Opinione scritta da Sara S.
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Le persone sono paesi
Nel bene o nel male i libri della Nothomb non lasciano indifferenti. Sono libri diversi, spiazzanti, così poco convenzionali da attirare su di loro grandi elogi o grandi critiche. Io non sono un'esperta di questa autrice, è solamente il suo secondo libro che leggo, e il primo, ahimè, non mi era piaciuto per niente. "Una forma di vita" invece devo dire che mi ha abbastanza colpita. E' redatto in prima persona dall'autrice stessa, la protagonista è lei, e non si capisce bene se la storia che sta raccontando è un qualcosa che le è davvero accaduto oppure no. Romanzo o autobiografia? Storia vera o finzione? Nessuna di queste ipotesi. Il libro è un ibrido puro, composto da realtà e menzogne; momenti di lucida riflessione si alternano ad assurde risoluzioni. Insomma... in sole 128 pagine si assisterà ad una storia decisamente particolare che è riuscita a destare il mio interesse: il rapporto epistolare tra l'autrice del libro e un soldato americano obeso, che fa dei suoi 130 chili di troppo una quasi virtù. Tra filosofeggiammenti sulla necessità di strafogarsi e sulla vita in generale la narrazione procede bene, incuriosisce e stupisce. Giunta alle ultime pagine avrei avuto voglia di un finale ad effetto, pensavo e ripensavo a come l'autrice sarebbe riuscita a trarsi d'impaccio e concludere questa strampalata vicenda. Purtroppo invece mi sono ritrovata dinanzi ad un non-finale, che mi ha lasciata alquanto perplessa.
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SERIE DANIEL VARTANIAN, VOL. 3
"Uccidi per me" è il terzo ed ultimo libro della serie Vartanian e finalmente chiude il cerchio su tutti i loschi traffici e gli omicidi perpetrati nei precedenti due libri. Il libro è strettamente legato agli altri, soprattutto al secondo, in quanto la narrazione riprende esattamente dove finisce il libro precedente, ma il punto di vista cambia nuovamente. Questa volta ad essere protagonisti della vicenda saranno Susannah (la sorella di Daniel Vartanian) e Luke, collega e migliore amico di Daniel.
Il libro conta ben 540 pagine e vi assicuro, non ci sarà un attimo di respiro. E' come un grande, immenso puzzle da ricostruire, le persone coinvolte saranno innumerevoli e insospettabili, e, tra colpi di scena a non finire e una suspense costante, il lettore assisterà pezzo dopo pezzo alla ricostruzione di tutta la vicenda, di tutte le persone interessate e dei legami tra di loro, dei loro moventi, dei loro segreti... insomma... questo terzo libro è la CHIAVE a tutte le domande rimaste in sospeso e a tutti i delitti irrisolti. E' un romanzo incredibilmente ricco di nozioni e avvenimenti, a tal punto che è necessaria una lettura vigile, senza distrazioni.
Avendo letto e apprezzato i due romanzi precedenti sono rimasta molto soddisfatta da questo epilogo, che non ha mancato di stupirmi e emozionarmi; è stata una lettura avvincente fino all'ultima riga. Karen Rose nella stesura di questa trilogia ha dimostrato di essere un'autrice con incredibili doti narrative, è riuscita a mettere insieme una storia straordinariamente complicata e ben congegnata, un thriller al cardiopalma che potrebbe dare del filo da torcere a qualsiasi autore pluripremiato ed esperto di questo genere narrativo.
Ne invito la lettura a tutti coloro che come me hanno già letto e apprezzato "Muori per me" e "Grida per me", con il consiglio di non lasciare passare troppo tempo tra un libro e l'altro, altrimenti alcuni collegamenti tra i personaggi e alcuni dettagli importanti potrebbero sfuggirvi.
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inquisizione spagnola
Un romanzo storico a mio avviso molto interessante, narra della santa inquisizione nella Spagna nel 1600 e finalmente dice la verità sui loschi affari della chiesa in quegli anni...
Si basa su documentazioni vere ed è proprio per questo che mi è piaciuto. Poi l'autrice ci ha romanzato attorno una storia piuttosto appassionante, che si legge con piacere, altrimenti il libro sarebbe stato troppo pesante da digerire.
Certo, devo ammettere che anche con questa precauzione la storia alterna parti scorrevoli con altre parti più lente, però, se si è interessati all'argomento "streghe/chiesa" si rivela una lettura che, tra dati storici, mistero, amore e un pizzico di occulto, vale decisamente la pena di intrapprendere.
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Tutto nacque per una lettera...
Il libro ruota tutto intorno a lei: la lettera d'amore! E da una serie di aspettative ed equivoci che ne scaturiscono.
Certo, un elemento un po' scarso per alimentare 270 pagine... è forse per questo che alla lunga stufa e diventa ridondante questo ossessivo pensare al mandante di questo foglietto di carta spiegazzato dal contenuto imbarazzante. Già, perché questa famosa lettera non ha niente di particolarmente interessante al suo interno, e anzi, l'ho trovata un po' stupida. Fosse arrivata a me l'avrei cestinata come scherzo di pessimo gusto.
Comunque la storia scorre piuttosto bene, alcune parti sono carine, e soprattutto l'ambientazione principale (una libreria) darà piacevoli emozioni a tutti gli amanti della lettura.
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- sì
- no
Lei tentava di vedere fiori invece di lupi...
E' un romanzo doloroso...
L'autrice è stata molto brava a ricreare un ambiente famigliare insano e difficile in maniera così veritiere e senza fronzoli. Sembra di vivere in quella famiglia, con i suoi tempi morti, con dialoghi semplici e non sempre indispensabili.. insomma, come un film senza colonna sonora. Proprio come è veramente... la vita.
Molto introspettivo, a tratti lento, ma ugualmente coinvolgente ed ipnotico. Sono state approfondite meno le tematiche della guerra, ma forse proprio perché l'autrice non le conosceva bene, come invece conosce bene il lato oscuro della mente umana.
Mi ha fatto molto riflettere.
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un fantasy dall'atmosfera musicale
Il titolo non trae in inganno, "Il suono sacro di Arjiam" è proprio come ci si aspetta, molto... (passatemi il termine) musicale. L'autrice, già nota cantante lirica, decide in questo libro di fondere la sua bravura nel campo della musica con l'arte dello scrivere. Il risultato è un fantasy davvero particolare, un mondo fantastico il cui elemento alla base di tutto è il suono e la sua armonia. Non avevo mai letto nulla del genere e ne sono rimasta sorpresa, sia in positivo che in negativo. Mi sono piaciute molto le descrizioni ambientali, e poi la scrittura della Lojarro è superba. Nonostante questo sia appena il suo primo libro, sembra una professionista, con un vocabolario ricco e una sintassi mai banale, mai noiosa, mai affrettata. Si vede proprio che dietro c'è un grande lavoro e una grande passione.
Però purtroppo devo ammettere di non essere riuscita ad apprezzare in pieno la trama del libro, ma mi rendo conto che è un problema mio, in quanto ho delle reali limitazioni per quanto riguarda gli argomenti di spiritualità e di musicalità che fanno da pilastri portanti di tutta la vicenda. Infatti alcune parti e alcuni dialoghi non sono riuscita proprio a capirli, erano argomenti davvero più grandi di me. Ciò nonostante, so che può sembrare strano, la lettura è stata scorrevole e tutto grazie (lasciatemelo ribadire ancora una volta) allo stile di scrittura dell'autrice, che mi ha catturata!
Qualche piccola difficoltà l'ho incontrata anche nell'imparare i nomi di persone e luoghi che sono tutti molto particolari. Ma per questo c'è un glossario a fondo libro che permette di destreggiarsi bene e con poca fatica!
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La bambina che salvava i libri
Una bambina tedesca, una ladra di libri, i duri anni della seconda guerra mondiale in Germania. Ecco come può riassumersi questo libro. Ma c'è molto di più... e nonostante la storia sia semplice e scorrevole, con uno stile di scrittura quasi allegro rispetto ai temi trattati, riesce ad emozionare. Originalissima la voce narrante: la morte! La morte impersonata come se fosse una donna che svolge il proprio lavoro di raccoglitrice di anime e intanto racconta questa storia, perché le è rimasta impressa nella mente e nel cuore (sì, la morte ha un cuore!). La storia di Liesel, la bambina tedesca che ruba i libri, è una storia che ti entra dentro piano piano, quasi con indifferenza all'inzio, ma poi con violenza rivendica l'attenzione del lettore, fino ad un finale in cui è impossibile frenare le lacrime. Sono ben 563 pagine, ma scorrono via come l'acqua di un fiume. I capitoli sono brevi e a volte inframezzati dagli interventi della voce narrante che aggiunge dei dettagli simpatici per stemperare un po' il clima, che altrimenti sarebbe drammatico, ma che con maestria riesce a non esserlo, o almeno non fino al finale...!
Ho apprezzato poi il fatto che durante i dialoghi a volte venga intervallata qualche piccola frase o parola in tedesco, così che si riesca davvero ad immaginarsi di essere lì, nella Germania nazista; altrimenti la vicenda si sarebbe potuta svolgere ovunque, ma quei dettagli non lasciano dubbi.
In definitiva devo dire che è piaciuto molto, anche se ammetto che iniziata la lettura avevo qualche remora, ma come ho già spiegato questa storia non ti entra nel cuore subito, ma lo fa con circospezione e quando meno te l'aspetti ti accorgi di non poter fare a meno di lei.
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Breve ed essenziale
Un breve e crudo romanzo, con dei bei dialoghi (forse un po' ripetitivi) che entrano nel cuore. Le descrizioni ambientali sono semplici ma evocative, la vita dei lavoratori del Ranch solo abbozzata e di sfondo alla storia che vuole raccontare ben altro. Di certo, il punto di forza del romanzo non è provocare sorpresa nel lettore, dato che il triste epilogo appare evidente fin da subito e pende sulla testa dei protagonisti come una spada di Damocle. Sarà che a me le tragedie annunciate mi lasciano piuttosto indifferente, quindi da questa prospettiva il romanzo non mi ha entusiasmata. Sono coscente del fatto però che il punto di forza sta invece nella scrittura: Steinbeck ha uno stile (se pur molto essenziale) che incanta e ne sono rimasta sopresa. Non avevo mai letto niente di questo autore, ma probabilmente leggerò anche dell'altro appena ne avrò l'occasione.
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L'antico libro di fiabe popolari per giovani maghi
Questo piccolo libretto è come una piccola boccata di ossigeno per tutti coloro che hanno letto e amato la saga di Harry Potter e che ora ne sentono insopportabilmente la mancanza. Dentro le sue pagine si può ritrovare un po' dell'atmosfera magica tanto agognata e per un paio d'ore (tempo di leggere il libro) è come stare ancora un po' in compagnia di Hermione, Silente e la professoressa McGrannitt. Le fiabe sono 5 in totale: "Il Mago e il Pentolone Salterino", "La Fonte della Buona Sorte", "Il Cuore Peloso dello Stregone", "Baba Raba e il Ceppo Ghignante" e "La storia dei tre fratelli" (quest'ultima però la conoscevo già perché è presente per intero nell'ultimo libro della saga di HP). Sono 5 racconti carini e ancora più interessanti sono i commenti di Silente. Però devo dire che mi sarebbe piaciuto che fossero più di 5. Ad esempio ad un certo punto c'è un accenno alla fiaba: "Ghiozza la Capra Zozza" che però non è presente nel libro. La mia speranza è che magari prima o poi potrebbe uscire un'altro libro di fiabe magiche, chissà...
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Serie "Shades of London" vol. 1
"Shades" narra l'avventura londinese di una ragazza americana trasferitasi a studiare nel famoso college di Wexford. Proprio il giorno del suo arrivo (il 31 Agosto) la città sarà scossa da un brutale omicidio, che ricalca perfettamente il primo omicidio di Jack lo Squartatore del 31 Agosto 1888 e il panico dilagherà ovunque, dato che il killer sembrerebbe voler ripetere tutti e 5 gli omicidi. Come inizio non è niente male, la storia è molto originale e il primo capitolo introdurrà immediatamente il lettore nel pieno degli eventi. La narrazione si sposterà poi verso il punto di vista della protagonista, la diciassettenne Rory: il suo arrivo a Londra, la notizia dell'omicidio, la descrizione del college, la sua ambientazione nella struttura scolastica, con le nuove regole a cui abituarsi, i nuovi compagni da conoscere, ecc.. ecc.. e la lettura procede proprio bene, Rory è una ragazza simpatica, cerca di fare ironia su tutte le cose buffe che le capitano e su tutte le nuove regole del collegio, inoltre all'interno di Wexford si respira una lieve atmosfera "harrypotteriana", molto molto piacevole.
Lo ammetto: la prima parte del libro mi aveva proprio conquistata. Certamente come lettura risulta piuttosto leggera essendo uno YA, e il mistero del ritorno di Jack lo Squartatore incombe sulla storia in maniera non troppo paurosa, direi che dona giusto qualche brivido nell'attesa che i delitti abbiano luogo, dato che tutta la città rimane in allerta e sa perfettamente QUANDO il killer colpirà nuovamente ma non sa esattamente DOVE e COME fare a fermarlo. Ovviamente il college di Wexford verrà coinvolto e Rory sentirà di essere in pericolo lei stessa. Ma l'autrice ha deciso di introdurre una novità all'interno della trama, che fino a qui era quella di un thriller ordinario: una svolta PARANORMALE!
Sono di un parere: quando i libri iniziano in maniera così interessante, introdurre il paranormale può essere molto rischioso. Il rischio è che invece di migliorare ulteriormente la storia, si raggiunga un risultato opposto: il suo peggioramento. Secondo me è esattamente ciò che è capitato a questo libro dall'ottimo potenziale. Lo sviluppo della storia nella seconda metà del libro è risultata infatti un po' banale, semplicistica, non ho apprezzato le scelte dell'autrice, mi hanno dato l'impressione di assistere ad una puntata di "Ghostbusters - Gli acchiappafantasmi".
E' vero che ultimamente la letteratura YA ha sempre al suo interno degli elementi paranormali, sembrerebbe davvero strano se non ce ne fossero, ma forse in questo caso andare controcorrente avrebbe giovato immensamente al risultato finale, rendendolo un thriller YA dal contenuto interessante e coinvolgente.
In definitiva reputo che "Shades" sia un paranormal-thriller di buon livello, una lettura poco impegnativa, gradevole da leggere, con un'ottima ambientazione, e con un tipo di scrittura scorrevole che di certo non annoia, solo che secondo me sarebbe stato più avvincente se la storia fosse stata concepita in maniera diversa, l'elemento paranormale lo ha penalizzato un po'.
