Opinione scritta da sonia fascendini
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Non c'è pietà per Pallino
Siamo nella Russia del 1924. Il protagonista di questo romanzo è un randagio qualunque, neppure molto bello, anche se lui sospetta ce la nonna abbia peccato con un Terranova trasmettendogli un certo fascino.
Lo accompagniamo nel primo capitolo, appostandoci dentro la sua mente. Seguiamo i suoi pensieri, i commenti che fa su chi incontra, ne aprezziamo l'ironia canina e ci dispiaciamo per le sue vicenda di cane del sottoproletariato. Poi, ecco il colpo di fortuna negli eleganti abiti di un uomo con in tasca un pezzo di salame. Come non seguirlo scodinzolando fino a casa, accettare il guinzaglio, che dà ben più privilegi di quanto si immaginino.
Ma quello che è troppo bello.. è troppo bello e quindi prima o poi cambia. Così scopriamo che quel simpatico signore altri non è che un famoso medico che si occupa di sperimenare trattamenti per il ringiovanimento. Il povero cane, nel frattempo diventato Pallino è destniato a uno di questi esperimenti, che prevede l'impianto dell'ipofisi di un uomo. Contro ogni aspettativa del luminare l'esperimento riesce e anche in questo cso quado una cosa è troppo bella....
Così il nostro povero Pallino in pochi giorni si trasforma in Pallinovic: un uomo nell'aspetto, ma nella mente un incrocio delle miserie di un uomo e di un cane. La situazione non può che essere sfruttata per raccontarci episodi divertenti e situazioni paradossali. Il finale è amaro: cane mazziato e contento, professore contento e basta.
Sullo sfondo la situazione russa del periodo rivoluzionario. Comitati degli inquilini improbabili, che si approfittano del povero Pallinovic per vendicarsi del medico. Funzionari corrotti che vigilano solo fin dove fa comodo a loro. Burocrazie assurde con tanto di lessico burocratico altrettanto incredibile.
Un libro quindi di satira politica, di denuncia verso i rischi che si corre ad andare contro natura. Però è anche un volumetto piacevole da leggere con parecchi spunti per sorridere. Scritto tra l'altro da un medico che quindi è capace di dare credibilità a un intervento chirurgico decisamente improbabile soprattutto se pensiamo che stiamo parlando di un secolo fa.
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Dio se la prende se ti scordi di essere felice
Giulia è una cosiddetta primipara attempata. La figlia diciottenne pensa a divertisti, ai primi amori, a come affrontare il sesso, alla facoltà da scegliere. Giulia, invece ha i capelli grigi, è un chirurgo con parecchia esperienza, ha le tasche piene di caramelle.
Una domenica, mentre aspetta i lritorno a casa di Mia, Giulia inizia a leggere il diario della figlia.
Pagina dopo pagina scopriamo i pensieri di Mia e a fianco anche la vita di Giulia che lei decide di raccontare in questo modo alla figlia.
Così veniamo a sapere che queste donne sono molto più simili di quanto credono. Ci dice Giulia che le donne hanno due età per essere bambine una è a diciotto anni nel corpo per forza e la seconda è a sesant'anni nella testa per debolezza.
In mezzzo ci sono tutte le esperienze accumulate. La famiglia gli amori, i tradimenti.
Ci sono anche le amicizie: quel rapporto amore odio con le sorelle, che pare non possa essere scalfitto perchè ai familiari non si può portare rancore. Ma è poi così? Ci sono anche le amicizie che scegliamo, come quella con una suora che quando è da sola si veste di rosso e sogna il suo primo e unico amore.
Trovo che questo sia un libro piacevole, sia nei contenuti, che nello stile. Non è forse una gran novità quella di accostare gli scritti di due persone per farci vedere diversi punti di vista sullo stesso argomento. E' però una soluzione sempre efficace che permette di rendere la trama fruibile più facilmente al lettore.
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Una casa nel bosco
La perdita della moglie piomba su Mike in modo inaspettato e devastante. Come per tutti i lutti gravi, a un certo punto deve fare i conti con sè stesso e decidere di continare a vivere.
Scrittore di successo, che ha sempre scritto con foga, adesso non riesce più a farlo. Dopo aver consumato tutta la scorta di manoscritti che aveva messo da parte per i momenti difficili, capisce che è ora di darsi da fare. Si trasferisce nella sua casa del Maine, dove ha trascorso tanti mesi indimenticabili con la moglie.
La casa lo accoglie nel verro senso della partola, con fatti all'inizio solo un pò inquietanti, poi decisamente sovrannaturali.
Lo accoglie anche la cittadina dove vive in modo piuttosto contrastante. La giovane Maddie Maddie con la sua bambina con la loro spntaneità e i loro problemi gli danno una grossa mano a leccarsi le ferite. gli fanno intrevedere anche la posibilità che la felicità possa esserci. Il cattivo di turno nelle vesti di un uomo talmentr anziano, che la sua stessa esistenza in vita ha del miracoloso, fa del suo meglio per mettergli i bastoni tra le ruote. Scopriremo poi, che la cattiveria di quest'uomo è tutt'altro che recente.
Un'epica resa dei conti li vedrà contrapposti tra di loro e con qualcuno ferito in passato e in attesa di vendetta.
Come quasi tutti i libri di Stephen King anche questo cattura il letttore, descrive talmente bene i personaggi da farli sembrare nostri conoscenti e ha una trama mai scontata e sempre coinvolgente. Mi è piaciuta molto la prima parte, quella che ci parla delle difficoltà di Mike, dell'inizio della sua relazione con Maddie. La parte più reale per capirci. Un pò meno la parte finale più fantasy e incredibile. Nel complesso però è stata una lettura piacevole.
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giustino roncella nato boggiolo
" Tutti.. non ebbero più occhi che per quel marito in marsina, lucido,quasi di porcellana smaltata; occhiali d'oro, barbetta d'oro a ventaglio; un bel paio di baffi affilati i capelli tagliati a spazzola, pari, pari."
Ho voluto iniziare questo commento con la descrizione che ci fa Pirandello del protagonista del romanzo, perchè penso che questa scelta sarebbe piaciuta molto anche a Giustino Boggiolo.
Vanesio oltre ogni limite, egoista, insensibile verso i bisogni degli altri, quest'ometto acquista notorietà sfruttando le capacità letterarie della moglie. Silvia Roncella, dotata nello scrivere, ma poco interessata al successo, lascia che sia il marito a gestire il suo successo. Con lui si trasferisce a Roma, lo accompagna nei salotti più noti. Accetta una specie di segregazione sulle montagne del torinese col figlio appena nato. Acconsente anche ad abbandonare il suo piccolo con una balia e la nonna, quando il marito ritiene sia ora di tornare al lavoro.
Nei mesi trascorsi nel suo esilio, la timida Silvia, quasi infastidita dal successo si rende conto che qualcosa non va con Roncella, prima di tutto come marito e poi come agente. Grazie alle maligne insinuazioni di alcuni componenti del bel mondo di Roma capisce che lo scopo principale di Giustino è quello di affermare sè stesso. Non importa che per fare questo si debba rendere ridicolo, o debba minimizzare il ruolo della moglie nel successo dei suoi scritti. Amicizie non sempre disinteressate, frottte di corteggiatori e un Giustino sempre più assente la portano a fare finalmente delle scelte in merito alla sua vita.
