Opinione scritta da violetta89
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una storia Vera
Carla è una donna che è stata vittima di violenze da parte del marito Vito, per anni ha sopportato per il bene dei figli e perché pensava che quello fosse amore. Carla un giorno dice basta, lascia il marito e se ne va coi figli, lei e la bimba piccola in un piccolo appartamento, i due figli maggiori in una casa condivisa con altri ragazzi. Il marito però non accetta la separazione e inizia così a minacciarla, a stakerizzarla, a pedinarla. Detta così sembra una di quelle storie che affollano le pagine di cronaca nera, se non fosse che un giorno il marito scompare nel nulla e successivamente viene trovato morto. Chi ha ucciso Vito? E' stata Carla? E' stata legittima difesa oppure no? A questa storia si intrecciano altri fili, la famiglia mafiosa di Vito, la sua amante, l'uomo che Carla stava frequentando, le vite dei due figli maggiori e la trama si infittisce ma resta comunque un racconto molto da fiction o da film, tanti dialoghi, un'atmosfera cupa che respiri anche tra le pagine del libro. Alla luce delle notizie che sentiamo tutti i giorni, è una storia molto realistica e ben descritta, i personaggi sembrano persone che davvero potremmo conoscere o incontrare per strada. Il finale è un po' amaro ma tutto sommato ho fatto il tifo per Carla da subito, per cui anche se la morte di Vito non è stata un dispiacere, è un peccato che ne faranno le spese i figli.
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Renèe, una ventata di aria fresca
Come sempre appena esce un nuovo libro di Connelly, non posso resistere e devo fiondarmi a leggerlo. La novità in questo caso è l'introduzione di un nuovo personaggio Renèe Ballard, poliziotta di origine hawaiana dal passato solitario. La ragazza si occupa di quello che in gergo viene definito "l'ultimo spettacolo", ovvero è in servizio di pattuglia di notte anche se non è sempre stato così, un tempo era una detective a tutti gli effetti. L'ultimo spettacolo le piace, le dà molta libertà e col partner si trova bene, ma rimpiange di poter seguire solo l'inizio dei casi e di doverli poi passare alle varie unità specifiche dei vari reati. Ecco però che una notte le capitano una serie di casi e per una serie di coincidenze potrà seguirli fino alla fine, anche se a un certo punto le cose sembreranno mettersi male per la donna.
La detective è un personaggio ben riuscito, è credibile e funziona, ricorda per certi versi Harry Bosch al femminile, anche lei è un personaggio scomodo e ha un certo disprezzo per le regole se sono un ostacolo alle indagini, ma d'altronde la mano è la stessa. Sarei curiosa di vederli insieme in un libro, chissà cosa ne potrebbe venire fuori. Anche io come molti penso che lei possa essere la sostituta di Bosch, in vista di un possibile pensionamento definitivo e non solo lavorativo del detective.
L'unica cosa che non mi ha convinto molto è che mi sarei aspettata un legame fra i casi seguiti, avrebbe giovato all'intreccio della storia. Resta comunque un buon thriller, Connelly è sempre una certezza.
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Il luogo del cuore
Questo libro è un insieme di tante storie: è la storia di un paese che non esiste più, di una guerra che ha cambiato tutto segnando la vita delle persone per sempre, di una famiglia distrutta per una figlia che è svanita nel nulla, ma soprattutto è la storia di una donna che lotta con le unghie e con i denti per andare avanti, unica direzione concessa.
E' proprio Trina che ci racconta tramite la sua voce e i suoi ricordi come sono andate le cose, e lo fa come se si rivolgesse alla figlia scomparsa nel nulla una notte insieme agli zii. Trina ci narra così di quando era ragazza e studiava per diventare maestra, di quando l'avvento del fascismo le ha impedito di insegnare perché madrelingua tedesca, ma lei lo faceva lo stesso di nascosto rischiando ogni volta la prigione se non peggio. Ci racconta di come ha conosciuto Erich, suo futuro marito, di come si sono costruiti una famiglia ma ci dice anche di quegli ingegneri italiani che venivano a valutare la portata d'acqua dei fiumi, di come si sia deciso di costruire una diga e di un paese, Curon, che non esiste più sommerso da una marea d'acqua. Infine ci racconta di una guerra che portato morte, terrore e incertezza sul futuro.
Un romanzo asciutto, lineare, che non si perde in sentimentalismi eppure riesce a trasmettere lo stesso tutta la disperazione che c'è in questa madre che ha perso la figlia, in questa donna che è costretta a lasciare il luogo dove è nata e dove ha le proprie radici. Ogni pagina che passa si sente come questa donna diventi sempre più rude e impermeabile a ciò che le accade intorno, ma anche forte e animata dall'amore per la sua terra e la sua famiglia. E' un romanzo toccante e emozionante ma allo stesso tempo è il racconto di una storia vera, si sente veramente forte il lavoro di ricerca che c'è stato dietro. Ammetto che non conoscevo la storia di questo paese né sapevo con precisione le vicende vissute dagli altoatesini ai tempi del fascismo, per cui ringrazio l'autore che tramite le bellissime pagine di questo libro mi ha dato modo di conoscere un altro capitolo della storia del nostro paese.
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l'epoca del "me too"
Avevo già letto altri libri della Burke e mi erano piaciuti, per cui avevo aspettative abbastanza alte anche per questo thriller ma stavolta sono rimasta molto delusa. Tutto nasce da uno scandalo: un famoso economista viene accusato di aver molestato una delle sue giovani tirocinanti. E' la parola dell'uomo contro quella della ragazza, così la polizia inizia a indagare più a fondo, cercando di scoprire qualcosa di più su quest'uomo che sembra un personaggio impeccabile sia nel pubblico che nel privato.La famiglia di quest'uomo però, in particolare la moglie, nasconde dei segreti inconfessabili per i quali la donna sarebbe disposta a mentire, a giurare il falso e anche a giocare con le vite di altre persone purché nessuno scopra mai niente. Fino a che punto crede in suo marito? E soprattutto fino a che punto è disposta a spingersi?
Il libro mi è sembrato un po' pesante e ripetitivo, 350 pagine in cui la minestra viene molto allungata per poi giungere finalmente ad un finale che un lettore attento però si era già immaginato a metà romanzo. I colpi di scena non sono realmente tali, di fatto la trama non è molto originale, di base tutto ruota intorno a uno scandalo più che ad un omicidio, ma i fatti che via via si svolgono sanno di "già sentito". La protagonista è un personaggio un po' contorto, ci viene fatta passare per vittima per via di un passato tragico che l'ha vista coinvolta, ma in realtà sin da subito si capisce che non finisce lì, questa donna nasconde qualcosa e piano piano ci verrà rivelato tutto. Gli altri personaggi non sono ben delineati, non si conoscono bene ma si sa solo quello che vediamo tramite questa donna e le interazioni che hanno con lei, quindi in pratica come lei vuole farceli apparire. L'unico altro personaggio con una personalità propria è la detective, ma in realtà sembra più uno stereotipo che una persona reale (sì, è una donna nera nella polizia di NY, ma interpreta il classico poliziotto che non è disposto a mollare la presa finché non ha scoperto la verità). Tutto sommato più che un thriller pieno di colpi di scena, risulta un libro prolisso e prevedibile.
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una strega nel bosco
C'è un paesino sperduto fra le montagne della Val d'Aosta, abitato da persone semplici e con qualche pregiudizio di troppo; c'è un bosco che a sua volta è pieno di vita, dove abita una ragazza rossa di capelli, isolata da tutti perché forse è una strega, e da qualche parte c'è anche una guerra che gioca con le vite di giovani ragazzi pieni di belle speranze. Detta così potrebbe sembrare una fiaba e forse un po' lo è, l'atmosfera di queste pagine ti cattura e ti porta in un luogo fuori dal tempo.
Il libro è raccontato secondo tre punti di vista che si alternano, Don Agape, il nuovo parroco appena arrivato da Roma che deve imparare a conoscere le montagne e le persone che le popolano, Yann, un ragazzo a cui la vita ha tolto tanto, così tanto che lui adesso è accecato dalla rabbia, e infine Fiamma, la ragazza che vive nel bosco e che tutti temono e schivano, lei a sua volta non ha bisogno di nessuno o almeno così crede. Pian piano, pagina dopo pagina, queste tre storie si intrecceranno sempre di più, l'alone di mistero che le circonda andrà a scomparire e si scopriranno segreti taciuti per anni, ma soprattutto ci si imbatterà nel male creato dai pregiudizi e dalle dicerie della gente.
Non saprei dire se questo libro è una storia d'amore, d'amicizia, di dolore, di solitudine e perché no anche di superstizione, però posso dire che è una storia scritta con maestria e delicatezza e che sia nel bene che nel male arriva diritto al cuore. Trama originale anche se forse il finale è un po' scontato proprio da fiaba ecco, però devo ammettere che anche io speravo proprio che finisse così!
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alba rosa
Ho preso questo libro perché volevo leggere un punto di vista diverso sulla prima guerra mondiale, quello di una donna al fronte come infermiera volontaria. Nell'epoca di cui si parla, le donne non erano ancora ben viste lontane dal focolare, e quindi arruolarsi come infermiera si trattava di una scelta rivoluzionaria per l'epoca. Tuttavia ho trovato la tematica non ben approfondita, si poteva dire e trasmettere molto di più in merito, sull'impreparazione di queste ragazze, su cosa voleva dire per loro trovarsi al fronte. Invece l'impressione che ho avuto è che si sia dato solo un'infarinatura di tutto e basta.
La stessa impressione l'ho avuta riguardo alla descrizione dell'amore nato tra la protagonista, Maria Rosa detta Alba Rosa, e un'altra infermiera Eugenia. Hanno dei trascorsi diversi, una napoletana proveniente da una famiglia agiata da cui sta fuggendo, l'altra del Nord nata in campagna e col sogno di diventare medico. Il loro amore nasce fra le corsie, in mezzo ai moribondi, alle bombe, alla paura, e infatti l'impressione che ho avuto dalle pagine del libro sia che più che un amore, le due ragazze cerchino consolazione, rifugio l'una nell'altra. Oltretutto Alba Rosa ha bisogno di una guida, non sa che vuole nella vita, mentre Eugenia sì, tanto che arrivano addirittura a parlare di un ipotetico futuro insieme. Però ecco, anche di questa storia d'amore purtroppo non mi è rimasto nulla, mi è mancata la scintilla, la vibrazione, che poi è quello che è mancato in tutto il romanzo. Alla fine della lettura infatti mi è rimasto un senso di incompiuto, di qualcosa che poteva essere molto di più ma non è stato. Mi dispiace ma penso che la scrittrice potesse dare un tono migliore a tutta la storia.