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Spiazzante
Leggere questo libro è come assistere ad un collage di immagini, suoni, emozioni. La forma narrativa è "strana", va avanti e indietro nel tempo, cambia punto di vista a capitoli alterni, insomma... detta così può sembrare un qualcosa di caotico, ma in realtà è un romanzo che mi è estremamente piaciuto, me ne sono innamorata! E' stato così diverso dalle mie aspettative e dai romanzi a cui sono abituata, che fin dalle prime pagine è riuscito totalmente a catturarmi. Lilia è una ragazza insolita, abituata fin da bambina ad una vita "on the road", abituata a scappare da un posto all'altro, con un padre ricercato al suo fianco. Questi continui e incessanti spostamenti sono talmente un caposaldo della sua esistenza che anche da grande Lilia non riesce a smettere, e neanche la relazione con Eli la dissuade dal rimanere. La vita di Lilia, quel suo pattinare sopra al mondo senza mai sprofondarvi, si intreccerà indissolubilmente con l'esistenza di altre persone, le scombussolerà senza che lei nemmeno se ne accorga, ed il lettore assisterà impotente dinnanzi al susseguirsi di eventi che scaturiranno dalle sue fughe infinite.
"La musica delle parole" è un romanzo intenso, appassionante, poetico, nostalgico, vivido, che circonda il lettore in un aurea impalpabile e fino alle ultime pagine lascia con il fiato sospeso per la voglia di scoprire la verità. I tasselli del puzzle andranno al loro posto con lentezza, ma inesorabilmente e con la forza di un macigno in picchiata libera. Una storia introspettiva che affronta l'argomento dei legami familiari da un punto di vista insolito e oscuro, con un finale spiazzante che, nonostante appiani i dubbi, fa permanere la sensazione di indefinito, come se l'autrice avesse volutamente tralasciato qualcosa di importante.
Un libro oggettivamente inclassificabile, che non ha alcuna caratteristica affine ai "romanzi rosa" proposti di solito dalla collana Leggereditore, e, proprio per questa sua peculiarità, ancora più meritevole di essere letto.
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Serie "Fifty Shades" vol. 1
Partito come una fan fiction del famosissimo "Twilight" (ma in versione per adulti e senza elementi paranormali) questo libro ne ricalca i tre personaggi principali, cambiandone nome ed enfatizzandone moltissimo i difetti. Troveremo quindi un clone di Bella (Anastasia, nel libro) più imbranata, insicura e ingenua che mai, nonostante non sia un'adolescente, ma abbia ventuno anni; poi vi sarà un clone di Jacob (José, nel libro) innamorato di Anastasia, che incarna l'ideale del bravo e innocuo ragazzo ma non abbastanza interessante; e vi sarà poi il pezzo forte: il clone di Edward (Christian, nel libro) e qui devo dire che l'autrice si è superata. Christian, come il suo alter ego vampiro, sarà infatti un uomo bellissimo, ricchissimo, dal temperamento geloso, maniaco del controllo, e molto, molto tenebroso. Quest'ultima caratteristica, in aggiunta alle altre, lo renderà un facile cliché: l'uomo bello, dannato, potente e sicuro di sé che tutte le donne (o quasi) sembrerebbero sognare.
L'autrice con questo libro gioca la carta della banalità, dello stereotipo vincente che è stato già utilizzato e stra-utilizzato in moltissimi romanzi prima del suo. Avrei pensato che dopo tanti romanzi che hanno fatto successo giocandosi la medesima carta questa volta non avrebbe funzionato più, che il pubblico ormai si fosse stancato di questa formula narrativa, e invece no, visto il clamoroso consenso che questa serie ha avuto in Italia e nel mondo si capisce che alle donne (o almeno... alla maggior parte di loro) piace continuare a sognare lo stesso modello (irrealistico) di perfezione assoluta.
Ma attenzione, la nota originale è che l'autrice in questo romanzo ha deciso di aggiungere un'ombra "malvagia" sull'uomo perfetto dei sogni. Christian Grey viene infatti presentato con un difetto abbastanza grave. Non è un uomo romantico capace di amare una donna, a lui piacciono le donne solo per dare sfogo alle sue particolari voglie sessuali, che includono la sottomissione e l'inflizione di dolore. Ammetto che questa idea avrebbe potuto funzionare se sviluppata in maniera idonea e in un contesto adatto. Ma la verità è che tutte queste premesse iniziali non hanno trovato nel romanzo (di oltre 500 pagine) nessun riscontro. La tematica dell'erotismo sadomaso è uno specchietto per allodole, perché all'interno della storia non vi sarà nulla di tutto ciò. Vi saranno sì scene di sesso a ripetizione, esagerate e dilettantesche tra l'altro, come se l'autrice si fosse basata su delle sue fantasie molto distanti dalla realtà. Poi vi saranno anche molti, moltissimi dialoghi tra i due protagonisti. Incessanti contrattazioni su ciò che LUI desidererebbe fare e ciò che LEI non vorrebbe. Molte frasi ripetute millemila volte. "Non morderti il labbro", "non alzare gli occhi al cielo" sono ad esempio le due frasi ricorrenti che LUI ama di più, per redarguirla in continuazione. Vi sarà poi l'incombente presenza di un contratto che LUI vuole far firmare a LEI e che serve a stabilire le regole e i limiti del loro rapporto. Un assiduo dibattito su questo contratto da firmare si trascinerà inutilmente per tutta le durata del libro, LEI continuerà per tutto il tempo a lamentarsi di queste regole e ad aggiungere nuovi limiti, al punto da trasformare il rapporto sadomaso che LUI voleva instaurare in un rapporto (quasi) normale e che toglie tutto il potenziale trasgressivo che la trama del libro prometteva.
Non fatevi quindi illusioni: "Cinquanta sfumature di grigio" è la tormentata storia d'amore e di sesso tra una normalissima ragazza e un super-milionario bellissimo che è però reticente ad innamorarsi, giustificato da un'infanzia di traumi ed abusi, e che ovviamente instillerà nella protagonista l'istinto della crocerossina, la voglia di cambiarlo, la voglia di farlo guarire dai suoi demoni.
Con uno stile di scrittura veramente elementare e semplice l'autrice snocciola una storia messa in piedi in maniera piuttosto artificiosa, senza background, con dei personaggi vuoti, elementi ingannevoli, situazioni che non portano da nessuna parte, moltissimi dialoghi ripetitivi. Dal quinto capitolo in poi sembrava che la storia dovesse decollare da un momento all'altro ed acquistare fascino, ma invece è risultato come un continuo trascinarsi, nell'attesa di un qualcosa che non accade mai. I contenuti della storia sono davvero molto ingenui, adatti ad un pubblico poco maturo, nonostante la presenza di scene di sesso. Devo però ammettere due pregi fondamentali: nonostante le ridondanti ripetizioni la lettura del libro risulta molto scorrevole, le 550 pagine procedono velocemente. Inoltre, se non lo si prende troppo sul serio, può risultare anche divertente. Ci sono scene carine che, vuoi per l'ingenuità, vuoi per l'ilarità della situazione, mettono il sorriso. Una lettura poco impegnativa con un finale che lascia praticamente TUTTO in sospeso e che rende d'obbligo la lettura del libro successivo.
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- sì
- no
La saga dei confini, vol. 1
Mi aspettavo che "Gli ambasciatori del male" fosse un libro prettamente per ragazzi, ma invece non lo è. Ovvero, per stile e contenuti può essere paragonato a "Il signore degli anelli", quindi una lettura per tutti, ma che può risultare un po' ostica per i lettori molto giovani. La parte del libro che mi è piaciuta di più, quella che avrebbe meritato 5 stelline su 5, è la prima parte, dove la Bodoc, tramite un narratore onnisciente in terza persona, che sembra raccontare da molto molto lontano amplificando la sensazione di leggenda, introduce il mondo della Terre Fertili, una lunga penisola abbracciata dall'oceano. In queste terre non troveremo elfi e folletti come nella migliore tradizione fantasy, ma principalmente varie razze umane, e alcune creature animali capaci di interagire e dialogare con loro. In più vi sarà una componente magica. L'elemento che infatti accomuna questo romanzo a "Il signore degli anelli" è la presenza di uno stregone guida, che metterà all'erta il popolo degli Husihuilke (la razza umana protagonista del romanzo) da un grande pericolo in arrivo e da qui inizierà un lungo viaggio irto di pericoli fino al raggiungimento del luogo di ritrovo con una conseguente epica battaglia contro le forze del male. Come già detto, la prima parte di questo libro mi è piaciuta tantissimo, perché il mondo introdotto è davvero ben descritto, caldo, accogliente, ricco di particolari interessanti, tradizioni antiche... insomma... è un inizio libro che sono sicura incanterà tutti gli amanti del genere fantasy. Anche la parte centrale, quando la storia entra nel vivo, non è affatto male, le descrizioni del viaggio sono ben calibrate, accadono molte cose e la lettura procede bene, senza noia, con la crescente curiosità di scoprire cosa accadrà dopo. Purtroppo però non ho trovato la parte finale del libro all'altezza delle mie aspettative. La narrazione in terza persona cambia frequentemente punto di vista a volte in maniera troppo repentina, senza preavviso, creando confusione. Anche le descrizioni delle battaglie risultano caotiche e approssimative, l'autrice salta da un azione all'altra, da un personaggio all'altro, senza soffermarsi mai abbastanza nei punti salienti, senza riuscire a donare emozioni. Questi piccoli difetti, uniti ad una trama che nella seconda parte del libro diventa un'allegoria fin troppo marcata della colonizzazione degli europei a discapito delle popolazioni native del Sud America, toglie la magia sapientemente instillata all'inizio, rendendo il tutto a mio avviso eccessivamente realistico, una cronaca asettica in cui il fantasy rimane solo un debole contorno. Una lettura comunque piacevole, una saga che sono curiosa di continuare.
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serie Trylle, vol. 2
"Torn" è il secondo capitolo della trilogia Trylle, una serie ambientata prevalentemente in un regno fatato popolato da dei moderni troll, che però non hanno nulla a che vedere con le leggende fantasy del piccolo popolo, in quanto sono creature fin troppo belle ed umane. A parte questo piccolo particolare, che non condivido e che avevo già criticato nella recensione del libro precedente, devo ammettere che la lettura di "Torn" si è rivelata molto piacevole, addirittura migliore rispetto al primo libro.
Certamente devo precisare che siamo davanti ad un romanzo young adult a tutti gli effetti, un romanzo rivolto esplicitamente agli adolescenti, e che quindi saranno loro ad apprezzare maggiormente i risvolti della storia, che in alcuni casi saranno saranno intuibili e faranno storcere il naso a lettori adulti. Lo stile di scrittura è semplice, lineare, composto da molti (moltissimi) dialoghi, inoltre lo stile narrativo è ben lontano dalla perfezione. Ad esempio in alcuni brani la prosa appare frammentaria, si assiste al ricorso di sbalzi temporali non giustificati da un salto di riga, come sarebbe più corretto, e questo potrebbe creare una leggera confusione. Ciò nonostante sono rimasta soddisfatta da questo nuovo episodio della trilogia, la storia entra finalmente nel vivo e verranno rese note molte verità importanti. Principalmente si scopriranno le vere origini della protagonista (che sì, in parte erano già state rivelate in "Switched", ma non completamente) e il lettore imparerà a conoscere meglio i vari personaggi e ad empatizzare con loro. Da parte mia ho dovuto rivalutare molto la mia opinione su Elora, la madre di Wendy, e anche a quest'ultima mi sono affezionata maggiormente. Pollice verso invece per Finn, che in questo libro non mi è piaciuto.
In definitiva dico che "Torn" è un romanzo urban fantasy senza troppe pretese, ma decisamente piacevole. Una lettura leggera, che intrattiene gradevolmente e non annoia. Il finale come sempre lascia molte cose in sospeso, ma non è una tragedia, in quanto ho verificato che riprendere la lettura di questa saga anche dopo tempo non è un'esperienza "scoraggiante": risulta facile tenersi a mente gli avvenimenti precedenti in modo da ritrovare immediatamente il filo della storia. Attendo con curiosità il libro finale!
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La donna nell'ombra
In questo romanzo thriller dalle forti connotazioni psicologiche, la protagonista, Rose, viene accusata e arrestata per un delitto che dice di non aver commesso. Solo quattro anni più tardi, mentre Rose attende di sapere l'esito della richiesta per ottenere la libertà vigilata, il lettore potrà a poco a poco ricostruire i fatti per cercare di stabilire la verità attraverso il suo diario. Come tipo di thriller è davvero molto poco convenzionale, nel senso che non c'è un'indagine in corso, non ci sono investigatori a cui è stato affidato il caso, ma solo una psicologa incaricata di redarre una relazione su Rose ed esprimere il suo consenso o dissenso all'uscita anticipata dal carcere. Con un'alternanza tra passato e presente la storia si snoda attraverso un'accurata introspezione di Rose, partendo dagli antipodi, da quando Rose era una bambina. Personalmente, nonostante ami i thriller psicologici, ho trovato il ritmo di questo un po' fiacco. Inizialmente ci mette un bel po' ad entrare nel vivo e l'espediente di partire a raccontare la vita di Rose così indietro nel tempo non ha aiutato. Bisogna infatti superare la metà libro prima di arrivare al periodo che si avvicina allo svolgersi dei fatti. Riconosco che l'autrice è stata molto brava a narrare in maniera così precisa e accurata la fragile situazione mentale della protagonista, e gli argomenti toccati sono molto interessanti e attuali. "La donna nell'ombra" è un libro che affronta lo spettro di una maternità negata, del dolore per la perdita di un figlio, di un'ossessione morbosa che non lascia respiro, ma anche dell'amore per un uomo visto dal suo lato più estremo e insano: un amore totale, disperato, claustrofobico. Il percorso che intraprende il lettore per scoprire la verità su Rose è di tipo graduale, purtroppo non vi sono colpi di scena inaspettati o scene da batticuore, ma il finale è potente, incisivo. Una lettura che mi aspettavo diversa, ma che non ha mancato di creare molti spunti di interesse e di riflessione.
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Pretty dead
Si differenzia dagli altri libri del genere per lo stile di scrittura particolare, quasi poetico, che gli conferisce l'autrice. Per il resto, la storia, anche se piuttosto scorrevole ed elegante nello stile, risulta banale, e non aggiunge niente al panorama letterario vampiresco. Anzi, per alcuni spunti, si nota una troppa somiglianza con Anne Rice. Devo però ammettere che il finale risulta atipico, anche se molto frettoloso. Più che un romanzo, lo avrei visto bene in una raccolta di racconti, secondo me avrebbe fatto una figura migliore, perché letto così, come libro fatto e finito, lascia un po' indifferenti. Senza infamia e senza lode.