La ribellione della donna non può che essere totale e incompresa da quell'uomo incapace di guardare al di là delle prorpie ambizioni.
Un libro, interessante, pieno di spunti, sia sulla vita di coppia che sul ruolo pubblico della donna. Non semplicisimo da seguire, perchè concepito agli inizi del 1900. Risente quindi della ricchezza di linguaggio di quel periodo, diventando a trattti non del tutto scorrevole. Naturalmente questo è un limite mio, non di uno dei maggiori esponenti della letteratura del novecento. Trovo, che invece la trama potrebbe essere tranquillamente trasposta ai giorni nostri.
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Vasco e Dante
Anche questo è un libro che parte della difficoltà di accettare un lutto familiare. E' lo stesso Pratolini ad inizio del volume a dirci che si tratta di un'autobiogafia, ma non solo, è anche una specie di autoespiazione, per non aver capito a pieno il fratello quando era ancora in vita. Io credo sia anche un modo per dare pace alla madre, morta quando i suoi bambini avevano uno cinque anni e uno venticinque giorni. Per troppo poco tempo questa donna ha fatto da madre per lasciare ricordi ai figli, ma lo a fatto abbastanza per lasciare uno di quei dolori che anche se difficile da definire non passa mai.
Il romanzo, è strutturato in modo che l'autore parli direttamente al fratello. Nato come Dante, alla morte della madre viene dato a balia a dei contadini. Notato dal maggiordomo di un barone viene adottato , Diventa Ferruccio perchè Dante è un nome troppo volgare ( incredibile) ed inizia una vita priva di emozioni, senza sbucciature di ginocchia, camicie sbrodolate dal sugo, urla di gioia o dolore. Tutto è trattenuto, in punta di piedi. Arrivato all'adolescenze, con la morte del barone finiscono gli agi in cui è cresciuto, sostituiti da una vita overa alla quale non è abituato. I suoi modi affettati scoraggiano chi lo vorrebbe aiutare. La sua cultura a metò è troppo per un lavoro da operaio e poco per uno da impiegato. In mezzo a queste dificoltà si ritrova col fratello e con la nonna materna riuscendo forse a capire la dignità e la forza di persone che da piccolo aveva guardato dall'altro in basso per la loro povertà.
Non rivelo nulla, perchè è dichiarato all'inizio del libro, dicendo che morirà giovane lasciando per certi versi la sua vita incompiuta, sempre a metà tra due mondi a nessuno dei quali appartiene.
Mi sono stupita di quanto un libro pubblicato nel 1945 possa avere un linguaggio ancra tanto attuale. Semplice lineare , ma capace di dirci tutto del rapporto di questi due fratell, di parlarci di una grande donna come la nonna, di un padre assente, di una divisione tra le classi ancora così marcata.
Pratolini ci dice di averlo scritto di getto. Allora questo è veramente un talento per lo scrivere da invidiare.
Luna park da quasi..paura
E' il 1973. Il costo della benzina e le crisi internazionali sono ben lontane dalla mente di Devin Jones. La sua Wendy lo ha lasciato. Il primo amore, quello che solo a vent'anni è così assoluto e insostituibile ha deciso che è ora di iniziare a camminare da soli. Il ragazzo d'impulso decide che quell'anno il suo lavoretto stagionale per finanziare l'università sarà in un parco diverimenti.
Tra pensieri più o meno convinti di suicidio lo accompagneremo in quell'estate che a detta dello stesso Devin gli cambierà la vita. Con lui entreremo nel mondo dei luna park: industrie che vendono divertimento. ci trasformeremo in Howie, ci incuriosiremo di fronte all'inevitabile fantasma del parco e ci commuoveremo per il non meno evitabile bambio malato.
Questo è un pò diverso della maggior parte dei libri di King. I personaggi sono sempre delineati con sagacia e precisione come piace a me. C'è una storia normale, che pian piano si trasforma in qualcos'altro, abbiamo il sovrannaturale e anche qualche incursione nella violenza. Trovo però che questi due aspetti siano più marginali rispetto a quanto succede in altri romanzi di King. Il centro è Joyland un parco divertimento un pò demodè rispetto alle multinazionali del divertimento. Al suo interno però si aggira una moltitudine di varia umanità che gli dà il fascino di ua vecchia signora con tante storie da raccontare.
Il finale anche se poco credibile, offre comunque una soluzione inaspettata al mistero che aleggia tra tutte le pagine del libro. In definitiva quindi pollice alzat anche per quello.
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Non si scappa dalla propria natura
Quando uno scrittore è bravo può scrivere di qualsiasi cosa. Mi piace quando gli autori che si sono creati una loro nicchia nel panorama letterario dedicandosi sempre allo stesso genere decidono d cimentarsi in qualcos'altro. Decisamente con fuga di natale Grisham si è cimentato in qualcosa d'altro. Per dichiarazione dello sesso scrittore il volume è nato un pò in fretta ui richiesta del suo editore. Non potendo inventarsi una storia natalizia da ambientar in un tribunale pieno di giudici e giurie corrotte si è inventato qualcosa di diverso.
Padre e madre, di fronte alla prospettiva di passaredsa soli il Natale, perchè la figlia ha altri impegni decidono di ignorarlo completamente. Gli oltre 6.000 dollari spesi l'anno precedente per decorazioni, luci, bigliettini e di tuttoe di più serviranno ad un viaggio esotico.
In un crescendo di gag, incomprensioni cattiverie tra vicini Grisham ci porta attaverso la lotta impari cobattuta da una famiglia americana contro il Natale.
Una corsa lunga poco più di 150 pagine dove ci immaginiamo Luther e Nora in costume da bagno che corrono per le strade innevate inseguiti da un enorme pupazzo di neve carico di pacchetti colorati. Il Natale piano piano acquista velocità, tenta il sorpasso e...
Consiglio questo libro, non per il mesaggio che lancia. sicuramente è una condanno verso un consumismo più che sfrenato, ma perchè è leggero e simpatico. Ogni tanto è bello passare qualche ora senza riflettere troppo.
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Voglia e paura di libertà
Questo è uno di quei libri che ti lascia perplesso. Si tratta di pura fantasia, o è una ricostruzione fedele di una situazione reale? Possibile che nella Sicilia degli anni '70 ancora le cose funzionavano in questo modo?
Se in pieno boom economico le ragazze, ma anche le loro madri venivano abusate, maltrattate segregate in modo pubblico, dove erano gli assistenti sociali, la scuole le autorità?.
Lara Cardella ci invita a seguire l'adolescenza di Annetta. Una ragazzina che chissà per quale ragione viene iscritta al ginnasio, visto che l'istruzione non è considerata di alcune utilità per una donna. La carriera scolastica dura comunque poco, sostituita da una semi segregazione.
Annetta è ingenua fino all'inverosimile. Vede nel portare i pantaloni la scappatoia verso la libertà. Ma i pantaloni sono riservati solo agli uomini e alle puttane., Gli uominii sono rozzi, forti e crudeli, quindi questa potrebbe essere una scelta di vita accettabile. Con sgomento scopre che per ragioni anatomiche questa strada è difficilmente praticabile
Suo malgrado sarà additata nel secondo dei due modi, senza peraltro aver fatto nulla per esserlo ed aver indossato i pantaloni solo una volta di nascosto. In realtà, gli insulti e i maltrammenti che subirà per mano dei genitori coinvolgeranno ban più di un dito.