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dove ci porta la solitudine
Alzi la mano chi almeno qualche volta nella vita si è sentito inadeguato, non amato, fuori dal gruppo, come se non trovasse il suo posto nel mondo. Tutti prima o poi ci siamo passati, chi per un motivo, chi per un altro. Ecco perché Eleanor Oliphant è tutti noi. Spesso la paura, l'ansia fa sì che ci chiudiamo sempre di più nei confronti del mondo, stiamo bene solo nella nostra comfort zone. Ed è quello che succede ad Eleanor che ha alle spalle un passato tragico, senza famiglia, sbattuta da un istituto a una famiglia in affido, ha imparato a contare solo su se stessa, non ha bisogno degli altri, conduce una vita monotona e abitudinaria, se ne frega delle convenzioni sociali e si rifugia nella vodka per combattere i suoi demoni interiori.
Tutto questa corazza che si è costruita intorno però inizia a sgretolarsi dopo l'incontro con un collega bizzarro ma dolce, col quale si troverà a salvare per caso un anziano per strada. Questo scombussolamento nella routine quotidiana e i conseguenti contatti umani che nasceranno da questo incontro, faranno breccia nel cuore di Eleanor, inizierà a capire che esiste anche la gentilezza e perché no anche l'amicizia, ma soprattutto inizierà un percorso difficile con se stessa che la porterà a combattere il passato e a rinascere sotto una nuova luce.
Una cosa che mi spesso mi colpisce leggendo la cronaca è quanto spesso si senta di persone trovate morte nelle loro case da anni o mesi, ormai mummificate, e mi sono sempre chiesta come sia possibile che non abbiano un parente, un amico, un vicino che si sia mai accertato delle loro condizioni. Invece grazie a questo libro, ho capito quanto sia in realtà molto facile trovarsi in situazioni del genere e soprattutto come alcuni dei disagi vissuti dalla protagonista siano molto più comuni di quanto si creda, io stessa non mi vergogno a dire di essermi sentita a volte fuori luogo nella mia vita, e di aver preferito chiudermi in me stessa invece che affrontare l'esterno. In un'epoca "social" come quella che stiamo vivendo, può sembrare una contraddizione, ma in realtà credo che la solitudine sia ancora uno dei mali che affligge la società e che anzi questi mezzi abbiano talvolta l'effetto opposto, ovvero quello di farti sentire "out" con la conseguenza di isolarti sempre più.
Tornando al libro, ho adorato Eleanor sin dalla prima pagina, col suo essere pragmatica, abitudinaria, per nulla empatica ma anche noncurante delle convenzioni sociali e di quello che la gente pensa di lei. Il suo linguaggio forbito, il modo analitico e scientifico con cui analizza tutto ciò che la circonda, può sembrare quasi assurdo, ma ci fa amare questa ragazza così naif, ce la descrive in maniera intelligente, ironica e soprattutto, nonostante tutto quello che lei ha passato, non scade mai nel melenso. Mi sono trovata a fare il tifo per Eleanor dalla prima all'ultima pagina, perché questa ragazza merita di stare davvero bene ma anche perché c'è un pezzo di Eleanor in tutti noi.
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benvenuti alla corte papale
Non so come mai i Borgia sono sempre fonte di interesse, tant'è che sono moltissimi i libri e i film che narrano di loro. Quanto poi siano vere e quanto romanzate e storpiate nel tempo le storie (leggende) che li riguardano, sarà comunque sempre parte del fascino che li circonda.
Tutto ruota attorno a Rodrigo Borgia ovvero Papa Alessandro VI e i suoi figli, e alla Roma corrotta e cruenta dell'epoca. In questo caso però l'originalità sta nel punto di vista diverso e interessante: Sancia d'Aragona, erede del regno di Napoli e sposa di Goffredo Borgia, il più piccolo dei figli del papa. Tramite il racconto abbiamo quindi modo di conoscere le vicende del regno di Napoli, il modo in cui il destino dei figli fosse deciso solo in base al miglioramento delle sorti del regno; dall'altra invece vediamo la vita alla corte papale tra sprechi, violenza, ricchezza e lussuria.
E' un romanzo storico veramente accurato e pieno di dettagli storici, la ricostruzione mi sembra molto credibile e anche l'immedesimazione nella personalità di Sancia mi sembra coerente con quelli che potevano essere i pensieri e i modi di vivere di una donna nobile dell'epoca. Sono rimasta un po' impressionata dalla violenza e dalla crudeltà raccontata, so benissimo che era un'epoca molto diversa e molto truce, però mi ha comunque lasciato un senso di inquietudine.
Avevo già letto un altro libro della stessa autrice, essendo così accurati e ben scritti (anche se forse un po' prolissi) credo che ne leggerò altri.
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più attuale che mai
Romanzo finalista del premio Strega, racconta la storia di una famiglia ebrea sullo sfondo delle leggi razziali ma in realtà questo argomento è più attuale che mai in questo particolare momento storico.
Il protagonista è Alessandro figlio di una famiglia benestante di Genova, ed è tramite i suoi occhi che vediamo come cambia il mondo che lo circonda. Il bambino è davvero molto intelligente tanto che viene promosso in classi superiori, poi da un giorno a un altro si ritrova a non poter più frequentare la scuola, a frequentare interminabili riunioni di famiglia dove si discute cosa sta succedendo nel mondo, ad ospitare una famiglia ebrea austriaca che è dovuta scappare dal proprio paese dove gli era stata addirittura sequestrata la casa. Alessandro capisce che devono fare qualcosa, approfittare del momento e scappare finché possono, il padre ha anche il passaporto inglese da poter sfruttare. Ma la madre si oppone con tutte le sue forze, certe cose non succederanno mai in Italia, lì sono al sicuro, che senso hanno tutte queste preoccupazioni. E così restano, e vanno avanti anche quando vengono mandati al confino, fanno affidamento su amici e conoscenze fino a quando un giorno si troveranno soli, senza nessuno su cui contare e capiranno che queste minacce che hanno sentito ventilare sono più reali che mai.
Libro che si legge benissimo e che racconta il momento subito prima della deportazione degli ebrei, una situazione un po' sottovalutata perché neanche loro credevano che si sarebbe arrivati a tanto, non credevano che sarebbero stati traditi dal loro stesso paese e invece che agire, hanno aspettato fino a quando non è stato troppo tardi. Il tutto è raccontato con una sensibilità e una delicatezza unica.
Da leggere per evitare di cadere in discorsi populisti e beceri che si sentono oggi giorno, per evitare una volta tanto che la storia si ripeta.
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Come imparare a dire sì alla vita
Ho amato profondamente il primo libro, mentre la delusione col secondo è stata così tanto cocente che non sapevo se leggere anche questo oppure no. Alla fine non potevo stare senza sapere come andava a finire e l'ho letto e devo dire che mi è piaciuto anche se è molto molto lontano dai livelli di "io prima di te".
Finalmente ho ritrovato la Lou pasticciona e divertente che mi aveva divertito nel primo romanzo, questa volta è in un contesto completamente diverso: ha accettato di fare da assistente ad una signora miliardaria di New York, così si ritrova catapultata in un mondo completamente nuovo e forse ha proprio ciò di cui ha bisogno per dare un taglio al passato e ricominciare da se stessa. Nel mondo dei ricchi newyorkesi però è molto difficile integrarsi, le giornate sono piene di impegni fra palestra, lezioni di piano e di disegno, pranzi ed eventi di beneficenza, e la cosa fondamentale è sempre l'apparenza, l'ipocrisia regna sovrana, i soldi possono comprare tutto e tutti. Lou è un membro dello staff, come tale è un gradino sotto e ciò le viene spesso fatto notare, lei però non riesce a vivere le cose con distacco e si fa coinvolgere personalmente dalle vicende della sua datrice di lavoro, la considera un'amica, quest'ultima invece non ci penserà due volte a sacrificarla per i suoi tornaconti personali. Dall'altra parte dell'oceano poi c'è Sam, sono veramente innamorati ma la distanza e le nuove vite non tarderanno a separarli.
Quando tutto sembrerà perduto Lou riuscirà comunque a rialzarsi e a reinventarsi, anche grazie all'aiuto di un'anziana signora che le farà capire tante cose: che non bisogna cambiare quello che siamo per un uomo e soprattutto quali sono i valori importanti nella vita.
Forse abbiamo salutato Lou definitivamente (forse eh, mai dire mai) e devo confessare che la sua allegria e il suo modo di affrontare la vita mi mancheranno, anche questa volta mi ha fatto ridere e piangere (soprattutto quando deve salutare Margot), lo stile della Moyes poi è veramente lineare e scorrevole, riesce a tenere vivo l'interesse per tutta la durata del libro.
Mi è piaciuto questo finale per le vicende di Lou, lei che decide di dire sì alla vita anche se questo comporta alti e bassi, l'importante è non perdere mai la propria identità ed affrontare tutto con un sorriso.
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Sono finita anch'io nella notte buia
Ho amato profondamente gli altri libri di Dicker, in particolare "il libro dei Baltimore", ecco perché avevo aspettative molto alte su questo e non vedevo l'ora di leggerlo. Adesso che l'ho appena finito, posso dire che è un ottimo libro, non mi ha assolutamente delusa, ma per me non è all'altezza dei precedenti.
L'intreccio è veramente molto complesso, per dare un'idea posso dire che Stephanie Mailer è una giornalista che si mette a indagare su un quadruplice omicidio avvenuto venti anni prima in una tranquilla località degli Hamptons, la ragazza non è convinta che colui che fu dichiarato colpevole lo sia stato davvero. Indagando, riapre però ferite vecchie di venti anni e soprattutto scopre un vaso di Pandora che sconvolgerà di nuovo la cittadina. Questa è la trama base, alla quale si intrecciano moltissimi altri personaggi, molte altre storie che si svolgono a cavallo fra il 1994 e il 2014, mentre leggi sembra un bel guazzabuglio senza né capo né coda, in realtà più vai avanti più ogni tassello va al suo posto fino alla fine dove davvero non rimane neanche un interrogativo aperto perché tutto è stato spiegato. Con così tanti personaggi e così tante storie da seguire, l'unico rischio è di perdersi un po' ma questo romanzo ha il pregio di tenerti attaccato col naso fra le pagine dall'inizio alla fine, tutto scorre velocemente e non te ne accorgi nemmeno.
La cosa che ho trovato molto differente rispetto ai libri precedenti sono i personaggi: negli altri romanzi erano sempre molto realistici, molto umani, molto sensibili, in questo invece molti di loro li ho visti come stereotipi, macchiette, personaggi quasi più teatrali che reali: il sindaco corrotto, l'uomo d'affari che tradisce la moglie, la giovane drogata, il regista fallito pazzo, il critico che è un perfetto pallone gonfiato. Questa descrizione invece non si applica ai tre personaggi principali, Jesse, Derek e Anna, i quali sono personaggi veri anche se ci vogliono 700 pagine per capirli fino in fondo e sapere cosa hanno passato per diventare quello che sono oggi.
E' un libro da cui non ti staccheresti mai, alla fine ti senti anche te dentro la notte buia.
NB. Nota negativa: la mia edizione era piena zeppa di errori/refusi, è una cosa che reputo sempre molto antipatica, se poi mi trovo davanti a cose come "l'hanno scorso" mi diventa addirittura inaccettabile. Spero che le edizioni seguenti siano state corrette.
