Opinione scritta da Ally79
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Grazie Erri.
Qual è il torto del soldato?
Aver obbedito o esser stato sconfitto?
Cosa non gli si perdona davvero?
Erri siede al tavolo di una locanda di montagna.
Birra,frittelle di spinaci e ricotta,fogli sparsi scritti in yiddish,da tradurre,comprendere,per lasciare aria a una lingua che tenta di sopravvivere.
Tavolo affianco:un padre,un ex nazista in fuga.
Seduta di fronte c’è sua figlia,donna adulta,con un cognome che è moneta falsa.
Un incontro casuale questo,che suscita ricordi nell’una,paure che temute giungono a realizzazione nell’altro.
Poi c’è solo un’auto bianca che corre troppo in fretta.
Romanzo breve,che lascia inizialmente storditi:dove mi stai portando Erri?
Cosa vuoi raccontarmi?
Lentamente i pezzi iniziano a incastrarsi,la comprensione si trasforma in stupore.
Per due motivi:in primis la storia in se.
Diversa da quelle a cui De Luca mi ha abituata.
In secondo luogo perché lui,ancora,di nuovo,ogni volta come la prima, ti riempie l’anima con le sue parole,con il suo senso della vita,con i suoi insegnamenti umili.
Non ci si può limitare ad apprezzare in questo autore lo stile o la scrittura.
Non siamo di fronte a qualcuno che come un bravo architetto costruisce una trama che solida resta in piedi.
Qui siamo dinanzi a un uomo che mentre narra ci racconta se stesso,senza vanità,senza ergersi a maestro,ma con la semplicità di chi prova a dire qualcosa,a dire la sua,a darci una delicata,quanto intelligente, visione delle piccole cose.
Sapete cosa vorrei?Incontrarlo e dirgli semplicemente “Grazie.”
Perché dopo una giornata difficile leggere lui ti riconcilia con il mondo.
“A Ischia da bambina imparai a nuotare da un ragazzo sordomuto, figlio di
pescatore. Mi insegnò a galleggiare. Mi teneva la mano sinistra sotto la testa, l’altra
sotto il dorso. Il contatto delle sue dita mi toglieva il peso. Imparavo a stare distesa
in sospensione.
Dicono: fare il morto, ma per me quello era sdraiarmi sopra il mare.”
Sdraiarmi sopra il mare.................
Adesso capite perché lo venero?
Non ho altro da aggiungere.
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Grandioso Zafòn
“ La sua sagoma minuta si immerse nel grande fascio di luce che calava dalla cupola di vetro sulla sommità. Il chiarore cadeva come una cascata di vapore nelle latebre del grande labirinto di corridoi, tunnel, scale, archi e volte che sembravano sorgere dal suolo come il tronco di un albero infinito, fatto di libri, che si apriva verso il cielo in una geometria impossibile. Fermin si arrestò all’ingresso di una passerella che si inoltrava a mo’ di ponte nella base della struttura, contemplando a bocca aperta lo spettacolo. Mi avvicinai a lui con cautela e gli misi la mano sulla spalla.
“Fermin, benvenuto al Cimitero dei Libri Dimenticati.”
Siamo tornati.
Nel Cimitero dei Libri Dimenticati.Nei vicoli dell’attraente e femminile Barcellona.Nella libreria Sempere & figlio.
Li abbiamo rincontrati.
Daniel,Bea e il piccolo Julian,Fermin e la sua Bernarda,David Martin e Sempere padre.
Abbiamo fatto nuove conoscenze,scoperto altri nemici,ricordato chi non c’è più.
Siamo di nuovo nelle mani di Carlos Ruiz Zafon.
Che abili mani le sue!Capaci di forgiare un racconto pregno di parole ricercatissime,con un vocabolario ricco,importante,che ci fa provare il piacere del singolo termine.
Non solo crea storie avvincenti,con atmosfere non rintracciabili in altri autori,ma riesce a farlo con una qualità di scrittura elevatissima eppure facilmente godibile.
Se L’Ombra del vento mi aveva estasiata,Il gioco dell’angelo mi aveva lasciata leggermente perplessa per via di una trama eccessivamente arzigogolata.
Qui invece ho ritrovato il puro piacere di leggere:sono stata incantata,trascinata,ammaliata da questa storia.
Il che è ancora più rilevante se si tiene in conto che questo romanzo è un anello di congiunzione tra i primi due,un pezzo di questo intricato puzzle inevitabile da scrivere.
Ci vengono svelati misteri lasciati irrisolti,verità che ignoravamo,e alto era il rischio che si trasformasse in una sorta di spiegazione dovuta.
Ma Zafòn non cade nella trappola:non solo ci sorprende svelandoci la perfetta architettura della trama della quadrilogia,ma ci lascia preda di nuovi interrogativi che stimolano in noi una feroce curiosità di scoprire come tutta questa storia andrà a finire.
Un maestro della scrittura a cui rivolgo una stima che si avvicina all’idolatria.
A voi rivolgo invece il consiglio di non perdere questo terzo capitolo.
Una grande storia,una grande penna.Cosa può volere di più un lettore?
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Fa schifo eppur mi piace!
Utilizzo l’ultimo titolo per dire la mia su tutta questa saga che è un successo internazionale.
Sappiamo benissimo che notorietà non fa in alcun modo rima con qualità.
(Prendete Eros Ramazzotti,canta come una quaglia strozzata eppure vende caterve di dischi.)
Però sarebbe troppo semplice liquidare tutto cosi.
Se milioni di lettori hanno scelto questi quattro libri,riempito i cinema e reso la Meyer ricca sfondata un motivo deve esserci.
Io mi sono avvicinata a questi strani vampiri proprio per cercare umilmente di capire.
(Oltre al fatto che se non iniziavo a farmela con i succhiasangue la cara Evablu mi avrebbe pubblicamente linciato!)
Partiamo dai difetti:l’autrice regge la trama per il rotto della cuffia,sta banda dai canini ipersviluppati è mezza vegetariana,Alice sembra Paris Hilton ed Esme Martha Stewart,Carlisle è impossessato da un demone che lo rende catatonico,Rosalie non si mangia una risata nemmeno se le fai il solletico e i licantropi sono pedofili!
Ma i numeri uno della sfiga mondiale restano comunque Edward e Bella:lei è una idiota senza limite.
(Ma con tutta la popolazione esistente non solo ti dovevi innamorare di uno che per colazione beve latte di puma….e in più lo SUPPLICHI perché ti renda vampira pure a te?????Bella ma tu si tutta scema!!)
Lui invece,bello e potente come il sole a mezzodi’, negli anni DUEMILA non pratica sesso prima del matrimonio!E perché tutto questo?????PERCHE’ HA PAURA DI FARE LA BUA ALLA FIDANZATINA!!!!
(Ragazzo mai sentito parlare di sesso rude????)
Tutti questi orrori io non li nego,ma ripeto:è troppo facile liquidare cosi la storia.
Perché se ci sono i difetti ci sono anche i pregi:in primo luogo l’ironia.La Meyer non prende troppo sul serio né la storia,né i personaggi e si lancia in dialoghi che mi hanno fatto sbottare a ridere da sola come una scema.
E poi c’è il romanticismo:l’amore,quello assoluto,quello invincibile,quello che non esiste se non per farci sognare.
E poi c’è la scorrevolezza:questi libri vanno….vanno da soli,sembra quasi che le pagine si sfoglino senza essere toccate.
Ma sapete cosa c’è più di tutto?La magia.
Perché la verità è che a volte i libri sono come un innamoramento:guardi l’uomo(o la donna)che hai al tuo fianco,gli riconosci mille difetti e lo ami lo stesso.
Ecco…..la saga di Twilight è un innamoramento.
E’tutta sbagliata,ma la ami comunque.
Nel bene e nel male.
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Fin dove sei disposto ad arrivare?
Un ristorante di lusso.
Due coppie borghesi al tavolo.
La tensione che si taglia con una lama sottile.
Qualche lacrima,cellulari che squillano,rabbia trattenuta.
Antipasto.
Primo.
Secondo.
Dessert.
Il tempo di una cena.
Il tempo in cui decidere fino a che punto la nostra coscienza è disposta a spingersi per proteggere la nostra felicità.
Un romanzo a prima vista statico,due ore tutte passate seduti intorno al tavolo,ma che in realtà si rivela essere un intrigante viaggio nell’animo umano.
Koch ha una penna sopraffina.Una scrittura distaccata,da perfetto cronista.
Ma dietro questo apparente minimalismo ci porta a interrogarci:sulle ragioni del male,sulla nostra capacità di spingerci oltre,di diventar belve pur di proteggere i nostri vantaggi.
Parlo di vantaggi, e non di diritti, non a caso.Qui siamo nell’alta borghesia,tra lavori prestigiosi,buona educazione,visi puliti lontani anni luce dalle teorie lombrosiane.
Ed è in questi visi che troveremo confusi il bene e il male.
Nessun ruolo assoluto ci viene imposto:saremo noi a scegliere chi assolvere e chi condannare.
Resta dentro questo libro,politicamente scorretto,ma di assoluta contemporaneità.
Io l’ho trovato straordinario e non posso fare a meno di consigliarlo sentitamente.
Buona cena.
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Il decimo coniglio
Luogo:U.S.A.
Nome in codice:progetto NOAH
Cavie:12
Obiettivo:Immortalità
Una ambiziosa sperimentazione.
Una suora con un passato da dimenticare.
Un agente dell’FBI con una coscienza.
La luce.
Il mondo di dopo.
Una bambina,Amy:la prescelta.
Cronin ci conduce con se in un lunghissimo viaggio:gireremo gli Stati Uniti e le foreste,incontreremo Esploratori,militari,Pellegrini e Virali.
(Per esattezza questi ultimi saranno dodici milioni e cercheranno di ucciderci senza pietà.)
Vivremo in colonie,fuggiremo da Anelli,ci difenderemo con ogni mezzo possibile.
Staremo attenti ai nostri sogni e ci fideremo solo di pochi.
Una avventura colossale nel tempo e nello spazio.
La storia è perfettamente architettata.L’autore ha grande fantasia e nulla viene lasciato inspiegato.
Il buon livello di scrittura ci permette di immaginare con i nostri occhi ciò che i nostri protagonisti vivono.
Ma(perché un ma c’è ed è pure bello grande)Cronin è di un prolisso che annienta.
Descrizioni,descrizioni,descrizioni,descrizioni ancora e sempre descrizioni.
Personaggi,personaggi,personaggi,personaggi,ancora e sempre personaggi.
Ma figlio mio,hai scritto un mattone di 828 pagine,tagliare qualcosa no???
In primo luogo l’eccesso descrittivo porta un calo di tensione che snerva:se nelle prime duecento pagine aveva infatti il senso e il compito di introdurci nella storia,nelle ulteriori seicento non se ne comprende davvero la ragione.
In secondo luogo non puoi approfondire cosi tanto personaggi secondari che muoiono dopo 50 pagine che li abbiamo conosciuti!Serve solo a confondere le idee e a focalizzarci là dove non è necessario.
(Non vi nego di avere letto almeno una ventina di morti senza ricordarmi chi diamine fossero!)
Ve la dico tutta:se questo libro fosse stato di 500 pagine sarebbe stato un capolavoro del suo genere.
Invece,ed è un vero peccato,è solo un buon libro.
(E io adesso non so se consigliarvi di leggerlo o iniettarmi il virus,trasformarmi un una Virale e succhiare a Cronin tutto il sangue che ha in corpo.)
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- sì
- no
La dura vita di un playboy
Capello rasato,occhio vispo,buon fisico,parlantina affascinante,intelligente,ben vestito,simpatico.
Ho appena ritratto l’uomo dei vostri sogni?
Beh rivedete i vostri sogni!
Perché l’uomo di cui vi sto parlando,Andrea, è (concedetemelo)il più grande paraculo mai esistito sulla faccia della terra.
Vi ammalierà,vi corteggerà,vi sedurrà,vi giurerà amore eterno…..talmente eterno che appena gli concederete i vostri favori sessuali scapperà a gambe levate senza traccia lasciare!
(Non vi chiederà nemmeno la seconda…..eppure dicono sia la migliore….ok sto divagando.)
Appena vi sarete arrese alle sue forti braccia farà venire un geniale,quanto fasullo, ictus alla madre lasciandovi a bocca asciutta e cuore infranto.
Nonostante l’odio che un simile personaggio dovrebbe provocare in una donzella,Licalzi,con la sua penna ironica e leggerissima,ve lo renderà profondamente simpatico.
Il suo ritratto è infatti portato talmente al paradosso da non poter fare a meno di parteggiare per lui senza alcuna remora.
Un romanzo brillante,spiritoso,semplice,senza alcuna ambizione culturale.
Una sorta di manuale del perfetto playboy che non ha altra pretesa se non quella di farci ridere…. e ci riesce alla grande!
(Se vedete una porsche parcheggiata male e là vicino un uomo che sembra cercar qualcosa…..fuggite a gambe levate ragazze mie!)
