Opinione scritta da Mephixto

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    30 Mag, 2013
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Emozionante

Questo piccolo romanzo è stato un tuffo negli archivi della mia memoria. Non tanto per i dettagli storici, ma per le emozioni che mi ha rievocato le stesse di quando ero bambino: mi legavo al collo uno straccio e diventava il mio mantello, una confezione vuota di panettone fungeva da elmo e un ramoscello il mio spadone a due mani. Affrontavo schiere di turchi invisibili dal muretto del cortile, che all' epoca erano i bastioni della mia rocca e una scopa di saggina diventava il mio prode stallone che mi accompagnava nelle mie eroiche sortite .
Freddi mi ha proprio riportato a quei momenti, epici nella mia testa.
Il clangore della battaglia, le grida dei nemici feriti, onore, amore, devozione, sacrificio: Sono i contrafforti di questo romanzo d’ avventura,amicizia,amore e devozione. Freddi è sintetico, intenso ed essenziale, dopo qualche pagina si viene travolti dal incedere delle storia che non ti annoia mai, anzi, avanza come una onda in piena, peri infrangersi sullo scoglio della mia mente e avvilupparmi d’emozioni. Niente fronzoli, diretto immediato e di una piacevolezza rara. Non è assolutamente un romanzo che vuole competere con i testi storici pregni di nozioni, ma è un romanzo di emozioni che vi trasporterà dalle galee turche, ai palazzi e ai mercati di Costantinopoli, per poi catapultarvi sotto i colpi delle bombarde turche. Accanto a Nicolò sulle mura maltesi di Castel Sant’Angelo: tiferete per loro, soffrirete con loro, e con loro vi esalterete. “FINCHE' MORTE NON CI RIUNIRAAAA!!!”
Lo stile è quell della dalla classica narrazione in terza persona intelaiato però da dei resoconti epistolare di alcuni dei protagonisti, primo tra tutti quelli di Nicolò che narrerà da uomo comune il suo eroico voto d’amore eterno. In modo originale e commovente.
Bravo Matteo Freddi !

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    29 Mag, 2013
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E' dal buio che vengo...

Un trhiller orginale, avvicente, ed elegante. Carrisi finalmente scrive un romanzo senza sbavature, con l’eleganza narrativa che ormai lo contraddistingue. Mi è piaciuto sicuramente più dei due precedenti(Il Suggeritore e Il tribunale delle anime) e non vedo l’ora di leggere il prossimo; sono convinto che Mila e Simon Berish torneranno presto
Il legame con il suggeritore è molto forte; in tutta la lettura però, non sei costretto a spremerti le meningi per ricordarti il tutti gli accadimenti, i personaggi o le particolarità del precedente romanzo. E’ sufficiente rammentare i passaggi fondamentali. Il finale questa volta non mi ha deluso, anzi, anche se è stato incalzante e avvincente non ha per nulla sbandato in curva. Ha retto bene tutta la vicenda dando valore alla storia narrata.
Donato Carrisi torna a raccontare le vicende di Maria Elena “Mila” Vasquez in questa città senza nome, semplificando la vita del lettore, concedendogli la fantasia di immaginarla a Los Angeles come a New York , oppure Philadelphia, si forse un po’ troppo americano, ma questo tipo di vicende e di logiche d’indagine sono lontane dalle nostre culture o tecniche e penso che altrimenti ci si troverebbe a disagio, se non del tutto fuori luogo . La sua narrazione e le sue metafore sempre tra il filosofico e l’esoterico sono eccezionali, mi piace percorrere la sottile linea oscura dove si svolgono le sue storie e dove vivono i suoi protagonisti. Sempre al limite delle ombre, sempre pronti ad affacciarsi nel buio, Mila “è dal buio che viene, ed è al buio alle volte deve tornare”. I’Ipotesi del male,ben argomentata, permette di entrare in sintonia anche con chi nel buio si rifugia, o che ha dato sfogo al suo “lato oscuro” , facendo in modo di aumentare il fattore empatico.
Tanti cose belle sgorgano con impeto dalla fantasia di Carrisi, Il limbo: -Questo luogo dove i senza nome “scomparsi” vengono catalogati nella speranza che qualcuno li trovi. Berish un personaggio fantastico con questa suo dono e condanna, di diventare il confessore di chi lo incontra, il depositario dei peccati del prossimo. Detta cosi puo sembrare banale , ma parola mia, non lo è affatto, anzi. E poi il cattivo, il Signore della buonanotte, non voglio dirvi di più.. se avete voglia di fare un viaggio nelle tenebre, dove il male regna sovrano allora… Leggetelo, leggetelo, leggetelo… così scoprirete perchè gli abitanti del limbo stanno tornando.

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    23 Mag, 2013
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Manca il Gangster

Gli anni 20, gli anni del proibizionismo, gli anni dei finti moralismi, gli anni del foxtrot del Charleston, dei balli, gli anni che precedono la grande crisi, gli anni delle auto di lusso che sfrecciano su strade dissestate progettate più per i cavalli con al traino le carrozze che non per le lussuose auto. Gli anni delle prime tecnologie, il Jazz, il contrabbando, e gli anni del Cinema delle guerre tra bande di Gangster che a dirla tutta mancano assolutamente. Ecco scordateveli perchè tutto questo non c'è non si respira o meglio c'è ma è solo accennato, se uno pensa di fare un salto negli anni ruggenti si sbaglia. E alla grandissima.
Questo romanzo tratta tutto questo in modo marginale, se non per un solo fattore, la superficialità che trasuda nei personaggi, nelle loro feste, e nei lustrini, un romanzo che è solo una storia d'amore tormentata, tragica, ma nemmeno poi tanto.
L'unico valore di questo romanzo sta nella bravura e nella contemporaneità del suo scrittore, nella sua capacità di renderlo cinematografico, perchè l'ho letto ma chi me l'ha fatto fare.
Poi ho guardato l'altra meta del mio lettone e me ne sono ricordato, sorridendo amabilmente mi son detto: fortuna che è un racconto allungato, 250 pagine scarse...
Il breve sunto sul retro della copertina è ingannevole come il ghiaccio di un laghetto di montagna a inizio primaver: sembra solido poi ci metti il piede fai qualche passo e partono le crepe come mille fili di ragnatela impazziti.
La storia d'amore, fulcro del racconto stenta a partire, l'evolversi ... Ma c'è poi stato un evolversi ? boh
Dov'è la passione per l'agoniato amore, per le promesse non mantenute. Tu aspetti 5 anni per vederla e tutto si riduce cosi, sgretolandosi in qualche pagina come cenere di sigaretta.
Il finale invece un pelino meglio, coerente con le micro denuncie di una società allo sfascio e priva di veri valori umani che ha sicuramente dato piu scalpore nel periodo in cui uscì che on oggi, basti pensare a come siamo messi in Italia... niente per cui spenderei considerazioni pensieri o parole.
Forse darò una sbirciata al film, dato che la mia Daisy insiste, ma il romanzo non me la sento di consigliarlo assolutamente.
D'altra parte ogni tanto bisogna regalare anche un po' della propria passione a chi ha deciso di sopportarti per la vita,nonostante pregi e difetti.

Chiedo scusa agli estimatori del titolo, ma io purtroppo tutta questa magnificenza non sono riuscito a vederla, sicuramente è la mia scarsa sensibilità che determina il mio giudizio, ma preferisco dare un parere onesto e sincero, che non un ipocrita complimento.

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Classici
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    20 Mag, 2013
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Uomini, Dei o Demoni ?

Non mi perderò ad analizzare il testo, in quanto penso che ormai sia stato dragato, sezionato e giudicato in ogni modo. Mi limiterò a dare il mio umile e modesto parere, in termini di sensazioni, su un opera che merita ed esige di essere annoverata tra i più bei capolavori di introspettiva che siano ad oggi mai stati scritti.
La sensazione piu marcata che ho avuto leggendo questo testo di inizio secolo scorso, è disagio!
Durante tutto il tempo che ho trascorso "ascoltando" la storia di Marlow, a prua di un battello che percorre il Tamigi, assieme ai suoi quattro compagni di viaggi, verso le tenebre del mondo, ho avuto la sensazione di percorre un incubo . Sarà stato forse lo stile o il lessico usato da Conrad,(indubbiamente elegante, ma anche lontano dalla contemporaneità) sarà stata la sua capacità di sviscerare un tema di attualità come può essere l'onnipotenza devastatrice del occidente, sarà il modo schietto e sincero di raggiungere la realtà delle cose. O forse, questo suo modo di descrivere l'ignoto e il lato oscuro della coscienza in modo cinico, sincero e "rude" insomma non lo so. So solo che nonostante questo senso di mal'essere "Cuore di tenebra" mi ha stregato. Stregato dalle tenebra oserei dire. E la prova sta nel fatto che non sono riuscito a fare a meno di leggerlo, anche quando non ne potevo più. E anche io come Marlow, testimone in prima persona delle vicende che va narrando, una volta girata l'ultima pagina ho ammirato Kurtz.
L'ho ammirato, e qui mi darete del folle forse, o forse no, perché che ché se ne dica Kurtz è stato sincero con se stesso e con il suo io ancestrale, ha dato sfogo senza ipocrisia a ciò che è l'indole dell'uomo, in particolare l'uomo "civilizzato", l'uomo che si sente divino, potente, inarrivabile, l'uomo che si eleva a essenza divina sopra ogni altra forma di vita senziente. Dando sfogo nel modo più crudele e abbietto al sogno nascosto e recondito di elevarsi a Dio. Accettando solo alla fine che una volta raggiunto l'inarrivabile, non si è Dei ma demoni. Kurtz raggiunge questa consapevolezza, grazie alla morte, ripercorrendo quella strada passo dopo passo neigli ultimi istanti di lucidità.
Non ci son colpi di scena, storie d'amore, battaglie o intrighi, Conrad in questo testo si azzarda a tralasciare ogni imprevisto. Il testo è piatto, piatto come un fiume placido, che però nasconde insidie dietro ad ogni ansa e che alla fine sfocia in un Cuore di Tenebra!
Una solo nota, solo adesso ho capito il vero senso Apocalypse Now, che devo riconoscere a F.F.Coppola di aver dato alla pellicola la stessa intensità narrativa, pur riadattandola in un contesto più attuale .
Da leggere assolutamente.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    19 Mag, 2013
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Amore o Ossessione: il passo è breve...

Quando un thriller giunge alla sua conclusione, e quando questo è un buon thriller, fa tirare un sospiro di sollievo. Ecco qua follia profonda, un immersione in apnea nella folle mente di una stalker. Quando riemergi dai meandri più reconditi e oscuri della mente umana, incisa in lettere dalla penna sempre più accattivante di Dorn, prendi una bella boccata d'aria pura. (E rischi la sincope) E resti leggermente deluso dal fatto che sia finito.
Come al solito Dorn usa pochi personaggi, sempre chiari e ben delineati. Rimane fedele ai testi precedenti , spremendo come un lampone:Fahlenburg, la Waldklink e Jan (che devo dire questa volta ne passa di cotte e di crude) e Carla. Mettendo in questo modo mette a proprio agio il lettore che già ha avuto il privilegio di conoscere questi luoghi e personaggi, dandogli ulteriore spessore da renderli ancora più concreti e accattivanti.
L'intelaiatura della storia rimane incalzante, accattivante e ricca di brivido e mistero, forse alcune scelte un po' scontate, ma credo che diversamente non mi avrebbe trasmesso le stesse emozioni, sfiorando qualche volta l'horror , ma sempre con i suo solito stile: asciutto semplice, ricco di dialoghi; lascia che il lettore sfoghi la sua fantasia nelle parche descrizioni, ma pur sempre concrete . La sensazione che avevo avuto leggendo "Il superstite" si concretizza, infatti scivola a mio parere, in un romanzo con ancora più toni noire, pioggia incessante, ambientazioni cupe. Ma questo non stona affatto anzi ne esalta il gusto e la voglia di leggerlo (poi capirai in questi giorni uggiosi e plumbei è stato proprio un vero incubo ad occhi aperti)
Durante la lettura non nascondo di aver provato sentimenti contrastanti, dal brivido alla rabbia, dalla commozione alla delusione fino alla tristezza, ma tutte queste emozioni mi hanno accompagnato con piacere, nemmeno per un attimo mi hanno fatto pensare all'abbandono, ogni momento era buono per spulciare qualche rigo in più, magari proprio mentre i vetri di casa erano graffiati dalla pioggia battente.
La vicenda non è poi così imprevedibile, ma poco importa, perche non è tanto lo scoprire l'assassino che mi ha spinto verso la pagina successiva ma l'aseptto psicologico di quest'ultimo. Forse, ribadisco forse, avrei preferito che si dedicasse di più a quest'ultimo aspetto, ma ripeto anche cosi mi ha dato tanto , tanto da non vedere l'ora di leggere la usa prossima fatica.
In conclusione:
Avvincente, esaltante e coinvolgente, qualche buco narrativo che avrebbe potuto evitare ma decisamente tanta qualità. Sconsiglio vivamente la lettura se non si ha letto prima "il superstite" in quanto la lettura di quest'ultimo valorizza molto, a mio avviso "Folllia Profonda" : generando così una profonda sintonia con i sentimenti del protagonista.
Buona lettura e ricordate:" mai accettare rose dagli/dalle sconosciuti/e"

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    16 Mag, 2013
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Un mistero lungo 23 Anni

Ancora una volta la Waldklinik, ancora una volta Fahlenberg, ancora una volta uno psichiatra (uomo questa volta) ancora una volta i demoni del passato prendono forma e tornano a tormentare la mente che li alimenta. Ancora un volta la cortina di nebbia imposta dai meccanismi di difesa del cervello dovranno essere valicati, scardinati, per arrivare alla verità, ancora una volta niente è realmente come sembra.
Un Thriller dal carattere forte, da leggere con il fiato sospeso a ritmi serrati. Wulf Dorn si conferma un autore di tutto rispetto. Mi piace il suo modo di tinteggiare i personaggi, le loro ossessioni, le loro paure, nessun buonismo, una cinica realtà; anche questa volta è stato capace di farmici affezionare. Anche se forse trovato un po’ ripetitivo. Non tanto nella trama che, a differenza della sua precedente fatica, l’ho trovata decisamente piu oscura e criptica, ma nel suo personaggio fulcro, Jan in cui ho rivisto molto di Ellen, quantomeno macroscopicamente parlando. Ellen la protagonista di “La psichiatra” sua precedente fatica. Ma tutto sommato superate le prime 100 pagine, in cui la situazione prende forma, e le paure vengono a galla: come come i cadaveri degli annegati, ho dovuto ammettere che è un impressione dettata dallo scetticismo.
Psicanalisi, ipnosi, ossessioni, droghe, ricordi.. questi sono gli elemnti principali degli orrori che tinteggerano gli incubi di Jan. Una storia avvicente, un indagine credibile e una buona dose di pscianalisi mi hanno fatto ancora una volta trascorrere lunghe ore con il naso ficcato tra i capitoli graffianti di Dorn, che non spicca nello stile linguistico, ma sicuramente nella capacità narrativa. Io personalmente ho respirato una nota di Noire nel suo stile, che mi era forse sfuggita nella sua precedente fatica.
Ottimo Thrille che consiglio con forza a tutti gli appassionati, e non , del genere!
“...dopo però andiamo a casa ! 'clack' !!! "

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    10 Mag, 2013
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Chi ha paura dell'Uomo Nero ?