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I canti dell'innocenza
Tracy Chevalier questa volta ci porta nell'Inghilterra di fine 1700 raccontandoci di una famiglia proveniente dalla campagna che decide di trasferirsi a Londra con l'intento di cambiare vita al seguito di un circo. La famiglia è composta dal padre, un bravissimo artigiano di sedie, dalla madre, che non si è ancora ripresa dalla morte di un altro figlio, e dai due figli adolescenti Jem e Maisie. Appena arrivati i ragazzi fanno conoscenza con Maggie, una ragazzina un po' monella con una famiglia scapestrata alle spalle. Nonostante cerchi di apparire come arrogante, saputella e un po' sprezzante, Maggie in realtà è una ragazza di cuore e si affezionerà sinceramente ai due ragazzi, in particolare a Jem, sarà lei che li porterà in giro per Londra, che gli farà vedere uno stile di vita diverso e che li aiuterà nel momento del bisogno. A cambiare per sempre le loro vite poi ci sarà l'incontro con William Blake che farà loro conoscere un modo completamente diverso di vedere ciò che li circonda.
Nell'insieme il libro non è male, si va avanti senza intoppi nella lettura perché si vuole vedere cosa combineranno questi ragazzi, degli adolescenti alla scoperta del mondo in una città che nasconde pericoli ma anche gioie. Le figure dei ragazzi sono ben delineate, mentre ho trovato un po' evanescente la presenza di William Blake, se metti un personaggio del genere sarebbe bene approfondirlo un po' di più e non lasciarlo solo come presenza fugace. Mi è piaciuta molto la descrizione della Londra dell'epoca, via via che le pagine scorrevano mi sembrava di essere stata anche io lì in quell'epoca, d'altronde la Chevalier è bravissima in questo. Sono rimasta un po' delusa dal finale, lasciato troppo alla fantasia del lettore.
Un bel libro anche se non il migliore dell'autrice secondo me.
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Inquisizione in Spagna
Come si suole dire spesso: la storia si ripete, ed ecco che con questo romanzo andiamo a conoscere la persecuzione subita dagli ebrei in Spagna, persecuzione che si è ripetuta più volte nei secoli tanto da costringere molti di loro o a emigrare in Portogallo o a convertirsi (o almeno fingere di farlo). In questo libro ci si incentra sul periodo dell'Inquisizione, quando la furia dei cattolici si concentrò proprio sui conversos, accusandoli di continuare a praticare la loro religione di nascosto. Il clima che si venne a creare era di vero terrore, a volte bastavano i tratti somatici più marcati oppure anche una semplice antipatia, o la gelosia nei confronti delle ricchezze di qualcuno per far nascere nuovi sospetti e far sì che qualcuno venisse indagato, torturato e magari anche condannato a morte.
E' in questo clima che vive Marisol, una ragazza figlia di una famiglia benestante: il padre un cristiano vecchio e la madre una conversos appunto. Il sacrificio della madre e in seguito anche quello del padre che la fa sposare con l'inquisitore e poi la ripudia, mirano solo a salvare la loro amata Marisol e a proteggerla. In realtà nonostante tutto la ragazza finirà per entrare in conflitto con persone prive di scrupoli e conoscerà lei stessa il terrore e l'orrore sulla propria pelle.
Il libro affronta un tema importante e delicato e lo fa con una storia originale, anche se a tratti un po' pesante e lenta. La scrittrice è stata molto brava sia a ricreare il clima dell'epoca che l'aria di terrore che si respirava, ha fatto sicuramente un ottimo lavoro di ricerca storica anche se in alcuni tratti la storia è un pochino forzata e poco credibile. Nel complesso però è un libro gradevole di cui consiglio la lettura anche per poter conoscere meglio quel momento storico e gli orrori che sono stati perpetrati.
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Chiara e le sue Galatine
Mi piace molto Chiara Francini, frizzante e genuina, ecco perché non vedevo l'ora di leggere il suo libro ma se devo essere sincera, sono rimasta un po' delusa.
La trama è molto semplice ma allo stesso tempo molto piena: Chiara, è stata cresciuta da due padri, il babbo fiorentino e il papà napoletano, ha vissuto una vita intensa pullulata da personaggi un po' sopra le righe ma che hanno inciso tanto sulla sua formazione personale a cominciare dalla zia Gertrude oppure la sua amica Mara Elena, per poi passare alle Supreme, gruppo di amici gay dei suoi genitori. Chiara convive con Federico fino a che un giorno, pur amandolo profondamente, non sa se è quello che davvero vuole dalla vita e così pianta tutto e decide di tornare ad abitare coi suoi genitori. L'amore trionferà? Chissà, nel frattempo vediamo Chiara che cerca di scoprire cosa vuole davvero dalla vita, un passaggio questo che può capitare a chiunque.
Mi è piaciuto molto la sua scrittura brillante, ironica e a tratti intensa, però purtroppo la storia non mi ha preso, anzi a tratti l'ho trovata un po' confusionaria e un po' troppo zeppa di cose. E' bello il messaggio che trasmette di amore e amicizia universale, senza limiti, senza se e senza ma, tuttavia mi sarei aspettata qualcosa di più coinvolgente dalla trama.
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fra i bassifondi di New York
Non avevo mai sentito nominare né questo autore né questo libro finché non ho letto la notizia della serie tv che ne hanno recentemente tratto, la trama mi sembrava interessante e quindi mi sono fiondata a cercare il libro per leggerlo. Devo dire che non sono rimasta delusa.
Innanzitutto devo fare un plauso all'autore perché è riuscito a ricreare l'atmosfera del tempo, mentre scorrevi tra le pagine ti sembrava di essere davvero a New York della fine '800: la vita nei bassifondi, il degrado e i patti a cui doveva scendere la popolazione povera per poter sopravvivere. Improvvisamente una serie di delitti: cadaveri di ragazzini uccisi e orribilmente mutilati, si tratta sempre di immigrati che battevano nei bordelli travestiti da donne. Ovviamente fatti del genere non devono essere fatti sapere all'opinione pubblica, sia mai che qualcuno non rimanga troppo sconvolto non tanto dagli omicidi quanto dalla professione delle vittime. Roosevelt, proprio quel Roosevelt all'epoca capo della polizia di NY, invece decide che non può ignorare oltre la cosa, che anche gli ultimi devono avere giustizia e così crea una piccola task force segreta di investigatori improvvisati: ci sono Moore, un giornalista, i fratelli Isaacson, due investigatori con metodi molto moderni forse troppo, Sarah, che sogna di diventare la prima donna poliziotto e il dottor Kreitzler, uno dei primi studiosi della mente umana all'epoca non ben visti tant'è che venivano chiamati "alienisti". Questo inedito gruppetto si cimenta nelle indagini che li porteranno a scoprire i segreti più reconditi della mente umana e non avranno pace fino a che non riusciranno a mettere la parola fine a questa orrenda serie di omicidi.
Come dicevo l'ambientazione è probabilmente la parte migliore del libro, non male anche le descrizioni anche se a volte un po' troppo prolisse. Mi sono piaciuti molto i personaggi anche se forse poteva delineare più a fondo i legami fra di loro.
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al servizio delle sorelle Bennet
Ho letto questo libro incuriosita dall'ambientazione in casa della famiglia Bennet, la storia racconta infatti dei domestici che servivano in casa dei protagonisti di Orgoglio e Pregiudizio. Devo dire che la scrittrice è stata brava nel non snaturare e non interferire con la storia originale, potrebbero essere benissimo due storie che convivono e viaggiano in parallelo.
La trama quindi sfrutta l'ambientazione del capolavoro di Jane Austen ma si sviluppa su un filone proprio: troviamo Mr Hill e Mrs Hill i due domestici anziani, Sarah la serva e la piccola Polly, una sguattera. Pur non essendo una vera e propria famiglia di sangue (Sarah e Polly sono infatti due orfane), è come se lo fossero di fatto. Viene raccontato in modo realistico quelle che erano le faccende e gli impegni quotidiani dei domestici al servizio di una famiglia nell'Inghilterra Settecentesca, si tratta di uno spaccato che non troviamo nei libri della Austen ma che ci dà un'ottima visione di quella che era invece la vita della servitù.
Seguiamo quindi i tormenti di Mrs Hill, la voglia di libertà di Sarah e l'arrivo di un nuovo valletto, tale John Smith, che porterà non poco scompiglio nella vita di tutti: il suo destino è infatti molto più intrecciato di quello che sembra con le dinamiche della famiglia Bennet. Ho apprezzato molto questo sguardo sulla dura vita degli ultimi nella scala sociale, tuttavia questo libro non mi ha entusiasmato: molto lento, molto descrittivo, con una narrazione che un po' si perde nel raccontare la quotidianità a svantaggio delle emozioni.
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la ricerca della verità
Harry Bosch proprio non ce la fa a smettere, il poliziotto che è dentro di lui non ne vuole sapere di andare in pensione perché la fuori c'è ancora bisogno della verità e c'è gente che attende giustizia. Così lo ritroviamo che fa sia l'investigatore privato che il poliziotto volontario presso la contea di san Fernando: è stato ingaggiato da un miliardario per scoprire se ha qualche erede legittimo a cui lasciare la sua fortuna ed è impegnato nella ricerca di uno stupratore seriale che sta terrorizzando la cittadina.
Nell'ultimo periodo in servizio alla polizia Bosch era sempre nell'occhio del ciclone, erano tutti in attesa di un suo passo falso per poterlo fare fuori e ciò lo portava a stare sempre sul chi va là, adesso è finalmente libero da vincoli e può finalmente agire come meglio crede, anche con un certo disprezzo delle regole.
Il libro che viaggia su due fronti, il cold case e il caso attuale, è doppiamente intrigante: è una trama più da giallo che da thriller e questo l'ho apprezzato molto. La scrittura come sempre è fluida e scorrevole, in alcuni tratti assume i contorni di sceneggiatura da film (per esempio il prologo iniziale). Forse un po' sbrigativo il finale ma decisamente un bel libro, d'altronde con Bosch e Connelly è difficile sbagliare.
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straziante ed empatico
La storia raccontata nel libro è a dir poco straziante: una ragazza viene rapita mentre va a scuola, viene imprigionata in un bunker e costantemente abusata sessualmente dal suo aguzzino. Da questi ripetuti stupri nasce un bambino Jack, che diventa l'unica ragione di vita della ragazza. Tutto il mondo di Jack è rinchiuso in quegli 11 metri quadrati e la ragazza fa del suo meglio per fargli credere che tutto il mondo esista solo dentro la Stanza e che il Fuori, Cosmo è un'invenzione della tv. Quando Jack compie 5 anni, la ragazza decide che è arrivato il momento di scappare e così organizzano la fuga, l'impatto col mondo esterno scombussolerà molto entrambi, ma soprattutto Jack che si troverà a dover imparare a conoscere e a vivere in un mondo a lui totalmente estraneo. Il libro è narrato tutto dal punto di vista del bambino, il che addolcisce molto la tragicità al racconto: Jack infatti conosce solo la vita nella Stanza, che per lui è tutto il suo mondo ed è la sua cosa più bella di tutte perché lui lì vive con la sua mamma, ed è felice con lei, si sente protetto e coccolato. Non riesce a vedere la drammaticità della cosa, il fatto che loro siano due prigionieri e vittime, ma per il lettore che legge e che sa quali privazioni stiano subendo è veramente dura.
