Le avventure di Pinocchio Le avventure di Pinocchio

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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    28 Agosto, 2016
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Un burattino divertente e fantastico

La rilettura di Pinocchio offre sempre spunti interessanti. Intanto il piacere di rileggere le avventure del famoso burattino in una copia anastatica della prima edizione ( 1883) il cui titolo “Le avventure di Pinocchio” era seguito dal sottotitolo, poi scomparso nelle edizioni seguenti, “Storia di un burattino” La casa editrice era di Firenze, Fratelli Paggi Libraio, e stampava a quei tempi altre opere per l’infanzia, oltre che di scrittori come Collodi ( “Giannettino”, “Minuzzolo” e i “Viaggi per l’Italia di Giannettino”) anche di suoi contemporanei, tra i quali una certa importanza ai tempi hanno avuto Ida Baccini e Pietro Thouar. E proprio da questi due deve aver tratto qualche spunto Carlo Collodi, allontanandosi dalle tesi edulcorate e moraleggianti del Thouar e avvicinandosi alle favole ed ai racconti della Baccini, lontani dal didascalismo pesante e pedante in auge a quei tempi e più vicini ad un realismo divertente e fantastico. A questo filone più nuovo s’accosta Collodi, con il suo singolare burattino, saggio e scavezzacollo, curioso e sempre alla ricerca (quasi come Ulisse) di un traguardo al quale ancorarsi definitivamente. Pur grondando di consigli saggi ed educativi (“non dar retta alle cattive compagnie”, “ non ti fidare degli imbroglioni”, “I quattrini rubati non fanno mai frutto”, “ la farina del diavolo va tutta in crusca”, “chi ruba il mantello al suo prossimo, per il solito muore senza camicia” e via leggendo) il romanzo scorre leggero, ammonisce ed educa senza burberi cipigli. Una citazione particolare meritano gli animali, quasi tutti presentati nel corso della storia come esempi da imitare, dal povero Grillo parlante ai fedeli servitori della Fatina, il Falco e il Can barbone Medoro, dai saggi e lapalissiani medici al capezzale di Pinocchio, il Corvo e la Civetta, al saggio Pappagallo, al Colombo, al Tonno… Il Gatto e la Volpe fanno eccezione : imbroglioni e falsi invalidi, rappresentano forse una piaga per quei tempi, sicuramente una coppia di lestofanti, ancor oggi, anzi soprattutto oggi, protagonisti della cronaca nera, ove truffatori di povera gente e ladri di denaro pubblico sono sempre all’ordine del giorno sotto svariatissime spoglie. Un cenno ai libri citati nel romanzo: oltre ad Abbecedari, Sillabari e Testi di Aritmetica (Laria Metica, la storpia Pinocchio !), compaiono in un capitolo alcuni libri di scuola scagliati contro Pinocchio dai suoi compagni: fra questi i “Racconti” del già citato Thouar e le “Memorie di un pulcino” della Baccini. Alcuni critici hanno adombrato che, nel citare i testi buttati addosso al burattino, trasparisse una certa antipatia di Collodi nei confronti degli autori, sorvolando sul fatto che tra i testi scaraventati su Pinocchio c’erano anche opere dello stesso Collodi ( “Giannettini” e “Minuzzoli”). Una lettura de “Le avventure di Pinocchio”, ben presentata e commentata, nelle ultime classi elementari non potrebbe che giovare, a mio parere, ai nostri giovanissimi studenti.

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silvia71 Opinione inserita da silvia71    29 Mag, 2016
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Una creatura di legno

Carlo Lorenzini, alias Carlo Collodi è il padre del burattino più noto al mondo.
La prima pubblicazione de Le avventure di Pinocchio risale al lontanissimo 1881; è trascorsa un'eternità da allora ma la storia del burattino di legno parlante è un sempreverde letterario.

Le vicissitudini di Pinocchio sono note a tutti, le abbiamo ascoltate, le abbiamo lette trasposte in numerose versioni dedicate ai piccini; eppure gli spunti legati alla lettura di queste pagine cambiano in base all'età in cui essa avviene.
Una lettura del testo in versione originale dove assaporare la vera penna del Collodi è un'esperienza imperdibile, per coglierne a fondo le sfumature e riflettere su tutti i significati che l'autore ha volutamente affidato alla storia della sua creatura letteraria.
Una semplice ma grande storia di nascita, evoluzione e rinascita, di presa di coscienza, di ottusità e bontà, di crescita di un essere umano.
Riletto oggi non ha perduto il suo fascino ed il suo significato morale, a tratti amaro e commovente, scivola pagina dopo pagina verso un epilogo pieno di speranza.