Un thriller coi fiocchi !
A questo bel romanzo non manca veramente nulla, tiene con il fiato sospeso, appassiona, e qualche brivido, devo ammettere lo da, grazie alla giusta dose di suspance. Mescolate assieme il tutto ed il gioco è fatto. Ecco "La psichiatra"
Sulla trama è difficile esprimersi senza rovinare un eventuale prossima lettura altrui, ma è sicuramente un thrille psicologico, il titolo di per se non lascia dubbi, che merita di essere letto, la storia inoltre e articolata in modo magistrale. La sua forza sta nel aprire mille ipotesi plausibili, nella mente del lettore, e smontarle la pagina dopo. Ellen Roth è un personagio molto piacevole, forse un po troppo ascetico, ma azzeccatissimo, determinata, inteligente, controllata, e professionalmente molto preparata ma fragile e reale, oserei addirittura dire tangibile. Tangiile come lo sono quasi tutti i personaggi descrittia da Dorn.
La storia fila veloce, e non si fatica a tenere il filo. Scritto con un linguaggio semplice, senza cercare virtuosismi.
In particolare ciò che mi ha colpito della storia è stata la capacità del autore di dare azione, brio, coerenza alla vicenda senza dove per forza scendere nel assurdo.
Un romanzo semplice con una storia che si svolge in pochi giorni e in poche pagine tutto sommato, 400 ma tirate per i capelli ma devo ammettere che era un po' di tempo che non mi capitava di sottrarre tempo ad altre attività, quali dormire, e solo per girare ancora una volta pagina e perdermi nelle indagini e nelle congetture, insieme ad Ellen.

"lui arriverà e prenderà anche te.. aiutami perfavore, non lasciare che mi prenda"

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Romanzi storici
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    06 Mag, 2013
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Senza infamia e senza lode

SPOILER NEI COMMENTI ATTENZIONE !

Questo romanzo l’ho acquistato mosso da grandi aspettative. Venezia, la Serenissima Repubblica, Il Doge, il consiglio dei X, Murano, il Vetro. Fermiamoci un attimo, Vetro questo è il titolo di un opera prima, e si sente, di Giuseppe Furno. Ambizioso, molto ambizioso, provare a scrivere un romanzo che si articola in più aspetti della storia della serenissima, è ambizione e anche un po’ di presunzione. So di essere duro ma le mie aspettative erano alte.
Amo Venezia, ne sono affascinato dalle scuole medie, ho coltivato questa mia ammirazione trasformatasi in passione negli anni, e ora mi trovo quindi tra le mani questo romanzo che, se pur’malincuore, devo ammettere mi ha deluso, profondamente.
In primo luogo lo stile, Furno cerca di utilizzare un linguaggio elegante e pertinente al contesto storico (fine XVI Secolo) ma generando entropia, ho trovato una totale assenza di armonia tra subordinate e periodi. Il Linguaggio molto ricercato non mi ha aiutato e la storia noiosetta e prevedibile gli ha dato il colpo di grazia. Descrizioni a mo di lista della spesa, si sprecano, ogni dieci quindici pagine togliendomi ogni voglia di proseguire. Ho veramente faticato a terminarlo.
L’intenzione dello scrittore, credo fosse quella di scrivere un Legal Thriller ma è venuta fuori una storiella banale riguardo il figlio di un doge che dovrà fare i conti con intrighi e sotterfugi un po’ di tutti i tipi. Nessuna novità, nessun coinvolgimento, come percorrere una strada nota che sai già dove ti porta. Furno ci butta dentro di tutto, organizzazioni segrete, intrighi di palazzo, scontri tra potere temporale e secolare, spionaggio, e chi più ne ha più ne metta. Senza mai raggiungere l’apice. Divide il tutto in capitoli, piu o meno brevi, e che spesso mi hanno indispettito, inziano con una descrizione, e terminano con una sorta di supance, o meglio , ci prova, ma senza successo.
I personaggi sono descritti con pressapochismo, e non mi hanno affatto coinvolto. A Venezia non viene resa giustizia, non si respira non si percepisce, nessuna descrizione soddisfacente della vita di tutti i giorni; buona parte del romanzo si svolge nei pressi della BragoLa ( conosciuta ad oggi Chiesa di san Giovanni in Bragora) ma chi ha corretto il romanzo, Perche non utilizzare un carattere corsivo per chiarire che si sta utilizzando un nome contestuale al periodo ?
I contenuti: ammetto che sono tanti e interessanti, ma esposti male e in modo confuso. La mia domanda è: perché non sono state messe note o un compendio dei termini arcaici e desueti con cui un tempo venivano identificati oggetti e luoghi ? perche sprecarsi nel chiamare coi nomi propri, del periodo, luoghi e oggetti e poi perdersi nel chiamare l’Alpe Madre miseramente monte Grappa ?
Non voglio andare oltre con questa mia impressione, anche perché dovrei scrivere per ore e diventerebbe una specie capo d’imputazione.
In conclusione posso dire che a mio parere è un impresa fallita. Troppi personaggi e descritti male, uno stile sgradevole e una storia prevedibile e noiosa.

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    29 Marzo, 2013
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UNA MORTE INELUTTABILE

Cronaca di una morte annunciata: questo titolo racchiude tutto il senso di questa storia, vista con gli occhi del grande Gabò. E quindi abbiamo : Marquez che s’inventa investigatore e cronista, poi abbiamo la morte che ovviamente è un omicidio il tutto collegato dalla cronaca dettaglia dei fatti che conducono al ineluttabile epilogo, e in ultimo il grido d’aiuto ripetuto, che annuncia la morte di Santiago, lanciato dai suoi stessi assassini, che si aggirano famelici di vendetta e impauriti, da ciò che il destino li porterà a compiere, in cerca di qualcuno che li possa fermare.
Santiago è la vittima sacrificale dei luoghi comuni e del indifferenza dell’essere umano; il tutto visto con gli occhi degli amici dei nemici e dei conoscenti o semplici spettatori della vicenda. Geniale! Un giallo senza assassino: perché se è vero che in questa vicenda tutti sono colpevoli, allora nessuno è colpevole.
Lo stile rimane inconfondibile: irriverente, astratto, improbabile, ma sicuramente unico, magico e ammaliante. Splendida è l’imprevista citazione su Aureliano Buendia: che pone in questo modo “Cronaca di una morte annunciata” nello stesso universo letterario in cui si sviluppa “Cent’anni di solitudine”, o viceversa.
[… ] Ma l'asso vincente era il padre: il generale Petronio San Román, eroe delle guerre civili del secolo scorso, e una delle maggiori glorie del regime conservatore per aver messo in fuga il colonnello Aureliano Buendía durante la disfatta di Tucurinca.[…]
Per quanto sia uno dei romanzi più brevi del Maestro è a mio parere il più complesso e il meglio articolato, nonostante un numero enorme di testimoni, quindi di prospettive, riesce a non essere mai in contraddizione, rendendo gradevole e affascinante ognuno dei personaggi che come sempre non sono “eroi” e quindi migliori del lettore, ma anzi, sono sempre difettosi, oltre le righe, spesso improbabili, ma talmente gradevoli da divenire indimenticabili.
In realtà ho visto anche un'altra chiave di lettura, che potrebbe essere intesa come l’inevitabile destino a cui noi tutti dobbiamo rendere conto. Un interpretazione più fatalista. Ma non credo nel destino e preferisco pensare che il caos governi l’universo, e che l’uomo cerchi di spiegare le coincidenze per farsene una ragione. In tutti i casi un grande romanzo dove creatività e realismo scivolano sulle pagine in piena armonia.


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Gialli, Thriller, Horror
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    28 Marzo, 2013
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IL FINALE... QUESTO SCONOSCIUTO

Un buon thriller questo romanzo, con un titolo dal sapore esoterico che in realtà non ha.
Il titolo è un riferimento all’io cosciente di noi stessi, “cogito ergo sum” e quindi la domanda che ci poniamo è : Il male dove risiede nel corpo, nell’anima o nel identità dell’ individuo che commette il crimine ? ecco questo thriller potrebbe essere letto con questa domanda nella testa ed è questa la domanda che mi ha accompagnato, assieme ai tre originalissimi protagonisti che devono guardarsi nell’ anima per scoprire dove risiede il male a cui danno la caccia,per portarli cosi verso la risoluzione dei casi su cui stanno indagando e che difficilmente possono essere perdonati con leggerezza.(capisco che questa mia affermazione sembri un po’ contorta, ma leggendo il libro capirete il motivo)
Il romanzo si svolge in una Roma diafana, senza un minimo di colore. Avvolta da un mistero secolare, al centro del’eterna lotta tra bene e male… ma saranno poi realmente in lotta ?
La storia che Carrisi ci racconta viene da lontano, dalla notte dei tempi, da quando l’uomo prese coscienza di se, abbracciando con questa sua evoluzione il male il bene e ... quella sottile linea grigia che separa i due elementi, Yin e Yang ma li unisce e li vincola in modo indissolubile fondendoli e dando vita ad un crepuscolo dove il bianco e il nero si sostituiscono l’uno all’altro senza soluzione di continuità.
[…]«C’è un luogo in cui il mondo della luce incontra quello delle tenebre. È lì che avviene ogni cosa: nella terra delle ombre, dove tutto è rarefatto, confuso, incerto. Noi siamo i guardiani posti a difesa di quel confine. Ma ogni tanto qualcosa riesce a passare... Il mio compito è ricacciarlo indietro.» […]
Autore dal linguaggio semplice,immediato e coinvolgente, ma come già nella precedente occasione incapace di creare un finale forte e credibile. Non tanto nel suo epilogo che, anzi, è strutturato sicuramente meglio della precedente fatica ed esalta la trama nello specifico, ma nei fatti che conducono alla fine: Purtroppo anche qui sono rimasto deluso dai buchi narrativi e dalla mancanza di realismo dato nelle ultime 100 pagine ( sono convinto che una sparatoria in luoghi pubblici, difficilmente passi inosservata, e ancor di più in strutture pubbliche presidiate: questo per dare un esempio concreto e non buttare li un impressione). Non è che un romanzo di fantasia debba essere particolarmente realistico, ma sicuramente quanto più è possibile essere coerente e credibile,in particolare quando realtà e fantasia devono coesistere al interno dello stesso contesto.
Per concludere:
Una storia dalla trama affascinante,suggestiva e coinvolgente, che da qualche spunto per chi lo vorrà a soffermarsi a pensare sulla vera natura del bene e del male, ma un finale poco credibile che si compensa in parte con un epilogo all’ultimo respiro.

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Thriller
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Romanzi
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    26 Marzo, 2013
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Seta

Seta è un titolo perfetto per queste parche pagine di Baricco, leggero, sinuoso, elegante, fresco e appassionato; come tutte le passioni brucia in fretta, ma se non è solo passione allora il fuoco si assopirà per divampare alla prima leggera brezza.
Non avevo mai letto Baricco, nulla di personale, semplicemente non ero entrato in contatto con lui prima d’oggi, credo proprio che dovrò rivedere un attimo le mie priorità letterarie.
Ogni rigo vale 10 pagine, per proprietà di sintesi e di linguaggio, condito con uno stile eccezionale ,sono convinto che mai ho trovato tanta energia in poche pagine. Vale di più, per intensità e contenuti, di molta della narrativa scritta ad oggi sul tema Amore. A riprova del fatto che spesso ci affibbiano un sacco di retorica su un argomento ormai consunto.
Infatti mi sono trovato tra le dita una storia d’amore che mi ha stupito, coinvolto e a mio malgrado affranto.
Eccezionale la sua capacità di descrivere una originale ed evanescente storia d’amore che entra ed esce dalla vita del protagonista stupendoci e stupendolo. Impetuosa ed irresistibile: nella sua effimeratezza, delicata elegante e ricca di una passione etera, come eterea è la figura oggetto dell’amore; un susseguirsi di emozioni che sfocia in una verità assoluta che solo una volta arrivati alle ultime righe ci fa comprendere quanto ingannevole possa essere questo sentimento.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    18 Marzo, 2013
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Nel titolo la verità

Ecco questo è uno di quei libri Campione di vendite, ma un capolavoro mancato.
Perche dico questo ? beh per potermi spiegare appieno devo prima di tutto elencare i pregi di questo thriller che va detto sono molti,partiamo con ordine.
Suspance, azione, semplicità linguistica ed eleganza narrativa: sono i pilastri portanti di questo splendido stillicidio mentale. Carrisi è molto bravo a coinvolgere il lettore, quasi lo sprona passo dopo passo a snocciolare il profilo di questo assassino seriale, apparentemente dallo scopo ignoto. Tutta la cultura criminologa forense si sente e si percepisce a pieno per quasi tutto il libro, i dialoghi, le deduzioni sono contestuali anche se alle vote mi sono parse un po’ borderline al limite del credibile. Diciamo un romanzo avvincente.
Ma c’è una pecca, una pecca molto grave, la fretta di finire !!! Si perche il finale è un susseguirsi di eventi senza continuità narrativa, a mio modestissimo parere; questo perché dopo pagine di spiegazioni sul luminol, sui profili dei serial killer, e sul loro modus operandi, arrivi alla fine così, senza colpo ferire, cercando oltretutto d’insinuare il dubbio che ci troviamo davanti non ad un assassino seriale ma ben si a….. non ve lo dirò le ultime pagine sono tutte vostre ! Inoltre le tesi finali sono buttate li, non c’è una spiegazione, e dico una, a tutto lo svolgersi degli eventi e se c’è (quel poco) non da soddisfazione, un po’ come quando si dice ad un bambino “ te lo spiego quando sarai più grande” per farla breve e chiudere il discorso. Ed è questo che mi ha fatto un pochino arrabbiare, aveva molto su cui lavorare, i personaggi in primis: tutti accattivanti, il modo di lavorare della squadra, in fine manca il modus operandi dell’assassino, che forse è la pecca più grande e avrebbe retto meglio tutta la storia.