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Il dolore che insegna
Lo ammetto:sono in profonda difficoltà con la recensione di questo romanzo.
In genere mi metto davanti un foglio word e in dieci minuti butto giù in pieno istinto le mie sensazioni.
Sono giorni che invece rimugino su Antologia della malata felice.
Il libro è breve,ma dotato di una tale intensità che per descriverlo ci vorrebbero più parole di quelle che lo compongono.
Racconta una storia se vogliamo semplice,sicuramente non innovativa,ma con al suo interno talmente tante sfaccettature da lasciar basiti.
Sono Mirna e Mia a parlarci da queste pagine.
La prima è una donna,una madre,una moglie abbandonata su cui,come uno sciacallo(perché tale è questa malattia),si avventa il cancro nel momento di maggior dolore.
Mia è sua figlia.Una figlia divisa a metà:tra il senso del dovere che le impone di restare al fianco della madre e la voglia di andare via per sentirsi libera;tra l’amore classicamente edipico per il padre e l’odio più profondo.(Perché se l’uomo che dovrebbe amarti di più al mondo se ne và……beh il male è troppo grande.)
Alternandosi come voci narranti di capitolo in capitolo, ci aprono le loro menti senza alcuna censura,senza nessun pudore.
Denso,intenso,viscerale,corposo:sono questi i primi aggettivi che mi vengono in mente.
Quando leggo un autore emergente,di nicchia o,diciamocela tutta,sconosciuto mi aspetto sempre molto poco.So che il mio è un pregiudizio,ma l’onestà mi impone di confessarlo.
Ecco perché sono rimasta cosi stupita e stranita da quest’opera.
C’è talmente tanto talento che il primo nome che mi è venuto da associare è stato Viola Di Grado.
(Per chi non la conoscesse è una giovane autrice di una bravura che sconvolge.)
Perché,come lei, la Bonanno ti trascina dentro la storia,te la scaraventa in faccia,forse con più garbo,ma con la stessa onestà.
Ci sarebbe tanto da aggiungere:ci sarebbero da sviscerare le dinamiche di competizione tra una madre e una figlia;ci sarebbe da discutere sul senso di inadeguatezza che un genitore prova;ci sarebbe da capire come chi ci ha amato, e dovrebbe farlo ancora, arriva a guardarci con indifferenza;ci sarebbe da soffermarsi sul momento in cui i figli si vedono costretti a diventare genitori e prendersi cura di loro in un capovolgimento di ruoli che mette paura;ci sarebbe da parlare della malefica intelligenza di una malattia che compare quando siamo già prostrati;ci sarebbe da andare indietro,fino a Nietzsche che ci ha insegnato che ciò che non ci uccide ci rende più forti.
Ci sarebbero milioni di cose da dire.
Ma perdonatemi:io stavolta ammetto il mio fallimento.
Tutto queste cose non le so dire.
Do solo un piccolo consiglio:leggetelo.
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Larghi fianchi color rubino
Annalisa mi osserva dalla quarta di copertina,con i suoi 23 anni,il viso grazioso,la bocca che sorride.
Gli occhi a onor del vero un po’ meno.
Mi conduce insieme a lei tra la sua fantasia e la sua realtà.
Piombiamo prima in una cantina piena di botti di rovere:ci si arriva da una scala stretta,con gradini irregolari, e a me sembra di essere con Alice nel paese delle meraviglie.
Sento il gusto del vino e ne osservo il color rubino.
Poi mi porta in Messico a mangiare del cioccolato consolatorio:avverto l’aroma e il sapore sulla punta della lingua.
Passiamo per Bologna,in un sogno di indipendenza realizzato.
Ci fermiamo a dormire in una suite che affaccia sul mare,chissà dove:vedo il sole che si riflette nelle onde e l’odore di sale che la brezza porta fino a noi.
E ancora mi guida a osservare suo padre mentre le prepara le castagne il sabato pomeriggio;le notti con le amiche a parlare finché, sfinite, gli occhi non si chiudono;mi lascia fare una carezza al suo cane amato e malandato;infine,solo dal buco della serratura, mi permette di spiare per un secondo l’immagine di una madre che non c’è più.
Un libro di racconti questo,a cui si alternano quelli che ritengo essere pensieri e sentimenti della vera vita di questa giovane scrittrice.
Normalmente quando in un libro troviamo la realtà dell’autore,tracce autobiografiche,tendiamo a empatizzare maggiormente.
In questo caso è accaduto il contrario.
Ho apprezzato profondamente i racconti di fantasia,quelli in cui Annalisa fa la scrittrice.
E’ brava.Riesce a portarti in atmosfere realistiche e devo dire che lontanamente si sente l’eco di Erri De Luca,forse per via del grande uso di aggettivi che fa.
Quando invece racconta esperienze personali(anche se rivisitate) diventa più banale:sogni,paure,inquietudini e senso d inadeguatezza sono simili in ogni ventenne.
Per quanto il suo animo sia sensibile e la sua penna buona non racconta nulla di nuovo.
Ecco perché mi piacerebbe davvero leggerla ancora,ma alle prese con un romanzo o con un lungo racconto totalmente frutto della sua immaginazione.
Ha talento e tutte le capacità per farlo.Per farlo egregiamente.
La sensazione è che il suo nome lo sentiremo di nuovo.
In bocca al lupo!
(Solo una breve digressione:Annalisa,stai serena,i vent’anni,ringraziando Dio passano in fretta!!!)
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Il gelo che riunisce
Voi lo sapevate che se la temperatura dell’acqua viene mantenuta costante i pesciolini seguono sempre la stessa traiettoria?
E poi sapevate che se invece l’acqua diventa più fredda gli stessi pesciolini iniziano a nuotare vicini vicini?
A me questo l’ha raccontato Boris.
Boris è russo e vuole fare lo scienziato.
Julie invece sogna di innamorarsi.
Alexis deve assolutamente far pace con la vita.
Simon e Michel desiderano fare coming out.
Alex fa il bulletto ma in realtà è solo un tenero ragazzino.
Martin ha rinunciato all’azione ma è quello il suo vero talento!
Anne invece ha rinunciato a Martin….ah se si sta sbagliando!
E poi in mezzo ai loro chi altri troviamo?Un bimbo di nove anni:il suo nome non ci è dato sapere ma lui parla con il cielo!
Gli ha chiesto di far venire giù una grande tempesta che possa far riavvicinare tutti.
Perché gli uomini sono come i pesciolini:con il freddo hanno bisogno di stare più vicini.
Questo è un piccolo romanzo.
O forse un lungo racconto.
Anzi sapete che vi dico?E’ una fiaba da leggere quando arriva il Natale.
Ci conduce in mezzo a personaggi che ci somigliano per ricordarci un messaggio a prima vista scontato:le abitudini uccidono l’amore.
(Già che novità direte voi!)
Ma noi abbiamo un’altra brutta abitudine:questa realtà la dimentichiamo troppo spesso.
Allora ben venga questa piccola fiaba a farci da memento.
Ben venga questa neve che tutto pulisce e lascia vivo solo ciò che conta davvero.
Ben venga se ogni tanto un po’ di neve la facciamo cadere anche nelle nostre vite……
Buon lettura e buon Natale!
(Si lo so che state pensando che siamo a maggio,ma non abbiamo appena detto che cambiare le abitudini fa bene?No vabè…aspettate…..fermi…non esageriamo….l’abete lasciatelo dov’è….no le palline colorate no…rimettete tutto a posto….fermiiiiiiiiiiiiiiii !!!!!)
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Snob
Ampliamente controcorrente,rispetto alle recensioni che mi precedono,mi sono trovata a detestare questo libro costringendomi a un notevole sforzo pur di concluderlo.
L’idea che costituisce la trama è meritevole di essere definita una novità.
Due veri amanti dei romanzi,con un passato difficile alle spalle,decidono di lanciarsi nell’ardua impresa di aprire una libreria che fornisca solo testi di alto livello:i buoni romanzi appunto.
Per garantire oggettività alla scelta costituiscono un comitato di otto letterati che forniranno le liste dei libri magnifici e imperdibili.
Nessuna novità editoriale,nessun compromesso al marketing,nessun passo incontro alle case editrici:solo ed esclusivamente i grandi scrittori potranno entrare con i loro testi negli ampi metri quadri della libreria.
Ma all’improvviso alcuni membri del comitato iniziano a subire attacchi violenti.
Chi odia a tal punto la buona letteratura?
Tralasciando una antipatia personale nei confronti di questa idea snob del leggere(ho più volte espresso la mia opinione in base al quale se piace al lettore ogni libro è degno di esser letto)questo romanzo non ha una sua identità precisa.
Non è un giallo ma ci prova.
Non è una storia d’amore ma ci prova.
Non è un romanzo ma ci prova.
Alla fine dei conti mi è parso che tutto sommato la scrittura di questo testo sia stata usata dall’autore come escamotage per riempirci la testa del suo concetto elitario della letteratura.
Lunghe sono le pagine in cui a tutti i costi si cerca di convincere il lettore della giustezza di questa idea.
Altrettanto lunghe quelle in cui l’autore si perde donandoci sue personali idee sulla vita,sul bene e il male,sull’amore e quant’altro.
Tutte queste diversioni rispetto alla trama rendono poco scorrevole la lettura,appesantendola con elementi assolutamente non necessari.
L’ho trovato un’occasione persa.Una buona idea che non si sviluppa come avrebbe potuto per la vanità dell’autore.
Cossè mi sei antipatico.
E adesso per ripicca mi leggo tutte le opere di Moccia!
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Mille colori
Il miele è oro.
La lavanda è oro.
L’Africa è oro.
L’acqua è oro.
Lei ha la pelle color dell’oro.
Aureliène cerca l’oro.
L’oro è il miraggio.
L’oro è il sogno.
L’oro deve essere inseguito.
Fermine dopo tutto il bianco che ci regala in Neve,primo libro di questa trilogia,ci inonda adesso di colore.
Il blu,il rosso,il giallo,l’ocra,il verde,l’oro inevitabilmente.
Con la sua scrittura intrisa di poesia,ci offre uno splendido viaggio attraverso terre lontane ma soprattutto attraverso l’animo umano e la sua crescita.
Necessario è inseguire i propri desideri.
Coraggioso è allontanarsi dalla propria sicura realtà per crescere.
Bisogna andare.
Accettare ogni sconfitta che il destino crudelmente,beffardamente,immotivatamente ci infligge.
E alla fine tornare,con i nostri sogni integri e con la capacità di ritrovare ciò che dietro ci si era lasciati.
Un lungo racconto emozionate,ispirato,vergato da una splendida e sensibile penna.
Un autore che sa dosare le parole:nulla è superfluo nella sua scrittura.C’è solo il necessario.
Leggetelo perché incontrare Fermine significa molto semplicemente arricchirsi emotivamente.
Buona lettura a chi lo sceglierà.
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"Libertà è partecipazione"
E’ stato estremamente difficoltoso arrivare all’ultima pagina di quest’opera che è stata definita“Il grande romanzo americano.”
Nessuno mi aveva dato le istruzioni d’uso per affrontarlo.
Tutto ciò che sapevo è che Libertà e Le correzioni (primo lavoro dell’autore)sono considerati capolavori.
Mi sono dunque accostata a lui con innocenza,procedendo come sono solita fare:divorando le pagine.
Ma giunta a metà libro ero spossata dalla stanchezza e con uno stato d’animo che variava repentinamente dall’insofferenza alla fascinazione.
Questo perché il nostro Franzen è scrittore colto,impegnato,di difficilissima gestione.
Non ci si può limitare a LEGGERLO.
Da un lato ci inganna facendoci credere che ci stia raccontando una semplice storia:quella della famiglia Berglund.
Patty,Walter,i loro due figli e una numerosa sfilza di altri personaggi impantanati nelle loro nevrosi,depressioni,insicurezze,grandi amori,tradimenti.
Dall’altro ci lancia,attraverso le sue parole,messaggi continui,quasi sconvenientemente insistenti, che vogliono spronarci alla riflessione:sulla politica,sull’ambiente,sulla corruzione,sulle ingiustizie,sulla libertà,ma sopra ogni cosa sulla vita e su come decidiamo di viverla.
Ed è impossibile tenere distinti questi due aspetti,impensabile avere due diversi livelli di lettura.
Ecco perché ho fatto tanta fatica:mai l’autore ti permette di rilassarti e godere semplicemente delle sue parole.
Mai ti permette di essere un banale osservatore.
Ti chiede di partecipare con ogni neurone contenuto nel tuo cervello.
Allora inevitabili mi giungono alle orecchie le note di Gaber:”Libertà è partecipazione.”
Perché temi come quelli qui trattati(in primis appunto le libertà personali) non possono in alcun modo essere soggetti a una partecipazione passiva;e dunque la tua mente è automaticamente a lavoro su ogni singola parola,su ogni azione compiuta dai protagonisti.
Sei li costretto a riflettere, a mettere in gioco la tua etica,la tua morale,con Franzen accanto che ti sussurra incessantemente:”Tu chi sei?Come sei?Da che parte stai?Come giudichi tutto questo?”