A sedici anni decide che il mondo ha vinto. Grazie anche al racconto di una zia capisce che ha solo una scelta possibile e si incammina su una strada. Si consola dicendo "posso cambiare una testa, non tutte le teste'. Beh meglio di niente.
Questo libro mi è piaciuto abbastanza, pur restando i dubbi sulla sua credibilità dal punto di vista storico. Ho dovuto ricorrere spesso alle note a piè di pagina, perchè ci sono spesso citazioni i dialetto. (io sono nordica). Ciò nonostante trovo hce sia scritto in modo scorrevole, facile da leggere.
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I modi per annientare un uomo sono innumerevoli
La vita dentro un campo di concentramento stalinista raccontata da chi l'ha provata.
L'autore di questo libro, Solzenicyn da laureato in matematica e fisica è diventato un reazionario, condannato per propaganda antisovietica ha trascorso otto anni in un lager. Al suo rilascio è diventato scrittore causandosi non pochi problemi con le sue denunce. Nel 1971 gli è arrivato il premio nobel, ma anche il trasferimento in occidente, visto che l'Unione Sovietica non era più sicura.
Questa breve biografia, per dare maggiore credibilità al contenuto del libro, che sicuramente non è di fantasia. In effetti il primo istinto leggendone le prime righe è pensare che non sia ambientato nella metà del 1900, ma molto più indietro, visto il modo tanto macroscopico in cui sono violati i diritti dei prigionieri.
La vicenda è semplice: dalle cinque del mattino, quando viene suonata la sveglia battendo su un pezzo di binario, seguiamo passo passo Ivan Denisovic. Lo lasceremo solo nel momento in cui alla sera si sarà addormentato riflettendo su quanto sia stata fortunata quella giornata.
Peccato che a noi ritenere fortunato chi vive in quelle condizioni ci sembri poco realistico. Semmai proviamo ammirazione per l'arte di arrangiarsi che si sviluppa tra i prigionieri. Per la solidarietà che va solo a chi se lo merita, al rispetto per chi si comporta correttamente. L'altra faccia della medaglia è la necessità di ricorrere a piccoli espedienti , a qualche piccolo atto di corruzione verso chi conta qualcosa: guardia, caposquadra, detentori del potere quali cuochi o infermieri.
Questo libro non è crudo quanto potrebbe essere. Ci racconta sì delle sofferenze patite, ma non indulge nel descrivere i dolori fisici, o le umiliazioni, quasi le sfiora. Cose che ad un'attenta riflessione sono enormi crudeltà ci sono raccontate come routine, a volte addirittura come colpi di fortuna per aver evitato di peggio.
Il libro è stato scritto nel 1962 e posso pensare che l'autore abbia scelto di non calcare troppo la mano per evitarsi troppi problemi. Una riflessione più amara è che tutto, se ripetuto nel tempo, per quanto possa essere terribile, assume i contorni della normalità.
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Il lato oscuro del potere
Di solito i libri che contengano attacchi politici mi annoiano e cerco di evitarli
Questo volume invece riesce ad essere caustico verso i danni portati in Inghilterra dall'estremizzazione della linea Tatcher, nonchè severo verso i comportamenti di politici ed economisti che hanno portato al consolidarsi del potere di Saddam Hussein, senza creare colpi di sonno. Anzi l'ho trovato ricco, interessante capace di fornire numerose aspettative e cosa più importante di non deluderle. Il segreto di Coe è stato quello di immaginarsi una famiglia che è stata capace di piazzare qualcuno dei suoi componenti in ognuna delle stanze del potere inglese. Queste persone, oltre a capacità sopra la media sono dotati anche di un'aviditò e di un cinismo agghiaccianti. Queste caratteristiche oltre alla loro tendenza a spalleggiarsi pur di aumentare il potere reciproco fa sì che la loro ascesa in politica, giornalismo, industria bellica ed alimentare sia inarrestabile. Le loro vicende inevitabilmente si intrecciano con le vicende pubbliche del periodo pre-invasione del Kuwait.
L'altro personaggio che attraversa tutto il romanzo è Michael Owen uno scrittore di belle speranze, ma scarsi risultati, chiamato in modo misterioso a scrivere una biografia non autorizzata della famiglia Winshaw.In realtà autorizzata lo è ma da una zia rinchiusa da decenni in un manicomio. E' attraverso le sue ricerche che conosceremo i membri della famiglia coi loro successi e le loro bassezze.
Quindi un libro che parla di politica e che ci racconta la saga di una famiglia. No, perchè ci parla anche delle vicende familiari ed affettiva di Michael, che poi scoprirà che la sua vita è stata influenzata non poco dai Winsham. Infine un'incursione nel giallo con una parte presa in prestito da Dieci piccoli indiani. Il finale però Coe non lo ha chiesto ad Aghata Christie, lo ha scritto da solo ed è stato capace di chiudere in modo inaspettato un grande libro.
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certe cose si seppero per caso e qualcuno disse ch
Lenora lascia una vita di stenti, da raccoglitrice di arbusti per il convento. Qui viene istruita e preparata ad una vita migliore. Le monache la mandano in una famiglia a fare la serva, convinte che qui troverà un posto pulito dove vivere e carne più di volta alla settimana. Un bel passo avanti per una che viveva in una capanna, veniva abitualmente battuta dalla madre con gli stessi arbusti che raccoglieva. O no? . Ingenua, abituata a dire senpre di sì, ad essere invisibile, quasi non si accorge di quello che sta succedendo. Il signor O'Connor avvocato di successo appassionato di gonelle non ci mette molto a mettersi alle calcagna anche della servetta. Da qui alla gravidanza il passo è subito fatto.
Un libro che parla della dura vita dei poveri a Città del Messico: la scelta per una ragazza è poca: o miseria assoluta con qualche incursione nella prostituzione o vita meno dura come domestica col rischio di diventare il giocattolo dei datori di lavoro.
Le protagoniste del libro sono le donne : ricche, povere, con i loro acciacchi, le loro superstizioni e malattie dell'anima. Ricche o povere sono comunque succubi degli uomini. Agiate o sull'orlo della miseria devono sempre confrontarsi con un mondo non ancora pronto a lasciar loro lo spazio che meritano. Il finale è tragico, ma probabilmente è l'unico possibile, del resto le due principali attrici erano state inevitabilmente legate dall'unico uomo che compare nel libro.
Interessante anche la scelta dello stile del libro: capitoli che si alternano raccontando gli stessi eventi dal punto di vista di due personaggi diversi. Intervallate alla prosa troviamo anche i versi di una poesia che fanno da collante alla storia.
Ho letto questo libro in poche ore, ma ci sono tornata sopra in seguito. Trovo che sia uno di quei romanzi brevi capaci di condensare in poche pagine innumerevoli spunti di riflessione.
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Una banana poetica
Il lutto, quello tremendo che rischia di spegnerti dentro e la solitudine. Ha avuto un bel coraggio nei suoi primi lavori a cimentarsi con questi temi Banana Yoshimoto. Eppure, nonostante la scelta di temi che rischiano di far cadere nel patetico, direi che il risultato è stato piuttosto buono. Questa ventiquatrenne è riuscita a far affiorare sensazioni come il disorientamento, o la voglia di lasciarsi trascinare dagli eventi tipica di chi si è scontrata con una perdita grave.