Da segnalare l'ottima versione Feltrinelli, curata da Fernando Tempesti, studioso del Lorenzini, che grazie all'inserimento di centinaia di note al testo, regala approfondimenti storici, filologici e letterari di alto livello.

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Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    23 Mag, 2015
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Legno vivo!

Dove trovare miglior storia per raccontare l'iniziazione alla vita?
Pinocchio nasce bambino imperfetto – non a caso simboleggiato da un burattino tozzo e spigoloso – per potersi tramutare via via in un piccolo uomo. Dall'asprezza del legno alla sensibilità della carne.
In questa sua metamorfosi lo accompagna una coscienza esterna (il mitico grillo parlante), che egli, nel suo percorso, dovrà dimostrare di aver interiorizzato. Passando per i classici pericoli disseminati sul percorso dalla fanciullezza all'età adulta: le cattive compagnie, l'ignoranza e l'inesperienza, l'incapacità di sottostare alle regole, la bugia come arma di difesa, e via dicendo.
In questo modo, “Le avventure di Pinocchio” diventa un luogo di potentissimi simboli: “il gatto e la volpe”, “il paese dei balocchi”, “Lucignolo”, da luoghi e personaggi dell'immaginazione divengono citatissimi modi di dire e termini di paragone.
L' "inganno” e il divertimento di Collodi è raccontare la storia di un burattino alla ricerca della sua umanità, quando poi essa è evidente nel personaggio sin dall'inizio del racconto, specie ogni qual volta Pinocchio si allontana dalla strada maestra: umano è il piagnucolio del burattino che ha incenerito i suoi piedi nel fuoco, il rabbioso e ripetuto tentativo di spiaccicare al muro il grillo parlante, il dolente penzolare dalla Quercia grande a cui si ritrova impiccato, l'ansia di seguire il compagno di sventure Lucignolo; per toccare il suo punto più alto in quel naso che – come un distintivo “mobile” di immaturità – si allunga, e si allunga, e si allunga...

Un libro meraviglioso nella sua imperfezione – esattamente come chi ne è protagonista –, rapido quando introduce con pochi tratti situazioni e personaggi, colorato di tocchi lievi ma efficacissimi (la pentola sul fuoco che, nella casa di mastro Geppetto, è solo disegnata sul fondo del camino, poiché quest'ultimo si è ridotto senza nemmeno la legna per accenderlo), a volte argutamente surreali, come nel famoso consulto medico dei dottori Corvo, Civetta e Grillo attorno al burattino (“Quando il morto piange, è segno che è in via di guarigione”; "Mi duole di contraddire il mio illustre amico e collega - soggiunse la Civetta - ma per me, quando il morto piange, è segno che gli dispiace morire" ).

Non è un caso se il burattino di legno è stato omaggiato da varie trasposizioni cinematografiche (da Comencini – con Nino Manfredi nei panni di Geppetto – a quella, meno fortunata, del regista Francesco Nuti – “Occhiopinocchio” – passando per tante altre).
La verità è che Pinocchio è magia! Leggerlo da bambini quasi un imperativo; rileggerlo ogni volta che capita tra le mani, una continua conferma.

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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    06 Agosto, 2014
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Le lezioni del truciolo

Pinocchio l'amico di quando si era piccini, arrivava prima in un libro, poi in un cartone animato, poi nella filippica del nonno quando la frutta la volevi sbucciata. 
Pinocchio era un giocattolo di legno colorato, a volte un pupazzo di stoffa imbottita, certamente un grazioso ammonimento quando il bimbetto diceva bugie. 
Della storia del burattino gli anni si portano via qualche dettaglio qua, qualche personaggio là, forse anche oscurati da edizioni tagliuzzate ed imbastite piu' sottili per assecondare i piu' piccini. 
Sta di fatto che prima o poi nella vita Pinocchio ritorna davvero, col Gatto e la Volpe che cieco e zoppo non sono, ma ti imbrogliano ugualmente. Col Grillo Parlante che non ha antenne, ma se lo avessi ascoltato quante grane avresti evitato. Con gli Zecchini d'oro che non tintinnano piu' ormai tramutati in carte magnetiche , eppure se seppellisci ricchezza nel Campo dei Miracoli continuano a non crescere alberi, ma ladri che dissotterrano sì.