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Segreti e orchidee
"Il giardino degli incontri segreti" è un romanzo ad ampio respiro, una saga familiare che partendo dal presente, e focalizzandosi sulla vita di Julia (pianista di grande successo che ha da poco perso marito e figlio in un incidente stradale) si alterna poi con il passato, che sembra far perno attorno a Wharton Park, una tenuta in cui i suoi nonni hanno lavorato per quarant'anni. Questa splendida e sfarzosa residenza, circondata da un immenso giardino, ha una storia lunga e travagliata che sembra legare indissolubilmente Julia ad essa. Grande punto di forza del romanzo è sicuramente la suggestiva ambientazione, che saprà deliziare tutti gli amanti della campagna inglese, delle grandi case nobiliari immerse nel verde. Ma anche chi preferisce i luoghi più esotici non verrà deluso, in quanto le piante protagoniste della storia saranno le orchidee originarie delle zone tropicali dell'Asia, e anche queste terre così lontane avranno la loro parte nella ricostruzione della storia. La trama del romanzo è avvincente e molto ricca di sentimentalismi e sotterfugi; vi saranno storie d'amore struggenti e cuori spezzati, eventi drammatici e altri più lieti, che, nonostante le 600 pagine, non daranno davvero modo di annoiare il lettore. Personalmente, tenendo conto dell'importante componente romance che lo caratterizza, l'ho trovato un romanzo valido, ma in alcuni punti mi ha ricordato troppo le trame esageratamente intrecciate delle telenovelas. Le coincidenze che legano i personaggi del libro, il loro ritrovarsi, la riscoperta delle loro origini, sono alla lunga un po' forzate. Una scena in particolare poi (non dirò quale per non rovinare la sorpresa), oltre ad averla trovata superflua ai fini della storia, è certamente degna di soap opera del calibro di "Beautiful". Inoltre il finale del libro, quello che idealmente chiude il cerchio di tutta la saga familiare, l'ho trovato davvero troppo scontato ed edulcorato per i miei gusti. Di questo libro ho amato soprattutto la prima metà e le parti riguardanti il passato di Wharton Park: in quelle scene sembra proprio di calarsi in un'altra epoca, sembra di vivere dentro a romanzo classico dell'era romantica. Non mi è invece piaciuta la seconda metà e come l'autrice ha deciso di macchinare il destino dei personaggi nel presente. Ciò nonostante è stata una lettura piacevole e scorrevole, che mi rimarrà nel cuore per via della splendida ambientazione.
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Apocallitico
Ambientato in Inghilterra in un futuro molto prossimo (non viene specificato esattamente quando ma io l'ho immaginato a una manciata di anni dal presente) "L'ultima profezia" è un avvincente romanzo di genere apocalittico, con un'importante componente psicologica, e una più leggera sfumatura thriller, molto distante però dal thriller di stampo classico a cui tutti siamo abituati. Più che thriller infatti sarebbe meglio definirlo eco-thriller o thriller catastrofico. Personalmente è la prima volta che mi avventuro tra le pagine di un romanzo di questo genere perché solitamente le storie apocalittiche le guardo al cinema e ho sempre avuto l'idea che per appassionarcisi sia strettamente necessario il ricorso a grandiosi effetti speciali, cosa che un libro non può dare. Ma sono contenta di ricredermi: "L'ultima profezia" è scritto talmente bene che ogni scena si presenta davanti agli occhi del lettore vividamente, donando l'impressione di guardarla anziché leggerla! Lo stile di scrittura è infatti molto ricco, descrittivo, introspettivo, calibrato con un ritmo che non si può definire veloce, ma che per me è stato la quintessenza della perfezione in quanto l'ho trovato adatto al 100% a rappresentare il clima opprimente che si respira all'interno della storia, l'angoscia della protagonista, e tutto il background delineato. Altro punto di forza del romanzo è sicuramente la particolare scelta dei personaggi, nonché la loro precisa analisi psicologica e le interazioni che li coinvolge. Non si assisterà infatti ad una trama esclusivamente d'azione, come quella dei super-inflazionati film all'americana, ma qui vi sarà anche un'importante componente umana, basti pensare che la protagonista del romanzo è una donna che ha subito un grave incidente ed è costretta su una sedia a rotelle. Con un passato che la perseguita e l'amarezza di essere diventata (come lei ama definirsi) una "non-donna", il suo equilibrio psicologico non è dei migliori. L'incontro con Bethany (un'adolescente con problemi mentali che ha ucciso ferocemente la madre) le stravolgerà completamente la vita, così come l'incontro con uno scienziato di fisica che, oltre a diventare complice delle stranissime e sconcertanti scoperte derivanti dai colloqui con Bethany, metterà in dubbio ciò che a causa della sua condizione di disabile dava per scontato: il poter sentirsi nuovamente donna e amata. Tutto questo verrà ben contestualizzato in un mondo in piena crisi ambientale, dove disastri naturali si susseguono a distanza ravvicinata gli uni dagli altri, in attesa di un armageddon finale che sembra non lasciare scampo. Un romanzo capace di instillare stupore, interesse, indignazione, rabbia, ma anche tanta speranza e voglia di andare avanti nonostante tutto. Un romanzo che vi folgorerà più e più volte con i suoi colpi di scena e con il suo ritmo in crescendo da togliere il fiato. E non mancherà neanche un finale rocambolesco, come nella migliore tradizione delle storie catastrofiste. Finale molto cinematografico e d'effetto (non sono affatto stupita che la Warner Bros abbia già opzionato i diritti per la sua trasposizione).
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In verità è meglio mentire
Se avete voglia di una commedia contemporanea condita da un sottile umorismo, potreste trovare ciò che cercate nel nuovo libro della Gier. "In verità è meglio mentire" è infatti un romanzo leggero, ironico, che con una trama semplice riesce a farsi apprezzare. Chi ha già conosciuto questa autrice per la sua famosa "Trilogia delle Gemme" di genere urban-fantasy potrebbe rimanere spiazzato perché qui di elementi fantasy non ve ne saranno, ma ciò nonostante trovo che questa diversità di generi sia un fattore positivo e sono contenta che di avere avuto l'occasione di conoscere anche il lato più "rosa" dell'autrice.
La protagonista di questo romanzo è una ventiseienne di nome Carolin, molto lontana dal tipico stereotipo di ragazza che solitamente popola i romanzi chick-lit in commercio. Lei è infatti un'intellettuale, senza amici e senza la passione per lo shopping, una ragazza che non sa affatto cosa realmente vuole dalla vita, che non sogna né la carriera ideale e né di avere figli, ma che studia incessantemente per il solo motivo che "è l'unica cosa che le riesce bene" e che vuole solo essere apprezzata ed amata per quello che è, senza dover mentire sulle sue doti intellettive. In questo romanzo racconta in prima persona la sua storia, passando in rassegna gli eventi passati degli ultimi cinque anni e collegandoli con il presente, dove un evento disastroso ha interrotto la sua serenità. Il risultato è una commedia piacevole, una lettura che personalmente mi ha soddisfatta e mi ha fatto simpatizzare molto con questa stramba eroina.
Come trama non bisogna aspettarsi niente di elaborato o con sorprendenti colpi di scena, ma il vero punto forte del romanzo, ciò che davvero lo rende unico, è il modo in cui è stato scritto: l'ironia caustica e tagliente che sprigiona ad ogni pagina è lontana anni luce dalla classica e fresca ironia degli equivoci in stile Kinsella, ma proprio per questa sua discordanza trovo che abbia carattere, ne sono rimasta favorevolmente stupita, nonché deliziata. All'interno di questo libro troverete note ironiche, scenette comiche al limite del surreale, e altre più cupe, quasi tristi. Non mancheranno personaggi odiosi e altri rasenti al demenziale. Un romanzo che non annoia, da non prendere troppo sul serio, che una volta terminato vi farà desiderare di leggerne ancora un po'.
Sono curiosa di scoprire anche gli altri romanzi chick-lit di questa autrice!
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Serie "Awakening" vol. 2
Avviando la lettura di "Dreamless" dopo quasi un anno di distanza dalle lettura del primo volume mi sono ritrovata spaesata. Il libro riprende esattamente da dove si era interrotto in precedenza, ma sinceramente per riuscire a ricordarmi tutto avrei dovuto leggere "Starcrossed" nuovamente.
Il romanzo inizia già nel pieno senza troppi preamboli, non vi è una specie di introduzione a colmare le eventuali lacune che il lettore si è portato dietro e molte scene, molti personaggi ritrovati all'inizio, non riuscivo a collocarli, a dargli un senso. Continuando a leggere devo dire che piano piano questa nebbia si dirada e la storia inizia finalmente a tornare a fuoco, seppur faticosamente. La Angelini è un'autrice che non si risparmia in quanto ad azione e colpi di scena e in questo secondo libro ve ne saranno davvero molti. Il tormentato rapporto tra Helena e Lucas continuerà a vacillare tra alti e bassi (più bassi che alti) e ci sarà anche una misteriosa new entry maschile (Orion) che sembrerà appannare l'amore tra i due e gettare Helena nell'indecisione. Il triangolo d'amore è sempre un po' scontato nei romanzi YA ma devo dire che qui la banalità viene salvata soprattutto dalla presenza di una dimensione parallela in cui Helena incontra Orion: gli inferi. E' proprio la presenza di questa nuova dimensione a gettare un velo di novità su tutta la storia, la sua presenza rende il romanzo più oscuro, romanticamente crepuscolare, con ambientazioni davvero suggestive e originali, sempre mantenendo vivo il collegamento con la mitologia greco-romana, componente importantissima che in questo libro sarà ancora più marcata. Come il precedente "Starcrossed" la trama di "Dreamless" risulta molto complessa e a volte ho avuto la sensazione che lo fosse esageratamente, tanto che occorre mantenere alta la concentrazione per non rischiare di perdersi alcuni dettagli fondamentali. Le pagine sono cariche di nozioni e avvenimenti, impossibile annoiarsi!
Nel complesso giudico "Dreamless" un buon sequel, da leggere preferibilmente a ridosso ravvicinato di "Starcrossed", ma che secondo me manca un po' di "magia". L'autrice ha scritto degli ottimi intrecci ma il risultato per i miei gusti è stato troppo calcolatore e macchinoso; la spontaneità riscontrata precedentemente ne risente un po'.
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Se vi è piaciuto il primo romanzo "Starcrossed" vi consiglio certamente di buttarvi anche sulla lettura di "Dreamless". Devo ammettere che a me non ha convinto tanto quanto il primo, ma è comunque una storia avvincente che riuscirà a stupirvi.
Serie di Will Trent, vol. 2
Con questo secondo libro della serie su Will Trent, Karin Slaughter conferma la sua abilità narrativa nel genere thriller-poliziesco. "Tre giorni per morire" oltre ad essere un thriller davvero molto avvincente, è anche un romanzo appassionante, i cui lettori avranno modo di empatizzare in maniera definitiva con l'agente speciale Will Trent, un personaggio particolare e diverso dai soliti investigatori. Will Trent è infatti un uomo con un passato di solitudine e abbandono alle spalle, che da bambino desiderava solo incontrare una famiglia che gli volesse bene, ma che invece è rimasto in orfanotrofio con quella speranza mai esaudita fino all'età di diciotto anni. Will Trent si dimostra un personaggio di un'umanità eccezionale, che desta molta simpatia e affetto anche per la sua incapacità di leggere (soffre di una forma grave di dislessia), che svolge il suo lavoro di agente speciale con vera dedizione e che ha a cuore ogni caso che lo vede coinvolto. Questa volta dovrà affrontare un caso complicato, un apparente omicidio a sfondo sessuale che però nasconde al suo interno anche il rapimento di una ragazza diciassettenne. Ogni ora che passa le speranze di ritrovare la ragazza ancora in vita diminuiscono e sarà un compito molto complicato riuscire a sbrogliare il bandolo della matassa per far chiarezza sull'accaduto. Questo caso sarà particolarmente complicato non solo per la mancanza di prove e indizi ma anche perché Will sarà costretto ad affrontare i fantasmi del suo passato da bambino orfano, e anche i suoi problemi di dislessia non gli daranno pace. La storia viene articolata con una forma di narrazione in terza persona che però cambia punto di vista da un capitolo all'altro. In questo modo il lettore può seguire sia le vicende di Will, che quelle della sua nuova collega Faith Mitchell, che (ogni tanto) quelle della madre della ragazza rapita. Senza accavallare le scene tra di loro l'autrice è stata bravissima a dare una panoramica del romanzo completamente esaustiva, scorrevole e al tempo stesso strutturata con molto abilità e maestria. La vicenda tiene con il fiato sospeso varie volte ed elargisce colpi di scena inaspettati, che renderanno davvero soddisfatti tutti gli amanti del genere thriller. A differenza del precedente libro della serie, in questo libro si assisterà al ritorno di una struttura narrativa thriller abbastanza classica, ma che non annoia: un evergreen sempre molto apprezzato.
La lettura di "Tre giorni per morire" non solo mi ha dato la conferma che cercavo sulla validità di questa serie, ma mi ha dato anche la certezza che diventerà ben presto una tappa obbligata per tutti coloro che sono alle ricerca di thriller di qualità. Will Trent ha da oggi una nuova fan: attendo il prossimo libro su di lui con impazienza!
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Consigliato a lettori adulti e amanti del thriller! Questa serie vi conquisterà! Da leggere in ordine di pubblicazione, prima "L'ombra della verità" e poi "Tre giorni per morire", sono sicura che non potrete rimanerne delusi.
serie "The Darkest Powers" vol. 2
"The awakening" parte esattamente da dove il precedente libro "The summoning" è terminato. Se come me avete appena finito di leggerlo sarà un'ottima cosa, perché avrete tutti gli avvenimenti accaduti nello scorso volume ben chiari e vividi nella mente. Se invece avete letto il libro lo scorso anno, quando è uscito nelle librerie, allora vi occorrerà dargli una breve ripassata, perché il rischio di non ricordarsi le dinamiche precedenti sono alte. "The summoning" aveva avuto la funzione di una lunga introduzione alla serie, mentre si può invece affermare che "The awakening" entra a tutti gli effetti nel pieno degli eventi e non vi lascerà un solo attimo di respiro. Il ritmo narrativo è serrato, dinamico, ricco di tanta azione e avventura. Questo secondo volume della trilogia "The darkest powers" non solo non delude, ma riesce ad appassionare di più del libro precedente, rendendolo migliore, dai contenuti più corposi e interessanti. I personaggi, che sembravano ormai essere consolidati, desteranno nuove sorprese, sia a livello caratteriale che non. Il lettore avrà modo di rivalutare le sue simpatie, e la protagonista, che nel primo libro non mi aveva del tutto convinta, adesso appare molto più sicura di sé e carismatica. L'autrice si conferma finalmente capace di scrivere una storia dai contenuti young adult, ma appassionante anche per un pubblico adulto, grazie a un linguaggio scorrevole ma non elementare, ricco di particolari, maturo, con dei risvolti della storia assolutamente originali e fuori dai soliti schemi. "The awakening" è una lettura avvincente, da divorare alla svelta, dove gli eventi si intrecceranno l'uno dentro l'altro in una fuga rocambolesca senza sosta, in un arco temporale di pochi giorni, ma dove le scene di tensione, di suspance e i colpi di scena vi sorprenderanno!