“– Tutto gira intorno allo stesso problema, le libertà personali, – disse Walter. – La gente è venuta in questo paese per cercare soldi o libertà. Se non hai soldi, ti aggrappi ancora piú rabbiosamente alle tue libertà. Anche se il fumo ti uccide, anche se non puoi permetterti di nutrire i tuoi figli, anche se i tuoi figli vengono ammazzati da un pazzo armato di fucile d’assalto. Sarai anche povero, ma l’unica cosa che nessuno ti potrà mai togliere è la libertà di sputtanarti la vita come ti pare e piace.”
Ecco per me questo passo è stato la chiave di lettura dell’intero romanzo.
La mia umile idea è che il messaggio che si cela dietro le oltre seicento pagine è:“Puoi fare ciò che vuoi della tua vita.”
Ma se nella comune mentalità questo concetto è interpretato con una valenza positiva che si esplica nel poter raggiungere sogni e desideri e nel più classico “Volere è potere”, qui Franzen ci ricorda che c’è l’altra faccia della medaglia: libertà vuol dire anche potersi rovinare consapevolmente,volontariamente,accanitamente la propria esistenza.
Non c’è un luccichio di speranza in questa immagine, ma non possiamo esimerci dal riconoscerne l’assoluta veridicità.
In definitiva un libro difficile,intenso,snervante,spossante,che ha il pregio di non lasciare indifferenti.
Concludo raccomandandone certamente la lettura, ma se mi è concesso suggerisco di prenderne piccole dosi per volta.
Poche pagine,centellinate come fossero un buon vino rosso,corposo,strutturato,da assaporare lentamente.
Altrimenti rischiate di finire come me:ubriaca di Franzen.
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Maigret...je t'aime!
Simenon e io ci siamo conosciuti su “Il treno”e profondamente detestati.
Ci siamo rivisti seduti alla tavola de “La vedova Couderc”e abbiamo deciso di restare indifferenti l’uno all’altra.
Poi un giorno,inaspettatamente,l’ho incrociato con il suo amico Maigret,me l’ha gentilmente presentato e io…..mi sono innamorata!
Ah mio commissario!Conducimi con te per le strade di Parigi,pranziamo in un bistrot,presentami ai tuoi fidati collaboratori,svelami le tue teorie,lascia che io annusi l’odore della tua pipa,permettimi di osservarti mentre folgoranti intuizioni si affollano nella tua mente,fammi vedere come infuriato ti scagli contro il colpevole!
Ah Maigret,Maigret….perchè sei tu Maigret?
Io sono pazza di quest’uomo leale e intelligente,folle della sua ironia e del suo polso fermo,infatuata delle sue capacità investigative!
Ma sopra ogni cosa sono felice di essere al mio primo appuntamento con lui e di averne a disposizione ben altri SETTANTAQUATTRO!
(Stando a Wikipedia,verso cui ho una fede semi-incrollabile,ci sono un totale di 75 romanzi con protagonista il MIO commissario!)
Cerco per un attimo di calmare i miei bollenti spiriti a favore di una breve riflessione sull’autore.
Anche nei momenti in cui,come dicevo,ho detestato Simenon,sono sempre stata consapevole delle sue doti.
E’ palese la grande competenza tecnica di cui è dotato, che consente alla narrazione di scorrere senza minimo intoppo.
Ma l’avevo sentito sempre un po’distante,distaccato,freddo, come se il suo animo poco avesse a che fare con ciò che mi narrava.
Qui invece ho avvertito la sua presenza,un suo reale coinvolgimento nel tratteggiare questo personaggio a cui ipotizzo,forse stoltamente,si sia egli stesso affezionato.
Ma non è solo Maigret a crogiolarsi dell’attenzione di Simenon.
C’è un’altra grande protagonista:Parigi!
In ogni pagina la vivi,la tocchi,la senti come se tu stesso camminassi per le sue strade.
Presenza grandiosa che non si limita a essere semplice sfondo,ma che ti attrae irresistibilmente verso di essa.
Insomma Simenon,se prometto di leggere tutte le tue opere, in cambio metti una buona parola per me con Maigret??
Dai su…..digli di portarmi con lui a Paris!
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Dolore & rinascita
“Qualunque fosse stata la strada che avessi tentato di
percorrere, la fine della storia sarebbe stata la stessa: il mio compagno aveva
scelto di stare con la moglie e non con me.”
E’ questo a riportare Hotaru a casa:l’abbandono del suo uomo,che suo, in fondo, non lo è mai stato.
Decide allora di rifugiarsi nei suoi luoghi di infanzia che sono utero materno,intrisi di ricordi che affiorano lentamente,pieni del proprio vissuto da cui forse si è anche inconsapevolmente fuggiti.
Dove c’è il fiume che se si sofferma ad ascoltarlo le pare di venire lievemente stordita ma,al contempo, riempita dalla forza della natura.
Si ritrova nuovamente dove le sembra di aver sempre dovuto essere:
al fianco della nonna,nel suo bar che somiglia a una serra tanto è pieno di orchidee;
al fianco di una donna che doveva diventarle sorella ma le sarà amica per sempre;
al fianco di un uomo con cui da bambina ha pattinato sul ghiaccio senza guanti e che le ha salvato la vita.
Banana Yoshimoto ci regala un racconto con venature oniriche ma al contempo pervaso da stati d’animo di grande verità e durezza.
Un racconto sull’elaborazione:del lutto,dell’abbandono,del ricordo,della fine di un amore.
Ogni dolore necessita di tempo.
Il tempo ci consente di raggiungere lentamente l’oblio.
Il tempo ci consente,nella sua apparente immobilità,di recuperare le forze per ricominciare.
Si è vero,questo libro è denso di umana sofferenza ,ma sopra ogni altra cosa è l’emblema di una rinascita
Perché solo se quel tempo sapremo sfruttarlo correttamente potremo crearci una nuova possibilità,una seconda esistenza in cui riuscire finalmente a far incastrare ogni pezzo della nostra vita senza doverlo spingere forzatamente.
La bravura con cui riesce in maniera naturale a raccontare tante storie nella storia,la scrittura con guizzi poetici e sognatori,la delicatezza con cui narra i dolori più profondi dell’anima, mi hanno emozionata,addolorata e nello stesso tempo riempita di speranza.
Splendide pagine da leggere non solo con gli occhi.
Lo consiglio fortemente.
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La banda degli onesti
Un studio professionale definito “boutique”per compensarne la piccolezza.
Oscar è il socio anziano,incastrato in un matrimonio con la donna più avida e (passatemi il termine)rompiballe del secolo.
Wally è il socio junior, ha già divorziato quattro volte,è alcolista e qualche volta si fa pagare la parcella in natura.(Misteri della deontologia professionale.)
Poi c’è la segretaria-jolly-tuttofare-molto scansafatiche. Odia quando i suoi capi arrivano troppo presto perché la distolgono dal suo yogurt e dal giornale mattutino.
Infine AC,il loro cane,che ha il talento di abbaiare appena sta per avvenire un incidente automobilistico in modo che i suoi due padroni possano fiondarsi sul luogo del disastro ottenendo nuovi clienti.
Diciamolo chiaramente:una banda di sfigati.
Un giorno tutto ubriaco (è proprio un vizio in questo libro!)arriva David Zinc.
Laureato ad Harvard,intelligente,di ottima famiglia,stressato dal suo impiego precedente in un grande studio associato,decide di impulso e sotto i fumi di litri di birra di iniziare a lavorare anche lui nella boutique.
E la storia cambia…eccome se cambia!
Non sono una grande lettrice di Grisham,so che è noto al pubblico internazionale per i suoi legal thriller.
Beh a mio parere qui c’è molto legal e poco thriller,ma ciò non toglie nulla alla gradevolezza della lettura.
Grisham è davvero bravo nel far scorrere la trama focalizzando l’attenzione sui protagonisti.
E’una storia di uomini questa,dove molti vizi e poche virtù la fanno da padrone.
Avidità,alcolismo,pigrizia,incapacità professionali ci vengono raccontati con una persistente ironia che inevitabilmente ci porta a provare simpatia per tutti e a fare spudoratamente il tifo per la nostra squadra degli onesti.
Anche il tema della class action,qui presente e sempre tanto caro agli americani,viene sviscerato non tanto sotto un profilo giudiziario,quanto sotto un profilo morale:agli avvocati nulla importa della salute dei loro clienti,ciò che conta è beccarsi palate di dollari con parcelle sconsiderate.
Mi astengo infine dal soffermarmi sullo stile.Grisham non vende caterve di libri a caso:sa scrivere.
Ha tecnica e talento.
Un libro che definirei simpatico e che sento di consigliare a chi appassionato del genere.
Buon divertimento!
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Lezioni di porno
Inghilterra,Ottocento e una storia d’amore sono i tre elementi del mio romanzo perfetto.
Richiamano alla mia mente gite in carrozza,ombrellini da sole,pasticci di carne,suonate al pianoforte e richieste di matrimonio basate sull’emozione suscitata da un semplice e lieve sfioramento di mano.
(Sono in fondo in fondo, ma molto in fondo, una romantica.)
Ecco perché ho scelto questo libro:gli elementi erano tutti presenti e la copertina,come potete notare,rappresenta una dama di spalle con chignon.
Come potevo anche lontanamente immaginare che mi sarei trovata di fronte a un romanzo porno?????????????????????????????????????
Chiariamoci subito:non sono una pudica timorata di Dio e dalle gioie del sesso.
Nulla contro erotismo,sesso e affiliati,solo che non ho alcuna voglia di leggere questi temi!
Detesto il fatto che romanzi che fanno l’occhiolino alla Austen si rivelino poi essere in sostanza racconti dettagliatissimi su seni stretti da corpetti,calzoni aderenti che non celano maschili “emozioni”e molto MOLTO altro che mi astengo dal riportare per buona educazione!
Ma quello che più mi fa i….rritare è che vengano venduti spacciandoli per romanzi d’amore!
Scherziamo?????
La trama è ridicola,i personaggi sono solo “belli”,”bellissimi”,”vigorosi”,”virili”,”sensuali”,”eccitanti”.
Persino mentre mangiano la minestra (che magari gli cola sul mento)sono talmente arrapanti da non veder l’ora di portarseli a letto.
Non mi dilungo oltre.
Se avete voglia di porno fittatevi un film e solo un’altra cosa:signora Wilde ,con tutto il bene,datti alla sceneggiatura di Biancaneve e i sette masculoni.
I libri non sono roba tua!
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Una risata mancata.
Ma quanto mi piace la Kinsella!!(O Wickham…che dir si voglia!)
Ho passato anni a snobbarla orgogliosamente,ma una volta che mi ha attirato nella sua trappola,non ho più potuto fare a meno di divorare ogni suo romanzo.
In ognuno ho trovato trame diverse e coinvolgenti,personaggi sui generis pieni di piccole manie e una fresca ventata di ironia e leggerezza.
Ecco perché appena uscito il suo ultimo lavoro ho scelto di prenderlo immediatamente,riservandomene la lettura per uno di quei giorni in cui i miei neuroni necessitavano di disimpegno e sforzo minimo.
Quel giorno è arrivato e con un bel sorriso stampato in faccia ho iniziato a leggere.
Dopo poche pagine il mio sorriso a 32 denti si è piano piano ridotto,fino a raggiungere giusto una leggera incurvatura all’insù degli angoli della bocca
Perché(e mi spiace un po’ dirlo)questo è il suo peggior libro.
La sua capacità di far scorrere la trama è intatta,la storia ha un punto di partenza che promette bene e che si dipana ragionevolmente,i protagonisti sono ottimamente definiti nella loro caratterialità,ma…ma….ma non fa ridere.
Di romanzi rosa ne è pieno il mondo (basta pensare alle infinite collezioni Harmony)ma io non desideravo una lettura di quel genere:io volevo l’ironia!
Volevo le figuracce della protagonista,volevo eventi un po’ ridicoli,dichiarazioni improponibili e un finale che nella vita reale è impossibile da ottenere!
E invece mi son beccata una storia carina e …..amen!
Kinsella (o Wickham…aridajè)riprovaci ancora….sarai più fortunata!
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- sì
- no
Social network del mio cuore.
Metti che tu e tuo marito vi amate tanto,ma tanto tanto.
Metti che lui ogni giorno puntuale alle 17.00 chiude la sua tipografia per passare il tempo con te.
Metti che andate insieme a far la fila alla posta,a decidere che pelati comprare,a prendere il caffè restandovene seduti pigramente al bar per ore.
Splendida quotidianità condivisa.
E poi metti che cosi,all’improvviso lui ha sessant'a anni e muore.
Che ci fai adesso tutta sola?
Tua figlia studia lontano,il paese in cui vivi è piccolo,hai pochi amici e nessun interesse:tutta la tua vita è stata dedicata interamente e volutamente al tuo consorte.
Allora decidi di passare le tue giornate al camposanto vicino a lui.
Parli,coltivi rose,lucidi il marmo,stringi amicizie con le altre vedove.
Però quando piove mica ci puoi andare?!?!