I conclusione:
Un ottimo romanzo che avrebbe potuto dare molto di più al lettore, lo consiglio vivamente perche la storia è ottima ed è scritto molto bene ma occhio al finale...
POSSIBILI SPOILER NEI COMMENTI

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    15 Marzo, 2013
Top 100 Opinionisti  -  

Il tempo aggiusta tutto... o quasi

Un racconto che porta in cattedra un non-protagonista.
Un piccolo e timido orologiaio, un tipo emaciato, ordinato, introverso,abitudinario, sensibile , remissivo e poco affine a tutto ciò che di godereccio può darti la vita; in altre occasione uno potrebbe pensare al tipico serial killer . Se non fosse che …. Beh non voglio togliere nulla …
Ma in verità non è di questo che si parla, ma di una vita comune, di un uomo comune come tanti altri che travolto dagli eventi cerca di tenere assieme ciò che resta della sua vita,anzi, la cosa piu importante della sua vita.
Un racconto che per quanto ben scritto e intrigante, lascia quella sensazione di sabbia tra i denti: non è il modo in cui è scritto ma è ciò che trasmette che stride e infastidisce il cuore.
Devo ammettere che mi ha suscitato sensazioni controverse, solitudine, pena, compassione ,curiosità, speranza e rabbia.
Si perché per tutto il racconto un'unica domanda mi ha frullato in testa, come un picchio che scava, scava e scava. “Perche lo hai FATTO ?” .
Allora ho continuato a leggere avidamente, trasportato da questa sensazione di disorientamento, che fa in modo di metterti in profonda sintonia con il protagonista. Questo perche Simenon a mio parere tratteggia il protagonista, ma in particolare le sue sensazioni in modo straordinario.
Sono partito nella lettura con delle aspettative, e mi sono ritrovato senza volere in tutt’altro contesto. E l’eleganza, la discrezione mi hanno fatto virare altrove, senza per nulla soffrire la mancanza di queste ultime.
Un racconto singolare, che sono felice di aver letto, e consiglio a chiunque voglia conoscere un altro modo di vivere il romanzo “Giallo”.
In conclusione
Un racconto giallo originale, fuori dagli schemi qualcosa da provare: se non per l’immenso scrittore, per la sua facilità e velocità di lettura.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    15 Marzo, 2013
Top 100 Opinionisti  -  

Il lato oscuro...di Mike

Devo ammettere che “Alle radici del male” è stato un piacevole viaggio nel lato oscuro del Mike Balistreri, l’autore è riuscito a mantenere ritmi e interesse alto sino alla fine. Nonostante la storia vacillasse in alcuni punti, è riuscito con abilita a nascondere le debolezze della trama puntellandole con un ottimo stile noire.
Balistreri è in qualche modo legato all’82’ a doppio filo, ed ho trovato affascinate questo gravitare di Mike attorno ad un anno che per lui significa l’inizio di un incubo e la fine di un dramma: Il precedente romanzo “Tu sei il male” trovava le sue origini proprio in quell’ anno, quest’ultimo invece trova il suo epilogo.
La lettura è molto gradevole, Costantini descrive la Libia in modo fantastico, palmeti,sabbia, uliveti, colori ambrati che si stagliano e dipingono i contorni di sordide vicende, trascinandoti in uno spaccato di vita quotidiana e accompagnandoti ad un epilogo di un momento storico italiano oserei dire controverso, sfruttandolo a proprio vantaggio.
Gli intrighi politici tratteggiati dal’ autore vacillano in alcuni punti,ma si riesce a sorvolare data la scorrevolezza e la necessità di dare continuità alla trama.
Un ottimo sequel per chi ha già avuto modo di incontrare l’ispettore Balisteri, un buon inizio per chi ancora non ha avuto il piacere …

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Gialli/Noire/Thriller (tu sei il male)
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Classici
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    02 Dicembre, 2012
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Peccato lo stile

La cosa più dura per me, quando decido di leggere i Classici intramontabili, e sgretolare il mio involucro di pregiudizi e nozioni apprese dal immensa popolarità di certi testi. Questo è uno dei tipici casi.

Frankenstein di Mary Shelley è stata per me gioia e dolore, un romanzo che ho trovato ricco di buoni sentimenti, ma anche dimostrazione che “ la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni”(Karl Marx) . Perché di questo stratta, della buona volontà e intenzioni che finiscono in cenere nel tempo di un battito di ciglia, il classico esempio della pallina sui piani inclinati, un susseguirsi di eventi che prendono il sopravvento e scorrono via incontrollati sempre più rapidamente. Frankenstein è stato anche un modo di riflettere, in particolare, riflettere su come l’uomo è spesso accecato dalla bramosia di sapere e conoscere, senza minimamente tenere in considerazione le conseguenze che le sue azioni hanno sugli aspetti della “vita e che puntualmente gli sfuggono di mano diventando un boomerang impazzito.
Il romanzo ci viene sottoposto come rapporto epistolare tra: un comandante di marina e la sorella. Cercando in questo modo di aumentare il coinvolgimento del lettore la credibilità della storia, e mi ha affascinato molto devo dire. Mi sono sempre piaciute le cronache, i diari,
Personalmente non ho trovato impeccabile lo stile, anzi troppo femminile, sia negli aggettivi che negli atteggiamenti dei personaggi maschili (anche perche i personaggi femminili sono praticamente assenti), forse, meglio sarebbe stato se la Shelley avesse usato personaggi femminili come protagonisti, più affini al suo stile e alle sue conoscenze intime della personalità maschile. (gioco forza il periodo in cui vive che non le permetteva di essere credibile nella rappresentazione maschile), in quanto in alcuni passaggi Victor Frankenstein l’ho trovato completamente fuoriposto mal rappresentato: troppo sensibile, dalla lacrima facile, lontano dai canoni di mascolinità standard si un personaggio diverso potremmo dire, ma per me troppo femminile per essere credibile. Si, certo, abbiamo appena attraversato il periodo Romance ma è pur sempre un uomo, adulto, che si trova a dover difendere i suoi cari. Insomma non sono entrato affatto in sintonia con la Shelley,proprio lo stile nel caratterizzare i personaggi mi ha deluso oltre ogni modo .
Sono rimasto invece colpito dei temi trattati, questi hanno fatto si che riuscissi a portarlo a termine senza fatica, perchè tutto sommato anche se il linguaggio è aulico e tedioso e i dialoghi in certi istanti improbabili, rimane comunque piacevole e scorrevole.
Devo ammettere che mi aspettavo tutt’altro, esperimenti, fughe, sangue, azione, invece mi sono trovato in mano un libro profondo e intenso, che non mi ha trasmesso brividi, ma un sincera commozione, e tanti tantissimi spunti di riflessione.

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Salute e Benessere
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    23 Novembre, 2012
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Per fumatori e curiosi....

Diciamo che questo testo andrebbe letto da ogni fumatore e da qualche non...
Scritto in modo semplice, cerca di epurare le credenze comuni che aleggiano e fluttuano nelle menti ottenebrate dalla nicotina; e al contempo consolidare la mente del lettore, tossico e vittima del sistema. Perchè di questo parla principalmente, cerca di aprirti gli occhi, mostrati come la grandi sorelle del tabacco ti abbindolano e ti annichiliscono, Allen è un vero tabagista, nella prima parte ti racconta la sua esperienza personale, in modo da farti capire chiaramente che lui lo è stato e che prima di giungere alla meta le aveva provate tutte, ma rpoprio tutte.
Non vi è molto da dire sui contenuti, se non molti riferimenti ad un altro grande classico la "coscienza di Zeno" certo due testi diametralmente opposti ma che secondo me Allen in qualche modo ha letto e sfruttato.
La maggior parte di chi lo ha letto (fumatori ) sono stati concordi con i temi da lui trattati, io da ex non posso esimermi dal esserlò , però non è stato questo a farmi smettere, (ho smesso 2 anni e mezzo dopo la lettura). Ma è sicuramente un tentativo da provare per infrangere i condizionamenti mentali; ed è ache un modo per procacciarsi clienti, quindi direi che va letto con la dovuta cautela, senza particolari aspettative.

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Ai fumatori, e a quell iche sono curiosi di capire la psicolagia del tabagista.
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Romanzi
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    21 Novembre, 2012
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Amore senza fine

Ero proprio curioso di leggere il seguito del capolavoro storico “I Pilastri della Terra” , “Mondo senza fine” ma come tutti i seguiti, una selva di dubbi mi opprimeva, questo ha fatto si che il tomo di 1300 pagine abbondanti giacesse nella più totale indifferenza tra i miei titoli: considerati da leggere.
“Dubitando ad veritatem pervenimus.”
Dando fondo al coraggio e confidando nel mastro affabulatore per eccellenza ho impugnato il mattone e, mi ci sono dedicato anima e corpo, come sempre Follet non mi ha deluso in termini stilistici e di contenuti.
A parte qualche semplificazione, l’ambientazione e i cenni storici non che il vissuto, sono descritti in maniera eccezionale, con profondità realismo, senza edulcorare il vissuto quotidiano che spesso viene semplificato o addirittura tralasciato nei romanzi storici.
C’è da dire però che per le prime cinquecento pagine si è prepotentemente all’ombra de ”I pilastri della terra”, e a mio parere sono troppe, anche perché non c’è motivo di ribadire cose già note ai lettori, togliendo il gusto del cameo, e in secondo non c’è motivo di continuare a spiegare e citare fati e cose che chi, a suo malgrado, non ha letto il precedente non potrà apprezzare.
Quindi 500 pagine di parole ipnotiche dove sembra di rivivere in parte il predecessore, con forti richiami e riferimenti a fatti e personaggi già descritti nel passato. Poi di colpo la luce, finalmente la vicenda si dipana e il tutto prende forma, tutto comincia ad assumere una sua identità . E ci volevano 500 Pagine ??? mah…
La vicende prende piede, ognuno dei quattro protagonisti diventa importante per la trama, ma anche in questo caso direi per correttezza due protagonisti principali e due sono protagonisti secondari. La contorta storia d’ amore tra Caris e Merthin è il collante principale di tutti i cocci di questo vaso di pandora. Gwenda e Ralph li ho visti come protagonisti solo nella prima parte, poi il tutto si è perso e sono diventati dei comprimari.
In poche parole un bel romanzo, un testo che raggiunge vette altissime, in particolare nel comparto storico architettonico, ma che come trama soccombe al precedente. Lo raccomando a chi ha gia letto il precedente, e lo consiglio a chi è ancora all’ oscuro.

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Romanzi storici
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    17 Ottobre, 2012
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Il soufflè si è sgonfiato...