Una lettura consigliatissima, con una conclusione che, anche se lascerà molte cose in sospeso, avrà una parvenza di finale accettabile, e non sarà tagliato bruscamente come nel libro precedente. Certo è che questa trilogia sarebbe da leggere con un intervallo abbastanza breve l'uno dall'altro, essendo i volumi strettamente collegati (non autoconclusivi), ed è un vero peccato lasciare passare un anno (o più) tra una pubblicazione e l'altra. Mi auguro davvero che il terzo libro verrà pubblicato con una tempistica migliore, altrimenti finirà che non mi ricorderò più niente.
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Se avete già letto e apprezzato "The summoning" questo secondo capitolo è davvero imperdibile!!! Consigliato sia a ragazzi che ad adulti amanti del genere.
Serie Daniel Vartanian, vol. 2
"Grida per me" è un thriller adrenalinico, sequel di "Muori per me". Se il libro precedente era completamente autoconclusivo e poteva essere letto nell'ottica di un romanzo singolo, "Grida per me" si riallaccia moltissimo ad alcune questioni del precedente libro e quindi non può a mio avviso essere letto senza avere letto il precedente, pena la cattiva comprensione di un buon 50% della storia. Nonostante ciò lo scenario che si presenta davanti al lettore è completamente diverso e anche i personaggi principali cambiano completamente da "Muori per me". Non si corre il rischio di incappare in un'ambientazione già vista o in personaggi già approfonditi, perché in questo romanzo si impara a finalmente a conoscere l'uomo che da il nome alla serie e che nel precedente libro era stato solamente una comparsa: Daniel Vartanian.
La storia intessuta dall'autrice è genialmente orchestrata, con una trama complessa, ricchissima di intrecci, capace di intrattenere per oltre 600 pagine senza annoiare mai. E' un romanzo in cui accade davvero di tutto, con molta suspense e molti colpi di scena disseminati per tutta la lunghezza del libro e non concentrati solo sul finale come spesso accade. Come tipo di lettura è piuttosto impegnativa, richiede un livello di concentrazione costante, perdendo anche solo che alcune frasi chiave si corre il rischio di dover tornare indietro a rileggere. Oltre alla componente thriller, che è il genere nettamente predominante del romanzo, vi è anche una piccola parte romance amalgamata all'interno della trama, ma che io, non essendo amante del romance, ho trovato abbastanza superflua. In generale trovo che sia un po' una forzatura fare innamorare follemente due personaggi e farli accoppiare in un paio di scene, mentre la tensione è alle stelle ed entrambi stanno correndo dei pericoli mortali. Questo appunto l'ho fatto anche per il libro precedente, dove succede esattamente la stessa cosa (ma con due personaggi diversi) e anche la scorsa volta quelle scene mi hanno fatto storcere il naso, perché a mio avviso è fisiologicamente impossibile amoreggiare in certe drammatiche circostanze. Ma, sorvolando su questo fatto, vi assicuro che questa trilogia è DAVVERO valida, ed è davvero THRILLER! Non ha assolutamente nulla a che fare con quei romanzi rosa spacciati per thriller dove l'azione è ridotta ai minimi termini e ci tengo a specificarlo proprio perché a me solitamente i romanzi rosa non piacciono, ma questo romanzo, come il precedente, mi è davvero piaciuto, l'ho trovato appassionante e dinamico, mi ha fatto venire i brividi per la paura più di una volta. Lo consiglio a tutte coloro che vogliono provare delle emozioni forti, senza rinunicare ad un pizzico di romanticismo. Il finale, per la seconda volta, è autoconclusivo, ma lascia aperto un piccolo spiraglio per il terzo ed ultimo della trilogia.
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Se avete già letto ed amato "Muori per me", questo sequel soddisferà in pieno tutte le vostre aspettative! Per chi invece non ha letto "Muori per me" consiglio vivamente di farlo e di leggere questo solo successivamente. "Grida per me" è il secondo libro di una trilogia adatta a tutti coloro che amano i thriller ad altissima tensione e soddisferà anche le lettrici più romantiche con una piccola dose di scene romance, che tuttavia non predominano sulla trama.
Esistenziale e nichilista
La Riley non è un'autrice convenzionale, questo suo ultimo romanzo lo conferma. "Posizioni opposte" è un romanzo esistenziale, realistico, che vuole fare da portavoce di una generazione della periferia inglese, quella più rassegnata, disillusa e nichilista. L'autrice nel raccontare la storia sembra unificarsi in un tutt'uno con la protagonista, dando la sensazione che questo romanzo non sia un semplice romanzo, ma sia quasi un'autobiografia. Non se ne ha la certezza, perché l'autrice non racconta mai di sé sul web, ma nel leggere queste pagine scatta questo presentimento. Aislinn, la protagonista trentenne del libro, è una donna problematica, alla ricerca del proprio io, in fuga continua dal suo passato e anche dal suo presente. Ha alle spalle un'infanzia mediocre, tipica dei figli di genitori separati, quelli che devono passare tutti i weekend con il padre anche se non ne hanno voglia, in un turbine di tristi pomeriggi grigi, a fare la spola tra viaggi in macchina e appartamenti vari. Aislinn cresce con la voglia di evadere, con una rabbia repressa, sempre sull'orlo della depressione, tentando di dare la colpa ai genitori, tentando di giustificare la sua mancanza di obiettivi e i suoi continui tentativi di rompere i ponti con tutte le persone che conosce. Non è un piangersi addosso il suo, ma è solo un tentativo di vivere, cercando di farlo nell'unico modo che conosce.
"Posizioni opposte" è un romanzo che, per quanto fuori dagli schemi e non facile da inquadrare, mi è piaciuto. Incredibilmente mi sono riconosciuta in molte, moltissime, delle caratteristiche della protagonista, i suoi comportamenti li ho trovati logici, per quanto invece nel pensiero comune saranno considerati assurdi. Vi è un però un po' di difficoltà a seguire il filo dei suoi ragionamenti, perché partendo dalla sua infanzia va poi a raccontare del presente e ancora torna indietro, e avanti, varie volte, in un fermento di ricordi e aneddoti che si fondono l'uno dentro l'altro. Non è una storia che ha un inizio e una fine ben definita, non è una storia che allieta il lettore e lo rende soddisfatto, per questo credo che non sia un romanzo adatto a tutti, ma solo alle personalità un po' ombrose, solitarie e riflessive. Questo è il primo libro che leggo di Gwendoline Riley, ma adesso che ho capito che l'indole dei suoi personaggi si riflette molto sulla mia, andrò a leggere anche le sue pubblicazioni passate.
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serie "The Darkest Powers" vol. 1
Amo l'autrice Kelley Armstrong. Ho già letto i primi due libri della serie "The Women Of The Otherword" promuovendoli a pieni voti. E' per questo che mi trovo in leggera difficoltà a recensire questo primo libro della trilogia "The Darkest Powers". Chiarisco subito: non è un brutto libro. E' scorrevole e interessante, ma, devo riscontrare che è di livello inferiore rispetto a ciò che ero abituata. Rispetto all'altra saga questo è uno young adult, con personaggi adolescenti e più immaturi, ma sono rimasta sorpresa dal fatto che questa "immaturità" non si riflette solo sui personaggi, ma anche sui risvolti della storia. Se non avessi saputo che questo libro è stato scritto successivamente rispetto alla saga adult avrei giurato il contrario, ovvero, che questo era uno dei suoi primi libri e quindi con alcuni difetti in più, con una certa immaturità di stesura in più. La parte introduttiva è davvero molto lunga, occupa ben tre quarti della lunghezza totale e inoltre il lettore arriva a capire le cose ben prima che ci arrivino i personaggi. Chloe, la protagonista, è il tipico personaggio con "gli occhi bendati", della serie che anche davanti all'evidenza non ci arriva, e questo a lungo andare infastidisce un po'. Ecco una frase estrapolata dal libro che la caratterizza alla perfezione: "Non riuscivo a togliermi dalla testa l'idea che mi stesse sfuggendo qualcosa, che l'anello di congiunzione fosse sotto i miei occhi e che il mio cervello fosse troppo distratto da altri problemi per vederlo." Ecco: questa è Chloe Saunders! Da lettrice sarei entrata volentieri all'interno della storia per scuoterla e gridarle "Sveeeeegliaaaaa, ormai ci sono arrivati tutti tranne te!". Un altro difetto è che la parte finale del libro è un concentrato d'azione spropositato e quasi caotico. Il ritmo narrativo a cui mi ero ormai abituata era piuttosto omogeneo e tranquillo, ma sul finale vi è uno sbalzo repentino, succede tutto troppo in fretta, per poi interrompersi con un cliffhanger proprio sul più bello.
A parte questi difetti, che avrei perdonato tranquillamente ad un'autrice alle prime armi, ma che invece mi hanno delusa per il fatto che la Armstrong è un'autrice già affermata, il libro ha anche molti pregi, uno su tutti che FINALMENTE non vi è una banalissima e zuccherosissima storia d'amore adolescenziale. In questo libro non troverete il bellissimo e perfetto principe azzurro, disposto a tutto pur di salvare la sua damigella dalle grinfie del cattivo. Ho apprezzato che tutti i personaggi siano reali, abbiano dei difetti, instaurino relazioni tra di loro mantenendo sempre un leggero distacco e una diffidenza tipica delle situazioni cariche di stress. Sono poi stata contenta di ritrovare in parte lo scenario descritto in "Stolen", il secondo libro della serie "The Women Of The Otherworld". Chi come me ha già letto quel libro saprà bene a cosa mi riferisco.
In definitiva "The Summoning" è un libro ricco di spunti interessanti, con una storia ricca e personaggi variegati (anche se davvero poco lungimiranti), ma che risente troppo del fatto che sia il primo libro di una trilogia. Credo infatti che la storia entrerà nel vivo solo nel prossimo libro "The Awakening", che leggerò prestissimo.
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Un MUST per tutti gli amanti di Facebook
La storia è interamente ambientata nel 1996 ma il vero punto cardine di tutto il romanzo sarà FACEBOOK. Il famoso social network in quegli anni non esisteva ancora, internet era alla fase iniziale, ed erano poche le persone ad usarlo. Emma, con il suo nuovo pc Windows 95 è una di queste. Sarà a causa di uno strano scherzo del destino che farà virtualmente un "salto nel futuro" e si ritroverà davanti alla sua pagina personale di Facebook di ben 15 anni dopo. E sarà grazie alle informazioni che troverà su di lei e sui suoi amici che capirà che il futuro che l'attende non è il futuro che aveva sognato e farà di tutto per cambiarlo.
"Prima del futuro" è un romanzo YA che oltre ad essere stato scritto da 2 autori ha anche la particolarità di avere 2 protagonisti all'interno della storia: 2 voci narranti (Emma e Josh) che espongono il loro punto di vista a capitoli alterni. Questa duplice narrazione è ben bilanciata e non appesantisce il ritmo narrativo in quanto i punti di vista non si accavallano mai sulla stessa scena ma si avvicendano senza sovrapporsi. L'arco temporale ricoperto è di una sola settimana, ma succederà davvero di tutto. Con acume, dolcezza e un pizzico di ironia verranno trattati moltissimi argomenti importanti, come l'amore, ma ancora di più: l'amicizia. Quella con la A maiuscola, quella capace di resistere alla forza distruttiva del tempo, quella capace di imprimere ricordi indelebili nella vita delle persone. Giocheranno inoltre un ruolo fondamentale le ripercussioni che le azioni, anche quelle all'apparenza più innocue, possono avere sulle scelte del futuro. I protagonisti dovranno capire sulla loro pelle l'importanza di queste azioni e soprattutto dovranno imparare a non scherzare con il futuro, dato che i risultati potrebbero essere catastrofici.
"Prima del futuro" è un romanzo per ragazzi davvero molto carino, che, con la sua freschezza e semplicità riesce a far breccia nel cuore del lettore in maniera diretta e disarmante. E' una storia lieve, dolce, a volte un po' nostalgica, a volte vivace e piena di speranza, che fa riflettere e che mi sento di consigliare anche ai lettori adulti, quelli che sono cresciuti senza Facebook, perché riusciranno ad immedesimarsi immediatamente sia nell'ambientazione temporale e sia con i protagonisti. La mia unica delusione è che gli autori abbiano deciso di dare spazio solamente alla componente reale, mentre quella "sovrannaturale" che ha dato inizio alla storia e che ha portato i protagonisti a conoscere un assaggio del loro futuro non è stata approfondita e a fine lettura si rimane ancora con il dubbio di come sia stato possibile.
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La prima indagine dell'ispettore Faraday
"Il caso Maloney" è un romanzo thriller-poliziesco che ha per protagonista Joe Faraday, ispettore della polizia di Portsmouth, nella costa meridionale dell'Inghilterra. Questo volume fa da apripista ad una serie molto prolifica (in Inghilterra conta attualmente 12 libri) che avrà per protagonista lo stesso personaggio, ovvero l'ispettore Faraday. Personalmente ero curiosissima di leggere questo libro, proprio perché essendo il primo di una serie volevo farmi un'idea se continuarla a leggere prossimamente o meno.
Innanzitutto ci tengo a precisare che il genere di questo romanzo è a tutti gli effetti un POLIZIESCO, mentre la componente thriller è poco marcata. Infatti l'autore tende a dare moltissimo spazio alle relazioni che intercorrono sia all'interno della polizia locale, che all'esterno. Le descrizioni di degrado della città in cui è ambientata la storia servono a denunciare una società sull'orlo del baratro, dove la criminalità è talmente radicata da non destare quasi più interesse. Le forze dell'ordine agiscono meccanicamente, disilluse, senza motivazione, e non sono rari episodi di corruzione e di traffici illeciti anche all'interno della polizia stessa.
L'ispettore Faraday è invece un eroe integerrimo, che crede ancora alla giustizia, ed è per questo che si andrà a invischiare in un caso, il caso Maloney appunto, che tutti gli consigliano di lasciare perdere perché sembra essere destinato a rimanere irrisolto.