Devi trovare un modo per passare il tempo nelle giornate di pioggia e qualcuno te lo suggerisce.
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Sono sempre stata recalcitrante nei confronti di quei libri che sfruttano fenomeni di successo.
Mi hanno sempre dato l’idea di specchietti per le allodole.
Ecco perchè di fronte a questo titolo ho avuto qualche secondo di titubanza.
Ma la copertina mi attirava come un goloso dolcetto al cioccolato e mi ha spinto a leggere la quarta.
Fatto questo non avevo più dubbi:dovevo leggerlo!
Mi sono trovata di fronte un romanzo sensibile che con mano delicata e ironica affrontava temi come la dipendenza,la dedizione,la paura,l’amore non corrisposto ma sopra ogni altra cosa la solitudine.
Perché questo è un libro sulla solitudine:di chi non trova un uomo da amare,di chi non può levare a un figlio la libertà solo per averlo vicino,di chi,dopo aver dedicato tutta la sua vita a qualcuno,(ma potrebbe anche essere qualcosa) si ritrova a doversi ricostruire interamente.
Un romanzo tenero e reale costruito su una trama interessante e con una sapiente scrittura.
Una affascinante descrizione di eventi dove l’attenzione è sempre dolcemente rivolta alle emozioni dei personaggi.
Una critica sottile e beffarda verso un uso sconsiderato del social network più famoso del mondo,che diventa, in mani sbagliate, strumento attraverso cui riempire la propria vita.
Insomma bravissima l’autrice,affascinante il tema….perchè non leggerlo?
Lo consiglio caldamente.
(Ve lo consigliano altrettanto appassionatamente anche Orso bruno e Garofano speziato.
Ma questo lo capirete solo leggendo.)
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Che cos'è questa puzza di aglio????
Zia Antonia mangia etti di mentine ogni giorno.
Vive in un convento-ospizio dove la Madre Superiora paragona ogni persona a un animale.
(Tu sei un maialino,tu sei una volpe,tu sei una quaglia e voialtri siete uccellini!)
Ha due nipoti:Ernesto timido e onesto lavoratore e Antonio che non lascia passare giorno senza ricordare alla moglie l’amore carnale che prova per lei.
Diciamola tutta:è assatanato.
Nel paese in cui vive ci sono poi ovviamente i cosiddetti pezzi grossi:il sindaco,il medico,il direttore di banca,l’imprenditore un po’ disonesto.
A un certo punto avviene una cosa strana:se come abbiamo detto Zia Antonia sa di menta,perché nella sua camera c’è una tremenda puzza di aglio?
Per svelare questo mistero i protagonisti si trasformeranno in perfetti Sherlock Holmes di paese.
Curiosità,pettegolezzi,deduzioni sbagliate e una verità che ci verrà sapientemente svelata solo nelle ultime pagine.
Vitali ci regala una deliziosa commedia degli equivoci a cui noi partecipiamo sorridenti e consapevoli (ma non fino in fondo)delle vere e proprie “cantonate”che i personaggi vanno prendendo.
A farla da padrone la noia della vita di provincia che spinge gli abitanti a non farsi i fatti loro contribuendo cosi a creare maggiori malintesi e ambiguità.
La scrittura è fresca (vien quasi naturale paragonarla alla menta!),veloce,leggera e di ottima qualità:l’autore ha piena maestria nell’utilizzo delle parole.
Ci si ritrova a finirlo in un paio d’ore,sorridendo divertiti e chiudendolo con quel senso di soddisfazione che ci avvolge quando comprendiamo di aver letto qualcosa che merita.
Da leggere certamente.
Magari sotto l’ombrellone mentre fate ipotesi e congetture sulla vita dei vostri vicini di sedia a sdraio.
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Credevo fosse un romanzo...invece era un fantasy.
Jacob è un adolescente a cui muore l'amato nonno sotto gli occhi.Memore delle mille storie narrate da quest'ultimo va alla ricerca del suo passato finendo per trovarsi in un mondo parallelo:magico,affascinante e pieno di sfide.
C’è un po’ di Harry Potter in questa storia dove troviamo una scuola piena di bambini dotati di poteri magici.
C’è un po’ de La bussola d’oro con una divisione tra gli Speciali e i Normali.
C’è un po’ di Stephen King e il suo 22/11/’63 con la buca del coniglio e i viaggi nel tempo.
C’è un po’ de Il Signore degli anelli con i nostri eroi che partono uniti per affrontare il nemico.
Ma soprattutto c’è un po’di stupore da parte mia che ignara della trama non mi aspettavo un fantasy!
In realtà il titolo e la copertina mi avevano lasciato credere che si trattasse di una sorta di romanzo di formazione e non mi sono nemmeno presa la briga di leggere la quarta .
Nelle pagine iniziali ancora non sospettavo nulla trovandomi di fronte questo nonno ebreo che parlava di mostri,appellativo che ritenevo si riferisse ai nazisti.
Solo all’incirca a un terzo della lettura ho compreso che si trattasse di un fantasy,ma,pur non essendo un genere che amo leggere,non sono rimasta delusa.
La trama scorre bene,la tensione è assimilabile a quella di thriller ben costruiti,i poteri speciali dei bambini godono di buona rappresentazione e non manca una tenera storia d’amore.
L’unica cosa che mi ha irritato sono le eccessive descrizione dei luoghi e degli oggetti,ma questo dipende da un mio gusto personale:odio le descrizioni.
Divertente invece l’inserimento di foto all’interno del testo:danno indicazioni alla nostra fantasia e sono gradevoli alla vista con la loro patina antiquata.
(Tra l’altro alla fine del libro ci viene spiegato che sono tutte foto reali prese in prestito da collezioni private.)
Tutto sommato un libro che tornando indietro non sceglierei nuovamente ma che ritengo invece molto valido per gli amanti del genere.
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Il dono di Mariella.
Alle 16.00 di oggi pomeriggio mi sono ritrovata tra le mani questo libro.
Piccolo,piccolissimo con una copertina in bianco e nero meravigliosa.
E’ cosi che ho incontrato Mariella.
Mariella che a tre anni si è presa la poliomelite.
Mariella che ha avuto una madre che non l’ha accolta.
Mariella che scrive”Non mi sentivo cattiva,ma il rifiuto della vita dentro di me era tanto.”
Mariella che si è rifugiata nell’eroina.
Mariella che è stata stuprata.
Mariella che ha contratto l’Aids.
Quante cose le sono successe in una vita sola vero?
Eppure mentre leggi le sue parole,buttate li’ come una sorta di diario personale,come messaggi scomposti di cui si fa portatrice,non provi pietà per lei.
Provi rispetto.
Perché tra le sue inevitabili paure trovi la sua forza,l’accettazione di se stessa,la non rabbia per una vita che non ha di certo ecceduto in generosità nei suoi confronti.
Non c’è traccia di auto compatimento,nessun vittimismo,solo la sua realtà.
Questa donna non è una scrittrice e non ha bisogno di raccontarci storie.
Nessun romanzo,nessuna invenzione.
Non vuole nemmeno darci degli insegnamenti di vita.
Non ci dice “Non drogatevi” e nemmeno “Usate il preservativo”.
Con l’animo aperto ci concede semplicemente la sua vita.
E io le dedico tutta la mia stima.
Un piccolo,piccolissimo libro…prezioso e onesto.
Un piccolo regalo perché quando qualcuno ci permette di entrare cosi a fondo nella sua esistenza ci sta facendo un dono e accoglierlo è nostro dovere.
Buona lettura.
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Una tartaruga per amica.
Secondo libro della trilogia della Pancol che segue Gli occhi gialli dei coccodrilli.
L’autrice si conferma a mio modesto parere davvero brava.
La sera tornando a casa e iniziando la lettura mi sembrava quasi di recarmi a trovare un vecchio gruppo di amici,bere una birra insieme a loro e domandargli curiosamente di raccontarmi cosa stavano combinando.
In effetti ritengo sia proprio questo il talento dell’autrice:senza vezzi stilistici e senza grandi pretese letterarie riesce a tratteggiare una storia in cui ci sentiamo coinvolti.
Ciò non dipende tanto da un discorso di immedesimazione (che pur non manca) quanto piuttosto dalla sua straordinaria capacità di tratteggiare personaggi talmente reali da lasciarci affezionare a loro.
In questo secondo volume li ritroviamo di nuovo tutti all’esatto momento in cui li avevamo lasciati e li accompagniamo in un altro pezzo della loro vita.
Tra Parigi e Londra,tra beghe famigliari e amori da inseguire,tra rapporti che non possono andare oltre e altri che devono assolutamente chiudersi,tra dipendenze e infelicità,tra vite che si scoprono vuote a vite che hanno necessità di ricostruirsi.
Al di là degli eventi narrati in se,la cosa che colpisce è la bravura nel narrare il quotidiano.
Certo l’effetto romanzo non manca,cosi come i colpi di scena, (qui si aggiunge anche un po’ di giallo con un assassino seriale che volenti o nolenti durante la lettura cercheremo di individuare)
ma ciò che maggiormente avvince è proprio lo svolgersi dei giorni:i piccoli riti come il thè,il lavoro davanti al pc,i conflitti,i momenti di riflessione sugli obbiettivi da raggiungere,le chiacchiere tra amiche per sfogarsi di una giornata stressante.
Unica pecca,che nel precedente volume non avevo riscontrato,alcuni momenti di lentezza,(devo dire però abbastanza rari),che creano qualche attimo di irritazione.
Nell’insieme una lettura di estrema gradevolezza che si sposa benissimo con i momenti in cui abbiamo bisogno di dedicarci a qualcosa di leggero ma non per questo superficiale.
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Coccodrilli centenari
Josephine,Hortense e Zoe.
Iris,Philip e Alexandre.
Madame,Chef,Josiane e in mezzo Chaval.
Shirley,Greg,la regina Vittoria.
Christine,Max e il piedone
Antoine,Mylene e i coccodrilli che hanno gli occhi gialli gialli.
Ginette,Renè,Carmen,Babette.
Luca e il suo gemello.
E Jhon Goodfellow chi è?
E’ un caleidoscopio di personaggi questo romanzo.
Tanti,tanti,tanti ne sono.
E tu li adori tutti e vorresti andare a vivere insieme a loro.
Perché sono li’a un passo da te.
Sei presente alle cene,alle liti,alle riunioni,agli avvicinamenti,alle realtà che si svelano.
Sei là mentre pensano,si interrogano,inviano le loro preghiere alle stelle.
Sei catapultato nelle vie di Parigi,tra i loro montgomery,mentre ordinano il caffè,quando sono seduti sulla panchina a osservare il glicine che cresce imperturbabile da cinquant’anni.
Vedi tutto.Vivi tutto.
La Pancol non ti racconta una storia:te la fa vivere in diretta.
Una trama ricolma di intrecci che non ti affanni a seguire.
Una scrittura garbata,con il filo dell’ironia a stringerla stretta.
Una linearità che ti stupisce per il modo in cui si interseca con la densità del contenuto.
Una capacità di caratterizzazione dei personaggi in cui raramente mi sono imbattuta.
Gli occhi gialli dei coccodrilli è il primo di una trilogia dell’autrice.
Più volte l’avevo visto sullo scaffale e più volte avevo desistito per una quarta di copertina che non gli rende a mio parere giustizia.
Adesso mi pento di non averlo letto prima e per scontare il mio ritardo corro a divorare il secondo volume.
Ah un’ultima cosa:«Cric e Croc croccarono il grande Cruc che credeva di croccarseli!»
Indicazioni utili
Tombe,ancora tombe,di nuovo tombe.
Ecco adesso potete accusare anche me di essere una donna macabra.
Non paga dei due tizi che si incontravano ,si innamoravano,(ma grazie a Dio non pomiciavano)davanti a due tombe,ho deciso di leggere anche il sequel.
Ritroviamo di nuovo i nostri protagonisti Benny e Desirèè, ve li ricordate?
Lei era una bibliotecaria dal colorito cadaverico e con una lieve puzza sotto al naso, lui mungeva vacche all’impazzata.
(Può sembrarvi una frase sconcia ma vi garantisco che non lo è!!!)
Nel libro precedente li avevamo mollati mentre tentavano di concepire un figlio dopo aver superato le profonde differenza sociali,culturali e caratteriali.
Dato che (come dargli torto?)trovano l’attività del concepimento incredibilmente divertente li scoviamo di nuovo impegnati a generare non uno,non due,non tre,bensi quattro figli!
Ovviamente continuano a litigare,ovviamente continuano a essere profondamente diversi,ovviamente continuano ad amarsi (anche perché altrimenti mica li sforni quattro creaturi!!!)
I libro è godibilissimo,leggero e qui più che nel primo mi ha strappato risate sonore.
(“Io non soffro di sbalzi d’umore:io ne godo!!” Spiegatemi come non sbottare in una risata da lacrima dopo una frase del genere...specie se siete una femminuccia.)