Ritrovare, riscoprire le avventure del discolo truciolino di Geppetto trent'anni dopo in un'edizione integrale rende onore al Collodi ma anche a chi con la storia del ragazzino di legno ci ha infarcito l'infanzia, a suo tempo.
Scritto con cadenza fiorentina, par quasi di essere di fronte ad una rappresentazione teatrale per come l'autore gestisce in armonia ed intensita' i personaggi. Talvolta così buffi, talvolta così tristi, talvolta così saggi che tutto - come per magia - esplode in un grande affetto per questo pistacchio a lunghissima conservazione.

" Mi duole di contraddire il mio illustre amico e collega - soggiunse la Civetta - ma per me, quando il morto piange e' segno che gli dispiace a morire."

Buona rilettura.

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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    11 Luglio, 2014
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ACRONIMO – Marionetta dei miei giorni

Pinocchio fu fantastica avventura nell’
Immaginazione di bimbo che sognava a occhi aperti:
Nel carrozzone di Mangiafuoco, veleggiando su ali di gabbiano,
Oziando nel paese dei balocchi o nel ventre di pesce vorace. Nelle
Canzoni di Bennato (La fata, Il gatto e la volpe, Dotti medici e sapienti, In prigione!)
Catturò la mia ribellione di burattino senza fili e adolescenziali desideri di libertà.
Ho varcato l’età adulta, oggi Pinocchio
Induce riflessioni e nostalgie, infine
Opera come tappa nel percorso delle metamorfosi letterarie…

Bruno Elpis

Nella favola si verificano alcune trasformazioni. Nel Paese dei Balocchi, dopo un periodo di cuccagna con Lucignolo, Pinocchio si trasforma in asino e finisce in un circo nella compagnia dei pagliacci. Nel finale Pinocchio, uscito dalla bocca del pesce-cane insieme a Geppetto, abbandona la natura di burattino e diviene un ragazzo in carne ed ossa grazie all'intervento della Fata (“Quando i ragazzi, da cattivi diventano buoni, hanno la virtù di far prendere un aspetto nuovo e sorridente anche all'interno delle loro famiglie”). Ma forse la metamorfosi più vistosa e celebre di Pinocchio è il naso che si allunga quando il burattino dice le bugie…

Disse il corvo: "A mio credere il burattino è bell'e morto; ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe indizio sicuro che è sempre vivo".

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... ogni declinazione delle metamorfosi!
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    10 Luglio, 2014
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Manuale del bambino vero

Come dice Calvino: “...viene naturale pensare che Pinocchio ci sia stato sempre, non ci si immagina un mondo senza Pinocchio”.
Tutto vero, giovani e meno giovani, tutti, siamo stati accompagnati nella crescita dallo sventurato burattino, presentatoci in tutte le salse, con svariati film, serie tv, cartoni animati(come dimenticare il capolavoro Disney?), ed infine anche a scuola, in infanzia, essendo un racconto leggero, piacevole ed educativo. Certo è che se ognuno di noi avesse avuto le stesse conseguenze che ha Pinocchio ogni volta che marina la scuola, molti di noi non sarebbero sopravvissuti. Eppure a un certo punto mi sono chiesto: “Se qualcuno mi chiedesse se ho mai letto Pinocchio, potrei rispondergli di si?”. La risposta era no, sapevo tutto di lui, eppure non potevo rispondere affermativamente. Soffermandomi su questi pensieri e considerando la mia mancanza un sacrilegio, ho deciso infine di aprire e scorrere tra le pagine di questo capolavoro senza tempo, che mi ha fatto fare un tuffo nel passato, rievocando nella memoria le tante immagini collegate alle avventure del burattino di legno, che avevo ammirato ma non in carta stampata.
Pinocchio come sempre fa sorridere, anche di più dalla penna del suo creatore, ispira tenerezza ma anche irritazione (seppur come quella di un padre verso un figlio monello) con le sue innumerevoli birichinate che sono la causa delle sue disavventure. E’ un libro perfetto per istruire, contiene molte delle norme morali di base dell’essere umano, da trasmettere ai bambini, tramite un canale così perfetto quale è quello sventurato burattino, insieme ai suoi comprimari, buoni o cattivi che siano, in scena in una bellissima storia ed anche, a mio parere, originale. Sono rimasto infatti sorpreso che qualcuno potesse considerarla banale, ma secondo me potrebbe apparire tale perché, come dicevo all’inizio, sembra che Pinocchio sia sempre esistito. Ma se vi soffermate un attimo sulla originalità della storia ai tempi della sua scrittura, non credete come me che sia bella ed estremamente originale? Siamo bravi a sparare giudizi senza riflettere, ma a mia opinione è un errore non riconoscere la grande fantasia di Collodi, non mi pare infatti che qualcuno prima di lui abbia ideato una storia di tal genere. Non vi sono personaggi in Pinocchio che non si imprimano nella memoria, nel bene o nel male, ma appare infine chiaro quali di questi godano della miglior sorte. Ebbene caro Collodi, con il tuo capolavoro mi sono sentito a tratti tornare bambino, mi hai ricordato che c’è un Pinocchio in ognuno di noi, da bambini, ma anche da grandi. Quell’ingenuità, quel lamentarci di qualsiasi inezia, talvolta la scarsa voglia di fare, accompagnata però alla fine da quella voglia di rivalsa, di riscatto, di amore verso i nostri cari, raggiungendo la nostra piena maturazione, trasformandoci infine in dei “bambini veri”.