E' un romanzo fortemente empatico, la scrittrice ha fatto veramente del suo meglio per rendere credibile l'assurdità delle situazioni: due persone costrette a vivere in prigionia, ma che comunque hanno la loro routine e cercano di vivere la loro esistenza al meglio e d'altro canto l'impatto con il fuori, con il vivere con altre persone, adattarsi alle consuetudini, alla società stessa. Non deve essere stato facile immedesimarsi in queste due situazioni, eppure ci è riuscita al meglio perché le descrizioni delle situazioni sono perfette.
Ho amato molto questo libro, è il secondo che leggo di questa scrittrice e sono uno meglio dell'altro. Purtroppo l'ho scoperta soltanto ora, ma cercherò di recuperare il tempo perduto.
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Alla corte degli Sforza
Se pensiamo a delle donne importanti del Rinascimento,molto probabilmente Caterina Sforza non sarà la prima a venirci in mente. Vi consiglio perciò di leggere questo libro: oltre ad essere un romanzo molto appassionante, dà anche la possibilità di conoscere un personaggio storico meno noto ma sicuramente non meno importante di altri. Caterina è la figlia illegittima di Galeazzo Maria Sforza, il quale però riconobbe sia lei che i suoi fratelli come figli legittimi (tant'è che furono persino adottati dalla moglie di lui). Caterina crebbe a Milano in una delle corti più avanti del periodo vivendo perciò in un ambiente stimolante, nondimeno ebbe la fortuna che il suo carattere ribelle e esuberante non fu mai ostacolato, dandole la possibilità di crescere libera nonostante fosse una donna. Fu però vittima delle strategie di palazzo e degli intrighi di potere che la costrinsero a sposarsi a soli 9 anni con Girolamo Riario, nipote dell'allora Papa. Questo ovviamente la segnerà profondamente, fino a renderla quasi irriconoscibile, ma Caterina, come una vera tygre (così fu soprannominato), seppe tirare fuori gli artigli all'occorrenza dimostrando la sua intelligenza e la sua forza.
Il libro si svolge su due piani paralleli, capitoli raccontati dal punto di vista di Caterina, sin da quando è bambina in poi, alternati a capitoli raccontati in terza persona che ci fanno capire quali fossero gli intrighi di palazzo e tutto ciò che succede dietro. Come ho detto all'inizio, questo è un bellissimo romanzo storico che ci permette di conoscere una pagina di storia meno nota, ma allo stesso tempo è anche un romanzo appassionante su Caterina, vista come bambina e poi come donna. La vita vista da una donna dell'epoca, descritta in modo molto naturale ma soprattutto coinvolgente, soprattutto in alcune pagine dove si patisce davvero con Caterina, proprio come se si fosse lei.
Non trovo altre parole per descriverlo se non appassionante e coinvolgente, e Carla Maria Russo come al solito è una certezza.
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Il richiamo della terra
Siamo nell'America dell'immediato dopoguerra, un'America che viaggia a due velocità progressista e lanciata dal boom economico ma allo stesso tempo con idee profondamente retrograde e razziste. Laura, ormai non più in giovane età, sposa Henry McCallan e con lui forma una bella famiglia. Tutto scorre senza problemi fino a quando un giorno Henry decide di cambiare radicalmente vita trascinando con sé tutta la sua famiglia: compra una fattoria molto decadente nel delta del Mississippi e lì si trasferisce con moglie, figlie e l'odioso padre per dedicarsi a una piantagione di cotone. La vita di campagna non è esattamente un quadretto idilliaco, Laura è molto infelice fortuna che può contare sull'aiuto di Florence, moglie di un fittavolo di colore che lavora per i McCallan.
Un giorno ritorna dalla guerra Jamie, fratello di Henry, uomo profondamente cambiato dagli orrori che ha visto in guerra tanto da essere diventato dipendente dalla bottiglia. Jamie col suo fascino porterà scompiglio nella famiglia e nel cuore di Laura, ma i veri guai inizieranno quando Jamie diventerà amico di Ronsel, figlio di Florence, anche lui appena tornato dal fronte e molto segnato da ciò che ha vissuto. Il razzismo è ancora profondamente radicato e un'amicizia fra un bianco e un nero è inaccettabile, nonostante i vari avvertimenti ricevuti, Jamie e Ronsel se ne disinteressano ma questo non farà altro che dare il via alle violenze da parte dei razzisti, primo fra tutti il padre di Jamie e Henry.
Il libro è molto scorrevole e si fa leggere bene, il fatto che ciascun capitolo sia narrato da un punto di vista differente aiuta a rendere più scorrevole la narrazione e a mettere il lettore a conoscenza di pensieri e particolari che aiutano a comprendere più intimamente i personaggi. E'una storia amara, alla fine lascia tanta rabbia dentro, rabbia e impotenza perché sicuramente storie di questo tipo sono accadute troppo spesso negli anni e tutto ciò solo a causa della ferocia e dell'odio che animava le persone e che le anima ancora, oggi più che mai il razzismo è un tema purtroppo attuale.
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Tradizioni e superstizioni
Proprio in questi giorni si sta discutendo in Parlamento la legge sul fine vita, questione che genera fra qualcuno molte perplessità, eppure le tradizioni popolari (come quella riportata in questo libro) ci insegnano che anche l'eutanasia è una pratica che in qualche modo è sempre esistita.
Il romanzo è davvero molto evocativo: sembra davvero di stare negli anni '50 in un paesino sperduto in Sardegna, in un'atmosfera che a tratti è misteriosa e a tratti invece molto familiare. Maria, ultima nata in una famiglia povera, viene data volentier in adozione dalla madre come fill'e anima a una donna anziana e sola. Maria con Tzia Bonaria Urrai crescerà in un clima completamente diverso da quello che aveva a casa sua: affetto da parte della donna, rispetto ma anche cultura (Maria ha la possibilità di studiare e imparerà a fare la sarta) ma allo stesso tempo rigore da parte della donna, che nasconderà una parte di sé alla figlia adottiva. Bonaria Urrai è infatti un'accabadora, una donna che interviene per aiutare il destino a compiersi: portare una fine benevola a una vita divenuta troppo sofferente. Quando Maria scoprirà questa cosa, il loro rapporto si incrinerà ma ci sarà sempre un filo a tenerle legate fino all'ultimo.
Il romanzo è molto scorrevole, lo stile è molto elegante ma allo stesso tempo semplice. Leggendo questo libro non ho faticato a immaginarmi in una Sardegna dell'epoca tra folklore e tradizioni (o superstizioni) popolari. Anche nella descrizione dei personaggi o delle vicende, si lascia volutamente sempre un non detto che crea un alone di mistero e che invita il lettore a immaginare ma anche a riflettere.
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Cara Burton, rimandata alla prossima!
Avevo letto "Il miniaturista", libro che ho amato molto, per cui ho preso subito anche questo ma devo dire che non mi ha lasciato il segno come ha fatto l'altro.
La trama è un po' contorta, tutto ruota intorno a un quadro che sembra appartenere al talentuoso Isaac Robles, pittore spagnolo rimasto ucciso durante la guerra civile spagnola. Come ha fatto questo quadro sparito più di 20 anni prima in Spagna a finire in Inghilterra? Se lo chiede Odelle Bastien, una ragazza di colore curiosa e molto intelligente, che lavora per una galleria d'arte insieme a Marjorie Quick, una donna misteriosa che sa più di quello che vuole dire. Odelle inizierà a interessarsi sempre più a questo quadro fino ad arrivare a scoprire la vera storia di Isaac Robles, di sua sorella e di Olive Schloss, musa di Robles (o forse qualcosa di più).
Come già detto la storia è un po' contorta, mescola forse troppi argomenti importanti: l'amore per l'arte, il razzismo negli anni '60, la guerra civile spagnola. Ne viene fuori un romanzo lungo più di 500 pagine che in alcuni punti è molto lento, in altri scorre meglio ma che almeno per me non ti colpisce mai fino in fondo né ti tiene incollato alla pagina. Gli stessi personaggi mi sono sembrati per molti versi un po' superficiali, poco definiti.
Spero che la prossima volta ci tiri fuori un altro prodotto all'altezza de Il miniaturista, ma questa volta non è andata, si poteva fare meglio.
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come nasce un quadro
Anni fa avevo visto il film senza leggere il libro, cosa a cui ho rimediato solo adesso. Strano a dirsi ma è uno dei pochi casi in cui secondo me il film se la gioca alla pari col libro se non addirittura meglio.
Il romanzo in sé per sé non è male, racconta la storia di Griet, una diciassettenne che vive a Delft in una famiglia indigente, a causa della povertà è costretta ad andare a servizio nella famiglia del pittore Vermeer. Già dal primo incontro Griet rimane ammaliata dal pittore, tanto da comportarsi nei suoi confronti con una sorta di riverenza. La vita nella casa dei padroni però non sarà semplice, fra le gelosie dell'altra domestica Tanneke, gli spregi delle bambine in particolare di Cornelia, gli sbalzi umorali di Catharina, nonostante tutto a Griet piacerà la sua nuova vita, soprattutto dal momento in cui inizierà ad aiutare il pittore nella preparazione dei suoi quadri. I problemi veri e propri inizieranno nel momento in cui il committente di Vermeer, un uomo viscido e senza scrupoli ma anche molto ricco, chiederà con forza il ritratto di Griet, cosa che le porterà guai sia in casa dei padroni che coi suoi genitori. Eppure nonostante ne sia consapevole, Griet non riuscirà a dire di no a Vermeer anche se ciò significa mettere a rischio la sua integrità morale.
Come dicevo il libro nell'insieme non mi è dispiaciuto, tuttavia avendo letto altri libri della Chevalier, mi aspettavo qualcosa di più appassionante e travolgente. Mi è piaciuto molto l'ambientazione e il contesto storico, che secondo me sono stati ricreati molto bene, sembra davvero di essere a Delft a fine 1600. Griet attira per forza le simpatie del lettore, è una ragazzina che deve imparare ad affrontare il mondo, e farlo se sei una semplice serva non è semplice. Certi suoi comportamenti però lasciano un po' perplessi.
E' comunque una lettura che vale la pena di fare anche solo per tuffarsi un po' in uno dei quadri più iconici dell'epoca.
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il bambino
Sicuramente uno dei migliori libri letti ultimamente, se la Barton già mi aveva colpito con "La vedova", con questo mi ha decisamente conquistata.