Con un linguaggio semplice, il ricorso all'ironia e a paradossi l'autrice ci parla di un tema scomodo con leggerezza. In realtà a ben guardare oltre le apparenza questo libro è tutt'altro che leggero.
La stessa autrice alla fine del romanzo, dialogando con i lettori dice "vorrei dire a tutti gli sconosciuti che leggeranno questo primo immaturo lavoro, che se li facesse sentire anche solo un pochino sollevati, non ci potrebbe essere per me gioia più grande.
Non so se un libro possa portare sollievo, ma di certo può aprire uno spiraglio nel buio, dal quale si intravedono altri essere umani che si trovano a che fare esattamente con le stesse difficoltà che incontriamo noi. Primi fra tutti la necessitò di aggrapparsi ad una cosa qualsiasi che ti aiuti ad alzarti ogni mattina. E subito dopo il fare i conti con il senso di colpa per la voglia di continuare a vivere che cerca di uscire fuori.
La trama del romanzo è semplice. una ragazza con la morte della nonna si trova completamente sola. A lanciarle, anzi a metterle in mano a forza, un salvagente è una famiglia piuttosto particolare. Da questa convivenza nascerà una amicizia barra/amore capace di sopravvivere nonostante un altro lutto.
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ma dov'è il cartomante?
La morte di una sarta/prostituta alcolista nel paesino di Valdiluce dà il via alle indagini dell'ispettore Lupo Bianco che non viene ingannato da quello che sembra un incidente domestico. Nel corso delle indagini emergono segreti incrediibili che si nascondono al di sottto della neve di questo posto isolato.
Al centro della scena l'ispettore Santoni soprannominato lupo bianco grazie al suo incredibile fiuto. Fiuto che usa per annusare l'aria e trovare i primi indizi dai quali parte per individuare le vere e proprie prove.
Trovo che questo personaggio sia fin troppo caratterizzato tanto da diventare a tratti una macchietta.
Mi ha fatto ridere di cuore la scena in cui la sua innamorata, nuda tranne che per un paio di tacchi a spillo, si fronteggia a sguardo duro con la regina del formacaio che vive nella baita di lupo bianco. Per regina del formicaio intendo proprio l'insetto nero che chissà per quale ragione dovrebbe sentirsi minacciata da una sciatrice nuda.
Molto caratterizzati e sopra le righe anche la maggior parte degli altri comprimari. In generale la stessa atmosfera del paese è poco credibile.
Nel suo complesso questo romanzo non mi è dispaciuto, gli indizi sono stati lasciati con abilità in mezzo alle pagine del libro, a volte riuscendo a sviare il lettore così da creare un effetto sorpresa in seguito. Altre volte gli indizi sono forniti in modo evidente così da creare un clima di attesa.
Forse, a causa della professione dello scrittore, è un autore televisivo, questo libro è stato confezionato in previsione di un adattamento televisivo di uno sceneggiato. Ed è già bello che pronto anche lo sponsor, visto che il collega di lupo bianco mangia innumerevoli tavolette di cioccolato dando il la all'autore , ogni volta per citare una nota marca di pasticceria da banco.
Consiglio comunqe questo libro, purchè non ci siano aspettative eccessive.
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Il libro dei nati
Questo è uno di quie libri a metà strada tra il thriller, il fantasy e lo storico. In effetti in alcuni tratti questa mescolanza di generi mette in difficoltà perchè si fa fatica a seguire tutti questi balzi tra presente e passato. L'autore è però abile nel dosarci un pò alla volta le informazioni, in modo da tenere ben all'erta l'attenzione del lettore.
La trama, epurata du tutte le descrizioni è semplice. L'avverarsi di una serie di coincidenza nel medioevo porta alla luce un bambino dotato di capacità di prevedere il futuro che potrebbe influire sulla vita di tutta l'uminità. Queste previsioni verranno nascoste per evitare che qualcuno ne faccia un uso scorretto. Come sempre accade qualcosa filtra, ed ecco entrare in campo un investigatore che riuscirà a mettere insieme tutti gli indizi, per quanto impossibili possano sembrare.
Il libro nel suo complesso, invece non è per nulla samplice. Molti i personaggi, disseminati nell'arco di parecchi secoli. Descritte bene anche le comparse, tanto da farci credere che tutto si fermi lì. Niente di più sbagliato: quando pensiamoi di aver capito dove l'autore vuole andare a parare il contesto cambia totalmente, e capiamo che il nodo del libro sta da un' altra parte.
Mi è piaciuto questo romanzo: piacevole, intrigante e poco prevedibile.
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Il mondo è bello perchè è vario
Questo è un libro sul senso dela vista. Giovanni, il protagonista del romanzo è un osservatore: guarda i dettagli. Oggi abbiamo perso l'abitudine a farlo,m a è bello osservare e persone, così, solo pr il gusto di farlo.
Un venticinquenne di Milano va a Los Angeles autoinvitatosi da due conoscenti occasionali. Non è qui per diventare attore come la maggior parte dei losangelini, si fa un pà trascinare dalla corrente, un pò ricorre a qualche picolo imbroglio. Attraverso i suoi occhi vediamo il panorama di varia umanità che gira per Los Angeles: quasi tutte le donne sono sovrappeso. Sarà la realtà, o una fissazione di De Carlo? Con Giovanni facciamo lavori improbabili e veniamo in contatto con ambienti variegati.
Per quanto riguarda la trama, non c'è un vero filo conduttore che unisce tutte queste esperienze ed in effetti arrivata all'ultima pagina, ho rivoltato il libro per vedere se mi ero persa qualcosa. Il finale lascia l'idea di incompiuto.
L'abilità dell'autore è forse questa: aver costriuto un bel libro, piacevole da leggere senza ricorrere a grandi storie d'amore, a drammi o ad eroi. Tutta la grandezza sta lì: nell'infinita varietà delle persone, che tutti noi sapremmo riconoscere se avesimo la voglia di guardaei. Perchè no, anche attraverso i buchi di un costume da biscotto.
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parenti serpenti
A volte in poco più di cento pagine vngono racchiuse tanti di quegli spunti che non si trovano neppure in tomi da migliaia di pagine.
E' il caso di questo romanzo breve scritto nel 1928 da una scrittrice nata a Kiev che decide di ambientarlo nella sua patria di adozione: la città di Parigi.
Direi che i temi trattati sono ancora piuttosto attuali; le traversie di una famiglia arricchita, per di più di origini ebraiche, che cerca di farsi accettare dall'alta società. Ma la parte centrale del libro sono il rapporto tra questa madre sperduta in un mondo nuovo e per certi versi tornata come una bambina che cerca di farsi notare dai grandi, e la figlia. Una figlia che ha quattordici anni e quindi ha già il suo bel da fare con la crisi adolescenziale. Il desiderio di essere al centro delle attenzioni della madre e l'innata competitività tra donne la porterò a fare uno scherzo crudele alla madre. Calcolato con cura e portato avanti con precisione il piano della ragazza riuscirà perfettamente a centrare l'obiettivo di mortificare la madre. Del resto solo chi ci conosce bene sa che cosa può farci veramente male.