Lo stile di scrittura è molto accurato e descrittivo, non noioso, ma tende nel complesso a rendere la storia un po' troppo flemmatica. La prima parte del libro stenta a decollare, non si riesce a capire quale sarà il fulcro intorno al quale ruoteranno gli avvenimenti. Sarà infatti soltanto dopo pagina 100 che verrà puntata l'attenzione sul caso Maloney, che come da titolo sarà l'indagine centrare del romanzo. Ma anche dopo questo "giro di boa" il ritmo narrativo tenderà sempre ad essere abbastanza lento, con moltissimi concatenamenti e intrecci che tengono impegnata la mente del lettore, ma senza la suspense e i colpi di scena che ci si aspetta da un thriller. Oltre all'indagine principale la narrazione spazia verso altre vicende criminali correlate, in particolare sui giri di droga, corruzione e violenti regolamenti di conti. Non verrà risparmiata neanche la vita personale di alcuni personaggi principali, il protagonista in primis. Neanche l'ultima parte del libro, quella in cui verrà scoperta la verità sul caso Maloney, riesce a destare troppo entusiasmo, i colpi di scena finali scorreranno lisci, senza picchi di tensione. "Il caso Maloney" è un romanzo poliziesco di ampio respiro, adatto a chi ama scoprire i misteri un poco alla volta, adatto a chi ama i concatenamenti e a chi preferisce soffermarsi sui dettagli, piuttosto che sui finali ad effetto.
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La cacciatrice di anime, vol. 2
Questo secondo episodio delle dis-avventure di Charley Davidson non riesce a spiccare il volo rispetto al libro precedente. Se dalla lettura di "La cacciatrice di anime" ero rimasta un po' dubbiosa e le avevo dato una sufficienza stiracchiata proprio perché ancora non mi ero riuscita a fare bene un'idea sulla storia, la lettura de "Il fascino del male" non ha minimamente appianato i miei dubbi e mi lascia lo stesso identico senso di incertezza che avevo prima. Non è stata una brutta lettura, ma neanche esaltante. E' una storia che mischia al suo interno elementi polizieschi, con tanto di casi intricati da risolvere, ed elementi paranormal romance. Entrambi i generi coesistono tra loro e si spartiscono all'interno del romanzo lo stesso spazio, nessuno dei due risalta sull'altro. La componente paranormale alla lunga stanca, la sua spiegazione all'interno del contesto narrato risulta un po' debole, non potrei mai pensare a questa serie solo in un'ottica di un libro urban fantasy, perché non risulterebbe abbastanza completa. Ma d'altronde neanche la componente poliziesca è abbastanza sviluppata da rendere il libro all'altezza di un giallo o thriller che si rispetti. L'autrice ha creato dei personaggi molto variegati, che riescono a suscitare simpatia nel lettore, soprattutto in questo libro li ho percepiti molto più familiari rispetto a prima, e quindi la lettura risulta piacevole proprio perché si è curiosi di saperne di più su quello che gli accade, le pagine volano via leggere, senza cedere il passo alla noia. Un altro aspetto positivo (ma non del tutto) è l'ironia che caratterizza lo stile di scrittura, ironia però che a volte male si accorda con la traduzione italiana. Credo che il problema di fondo sia che l'ironia sfoggiata dall'autrice sia di stampo prettamente "americano", con modi di dire locali, con riferimenti ad eventi che gli americani conoscono, ma che i lettori italiani possono soltanto provare ad immaginare, con il risultato che alcune battute lasciano un piccolo sorriso sulla bocca, mentre altre un punto interrogativo nella mente. In definitiva reputo "Il fascino del male" come un libro piacevole per passare un paio di giorni spensierati in gradevole compagnia. Si merita la sufficienza, ma non spicca a livello di trama e ultimata la lettura, nonostante il finale semi-aperto, non lascia una voglia impellente dei sequel.
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Cuore nero
"Cuore nero" è un urban-fantasy made in Italy scritto da un'autrice emergente e ammetto che queste due caratteristiche messe assieme possano causare qualche perplessità iniziale, dovute soprattutto al fatto che il panorama urban-fantasy italiano è ancora agli esordi e di autori italiani talentuosi in questo genere, a differenza degli Stati Uniti, ce ne sono ancora pochi. Dopo aver letto questo romanzo però, non posso far a meno di consigliarvi di mettere da parte tutti i pregiudizi (se ne avete) e di dargli una possibilità, perché "Cuore nero" è un libro che merita!!!
E' una storia autoconclusiva (non so se sono previsti dei seguiti, ma in ogni caso ha un finale ben definito, con il quale la storia potrebbe finire qui), indirizzata ad un pubblico Young Adult (ma a mio avviso può essere apprezzata da tutti, senza distinzioni di età) e ha come protagonista Giulia, una normalissima ragazza diciassettenne, con un carattere forte e tagliente che, a seguito di alcune strane circostanze, fa la conoscenza di due ragazzi della sua età, entrambi molto particolari e interessanti, ma entrambi misteriosi e apparentemente antagonisti, che la porteranno a scoprire una realtà da lei fin'ora ignorata e, per la prima volta, scoprirà anche le gioie e i dolori dell'amore.
Fin qui, direte, non sembra niente di nuovo e, anzi, fa venire in mente una sorta di "Twilight" all'italiana con il classico triangolo amoroso... SBAGLIATO! Triangoli amorosi per fortuna non ce ne saranno e con i centinaia di romanzi vampireschi fin'ora pubblicati ha sì qualche elemento in comune (sarebbe stato impossibile il contrario) ma ha anche tantissime novità che lo rendono veramente unico!
Cerco di non rivelare troppo per non rovinarvi la sorpresa, ma sappiate che finalmente le varie specie di "morti viventi" che si troveranno nella storia saranno davvero "morte" ovunque e anche nei sentimenti (e da qui infatti prende senso il titolo "Cuore nero" che non è un nome buttato lì a casaccio ma ha le sue valide ragioni).
Il libro, di ben 520 pagine nette, è suddiviso in quattro parti. Nella prima parte si capisce poco e niente di come si svilupperà la storia e, anzi, ci saranno più interrogativi che risposte. Sarà anche difficile inquadrare la natura dei vari personaggi, e caratterialmente a volte sembreranno insopportabili ed esasperanti e a volte entreranno in simpatia... insomma... tutti i quesiti che vi porrete all'inizio verranno PARZIALMENTE svelati solo andando avanti con la lettura della seconda e terza parte. Ma solo nella quarta parte ci saranno dei veri colpi di scena che ribalteranno tutto, con un finale che vi lascerà a bocca aperta!
Consiglio questo romanzo a tutti gli amanti dell'urban-fantasy, sia a chi ama le storie romantiche e tormentate, e sia a chi ama le scene di orrore e azione, perché al suo interno il libro racchiude un po' di tutto.
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Flashback
Immaginate un futuro non troppo lontano, tra vent'anni circa. Immaginate adesso il presente attuale, con la crisi economica, la disoccupazione dilagante, il malcontento crescente della popolazione. Ecco, vi sembrerebbe strano immaginare che tra vent'anni tutto questo NON sarà migliorato? Che la crisi, che NON sarà affatto passeggera come vogliono farci credere, continuerà a peggiorare? E che tutto questo porterà inevitabilmente ad una crisi globale di vasta portata in cui i paesi più pericolosi entreranno in campo con le loro armi nucleari e scoppieranno delle guerre per il territorio? Che le culture invece di progredire e civilizzarsi torneranno a livelli da medioevo? Che l'Unione Europea non esisterà più, come gli stessi Stati Uniti, che verranno invasi e scissi in tante parti? Lo scenario catastrofista descritto da Dan Simmons in questo libro non è affatto strano, ma talmente REALE da mettere i brividi!
Pensate adesso ad una droga, capace di rivivere qualsiasi momento del passato di una persona, inclusi tutti i dettagli che la mente umana non riuscirebbe più a ricordare. Non credete che voi, persone nate prima della crisi quando ancora il mondo sembrava felice ed in crescita, vorreste farne uso per sfuggire alla realtà e rifugiarvi nei vostri ricordi migliori?
Nel prossimo futuro ricreato da Simmons il 90% degli americani sopravvissuti sono disoccupati e drogati di Flashback, proprio perché la loro vita è talmente triste e vuota che è più facile guardare al passato piuttosto che al presente. Non c'è nessun barlume di speranza nell'esistenza di queste persone. E tra le nuove generazioni, quelle nate quando tutto era già cambiato, vige solo uno spietato cinismo, violenza e inciviltà. Coloro i quali non hanno ricordi felici da flashare, non hanno altra scelta che CREARSI dei ricordi. Da qui la nascita delle flash-gang, gruppi di ragazzini spietati e privi di scrupoli che si aggirano armati per le strade delle città, a caccia di ragazze da stuprare in gruppo, o di qualcuno da uccidere, in modo da poter intrappolare quei ricordi nelle loro menti e poterle rivivere tramite Flashback per divertimento.
E' in questo contesto, tramite una scrittura in terza persona che intramezza i punti di vista a capitoli alternati, a svilupparsi la storia di Nick (ex detective, drogato di Flashback, la cui moglie è morta 5 anni prima), quella di Val (il figlio sedicenne di Nick, adolescente privo di valori e membro di una flash-gang) e quella di Leonard (nonno materno di Val, ex professore di lettere, un uomo di 74 anni che ancora non riesce a realizzare che il mondo sia finito così in basso).
La lettura di questo libro è stata a dir poco ipnotica e avvincente. La trama è incredibilmente corposa e nell'arco temporale di sole due settimane (narrate in quasi 600 pagine) succederà di tutto! Ho amato lo stile di scrittura ricco di particolari, che descrive minuziosamente luoghi, azioni e personaggi, ma lo fa in modo talmente spontaneo e lineare che non crea nessun tipo di pesantezza. Certo non è un libro semplice da fagocitare, e richiede una certa concentrazione mentale per potersi calare a 360° nella storia, che, già dall'ambientazione è abbastanza complicata, ma i cui risvolti sono particolarmente vasti. Non è una lettura da spiaggia. Ma se saprete apprezzare lo sconfinato lavoro dell'autore nel ricreare tutti questi particolari e intrecci narrativi, sarà un libro che non dimenticherete tanto facilmente. Io l'ho amato! C'è voluta un'intera settimana a leggerlo senza fretta, cercando il più possibile di assaporarlo in ogni sua sfumatura. E, dato che sono qui a parlarne in toni entusiastici, credo proprio di esserci riuscita! "Flashback" è un romanzo ricco di azione, momenti di suspence, colpi di scena, dove niente è posizionato a caso. Tutte le informazioni che l'autore elargisce generosamente, anche quelle che inizialmente potranno sembrare in eccesso, avranno una spiegazione e un concatenamento importante nella narrazione. La seconda metà del libro vi farà rimanere con il fiato sospeso, e il finale sarà sconcertante, di quelli che non saprete se crederci o no.
Ma "Flashback" non è solo un romanzo con una trama completamente riuscita e ben congegnata. L'autore ha deciso di dare ampio spazio anche alla politica e non mancheranno collegamenti con alcune opere shakespeariane (che purtroppo, essendo io ignorante in materia, sono l'unica parte che non sono riuscita a capire). La politica ha davvero molta importanza ai fini del libro, non solo per quanto riguarda la fanta-politica, ricreata benissimo, ma ci saranno moltissimi rimandi alla politica attuale dei nostri anni, perché saranno le scelte del nostro presente a influenzare il futuro tra vent'anni. Secondo l'autore le scelte sono già state ampiamente fatte e il destino è praticamente segnato, nel scrivere questo libro ha messo in chiaro le sue personali idee politiche (anche se esposte dalla bocca dei suoi personaggi è evidente che è lui stesso a pensarla così), cosa che sicuramente non tutti apprezzeranno. Traspare infatti la tendenza repubblicana dell'autore, che condanna le scelte democratiche dell'attuale presidente Barack Obama, e sostiene che le sue scelte faranno affondare ancora di più la crisi americana. Presa di mira sarà la riforma sanitaria, la crescente disoccupazione, il disarmo nazionale, e anche misure ecologiste delle pale eoliche avranno le loro ampie critiche. Ma senza dubbio, lo spauracchio maggiore dell'autore sono le nazioni straniere, quali il Giappone, il Messico, e soprattutto gli stati islamici. Adesso, non voglio stare a fare disquisizioni politiche in merito alle idee dell'autore, io non mi schiero da nessuna parte, non mi interessa né la destra né la sinistra, per me tutte le scelte politiche fanno schifo, però, da neutrale quale sono devo dire che ho letto con interesse l'argomentazione politica del libro: è ben amalgamata con la storia. Ho trovato così convincenti le ripercussioni descritte che mentre leggevo mi è venuta la pelle d'oca; è uno scenario talmente reale da darmi l'impressione di dare un'occhiata al futuro che verrà, ne sono rimasta molto scossa. Un libro che ha saputo stupirmi, appassionarmi... terrorizzarmi!
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Millennium Trilogy vol. 1
E' come una sorta di grande matrioska, una storia nella storia, un intreccio altamente complicato, ma al tempo stesso pienamente riuscito. Devo ammettere che durante le prime 100 pagine spesso mi sono chiesta dove voleva andare a parare... perché avevo come l'idea che venissero introdotte molte vicende senza collegamento e facevo fatica ad individuare un punto focale. Ma se avete la pazienza di superare alcuni momenti un po' piatti e molto verbosi vedrete che lo sforzo verrà ricompensato e vi ritroverete a leggere qualcosa di innovativo, avvincente e totalmente inaspettato. Lo stile di scrittura di Larsson è complesso, a volte parecchio descrittivo, ma ciò nonostante può essere letto e compreso da tutti, anche da chi, come la sottoscritta, non ha spiccate simpatie per tematiche economiche e aziendali che spesso si materializzano all'interno del romanzo. Come da titolo poi, vengono affrontate tematiche spinose come la violenza sulle donne, una specie di denuncia dello stesso autore contro la sua stessa nazione, con tanto di statistiche all'inizio dei capitoli principali. E che dire dell'eroina assoluta Lisbeth Salander? Un personaggio femminile talmente atipico e con una personalità talmente forte ed insolita che è praticamente impossibile rimanerle indifferenti.
Larsson con questo suo primo libro ha fatto un lavoro ottimo. Mi piange il cuore a sapere che è morto ancora prima di vederlo pubblicato. E mi piange il cuore sapere che era nelle sue intenzioni scrivere ben 10 romanzi di questa serie, quando invece è riuscito a terminarne 3 solamente. Ne consiglio caldamente la lettura a tutti coloro che non lo avessero ancora fatto
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cronaca asettica e surreale
Allora, partiamo subito dai pregi del libro (purtroppo pochi): la scrittura è semplice e scorrevole, lo si legge velocemente, i capitoli sono brevi e ciò porta ancora di più ad una narrazione dinamica.
E ora i difetti: manca di sentimento. La protagonista, che dovrebbe essere l'emblema della disperazione, non trasmette NULLA! E poi, i risvolti della storia sono parecchio banali e a tratti surreali (o forse sarebbe meglio definirli semplicistici e fantasiosi?).