Lo stile della Mazzetti è come olio che ti lascia scivolare sulle pagine velocissimamente senza mai sentire un attimo di noia o stanchezza,anche li dove si sofferma sui problemi correlati a un rapporto di lunga data lo fa senza mai perdere l’ironia.
Il finale aperto lascia presagire un terzo romanzo e io che, come vi ho anticipato, son diventata macabra…non me lo lascerò sfuggire!
Scusate adesso vi mollo,vado a fare un giro al cimitero e vedere se recupero un figo mungitore di vacche.
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Ricordando Jane.
Prima di spiegarvi perché suggerisco questo romanzo devo fare una piccola premessa.
La mia autrice preferita è Jane Austen.
Ho letto e stra-riletto ogni sua opera e mi ritrovo spesso a sognare (ma forse si tratta di pura farneticazione!)che un baule pieno di suoi manoscritti inediti venga ritrovato,concedendo a me,e ad altri milioni di lettori, la gioia di leggerla ancora.
Quando mi sono imbattuta in questo libro ho subito compreso che l’autrice si era profondamente ispirata alla mia eroina letteraria.
In una Stoccolma ottocentesca vive la giovane Beatrice che si imbatte,in senso letterale, in Seth.
Capitalista,in un mondo di nobili,quest’ultimo si è fatto strada per le sue capacità e il suo buon cuore.
Tra i due scatta una passione improvvisa,inesperta quanto violenta, che dovrà a lungo lottare contro mille ostacoli prima di giungere a felice coronamento.
Attorno a loro Sofia e la sua famiglia,il perverso conte,il fedele amico Jaques e la ribelle Vivienne,il perfido Edvar e la accudente Mary,l’integro Johan e tanti altri personaggi.
Tutti,a onor del vero,molto ben caratterizzati.
Ritornano dunque in pieno i temi cari alla Austen:la storia d’amore pregna di difficoltà,l’eroina intelligente che si ribella alle costrizioni a cui una donna dell’800 era costretta,il protagonista con importanti valori morali,i finti amici che alle spalle tramano per rendere impossibile il matrimonio.
E ancora i balli e le feste,le scampagnate e i pic-nic,le sete e i merletti,le dimore estive e i castelli.
Certo per correttezza c’è da aggiungere che se i temi ritornano tutti lo stesso non può affermarsi per lo stile:siamo su due piani distanti anni luce e destinati a non incontrarsi mai.
Le descrizioni dei luoghi non ti entrano negli occhi,i personaggi godono di minore approfondimento psicologico,ci sono descrizioni sessuali che nella pudica Jane mai troveremmo.
Insomma stilisticamente è un pò come aver fatto un bagno alle Maldive e poi immergersi nell’acqua di Scalea.
Non c’è paragone.
Nonostante questo il testo è pieno di romanticismo,di passione,di dolore.
Ti lascia entrare anima e corpo nelle vite dei protagonisti e mi sono ritrovata a sognare come una adolescente e a non riuscire a staccare gli occhi dal testo.
Superfluo aggiungere che è un libro per sole donne.
I maschietti si annoierebbero mortalmente.
Buon ‘800 ragazze.
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La voce (visibile) della fretta
Interno giorno:il telefono della Sanchez squilla,è il suo editore:”Clara ma allora???E’ pronto o no questo nuovo romanzo?Il profumo delle foglie di limone è un bestsellers,dobbiamo cavalcare l’onda!Sbrigati!Sbrigatiiiii!SBRIGATIIIIIIIIIIIII !”
Ecco questa è l’unica spiegazione che posso trovare a questo libro cosi mal scritto:la fretta.
Julia,il marito Felix e il piccolo Tito vanno in vacanza per un mese.
La prima sera appena giunti si rendono conto di aver dimenticato il latte per il bimbo.
Julia esce di casa e si perde.
Per otto giorni vagherà sola senza riuscire a ritrovare il loro appartamento.
Sta forse vivendo un incubo?
Questo romanzo non sta in piedi.
La storia in se richiede ridicoli escamotage per essere portata avanti.
Le descrizioni sono fastidiosamente lunghe e palesemente dettate dall’esigenza di estendere il numero delle pagine,l’introspezione psicologica dei personaggi è inesistente,il tema dei sogni o incubi, che dir si voglia,non argomentato.
Addirittura più volte mi si sono evidenziati veri errori nella svolgersi temporale degli eventi, per non parlare del fatto che a distanza di poche pagine ho ritrovato le stesse identiche frasi ripetute senza alcun motivo o necessità.
Tutto questo all’interno di una trama che è di per se trita e ritrita.
E’ ovvio che spesso alcuni temi in letteratura si ripetano.
Ma se c’è necessità di narrare qualcosa di cui altri hanno già scritto sarebbe il caso di farlo meglio dei predecessori.
Qui mi è sembrato di leggere una cattiva imitazione dei libri di Guillame Musso e se consideriamo la poca originalità delle storie di quest'ultimo vi sarà chiaro che incubo è questo romanzo.
Ribadisco questo libro puzza di fretta.
Già non avevo amato Il profumo delle foglie di limoni (che in confronto resta comunque un capolavoro!)ma con La voce invisibile del vento dichiaro definitivamente chiuso il mio rapporto con la Sanchez.
Stammi bene Clara!
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Parole,parole,parole.(Inutili)
Iole è una zitella.(E fin qui ci bastava il titolo per capirlo.)
Manda come dono di nozze alla sua collega La divina commedia.
Firma il biglietto che accompagna il regalo “Iole e….. Dante”.
La collega ignorante come una capra non comprende si tratti di Alighieri ma pensa che Dante sia il nome del nuovo fidanzato di Iole.
Quest’ultima sta al gioco e glielo lascia credere.
ECCO VI HO RACCONTATO TUTTO IL LIBRO.(Accusatemi di spoiler se ci tenete.)
Solo che io ci ho impiegato quattro parole a dirvelo a Vitali invece sono servite CENTOSEDICI pagine.
116 pagine per narrare il nulla più assoluto!
Vitali e quindi???????
Questo è tutto???????
Mi stai prendendo in giro??????
Che non fosse un capolavoro mi era chiaro già alla ventesima pagina(forse anche prima ma stasera mi sento buona.)
Però per comprendere che fosse una storia inutile sono dovuta arrivare fino in fondo.
Mi dicevo “Ok adesso parte la storia,adesso inizierà,porta pazienza.”
La pazienza ce l’ho ancora è il libro ad essere finito.
I personaggi sono semplicemente accennati(e sono CINQUE in tutto,non un esercito),il luogo potrebbe essere ogni dove,il tentativo di ironia è patetico,l’empatia verso la zitellagine della protagonista impossibile da provare.
Lo stesso fraintendimento sul fidanzato inesistente non ha praticamente alcuno sviluppo.
L’unico approfondimento è sulla prostata sofferente del capoufficio.(Non sto scherzando.)
Ora comprenderete che pur solidarizzando profondamente con chi soffre di prostata non sono particolarmente interessata all’argomento!
Vabè dato che non voglio essere logorroica come Vitali la chiudo qui.
Non prendete questo libro.
Se anche fosse l’unico che per puro caso vi trovate in casa statene lontani.
Meglio leggere le istruzioni del sapone.(Versare 1-2 dosi sulle mani umide,lavare,risciacquare.)
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Passeggiano per Montedidio
Vorrei potervi portare con me in una passeggiata a Montedidio.
Una strada antica,in alcuni punti vecchia,che ti da l’idea di infinito.
Vorrei mostrarvi i suoi palazzi meravigliosi,imponenti,che al loro interno nascondono giardini inattesi.
Sorprese tra il cemento.
Poi ci fermeremmo in una trattoria per bere insieme un buon rosso e assaggiare pietanze dal gusto pieno,che lasciano l’anima soddisfatta.
E mentre siam li vedremmo passare una sfilata di volti.
In prima fila questo piccolo uomo:tredici anni,spalle allenate,un boomerang nascosto dentro la giacca,un braccio a tenere Maria,la sua fidanzata.
Loro “fann’ammore”.
Poi arriverebbe suo padre,che parla solo il napoletano,che lavora duro al porto,proprio li' dove il popolo arrabbiato ha cacciato i tedeschi.
Al suo fianco la madre,una donna con una stretta di mano che somiglia a una morsa implacabile.
E ancora Mast’Errico,il falegname,con un cuore grande,colmo di saggezza.
Dietro di lui Don Rafaniello che ha una gobba che nasconde un paio di ali ed è pronto a volare da Napoli a Gerusalemme.Attende che sia Capodanno per andare.
Ancora Don Ciccio,il portiere, che sa che l’amore ha bisogno dei suoi tempi:se prende fretta trova nemici.
In ultima fila,perché non merita altro posto,il Padrone,che approfitta della povertà per mettere mani sotto gonne che non gli appartengono.
Ecco io vorrei indicarveli uno per uno e spiegarvi la loro storia.
Ma De Luca con le sue parole che hanno il dono della poesia,della semplicità,della riflessione sarà molto più bravo di me a raccontarvi queste vite.
Lui vede i dettagli,lui legge le anime e comprende i corpi.
Lasciatevi condurre da lui in questa lunga passeggiata.
Non distraetevi dalle sue parole.
Sono un dono.
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L'oblio
E’la quinta volta che inizio a scrivere questa recensione.
Scrivo e cancello.
Perché non è semplice parlare di una storia sul morbo di Alzheimer.
Perché se non l’hai vissuto non riesci davvero a capirlo.
Immaginate di amare qualcuno.Tanto.Tantissimo.
Immaginate di avere milioni di ricordi insieme a questo qualcuno.
Immaginate che a un certo punto questo qualcuno vi veda e vi chieda:”Tu chi sei?Come ti chiami?”
Immaginate che il vostro cuore si rompa un po’ di più ogni volta che vi viene posta questa domanda.
Immaginate il dolore che provate nel sapere che questo qualcuno vive in un mondo di estranei.
Nessun viso gli scalda il cuore.
Senza amore.Senza ricordi.Senza consapevolezze.Senza autonomia.
Ecco è questo che vi racconta la bravissima Lisa Genova.
Con rispetto profondo vi porta nel luogo della non memoria.Un posto amaro,drammatico,spaventoso ma dipinto in maniera reale,senza la voglia di tragicizzare ad ogni costo.
Piena di delicatezza e amore ci narra la storia di Alice,50enne,professoressa di psicologia ad Harvard a cui improvvisamente viene messa tra le mani una diagnosi che fa lo stesso rumore di una bomba ad orologeria:Alzheimer presenile.
Intorno a lei un marito,tre figli e le dinamiche psicologiche e familiari che si installano prima,durante e dopo lo scoppio della bomba.
E’un romanzo,è vero,ma potrebbe tranquillamente essere una storia vera.
Leggetelo per capire meglio questa malattia senza cura.
Leggetelo perché è un romanzo bellissimo.
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Incontri macabri
Avete presente quando sulle riviste (principalmente femminili devo ammettere)escono articoli-riempi-pagina su dove incontrare l'anima gemella?
Supermercati,palestre,mostre,negozi di elettronica(quest'ultima è strana secondo me!),speed-date,meetic e bla bla bla.
Ti suggeriscono persino di comprarti una cagnetta,cosi tu la porti a spasso,incontri il proprietario del cagnolino e vivrete insieme felici e contenti.
Insomma amiamoci mentre raccogliamo i bisognini dei nostri cuccioli.(Puro romanticismo.)
Ora però mai io ho letto tra i suggerimenti il cimitero.
Sarà che siamo intrisi di cattolicesimo ma nessuno si è mai spinto cosi oltre.
Invece la Mazzetti (ipotizzo atea e pure un tantinello macabra) fa incontrare i nostri protagonisti proprio davanti a due tombe.
In una il defunto marito di lei.
Bada bene:lapide essenziale con la semplice iscrizione del nome.Niente fronzoli.
Nell'altra la madre di lui:un tripudio di angioletti,farfalline,cuoricini e già che ci siamo anche un teschio.
I due si odiano ma a un certo punto si sorridono e li'(sempre in mezzo a tutti sti morti) l'amore nasce.
Ora i cimiteri son luoghi democratici per cui non sai mai chi ci trovi!Mica te lo scegli il vicino di tomba?
Per cui lei è una colta bibliotecaria.Lui munge le vacche.
Lei ha un arredamento all'avanguardia.Lui ha centrini in merletto ovunque.
Lei è donna in carriera.Lui vuole una casalinga (che sappia mungere le vacche però.)
Lei legge moltissimo.Lui possiede solo i libri della scuola.
Insomma non mi dilungo oltre:i due son diversi,ma talmente diversi che di più non si potrebbe.
Però dato che abbiam detto che i cimiteri sono democratici non possiamo esimerci dal sottolineare che l'amore è pura anarchia!
E i due si amano,quindi addio alle differenze.(Non senza averci litigato un bel pò sopra)
Libro ironico,romantico,con uno stile senza pretese ma di pura scorrevolezza.
La vera trovata è proprio l'anomalo luogo di incontro.
Storia disimpegnata per quando si ha voglia di leggere senza riflessione.
Incentrato solo ed esclusivamente sull'amore.