Un bel libro, che si lascia leggere con leggerezza, ma che è tutt'altro che leggero. Lungo quanto basta per contenere una bella storia, ma non troppo da dare spazio a fronzoli o descrizioni inutili.
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Diventare adulto in tre giorni
Chamdi ha dieci anni, il suo nome significa "pellaccia" glielo hanno dato all'orfanatrofio, dove è stato lasciato appena nato. Lo ha lasciato lì un uomo, che è scappato correndo. Delle sue origini mon sa altro. E poco altro sa di quello che al di là del profumo di bouganvillea succede nelle strade di Bombay. La voglia di trovare suo padre, l'ingenuità di un bambino, che crede che i pericoli raccontati dagli adulti non esistano lo portano a scappare. Da lì, in pochi giorni, con lui conosciamo orrori inimmaginabili. Un mondo crudele, dove la malattiae, le deformità fisiche e la criminalità ci vengono descritte con così tanta chiarezza e semplicità da sembrarci quasi inevitabili. Entriamo in un ambiente, dove uno dei protagonisti dice " purtroppo ogni giorno riusciamo a trovare il poco che ci serve per sopravvivere, e questo ci impedisce di liberarci da tutto questo".
Questo libro è capace di far traballare anche la morale più salda. Di fronte a tutto quanto ci viene raccontato non è possibile dare un giudizio di questi personaggi secondo i canoni che usiamo normalmente.Eppure, nonostante tutto delle regole ci sono, c'è solidarietà, c'è affetto e c'è in un certo senso eroismo.
Romanzo breve, scritto molto bene, che tratta oltre alla povertà anche il tema, di chi la sfrutta e quello quanto mai attuale dell'intolleranza religiosa. L'autore ha avuto la capacità di dare molto da pensare a chi ha voglia di farlo. non si è però soffermato a dare giudizi, prendere la parte dell'uno o del'altro e soprattutto ha lasciato da parte ogni retorica.
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La Hayden non mi delude mai
David è un fenomeno da baraccone, un ritardato, un ragazzo con difficoltà ad interagire con gli altri. Il mondo ha deciso che questo ragazzino vada emerginato a tutti i costi. Ce la mette veramente tutta per farlo: i genitori lo lasciano, la sorella entra ed esce da istituti di correzione, la scuola ha la bella pensata di retrocederlo a metà anno dalla prima media alla quinta elementare. Non mancano i soliti bulli che a scuola lo prendono di mira.
In tutto questo David cerca di galleggiare partendo dall'idea che la cosa veramene peggiore sia il nulla. Il suo scopo è quello di contare per qualcuno.
La spinta gli arriva da quacosa di inaspettato: da altre due creature che per ragioni diverse dalle sue non rientrano nella cosiddetta normalità.
Rispetto agli altri libri che ho letto di Torey Hayden questo è piuttosto diverso, perchè non ripercorre come al solito le vicende della stessa autrice alle prese con l'inserimento della scuola di ragazzi con difficoltà di apprendimento.
Lo stile di scrittura, però è lo stesso: chiaro e coinvolgete: Capace di far emozionare senza mai essere stucchevole. A volte crudo nella descrizione di realtà difficile, senza mai diventare patetico. Ci racconta che esistono delle brutture che vanno al di là della nostra immaginazione, ma anche tante brave persone, che lo sono non per calcolo o dovere, ma solo perchè quella è la loro natura. E questo mi mette sempre di buon umore.
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Un burattinaio demoniaco
La foglia di marjuana in copertina avrebbe dovuto insospettirmi. Ma il titolo mi attirava e il riassunto sembrava interessante. Beh interessante questo libro lo è di sicuro. Viene definito come thriler. ma secondo me non lo è. Non lo saprei definire, se non un mix di diversi generi.
Le prime pagine sono piuttosto confuse: ci vuole un pò per capire che sia il vero protagonista. Parecchie citazioni letterarie colte mi fanno temere di essermi imbattuta in un noioso polpettone con pretese di essere colto. Qua e là parecchie espressioni volgari gratuite smentiscono questa impressione.
Per alcuni capitoli diventa abbastanza piacevole, con descrizioni chiare e dettagliate dei personaggio come piace a me. Inizio ad aver voglia di sapere dove si andrà a parare
E poi l'ecatombe eccoci in un libro d'azione stile Terminator, con sparatorie, morti sangue e quant'altro.
Arrivati a questo punto il finale è divetato piuttosto prevedibile e infatti non porta sorprese.
Mi è piaciuta l'idea alla base del libro: una specie di parassita che vive dentro uno dei protagonisti e fa da sottofondo a tutto il romanzao. Mi sembra anche scritto bene, a parte alcune pagine descritive piuttosto noiose il resto scorre.
Tanta violenza e volgarità, però non sono nelle mie corde.
E non lo è neppure questa scelta di mettere nello stesso romanzo tanti stili diversi.
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Mele saporite e trama insipida
Anche per i libri una bella confezione non è sempre indicativa anche di un contenuto all'altezza. Mi è piaciuta la scelta dell'autrice di affidarsi molto al potere evocativo dei sapori e degli odori. Sapori di mele, di terra ed odori di alimenti e di vecchi vestiti usciti dopo anni dalle cassepanche che li conservano. Mi sono immersa in questo aspetto lasciando in secondo piano la trama. In effetti quella l'ho trovata a tratti eccessiva: forse concentrare un numero così elevato di personaggi a dir poco disagiati in poco più di 200 pagine è un azzardo. Le storie d'amore di queste donne sono al limite della soap opera e decisamente di competenza di un pubblico ministero i comportamnte dei due insegnnati presenti nel libro.
Ho trovato piuttosto ingenue e mi hanno fatto sorridere i prodigi botanici legati a vicende felici e infauste di queste donne. Alcune coincidenze sono troppo coincideti per essere credibili e qualche spiegazione non abbastanza esauriente.
Infine il finale: di un'ovvietà sconcertante.
Comunque non mi sento di sconsigliare questo libro: basta non pretendere di trovare una trama particolarmente accattivante e concentrarsi sull'abilità con cui vengono descritti sapori, odori e sentimenti.
Dopotuto questo libro mi ha causato parecchie reazioni e non mi succede con tutti quelli che leggo.
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For the sake of Elena
Ho cercato il titolo della versione originale di questo romanzo, perchè la traduzione in italiano mi è sembrata poco azzeccato. For the sake of Elena (per amore di Elena) mi sembra in effetti più centrato.
Abbiamo tra le mani un volume di Elisabeth George e quindi sappiamo già che si tratta di un thriller. Sappiamo anche che ci troveremo a percorrere un tratto della via dei due investigatori di New Scotland Yard tanto cari alla George.
Ecco dunque l'mprobabile coppia costituita dall'elegante Thomas Linley e dalla burbera Rarbara Havers vedersela con un feroce delitto, oltre che con le loro intricate vicende personali.
Con un ritmo incalzante l'autrice ci spinge dentro i meandri di un mondo fatto di silenzi e di segreti. Un pò alla volta ci svela nuovi personaggi, ognuno dei quali potrebbe essere il carnbefice, ma anche una vittima della defunta Elena.