Non so esattamente il motivo per il quale decisi di acquistare questo libro, forse perché era parecchio famoso e immaginavo qualcosa di più profondo... e invece mi sono ritrovata a leggere una storia che sembra fatta con lo stampino, dai risvolti scontati e superficiali. Mi ha dato l'idea di un manuale di autostima per mogli lasciate dai propri mariti, in cui il messaggio principale è: le donne ce la fanno, a qualsiasi età e in qualsiasi condizione economica... sì, però a patto che riusciate a fare la "moltiplicazione dei pani e dei pesci". Secondo me una donna appartenente alla vita reale e nelle condizioni della protagonista, leggendo questo libro pieno di cavolate si demoralizza ancora di più!
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Acciaio e acciaierie
Premetto che secondo me non è un libro per tutti, ma è un libro che riesce ad entrare dentro soprattutto a chi ha un qualche legame (diretto o indiretto) con il mondo delle acciaierie. E infatti sono proprio i capitoli dedicati all'Ilva/Lucchini ad avermi dato un maggiore impatto emotivo e ad avermi destato interesse. Di per sé lo stile di scrittura lascia a desiderare, la narrazione alterna le drammatiche vicende di vari personaggi (aventi tra loro legami familiari e di amicizia) che poi si intrecciano le une nelle altre. Come idea sarebbe stata perfetta ma è sviluppata male, dato che il risultato è una radiocronaca sterile e disordinata.
Non mi è piaciuta la storia morbosa delle due adolescenti Francesca e Anna, che ha dei risvolti finali molto scontati. La storia di Alessio/Cristiano/Mattia è stata invece una vera coltellata al cuore e l'ho apprezzata proprio per la sua spietata veridicità e crudezza.
Però una nota enorme di demerito va all'anno di ambientazione: 2001! Perché? Solo per riuscire a metterci dentro l'11 settembre! E' stata una forzatura palese, si capisce benissimo che è stato scritto pensando e riferendosi ad anni più recenti!
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un mix di generi ben riuscito
a metà tra il romanzo di formazione, il noir e il thriller, questo libro di Lansdale (il primo che leggo di questo autore) è riuscito a colpirmi positivamente. Ambientato nel Texas degli anni 30, durante la depressione, dove ingiustizie e soprusi erano all'ordine del giorno, affronta tematiche molto spinose come il razzismo e le perversioni sessuali dei serial killer, e il tutto descritto dagli occhi di un bambino, che è costretto in un solo anno a crescere molto rapidamente e a venire a conoscenza di un'infinità di cose che prima non sospettava esistessero. La scrittura è scorrevole e delicata nonostante la durezza di certe scene. Il patos cattura il lettore e rimane alto per tutta la seconda metà del libro. Io infatti le ultime 150 pagine le ho letteralmente divorate nel giro di poche ore, non riuscivo più a staccarmi finché non sapevo come andava a finire. Devo dire di essere rimasta soddisfatta anche del finale, anche se dopo il finale della vicenda c'è un ulteriore epilogo che ho trovato eccessivamente triste e strappalacrime. Questa è stata l'unica cosa che non ho apprezzato.
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Serie "The last vampire" vol. 1, 2 e 3
Allora, premetto subito che questo libro non si tratta di una storia unica ma di una raccolta di tre libri. Al suo interno infatti vi sono: "L'ultimo vampiro", "Sangue di tenebra" e "Dadi scarlatti", che vennero già pubblicati negli anni '90 per la collana Junior Mondadori, ma che attualmente, siccome è già da tempo che sono fuori commercio, sono stati ristampati e accorpati con una veste grafica davvero molto accattivante e che sicuramente non passerà inosservata in libreria. Per quanto riguarda il contenuto dei libri, se non avete mai letto nulla di questo autore potreste rimanere spiazzati. Christopher Pike infatti ha uno stile un po' diverso rispetto agli scrittori di urban fantasy di nuova generazione. Lui punta poco sulla storia d'amore e molto sull'azione, l'orrore e la violenza, infarcendo il tutto con delle scene anche un po' splatter devo dire. C'è a chi piacerà e a chi ne resterà disgustato. Da parte mia mi trovo un po' nel mezzo, perché non sono un'amante delle storie dai contorni troppo rosa... ma neanche troppi rossi :-)
In definitiva ho trovato questa prima trilogia della serie piuttosto carina, ma non eccelsa, con un stile narrativo scorrevole e una struttura della storia solida e basata su fatti storici e mitologici realmente esistiti (come la storia del passato di Sita, che affronta avvenimenti e personaggi appartenenti alla mitologia indiana). Tra i difetti ci sono le risoluzioni a volte semplicistiche di alcuni avvenimenti, che riportano alla mente il fatto che sia una lettura per ragazzi, anche se comunque, a causa dei contenuti forti, non sembrerebbe.
La serie non finisce qua, la Mondadori ha infatti pubblicato anche la raccolta della seconda trilogia (mai pubblicata separatamente in Italia) che prende il titolo di "Sete" e che racchiude al suo interno i libri: "Fantasmi", "Madre nera" e "Creature dell'eternità". Prossimamente la leggerò.
Un libro consigliato a chi vuole leggere qualcosa di diverso e lontano dalle solite storie d'amore. Soprattutto gli amanti dell'horror splatter non ne rimarranno delusi.
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La famiglia Sappington
Trovato per caso in biblioteca questo era il libro che mi mancava per completare le letture fin'ora in commercio di Lois Lowry, autrice che adoro per la sua serie distopica "The Giver" e per il libro storico sull'olocausto (pubblicato in Italia quest'anno per la prima volta) "Conta le stelle". Devo ammettere che la Lowry non smette mai di stupirmi a causa dei vastissimi e sempre diversi generi letterari in cui ama cimentarsi. "La famiglia Sappington" infatti è una storia molto particolare, che abbraccia un genere diametralmente opposto dai precedenti: il genere umoristico-grottesco.
I Sappington sono una famiglia molto particolare, i cui membri sono diabolicamente malvagi e irritantemente indifferenti. Ma attenzione, il tipo di malvagità è appunto umoristica, un tipo di umorismo nero, se così si può definire. Non verranno infatti a mancare scenette grottesche e surreali, battute al vetriolo, condite da sarcasmo, con vari rimandi atti a sdrammatizzare i luoghi comuni della letteratura classica. Già, perché la famiglia Sappington, come amano loro stessi ricordare svariate volte, è una famiglia d'altri tempi, che vive quindi in un contesto simil-vittoriano, con la loro casa alta e stretta, tate che si prendono cura di bambini dai genitori assenti, e benefattori che accolgono orfanelli, proprio come nella migliore tradizione dickensiana.
Ritengo che sia una lettura leggera e simpatica, non proprio eccelsa per quanto riguarda la trama, che risulta un po' troppo semplice e prevedibile. Il target di lettura è infatti intorno ai 12 anni, però, visti i numerosi rimandi alla tradizione classica, gli adulti troveranno quei passaggi maggiormente godibili e divertenti, mentre i ragazzi apprezzeranno certamente di più la storia in generale. Le battute ironiche in alcuni punti strappano più di un sorriso e come stile di scrittura direi si può accostare ad autori come Lemony Snicket (Una serie di sfortunati eventi) e Philip Ardagh (la trilogia di Eddy Dickens), anche se non sono riuscita a trovare la loro stessa genialità.
PS= Molto bella la cover del libro, che è tratta dall'immagine originale, illustrata dalla stessa autrice, come anche le immagini all'inizio di ogni capitolo. Inoltre il formato dell'edizione italiana mi piace particolarmente (copertina rigida stampata, senza sovracopertina. Un formato pratico e che non si rovina facilmente).
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In parte piacevole e in parte no
Un concentrato di buone idee che non trovano un concreto realizzo. Una trama coinvolgente ma che non desta sorprese. Un amore struggente senza sbocco, se non quello di provocare una crisi di pianto nel lettore. Direi che in poche righe lo si potrebbe sintetizzare così. Ma se analizzo questo libro più a fondo ammetto che la prima parte l'ho trovata molto interessante. I capitoletti si susseguono velocemente e da l'impressione di quei libri riusciti, la cui trama è talmente peculiare da differenziarli da tutti. Il problema è che 500 pagine sono tante rapportate al reale contenuto della storia e man mano che la lettura prosegue inizia ad aleggiare un senso di noia. La storia d'amore di Henry e Clare è raccontanta con un'eccessiva dovizia di particolari, si potrebbe sfoltire di pagine e pagine senza perdere il senso di quel che succede. Le migliaia di date che si susseguono e che rappresentano ora il presente, ora il passato e ora il futuro di Henry creano confusione e il sospetto che a volte non collimino perfettamente. Ci sono dei momenti in cui trovavo piacevole curiosare nelle vite dei 2 personaggi principali e altri momenti in cui non vedevo l'ora che tutto finisse, perché iniziavano a stufarmi. La seconda parte del libro è la più noiosa, ed è angosciante e insopportabile la frenetica ricerca di avere un figlio, come sono insopportabili i continui piagnuccolii di Clare e la storia d'amore inizia a diventare veramente troppo pesante per i miei gusti. Mi permetto di dire che secondo me è stato dato troppo spazio allo struggimento e troppo poco ad altre situazioni che mi sarebbe piaciuto approfondire, come ad esempio la ricerca della cura per Henry, che rimane in sospeso per anni e anni senza farne il minimo accenno e senza spiegare nulla. Poi ci sono alcune scene incomprensibili e il personaggio di Gomez, che per tutto il tempo rimane come un'ombra incombente ma senza utilità o fine alcuno, personalmente non ho capito cosa ci sta a fare! Sono rimasta perennemente in attesa di una svolta o di un colpo di scena che non si è mai verificato, perché come va a finire la storia lo si apprende platealmente già a 3/4 del libro, ed è deludente arrivare in fondo e capire che l'autrice non aveva in serbo nessun asso nella manica e il finale scivola piatto e prevedibile come era stato preannunciato. Sono arrivata alla conclusione che il solo e unico scopo dell'autrice era far piangere a perdifiato tutti i suoi lettori, scopo per me in parte riuscito, dato che effettivamente le lacrime mi sono scese e più di una. Ma una volta chiuso il libro la sensazione che rimane è amara, come di essere stata vittima di una presa in giro.
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1000 splendidi soli
E' una storia capace di catturare l'attenzione del lettore, con un uno stile di scrittura molto valido, scorrevole, che non annoia e stimola a proseguire fino in fondo. Questi secondo me sono i punti di forza del romanzo, che comunque ritengo sia ampiamente sopravvalutato. Ad una più attenta analisi si capisce infatti che un po' ovunque sono stati subdolamente posizionati "trabocchetti" atti a sensibilizzare e commuovere il lettore, e io non amo particolarmente gli autori che ricorrono a questi tipi di espedienti per garantirsi il successo.
Il libro infatti trasuda drammaticità e crudeltà senza fine. Le protagoniste, di una bontà disarmante, subiscono ogni tipo di vessazione, diventando delle vere e proprie martiri. Inoltre, Khaled Hosseini non riesce a nascondere la propria simpatia per gli Stati Uniti, paese dove vive tutt'ora, infarcendo i sentimenti dei personaggi (quelli buoni ovviamente) di positivà gratuita nei confronti degli USA e del suo popolo.
Quindi, tirando le somme, lo schema narrativo, anche se efficace, è semplice: maltrattamenti alle donne + guerra in Afghanistan + attentati dell'11 settembre = lacrime e successo garantito!
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... è stata una perdita di TEMPO
Il primo capitolo è l'unica parte a salvarsi da questo, a mio parere, inutile libro. Dire che ne sono rimasta delusa è dire poco. E' una lettura che mi ha profondamente tediata, l'ho trovata pesante, sia per lo stile di scrittura che per il contenuto. Il primo capitolo imbastisce una storia piuttosto sensata e interessante. Stephen, il protagonista, va a fare la spesa con la sua amata figlioletta di sei anni, che all'improvviso sparisce nel nulla, probabilmente rapita, e ciò getta nell'angoscia più profonda lui e sua moglie. Da lì mi aspettavo un sviluppo di una storia inerente a ciò che era accaduto, ma invece McEwan cambia scenario, inizia a far disperdere completamente tutta la consistenza della trama e, tra pedanti filosofeggiamenti sull'infanzia in tutte le sue sfumature e inconsistenti avvenimenti, il romanzo galleggia in mezzo ad astrazioni, che hanno anche la presunzione di voler ostentare qualche frase ad effetto qua e là, giusto per ricordare che il contenuto del libro è di un certo spessore e se il lettore non riesce a percepirne l'importanza, beh... allora sono problemi suoi!
Per portare a compimento questa "somma" lettura ci ho messo un paio di settimane, il mio istinto sarebbe stato quello di abbandonare e passare ad altro, ma in tal caso non avrei potuto esprimere la mia totale stroncatura nei suoi confronti, e allora con molta fatica sono riuscita a terminarlo. Inutile dire che il finale è stato deludente come il resto del libro. Voleva presentarsi come un finale ad effetto, ma io l'ho trovato grottesco ed insipido.
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Storia di un gatto raccontata da un gatto
"Sono solo un gatto", così come il titolo fa intendere, è la semplice storia di un gatto di nome Ulisse, un gatto come tanti, ma dalla personalità unica e forte, come tutti i gatti sanno avere. La storia è raccontata in prima persona dal gatto stesso, come se fosse lui a parlare. Apprenderemo così i suoi primi ricordi da gattino, quando chiuso in una gabbia, separato da mamma gatta e fratellini, venne adottato da una donna che decise di prendersi cura di lui. Come inizio può sembrare un po' traumatico, ma il piccolo Ulisse si abitua subito alla nuova sistemazione e instaura con la sua amica umana un rapporto molto intenso. Ma come tutti i gatti anche Ulisse è uno spirito libero, un animale "da compagnia" ma che segue delle regole tutte sue, che non si fa dominare e che vuole essere l'artefice del proprio destino.
Come tipo di storia è molto semplice e lineare, con un ritmo narrativo veloce a causa dei capitoli brevi, piacevole da leggere, senza troppe pretese riguardo ai contenuti, ma al tempo stesso conta di alcuni insegnamenti importanti che fanno riflettere. Come stile mi ha ricordato molto un altro piacevolissimo (e famoso) libro: "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare".
Come dicevo il libro è narrato da Ulisse, e questo espediente narrativo, seppur simpatico, rende a volte la storia un po' poco credibile per via della nomenclatura precisa che il gatto utilizza per descrivere oggetti complicati o anche a causa della sua conoscenza in campo cinematografico e musicale. Ok, il micio specifica che queste sue conoscenze gli sono state infuse dalla sua "amica umana" che ama dialogare con lui e spiegargli le cose, ma certe informazioni uscite dalla bocca di un micio di poco meno (o poco più, i riferimenti temporali non sono chiari) di un anno di vita trovo che siano ugualmente strane. Ma tralasciando questo piccolo particolare ritengo che il romanzo sia molto carino e abbia degli spunti interessanti. Sicuramente tutti gli amanti dei gatti (e dei cani, visto che nel libro si parla anche di loro) lo adoreranno.