Follet il grande affabulatore. Questo scrittore potrebbe rendere interessante e avvincente anche il foglietto illustrativo dei farmaci più conosciuti … Ma questo non basta a creare una grande romanzo, e ancor meno basta a rendere grande una trilogia.
Ora entro più’ nel dettaglio di queste mie affermazioni: Ken Follet scrive benissimo, un maestro, ti incolla alle pagine ed è maledettamente ipnotico; però questa volta, a differenza di “la caduta dei giganti” si respira un non so che di commerciale.
Prima nota di demerito va a questa ossessiva mania di Follet nelcreare incontri casuali improbabili, troppo faziosi e costruiti, non che prevedibili. Ad un certo punto, scusami Follet, mi diventi scontato !
In secondo luogo: cinque dinastie, 3 nazioni, un unico ideale ? mi è sembrata un po’ tirata per i capelli.
Inoltre una famiglia di afroamericani avrebbe dato nuovo lustro e interesse alla narrazione!
(Non dimentichiamoci … nonostante la segregazione razziale negli USA, i neri si sono arruolati volontari per combattere in nome della liberta, nella speranza che un giorno sarebbe arrivata anche per loro).
Ad un certo punto sembra tutta un'unica grande famiglia “felice” mettiamoci qualcosa di diverso no ?
Terzo crepa che mina alla solidità imposta dal primo capitolo, e mi ha lasciato un pochino l’amaro in bocca, sono l’eclisse di alcuni dei precedenti protagonisti, sembra quasi che abbia voluto semplificarsi la vita .
Ora passiamo alla piacevolezza.Gradevole, alcuni paragrafi si fanno letteralmente divorare e tu rimani incollato li per decine di pagine; però anche qui ha voluto: semplificare ? alleggerire ? raggiungere un pubblico meno avvezzo alla sottigliezza storica ?Ma cosa mi combini Follet?! nel primo romanzo mi tiri fuori chicche di storia per palati fini, vedi ad esempio la crisi Usa Messico oppure i dettagli tecnici della rivoluzione russa … e qui a malapena hai citato la morte di F. D. Roosvelt . Inoltre non hai nemmeno accennato ai campi di prigionia Usa dove venivano “ ospitati” i giapponesi residenti in America e le loro mogli e figli. Dai ne avevi di argomentazioni hai voluto proprio mungere la vacca senza latte !
.. non voglio andare oltre perché ne avrei molte altre. Quello che voglio dire è che: mi aspettavo una profondità e un coinvolgimento storico al pari del primo, invece mi trovo la storia descritta a livello di testo scolastico di scuole medie inferiori !
Queste sono le principali sbavature di questo romanzo ai miei occhi, ne avrei ancora ma non voglio spoilerare quindi me le tengo per me !
Purtroppo il paragone con il primo capitolo viene spontaneo, nel primo sentivo che i personaggi erano parte delle vicende storiche(parte dei fatti non protagonisti) . In questo capitolo sembrano vecchi film girati in un teatro di prosa. Con la scenografia che sfila sullo sfondo, senza mai diventare protagonista !
Ora direte” ma ti ha fatto schifo !” No ! Mi sono piaciute molte cose, la descrizione della battaglia area per l’isola di Midway, gli intrighi politici e spionistici, e la parte finale in cui descrive la via al’ombra dell’ URSS nella Berlino stuprata dalla guerra; gettando le basi per il prossimo capitolo: la cui trama sarà sicuramente ambientata durante la guerra fredda. Ma tutto questo non è bastato a farmi dire che è un capolavoro. Un buon romanzo, piacevole e scorrevole, ma manca la magia, quella magia che fa si che la storia si fonda con la finzione e ti lascia attonito e incapace di capire dove finisce la realtà e dove comincia la fantasia !
Agiungo una nota postuma alla scrittura della race:
Mi azzarderei a dire che secondo me potrebbe anche essere letto come romanzo autoconclusivo, non è così necessaria la lettura del precedente capitolo , posso aggiungere che si potrebbe adirittura invertire le letture.

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cerca un romanzo storico senza troppe pretese
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Romanzi
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    09 Ottobre, 2012
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Al cospetto del mare !

Il mio viaggio nell'universo letterario di Hemingway, prima o poi, doveva attraccare al porto dell’Avana.(mi manca solo un mojito) Questo racconto mi ha veramente trasportato anzi trascinato in mare aperto, lasciandomi in balia della penna di Hemingway, che con poche parole tratteggia il golfo dell’avana e ti lascia scivolare nel blu dell’oceano. Poche pagine, intense e affascinanti.
Non mi fermerò ad analizzare le possibili simbologie e metafore, invece mi soffermerò sulla bellezza di questo racconto nella sua semplicità e nelle emozioni che trasmette. Un concentrato di piacevolezza.
Splendida la caratterizzazione di Santiago, un personaggio pregno di coraggio, tenacia, rispetto e umiltà. Rispetto che emerge, prepotente,nella sua sfida solitaria contro il nobile Marlin, che diventerà il suo peggior nemico amico. Tenacia che dall’ inizio alla fine, si percepisce in modo quasi palpabile nei pensieri del Vecchio. Umiltà che spicca nel rispetto e nell’ammirazione che egli ha nei confronti di quello che potrebbe diventare il suo carnefice e nella consapevolezza delle proprie possibilità, senza mai però autocommiserarsi o porsi dei limiti.
Uno scontro epico di, e dove, i sentimenti più nobili saranno portati in evidenza; nonostante le difficoltà e i sacrifici, la fame e il dolore. Uno scontro dove il rispetto della natura, e dell’avversario, si fondono nei pensieri del vecchio pescatore e ne tratteggiano il carattere indomito e serafico .
Un romanzo che fà sognare ad occhi aperti!
Imperdibile !

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    08 Ottobre, 2012
Top 100 Opinionisti  -  

Tre lunghissimi giorni..

Non è stato per nulla semplice finirlo, purtroppo è un romanzo che per quanto sia bello nel suo insieme, mi è risultato a tratti pesante e tedioso, a limite del logorroico. In particolare quando si perde in lunghissime e contorte elucubrazioni.
“Per chi suona la campana” è una minuziosa descrizione dei tre giorni che precedono un azione di sabotaggio, tre giorni che precedono un azione da cui dipendono le sorti della guerra civile spagnola, tre giorni di tensione, amore, amicizia e valore,dubbi e perplessità. Tre giorni in cui gli ideali e l’amore si scontreranno, giorni di scelte difficili.
I fatti sono accompagnati dall’ introspettiva di un dinamitardo idealista, Robert Jordan detto L’ Inglès,e dai sentimenti di ognuno dei membri di una banda di guerriglieri assassini e senza scrupoli che si nascondono dietro le linee del fronte Franchista. Banditi al soldo dei Repubblicani.
La descrizione dei personaggi è talmente minuziosa che Pablo, Maria,Anselmo, Augustin, Eladio, Fernando,Pilar, e Robert Jordan, ti si stampano nel cervello , impari a conoscerli e addirittura a riconoscerli per i loro comportamenti, senza che Hemingway ti debba ogni volta ricordare di chi stati leggendo. Ogni personaggio e ben descritto e caratterizzato con originalità, ma è proprio questa descrizione ossessiva che ti porta in varie occasioni quasi a dire, “basta lo lascio li “. Ma sarebbe un errore, perché il finale è intenso e coinvolgente come pochi ed è strettamente legato, ad doppio filo all’affetto che solo Hemingway, con le sue descrizioni minuziose, fa in modo che ti leghi ai membri della banda di Pablo!
Pablo:sordido individuo, crudele e infantile, controverso capo banda.
Pilar la donna del capo : Zingara idealista, un po’ la puttana dal cuore d’oro, dal carattere duro.
Anselmo: il vecchio idealista pronto al sacrificio per la causa, umiltà e saggezza.
Lo zingaro: Indolente e pigro rivoluzionario bandito.
L’ingèls : Specializzato in esplosivi, specchio della dualità del uomo, i giorni che precedono la missione lo porteranno a rivalutare la sua posizione al interno del mondo e della guerra.
Maria è come la spagna di quegli anni, stuprata, torturata e afflitta, giovane e inesperta, difesa da un gruppo di banditi vestiti da rivoluzionari.
Questi sono solo alcuni degli splendidi personaggi che si stagliano all’orizzonte di questo corposo romanzo.
Lo stile è schietto, essenziale, i dialoghi fulminei, coerenti, concreti. le descrizioni dei paesaggi precise dettagliate ti trasportano sulle montagne dove l’odore di aghi di pino, di resina e di vino stantio e sudore di cavalli fanno da cornice allo svolgersi della vicenda .
In conclusione un romanzo affascinante e intenso che però,spesso, ha messo a dura prova la mia pazienza, Un romanzo che è come una montagna, solo quando sei in vetta trovi la giustificazione alla fatica fatta per giungerci …

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Classici moderni
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Romanzi
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    05 Ottobre, 2012
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Cenere alla cenere, polvere alla polvere

“La strada” è obbiettivamente un buonissimo racconto allungato, ha il pregio e il difetto di essere troppo corto, per essere un romanzo, ma troppo lungo per essere un racconto.
E’ un testo che si legge in un pomeriggio, a patto però, che si riesca a reggere lo stato di desolazione, angoscia, abbandono, oppressione,malinconia in cui versa un ipotetico futuro prossimo.
Un futuro drammatico di cenere, fame, freddo, putridume,e ancora fame, morte, disperazione, un futuro dipinto con tutte le sfumature di grigio e nero. Un futuro dove la luce è un bianco opaco.
Il mondo, o meglio ciò che ne rimane, sono coriandoli e stratificazioni di cenere che rivestono ogni cosa, si ammassano lungo le strade, aleggiano nell’aria, si aggrappano e si mischiano ad ogni azione.
E in tutta questa sterilità e grigiore, in tutto questo mondo ormai senza vita, totalmente incapace di portare nuova linfa, in questo mondo dove solo il parassita peggiore è riuscito a resistere. (Forse perché costruito a sua immagine e somiglianza) In questo futuro plumbeo,freddo e al limite del asfittico, in tutto questo arde una fiamma, piccola ma intensa, una fiamma rossa, giovane e calda, una fiamma che sa di speranza una fiamma che non arde ma risplende .
I portatori della fiamma sono un uomo e un bambino, non hanno nome, non hanno da mangiare, non hanno un progetto, se non un unico inarrivabile obbiettivo mosso dalla speranza:quello di andare il più a sud possibile, per incontrare chi ? cosa ?
L’umanità è quasi estinta, e i pochi rappresentanti ancora in circolazione sono per lo più biechi individui, famelici, cannibali, e voraci. Padre e figlio, fiamma e portatore, hanno solo una pistola due colpi e un modo ostile che li circonda, popolato dalla bestia uomo.
Un romanzo che, a mio avviso, risulta essere più realistico di tanti altri romanzi del genere. Purtroppo un testo che volutamente omette il prima, una fine del mondo, e della vita su di esso, ignota. Si pensa ad una esplosione atomica, una guerra ? qualcosa di simile, anche se per quanto McCarthy cerchi di dare degli indizi.
Il romanzo è quasi flusso di coscienza, omettendo volutamente caporali e virgolette prima dei dialoghi. Dialoghi che tra l’altro sono veramente pochi e parchi. Ma è questa pochezza che li rende eccezionali, contribuendo ad arricchire di disperazione e drammaticità questa storia d’amore paterno di lotta per la vita, questa storia di disarmante speranza.
Volendo essere pignoli però, “La strada” ha i suoi difetti. Difetti che potremmo definire dei peccati veniali, che però ci sono, e si sentono. Primo tra tutti le mele “mummificate”,normalmente in qualche anno si decompongono non è che si seccano e rimangono commestibili per decenni, in particolare se rimangono all’aperto e si trovano in climi umidi.… Secondo: una fonte di calore che riesca a liquefare il vetro, liquefa sicuramente anche il rame (come mai ci sono cavi di rame ai lampioni e vetro liquefatto nello stesso luogo ?)… e se fonde il rame fonde anche il catrame ma le strade sono intatte … quindi in definitiva McCarthy non ha saputo trovare coerenza nell’ambientazione oppure ...
Oppure questi “errori” possono anche essere voluti, per generare ancora più entropia nella mente del lettore e allontanarlo ancora di più dalla domanda a cui è più difficile rispondere: Che cosa è successo al mondo ???
In conclusione un ottimo testo che consiglio a tutti: immediato, intenso , drammatico e commovente.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    01 Ottobre, 2012
Top 100 Opinionisti  -  

Nella botte piccola...

Chi è Guzman ?
Chi sono io ?
E chi era l'uomo che fumava sul ponte del Titanic ?

Queste tre domande, azzeccatissime, mi hanno portato a "fumare" questo romanzo di poche pagine,boccate profonde che mi sono entrate nei polmoni per toccarmi il cuore ! Un romanzo dai toni noire, dalle sfumature eleganti, d'una piacevolezza rara.
Una storia originale, che si perde nella storia dell'ultimo dei narrator, un ode al tabacco che diventa la scenografia di narratore girovago.
Un romanzo di una semplicità disarmante, ma di un intensita rara, dove tutti sono protagonisti, ma in realtà il protagonista è la storia.
Carrisi sfrutta a dovere alcuni degli avvenimenti storici piu significativi dell'eppoca, per imbastire una trama di tutto rispetto. Il Titanic:dove tutto avrà una risposta. La prima guerra mondiale:dove il tutto ha inizio. La parigi della Belle époque,dove tutte le storie di un prigioniero italiano, in mano agli austriaci, scivolano tra una boccata di fumo e l'altra.
Un romanzo che incuriosisce sino all'ultima pagina, che ti spinge alla lettura anche solo per il modo in cui Guzman racconterà le storie che hanno dato forma alla sua bizzara vita!
In conclusione un giallo senza assassino, senza vittima, ma enigmatico e ambinguo sino all'ultima parola. Un giallo come solo la vita sa esserlo .
Consigliatissimo !!!