Con questa autrice ci vuole un pò di attenzione perchè a volte mette troppa carne al fuoco e si tende a pardersi qualcosa. Ma poi ci si fa l'abitudine
Solo alla fine tutti i pezzi del puzzle si rimettono a posto, ed ecco l'assassino che era sempre stato in vista. Ma non ci sentiamo imbrogliati come spesso succede quando i detective ci hanno tenuto nascosto qualche prova fondamentale. In questo libro tutto quanto c'è da scoprire lo scopriamo coi poliziotti.
Piacevole da leggereun libro leggero adatto a chi ama i gialli senza troppo sangue ostentato.
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Le streghe di Salem tornano di nuovo
Mary, ma questo non è il suo vero nome, è una strega. Ce lo dice candidamente già alla seconda riga del romanzo. Di questa sua professione di fede, non abbiamo in seguito alcuna dimostrazione, perchè non compie alcun prodigio. A meno che si possa considerare tale ammalliare parecchi dei bellocci che attraversano la sua strada, senza però mai arrivare al dunque.
La prima parte della sua vita viene raccontata dalla stessa eroina in un diario, poi nascosto in una trapunta, ritrovato e raccolto in questo libro. La seconda parte, come ci fa intuire sul finale l'autrice, ci viene raccontata in un volume successivo che non credo leggerò.
Mi è piaciuta l'idea di raccontare la sanguinosa caccia alle streghe avvenuta nell'America puritana di fine 1600 attraverso gli occhi di una presunta ( anzi vera) strega. Forse però la storia della cittadina di Salem nella quale la gelosia di alcune ragazzine ha scatento una delle peggiori cacce alle streghe di tutti i tempi è stata racontata già troppe volte sia in lettteratura che al cinema.
Trovo che il romanzo sia scritto bene, sia scorrevole, con la presenza di parecchi personaggi ( alcuni un pò macchiette) che rappresentano tutta la varietà di persone presenti in una comunità.
Ma non è riuscito ad appassionarmi troppo. Di certo offre un interessante spaccato della vita condotta in America da alcune comunità fuggite dall'Inghilterra alla ricerca di una vita che avrebbe dovuta essere più pura di quella lasciata in patria.
Però trovo che questo libro non sia nè carne, nè pesce. Con questa stregoneria dichiarata, ma che non arriva a nulla di concreto.
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Una grande donna prima e regina poi
Una biografia storica può andare in due direzioni; essere estrememente rigorosa e legata a quanto dicono le fonti, oppure concedersi qualche licenza nel raccontare le vicende quitidiane. Nel primo caso, rischia di diventare difficile da seguire, e per chi non è del settore un pò noiosa. Nel secondo caso si avvicina molto di più ad un romanzo, diventa più scorrevole ed è accessibile anche ad un pubblico più variegato.
Le Erickson ha seguito la seconda strada confezionando un prodotto piacevole da leggere e a tratti leggero.Non sono in grado di giudicare quanto l'autrice sia stata rigorosa nel riportare i fatti storici. Direi che a grandi linee ci siamo. In più ci sono anche descrizioni di abiti, di ambienti, citazioni sagaci, amori veri o presunti. Insomma una grande regnante descritta non solo come un qualcosa di intoccabile, ma anche come una bambina spaesata prima e una donna, per ruolo, crudele negli anni seguenti. Patemi d'animo, gioie e dolori sono qualcosa di ipotizato dall'Erickson, perchè solo Elizabetta sa quanto ha amato, sofferto ed esultato.
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Un giallo da manuale
Mettiamo un'isola dalla quale non ci si può allontanare, dieci estranei riuniti in una villa e qualcosa di misterioso che li accomuna. Ecco gli ingredienti per un bel giallo d'altri tempi. D'altri tempi perchè non ci sono tutte le scene di sangue, a vollte anche evitabili, che si trovano nei vari telefilm polizieschi. E non ci sono analisi del DNA, luminol e tutto quanto oggi sembra risolvere per magia i delitti. Non manca però niente di quello che serve per fare di una storia un buon libro.
Scritto in modo semplice, è molto scorrevole e facile da leggere senza doversi scervellare troppo per rimettere assieme i pezzi del puzzle. I personaggi sono numerosi, ben delineati ed interessanti e soprattutto, uno alla volta muoiono secondo le indicazioni contenute in una filastrocca per bambini. Non manca il mistero, che durante lo scorrere delle pagine lascia il lettore sempre più interdetto. Lo stesso letttore man mano che la trama prosegue si allea prima con l'uno poi con l'altro dei potenziali omicidi, senza capire chi sia il buono e chi il cattivo. In perfetto stile Agatha Christie solo nelle ultime pagine tutti i misteri saranno spiegati in modo semplice e lineare. Le risposte vanno al di là dell'immaginazione, almeno della mia.
Certo si tratta di un romanzo un pò datato, ma come certi abiti questo libro è una di quelle cose senza tempo, che sopravvivono alle mode ed al passare degli anni.
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Meglio il formaggio stagionato
Ho letto questo libro parecchi anni fa.
Ero stata attratta dal gran parlare che se ne faceva. Veniva descritto come una specie di riscossa delle donne sole e non particolarmente attraenti in una Milano arida di sentimenti.
Anche adesso però mi continua a lasciare perplessa. A poco più di vent'anni mi ero chiesta se le quarantenni nubili fossero così tristi. A maggior ragione me lo chiedo oggi che la boa dei quaranta l'ho passata da in pò. La protagonista di questo romanzo è una bruttina come dice il titolo con qualche difficoltà sul lavoro e nella vita privata. Del resto chi non ce l'ha? Decide di risolverla in modo francamente piuttosto discutibile, con vibratori e pseudorelazione erotiche.
Non mi è piaciuto molto nemmeno lo stile: parecchie volgarità che avrei evitato. Scene di sesso che alla luce du quello che si vedeva in giro anche negli anni '90 non sono tali da scandalizzare nessuno. Gratuite sì, però.
Premesso che a me il genere erotico non piace e non ho intenzione di leggermi nessuna delle cinquanta sfumature di vari colorin, come si è capito questo volume non ha incontrato il mio gusto. Però l'ho finito e quindi è già qualcosa.
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Chi non si adegua è perduto
Già essere un adolescente è un problema. Figurarsi se poi sei un meridionale, figlio di un pescatore di un'isola sperduta per di più appassionato di latino. Tanto per peggiorare le cose immaginiamo che Gaspare Torrente si traserisca a Torino in una scuola frequentata dagli abitamti della zona collinare. Un bello scoglio da superare quello di farsi accettare da questi ragazzi che parlano in un modo incomprensibile, stranamente non vanno a scuola perchè appassionati dello studio e possono permettersi oggetti e svaghi inimmaginabili per il nostro eroe.
Dalle dificoltà di adattamento di questo ragazzo prende il via un racconto che parla di insegnanti inadeguati, di una scuola che invece di educare gli studenti li spinge a disimparare quello che conoscono pur di essere accettati dal branco. Racconta anche di una follia che cresce piano piano, coltivata ogni giorno come le piante che accudisce Gaspare. Sarà l'avulso Furio, in età adulta a dare un specie di patente di rispettabilità al suo desiderio di verde, al suo essere come dice la zia Elsa una barca nel bosco.