Il finale mi ha colta di sorpresa, oltre ad avermi trasmesso una sensazione di leggera amarezza, mi ha lasciato intendere che potrebbe esserci un seguito? Non lo so, ma potrebbe anche essere, chissà...!
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"Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare" Luis Sepulveda
Un cuore rosso rubino
Questo libro mi aveva catturata ancora prima di leggerlo. A partire dalla cover stupenda, proseguendo con un titolo importante che non passa inosservato e una trama profonda, ma che non ho voluto neanche leggere per intero per non rovinarmi la sorpresa. La storia si è dimostrata assolutamente degna di tutte le aspettative, anche di più! La protagonista è Florine, una ragazzina di 12 anni. Il lettore avrà modo di conoscere la sua vita a 360°, vivere a suo fianco nel piccolo paesino di pescatori abbarbicato in una delle punte costiere del Maine assaporandone l'accogliente atmosfera, affrontare insieme a lei ogni situazione in cui si troverà negli anni a venire, fino a quando di anni ne avrà 18. E' una lettura estremamente intensa. La vita di Florine non sarà facile, nel suo percorso di crescita dovrà affrontare dure prove, il destino sembrerà essersi schierato contro di lei e i lettori si sentiranno coinvolti in tutto e per tutto nella storia soffrendo anche loro assieme alla protagonista. Non è facile recensire un libro come questo, perché la sua trama non ha grandi avventure, suspence o colpi di scena inimmaginabili, ma è uno straordinario scorcio di vita vera, da respirare a pieni polmoni e da assaporare lentamente. I ritmi pacati della storia inducono infatti ad intraprendere la lettura con calma, assorbendo tutte le piacevolissime e vivide descrizioni senza alcuna fretta, come se fossero piccoli e caldi raggi di sole in una giornata invernale. Nonostante i temi trattati abbiano un'importante componente drammatica, non è una storia pesante o deprimente, ma risulta anzi piacevole, e scorrevole; a volte riesce a fare sorridere, a volte fa scivolare via qualche lacrima, ma in generale fa riscoprire la gioia di vivere. Mi sono affezionata a Florine e agli altri personaggi del romanzo in una maniera che non mi capitava da molto tempo, a libro finito avrei voluto leggerne ancora!
"Un cuore rosso rubino in un freddo mare blu", il cui titolo non è affatto messo ad arte come accade spesso, ma ha invece un significato ben preciso e di rilevanza fondamentale, che si riesce a scoprire solo a metà libro, è un romanzo di rara bellezza, eccezionale, emozionante, intenso, delicato, poetico, che scava nell'intimo con una forza sconvolgente.
Il paragone con i romanzi della Flagg, che avevo sentito prima di affrontare la lettura, si sono dimostrati in parte fondati, perché, anche se ovviamente non vi è una somiglianza nel senso stretto del termine, vi sono caratteristiche nello stile di scrittura di Morgan Callan Rogers, specialmente il modo di descrivere realistici e confortevoli scorci di un'America del passato, che si avvicinano molto agli ambienti che si incontrano nel libro "Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop", ma con una storia del tutto diversa.
Un'opera d'esordio di una autrice talentuosa che spero ci delizierà in futuro con altri romanzi.
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Facciamo tutti finta di essere immortali
"Oscar e la dama in rosa" è un piccolo libro di sole 90 pagine che si legge in un'ora, dalla copertina con disegni di tipo infantile e dai colori pastello che mettono allegria. In realtà racchiude al suo interno una storia drammatica, un piccolo scorcio di soli dodici giorni nella vita di Oscar, un bambino malato di leucemia. Oscar, aiutato dalla complicità e dall'affetto di una signora che lavora all'ospedale, che lui chiama "nonna Rosa", racconta i suoi ultimi giorni di vita come una sorta di lettera-diario indirizzata a Dio, e lo fa con un linguaggio semplice e delicato, disincantato e saggio. La malattia gli dona una consapevolezza speciale per un bambino della sua età e una forza interiore capace di dare lezioni di vita perfino ai suoi stessi genitori, che affranti dal dolore non riescono ad affrontare la situazione. In questo libro il lettore sa già il finale, la trama non ne fa segreto, ma tuttavia non può fare a meno di gioire con lui dei suoi piccoli momenti piacevoli, delle sue piccole conquiste, della sua scoperta di guardare il mondo ogni giorno come se fosse la prima volta per riuscire a capire la felicità di esistere. Ma non mancheranno i momenti di tristezza, nei quali ci si trova con gli occhi colmi di lacrime senza neanche accorgersene. Ciò nonostante la storia di Oscar non è deprimente, tratta la tematica della vita che finisce con serenità, elargendo importanti insegnamenti e note positive, un libretto delizioso dal cuore grande, da leggere e custudire nel tempo, da prendere in mano quando si è amareggiati e arrabbiati con il mondo, quando ci si sente depressi e si pensa che la nostra vita faccia schifo.
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Daughter of Smoke and Bone, vol. 1
"La chimera di Praga" è una ventata d'aria fresca nel panorama young adult. Fin dall'inizio, dal primissimo capitolo, si ha la sensazione di avere davanti un romanzo diverso, originale, fantasioso, e andando avanti con la lettura questa sensazione viene confermata. Il genere del romanzo non è, come erroneamente definito, un urban fantasy, ma un FANTASY vero e proprio, in quanto l'ambientazione si divide tra mondo reale che noi tutti conosciamo e un mondo fantastico invisibile agli umani. La protagonista è una ragazza di diciassette anni di nome Karou, un'umana, ma un po' particolare. Lei infatti ha vissuto la sua infanzia in un luogo di transizione, una bottega di desideri nascosta dentro a un portale, ed è stata allevata da quattro creature amorevoli ma bizzarre, in parte umane e in parte animali, che le permettevano di uscire dal portale per andare a scuola nel mondo umano e che hanno cercato di dare alla sua vita una parvenza di "normalità". Ma se Karou da piccolina non si faceva troppe domande sulla sua condizione speciale, adesso che è cresciuta si chiede spesso quali sono le sue origini, se ha mai avuto dei genitori, e soprattutto ha moltissimi dubbi sul funzionamento della bottega dei desideri, che per far andare avanti l'attività ha bisogno di rifornirsi spesso di denti di ogni tipo di animale e anche umani. Non capisce a cosa servano tutti quei denti, ed è consapevole per la prima volta della sofferenza che si nasconde dietro a quel "traffico illecito". Purtroppo, nonostante la sua insistenza, sembra che nessuno voglia chiarire i suoi dubbi, sembra che vogliano tenerla all'oscuro di tutto e non capisce il perché. Finché un pericolo in agguato ribalterà completamente la situazione.
La lettura di questo romanzo mi ha completamente stregata. Era dai tempi di Harry Potter che non leggevo un romanzo così tanto fantasioso! La storia, come ho già detto, è DIVERSA (diversissima!) da qualsiasi altra mai letta. E anche le idee pre-lettura che mi ero confezionata nella testa guardando le cover e leggendo parti della trama si sono rivelate tutte errate. L'ambientazione iniziale di Praga è fantastica, nebbiosa e sognante, e il lettore viene introdotto a poco a poco nella vita di Karou. Subito si ha una sensazione di alienazione, non si riesce a capire bene le dinamiche che intercorrono tra lei e i personaggi. E ancora più difficile sarà capire il funzionamento della bottega dei desideri, proprio perché neanche la protagonista lo ha ben chiaro. La scrittura è in terza persona, però il narratore non è onnisciente, conosce solo ciò che conosce Karou. Ed è per questo che all'intensificarsi dei dubbi della ragazza anche il lettore sarà portato a lambiccarsi il cervello per tentare di capire. Quando sul finale tutti i tasselli del puzzle andranno al loro posto sembra quasi di ricevere una scossa elettrica, perché la verità sarà incredibile! Non nel senso di "assurda" o "inverosimile", ma sarà talmente lontana dall'essere banale come spesso accade nei romanzi YA, che se ne rimane spiazzati, a bocca aperta dallo stupore. "La chimera di Praga" è un romanzo entusiasmante, avvincente, che in alcuni punti riesce anche ad emozionare! Devo ammettere la mia delusione quando sono arrivata a leggere l'ultima pagina, ero talmente presa dalla storia che mi è sembrata una crudeltà che finisse così, sarei volentieri andata avanti ad oltranza. Questo è infatti il primo volume di quello che sarà una trilogia (sarà pubblicato il secondo libro negli USA soltanto a Novembre) e l'unico difetto è che il finale arriva praticamente sul più bello, quando finalmente tutti i dubbi si dipanano, ed è un finale molto aperto, di quelli che fanno bramare subito il seguito per sapere cosa succederà. Occorrerà aspettare ancora molto prima di leggere i sequel italiani. Io spero ardentemente che le uscite andranno di pari passo a quelle USA, già così sarebbe un'attesa abbastanza dolorosa.
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Grottescamente thriller...
Inizialmente la lettura di questo romanzo mi ha lasciata fortemente spiazzata. Di solito i libri che appartengono al genere thriller si riconoscono subito da alcune caratteristiche inconfondibili, come un omicidio, che avviene quasi sempre all'inizio del libro. Ma "Senza perdono" è un libro dalla formula narrativa molto diversa dal consueto e, a parte un prologo che mette un pochino di ansia, la prima parte del libro tutto sembra tranne che appartenere ad un thriller. Vi è la storia di un marito e moglie come tanti che vanno incontro a mille incomprensioni e problematiche che mettono in crisi la loro stabilità coniugale, ma nulla di più che un dramma familiare. Ho infatti pensato di essermi sbagliata e di aver interpretato male il genere del romanzo. Ma invece no. L'autrice decide con originalità di introdurre l'argomento un poco per volta, tenendosi lontana dal fulcro della storia, come se ci stesse girando alla larga disegnandole attorno un cerchio che lentamente si stringe, presentando prima tutti i vari personaggi e narrando alcune vicende che li vedono coinvolti, facendo spesso ricorso a cambi temporali dove presente e passato si alternano nei ricordi. Nonostante i vari intrecci la narrazione risulta molto lineare, con uno stile di scrittura scorrevole e semplice, ma il coinvolgimento risulta un po' debole. E' netta la linea di demarcazione che si percepisce tra finzione e realtà e la sensazione che ho avuto è stata proprio quella di assistere passivamente ad una recita messa in atto ai fini del romanzo, con una trama molto ben ordita devo ammettere, ma a noi lettori piace l'illusione di sentire vera una storia, anche se in realtà siamo consapevoli che non lo è, e in questo libro non accade. Inoltre, vi sono dei personaggi molto caricaturali ed eccessivi che ho trovato stonati sia nel contesto della storia, sia rispetto al genere letterario del libro, e che contribuiscono a rafforzare questa idea. C'è la tendenza all'esagerazione, all'enfatizzare al massimo i difetti, a creare coincidenze impossibili, situazioni strane, improbabili, in parte di cattivo gusto. I personaggi agiscono come marionette e in alcune scene sembra addirittura che l'autrice gli abbia tolto qualsiasi facoltà di eseguire anche i più minimi ragionamenti logici. Ma a parte questa lunga serie di difetti, il romanzo riesce a salvarsi con un finale del tutto inimmaginabile, che è riuscito negli ultimi capitoli a farmi appassionare maggiormente e a tenermi con il fiato sospeso, cosa che non mi sarei aspettata visto l'andamento generale della storia. Anche il finale devo dire che è bizzarro, grottesco sarebbe la parola più appropriata, proprio come per definire il resto del romanzo. Tuttavia mi è piaciuto, l'ho trovato un epilogo degno, appropriato, che fa riflettere sulle conseguenze delle azioni. "Senza perdono" è un titolo giusto per un romanzo che in definitiva riesce ad intrattenere senza troppe pretese, non mancano i difetti ma non mancano le idee originali e le trovate ben riuscite. La sufficienza se la merita.
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Berlino vittima di un'ipnosi di massa
Fin dalle primissime pagine appare evidente che "I sonnambuli" è un thriller storico di altissimo livello, che non potrà lasciare indifferente il lettore.
Ambientato a Berlino, nell'inverno del 1932-1933, si evince un clima di estrema tensione e incertezza. Sono gli anni che fanno da spartiacque tra la prima e la seconda guerra mondiale, Hitler è già un personaggio di spicco ma non è ancora salito al potere, le discriminazioni agli ebrei sono già iniziate. Alcuni esasperati hanno già preso la decisione di trasferirsi altrove, altri continuano a sperare che la situazione si risolverà. Il protagonista del romanzo è Willi Kraus, un celebre e rinomato detective berlinese, benvoluto da tutti per avere risolto alcuni casi criminali di grandissima importanza, ha combattuto durante la prima guerra mondiale per la sua nazione, la Germania, e si sente tedesco proprio come tutti gli altri. Ma è di origine ebrea, anche se in realtà non ci ha mai davvero pensato, ma è costretto a prenderne consapevolezza solo con l'inizio delle persecuzioni antisemite. Non crede veramente che questo potrà essere un vero problema per lui e continua il suo lavoro con il senso di dovere verso la sua nazione, come ha sempre fatto. Un caso insolito desta completamente la sua attenzione. Un cadavere di una donna trovata con la parte bassa delle gambe girata al contrario da un complesso intervento chirurgico. Un intervento assolutamente sperimentale e non necessario, che le ha menomato le gambe perfettamente sane. Chi l'ha eseguito è un pazzo! Ma anche un chirurgo bravissimo, dato che i trapianti ossei non erano ancora una realtà in quegli anni. Da questa scoperta Willi Kraus si sente in dovere di addentrarsi sempre di più nel fitto mistero, perché ha la certezza che quello non sia affatto un caso isolato, ma che da qualche parte vengano effettuati atroci esperimenti umani. Tra sospette sparizioni di ragazze sonnambule, la crescente apprensione per la situazione tedesca, e le sempre più terribili scoperte che verranno a galla, Willi Kraus si troverà invischiato in un'indagine che metterà a serio rischio anche la sua vita privata, un'indagine che lui vorrà assolutamente portare a termine per salvare la Germania e l'intera umanità, un'indagine che si rivelerà non solo più grande di lui, ma più grande della stesse forze di polizia tedesche.