Ritroviamo Kate Waters, giornalista vecchio stampo che deve fare i conti col cambiamento: il progredire delle edizioni online e i licenziamenti in vista la fanno sentire un po' in bilico, ha bisogno di una ottima storia per riconquistare il favore del suo direttore. Un giorno per caso legge un trafiletto di due righe sui resti di un neonato ritrovati da degli operai durante degli scavi, e capisce subito che è la storia giusta per lei. Si arma di pazienza e si mette a indagare, aiutata dal giovane tirocinante che le viene affiancato, all'inizio le cose non sono facili: non si sa chi sia il bambino, non si sa da quanto tempo possa essere lì, ma poi piano piano le cose cominciano a girare. E' così che iniziamo a conoscere le altre donne protagoniste di questo libro: Angela, una donna a cui negli anni '70 è stata rapita la sua bambina neonata proprio mentre era ancora in ospedale, Emma, una donna con un passato difficile alle spalle, ha un segreto gelosamente custodito ma che freme per essere finalmente raccontato e ottenere giustizia, e infine Jude, la madre di Emma, una donna strana, egoista che ha sempre messo i propri interessi avanti a tutto, persino sua figlia.
Kate incontro dopo incontro, riuscirà a ricostruire com'era la vita nel quartiere negli anni '80, riuscendo a tirare fuori storie orribili e segreti sordidi, ma riuscirà anche a dare un nome e una degna sepoltura al neonato.
Tessendo i fili di una trama molto intrecciata fra thriller, cronaca nera e cold case, la Barton ci regala un giallo coi fiocchi che ti tiene incollato fino all'ultima pagina, fino a che la giustizia non farà il suo corso. Kate Waters appare ancora più realistica che nel primo romanzo, una donna comune con problemi in famiglia e sul lavoro, forse rispetto al primo libro qui appare anche un po' più emotiva e sentimentale. Questa storia la tocca così profondamente che riesce a trasmettere tutte le sue emozioni anche al lettore che vuole giustizia insieme a lei. Quello che viene fuori è una storia dolorosa, fatta di segreti, di bugie, di un passato che vuole entrare prepotentemente nel presente, un libro da leggere tutto d'un fiato insomma.
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Harry Bosch pensionato
Dopo il finale del libro precedente, eravamo tutti rimasti col fiato sospeso su quello che poteva essere il futuro di Harry Bosch. Ed eccolo che lo ritroviamo in pensione, a cui è stato costretto dopo l'ennesimo problema coi suoi superiori, invecchiato e intenzionato a rimettere in sesto una vecchia Harley.
Un giorno però si fa vivo il suo fratellastro Haller, sta difendendo un uomo accusato di omicidio, gli chiede di aiutarlo con le indagini. Bosch reagisce male, dopo aver passato una vita a lavorare per l'accusa, non concepisce l'idea di lavorare dall'altra parte, anche perché questo comporterebbe il disprezzo di tutti i suoi ex colleghi e una grande vergogna per lui stesso. Poi però pian piano si rende conto che la cosa fondamentale per lui è la ricerca della verità, e che se quell'uomo fosse davvero innocente, allora il vero colpevole è ancora in circolazione, e lui non può fare finta di niente. Così, in barba a tutti i tentennamenti precedenti, segue la sua vera natura di detective e si mette a indagare privatamente, quello che scopre è un vero e proprio vaso di pandora, da cui fortunatamente riuscirà a tirare fuori la verità.
A differenza di molti altri romanzi di Connelly, in questo caso scopriamo subito chi sono i veri colpevoli, non abbiamo idea di come siano andate le cose, di cosa ci sia dietro, ma pagina dopo pagina il quadro si completa. Resta da capire se Bosch, questa volta, riuscirà a dimostrare la verità anche senza un distintivo in tasca, se riuscirà a farsi ascoltare o se il tutto gli si rivolterà contro.
Mi sarebbe piaciuto una presenza maggiore della figlia e in certi punti anche di Haller, forse è un romanzo meno intrigante di altri di Connelly, ma il finale tiene comunque col fiato sospeso.
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e se succedesse a te?
Thriller psicologico che tiene incollati dalla prima all'ultima riga.
Alice è una donna disoccupata a cui un giorno uno sconosciuto offre improvvisamente il lavoro della vita. Alice accetta entusiasta e si butta a capofitto nella nuova attività fino a quando una mattina lo sconosciuto viene trovato ucciso e tutti gli indizi portano a lei. Alice casca dalle nuvole, che sia stata incastrata? C'entra per caso il suo famoso padre, regista da Oscar, e non proprio uno stinco di santo?
Alice sa di essere innocente, e con la polizia sulle sue tracce, inizia a cercare da sola la verità, anche se via via che scopre cose nuove capisce di essere davanti a qualcosa di più grande di lei...
La cosa su cui fa maggiormente riflettere questo libro è di come a volte sia facile incolpare qualcuno, sebbene uno possa essere del tutto estraneo al crimine, e di come per quel qualcuno sia difficile dimostrare la propria innocenza se tutte le evidenze sono contro di te.
Alafair Burke, dopo La ragazza nel parco, si riconferma come grande scrittrice di thriller psicologici molto intriganti. Autrice valida da tenere d'occhio.
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la lettera
L'idea di una ragazza che trova una vecchia e misteriosa lettera di due innamorati e viene così colpita da farsi coinvolgere, può sembrare non molto originale. Ma in questo caso questa ricerca un po' romantica se vogliamo, si lega ad altri temi più forti quali la violenza domestica e le storie dei figli strappati alle ragazze madri rifugiate nei conventi irlandesi e poi dati in adozione.
Detto così può sembrare un guazzabuglio di argomenti senza capo e né coda e per un po' all'inizio del libro ho pensato anch'io che ci fosse un po' troppa carne al fuoco, in realtà però via via che si va avanti con la lettura, ci rendiamo conto che l'insieme funziona e che è anche abbastanza realistico.
La scrittura è scorrevole e le pagine volano, Tina è un personaggio che ahimè, ci ricorda benissimo molte donne anche di oggi e le loro situazioni familiari, e anche se a volte ci fa un po' rabbia, non possiamo non tifare per lei. Christie è invece una donna di altri tempi, vittima di un padre dispotico e di un destino che non ha potuto controllare. Però a poco a poco riusciranno entrambe a trovare la loro pace e riconciliarsi col mondo.
Non sarà il romanzo del secolo, ma scorre bene ed è coinvolgente.
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INNO ALLA LIBERTA'
Ci troviamo a bordo di un veliero salpato da Bristol, è carico di migranti in cerca di fortuna (eh sì, la storia si ripete) fra questi ci sono le due sorelle Bright: Grace, che sta andando in America a conoscere il futuro marito, e Honor che, anche se non troppo convinta, ha deciso di seguire la sorella dopo una delusione amorosa.
Dopo lo sbarco a New York, durante il tragitto che le porterà nel piccolo paesino dell'Ohio dove abita lo sposo, Grace improvvisamente muore e Honor si ritrova sola e sperduta in un mondo a lei sconosciuto. La ragazza dovrà quindi rimboccarsi le maniche e capire cosa fare in questo mondo che per lei è letteralmente nuovo. Infatti rimane spesso sbalordita davanti a piante, animali che non ha mai visto, al cambiare delle stagioni così diverse dall'Inghilterra e soprattutto ciò che la stupirà di più saranno le persone. L'America si trova nel pieno dello scontro fra abolizionisti e schiavisti: la ragazza ha infatti sentito parlare della schiavitù solo in astratto e la cosa la sconvolge alquanto. Da quacchera devota non potrà certo stare con le mani in mano, anche se questo significa scontrarsi con coloro che l'hanno accolta in America e con l'uomo che le fa battere il cuore, un cacciatore di schiavi per l'appunto.
Ringrazio Tracy Chevalier per avermi fatto conoscere meglio questo pezzo di storia relativo agli schiavi che fuggivano dagli stati del Sud per arrivare in Canada alla ricerca della tanto agognata libertà. Tanti bianchi cercavano di aiutarli come potevano, anche se questo significava mettere a rischio la loro stessa incolumità (erano infatti a rischio galera e ritorsioni), ma c'erano anche i cosiddetti cacciatori di schiavi che braccavano giorno e notte le rotte battute dai fuggitivi per riportarli al sud.
E' un romanzo coinvolgente e emozionante, non si può non provare simpatia per la dolce Honor che nonostante abbia dovuto superare anche lei varie difficoltà nella sua vita, non è disposta a girarsi dall'altra parte e fare finta di niente.
Questo libro sprona la ricerca della libertà sempre e comunque, costi quel che costi.
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Il vero protagonista di un processo è la giuria
Primo libro di Grisham che leggo, ma correrò presto ai ripari per rimettermi in pari.
Sono molto appassionata di legal drama, nonostante ciò, questo libro mi è sembrato fin troppo tecnico. L'autore centra in pieno il suo scopo ovvero dimostrare come una giuria possa decidere le sorti di un processo e allo stesso tempo mostra come sia piuttosto facile manipolare dall'esterno la giuria e quindi le sorti del processo.
La moglie di un uomo morto di cancro ai polmoni fa causa all'azienda produttrice di sigarette che l'uomo ha fumato per tutta la vita, il dibattimento ruota intorno al fatto che sì le sigarette sono dannose, ma quanto incide la volontà dell'individuo? Può un uomo smettere di fumare come e quando vuole o la nicotina crea una dipendenza difficilmente contrastabile? Ovviamente gli interessi in gioco sono molto elevati da entrambe le parti, nessuno si risparmierà colpi a tradimento, la corruzione è dietro tutti gli angoli, soprattutto dietro a quelli più impensabili.
Interessante ma poco avvincente per i miei gusti, il finale è abbastanza prevedibile.
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che fine ha fatto Bella?
Romanzo d'esordio della Barton dal ritmo incalzante, l'ho finito veramente in pochissimo tempo.
Un giorno la piccola Bella scompare mentre gioca nel giardino davanti casa, la si cerca invano per anni. L'ispettore Sparkes dopo tante indagini, giunge finalmente a scoprire il mostro ovvero tale Glen Taylor, ma purtroppo non avrà mai abbastanza prove per poterlo incastrare e ciò diventerà un'ossessione per lui. Poi un giorno Glen Taylor muore in un incidente, portandosi dietro tutti i suoi segreti riguardo la fine della bambina. L'ultima speranza risiede nella moglie di Glen, la vedova Jean, una donna che ha sempre vissuto in balia del marito, che ha passato una vita a giocare al matrimonio perfetto. Ma chi è davvero Jean Taylor?
I capitoli sono scritti secondo diversi punti di vista, con quelli che sono fra i protagonisti principali della storia: la vedova è ovviamente la protagonista principale, ci sono poi l'ispettore, la madre di Bella e la giornalista Kate Waters decisa a scavare una breccia nel cuore di Jean per farla parlare. Diciamo che di questo libro la cosa che colpisce di più non è la soluzione del giallo, che anzi appare abbastanza scontata, quando invece l'originalità del modo di raccontare, lo studio della psicologia dei personaggi molto profonda, molto introspettiva. Jean è il personaggio principale, ci pare proprio di conoscerla questa donna sottomessa al marito, una donna come purtroppo se ne leggono tante nei giornali, che soffre tantissimo perché non possono avere bambini e questa cosa la tormenta ogni giorno. Si riesce quasi a capirla ma, almeno personalmente, non a comprenderla. Gli altri personaggi sono meno descritti, ma ci vengono comunque delineati i tratti principali del loro carattere così da inquadrarli subito.