Mi sono piaciuti molto i primi tre quarti di questo volume. Nonostnate il tema trattato dia poco da ridere l'autrice l'ha affrontato con leggerezza, a tratti con ironia. Il protagonista con le sue ingenuità i goffi tentativi di omologarsi agli altri arrivando sempre un pò in ritardo, ci ispira tenerezza e solidarietà. Poi la storia si interrompe e fa un balzo di qualche anno che lascia spiazzati. A maggior ragione perchè lo stile si appesantisce. Il finale completa, poi tutte le parti mancanti, ma ormai la voglia di leggere delle prime pagine si è trasformata in noia e desiderio che il romanzo si concluda in fretta.
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Una banda di svitati
Si può fare dell'ironia su tutto. Ce lo conferma Andrea Vitali, che con naturalezza inizia il suo romanzo descrivendo un funerale squallido, accompagnato da un corteo funebre scheletrico, nonchè da un riassunto di Messa. Basta l'inizio per darci un saggio dell'arguzia di questo autore capace, come facevano le vecchiette di una volta, con poche parole di descrivere con precisione fatti e persone. Il tutto condito da una buona dose di pepe.
In questo volume, ci troviamo nell'alto lago di Como, come succede per tutte le storie di Vitali. Il periodo storico è quello del fascismo. Tutte le brutture legate a quel periodo, però sono lasciate da parte. Vitali ci accompagna tra le vicende di piccoli gerarchi, che non si sentono tali; intrighi che sono resi dai protagonisti più intriganti d quanto in realtà siano e segreti che invece di restare nascosti sembrano portati di bocca in bocca dalla breva che sfiora le acque del Lario.
Il filo conduttore che ci porta attraverso le pagine del volume è il desiderio di costituire una banda in quel di Bellano. Si sarebbe però potuti partire da un altra vicenda, perchè i protagonisti sono i personaggi tanto surreali da essere credibili, tanto strani da poter essere identificati coi nostri dirimpettai e tanto ben descritti da diventare nostri amici.
In questo come in altri volumi di questo autore ci vuole un pò per riuscire ad orientarsi nel labirinto di personaggi che lo popolano,. Superato questo scoglo, però la lettura diventa agile e molto piacevole.
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Un cane e un libro leggeri
Mia nonna diceva che se vediamo cadere un umano ci viene d'istinto da sorridere, se cade un animale corriamo subito ad accertarci che non si sia fatto male. Per natura abbiamo quasi tutti un senso di protezione verso i nostri amici pelosi. Forse è questo il segreto dei numerosi romanzi che raccontano delle vicissitudini di famiglie che convivono con animali.
Marley è indubbiamente un tornado che è stato capace fin da cucciolo di monopolizzare la vita della famiglia che lo ha accolto senza sapere bene a che cosa andava incontro. Come spesso succede quello che ha tolto in termini di tempo, spese veterinarie ed inutili sedute da un addestratore di cani, è stato restituito con tanto di interessi in scodinzolate e bavosi baci canini.
L'autore ha probabilmente abusato molto dei buoni sentimenti che si nascondono nel lettore medio, per fare di questo libro un successo. In effetti se lo analizziamo bene non è che abbia una gran trama,: sta ad un romanzo impegnato come un film d'autore sta ad una commedia. Facciamo finta di non accorgerci di essere stati un pò manipolati e godiamoci un romanzo scritto bene, capace di farci sorridere, ma anche di commuoverci. In fondo a volte si può leggere solo per il piacere di distrarsi per qualche ora senza metterci un grande impegno.
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Il branco fa sempre più paura
Quanto è attuale questo libro. L'ho letto tempo fa, ma mi è tornato alla mente in questi giorni seguendo i vari fatti di cronaca che coinvolgono adolescenti.
La trama è interessante: un gruppo di ragazzi, provenienti in parte da un collegio prestigioso quindi per i quali si presuppone siano dotati di una buona educazione, a seguito di un naufragio si ritrovano da soli su un'isola abbandonata. L'inizio è promettente e, purtroppo per l'umanità poco realistico. I ragazzi, infatti si organizzano: c'è un capo, più o meno tutti hanno un compito e il diritto di parlare. Poi subentra la logica del branco, quella che ti fa sentire quanto è buono il sapore del sangue e ti fa dimenticare la morale le regole e l'umanità. Peccato che Golding non ci abbia raccontato anche il dopo naufragio. Che adulti saranno diventati questi ragazzi dopo una simile prova?
Per quanto riguarda il modo in cui il romanzo è scritto, non mi è risultato sempre del tutto chiaro. A volte sono dovuta tornare indietro di qualche pagina per riprendere il filo. Nel complesso comunque lo trovo un libro che meriti di essere letto.
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Un'eroina un pò così
Apri un libro di Jane Austen e ti immagini qualcosa di ampolloso, pieno di sospiri e di dialoghi pesanti. Questo invece inizia in modo del tutto diverso. Le prime pagine sono ironiche nella descrizione di Catherine Morland. Una ragazzotta di buona famiglia, che conosce poco il mondo ed è molto influenzata da romanzetti del mistero. La stessa Austen ci anticipa che questa ragazza non ha nessuna delle caratteristiche necessarie ad essere un'eroina, ed in effetti per i nostri tempi non lo è. Questa ingenua sedicenne, si trova comunque catapultata nel bel mondo e nel giro di qualche mese si trova ad affrontare tradimenti, ambiguità ed umiliazioni ed ad uscirne con dignità. Viste le difficoltà che anche oggi affrontano gli adolescenti forse ha ragione la Austen e dell'eroico c'è anche in una vicenda di questo tipo.
Il brio iniziale del volume, lascia a tratti spazio alla pesantezza tipica dei romanzi di quest'epoca, ma è comunque facilmente leggibile.
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Una vittima un pò carogna
Ogni tanto Stephen King decide di lasciare da parte i mostri dei mondi paralleli e di dedicarsi a quelli reali. Questo è uno di quei casi e devo dire che ne è uscito un libro veramente azzeccato. Una storia di violenze domestiche, nella quale la vittima decide di averne avuto abbastanza. Niente di troppo originale in questa trama. L'originale sta nel modo in cui ci viene raccontata la storia: dalla stessa colpevole, che sta cercando di difendersi dall'accusa per un delitto che non ha commesso. Interessante anche il modo in cui ci viene presentata Dolores. Di solito ci immaginiamo le vittime di abusi domestici come dei poveri topolini, rintanti in un angolo che hanno appena la forza di squittire per il dolore e la paura. Non è il caso di questa donna: ruvida, sboccata, con una lingua che taglia il ferro. Talmente sopra le righe con i suoi atteggiamenti da diventare quasi simpatica, nonostante l'atrocità di quello che ha commesso. Solo a tratti salta fuori la sua umanità che la vita ha costretto a nascondersi il più in fondo possibile. E' la stessa Dolores che ci dice " a volte fare la carogna è l'unica cosa che rimane ad una donna."
Un romanzo più breve di quelli a cui ci ha abituiati King, ma dentro non manca nulla: una trama interessante, personaggi ben delineati ed il finale che alla fine speravamo di ottenere. Dopottutto le donne carogne un pò di simpatia ce la ispirano.
