si manifesta a 360°, dal punto di vista culturale, musicale, architettonico, culinario. L’autrice ha visitato diverse volte questa città e nello specifico il quartiere francese.
Questa premessa, per affermare che i luoghi, la vita, la criminalità, i bordelli, che fanno da corona alla vicenda, rispecchiano con precisione la realtà dell’epoca.
In questa città di contraddizioni, vive Josie, personaggio principale indiscusso della storia.
Giovane ragazza con un padre sconosciuto ed una madre prostituta, dall’età di 11 anni vive in una camera sopra la libreria dove lavora. La vita della ragazza non è semplice, costellata di grandi delusioni e dolore, ma ciò che colpisce il lettore è la bontà e purezza d’animo che la contraddistingue, unita ad un viscerale desiderio di riscatto…
“ Non valgo abbastanza per credere che l’altra metà di me sia qualcosa di meraviglioso? Se il pensiero di far parte di qualcosa di rispettabile mi dà speranza, perché non posso aggrapparmi a quello?”
I vari personaggi sono ben caratterizzati, non si potrà non amare Josie, come detestarne la madre. Non si potrà non apprezzare il comportamento di Willie, maitresse, che prende sotto la propria “ala protettrice” Josie, lo stesso vale per il tuttofare Cokie, e per la ragazza di buona famiglia Charlotte, che, sarà in grado di superare preconcetti e luoghi comuni, diventando sincera amica di Josie, pur avendola conosciuta da poco….
“Non esiste bellezza eccelsa che non abbia una qualche singolarità nelle proporzioni.”(Sir F. Bacon)
Vi lascio trasportare dall’autrice nella caotica New Orleans ….. Buona lettura!

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Romanzi autobiografici
 
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    09 Giugno, 2013
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"IL MIO CUORE BATTE, SOGNO ANCORA"

Questo libro è spiazzante, alcuni aspetti incuriosiscono ed intrigano; questo libro ti fa varcare la soglia di un mondo che, in alcuni momenti ci si dimentica sia un mondo costellato di fatti reali, si parli della vita vera di una donna, e non sia una vicenda frutto di una fervida immaginazione.
L’attrice Charlotte Valandrey è protagonista della propria storia che indubbiamente non lascia indifferenti.
Donna forte e fragile allo stesso tempo, mette a nudo senza pudori i sentimenti più intimi, le paure, le speranze, donna che rincorre l’amore, che desidera ardentemente essere amata per ciò che è, profondamente:
“… Ho inseguito l’amore come si cerca un tesoro, come si cerca se stessi, perché non si esiste prima del “ti amo”.E ancora cerco.”
Ragazzi, già questa frase che si trova tra le prime pagine del libro, per me è un pugno in pieno viso… quel: “non si esiste prima del “ti amo” mi ha fatto molto pensare alla personalità di Charlotte, che vedo come una bambina smarrita alla quale non è stato insegnato ad amarsi ed apprezzarsi.
Charlotte si scontra giovanissima con le conseguenze di un rapporto sessuale non protetto, a 17 anni scopre la propria sieropositività, l’inizio di una brillante carriera di attrice, subisce un brutale e doloroso arresto, dopo la pubblica dichiarazione di essere affetta da A.I.D.S… E ancora:
“ Resterò per sempre associata all’Aids? E’solo una piccola parte di me. Per favore non riducetemi solo a questo. Non mi etichettate. Sì sono sieropositiva, ma non solo.”
Charlotte brucia le tappe, a soli 34 anni il primo infarto, seguito a breve distanza dal secondo, che decreta la necessità di un trapianto di cuore in quanto le sue condizioni di salute danno una brevissima aspettativa di vita.
È così la notte del 4 novembre del 2003 arriva il donatore compatibile e per Charlotte inizia una nuova vita…..
Charlotte è una donna molto complessa, suscita nel lettore tanti sentimenti differenti, addirittura contrastanti. In alcuni momenti la sua sincerità è totalmente spiazzante, il calvario che fisicamente ha attraversato, non può non far nascere tenerezza ed empatia nei suoi confronti, come, i tratti istrionici caratteristici della sua professione, alcune volte procurano sincera irritazione. E’ in ogni caso una donna coraggiosa, inconsapevole della propria forza e delle proprie potenzialità.
La curiosità, almeno per quanto mi riguarda, è dovuta al fatto che Charlotte, esattamente due anni dopo il trapianto comincia a fare sogni ricorrenti che riguardano un terrorizzante incidente stradale, da qui la ricerca spasmodica della donatrice, la consapevolezza di avere dei gusti leggermente differenti dal prima trapianto,da qui domande inerenti alla “memoria cellulare….
Il libro si legge piacevolmente, i capitoli scandiscono le date a partire dal 2005, e più precisamente dalla data di esordio degli incubi ricorrenti…
Che dire, vi consiglio la lettura, per entrare e vivere un tratto di cammino insieme a Charlotte, ne porterete con voi il ricordo e domande, tante domande, che riguardano il senso del vivere e del morire, la spiritualità, i preconcetti, il mondo di oggi…..
Buona lettura!

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Agli amanti delle storie autobiografiche che trattano grandi temi quali salute, amore, spiritualità....
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