Quando è giusto.
Quando è sbagliato.
O molto più semplicemente quando c'è e quando non c'è.
Indicazioni utili
Puro cachemire
Potrei usare solo una parola per recensire questo libro e sarebbe la seguente:TALENTO.
Ho passato tutta la lettura con gli occhi strabuzzati.
Avete presente quando da piccoli storcevate gli occhi e puntualmente la nonna vi diceva una frase del genere:”Non fare cosi che ti restano incastrati!!”
Ecco io l’ho rischiato davvero.
Ogni parola,ogni frase,ogni senso suscitavano in me lo stupore.
Avevo tre pensieri fissi ad ogni rigo:
Viola Di Grado è fuori di testa;
Viola Di Grado ha capacità fuori dal comune;
Viola di Grado ha scritto questo libro a ventuno anni.
VENTUNO.
VENTUNO.
Mi perdonerete se insisto sul dato anagrafico ma è imprescindibile dall’opera.
Che ti aspetti se leggi un autore di questa età?
Una Melissa P. con i suoi quattrocentoventi colpi di spazzola?
Un romanzo stile Moccia con i suoi patemi adolescenziali?
Un Volo che un posto nel mondo proprio non riesce a trovarlo?
(Si lo so che state pensando che Moccia e Volo sono adulti...ma diciamocelo scrivono come due adolescenti infoiati...si può dire infoiati vero??)
Ma no.Non trovi nulla che odora di adolescenza,non trovi stili acerbi.
Qui trovi una Scrittrice.
Che ha uno stile unico.
Che ha un vocabolario illimitato.
Che da forma a pensieri che il tuo inconscio nemmeno sotto ricatto ti farebbe passare a livello razionale.
Che è una pazza furiosa (perché solo una pazza può produrre storie del genere) ma che riesce a donarti un romanzo straordinario.
Io questa ragazza non la voglio perdere di vista.
Settanta acrilico trenta lana?No.
Questo è puro cachemire.
Questo è TALENTO.
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Qualcosa mi ha disturbato
Che succede se a un certo punto le nostre emozioni terminano?
Immaginate di non sentire più nulla.
Nessun piacere,nessun dolore.
Zero assoluto.Vuoto totale.
Impensabile no?
Voi cosa fareste?
Io non lo so.
So però che il protagonista della nostra storia pensa di aver bisogno di nuove e sconosciute esperienze che fungano da stimolo a sensazioni oramai inesistenti.
Allora ci prova e ci riprova,e decide cosi”per vedere di nascosto l’effetto che fa”di diventare un killer.
Lui va,uccide e se ne torna a casa.
Ed è pure tutto contento!
Ora lasciatemi fare una piccola digressione: avete visto il film This must be the place di Sorrentino?
Il protagonista (un meraviglioso Sean Penn concedetemelo)ripete con infantile candore e piena consapevolezza questa frase:
“Qualcosa mi ha disturbato.Non so cosa.Ma mi ha disturbato.”
Ecco Diario di rondine mi ha disturbato e non so bene perché.
Nelle primissime pagine ero quasi su di giri.
Incontravo una Amèlie intimista a me sconosciuta.
Lei,narratrice con leggero e perenne distacco a farle compagnia mi apriva,anzi mi spalancava,le porte dell’animo umano attraverso i pensieri del nostro futuro killer.
Ero incantata.
Poi senza alcun preavviso o indizio,forse per una compensazione all’essersi lasciata troppo andare,questa intimità e questo calore lasciano il posto a una vera tempesta polare.
E io ho sentito freddo.Troppo freddo.
Non c’era ironia a riscaldarmi,solo disperazione.
E’stato questo a disturbarmi?
Non sono convinta.
Intanto ci penso e mentre lo faccio suggerisco a chi non conosce la Nothomb di non iniziare da questo libro.
Indicazioni utili
- sì
- no
Costantini TU sei il male!
Costantini vieni un attimo qui.
Siediti vicino a me.
Lo vuoi un caffè?Sono napoletana,lo so fare buonissimo e anche con la schiuma.
Ti ci metto anche parecchio zucchero magari ti addolcisco un po’.
Perché Costanti’io te lo devo dire,sono parecchio arrabbiata con te.
Tu mi hai fatto sentire una emerita idiota!
Mò tra di noi possiamo dircelo:ma perché ogni volta che esce un thriller ci deve stare il presunto serial killer???
Ma perché dobbiamo partire da avvenimenti di trenta anni fa e arrivare ad oggi???
Ma perché il nostro poliziotto-risolvi-caso di turno deve sempre essere uno pieno di turbe mentali???
Ma perché devono starci 48 personaggi che io non riesco a ricordarmi i nomi???
Ma perché non c’è un solo colpevole ???
Dai su!Ma un bel giallo con UN solo morto,due o tre indiziati,e un investigatore contento di fare il suo lavoro non lo possiamo proprio scrivere?
Una di quelle storie tranquille,con la giusta dose di suspense che io posso capire anche senza prendermi una laurea in investigazioni!
No perché guarda te lo dico:io tanto l’assassino comunque non lo indovino!
Mai,mai,mai in 32 anni ho scovato chi era!
Non c’è bisogno che mi metti tutta questa roba dentro!
E ti dirò di più:io manco lo voglio indovinare chi è!
Le mie meningi non voglio spremerle!
Voglio solo leggere,aspettare che tu mi sveli il colpevole e nel frattempo non sussurrare alla mia mente avvilita: “Chiudi il libro!Chiudilo!Basta!Lancialo dalla finestra!A chi cogli,cogli,non importa basta che te ne liberiiiiiiiiiiiiiii!”
Vabè Cosenti’,adesso non te la prendere,dai non fare cosi,dicono che tu sei bravissimo,lascia stare,sono io che so incapace di leggerti.
Te lo giuro.Mea culpa,mea culpa,mea grandissima culpa.Và bene cosi?
Non ci pensare su.Fai come se non ti avessi detto niente.
Lo vuoi un altro goccio di caffè?
Indicazioni utili
- sì
- no
Integriamoci.
Segregazione razziale:pratica che consiste nella restrizione dei diritti civili su base razzista.
Apro le pagine di questo libro e mi ritrovo immersa in un lontano Mississippi degli anni ’60.
Donne di colore che ogni giorno si recano a lavorare per le padrone bianche.
Trattate al pari di schiave.
Costrette a un umiliante “Sissignora” rispetto a qualsiasi tipo di richiesta.
Apoteosi di una ipocrisia che al contempo però concede a queste donne di allevare i pargoli di pelle chiara come delle vere e proprie madri.
Insomma il mio bagno non te lo faccio usare ma mia figlia puoi crescerla.
Mi sento inizialmente distante da tutto questo.
Vivo oltre cinquanta anni dopo,il mio giudizio sulle persone non ha come criterio la pigmentazione della pelle.
Procedendo nelle pagine mi rendo però conto che se abbraccio il libro un po’ di più non è solo il razzismo il vero nemico contro cui combatte questo romanzo.
E’ l’ignoranza.
L’ignoranza ci fa giudicare in base ai colori.
L’ignoranza ci fa vedere che due persone che si amano sono dello stesso sesso.
L’ignoranza ci fa lanciare sguardi sprezzanti verso chi non si conforma alle nostre regole sociali.
Cosi ho capito:un po’ di quel Mississippi c’è anche qui.
E allora mi permetto di dirvelo:leggetelo questo libro.
Perché è un coro gospel che innalza il suo canto contro le regole.
Perché combattere contro gli schemi è rischioso ma ci permette di provare orgoglio.
Perché con la solidarietà si costruiscono le unioni e con le uonioni si fanno i popoli senza razza:i veri popoli.
Perché integrazione e melting pot sono parole dal suono meraviglioso.
Perché non sarà un capolavoro della letteratura ma è un libro con un messaggio di immenso valore.
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Il Male
Ricordo con grande chiarezza il giorno in cui la tv diede la notizia della liberazione di Natasha.
Ricordo la sua intervista con una camicia lilla e un viso che mi parve bellissimo.
Questo dettaglio mi inquietò.
Strano pensiero il mio:come se la bellezza non potesse essere toccata dal male,come se questo costituisse un ulteriore abuso.
Quando ho scelto di leggere questa semi-biografia sono stata spinta da quella curiosità,da quel voyeurismo che a volte(ma è sempre e comunque troppo spesso)si ha nei confronti dei fatti di cronaca.
La mia indiscrezione è stata punita:avevo sottovalutato il violentissimo impatto emotivo che mi avrebbe causato.
Questo è un libro che non si può leggere.
Ti leva il fiato.
Ti causa un dolore in petto.
Ti disperde i pensieri,incapaci di comprendere.
Ti ricorda che il Male esiste.
Ti spaventa.
Spesso durante la lettura ho dovuto convincere la mia mente di non essere di fronte a un thriller,il mio personale vissuto non mi consentiva di accettare questa storia come una realtà.
Anni segregata,picchiata,lasciata in balia della fame,abusata.
Una vita che per quanto recuperata e recuperabile è violentata per sempre.
Il mio palesemente inutile moto di affetto va a questa giovane donna,a voi il suggerimento di astenervi dal prendere tra le mani questo libro.
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Accettate ogni contrasto
Prendo in mano questo libro scevra da ogni pregiudizio.
Non conosco Veronesi e non ho nemmeno vaga idea della trama.
Inizio a leggere e mi ritrovo di fronte a un paesino arroccato sui monti,poche anime ad abitarlo:avverto il primo contrasto,ambientazione antica che sa di passato e un ritmo di scrittura che odora di futuro.
Vado avanti.
Una strage inspiegabile avviene nei boschi limitrofi.Mi domando:sto leggendo un giallo?
Gli indizi mi portano a pensarlo,ma c’è un eccessivo approfondimento dei personaggi che non mi quadra.
Secondo contrasto:incasso e procedo.
Una psichiatra e un prete mi narrano in alternanza la stessa storia.
Uomo-donna.Primo pensiero.
Fede-scienza.Secondo pensiero.
Spirito e razionalità.Terzo pensiero
Mi fermo.Il titolo è X Y.
Allora capisco:non mi devo più interrogare sulle antitesi.Devo lasciarmi trasportare.
Sono nelle mani di Sandro Veronesi.Parto insieme a lui.
Che viaggio!
Introspezione,ossessione,mistero,nevrosi,sensualità,follia,Freud,
paure,chiesa,Giuda,castità,sesso educato,ricatti morali,neve,piccioni,menzogne,terrorismo,cellulari,televisione,
dipendenza dall’acqua,squali,croste di pane,bimba scomparsa,sangue,dna,neve,pensieri,pensieri,pensieri.
Dove sono stata?Dentro la mente umana.Null’altro.
P.s.:Non posso e non voglio esimermi da una nota sullo stile.
Per tutto il libro non ho mai smesso di pensare che Veronesi se ne fregasse altamente dei lettori.
“Non mi viene incontro,sono io che lo sto inseguendo,a volte arranco,sento il fiato corto.”
Avvertivo in lui la velocità e la strafottenza di chi buttava giù le sue parole in un’onda di ispirazione.
Cosi,come venivano.Scrivi.Scrivi.Scrivi.
Arrivo ai ringraziamenti e scopro che gli ci sono voluti quattro anni a concludere questo libro.
L’ultimo contrasto.
Ma stavolta non mi son chiesta perché.
L’ho accettato.Il trucco l’ho capito.
Quest’uomo è genio.
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La famiglia
Alan Bennett ha il coraggio e l’orgoglio di aprirci la porta principale della sua casa,lasciandoci vagare indisturbati tra stanze piene di ricordi di vita.
Una famiglia semplice,genitori umili e schivi,custodi di tempi oramai trascorsi e in parte dimenticati:”mamma e papà”cosi si appellavano vicendevolmente in quello che appare come un giustificato impeto di orgoglio e affetto verso i due figli messi al mondo.
Ignoravano cosa fosse un cocktail,possedevano i vestiti quelli “buoni” da indossare solo nelle occasioni speciali,non parlavano mai male di nessuno,il sesso rappresentava un segreto che solo alla camera da letto era concesso conoscere,vivere e scoprire.
Ci troviamo immediatamente immersi in un mondo che nulla ha da condividere con il nostro,che,al massimo,richiama alla mente l’eco lontana delle voci dei nostri nonni,ma indifferenti a questa estraneità,ci scopriamo a rimpiangerlo.
L’ironia accompagna buona parte del libro anche laddove ci si immerge nella intimità dei problemi psichiatrici che accompagnano queste vite:un nonno suicida,una nonna e una zia affette da demenza,la madre sofferente di una depressione che si trasforma in Alzheimer,mi vien da pensare in un ultimo,scoraggiato tentativo, di dimenticare quel male dentro.
Nonostante temi cosi delicati e,quasi per loro stessa sostanza tendenti alla tragicità,non ci ritroviamo in una storia triste.Tutt’altro.
A tal punto da farmi interrogare su come l’autore riuscisse a portarci nella sua esistenza con un tono si pieno di affetto ma a tratti distaccato,divertito e quasi cronologico.