Un altro punto fondamentale del libro è quello dell'intromissione dei media nella vita della gente, i giornali e le tv hanno bisogno di nutrire il bisogno di particolari sempre più sordidi del pubblico, e ciò li spinge a diventare dei veri e propri sciacalli, a cercare di strappare esclusive, immagini o frasi rubate. Sempre senza sapere se quello che raccontano poi è davvero la verità o soltanto quello che il pubblico vuole sentirsi dire.
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ruby e il suo posto nel mondo
Il libro narra una saga familiare raccontato dal punto di vista della figlia minore Ruby, la cosa particolare che lo distingue da altri libri di questo genere è sicuramente lo stile narrativo, la scrittura ironica, divertente, molto irriverente e amara, a tratti forse anche troppo.
Si alternano capitoli raccontati in prima persona in cui Ruby racconta le vicende che segnano la sua famiglia, e capitoli in cui vengono raccontate le vicissitudini che vedono protagonisti i suoi parenti, a cominciare da quello che combinò la bisnonna Alice. Magari si tratta anche di episodi banali ma che delineano perfettamente il carattere dei protagonisti e il loro rapportarsi agli altri: Ruby è infatti figlia di un matrimonio infelice fra Bunty, madre anaffettiva, e George padre traditore seriale. Ruby ha delle sorelle maggiori Patricia che è una ragazzina scaltra e sveglia e Gillian, egocentrica e capricciosa, e poi c'è anche P... ma quella è un'altra storia.
Ripercorrendo le tappe della loro vita si ha anche uno spaccato molto realistico della società inglese più o meno per tutto l'arco del 1900, tra pregiudizi e avvenimenti storici, il tutto sempre raccontato con tono irriverente ma anche coinvolgente. Il libro, dopo una fase iniziale in cui non mi aveva convinto molto, mi ha tenuto incollata fino all'ultima pagina, anche se sono sincera: in alcuni punti mi è sembrato fin troppo irriverente tanto da lasciarmi un po' basita (non riferirò dove per non fare spoiler). L'irriverenza è però anche il pregio principale del libro: aiuta a leggere con un sorriso, anche se amaro, anche i momenti più bui e seri.
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ritrovarsi catapultati nel mondo del lavoro
Una Kinsella più attuale che mai in questo libro. Tramite Katie, giovane ragazza di campagna, si vive un problema che affligge molti giovani d'oggi. Katie infatti è una ragazza laureata che vuole inserirsi nel mondo del lavoro in una grande città, ma purtroppo non è così facile come sembra: tante porte chiuse in faccia, tanti lavoretti sottopagati o non pagati affatto che, faranno anche curriculum, ma non ti portano da nessuna parte e soprattutto non ti danno da campare. Ci sono dei passaggi del libro in cui mi sono ritrovata tantissimo: da neolaureata piena di aspettative, inizi a mandare cv pensando che il mondo del lavoro là fuori ti stia aspettando e invece il silenzio assordante che segue o peggio ancora i "Le faremo sapere" erodono la tua fiducia in te stessa, tanto da farti sentire una nullità (fortunatamente per me questa fase si è conclusa positivamente, ma provo massima solidarietà per chi la sta ancora vivendo).
Mi è piaciuta anche questa critica che fa nei confronti dei social network, del fatto che adesso tutti noi vogliamo apparire e per farlo siamo disposti a tutto, anche a falsificare la nostra vita quotidiana soltanto per avere qualche like in più, e anche questo deve fare riflettere visto che stiamo diventando sempre più schiavi di questo modo di vivere che non ci rappresenta.
Il romanzo poi assume toni molto più leggeri e da commedia con le classiche situazioni tragicomiche e racconti spassosi che allietano tutti i libri della Kinsella. Katie è un personaggio divertente ma anche serio, potrebbe essere benissimo la ragazza della porta accanto il che rende ancora più veritiero certi racconti che fa. Aspettatevi una Kinsella un pochino più seria questa volta!
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e' solo un quadro?
Quello che sembrava un semplice romanzetto rosa si è rivelato essere molto di più, ed in questo sta proprio il merito della Moyes ovvero di rendere originali e accattivanti trame che altrimenti sembrerebbero già trite e ritrite.
In questo caso seguiamo in parallelo la vita di Liv, londinese dei giorni nostri, purtroppo giovane vedova di un marito amatissimo e Sophie, ragazza della campagna francese che ai primi del Novecento si trasferisce a Parigi dove si innamora di un pittore talentuoso. Cosa le accomuna? Un quadro, più precisamente un ritratto di Sophie fatto dal suo amato marito pittore e che molti anni dopo viene regalato a Liv proprio da suo marito che lo ha regolarmente acquistato. Nel romanzo seguiamo in parallelo le loro storie: Sophie, uno spezzato molto toccante relativo all'occupazione tedesca in Francia durante la Prima Guerra Mondiale (episodio meno noto rispetto alla Seconda), vediamo Sophie barcamenarsi col dover sopportare di avere i tedeschi nel suo albergo e la mancanza del marito tanto che sarebbe disposta a tutto pur di rivederlo, ma al momento non gli resta altro che il ritratto che le ha fatto. Dall'altra invece c'è Liv, che ancora vive in standby dopo la morte del marito e quando sembra che un nuovo amore possa fare finalmente breccia nel suo cuore, ecco che le capita tra capo e collo una pessima notizia: gli eredi del pittore hanno scoperto che lei è in possesso del quadro e lo richiedono indietro. Nonostante tutte le norme internazionali sui beni requisiti dai tedeschi durante la guerra depongano a favore degli eredi, Liv non vuole cedere e inizia un'aspra battaglia legale: d'altronde questo dipinto è tutto ciò che le resta del marito, lei si immedesima così tanto in quella ragazza che è disposta a tutto pur di non separarsene.
Liv e Sophie per certi versi si somigliano, seppur vivano in due epoche diverse entrambe non si fermano di fronte a niente, nonostante tutti diano loro contro, vanno avanti per la loro strada e lo fanno perché in fondo al loro cuore sanno che è la cosa giusta da fare e hanno fiducia nel prossimo.
Lo stile è scorrevole e molto dolce come sempre con la Moyes, inoltre gli spunti che offre sono molto interessanti, vale sicuramente la lettura.
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susie e il suo cielo
Mi dispiace fare la voce fuori dal coro ma a differenza degli altri lettori non posso proprio dire che questo libro mi abbia convinto e coinvolto.
Interessante lo spunto: una quattordicenne che viene uccisa dal vicino maniaco insospettabile, una volta morta dal suo Cielo la ragazza continua a vegliare sui suoi cari, sugli amici, seguire le loro vite, vedere cosa fanno, non può però intervenire se non per brevi e fugaci apparizioni. Vorrebbe vivere attraverso loro, in particolare attraverso la sorella e l'amica, e il pensiero della sua giovane vita tagliata e di tutti i suoi sonni infranti è molto triste e commovente.
Tuttavia il libro non è decisamente un giallo (sezione dove l'ho preso in biblioteca), ma anzi quasi più un rosa visto che è molto sentimentale, forse troppo però per i miei gusti. Infatti se all'inizio la narrazione dal punto di vista della ragazza mi è sembrata un'idea interessante, alla lunga mi ha annoiato, ho trovato il libro ripetitivo, pagine e pagine di pensieri senza alcun avvenimento rilevante.
Probabilmente avevo aspettative diverse e per questo non mi è piaciuto!
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un tuffo a New York degli anni '50
New York, anni '50: il Barbizon Hotel è il residence dove alloggiano le giovani donne single che arrivano in città per costruire il loro futuro. Ed è qui che si incontrano e diventano amiche Laura, Dolly e Vivian, tre giovani ragazze molto diverse tra loro ma con una cosa in comune: tutte e tre vogliono seguire i propri sogni ed essere indipendenti, vogliono vivere a modo loro, concetto molto trasgressivo per una donna dell'epoca, che al massimo poteva aspirare a fare la moglie e la madre pur di non diventare una "Zitella".
Vivian è quella schietta e sincera, è inglese ed è arrivata qua per diventare cantante, Dolly è sensibile, vuole diventare una brava segretaria ma vorrebbe anche trovare marito anche se non ha molta fortuna in amore, Laura è una sognatrice, è a New York per uno stage in una rivista ma vorrebbe tanto diventare scrittrice, nel frattempo grazie alla sua bellezza riesce a far breccia in molti cuori.
Così queste tre giovani ragazze si ritrovano a condividere esperienze, avventure, amori, pensieri, segreti, ma soprattutto sogni, non sono forse qui anche loro per cercare fortuna proprio come fece Grace Kelly? Purtroppo però non tutto va come previsto, sulla loro strada incontreranno ostacoli, problemi e personaggi alquanto loschi (immancabile lo stereotipo dell'italiano mafioso), questa vita a New York le travolgerà così tanto fino a un finale inaspettato, che lascia a bocca aperta.
La prima parte forse un po' lenta, ma poi si riprende ed è molto scorrevole. Le protagoniste sono ben delineate grazie anche al fatto che la narrazione è in terza persona e il punto di vista cambia continuamente.
In generale è un buon libro, sull'importanza del seguire i propri sogni e anche un inno all'autonomia di queste giovani ragazze che cercano il loro posto nel mondo. Il finale invece ci riporta tristemente coi piedi per terra e ci ricorda che a volte i sogni non bastano.
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l'amore ai tempi della guerra
Un romanzo intenso e travolgente dal ritmo incalzante che ci riporta nella Milano della seconda guerra mondiale devastata dai bombardamenti alleati e terrorizzata dalle violenze dei fascisti. Mara e Mario non potrebbero essere più diversi, per estrazione sociale, per maturità, per coraggio. Eppure si innamorano, di un amore puro e profondo da cui nascerà una bambina, Lola.
La madre di Mara non accetta questa unione e combinerà un matrimonio riparatore con un generale fascista a cui la ragazza, sciocca e sprovveduta, non può sottrarsi. Ma Mario non si arrende a questo destino avverso e farà di tutto per poter riavere la sua amata, anche se questo significa mettersi contro i militi fascisti e rischiare la propria vita e quella dei suoi familiari.
La trama è molto emozionante, si tratta di una storia d'amore legata alla guerra e agli avvenimenti tragici di quegli anni (sono spesso citati eventi purtroppo realmente accaduti come la strage di Gorla o le barbarie perpetrate dalla Brigata fascista di Ettore Muti), una storia in cui il destino mette lo zampino sia nel bene che nel male. Il contesto è realistico, sembra davvero di trovarsi a Milano in mezzo alla distruzione e a vivere costantemente in un clima di terrore. Anche i personaggi sono realistici: lo stile narrativo, che cambia continuamente punti di vista, è tutt'altro che frammentario, rende invece la storia ancora più scorrevole e avvincente.