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Storia e biografie
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    27 Settembre, 2012
Top 100 Opinionisti  -  

Breve ma intenso

Questo testo mi ha veramente coinvolto e colpito.
Da sempre sono stato un appassionato della Grande Guerra, non perche sia un guerrafondaio, o un fanatico nazista, semplicemente perché è stato un po’ il punto di svolta per la geografia politica dell’ Europa . La fine di un epoca, dove il valore e il coraggio, l’onore e la gloria, gli ideali e le speranze stavano lentamente lasciando il posto all’opportunismo, all’arrivismo, e soprattutto all’inizio di una nuova era.
Peccato però ci siano volute 24.000.000 VENTIQUATTROMILIONI di vite umane, vittime provenienti da tutto il mondo che tra: stenti, tormenti, agonie, paura, pulci, cimici,colera, geloni, polmoniti,ecc ecc…. per capire che erano bambini che giocavano con un fuoco troppo grande per fare un falò sulla spiaggia.
Emilio Lussu, quest’ufficiale di complemento si trova su uno dei fronti più logoranti di tutta la linea del fronte italiano: che si snodava per centinaia di chilometri lungo tutta la dorsale alpina nord occidentale terminando lungo l’Isonzo. L’altopiano d’Asiago
Questo cofanetto di ricordi ci porta indietro di quasi cento anni, mostrandoci con semplicità linguistica e una nota intensa di polemica, il più grande massacro generazionale che ebbe luogo sull’altopiano all’ombra del monte Fumo e delle vette circostanti.
Devo dire che mi ha impressionato la noncuranza con cui parla della morte dei commilitoni, della quasi apatia, sono rimasto indignato da quanto idioti e chiaramente impediti fossero i generali dei due schieramenti. Si sente con chiarezza come gli alti ufficiali e l’alto comando in primis, non desse peso alla morte di un soldato. Leggendo sembrava quasi che queste menti eccelse del gioco della guerra non avessero mai sentito dire che il tutto si riduceva in una vittoria di Pirro.
Un anno sull’altipiano è scritto come un diario, non scende mai nel dettaglio tecnico assfissiante di nessuno dei particolari, ed è quindi gradevole e scorrevole, ma è una chiara denuncia al inettitudine di chi promise vittoria e portò morte . In alcune pagine si percepisce un tono di ammirazione per questi ragazzi poco piu che ventenni che si lanciavano ignoranti, ubriachi e fieri verso le pallottole nemiche .
Un memoriale vero, anche se fu declassato a romanzo memoriale per alcune incongruenze, ma se potessi riassumere il tutto oserei citare il Professore Roberto Vecchioni “Che l'uomo è grande, l'uomo è vivo, l'uomo non è guerra. Ma i generali gli rispondono che l'uomo è vino. Combatte bene e muore meglio solo quando è pieno”

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    15 Settembre, 2012
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Farewell to arms

Devo ammettere che questo è il mio primo romanzo di Hamingway e mi è piaciuto.
Principalmente per il modo di scrivere: sintetico, essenziale ,pulito, in pratica è immediato.
Non si perde in voli pindarci, va dritto al sodo, senza mai distoglierti dal soggetto principale. Questo ha fatto in modo di mettermi a mio agio: un po' come indossare un vecchio paio di scarpe da tennis, di quelle che ti calzano a pennello. Ormai modellate a perfezione, non solo nella forma, ma anche al modo di camminare.
Il contenuto probabilmente è stato più d'impatto nel periodo in cui fu pubblicato che non attualmente.
Parlare di un soldato disertore, che fugge davanti all'avanzata nemica, per tornare dalla donna amata
può risultare, oppure, può non sembrare nulla d'eccezionale. Ed è qui che mi ha fatto pensare, mi sono detto, "certo però che se consideri che i "valori morali" del periodo storico che andò da inizio '900 fino a oltre la metà del secolo scorso il tutto assume un aspetto molto differente". Infatti Frederic per amore, lascia tutto, onore, gloria, amici, e ideali. E in un contesto dove questi valori sono il metro che misura il tuo essere rispettabile fa capire quanto questo amore è grande.
Altro aspetto che un po' condanna questo titolo è l'ambiguità mancata nel titolo: nella sua versione in italiano. Questo secondo aspetto gioca secondo me un fattore importante, e devo dire che sono rimasto un po' sconcertato, mi aspettavo che da un titolo così uno si ritrovi a leggere un romanzo sulla guerra o contro di essa, quantomeno, invece no. Parla di un amore nato durante la guerra, dove diventa un modo di dirle addio ma a cosa ? alle braccia in cui vorrei rifugiarmi, o allla guerra e alle sue atrocità (Farwell to arms ha un doppio significato, Addio alle armi e Addio alle braccia)
In definitiva mi è piaciuto, ma non me la sento di consigliarlo a prescindere, secondo me non riesce ad eccellere in nessuna delle due tematiche trattate amore e guerra.

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    14 Settembre, 2012
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Questione di feeling

Ho chiuso da poco le pagine di questo romanzo, purtroppo come da titolo, non sono riuscito ad entrate in sintonia con lo scrittore, non solo per i temi, ma per il modo in cui li ha espressi.
In alcuni istanti mi è addirittura sembrato di leggere "la fattoria degli animali" di Orwell, ma rimane una sensazione.
Certo, Golding tratta dei temi sociologici importanti dimostrando, con fantasia, quanto l'uomo sia a livello di coscienza comune socialmente poco evoluto, ma anzi, quanto mai legato ad un retaggio remoto fatto d’istinti,più di quanto si possa immaginare. Si potrebbe dire che ci riporta al eterno scontro tra Atene e Sparta: la saggezza e l’equilibrio della prima, la forza e la brutalità della seconda.( ma lo scopo finale è sempre quello: la sopravvivenza)
E su questo, nulla da eccepire!
Ma ai miei occhi, è una visione molto pessimistica e distorta, in quanto, questa involuzione sociologica mi sembra che tenda ad escludere che un giorno, ricominciando daccapo, l'essere umano non possa tornare a concepire una coscienza civile. (cosa di cui tutto sommato a dimostrato di esserne in grado) emergendo così nuovamente da un periodo oscuro, dando vita ad un nuovo Umanesimo illuminato. Purtroppo è esclusa la presenza del gentil sesso, che avrebbe,secondo me, inciso in modo importante sul evolversi dei fatti. L’ assenza giustifica in parte, ai miei occhi, l’evolversi della trama e il tema nel modo trattato. In questo modo Golding si semplifica la vita, ma ripeto, distorce una costante sottraendo un numero di variabili infinito. Comunque non voglio dilungarmi nel analizzare il testo in questa sede, primo perche non sono all’altezza, in quanto altri più illuminati di me hanno consacrato a capolavoro questo titolo, e in secondo perche diventerei prolisso e non ritengo sia questo il luogo per esserlo… Quindi, passerò direttamente allo stile.
Ho trovato il modo di scrivere di Golding secco e sterile,desueto e contorto, mi ha privato di ogni emozione, non ha saputo trasportarmi, nemmeno nelle scene più concitate.
Ho faticato a terminarlo, mi è venuta a mancare il fattore empatico con tutti i protagonisti, e l’ambientazione l’ho ritenuta banale.
Mi spiace se ho provocato sgomento in qualche estimatore, però ritengo che sul genere siano stati scritti testi molto più intensi e affascinanti.
Da evitare !

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    12 Settembre, 2012
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Magia in prosa

Quando il Maestro accarezza(va) le pagine, in punta di penna, ti scava(va) solchi nel anima e nella mente. Marquez e’ impagabile, ineguagliabile ed è per questo che risulta essere il massimo esponente di un genere che difficilmente vedrà altri scrittori eguagliarlo.
A parte questa mia affermazione da ammiratore appassionato, ritengo che questo romanzo si di una gradevolezza e di un dolcezza che poco ha a che fare con l’ambientazione , eppure nonostante il colera, il fango, gli effluvi delle fogne a cielo aperto, gli afrori delle decomposizioni organiche cittadine, le stitichezze e le malsane abitudini dei personaggi sempre al limite,riesce a tratteggiare e descrivere, in maniera divina, l’amore nella sue forme più vere: dalla più passionale al più romantico, dall’amore cinico a quello materno di Trànsito Ariza, passando in fine per quello effimero e furtivo delle amanti di Florentino Ariza. Li tocca tutti !
Gabò dimostra ancora una volta che: per quanto la trama non sia da farti gridare al miracolo, e non sia un ricettacolo di colpi di scena, lo stile è importante, anche più del contenuto; asciutto, essenziale e fantasioso, gli bastano poche parole per tratteggiare personaggi enormi e carismatici.
Le sensazioni che questa opera mi ha trasmesso, mentre mi perdevo nei caraibi , sono simili alla sensazione di pace e continuità, che ritrovo ogni qual’volta mi soffermo sulla spiaggia ad osservare il perpetuo sciabordio delle onde . Si legge per il gusto di leggerla, perche le similitudini, gli aforismi e la narrazione, raggiungono un ritmo armonico e seducente, ti coinvolge e ti trascina, e tu rimani li senza stancarti, senza annoiarti.
I suoi personaggi al limite del assurdo, impari a conoscerli più per i difetti e le peculiarità, che non per le vicende. Ti entrano dentro, ti si cesellano nei ricordi, ognuno di loro vivo, reale, tangibile; ogni volta che sospendevo la lettura temevo che gli attori del romanzo proseguissero una vita propria, protetti dalla copertina e accompagnati da Marquez nel loro effimero arbitrio. Urbino, Fermina, Leona, LeonXII , tutti con nomi improbabili e unici, tutti irripetibili.
In conclusione mi sento di asserire che, solo chi ama la letteratura profondamente può apprezzare a pieno la penna di un maestro che con un una spruzzata di magia, un pizzico di romanticismo e tanto, tanto amore per la letteratura ha regalato a tutti noi capolavori indimenticabili… e “l’amore ai tempi del colera” è uno di questi !
Grazie Gabò !

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    11 Settembre, 2012
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In Carrozzaaaa !!!

Un bellissimo racconto molto coinvolgente, appasionato ed elegante.
Un romanzo/racconto che con intensità ti trasporta e ti fa pensare... L'apocalisse è alle porte, e un uomo qualunque, di una famiglia qualunque, con una vita qualunque, decide di affrontare un viaggio che sembra, e risulterà per varie ragioni essere, il viaggio della sua vita.
Un viaggio attraverso la Francia, che inizia per una causa piu che nobile. Un viaggio che non ha una meta, ma uno scopo! Lo scopo di fugire dalle atrocità, che presto l'europa e il mondo saranno costretti a subire. La destinazione ? Ignota ! L'importante è fugire il piu lontano possibile dal canto dei cannoni e dal ritmo della mitraglia.
Per questa ragione Marcel e famiglia (moglie gravida e figlia piccola)partono, un po profughi e un po fuggiaschi. Dando il via al tutto: Marcel è un personaggio perfetto , vero... un padre di famiglia esmplare oserei dire, un marito "devoto", un essere umano completo, con pregi e difetti che lo caratterizzano a dovere.
Anche perche secondo il mio modesto parere, sono proprio i difetti che rendono i personaggi unici e realistici.
In questo metaforico treno (metaforico perche cio che avviene potrebbe tranquillamente essere stato descrito quasi in ogni contesto), dove lui perderà ogni contatto con la sua famiglia, Marcel scoprirà di non essere ciò che lui ha sempre creduto. Attraverserà la foresta dei sui sentimenti e la burrasca delle sue emozioni, mentre la guerra, che lo rincorre, sarà la colonna sonora d'una passione sfrenata, dolce, elegante, priva di pudicizia e volgarità. Una passione che lo farà entrare intimamente in contatto con i suoi sentimenti che, fino a quel giorno, erano fermamente dettati da una logica di vita stereotipata, contestuale al periodo storico ( sposati, metti su famiglia, vai in chiesa, mantieni la tua parola ecc...)
Un lungo racconto scritto come le momerie di un anziano reduce che per semplicità di scrittura e classe risulta gradevole,appagante e realistico.
L'ho letto d'un fiato, e devo dire che ti scivola nella mente: come un serpente sul pelo dell'acqua. Un libro pieno di significati, che sfiora il romanticismo, ma ti ancora alla cruda realtà.
Giunto alla fine mi ha però lasciato una domanda che credo sia un po' il filo conduttore del raconto : "conosci realmente te stesso ???"

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    09 Settembre, 2012
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Nell'antro della bestia

Volevo leggere qualcosa di diverso che rompesse gli schemi, quindi dopo un attenta riflessione sono andato in libreria; deciso a scegliere qualcosa che realmente servisse a tal scopo.
Ed eccomi qui con questo libro, lo apro, e dopo qualche pagina ecco che mi sento bussare sulla spalla, ed era Saramago che mi diceva : " se pazienti ancora un po' ti porto in un posto per mostrarti un cosa" .
E così spinto dalla curiosità ho deciso di seguirlo. Meglio sarebbe stato se non lo avessi fatto, perché in questo modo mi sarei risparmiato pagine e pagine di: crudeltà, ignoranza, sofferenza, agonia, e ansia .
Si perché Saramago mi porta negli angoli più bui della società umana, mi porta in un inferno fatto di violenza, emarginazione, crudeltà, mi guida in questo manicomio diroccato che via via si popola di persone affette da un morbo che rende tutti ciechi , il Mal bianco. E qui nel antro della bestia, le persone che non vedono, esprimo se stessi e la loro avida crudeltà in modo sopraffino.
E qui in questo manicomio fatiscente, il mio ospite narrante mi dice: "stai un po' a vedere cosa succede adesso". Ma io già provato dal luogo cominciavo a vacillare, la nausea e il ribrezzo per ciò a cui stavo assistendo diventava insopportabile, la curiosità di "vedere" se qualcosa di buono c'era in tutto questo è stata sufficiente a farmi procedere, a naso tappato, in questo luogo fetido dell'animo umano, dove qua è la, forse per compassione o forse per dover di cronaca, il mio Virgilio vedente talvolta mi mostrava barlumi di speranza, un amore fatto di comprensione, animi umani ancora disposti a lottare e persone disposte al sacrificio pur che il grottesco spettacolo ignobile finisca.
Più leggevo e più mi schifavo di cosa potrebbe diventare l'uomo, davanti ad una catastrofe delle proporzioni immani come quella narrata in questo testo. Il mio Caronte a questo punto vedendomi chiaramente sconvolto mi dice :" ora che hai visto l'anticamera dell'antro della bestia, andiamo a vedere come si sta in salotto" Ecco non lo avesse mai fatto (sadico impunito!). Una tragedia fatta di miseria, dove l'uomo si è spogliato di ogni dignità e dove il ridicolo si fonde al assurdo e il drammatico incontra la tragedia. Il mondo e ridotto a una cloaca a cielo aperto, dove ratti in stivali e doppio petto uniscono le loro forze e lottano tra loro per sopravvivere nelle rovine di una civiltà spogliata dei sui valori e delle sue dignità. Un miseria equa, dove non esistono ricchi,poveri, edotti e disgraziati, esistono solo esseri che tentano di sopravvivere.
"Adesso il giro è finito ma rammenta quello che hai visto!" mi ha lasciato così, ctatonico e stordito con il libro ancora aperto e una profonda amerezza ...
In conclusione posso dire che :
Cecità non è un testo semplice, ne per il modo in cui è scritto con la scelta stilistica di omettere le punteggiature, eccezion fatta per punti e virgole,ne tantomeno per i temi trattati e le considerazioni dell'autore. Un libro che non è assolutamente uno svago e che per leggerlo ritengo ci voglia la volontà di guardare e tanto tantissimo pelo sullo stomaco.