La lettura di questo libro, oltre a essersi dimostrata fortemente interessante e adrenalinica, mi ha lasciata attonita come mai prima d'ora mi era accaduto leggendo un thriller. Non tanto per le scoperte riguardo ai delitti perpetrati, o per la risoluzione del mistero, che sono state sì scoperte forti, ma che in un certo senso avvengono gradualmente, il lettore fin dai primi capitoli riesce a farsi un'idea di ciò che accade e man mano che la storia va avanti viene preparato a cosa lo aspetta. Il fattore che mi ha impressionata maggiormente è il concatenarsi tra l'elemento thriller e l'elemento storico, in maniera del tutto indispensabile, come se i crimini agghiaccianti traessero una linfa vitale dalle vicende storiche accadute e che tutti noi nel ventunesimo secolo già conosciamo. E' come un destino ineluttabile per il protagonista del libro e per i personaggi che gli orbitano attorno. Mi sono ritrovata a leggere il libro (specialmente la seconda parte) in maniera febbrile, e più di una volta sarei voluta entrare all'interno delle pagine per gridare al protagonista di scappare, di andare il più lontano possibile, perché non può esistere nessun tipo di giustizia nel periodo storico da lui vissuto. "I sonnambuli" è un romanzo che trasuda indignazione, sofferenza e disperazione. Tutte queste sensazioni si riversano nel lettore come un fiume in piena, scuotendolo fortemente dal suo torpore, rendendolo spettatore impotente di una catastrofe annunciata. Il titolo del libro è poi bivalente, nel senso che oltre alla presenza di sonnambuli all'interno della storia, vi è anche una celata metafora con il comportamento del tutto irrazionale del popolo tedesco negli anni dell'ascesa al potere di Hitler, come se fossero state vittime di un'ipnosi di massa. Nonostante (come spiegato a fine libro) la storia sia stata romanzata, il periodo storico descritto è assolutamente realistico e gli avvenimenti del libro, anche se in circostanze e periodi diversi, sono realmente accaduti durante il governo nazista. L'autore è riuscito a raccontare tutto ciò visto da una prospettiva ancora nuova, originale e intensa.
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Trilogia degli Interspecie, vol. 1
"Apprendista sirena" è un romanzo fantasy per ragazzi ambientato tra le isole thailandesi dell'Oceano Pacifico e un mondo parallelo popolato da ogni sorta di creature mitologiche e fantastiche (come elfi, folletti, centauri, vampiri... ma sopratutto in questo libro impareremo a conoscere le sirene). I protagonisti sono Leilah e Nathair, due ragazzini umani che non hanno mai immaginato di essere in realtà degli ibridi di sirene e che vengono scelti e reclutati per diventare ambasciatori tra il popolo delle Sirene e gli umani.
Questo romanzo funge un po' da introduzione in quanto è il primo di una trilogia, e il lettore avrà quindi modo di fare la conoscenza dei due ragazzi, familiarizzare con il mondo magico e imparare le sue dinamiche. L'ambientazione del libro è ottima, soprattutto a livello descrittivo sembra proprio di vedere i luoghi con i propri occhi e assaporarne gli odori. L'autrice, che ha pubblicato il libro a soli 15 anni, ha saputo ricreare degli scenari davvero molto vividi. Ma è purtroppo la trama del romanzo a risentire maggiormente della sua giovane età. Infatti, nonostante le bellissime e magiche sensazioni che la lettura trasmette a livello descrittivo, lo sviluppo della storia reca parecchie carenze e risulta banale sia nei dialoghi che nei passaggi chiave, davvero troppo intuibili e dalle soluzioni semplicistiche. Inoltre ci sono spesso repentini sbalzi di punto di vista (anche cambiando dalla terza persona alla prima), che confondono il lettore e dei quali non ci sarebbe stato bisogno. Sembra quasi che la storia sia stata esposta nero su bianco come il copione di un film, dove basta cambiare inquadratura per cambiare completamente la scena, andando anche avanti e indietro nel tempo a seconda della necessità di spiegare gli avvenimenti e questo, a mio avviso, denota un'incapacità di gestire la trama. Per non parlare poi di altri particolari che non convincono, come il fatto che i due ragazzi prendono residenza in un'enorme accademia (e l'autrice ha voluto sottolineare più volte di come questa struttura fosse immensa e ospitasse migliaia e migliaia di creature di tutti i tipi) ma che per tutto il tempo in cui stanno lì non vengono in contatto con nessuno oltre ad un paio di insegnanti: è stato come se fossero isolati dal mondo. Non ho avuto per niente la sensazione di un luogo affollato, ma piuttosto di un luogo asettico, vuoto e incredibilmente piccolo. Tutti questi difetti (uniti assieme anche ad una cattiva gestione del ritmo narrativo, che rimane omogeneo durante la prima parte del libro, per poi "impazzire" del tutto nella seconda, con brusche accelerate e repentini ritorni alla normalità), hanno fatto sì che il mio giudizio sul libro, da positivo come era inizialmente (grazie anche alle preziose descrizioni ambientali introduttive) diventasse negativo. Purtroppo ho trovato in questa storia molti più difetti che pregi e in sostanza ne sono rimasta parecchio delusa; le basi per uno svolgimento più affascinante c'erano, ma sono state sfruttate male. Mi auguro che l'autrice possa maturare il suo stile nei libri successivi.
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un piccolo capolavoro
"Il ballo" rappresenta la perfezione del romanzo! La storia conta appena 83 pagine (con scrittura abbastanza grande), lo si legge in un paio di ore al massimo, ma nonostante la sua estrema brevità, riesce a catturare il lettore immediatamente e a coinvolgerlo nella storia con una intensità unica. Lo stile di scrittura dell'autrice è semplice, essenziale, con precisione chirurgica descrive i suoi personaggi scandagliando le loro emozioni e il loro essere, dando un'immagine talmente vivida e veritiera che sembra di averceli davanti in carne ed ossa. La tematica del romanzo è incentrata su una rivalità madre e figlia, sulla voglia di "vivere la mondanità" che bramano entrambe con urgente necessità, e che per ottenerla sono disposte a tutto. La madre, trovandosi alla soglia del decadimento fisico, vuole assolutamente recuperare il tempo perduto ed è disperata all'idea di avere dovuto attendere così tanto per poter "vivere", ma pensa che ora è finalmente arrivato il suo momento. La figlia invece, alle soglie dell'adolescenza, crede che sia invece un SUO diritto vivere la "vita". Non vuole sprecare nemmeno un minuto della sua giovinezza e odia i suoi genitori per il tempo che le fanno perdere in attività da "bambina" che per lei hanno il solo scopo di umiliarla. Entrambe hanno le loro colpe. La madre infatti è così accecata dal raggiungimento dei suoi obiettivi che tratta male la figlia e la considera meno di un oggetto. La figlia, dal suo canto è ammorbata dal seme dell'egoismo che caratterizza la sua età, e il fatto di avere così un cattivo rapporto con la madre certo non la aiuta a placare la sua ira. Ma il momento della rivalsa giungerà presto, sarà un ballo a mettersi di mezzo tra le due. E la vendetta farà il suo ingresso con conseguenze disastrose.
In questo romanzo l'autrice, oltre alla tematica della rivalità tra le due protagoniste, dona un ritratto sagace e beffardo sulla borghesia francese, evidenziandone vizi e difetti, con un risultato eccellente e altamente esplicativo della società frivola, pettegola e ridicolmente piena di sé che caratterizzava quegli anni.
Il lettore assiste impotente alla tremenda escalation della storia con un po' di apprensione. L'ironia della sorte aiuta a sdrammatizzare e a rendere il tutto diabolicamente divertente. Un piccolo capolavoro!!!
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simpatico e divertente
Ho letto questo libro reduce da ben due delusioni libresche e devo dire che "Mi chiamo Chuck" è stata proprio una ventata di aria fresca, mi ha risollevato il morale!
La voce narrante è quella di Chuck, diciassettenne problematico, affetto da un disturdo ossessivo-compulsivo che limita molto la sua vita sociale. Le sue paranoie sono tantissime: ha paura di lasciare accesi i fornelli elettrici della cucina, di lasciare aperto l'armadietto scolastico, di "contaminarsi" tramite il contatto di persone o cose... e tutto questo lo porta a ripetere ossessivamente le stesse azioni migliaia di volte, giorno dopo giorno dopo giorno. Un'altra fissazione di Chuck sono le scarpe Converse All Star. Da quando ha scoperto di chiamarsi come il noto giocatore di basket ideatore del marchio (ovvero: Chuck Taylor) ha iniziato a collezionarne tutti i colori disponibili. E ora che ne ha un'infinità ogni giorno abbina il colore delle scarpe al suo umore. I genitori sempre più preoccupati lo mandano da una psicologa, ma Chuck sembra non avere interesse a guarire dalle sue ossessioni, finché la cotta per una ragazza lo porta a capire che non potrà mai tessere delle relazioni sentimentali se continua con le sue "stramberie", e decide di provare a curarsi. Ma non sarà facile...!
"Mi chiamo Chuck" è un libro piacevolissimo, scorrevole, trasmette allegria ed è talmente carino che ora che l'ho finito già mi manca. L'autore affronta questa tematica un po' particolare puntando tutto sull'autoironia del protagonista che descrive i suoi problemi in maniera spensierata e sagace. A volte un velo di tristezza lo ammorba, perché lui è ben consapevole della sua diversità rispetto ai coetanei e un po' ci patisce perché essere "nella media" è il suo desiderio più grande. La storia apre una finestra anche sul concetto di normalità e desiderio di omologazione per essere accettati dagli altri, ma mantiene sempre un tono molto discorsivo ed esuberante che non lascia mai spazio alla noia e alla negatività. Chuck è un personaggio complicato e indimenticabile che con la sua simpatia saprà conquistarvi. Anche se a volte le sue manie possono sembrarvi un po' troppo lontane da voi, Chuck riesce a rendervi partecipi delle sue emozioni e a far immedesimare anche il lettore più esigente. Il divertimento è assicurato.
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una storia VERY BRITISH
"Patricia Brent, zitella" è una di quelle commedie deliziose, rilassanti, che vorresti non finissero mai. La trama è semplice, lineare, ma immensamente piacevole. Patricia è una giovane donna dei primi del novecento, risoluta, indipendente e perfettamente in linea con le tendenze di emancipazione femminile di quegli anni. Tuttavia intorno a lei si respira ancora aria di romanticismo ottocentesco e il pensiero prevalente della società è ancora con lo sguardo rivolto al passato. Sarà solo per la sua voglia di mettere a tacere delle malelingue che la danno già per zitella (a soli 24 anni) che Patricia si inventerà di avere un fidanzato, e questa bugia si ingrandirà a tal punto che sarà costretta a chiedere a un uomo appena incontrato di aiutarla nella sua menzogna per non farle fare brutta figura. Ma a volte la finzione si trasforma in realtà e Patricia dovrà combattere contro il proprio orgoglio e contro i suoi stessi valori per convincersi che l'amore non può essere razionalizzato e sminuito come ha sempre cercato di fare. Detto così mi accorgo di non fare minimamente giustizia alla graziosità del libro. Per rendersene conto l'unica soluzione è leggerlo: fin dalle primissime pagine si avrà la consapevolezza di avere davanti una storia che entrerà nel cuore, destinata a essere ricordata nel tempo. Le atmosfere del libro, nonostante l'ambientazione sia negli anni della prima guerra mondiale, sono eccezionalmente spensierate e ottimistiche. L'autore è un maestro di rara bravura a immortalare la bizzarria della borghesia inglese, dando vita a una carambola di personaggi incredibilmente buffi e talmente pieni di difetti da instillare una simpatia contagiosa. Vecchiette pettegole e uomini vanitosi non sono mai stata compagnia più piacevole. E' infatti il tono ironico e leggero con cui l'autore descrive personaggi e situazioni a rendere questo libro il compagno di lettura ideale per pomeriggi allegri in perfetto stile british. I risvolti della storia sono spesso intuibili, ma non è assolutamente un difetto invalidante dinnanzi alla sua originalità e alla sensazione di benessere che mi ha trasmesso. "Patrica Brent, zitella" rientra a tutti gli effetti nella catagoria dei classici intramontabili, un romanzo che in Italia è stato trascurato troppo a lungo e che ora ritornerà a vivere grazie a questa ristampa della Elliot.
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Imperdibile per gli amanti dei cani
"Solo con un cane" è una favola contemporanea ambientata in un luogo indefinito, un Regno dove vige la tirannia di un Sire che emana leggi che vanno rispettate, perché gli ordini sono ordini e non si può disobbedire, anche dinnanzi a leggi assurde e senza senso. E' un privilegio di un Sire fare ciò che vuole e il popolo ha imparato a eseguire gli ordini, o almeno, a fare finta di farlo. Come quella volta in cui il Sire decise di bandire tutti i gelsomini dal Regno. Il gelsomino era il fiore simbolo del Regno e da quel giorno, non solo tutti i giardini vennero privati della sua presenza, ma anche tutti gli oggetti che recavano la sua immagine vennero distrutti. Ma ogni abitante, nel segreto delle mura domestiche, ne conservò una piantina, facendo attenzione a nasconderla durante i controlli ufficiali dei soldati. Ma quando il Sire ordina di far sparire immediatamente dal regno tutti i cani con ogni mezzo possibile, la situazione diventa davvero insostenibile. I cani sono sempre stati gli animali più amati del Regno e ogni famiglia ne possiede uno. Miro e i suoi genitori non hanno dubbi: non faranno mai sopprimere il loro amato cagnolino Tito! Ma come fare? Un cane non si può di certo nascondere come una piantina. E' a causa di questa terribile legge che ha inizio l'avventura di Miro e Tito, un bambino di dieci anni che con il fedele amico a quattro zampe fuggirà via dal Regno, verso mete sconosciute, alla ricerca di un luogo dove poter mettere in salvo Tito e ricostruirsi una vita.
"Solo con un cane" è un libro per ragazzi che mischia al suo interno le caratteristiche delle fiabe, dei romanzi distopici e di formazione, disseminando lungo il percorso importanti insegnamenti e riflessioni sul rapporto intenso che si instaura tra cani ed esseri umani. Chiunque abbia un animale da compagnia verrà risucchiato magneticamente all'interno di queste pagine e riuscirà a identificarsi in ogni sensazione provata dal giovane protagonista. Lo stile di scrittura dell'autrice poi è qualcosa di sublime, sfoggia un linguaggio semplice e adatto ai ragazzi, ma al tempo stesso risulta molto poetico e intenso, capace anche di incantare e deliziare i lettori adulti. Ho però notato un cambio di ritmo dalla prima alla seconda parte del libro. Ho preferito la prima parte perché ho trovato lo stile di scrittura più fluido e lo scorrere delle vicende più dinamico e interessante, mentre nella seconda parte il ritmo rallenta, la scrittura diventa a tratti simbolica e vacua, ricca di metafore certamente ben riuscite, ma che a mio avviso la appesantiscono un po'. Un finale a sorpresa donerà linfa nuova alla storia, accompagnato da un nuovo insegnamento nascosto e importantissimo.
Reputo che "Solo con un cane" sia un romanzo incredibilmente profondo e dalla scrittura creativa, che può essere letto ed interpretato su più livelli; un'ottima prova che consolida il talento di questa già promettentissima autrice italiana, della quale dovrò assolutamente leggere altri suoi libri in futuro.
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