E' una storia molto toccante, ogni pagina trasmette un'emozione diversa a cui è impossibile non appassionarsi. Da leggere.
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Family matters
Jane Shemilt ci sorprende ancora una volta con una storia che nasce dalla quotidianità, una famiglia come tante, i problemi che hanno tutti: vita frenetica, stress, problemi lavorativi. A peggiorare la situazione per Emma, c'è la competizione che vive da sempre con suo marito Andrew: entrambi medici, sono sempre a gara su chi fa nuove ricerche o fa più pubblicazioni. In casa le figlie si sentono trascurate, in particolare la maggiore Alice. Così quando Andrew ha la possibilità di passare un anno a fare ricerche in Botswana, Emma non la prende bene fin quando non scopre di essere nuovamente incinta: il soggiorno in Africa e l'arrivo di Sam, potrebbero essere l'occasione giusta per prendersi una pausa dal lavoro e passare più tempo con la famiglia. Ma anche in Botswana, la tranquillità ha breve durata: Sam viene rapito dalla sua culla e le ricerche non portano a niente, il bambino sembra svanito nel nulla. Ma proprio quando la famiglia sembra andare in pezzi, la caparbietà di Emma si rivelerà provvidenziale.
La trama è molto originale e accattivante, si tratta di un vero e proprio thriller psicologico, i sentimenti celati dentro al cuore delle persone si rivelano la chiave fondamentale del libro. Emma è un personaggio molto realistico, potrebbe essere chiunque di noi, una mamma troppo presa dal lavoro e dal non volere ammettere neanche con se stessa di non farcela, una donna che però per i suoi figli non è disposta a rassegnarsi anche a costo di sembrare pazza.
Anche in questo caso l'autrice ha fatto centro, leggetelo se avete voglia di un po' di appassionarvi a una storia piena di suspense.
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Addà murì mammà
Nicholas è poco più che un bambino che vive in una famiglia come tante, padre insegnante e madre proprietaria di un piccolo negozio, famiglia che fa di tutto per fare vivere ai figli una vita normale e lontano dalla strada. Ma Nicholas vive in una realtà difficile, un quartiere dove la criminalità spunta da ogni angolo, così presto anche lui inizia a sentire il richiamo del potere e dei soldi facili e ci mette un attimo a finire in un brutto giro insieme ai suoi amichetti. Il resto del libro è un'escalation continua portata avanti da questi ragazzini: si parte da atti di bullismo, alle rapine, dal procurarsi un'arma allo spacciare, fino ad arrivare all'omicidio, tutte cose impensabili per le persone normali, figuriamoci per loro che sono poco più che bambini.
Saviano ci propone un romanzo che è a dir poco realistico, potrebbe essere benissimo la biografia di un qualche boss camorrista. La realtà sociale descritta è a dir poco sconfortante, ci mostra quanto in certi ambienti la mentalità camorrista e anche l'accettazione di certi comportamenti malavitosi sia una cosa così normale e radicata, che viene da chiedersi se sia un fenomeno che riusciremo mai a sconfiggere. Questi bambini aspirano a diventare ricchi, a vivere nel lusso più sfrenato, ad essere temuti e rispettati, e se per raggiungere ciò si deve diventare criminali, che problema c'è? Anzi, meglio! I camorristi della zona sono i loro idoli e vengono venerati come dei in terra.
Fortunatamente si tratta di realtà che sono lontane dalla maggior parte delle nostre vite, anche se forse sono più vicine di quanto non si creda e questo fa a dir poco paura. Saviano fa un ritratto di una triste realtà ma, checché se ne dica, secondo me non parla male di Napoli, anzi la sua denuncia è anche un modo per spronare la gente ad aprire gli occhi e a smettere di negare l'evidenza. Isoliamo questa gente, facciamo vedere che la mentalità può cambiare e che il potere non è in mano loro, ma per far questo bisogna cominciare dai bambini, dalle nuove generazioni che devono crescere imparando a condannare la criminalità che si annida intorno a loro invece che a considerarla una cosa normale.
Il romanzo mi è sembrato un po' lento e ripetitivo in certi punti, il fatto che le frasi fossero scritte per metà in napoletano dona realismo al racconto, ma per me che non conosco per niente questo dialetto, ha appesantito un po' la lettura.
In generale è un libro che è per certi versi sconvolgente e allucinante, così come la realtà che descrive ma proprio per questo va letto, e l'amarezza che ti lascia dentro alla fine, è qualcosa che non si scorda facilmente.
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SHAKESPEARE IN LOVE
Libro frizzante e spensierato, forse un po' troppo però tanto che a un certo punto perde quasi di credibilità. I personaggi sono fin troppo sopra le righe, a tratti quasi caricaturali così, come la trama che a tratti è molto inverosimile. Io cercavo appunto un libro leggero per staccare un po', ma questo lo è fin troppo, tanto che non mi ha convinta.
Le quattro protagoniste vivono, ciascuna a modo suo, situazioni abbastanza strane che difficilmente possano capitare nella vita di tutti i giorni, faccio un esempio: la ragazza che torna dalla Cina, dove il fidanzato l'ha piantata per sposare due gemelle, e una volta a Torino scopre che la propria casa è stata affittata dal fratello a uno sconosciuto con cui finirà per convivere non avendo altro posto dove stare. Mi spiace ma è sin troppo paradossale per i miei gusti. Forse un giorno leggerò altri libri di questa scrittrice per vedere di ricredermi un po'.
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scandali a scuola
Sono rimasta molto colpita dalla quarta di copertina ma, come spesso accade, le aspettative non sono state rispettate nel leggere il libro.
La trama sembra molto interessante, la vicenda è ambientata in un college aristocratico inglese dove, sin dall'inizio del nuovo anno scolastico, iniziano ad accadere fatti strani, sempre più pericolosi, in un crescendo di violenza. Tutto sembra mirare allo scalfire o addirittura distruggere il buon nome della scuola con una serie di scandali. Allo stesso tempo seguiamo anche una storia ambientata anni prima, raccontata dal punto di vista del figlio/a dell'allora portiere della scuola, il ragazzo/a però frequenta suo malgrado la locale scuola popolare e questo fatto, unito alla particolare situazione familiare, fa crescere in lui un'ammirazione/odio nei confronti di St Oswald. Questo fa crescere in lui la smania di voler infiltrarsi nella scuola in modo nascosto tanto che alla fine conoscerà Leon Mitchell, figura che cambierà per sempre la sua vita.
La storia è raccontata da due punti di vista, quello del professore di latino Roy Stratley, vecchia colonna portante della scuola e dal punto di vista di questo personaggio che rema contro la scuola, di chi si tratta realmente lo scopriremo solo alla fine. Fra i due però, direi che è sicuramente il personaggio subdolo che domina la scena.
Ripeto la trama sarebbe anche interessante, purtroppo però il libro risulta lento e ripetitivo in molti punti e sinceramente mi ero anche un po' immaginata il colpo di scena finale, per cui anche l'effetto sorpresa per quanto mi riguarda non c'è stato.
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il ritorno della famiglia Bennet
Finalmente un romanzo che offre una lettura in chiave contemporanea di Orgoglio e Pregiudizio senza perderne l'essenza: ovviamente non è paragonabile al capolavoro della Austen, ma mi è sembrata una rivisitazione interessante sia per l'adattamento nella società moderna, che per lo spirito di anticonvenzionalità ma anche e soprattutto per lo stile di scrittura: brioso, frizzante e molto ironico.
Il libro, seppur lungo, non stanca assolutamente anzi non si vorrebbe arrivare mai in fondo per non doversi separare dalle sorelle Bennet e dalle loro fantastiche avventure.
Troviamo la famiglia Bennet che vive nella Cincinnati nei giorni nostri ma che non ha perso le caratteristiche che aveva nell'originale: il padre sarcastico e cinico, la madre spendacciona e sempliciotta, e le 5 figlie che però sono un po' più grandi di come le avevamo lasciate: Jane quarantenne single alla disperata ricerca di un figlio, Lizzie giornalista rampante che vive a NY e che tira avanti la famiglia, Mary chiusa e introversa vive per lo studio, Kitty e Lydia le più piccole, le più svampite, fanatiche di Cross Fit. La famiglia non versa nelle migliori condizioni economiche quando conosce a una grigliata del 4 luglio, Chip Bingley giovane medico reduce dal programma TV "Scapolo d'oro" e l'amico di lui, Darcy, altezzoso, arrogante neurochirurgo in carriera. Da quel momento in poi ne accadranno di cotte e di crude in pieno stile della famiglia Bennet.
Il libro tocca argomenti attuali e importanti: l'inseminazione artificiale, i diritti lgbt, i pregiudizi razziali e perché no anche il mondo dei reality show. La cosa divertente è che però lo fa in chiave ironica ma senza perdere di vista lo spirito originario del libro e della famiglia Bennet. Forse un pochino deludente il finale, ma il libro nell'insieme vale assolutamente la pena di leggerlo, al momento resta l'unica rivisitazione che mi sia piaciuta di uno dei mie romanzi preferiti.
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la donna tra cronaca e storia
Libro che ho letto con piacere, si tratta di un ritratto avvincente delle donne e della loro importanza nel mondo di oggi. L'autore parte dal passato evocando alcune figure importanti della storia che hanno lasciato il segno, come per esempio Santa Caterina da Siena o Giovanna d'Arco, fino ad arrivare ai giorni nostri con donne come Rita Levi Montalcini oppure Valeria Manin. Allo stesso modo però l'autore fa anche un elogio delle donne che non sono conosciute, che forse non hanno lasciato un segno nella storia, ma che sicuramente hanno fatto qualcosa di importante nel loro piccolo per loro stesse o per chi gli sta intorno. E' però un ritratto anche delle donne che sono vittime della società, di altri che si sono approfittati di loro facendo anche riferimento a casi di cronaca attuale, ma anche a donne che sono contro altre donne.
Ecco quindi che la visione della donna nel mondo è cambiata: da moglie e madre a donne coraggiose e forti, capaci di imporsi e vincere sugli uomini, donne in gamba che sanno di poter contare sulle loro forze per farsi valere. E' un libro interessante che soprattutto tutte le ragazze dovrebbero leggere, per meglio capire il passato travagliato delle donne che meglio ci fanno apprezzare i diritti e le conquiste del presente.
Ritratto interessante che spazia fra cronaca e storia, fra avvenimenti storici e momenti del quotidiano, uno sguardo sul mondo femminile da parte di un uomo che crede nel potenziale delle donne.
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non puoi dimenticare chi sei
Thriller molto psicologico che parte da un'idea originale: un gruppo di amiche che crede di partire per la vacanza della vita in Nepal e invece si ritrova in una comune violenta e manipolatrice. Siamo in Inghilterra alcuni anni dopo, una di queste ragazze è riuscita a fuggire dalla comune, ha cambiato nome per potersi lasciare tutto alle spalle e ricominciare a vivere quando improvvisamente iniziano a capitarle degli episodi strani: tentativi di ucciderla o di intrusione in casa, lettere e messaggi anonimi in cui si parla della sua vera identità. Pare proprio che il suo passato sia tornato a farle visita e non la voglia mollare.