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    05 Settembre, 2012
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Fumo negli occhi ..

Ero li tra gli scaffali, ho visto la copertina con la foto di un angelo in marmo... mi sono lasciato convincere... che errore madornale !
Il libro comincia bene diciamo le prime 50 pagine poi il tutto si riduce in : Mi piace lo sbirro ? si mi piace.... ma non posso. L'altro argomento è, Piacerò allo sbirro tenebroso e affascinante ? speriamo di si ma non posso andarci perche è dannato ... Oh dio come farò sono tutta un fremito ...
Non c'è un colpo di scena, circa ogni dieci o quindici pagine ribadisce la sua angoscia dovuta a questa sua condanna ? dannazione? dono ? di cosa parliamo ? (la possibilità di vedere le anime dei defunti al crepuscolo e durante la notte )
Insomma l'idea è buona ma tutto i resto manca.
Manca il coinvolgimento, manca la coerenza investigativa, manca il realismo (non che creda ai fantasmi ma diamine cerca almeno di provare a convincermi).
Com' è scritto ? in modo banale a mio avviso... si certo sono le memorie di questa pesudo-medium che ha il potere di vedere le anime dei defunti che non vogliono "passare" oltre, ma quanto tempo dopo sono state scritte queste memorie ? Amanda... se vuoi usare un artefizio letterario perfavore usalo bene
Amalia la protagonista restaura cimeiteri, così come il padre. Praticamente una vestale delle tombe. che a seguito del ritrovamento di un cadavere nel cimitero in cui lavora conosce e si innamora di un posseduto, lo sbirro di cui sopra (ma guarda tu che strano un posseduto, figo e tenebroso tormentato da un passato drammatico)
Il finale sta in piedi con la colla (vorrei andare oltre ma nel malaugurato caso che qualcuno voglia leggerlo gli risparmio gli spoiler) tutto raffazzonato e confuso senza ne arte ne parte.
Quindi tutto sommato posso dire che:
E' un Harmony vestito da paranormal thriller, lo sconsiglio vivamente.


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Romanzi storici
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    05 Settembre, 2012
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Non sbaglia un colpo

Un romanzo di tutto rispetto, mi sono davvero divertito e "storicamente" appagato a leggere le pagine in cui questo affresco milanese ti trascina...
I personaggi sono molto ben caratterizzati, nessuna esagerazione, niente strafalcioni linguistici nei dialoghi e, in fine, una grande capacita di sintesi rendono piacevole e affascinante questa storia d'onore e miseria, di cupidigia e devozione.
Una vicenda epica che ci scorre davanti agli occhi e tocca i sentimenti.
Ovunque, nei luoghi e nelle genti, descritte da Forte, si respira una sana crudeltà. La crudeltà dettata dalla paura e scandita dall' ignoranza che alimenta le superstizioni del epoca.
Unica pecca, in termini narrativi, alcune apparizioni un po "forzate" che forse avrebbero potuto essere introdotte in maniera diversa.
Un romanzo in crescendo, scritto con un linguaggio semplice dove i dialoghi ti trasportano nei luoghi e ti coinvolgono nei fatti. Ottima la scelta di far scivolare il lettore da un personaggio all'altro lasciandoti spesso con il fiato sospeso costringendoti a voltare pagina e a divorare la seguente in attesa della soggettiva succesiva.

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Romanzi Storici
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Fantasy
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    13 Agosto, 2012
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Un po lento ma necessario !

POTREBBE CONTENERE SPOILER

Le epiche gesta dei 5 di Emond's Field continuano, nuovi e vecchi personaggi ricompaiono e le strade dei protagonisti del primo capitolo cominciano a delinearsi.
Jordan prende una pausa dalla narrazione incalzante, del suo precedente capitolo,e imbastisce la trama per renderla piu fitta e intricata, proprio come la Ruota del Tempo delinea i destini dei protagonisti e delle comparse.
Molte risposte, tra cui la maledizione che attanglia Mat, e l'antico potere di Perrin, aprono la strada a nuove e piu complesse domande, il tutto in un susseguirsi di nuove avventure.
Il mondo fantastico di Jordan, prende ulteriore forma e la Caccia al Corno diventa una scusa per scoprire piu affondo usi e costumi del universo narrativo di questo fantasy immenso: nuovi popoli, nuovi nemici hanno confermato le mie aspettative.
Infatti la storia non sempre raggiunge livelli altissimi, ma non per questo diventa meno interessante, tra: il popolo al di la del mare,la misteriosa Selene, e gli amici del Tenebroso, e Padan Fain che mi ha lasciato a bocca aperta devo dire che non mi ha tradito.
La grande Caccia però non è privo di difetti, uno su tutti la traduzione, che non ho trovato eccezionale, secondo me si poteva fare di meglio, spesso mi sono trovato un po spaesato...
Una nota di merito va data alle ultime cento pagine, che mi hanno portato alla fine del libro senza che potessi accorgermene.
Indiscutibile invece la capacità descrittiva di Jordan, che in poche parole riesce a renderti scene epiche battaglia, e in egual misura riesce a colorare il tutto rendendo vivo il paesaggio trasportandoti nel suo mondo
In conclusione
Il tono del classico fantasy è sempre presente, varia un po nella forma, cominciando a dedicare piu spazio alla psicologia e alle vicende di ogni personaggio, parte della "trama" .

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Fantasy, ma in particolare chi ha letto il primo
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Fantasy
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    07 Agosto, 2012
Top 100 Opinionisti  -  

Questo è fantasy !

Capita che a volte si lasci un titolo sul comodino o piu semplicemente su di una mensola ad impolverarsi, capita che tutti quelli che conosci ti dicano che il libro che stai trascurando è un capolavoro nel suo genere, e capita che tu, per paura della delusione lo lasci li a marcire... Questa è la storia del mio primo Robert Jordan e per una volta sono contento, contento di aver aspettato contento di aver atteso la predisposizione mentale perche' ho potuto toccare Saidin e Saidan, cavalcare nelle terre di Andor, attraversare le Vie e toccare la fonte con mano, perche la Ruota gira e ordisce come vuole, e forse è stata lei a farmi attendere ….
Questo romanzo è scritto come io ritengo che debba essere scritto un fantasy, senza fretta nella descrizione, ricco di particolari, senza annoiare,anzi, affascinado pagina dopo pagina e lasciandoti sconvolto davanti la magnificenza dei luoghi descritti.
Storia nella storia, profezie che sanno di leggenda e leggende che sanno di profezie, Jordan prende un gruppo di paesani e li usa come scusa per mostrati il mondo in cui vivono. Nessuno di loro conosce il mondo, conoscono solo le tradizioni; tutto quello che sanno del mondo oltre confine lo sanno dalle voci dei forestieri e nessuno di loro sa cosa realmente li aspetta al di la dei confini di Emond’s Field e tu con loro. Ma presto ho avuto modo di essere catapultato nella realtà di questo romanzo fantasy, una realtà fatta di leggende che diventano reali e profezie enigmatiche a cui non si da risposta, con i loro occhi scoprirete il mondo di questa saga che se è vero che questo è solo l’inizio allora non vedo l’ora di continuare la Caccia !
Elfi,Nani, Orchi, Goblin e altri esseri mitologici mancano, ma sono sostituti da esseri ancor più affascinanti e originali. L’influsso Tolkeniano in questo primo capitolo della saga e prepotente senza però risultare una sorta di scopiazzatura.
In conclusione:
Un libro straordinario nel suo genere, un vero fantasy classico,maturo, avvincente e coinvolgente, un libro che trasmette una potente energia , un testo che non appoggeresti mai sul comodino per noia, ma solo per sfinimento!

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Amanti del Fantasy, e non...
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    01 Agosto, 2012
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Sherlock Holmse all'ombra della Madonnina

Che GIALLO !!! Bellissimo, sia la trama che il modo in cui è stato scritto sono eccezionali. Un Capolavoro … almeno ai miei occhi
Veramente un bel romanzo ricco di suspance, scritto con criterio, e ambientato in un periodo storico affascinante, in un contesto opprimente allo stesso tempo drammatico.
La peste bubbonica la fa da padrone in queste pagine, e Franco Forte utilizza un linguaggio narrativo contestuale ed elegante, che trasuda tutta la disperazione e l’angoscia che in quei giorni attanagliava Milano.
Attraversare il centro della gran Milan al passo con Nicolò Taverna e i suoi attendenti è stato straordinario. L’indagine, condotta in modo esemplare e gli intrighi ben strutturati,divertono .Ii riferimenti storici fioccano in ogni pagina e il caldo opprimente e il puzzo dei fopponi ti entra nelle nari ad ogni pagina … sono stato talmente rapito che quasi temevo di contrarre la peste io stesso.
Avvincente ed entusiasmante mai banale un romanzo che strizza l’occhio a Sherlock Holmes senza però scivolare in una qualche grottesca rivisitazione, anzi, genera qualcosa di nuovo senza spiazzare il lettore o porlo davanti a confronti inutili. Un nuovo investigatore da poltrona insomma che è costretto a districarsi tra il peggio del epoca, potere temporale, e potere spirituale si affrontano a suon di intrighi, e la peste fa da calderone in questa Milano dai toni apocalittici. Sono stato travolto dalle parole di queste pagine e in 24 ore, come nel romanzo, sono riuscito a terminarlo senza che mi rendessi conto del trascorrere del tempo.
24 ore intense ricche di emozioni e di nozioni, Milano in queste pagine la puoi toccare,sentire, e annusare, e i personaggi ti sembra quasi di conoscerli e frequentarli da sempre. Mai banale o noioso, riesce a non perdersi in elucubrazioni inutili. Essenziale e una profonda conoscenza del periodo rendo trama e lettura un piacere sopraffino .
Nicolò Taverna è diventato il mio nuovo eroe, sono impaziente di tornare ad indagare all’ombra della Madonnina.

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Gialli/thrille/Storici
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    01 Agosto, 2012
Top 100 Opinionisti  -  

Tremate gli zombi son tornati

Sapete tutto sugli Zombi ?
Sapete come ucciderli ?
Credete che tutto quello che c'è da dire sugli zombi è stato detto ?
Siete convinti che il post apocalittico non abbia piu nulla da dire sul tema ?
Allora leggete quest’opera di Max Brooks e vi ricrederete, un romanzo drammatico, terrificante e insolito, un contenuto crudo, intenso, agghiacciante, una scrittura fresca e innovativa . Se pensate al romanzo classico vestito da diario di un sopravvissuto al apocalisse, siete fuori strada, narrazione in terza persone !? sbagliato.
Questo romanzo è un "gioco", un gioco in cui lo scrittore si finge cronista post bellico di una guerra mondiale contro gli zombi, dove i pochi sopravvissuti, a livello planetario si raccontano. Sfogano le loro esperienze, traumi e frustrazioni di ciò che hanno vissuto in anni di lotta, per la sopravvivenza. Contro un nemico che non ha paura, non conosce dolore e non si ferma davanti a nulla: si gli zombi, classici: lenti, famelici e inarrestabili , che abbiamo imparato a conoscere e che, nei nostri incubi, abbiamo imparato a temere.
Un romanzo che è concepito come un reportage, ogni evento è narrato da un testimone/sopravvissuto che racconta la sua esperienza: sia nei fatti che nelle emozioni. Testimoni che vanno dalla casalinga frustrata, al segretario di stato, spaziando dalla Cina al Sud Africa passando da Israele al Canada. Tutte le testimonianze sono ben caratterizzate, anche gli stereotipi come potrebbe essere per esempio soldato dei marine, nelle sue testimonianze, rivela le sue debolezze e le sue paure senza scendere nel banale o nel melodrammatico.
Un romanzo scritto bene con il tratto giornalistico domanda, risposta, approfondimento, completano il tutto e danno quella sensazioni di realmente accaduto, trascinandoti in questo futuro oscuro, decomposto.
Un romanzo che sarà possibile sospendere quando si vuole, grazie alla sua suddivisione in interviste più o meno autoconclusive, che possono variare dalla qualche decina di righe a qualche pagina.(io personalmente una volta cominciato non ho più smesso) un romanzo che riesce a dare continuità narrativa nonostante la formula.
In conclusione un romanzo che consiglio a tutti, diverso dal solito, che spaventa più per gli orrori dell’uomo che non per i mostri sfruttati da Brooks.