Poi ho compreso,ma forse è più corretto dire ipotizzato,che fosse frutto della necessità:un trasporto eccessivamente emotivo avrebbe reso difficile questa stesura.
Solo nelle ultime pagine Bennett consente che a scrivere sia il figlio e non l’autore.
Ed è qui che nello sguardo disperatamente cercato e quasi rubato di una madre che non riconosce più il volto del figlio,straziante e poetico si fa strada l’amore viscerale di un uomo che ha talmente amato la sua famiglia da volerne condividere con noi l’intero cammino.
Un libro dal sapore antico,ma a ben rifletterci nulla è più attuale,contemporaneo e mi auguro eterno di una famiglia.
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Amore
Fugge via questo racconto.
Dieci minuti per leggerlo ma la brevità è di certo pari all'intensità.
C'è l'amore in queste pagine,solo amore.
C'è quello infantile,il giovanile e l'adulto.
C'è quello che si vive e si scontra con il quotidiano.
C'è quello passato e finito che grazie alla rielaborazione diviene splendido.
C'è quello che si sceglie di non vivere per non distruggerlo e togliergli la meraviglia della fantasia.
C'è quello da cui si fugge per poi voltarsi un attimo dopo e cominciare a rincorrerlo.
C'è la complicità indelebile che solo chi è stato insieme può condividere.
Che piccolo,piccolissimo gioiello ci regala la Gamberale.
Uno stile contemporaneo e attuale fatto di mail,sms e stralci di temi.
Ricorda moltissimo Glatteaur(Le ho mai raccontato del vento del Nord e La settima onda),ma a sua differenza ha una conclusione amara.
Nonostante questo non si possono chiudere queste pagine senza ricordarci l'entusiasmo e la pienezza che ci regala l'innamoramento.
Rubate dieci minuti al vostro tempo e leggetelo.
Ne vale davvero la pena.
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La piccola infame.
Un controverso,nevrotico,insofferente,agghiacciante rapporto madre-figlia rappresenta il fulcro narrativo di questo strano romanzo.
Mildred e Veda:una madre che tenta invano di conquistare il legittimo amore della sua bambina,una figlia che condurrà consapevolmente e volontariamente la madre verso il baratro.
E’ un libro freddo questo. Ghiaccio puro tra le dita.
Vi trasformerà(si spera solo per il tempo di lettura)in persone cattive.
Avete mai avvertito il desiderio viscerale di picchiare una bambina?
Immagino stiate rispondendo di no.La vostra etica vi impedisce anche solo di pensarlo.
Beh qui vi pruderanno le mani.
Veda è un diavolo.
Non in senso giocoso.Per nulla.
Leggendo vorrete umiliarla,schiaffeggiarla,punirla,insegnarle cosi sia il rispetto.
Vi sentirete in colpa provando questi desideri?
Nemmeno un poco.Perchè sarete entrati nel mondo senza moralità di M.Cain.
Questo è un romanzo emotivamente scorretto.
Tutti cattivi,avidi,insofferenti e indifferenti.
Tutti distaccati,tendenzialmente immorali,egoisti e usurpatori.
Un insieme di personaggi con cui appare impossibile trovare una linea empatica.
Un groviglio di avvenimenti in cui non puoi in alcun modo immedesimarti.
Eppure....sono rimasta profondamente affascinata da questa storia “bastarda”.
L’autore ha uno stile quasi elencativo degli accaduti,sembra piatto,imperturbabile,ma proprio per questo è perfettamente consono a un racconto in cui i sentimenti ,se e quando ci sono,sono negativi.
Ti fa arrabbiare,ti fa rabbrividire,ti stupisce per la sua freddezza.
Una gran brutta storia.
Ma mi costringo ad ammetterlo:mi ha conquistata.
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Pura ironia
Nothomb,Nothomb,Nothomb.
Autrice controversa:la ami-la detesti.Nessun'altra alternativa.
Provo umilmente a spiegarvi la mia visione:la sua scrittura non somiglia a una passeggiata romantica in riva al mare,né a un viaggio in fantasiosi universi,ma nemmeno a una impervia scalata sul monte “Letteratura”.No.
Lei è una giornata in cui sei in ritardo,corri a lavoro inciampando sui tacchi,un passante ti urta con una spallata,la chiave non entra nella serratura dell’ufficio e in te si profila il presagio di una pessima giornata ma...aspetta a giudicare.
Perchè è proprio in quella stessa giornata quando magari ti sarai anche macchiata la camicia bianca con il caffè,che tu scoppierai a ridere:l’ironia ti salverà.
Ecco questa è la Nothomb per me.
Si è vero è cinica,cruda,reale,lucida,ma prima di tutto questo lei è beffarda:devi giocarci,devi lasciarti sfidare,devi immergerti nel mare del sarcasmo e nuotare a largo.
In Igiene dell’assassino l’ho incontrata spietata come ancora non mi era accaduto.
Prètextat Tach è un misogino premio Nobel:obeso,bastardo,geniale,dotato di una forma morale inaccettabile ai più.Decide di concedere una intervista e fa fuggire piangente ogni giornalista che gli si para dinanzi.
Ha una intelligenza argutissima e una fine dialettica che gli garantiscono facil vittoria.Ma il degno avversario arriva sempre:in questo caso è (ahilui) una donna.
Si apre il duello:scambi rapidissimi,cattivi,a mio avviso imperdibili.
Ridi insieme a loro,ti becchi un ceffone crudele in viso,ti sorprendi dell’uso disinvolto che fanno dei vocaboli.
Poi ti incammini verso il finale e ti blocchi.Letteralmente.
“No,no,nemmeno la spudorata Amèlie ha il coraggio di inventarsi una chiusura di questo tipo!Mi sta prendendo in giro,vuole solo lasciarmelo credere!”
E invece no.Lei ne ha di coraggio:da vendere.
Chiudi il libro allibita,poi sorridi complice e ti scopri divertita.
La Nothomb colpisce ancora:ahia!
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Perplessa
Perplessità è il nome con cui definirei l’emozione provata nel leggere questo racconto.
Ho avuto la sensazione di guardare una fotografia,lo scatto,in bianco e nero,di una cantina polverosa,ingombra di mobili vecchi,con un adolescente magrolino steso su un letto di fortuna e una giovane donna dolorante su un divano.
Sono vicini eppure ognuno guarda in una diversa direzione.
Sono Lorenzo e Olivia,fratellastri uniti solo da metà sangue,immersi entrambi nel loro disagio,nei loro malesseri esistenziali,nella loro incapacità di far fronte al quotidiano.
Trovano un rifugio dal mondo in questo luogo piccolissimo,inadatto a contenere tutto il dolore che si trascinano dietro.
Alle prima pagine ho creduto fosse una storia sull’adolescenza,ma poi una durissima realtà si inserisce all’interno e la mia visione si è capovolta:e’una storia di adulti vissuta da due persone che hanno troppa poca vita alle loro spalle.
E’amaro Ammaniti,crudo,rapido e scorrevole nella scrittura ma mi è parso distante.
Ti butta in viso quello che ha da dirti senza indicazioni,senza giudizi,senza proporti un punto di vista,senza darti le coordinate per comprendere.
Ti sussurra lievemente all’orecchio di prendere la sua storia e pensarne ciò che vuoi.
Mi ha lasciata spiazzata,confusa,disarmata ma non indifferente.
E’il suo primo libro per me e questa nostra estraneità ha sicuramente inciso fortemente sulla mia capacità di comprenderlo.
Onestamente non so cosa voglio farne di questo neonato rapporto,ma suggerisco fortemente di leggerlo.
Ti lascia una emozione(fosse anche di disagio)e si legge in circa un’ora.
Vale la pena utilizzare questo breve tempo per conoscere o approfondire questo autore.
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Lo Scrittore
Ci sono libri che puoi leggere con la musica in sottofondo,interrompendoli per rispondere al telefono o mentre attendi alla stazione con un brusio che ti arriva vago alle orecchie.
Ci sono libri che puoi leggere con gli occhi e senza il cuore.
Ma sono altri libri.
Quando ti dedichi a De Luca necessiti di silenzio.
Nulla deve distrarti dalla tua relazione con lui.
Siete in due:tu e Erri.Punto.
Devi dargli la mano,passeggiare con lui in un tempo che sa di autunno e prestar l’udito mentre ti racconta.
Ah le sue parole!Importanti,dense,ruvide e poetiche al tempo stesso,potenti come radici conficcate profondissimamente nella terra.
Ascoltale qui,adesso,in un racconto autobiografico,in una dichiarazione d’amore alla madre perduta e alla sua infanzia.
Ti narrerà della balbuzie,del padre che si rade dinanzi allo specchio duplicando nel riflesso la sua autorità,di una nuova ricchezza che destabilizza,della calma che molto poco condivide con la lentezza,dello splendore nelle navi al porto,della finestra chiusa mentre si prepara il caffè affinchè l’aroma non vada disperso,di cancelli che nascono come limiti e si trasformano in unioni.
Ma non c’è nulla di straordinario negli eventi che ti riferirà,sentirai di cose semplici,quotidiane,ordinarie.
Ciò che resta straordinario è altro:la sua poesia e il talento,che resta umile,di questo Scrittore.
A mio modestissimo e incompetente parere è lui il più grande di tutti.
“Le madri sono suscettibili,non consentono ai figli di prendersi delle libertà sul passato.
Lo evoco in questa ora con esattezza,ma forse non con verità.
Molti particolari non formano un ricordo, molti ricordi non costituiscono un passato.
Che io non ti faccia torto:non c’era altro passato che quello.
Ti toccò un figlio non adatto ai doveri che avevi in serbo per lui, un bambino confuso che accumulava pezzi di identità nel gioco del fraintendimento con te.
Mi torna alla mente il passato con parvenza di intero, per un bisogno di appartenenza a qualcosa,che stasera mi spinge verso di esso,verso una provenienza.”
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Never let me go.
Un collegio quasi celato nella campagna inglese:bambini che giocano,litigano,stringono amicizie, si interrogano,ridono,studiano,si arrabbiano.
Ma l’atmosfera è cupa,quasi immobile,una cappa ricolma di ansia. Soffocante.
Ti interroghi:”Cosa c’è che non va in questo luogo?”
Ma lo sai,lo sai da quando hai letto la quarta di copertina e hai scelto di prenderlo.
Lentamente,con estrema maestria ti viene concessa la risposta che tenti di negare:i bambini sono destinati a folli destini.
Resti immobile quando lo leggi,cosi,buttato li’,stampato nero su bianco.Ma non ti scandalizzi.
Ishiguro ti pone dinanzi a una realtà incontrovertibile,non ti è concesso nemmeno un moto di ribellione.
E’cosi che deve andare.Punto.
Il sistema che ti viene narrato è talmente rigido,prestabilito,assoluto,che non c’è spazio per il libero arbitrio,né il tuo né tantomeno quello dei protagonisti.
Al contempo però osservi questi giovani mentre si amano e si scontrano,mentre scoprono il sesso e una parvenza di libertà,mentre vagano tra gelosie e solidarietà,mentre si instilla in loro una scintilla di speranza.
Ti chiedi che senso ha darsi da fare per vivere se si ha la consapevolezza che la nostra vita non ci appartiene fino in fondo?
Ma è una stupida,stupida domanda.
Questo tentativo di vivere ha tutto il senso della vita stessa.
Si può essere vittime,condannati,ingranaggi di un sistema svuotato da ogni forma di moralità.
Si può esser privi di scegliere,schiavi di osceni padroni,si può venir privati della propria dignità di essere umano.
Ma non si può mai smettere di vivere. Mai.
Ecco,questa è la poesia di Ishiguro.
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Un Romanzo
Ho difficoltà a trovare le parole per trasmettere quanto ho amato questo libro.
Da un po’ di tempo si era insinuata in me la voglia di leggere un Romanzo nel senso più classico del termine.
Desideravo incontrare un autore in grado di raccontarmi semplicemente una bella storia:senza esercizi stilistici,senza necessità di essere originale a tutti i costi,senza l’ossessione di dire al lettore “Guarda come sono bravo”.
Finalmente incrocio questa sconosciuta Kittle e alle prime pagine comprendo di aver fatto centro.
E’ un romanzo che parla dell’amore in ogni sua forma:
tra un uomo e una donna,
tra un uomo e un uomo,
tra una nonna e suo nipote,
tra un animale e il suo padrone,
tra una infermiera e un malato.
Molti i protagonisti:Todd trentenne malato terminale di aids,il marito Jacob che per sostenere il suo uomo compie ogni tipo di rinuncia,Summer sorella affettuosa e donna spaventata,il fidanzato Nicholas,i genitori trafitti di dolore,la nonna che pur venendo dall’esperienza dei campi di concentramento odia i gay,l’infermiera che trova nel sarcasmo la risorsa per affrontare il dolore.
Ognuno di loro è al fianco di Todd nell’esperienza agghiacciante dell’attesa della morte.Paure,dolore,senso di ingiustizia,compassione,inadeguatezza,voglia di fuggire e corenza nel restare,tali e tanti sono gli stati d’animo che ci vengono narrati.