Si inizia così ad alternare capitoli ambientati nel presente a ricordi di quella vacanza che ha cambiato le loro vite annientandole mentalmente e fisicamente. L'inizio della vacanza era stato bello e spensierato, poi l'arrivo alla comune con i comportamenti strani, gli atteggiamenti violenti e manipolatori degli altri membri, e prima di rendersene conto si sono trovate in qualcosa più grande di loro. Ma sono davvero finite lì per caso? Allo stesso tempo si analizza l'amicizia che legava queste ragazze: è un'amicizia vera o i rancori segreti che hanno covato negli anni, hanno trasformato il loro rapporto facendolo diventare morboso e falso?
Nonostante l'idea originale, ho trovato che la narrazione fosse poco scorrevole, un po' lenta e ripetitiva in alcuni punti, i personaggi sono ben delineati e verosimili, ma comunque non mi ha colpito. L'elemento fondamentale del libro è il passato: c'è sempre qualcosa di irrisolto, qualcosa che è impossibile eludere o dimenticare, qualcosa che nel momento migliore della tua vita farà capolino per ricordarti chi sei davvero.
Come già detto, ho apprezzato molto l'idea originale della trama, ma resta comunque un libro che non mi ha entusiasmato e che probabilmente non consiglierei.
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LA GANG DEI GOLDMAN
La verità sul caso Harry Quebert è un libro che ho amato molto, stessa cosa posso dire di quest'altra opera di Dicker: è un genere completamente diverso, ma ha lo stesso stile di scrittura e la stessa capacità di tenermi incollata alle pagine.
Ritroviamo Marcus, che ormai scrittore famoso e acclamato, inizia a scrivere la storia della sua infanzia e adolescenza insieme ai cugini: Hillel, un ragazzino geniale tutto pelle e ossa e Woody, cugino promettente star del football. Insieme i tre cugini formano un trio inseparabile: nonostante la distanza che li separa, non perdono occasione per vedersi e riformare ogni volta la Gang dei Goldman. I tre ragazzi si sentono invincibili, si battono per degli ideali a loro molto cari: le ingiustizie, la politica, aiutare il prossimo soprattutto quando è più debole. Sentono di avere il mondo ai loro piedi e che niente li può fermare, soprattutto con l'arrivo di Alexandra, la ragazza di cui tutti e tre si innamorano. Purtroppo però piano piano la vita ci mette lo zampino e la Tragedia, viene annunciata sin dalle prime pagine, piomberà su di loro e sconvolgerà tutto.
La scrittura è impeccabile, il ritmo è scorrevole, c'è trasporto ed emozioni che traspaiono da ogni pagina.
Finire il libro mi ha lasciato un grande senso di nostalgia, sento già la mancanza di Hillel, Woody e Marcus che ne combinano una delle loro, 600 pagine mi sono letteralmente volate. Non so perché ma con una saga familiare così, ci vedrei bene un bel film anche se sicuramente non sarà mai all'altezza del libro.
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Black Eyed Susan
Mi è arrivato questo libro a casa per posta, devo dire che dalla copertina non sapevo bene cosa aspettarmi, ma dopo averlo letto devo dire che è veramente molto calzante: questa immagine forte delle margherite e il senso di claustrofobia che generano.
E' un thriller molto interessante, l'ho trovato molto originale sotto molti punti di vista. La protagonista è Tessa, che da ragazzina è scampata per un pelo alla morte per mano di un serial killer (Black Eyed Susan come le margherite gialle). Tessa ha subito un forte trauma da questo evento, trauma che sta tuttora segnando la sua vita: vive costantemente in ansia che il suo aguzzino la stia ancora cercando. Nel frattempo un uomo in carcere sta pagando per questo crimine e rischia la pena di morte, ma è stato davvero lui? Un team di avvocati e scienziati stanno chiedendo che la sua sentenza venga rivista e per far questo hanno bisogno di Tessa, la quale però non ricorda niente... O forse sì?
Trama intrigante, ritmo serrato: è un continuo alternarsi dal presente al passato, penso però che i personaggi avrebbero meritato una maggiore attenzione: alcuni sono semplicemente accennati, non ben definiti. Resta comunque un thriller interessante da leggere.
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Harry è Harry, però....
Avevo letto molte recensioni negative per cui mi ero preparata al peggio, invece è andata meglio di quanto mi aspettassi.
Ovviamente non è assolutamente all'altezza della saga, anzi non ci sono proprio paragoni, però ho trovato la trama credibile per cui almeno da questo punto di vista non sono rimasta delusa. Sapevo che si trattava di una sceneggiatura teatrale e infatti secondo me è in questo che perde tanto: mancano le descrizioni, manca il filo della storia, soprattutto mancano le parole della Rowling. Soprattutto la prima parte, dove salta da un anno all'altro nel giro di una pagina, va bene che serviva un prologo però non sa veramente di nulla secondo me. Dopo la storia si riprende, diventa plausibile e anche carina, i personaggi stessi sono molto credibili e rispecchiano quelli che erano da giovani (tranne forse un po' Harry, che ho trovato un po' troppo costruito in certi punti).
Nel complesso non mi è dispiaciuto, però di sicuro questo non mi lascerà assolutamente il segno come è stato per gli altri. Per cui alla fine della fiera mi chiedo: ma ce n'era davvero bisogno?
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INTERVISTE
Mi piace molto come scrive la De Gregorio, questa scrittura semplice e lineare, senza tanti fronzoli e che arriva dritta al punto. E questo è sicuramente il tratto che più ho apprezzato di questo libro.
Il libro è composto da brani tratti da interviste fatte a donne di tutte le età e le etnie, ci fornisce uno spaccato interessante ma anche molto vario di quella che è la vita di una donna al giorno d'oggi. Si passa da argomenti quali l'amore, il sesso, la famiglia, il bullismo, viaggi, matrimoni. Questa grande varietà di temi però è anche un po' il punto debole del libro a mio parere, perché se il passare da un argomento ad un altro aiuta a rendere il tutto meno pesante, di contro c'è che niente viene approfondito, sono tutti spezzoni di vita, a volte proprio poche righe che danno giusto qualche nota di colore. Mi è piaciuto il mondo in cui si è approcciata ai vari argomenti, ma avrei preferito che li approfondisse un po' di più. Nel complesso è un bello spaccato della realtà delle donne di oggi, interessante da leggere, ma sicuramente non è imperdibile.
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assassino o bugiardo?
Olivia Randall è un ottimo avvocato di New York, che pensa di avere tutto sotto controllo, fino a quando una mattina non riceve una chiamata da una ragazzina che la implora di aiutare suo padre, accusato di omicidio. Si scopre che il padre è l'ex di Olivia, ma non un ex qualunque, ma proprio l'Ex a cui Olivia ha rovinato la vita, cosa per la quale lei nutre ancora dei forti sensi di colpa, unico motivo per cui accetta di aiutarlo.
Viene subito fuori che tutte le prove sono contro quest'uomo e la storia che lui racconta è troppo incredibile per essere vera, eppure Olivia è convinta che sia innocente. Oppure esiste un lato oscuro di Jack che lei non conosce? Piano piano dei dubbi si fanno sempre più strada nella sua mente e lei non riesce a essere più obiettiva... Jack è un assassino o soltanto un bugiardo seriale?
Era tanto che non mi capitava di leggere un giallo così ben strutturato, anche se avevo intuito qualcosa sull'assassino, l'ho letto con piacere, anche perché una pagina tira l'altra. Non ci sono sentimentalismi, né lieti fini, i personaggi sono credibili e ben descritti.
Leggetevelo, ne vale la pena!
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un po' leggerino!
Ho sentito tanto parlare di questo libro, ma francamente mi trovo a fare la voce dal coro: sarà che sono appassionata di gialli e thriller veri, ma questo l'ho trovato troppo debole e leggero.
Innanzitutto non mi ha convinto la trama del giallo che è praticamente inesistente: troppo banale e debole. All'inizio sembra promettente poi invece si perde quasi subito, il lettore non viene coinvolto nelle indagini se non attraverso i pensieri e il ficcanasare della protagonista, il colpevole è piuttosto scontato e prevedibile già a metà romanzo.
Altro elemento del libro che non ho apprezzato è la protagonista, la specializzanda in medicina legale Alice Allevi. In un primo momento può sembrare anche carina e simpatica: la giovane allieva sfigata e perennemente fra le nuvole, poi alla lunga il suo essere così ingenua e curiosa, me l'ha fatta apparire più che altro tonta e ficcanaso. Oltretutto ad Alice viene ventilata la possibilità di dover ripetere l'anno a causa del suo essere così distratta e incostante, e lei che fa? Invece che impegnarsi a cambiare, continua a fare come ha sempre fatto, anzi forse più sbadata che mai, affidandosi al caso. Sarà che io sono troppo maestrina, ma mi è rimasta un po' pesante.
Poi giusto per non farsi mancare nulla, c'è anche la storia d'amore fra Alice e il figlio del capo (cliché) con tanto di viaggio in Sudan, che ai fin della storia si poteva decisamente risparmiare.
Per fortuna che lo stile del libro è frizzante e ironico, il che aiuta, ma nell'insieme resta comunque un libro banale e piuttosto scontato.
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finale amaro
Eccoci qua: al detective Bosch manca solo un anno alla pensione, quando viene affiancato ad una giovane recluta Lucia Soto o "Lucky Lucy" come è stata soprannominata per il sangue freddo mostrato durante una sparatoria. Nonostante sia alle prime armi, si rivela molto portata: è molto scrupolosa, perspicace, instancabile, insomma una Bosch in gonnella. L'indagine risale a un fatto avvenuto 20 anni prima anche se la vittima è deceduta da poco, a questo si aggiunge un'altra indagine su un incendio doloso avvenuto anch'esso 20 anni prima, pallino fisso della giovane Soto, visto che lei stessa ne è uscita viva per miracolo.
Il thriller è veramente ben strutturato, un indizio dopo l'altro, una volta iniziato non si vede l'ora di sapere come va a finireLo stile di Connelly è come al solito efficace: non si perde in inutili ragionamenti, è chiaro, diretto, ottimo per un thriller. Bosch è Bosch, chi come me è un suo accanito fan, è sicuramente rattristito dall'idea del suo prossimo pensionamento. Vedendo poi com'è andato a finire questo libro, non si può che intristirsi ancora di più e provare una profonda amarezza per il sistema e per come vanno le cose a volte. Bosch ci sarà ancora nella prossima indagine?
Forse è un'idea assurda ma non so se l'introduzione del detective Soto, così in gamba così simile e Bosch, sia un modo per dare avvio a una nuova serie con una nuova protagonista che forse non ci farà rimpiangere il precedente. Non posso però nascondere che l'idea che presto o tardi dovrò salutare Bosch, personaggio che mi ha accompagnato in molti anni di lettura, mi metta una profonda tristezza!
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