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horror/post apocalittici/
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Romanzi storici
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    30 Luglio, 2012
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Rossano Wallace da Brescia

Se dovessi consigliare questo libro a qualcuno, di certo, non lo consiglierei a qualcuno che vuole avvicinarsi ad una lettura storica dettagliata e precisa. Non perchè Franco Forte non sia stato preciso, ma perchè si tratta di un romanzo, una storia di passione, ardimento, e cupidigia che ha per sfondo l'insurezione dei comuni Padani unitisi sotto l'ala protettiva di papa Alessandro III per reagire a Federico I detto Il Barbarossa.
E' sicuramente un buon romanzo ma lungui da avere la capacita di coinvolgimento storico che riesce a imprimere Follet ai suoi testi. Un Bravo a Franco Forte va dato per la descrizione finale della battaglia di Legnano, ben descritta,tanto da farti rendere quasi spettatore sulle colline attorno alla valle dello scontro, cosi come è bravo a rendere palpabile l'assedio di Alessandria.
Personalmente trovo un po troppo buonismo e contemporaneità nei pesonaggi, soprattutto nei sentimenti, ma nulla di sconvolgente. Un romanzo divertenete senza pretese, che oltre a lasciare un po di cultura storica sul nord Italia, vi appassionerà con atti di coragio, e vi indignerà con azioni viscie e subdole il tutto bene amalgamato con gli avvenimenti che fecero da sfondo alla Padania del XII secolo ! Certo è che la battaglia di Legnano, tra la Lega Lombarda e il Sacro Romano Impero è un affresco straordinario su cui tinteggiarci una storia di coragio, amore e patriottismo.
Altra nota positiva e il linguaggio utilizzato nella narrazione, ricercato, aulico e mai stonato, senza però finire in lunghe frasi incomprensibili.
In conclusione un ottimo romazo a sfondo storico godibilissimo e affascinante

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    03 Luglio, 2012
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Prologo ed Epilogo

Zafon non delude anzi... Un libro scritto in modo fantastico con il suo inconfondibile stile fatto di virtuosismi linguistici, dialoghi mai banali e artefizi letterari di levatura, per non parlare della sua capacità di caratterizzare al meglio ogni personaggio forgiato dalla sua fantasia.
In questo romanzo trovo la risposta a ogn mia domanda, soddisfa ogni mio dubbio e conferma le mie congetture. Piu leggevo questo romanzo e piu mi sentivo preso per mano e trasportato nei meandri della mia memoria, facendomi riassaporare i passi più belli dei suoi romanzi precedenti. Un Genio !
Poche sono le pecche di questo splendido "Prolepilogo" si Prologo ed Epilogo perchè per quanto chiuda, in modo elegante e virtuoso,come virtuosi ed eleganti sono i dialoghi, i suoi due precedenti capolavori, lascia aperto il gran finale di questo sogno noire nella sua Barcellona al fumo di Londra.
Sono pochi attimi che ho chiuso le pagine e ancora ho quella sensazione di nostalgia per aver lasciato:il sagace, coraggioso ed eroico Fermin Romero de Torres, il buono, curioso e mai domo Daniel Sempere e quella che ritengo uno dei luoghi piu affascinanti e nostalgici della fantasia, il cimitero dei libri dimenticati.
L' unica pecca, a mio avviso, sta nella sua poca longevità, 340 pagine che nonostante il tentativo di riempimento nella struttura del impaginazione risultano non più di 200 in totale.
Ma l'intensità di queste pagine è tale da avermi lasciato stordito.(per dirla alla Fermin Romero de Torres )
In questo libro si toccano vette altissime della letteratura, non solo per la bellezza dei dialoghi, ma nella storia in se, che per quanto cavalchi l'onda dei precedenti due testi, non sfocia nel banale ma anzi ti lascia in quella piacevole sensazione di de ja vur rendendoti ancor più partecipe di questa aurea onirica che solo Zafon a saputo trasmettermi
Non ho molto da dire se non leggetelo leggetelo leggetelo !
Ma prima, se ancora non lo avete fatto leggete "l'ombra del vento" e " il gioco dell'angelo"

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Zafon
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    29 Giugno, 2012
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Bello ma nulla piu

E un po che devo scrivere questo parere, e sono combattuato vediamo cosa ne esce ...
Il libro e la storia in se, sono accattivanti, anche se, non so per quale ragione, mi ha ricordato Harry potter versione per adulti condito con oliver twist ... si c'è un po di tutto amore, magia, avventura, eroismo, un pizzico di drammaticità e un mondo vero nei suoi dettagli ma, non so forse saranno le 70 pagine dedicate al "drago" o il continuo spiegare il concetto di simpatia, o forse il fatto che non ero io probabilmente in sintonia con il genere in quel momento, ma posso dire che non lo trovo il nuovo Tolkien come qualcuno ha azzardato.
L'ho torvato attraente a tratti, coinvolgente a sprazzi, si fa leggere con semplicità e la fantasia esposiva del autore si sente, però non lo ritengo un must, un buon libro questo si ma nulla d'eccezionale..
Purtroppo quando si parla di fantasy ho quelle due o tre icone che ormai sono punto di riferimento, e ritengo che qesto autore debba ancora cresscere molto.
Ho trovato invece geniale il flashback narrativo che conduce il lettore attraverso le vicende passate del protagonista.
Quindi a conti fatti, il nome del vento è secondo me un buon libro, ma ancora lungi da essere un capolavoro o una pietra miliare della narrativa Fantasy

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Fantascienza
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    29 Giugno, 2012
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Io sono leggenda all' ombra dello scorpione...

Un buon romanzo da leggere sotto l'ombrellone, vi darà qualche brivido vi incuriosirà, vi strapperà qualche lacrimuccia e, le sue 880 pagine saranno una buona compagnia.
Obbiettivamente devo ammettere che, analizzando il testo e l'idea, sembra di leggere il connubio de "L'ombra dello scorpione", con" io sono leggenda", con una spruzzata di "il signore degli anelli", dico questo perche , l'ambientazione e i fati iniziali sono prepotentemente ispirati a l'ombra dell'ombra dello scorpione: la fine del mondo dovuta a un esperimento sfuggito al controllo del esercito, la dilagazinoe dell'epidemia e il conseguente disastro per il genere umano, senza che però venga intatccato il paesaggio e le infrastrutture esistenti.
Da io sono Leggenda a tirato fuori i virali, che ai miei occhi sono identici , veloci, nudi e fotosensibili (non capisco perche siano fosforescienti, non danno alcun valore aggiunto ,tanto piu che non possono stare alla luce per ricaricarsi). in fine abbiamo la compagnia dell'anello compreso il portatore, Amy protagonista destinata nella sua aria di vulenrabilita a salvare il mondo.
Il libro ripeto è buono ma non un capolavoro, si denotano subito alcune mancanze, le strutture sociali degli aglomerati umani sono pressoche inesistenti, alcuni atteggiamenti mi sembrano forzati e al limite del buonismo. ma sorvolando questi punti che sono per me puramente soggettivi in termini stilistici e di gusti il libro scorre veloce tra le dite, e le emozioni sono forti. la mole di pagine la ritengo giusta, purtroppo gia cosi ritengo che l'autore sia stato un po vango nelle spiegazioni ma e possibile che si conservi qualcosa per il libro che uscira negli USA a novembre.
Il testo è ricco d'azione, suspance, buoni sentimenti, e colpi di scena. Justin Cronin utilizza anche qualche buono stratagemma per alleggerire la parte descrittiva e i buchi nella narrazione, primo tra tutti il diario di Sara, che snellisce e semplifica alcune fasi della storia. i Flash back tendon confondere in alcuni frangenti, e le conclusioni della voce narrante sono un po fuori luogo e ad un lettore attento fanno tolgono quel pizzico di suspence ma nulla di drammatico.
Lo stile di Cornin è semplice e scorrevole, difficilmente ci si trova a dove rileggere paragrafi precedenti per mantenere il filo narrativo.

In conclusione
Sicuramente un gran bel libro ma non mi fa urlare al capolavoro, Cronin deve ancora maturare e trovare quell'astuzia narrativa e quello stile alla King che anche senza Fumidi riusciva a incollarti alle pagine e a farti accelerare i battiti cardiaci. (letterlamente "cacare" sotto)
Spero che l'ombra del flim che aleggia su questo titolo non porti a fare uscire una boiata nel sequel

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L'ombra dello scorpione/book of Ely/The road /Io sono leggenda...
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    02 Aprile, 2012
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Un buon Libro

Bene, decisamente un ottimo esordio per Angelo Caimi, il suo Wolfelin è un ottima lettura, uno di quei testi che ha molto da dare, le premesse di questo primo "capitolo" sono tante e le emozioni forti...
Ho trovato eccezionale lo svolgersi dei fatti narrati in luoghi a me cari e consciuti, quindi punto di vantaggio che mi ha incuriosito .
Romanzo scorrevole e di facile comprensione, la padronanza del periodo storico emerge dalle prime pagine.
Leggendolo però ho notato che l'autore è ancora un po acerbo nelo stile. Stephan è un ottimo protagonista anche se leggermente troppo esperto per i suoi quindici anni, troppo guerriero, troppo erudito e troppo "maturo". insomma alla fine mi ha lasciato un pochino perplesso senza contare che è anche bello come Apollo, i personaggi di cui si circonda sono sicuramente una masnada accattivante ma un po stereotipati e anche loro afflitti dal buonismo, non esattamente caratteristica principale dei mercenari del periodo.
Questo bel testo che comunque consiglio fortemente, sia agli amanti di libri fantasy che di romanzi storici, ha qualche difetto "tecnico" che trovo giusto far emergere, per quanto sia sicuramente un testo di tutto rispetto, la prima cosa che ho trovato poco affine al periodo è il linguaggio, nella terminologia e nei modi (troppo confidenziale), che non dubito sia stato semplificato per arrivare ad un pubblico piu vasto, ma cio non toglie che durante i dialoghi un lessico meno semplicistico avrebbe dato maggior carattere alla trama ma è un parere personale e quindi ... Mentre ho trovato molto appaganti le parti in cui tratta della nascita dei "comuni" astigiani, e la descrizione della Mediolano di pieno medioevo. Forse avrebbe potuto sprecare qualche parola sul modo di vivere del periodo ma anche qui potrei essere vittima delle aspettative...
Quindi a conti fatti mi sento di dire che : un inizio della tetralogia interessante, che mi ha sicuramente affascinato ed emozionato manca quel pizzico di crudeltà nella gente comune e un po di sana miseria ma non è detto che Caimi mi smentisca presto.

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    26 Marzo, 2012
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Bentornati !!!

E' bello ritrovare i vecchi amici, che per un motivo o per un altro si sono persi di vista ... una rimpatriata in cui ci si racconta quello che è successo e si discute su come si è diventati e su cosa si intende farre prossimamente.
Ecco i guerieri del ghiaccio è un po' così.
Ritornano i protagonisti storici, e non mancheranno i colpi di scena.
Chi ha seguito la saga sa cosa intendo, e chi non l'ha seguita è ora che ci si dedichi.
Non c'è molto da dire, se non che: il ritorno dei personaggi che Martin aveva lasciato da parte nei libri precedenti aumenta il livello di coinvolgimento. Le situazioni si complicano, la crudeltà nei confronti di alcuni da parte di Martin è veramente smiisurata, povero Reek ... Tyrion è sempre piu protagonista.
Lord Snow è alle prese con la ricostruzione, e intanto i sette regni sanguinano come le citta nella baia degli schiavisti. Tutto questo dove porterà ?
Questo capitolo (per la versione italiana tre libri ) gia rivela che, come in una partita a scacchi, niente è come sembra, una volta eliminati i pezzi "pesanti" la scacchiera cambia radicalmente e tutto pare piu chiaro, con nuove infinite soluzioni e debolezze.
E' si perche alla fine il gioco del trono è una enorme partita a scacchi, dove i partecipanti si studiano si affrontano in modo sottile, subdolo, e senza scrupoli. perche alla minima incertezza la posta da pagare sarà la vita.Un gioco a cui tutti giocano volenti e nolenti, e in cui tutti sono pedine e giocatori. vincitori e vinti ...

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Solo a chi sta seguendo la saga, non può essere letto come un romanzo autoconclusivo .
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    23 Marzo, 2012
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Il Dominio di Cersei

Tra tutti quelli letti fino ad adesso, questo, è forse il meno avvincente, incentrato su personaggi che sino ad oggi l'autore non aveva ritenuto "importanti" . Ma personalmente ritengo che sia più un romanzo scritto per trasportare il lettore/fans verso le nuove vicende che tutti attendono con ansia.
E anche a suo modo un tributo a Cersei, la perfida, calcolatrice,bellissima e senza scrupoli regina reggente, forse l'unica assieme a Samwell , Arya Stark e Jamie, che meritava realmente l'approfondimento.
Il resto dei personaggi non mi è sembrato che fossero così carismatici da portare via il posto a Tyron. Lord Snow,Daenerys Targaryen. Anche Sansa comincia a stancarmi ma non escludo in una sua futura rivalutazione...
In buona sostanza un romanzo di transizione, sia il primo che il secondo (l'ombra della profezia), che poco aggiunge alla trama se non piccole sfaccettature, allo stesso modo però i due romanzi generano un po di confusione. mi sono sentito spiazzato senza i miei eroi preferiti. Ma devo dire che personaggi come Jamie, e Sam il Distruttore hanno fatto breccia nella mia testa aggiungendosi alla lista dei miei preferiti.(complice l'assenza dei classici) .
Ora non resta che buttarmi su i Guerieri del Ghiaccio e sperare in un ritorno alle origini da parte del grandissimo Martin !

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    23 Marzo, 2012
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Tiriamo le Prime somme

Questa terza ed ultima parte è un primo finale e un nuovo inizio, difatti a corredo ha un epilogo che di certo non chiude la saga, ma pone la parole fine su alcune vicende del mondo "dipinto" dalla penna di Martin. Diavolo di un Martin, ho girato l'ultima pagina e già la nostalgia mi assedia.
Che dire, un romanzo che si fa leggere avidamente pagina su pagina colpo su colpo, come un martello pneumatico, si passa dalla Barriera ad Approdo del re. giù giù fino a Dorne e la oltre il mare stretto.
In compagnia di nuovi e vecchi amici. tra rammarico e nostalgia, soddisfazione e dubbio, c'è da dire che questa saga sempre più mi lascia con un unica certezza :"nessuna certezza" nelle terre dominate dal trono di spade.
I vincitori diventano i vinti, e i vinti diventano miserabili, molti dei personaggi maturano e crescono, ma molti altri ....(non voglio svelare nulla)
Esterni, Giganti, non-morti,Bruti, e poi le casate dei Leoni, Lupi, Cervi, Draghi e Piovre.. tutti contro tutti, nessuna esclusione di colpi nessuno è al sicuro.
L'inserimento dei nuovi personaggi è azzeccatissima e devo dire che tengono alta l'attenzioneIn conclusione:
Un saga epica, che non vorresti che finisse mai.