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Una musa abusata
Poniamo di entrare in un museo e di innamorarci di un quadro. Lo osserviamo da tutte le angolazioni, ne apprezziamo le pennellate, le luci e le ombre, se siamo degli esperti. Se lo siamo un pò meno ci chiediamo chi è la ragazza che rappresenta, qual'è la sua storia, perchè l'autore ha scelto proprio lei. Poniamo di essere uno scrittore, e allora attorno a questa fantasia costruiamo un romanzo, che assieme al film che ne è tratto sarà capace di ridare fama anche al quadro. La Chevalier ha confezionato un bel romanzo: originale nella trama e scritto in modo scorrevole, piacevole da seguire. Nello scorrere delle pagine ci racconta, come potrebbe essere nato questo quadro: dall'ossessione del pittore Veermer per la sua servetta sedicenne Griet. Giorno dopo giorno tra i due nasce uno strano rapporto, nascosto a tutti e difficile da gestire per una ragazzina senza esperienza. Del resto lei stessa non riuscirebbe a dire esattamente di che cosa si tratta. Il suo padrone le ha chiesto di posare per un quadro e per farlo di mentire ai suoi genitori e alla moglie del padrone, ma lei è l'unico sostegno della famiglia, quel lavoro è vitale, e questo è solo un piccolo compromesso.
farfalle e farfalloni
Berlino, poi Londra, poi Ceylon. E ancora, gli anni 2000, poi la metà del 1900 e infine la fine del 1800. Questo libro è un continuo di salti tra paesi ed epoche diverse, con diversi personaggi che si contendono le varie scene. Da Diana, la principale protagonista, che vive nei giorni nostri, alla sua eccentrica zia Emmelyn, fino ad una trisavola la cui vicenda è stata con cura nascosta dalla famiglia. Una bella ambientazione, e una bella idea quella di inventarsi un'indagine nel passato partendo da pochi vecchi ricordi di famiglia. In realtà il tutto serve a ricoprire di fronzoli un romanzo romantico, peraltro anche poco credibile. In alcuni punti i colpi di scena, e di fortuna dei protagonisti impegnati in questa caccia al tesoro in giro per il mondo sono veramente eccessivi e poco credibili. Così come sono destinate solo a delle sognatrici incallite le due storie d'amore che si sviluppano nel volume. A chi piace il genere rosa con una spruzzata di giallo comunque questo libro può fare una buona compagnia per qualche ora. Lo stile, pesante in alcuni passaggi, è comunque perlopiù abbastanza agibile.
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Cosa si nasconde dietro il cotone?
Inizi un libro di Grisham e ti aspetti di incotrare giurie, avvocati e giudici corrotti. Qui invece giri le pagine e ti trovi davanti tutt'altro. Un mondo lontano dai tribunali, ma tratteggiato con la consueta precisione e cura per la descrizione dei personaggi a cui sono abituati i lettori dello scrittore americano.
Luke ha solo sette anni, ma è figlio e nipote di coltivatori di cotone e quindi la sua età conta poco, così come conta poco l'essere proprietario dei terreni. Anche lui coi genitori deve alzarsi all'alba e raccogliere cotone fino a quando le mani gli sanguinano. Deve lottare con loro cotro il caldo, gli insetti, e correre più veloce dei temporali che si stanno avvicinando e rischiano di vanificare tutto il lavoro dell'anno. Oltre a tutto questo suo malgrado viene a conoscenza di segreti terribili che non è in grado di gestire.
Nell'Arkansas del 1952 la vita è dura sia per i piccoli proprietari che per i braccianti arrivati dalla montagna. In questa estate particolare si intrecciano le vicende di tre famiglie, tra fatica, amori clandestini, fatti di sangue, ma anche solidarietà che arriva inaspettata dal più debole del gruppo e poi per un breve attimo fa da collante per tutti coloro che loro malgrado si trovano a dividere l'aia di una fattoria sperduta. Finita la stagione dei raccolti tutti tornano alle loro miswere vita, chi con un peso sulla coscienza, chi con uno spiraglio verso un futuro meno duro.
Veramente un bel libro. Sono trattati argomenti piuttosto pesanti, come le difficili condizioni nell'America rurale del dopoguerra, dove non solo la povertà ma anche il razzismo la facevano da padrone. Non tutto però è fatto di brutture, c'è anche la solidarietà tra poveri, i legami familiari e l'amicizia. Insomma un mix riuscito tra realizmo e buoni sentimenti senza eccedere nè da un lato nè dall'altro
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Quando ci vuole, ci vuole!
Shelley e sua madre sono topi: persone incapaci di reagire alle brutture della vita.Dopo essere stata abbandonaae dal padre per la classica donna più giovane, essere stata bersaglio di bullismo a scuola ed aver sentito impotente i racconti dele molestie subite sul luogo di lavoro dalla madre, l'adolescente non ha dubbi su questo dato di fatto. Da bravi roditori decidono di cercare una nuova tana al sicuro. Deve essere nascosta agli occhi di altri umani, addirittura dalla porta d casa non si devono sentire le voci dei vicini. La casa perfetta è individuata ed acquistata: adesso il gatto non fa più paura. Quando, però il gatto, nelle vesti di un malintenzionato, decide di violare la loro intimità, le due donne si trasformano in feroci e lucide cacciatrici.
Nel complesso un bel libro,con un finale abbastanza prevedibile, quindi adatto più a chi ama la buona scrittura, piuttosto che la suspance. La maggiore abilità dell'autore mi sembra quella di portare il lettore ad avere simpatia verso queste due creature arrendevoli, invece di rabbia per la loro staticità. Allo stesso modo, il loro comportamento nella parte finale del libro diventa qualcosa di normale. Anche in questo caso non ci sono giudizi morali sulle loro scelte: era inevitabile. La scrittura è scorrevole, senza ricorsi a virtuosismi stilistici, ma piena di sfumature nella descrizione dei personagi e dei loro sentimenti.
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L'elettricità è buona o cattiva?
Jamie non sa che la decisione di sua sorella di regalargli una scatola di soldatini avrà così tanta influenza nella sua vita. All'inizio lo aiuta a conocere il nuovo reverendo. Un uomo simpatico, alla mano, con forse una qualche ombra sinistra, ma che cosa ne sa un bambino di sei ann delle stranezze degli adulti o di che cosa può nascondersi dietro un sorriso.. Proprio quell'incontro, col suo fattore di cambiamento sarà alla base di una serie di incontri più o meni casuali con il reverendo Jacobs. Ma come Stephen King ci insegna il caso non eiste, dietro a tutto ciò che facciamo c'è sempre qualcosa,, di solito di terribile, che tira i fili. Un grave luto sembra trasformare l'innocente passione di Jacobs per l'elettricità in qualcosa altro. Dapprima sembra solo un mondo dove rifugiarsi per sfuggire al dolore, poi diventa un modo per attrarre citrulli. Chissà se era entrambe le cose o nessuna delle due. Come l'autore abilmente ci fa pian piano scoprirte quella vera è l'ultima ipotesi.
Forse non il migliore dei libri scritto da King, ma comunque facile da leggere e coinvolgente. La strategia dell'autore di buttare qua e là qualche anticipazione spinge il lettore a girare più velocemente le pagine per capire dove si sta andando. L'abilità però è quella di dire e non dire in modo che il piacere della lettura non venga rovinato.
Nel comlesso il volume è molto piacevole con personaggi tratteggiati con cura ed una trama coinvolgente. Un pò debole il finale, con il momento della resa dei conti. Forse ll'argomento della lotta contro il sovrannaturale è stato talmente sfruttato da .diventare ovvio.
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