Ma prima di tutto,a racchiuderli e soverchiarli, c’è l’amore.
Omosessualità,aids,fine vita non sono temi agevoli.
Sposti la gamba un po’ più in là e cadi nella retorica,ti giri di lato e finisci nel buonismo,arretri di un passo e sei nel dramma a tutti i costi.
Ma l’autrice non crolla nella trappola:dotata di talento e ritengo di una notevole sensibilità umana scrive con naturalezza di sesso tra uomini,di complicanze da aids,di pregiudizi omofobi,di litigate,di vomito,di vino che riunisce e riunioni che allontanano.
Scrive d’amore.
Preparate i fazzoletti.Qui c’è da piangere,
Ma che belle lacrime e che bel libro.
“Prendi poche cose per il tuo viaggio e potrai anche cantare in faccia al ladro.”
P.s.:Grazie alla redazione che ha con estrema solerzia inserito la scheda di questo libro.
Indicazioni utili
Sparks alla giapponese
Una infanzia fatta di amicizia.Una adolescenza che la vede trasformarsi in amore.La leucemia che mette fine alla felicità.
Il lungo viaggio per spargere le ceneri dell’amata.
I temi dell’amore e della morte sono il fulcro di questo breve romanzo.
Seppur usurpati in letteratura,dovrebbero rendere gioco facile al coinvolgimento nella narrazione.
Ma in questa storia qualcosa non va,non convince,non trascina.
Il dolore non è Dolore,l’amore ha il gusto di una infatuazione adolescenziale,il Giappone non lo senti sulla pelle.
Ti lascia un senso di costruzione,come se non fosse stato scritto con partecipazione,ma montato,parola dopo parola,per aver successo attraverso il dramma.
Qui manca l’anima e se parli d’amore senza anima non sei degno di conquistare il lettore.
Eppure può fregiarsi di un successo planetario tanto da lasciarmi ipotizzare che sia una questione d’età:forse,e sottolineo il forse,è un romanzo per adolescenti e(ahimè)io non rientro più in tal categoria.
Solo due ultime note:
la prima è che mi è sembrato di leggere la trasposizione orientaleggiante de L’ultima canzone di Sparks(ma dotato di molto meno pathos);
la seconda è che viene citato il film Nuovo cinema Paradiso e, almeno in quella riga, il mio orgoglio ha compiuto un saltello e ho sorriso all’autore.
Indicazioni utili
Violini all'inferno
Daniel è:
un uomo,
un liutaio,
un ebreo,
un prigioniero dei nazisti.
Chiuso nel campo gli verrà ordinato di costruire un violino dal suono perfetto.
Dentro uno sgabuzzino,sotto l’occhio vigile di una guardia,riscoprirà i gesti quotidiani della sua vita:la fragilità dello strumento,le venature del legno,la colla che raggiunge la giusta temperatura,il dovere di precisione millimetrica.
Il lavoro svolgerà cosi la sua funzione primaria:ricordargli che è un essere umano.
Questa consapevolezza ritrovata garantirà la voglia di sopravvivere.
“Oggi viveva con una speranza molto ben fondata:lo avrebbero lasciato vivere,sicuramente,fino a quando avesse finito lo strumento.”
Senti uno stridio durante la lettura,come unghie che graffiano la lavagna,come una nota stonata che urta l’udito.
Perchè mentre coinvolto nel suo lavoro il liutaio si estranea dall’inferno del campo ne è al contempo perfettamente integrato. Vive in una sorta di luogo limbico all’interno dell’orrore in cui gli sono concessi attimi di amnesia.Ma solo attimi.
Ad aumentare questa sensazione di contrasto la scelta dell’autrice di inserire all’inizio di ogni capitolo statistiche fredde,asettiche,sui delitti perpetrati dalle ss(rifiuto categoricamente l’uso della maiuscola):quantità di oro cavate dalla bocca,chilogrammi di vestiti,esperimenti sui prigionieri.
Questi dettagli non si integrano nel racconto specie in considerazione dello stile poetico e delicato usato dall’autrice. Hanno però il pregio e il dovere di farci da memento,di ribadirci che non stiamo leggendo “solo una storia”ma un pezzo di Storia.
Romanzo brevissimo e molto intenso per gli interessati alla follia dell'Olocausto.
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La rivincita degli idioti
Questo è un romanzo di idioti geniali.
Protagonista la famiglia Kwimper:padre nullafacente,figlio aitante,due gemelli adottati e pestiferi e la baby-sitter Holly. Partono per una vacanza finendo per ritrovarsi senza benzina su una strada di nuova costruzione ancora chiusa al pubblico e,privi di alternative,li'decideranno di accamparsi.
Da questo momento tra imprese anomale,dialoghi surreali,ingenuità e un mare di ignoranza ne combineranno di tutti i colori.
Otterranno il diritto di proprietà su un terreno abusivamente occupato,fonderanno un business per pescatori,sconfiggeranno il Dipartimento dei lavori pubblici e quello dell’assistenza sociale,sgomineranno una banda di criminali,convinceranno anziani infelici a trasferirsi nel loro mondo (riportandoli a elevati gradi di arzillità),otterranno prestiti senza garanzia e si conquisteranno le simpatie di giudici e direttori di banca.
Per farla breve i Kwimper combatteranno e vinceranno la loro lotta inconsapevole allo stato americano.
«Ah, ho capito,» rispose papà. «È una situazione che ci siamo già trovati anche noi. È il governo che dice a voi quello che dovete fare invece di essere voi a dirlo al governo. Eh, no, è sbagliatissimo lasciarsi prendere la mano dal governo e permettergli di mettere su arie.”
Romanzo del ’59,paragonato ai Simpson per la sventatezza dei personaggi,è leggero nel senso più gradevole del termine.
Strappa frequenti sorrisi e ti lascia entrare subito in sintonia con l’uso di un linguaggio volutamente sgrammaticato.
Piccolo consiglio per chi voglia leggerlo:aspettate l’estate è il periodo dell’anno in cui l’idiozia da il suo meglio!
Indicazioni utili
Universi femminili
Ana,Maria,Isabel,Sara.
Ancora,e forse questa volta come non mai,ci sono le donne al centro di un romanzo della Serrano.
Sono colleghe e amiche,sono in uno dei momenti difficili che la vita dispone e impone e hanno bisogno della vicinanza l’una dell’altra.
Abbandonano figli,mariti,famiglie,amanti e case per concedersi una vacanza insieme,in una luogo isolato,sereno e pieno di vecchi ricordi.
Ed è fuori la veranda,mentre il sole tramonta,con un bicchiere di whisky tra le mani e una boccetta di smalto per le unghie,che partiamo insieme a loro in un viaggio a ritroso nel tempo..e impariamo a conoscerle.
Sara con il suo impegno politico,la sua passione totalizzante,il suo troppo amore verso un leader che la ferirà ripetutamente e dolorosamente.
(”Perché se mi innamoro, perdo ogni dignità.”)
Ana,la solida madre di famiglia,quella che accoglie,che protegge,che con sguardo delicato osserva le amiche per comprendere dov’è che il dolore si cela.
Maria,bellissima,ricca,difficile,nevrotica,arrogante,spaventata e dolorosamente sola.
(“Se d'improvviso sento che mi sto innamorando troppo di uno,mi distraggo nell'amore dell'altro,e la paura passa.”)
Isabel,troppo lavoratrice,troppo madre,troppo moglie,troppo vittima,troppo tutto.
Il racconto scorre in un alternarsi di presente e passato che ci svela come e perché queste donne sono arrivate dove oggi sono.
La Serrano prende un pennello e lentamente,linea dopo linea,colore dopo colore ci disegna la vita delle quattro consentendoci di osservarla in maniera limpida e chiara.
Il suo stile è delicato,introspettivo,psicanalitico,a volte ripetitivo.
Ma ti rilascia una garanzia:se vuoi ascoltare storie che somigliano alla tua devi rifugiarti tra le sue mani.
“Io non sono la protagonista di queste pagine, sempre ammesso che ne esista una. Ci sono solo donne, tanti tipi diversi di donne. Eppure così simili, tutte; abbiamo molto in comune. Potremmo dire che sono qui per raccontare una, due, o tre storie, non importa quante. In fondo, tutte noi abbiamo - più o meno - la stessa storia da raccontare.”
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Uomini
Questo libro è un pezzo di vita di Giuseppe Ayala,ma è anche un pezzo della nostra di vita.
Impossibile cancellare dalle nostre memorie le immagini di Capaci e via D'Amelio.
Impossibile dimenticare gli sguardi da uomini "Seri"che avevano i loro occhi.
Impossibile non portare dentro un rispetto che solo agli eroi deve essere concesso.
Ayala con uno stile semplice ci racconta la sua collaborazione al pool antimafia,la sua amicizia con Falcone e Borsellino,la costruzione del maxiprocesso che lo vede impegnato nell'aula bunker per oltre due anni.
Ci racconta di bagni all'Asinara in un mare cristallino,di freddure tese a stemperare la paura,di un giro per vedere Bruxelles rigorosamente dal finestrino perchè la scorta non consentiva altrimenti.
Ci racconta di presepi viventi improvvisati per strappare una risata,di continui viaggi negli Usa per capire dove arrivava la mafia,di pranzi pantagruelici in ristoranti pieni di uomini della scorta.
Ci racconta della macchina del fango,dell'isolamento e delle umiliazioni subite,ma anche della ferrea determinazione nel continuare a servire uno Stato che li aveva traditi vilmente.
"La partita contro la mafia non è stata vinta per la semplice ragione che non è mai stata giocata sul serio. I colori delle maglie non hanno segnato la netta distinzione tra le forze in campo. Il pubblico non è in condizione di seguire l’incontro, se vede giocatori che dovrebbero stare da una parte schierarsi dall’altra e viceversa. È mancata la precondizione. Con alle spalle quello che dovrebbe essere il tuo avversario, che ti chiede magari di passargli la palla, come è possibile giocare? La partita è truccata.
La mafia non è affatto più forte dello Stato. È molto più debole. Ma se il potenziale vincitore gioca la partita con la formazione sbagliata, fa un favore a quello che dovrebbe essere il perdente, o no?(...)La mafia si combatte a Palermo, ma si vince o si perde a Roma".
Insomma più chiaro di cosi....non sarebbe potuto essere.
P.S.:Ayala è vivo.Questo non solo lo ha reso "meno eroe"ma gli ha anche garantito parecchio fango addosso.Se non ti fanno fuori vuol dire che non conti davvero.
La Bellaitalia.
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Ti odio Marcel!
Una casa,un giardino,un marito,una moglie incinta,una piccola bambina,i vicini di sempre,il giornale fuori la porta,il caffè,la barba,il sole che entra dalle finestre.La serena tranquillità di una famiglia.
E’ qui che ti ritrovi,quasi fisicamente, mentre sfogli le prime pagine di questo libro. E’ descritta una dolce quotidianità che ti si incolla alla pelle.
“Come scrive bene Simenon…che dolcezza,che armonia!”ecco i tuoi primi pensieri.
Ma arriva la guerra e questo pezzetto di paradiso deve essere abbandonato e allora via di corsa alla stazione!
Ma lo sappiamo vero?Che sia un treno o una nave(Titanic docet) la regola”Prima le donne e i bambini”vale sempre e comunque,e il nostro protagonista Marcel si divide dalla sua amata famiglia finendo in un vagone merci.
Insieme a lui sale anche una donna,pallida,vestita di nero,sola,senza bagaglio,senza parole.
Ora dato che il destino non ci molla nemmeno un attimo il vagone della moglie e della figlia si perde chissà dove.
Che farà adesso il nostro maritino?Piangerà?Lotterà?Si dispererà?Impazzirà di dolore?
No….farà delle sane corna alla moglie con la donna in nero!
Ora io già non è che sia propensa all’adulterio ma se tradimento deve essere che sia fatto di fiamme,fuochi,passioni insaziabili,cuori travolti!
E invece no!Perchè il caro Marcel non è uomo da esser travolto!
Lui è gretto e meschino,superficiale al limite della stoltezza!
Allora su!Avanti Marcel!Prenditi la tua vacanza!Dimentica tua moglie,il bimbo che sta per nascere e la piccolina;dimentica la guerra,il razionamento,la tua condizione di profugo;và a fare un po’ di sesso dove capita e poi non tralasciare di abbandonare anche la tua amante a infausto destino quando non ti servirà più!!
Quanto ti ho detestato Marcel che piccolo,piccolo uomo che sei!
Questo libro è il mio primo Simenon ,non siamo amici io e lui,ma il sospetto si è instillato in me”Hai voluto con tutto te stesso che io odiassi Marcel, vero?”
Non hai voluto descrivere un amore improvviso…no credo che tu abbia desiderato narrarci dell’adulterio di un omuncolo!
Beh non mi sei piaciuto,no davvero…o forse si?
Devo pensarci,ma intanto la seconda chance te la concedo ugualmente…devo assolutamente sapere se ho indovinato le tue intenzioni!
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