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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    23 Marzo, 2012
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Ascolta il mio ruggito

Si è giunti ormai nel vivo della scontro dei cinque re, emozioni forti in questo romanzo, anzi fortissime, ho decisamente bruciato le pagine. Martin dipinge un affresco fantasy di tutto rispetto, i colpi di scena non mancano mai e in questa parte è un vero fuori uno sotto un altro.
Devo dire che avendo avuto la "fortuna" di leggerli tutti in sequenza e questo non ha permesso che patissi l'attesa, mi sono goduto questo continuo evolversi di avvenimenti che ruotano attorno ai sette regni, e non solo, tutto d'un fiato e mi sono ritrovato a ricredermi anche su molti personaggi.
Dato che è la parte centrale di un romanzo più grande è difficile dare un parere esclusivamente su ciò che viene narrato (anche se per me e veramente ricco ricco di fatti), ma i contenuti posso dire che sono imperdibili, sono passato dal primo volume di questo terzo libro al secondo volume senza nemmeno accorgermene. Sono rimasto colpito dalla costanza del autore nella narrazione e nella capacità di descrivere luoghi,fatti, cose, e persone.
Più leggo Martin e più non posso fare a meno di dire a me stesso che è veramente un grande scrittore fantasy. Ormai sono in overdose. invischiato in queste vicende che soddisfano tutti i gusti.Fanta politica, guerra, magia, spionaggio.
Probabilmente qualcuno ha storto il naso sostenendo che sta allungando il brodo, ma io invece per ora ritengo sia proprio questa ricerca del particolare, questo descrivere in dettaglio gli avvenimenti le introspettive.
L'unico difetto che ho riscontrato personalmente è anche il suo pregio più grande, è la vastità degli argomenti trattati, e l'innumerevole susseguirsi di avvenimenti grandi e piccoli che sono coerenti, interessanti, ma troppi per essere ricordati tutti, ma qui Martin ci viene in aiuto inserendo spesso dialoghi che sanno un po di "riassunto delle puntate precedenti" ma sono convinto che non potrebbe fare altrimenti.
Adesso non resta che leggere "il portale delle tenebre"

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Fantasy/Le cronache del ghiaccio e del fuoco
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    21 Marzo, 2012
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Tempesta di spade

Questo romanzo è il primo di tre capitoli che compongono il testo originale USA "A Storm of Swords".
Come sottolinea l'autore, inizia con una seirie di capitoli che descrivono punti di vista di alcuni personaggi, cronologicamente parlando avvengono contemporaneamente ai fatti descritti ne "La regina dei draghi". Gli eventi che si narrano in questa prima parte sono come sempre ricchi di intrighi e in questo caso anche chiarificatori, e la componente fantasy diventa protagonista. personalmente ho letto questa prima parte tutta d'un fiato sentendomi particolarmente coinvolto, il coinvolgimento è stato garantito anche da una serie di nozioni precedenti che sono a dir poco epiche. Ormai i personaggi sono amici con cui trascorrere ore ed ore, Jon Snow, Cat, Tyron, Arya, Bran, ecc... sono personaggi che Martin a saputo rendere reali, come reali sono i sentimenti che l'auotre fa provare loro, rendondoli unici e insostituibili, ma non finisce qui, in questo nuovo inizio il Cast si espande, e si aggiungono all'allegra comitiva soggetti come "Lo sterminatore di re" e Samwell detto anche "sam Procello" e anche loro hanno un sacco di cose da dire e da rivelare.
I mister oltre la Bariera si infittiscono, I bruti sono alle porte, ma i vari re sembrano sempre piu sordi oltre che ciechi. Daenerys Targaryen acquisisce consapevolezza del suo potere e le emozioni non mancano di certo e Martin oltre a tirare le somme dei fatti precedenti si trova ad aprire nuove porte sul fatti che saranno tutt'altro che banali o prevedibili. Questo è Il Gioco del trono o sivince o si muore.
Anche in questo testo crudezza, imprevedibilità, sesso, intrighi, tradimenti, vendette, onore, gloria, sono gli ingredienti prinicipali che Martin ci propone, e l'azione non mancha di certo.

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Le cronache del ghiaccio e del fuoco/Fantasy
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    01 Marzo, 2012
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Volume secondo

... ecco il secondo capitolo del secondo libro, doverosa contiunazione de il Regno dei lupi, purtroppo mondadori a spezzato un unico libro e quindi ci si vede costretti ad acquistarli entrambe per non rimanere a bocca asciutta.
Sempre piu epica e avvicente la saga delle Cronache del chiaccio e del fuoco, gli intrighi si infittiscono e la crudeltà del autore si fa sempre piu palpabile. Le componenti fantasy emergono sempre di piu e l'assefuazione ai personaggi, che Martin descrive con dovizia di particolari , lievita come il pane appena impastato.
Sesso, amore, cupidigia, onore, devozione, fedeltà e brama di potere, sono sempre piu i temi dominanti .
Personalmente mi sono sentito rapito da questo affresco fantasy che viene descritto forse un po lentamente, ma sicuramente molto appagante, ogni capitolo ti spinge a proseguire e le caratterizzazioni dei protagonisti mi portano a vivere in loro compagnia ogni intrigo e ogni avventura.
L'azione non e il fulcro di questo fantasy, ma non se ne sente la mancanza. State tranquilli battaglie sfide e scontri non mancano mai ! anche laspetto magico e fantastico si palapano ancora di piu.
Ogni qual volta mi trovo alla fine di un capitolo rimango avvolto dalla curiosita' ma felice di sapere come e proseguito uno dei precedenti.
Martin è veramente geniale e in questa saga lascia che un po tutti personaggi partoriti dalla sua mante non rimangano nel ombra, si puo dire: tutti protagonistti nessuna "prima donna" .
E' riuscito a farmi apprezzare anche i personaggi che nel libro precedente (il trono di spade) non erano protagonisti ma solo semplici comparse.
La traduzione in alcuni frangenti lascia un po a desiderare ma il tutto scorre fluido ben organizzato non lasciando vuoti narritivi.
La saga e ancora tutta da scoprire, ma Martin, come un ragno tessitore ti intrappola nella sua fantasia.
Ora è vero fantasy !

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Fantasy
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    28 Febbraio, 2012
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E andiamo avanti...

il Seguito de "il trono di spade e il grande inverno", degno seguito direi lìntensita della narrazione in questa prima parte aumentano di gran lunga, la scacchiera dei sette regni si riempie di pezzi e di intrecci che trasportano il lettore in questo mondo Fantasy che, piano piano, sembra sempre più diventare reale, e reali sono le vicende dei re (permettetemi il gioco di parole) ora sono diventati 4 e ognuno di loro ha i suoi fedeli sudditi e infami lacchè.
In questo prima metà del secondo capitolo Martin chiude vecchie vicende e allo stesso tempo ne apre mille lo stile è sempre lo stesso ogni capitolo e una prospettiva di un personaggio. se ne sono scomparsi alcuni nel primo ne appaiono di nuovi che vanno a rimpire i vuoti !
Ma non finisce qui, se il fantasy mitologico era lasciato un po in disparte nel primo romanzo, in questa prima parte prende corpo e forma, nuovi elementi si aggiungono a quelli gia presentati in precedenza e vengono introdotti in modo certamente non approsimativo.
Il resto delle impressioni trvo piu corretto darle sul seguito e coclusivo libro di quest oromanzo SPEZZATO ! la Regina dei Draghi

Nota: questo libro è solo la prima parte di un romanzo che in USA è uscito in un unico volume...
il romanzo in lingua originale è A Clash of Kings, che in Italia per lucrare meglio: hanno spezzato in 2; per dovere di cronaca vi dico che Mondadori nella collana URANIA ha distribuito nelle librerie le versioni accorpata ma io non le ho trovate.

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Fantasy
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    13 Febbraio, 2012
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"Grande Inverno !"

Bello, intrigante, affascinante, emozionante,epico, questi aggettivi gli calzano a pennello, leggendo questo tomo di 833 pagine, mi è quasi venuta voglia di essere uno Stark di "Grande Inverno" bellisima e nobilissima famiglia, ben caratterizzata, come i Lannister, e come tutti le altri noblie famiglie dei sette regni, nessuna banalità (se non la traduzione in alcuni momenti) nei vari personaggi, tutti con la loro peculiarità e i loro pregi e difetti.
Chi si apetta il tipico fantasy con Elfi, Nani, Gnomi, Goblin, Orchi e tutto l'allegro serraglio alla Tolkien, rimarra un po a bocca asciutta, ma di certo non deluso in questo primo romanzo della saga; comunque il sapore della magia e di esseri "sovranaturali" si respira fino al ultima pagina e ritengo di non dover svelare di piu.
L'autore volutamente lascia un po in ombra gli esseri fantastici, senza però toglierci il piacere di sapere che sono esistiti e che con tutta probabilita essi torneranno a esistere o ancora esistono.
La magia è qualcosa che è esistita ma è stata bandita, nessun vero mago, almeno a quanto pare, ma la magia c'è e si sente, nelle spade, nei corvi, e anche nei Magister. (che i traduttri, peste li colga, hanno banalmente tradotto in maestri)
Ho trovato molto azzeccata la scelta del autore di dividere i capitoli secondo i punti di vista dei personaggi, e grazie a questo modo di esporre il proseguo della vicenda ho avuto modo di apprezzare meglio ognuno di loro lasciandomi al contempo spettatore neutrale delle vicende globali ma fan sfegatato di quasi tutti i personaggi principali della vicenda.
E' un fantasy fine ed elegante, Le nobili famiglie si combattono si alleano e si pugnalano alle spalle in intrighi di palazzo ben congeniati, misteriosi esseri a nord della bariera incombono su i sette regni e sui Guardiani della notte, popoli selvaggi e fieri da oltre il mare allungano le loro ombre verso occidente.
In conclusione un fantasy alternativo,che coinvolge, anche se in alcune sue parti risulta tedioso, ed in altre approsimativo ma nel insieme molto avvincente.
In sintesi, come dice Patty81 "crea dipendenza"

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    08 Febbraio, 2012
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C'era una volta un re legato ad un....

Questo romanzo secondo me è uno dei testi piu singolari che abbia letto del re.
Lo stile di King è inconfondibile e poco si può dire sulla sua capicità narrativa, la forza con cui ti trasporta nei suoi incubi e inarrestabile. E qui è di questo che parliamo, una donna che vive sia un incubo interiore di cui non aveva memoria conscia, sia di una serie di incubi reali che si susseguono a quelli della mente.
Per quanto il romanzo non sia ricco d'azione e largamente compensato dalla suspance. Chiusa in un cottege legata a un letto gli incubi del suo passato e del presente le tormentano la mente la divorano e la braccano. In questa situazione paradossale, dove chiunque si sentirebbe sicuro, la protagonista si trova vittima di tutto ciò che la circoda,le cose piu semplici diventano imprese tianche, e la salvezza, sempre più sembra diventare utopia cadendo via via sempre piu vittima della sua mente.
Il libro è per buona parte avvolto da una cappa di angoscia e melanconia, forse, per chi non è attratto dalle introspettive può risultare tropo prolisso, anche se queste fasi sono essenziali per la filologia del romanzo, ma sicuramente un libro che vi terrà con il fiato sospeso sino alla fine.
In conclusione direi che questo romanzo è " un elegante incubo perverso".

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Avventura
 
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3.8
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    07 Febbraio, 2012
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Un appendice più che un seguito

Wilbur Smith non si smentisce, con questo romanzo riesce a valorizzare ulteriormente quello che a mio modesto parere era già un piccolo capolavoro "il dio del Fiume", ho trovato geniale l'idea di trasportare gli enigmi di Taita in un' avventura alla "Indiana Jones" e ho trovato divertente il modo con cui la protagonista si relaziona con il sommo schiavo Maestro e altezzoso Taita....
Un romanzo che probabilmente non brilla di luce propria ma sicuramente valorizza il suo predecessore e la figura del eunuco, dando conferma a cio che gia nel primo romanzo l'autore aveva lasciato intendere.
La lettura scorre gradevole sotto le dita, per quanto i temi trattati siano gia stati proposti nel predecessore il tutto non risulta mai tedioso o banale, anzi ti coinvolge ulteriormente nelle sue oltre 490 pagine.
Come sempre Wilbur non si smentisce elegante e asciutto, novevole per capacità descrittiva che per quella di sintesi. I personaggi principali, anche qui sono dei buoni fatti un pò con lo stampo, i cattivi sono dei cattivi cattivi a tutti gli effeti come uno se li aspetta, ben caratterizzati ma stereotipati.
Nota negativa forse la piu importante è il modo in cui il romanzo giunge al termine, forse qui avrebbe potuto fare di meglio anche se l'azione e l'avventura non ti lasciano mai il tutto termina in modo frettoloso.
Unica nota negativa, forse, è il modo roccambolesco e un po semplicistico della allegra combricola di risolvere e uscire dalle varie peripezie che affronteranno.

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Avventura
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Romanzi
 
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mephixto Opinione inserita da Mephixto    30 Gennaio, 2012
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Bianchi o Neri ? Vita o Morte ?

Un unica costante 32 pezzi e 64 caselle
numero di variabili che incidono sulla costante 10^{10^{50}}


Il libro è sicuramente per tutti, anche se non si conoscono le varianti e le aperture o i grandi nomi del passato si apprezza a pieno perchè la storia è originale l'autore non è prolisso e l'aurea di mistero che riesce a imprimere alla storia è sicuramente coinvolgente.
Io sinceramente da assiuduo giocatore l'ho trovato molto rappresentativo sia del ambiente che della "personalità" del giocatore, l'autore ha secondo me espresso a dovere la passione con cui affrontano il gioco gli appasionati.
Ho divorato il tutto in un pomeriggio plumebo, e ho trovato la lettura molto piacevole e scorrevole, Paolo Maurensig scrive in modo elegante e avvincente.
Unica nota negativa( ma qui lo dico e qui lo nego) sta forse nel fatto che avrebbe potuto esssre leggermente piu descrittivo sulle partite, in modo particolare su quelle che gioca nella parte finale del racconto.
I contenuti per quanto non sia un tomo di ennemila pagine sono di spessore e come sempre gli scacchi toccano un po tutte le discipline classiche e scentifiche e forse è per questo che il contenuto lo trovo di valore non solo per i temi tratti con evidenza .

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