“Che nome gli metterò? Lo voglio chiamar Pinocchio. Questo nome gli porterà fortuna. Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi: Pinocchio il padre, Pinocchia la madre e Pinocchi i ragazzi, e tutti se la passavano bene. Il più ricco di loro chiedeva l’elemosina.”

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Ginseng666 Opinione inserita da Ginseng666    08 Novembre, 2013
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Pinocchio, storia di una maturazione infantile

Apparentemente la storia di Pinocchio si presenta come una favola, che allieta la lettura dei ragazzi.
In realtà essa nasconde significati reconditi, che la rendono adatta anche a una variegata schiera di lettori di età diverse...
La storia si apre come una nascita, ma è un nascita anomala: un taglialegna si costruisce un burattino usando un pezzo di legno che gli è stato regalato da Mastro Ciliegia, un suo amico che in realtà vuole liberarsene perchè lo considera fatato....un legno che parla che si muove e dal quale pare scaturire un'energia misteriosa...
Geppetto si costruisce il burattino per girare il mondo, ma esso si rivelerà un monello maleducato, disobbediente con tutte le qualità negative del figlio viziato... fugge di casa, marina la scuola, si caccia nei guai, frequenta cattive comagnie...
La vita gli mostra i suoi lati peggiori e qui si evidenzia l'incontro il gatto e la volpe, il ratto di Mangifuoro e infine la fuga nel paese delle meraviglie...
Ma vi sono anche le figure positive: la fata turchina e il povero, paziente Geppetto padre putativo che tenta di tutto pur di fornirgli un'educazione decente...
E' la storia della crescita e della maturazione di un ragazzino, che dopo aver percorso tutte le vie del godimento della inesplicabile, incosciente allegria...raggiunge infine la convinzione di percorrere la via del bene, accudire il genitore anziano e malato e infine inziare a frequentare la scuola, aiutandosi con lavori manuali...
Ecco il bambino è giunto alla sua piena maturità e per questo potrà ricevere il suo premio:
non sarà più un burattino, ma verrà trasformato dalla benevola fata in un simpatico ragazzino di carne...
Il premio naturalmente nella vita reale non sempre viene elargito, perchè in alcuni casi percorrere la via buona, non porta necessariamente i risultati sperati...ma questa è una favola e naturalmente il finale felice è di obbligo, anche come doveroso incoraggiamento.
Da leggere e da rileggere se qualcuno lo avesse già visionato..
Saluti.
Ginseng666

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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    07 Novembre, 2013
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Chi dice bugie ha il naso lungo ;-)

Un romanzo che commuove e avvince, mentre si seguono le avventure picaresche di Pinocchio.
Ci si affeziona a questo personaggio che è in continua evoluzione ed è in grado, alla fine, di imparare dai suoi errori, scoprendo ciò che davvero è importante nella vita, nei valori, nei sentimenti.
Carlo Collodi ha saputo scrivere un romanzo rimasto alla storia e che ha educato le generazioni che si sono susseguite dalla pubblicazione in poi. È ancora uno dei testi di riferimento e, a suo tempo, è stato un’innovazione, un caso editoriale.
È un libro che parla ai bambini, ai ragazzi e agli adulti, riuscendo ad educare, a proporre modelli ed insegnamenti morali. Un alto valore pedagogico accompagna il romanzo per tutta la durata della narrazione. “Le avventure di Pinocchio, storia di un burattino” è un romanzo picaresco, tristemente ironico, a volte anche satirico, arricchito di insegnamenti pedagogici.
Lo stile è piacevole, il lessico semplice, nonostante il romanzo sia stato scritto nel 1883.
Siamo tutti cresciuti leggendo o guardando le varie trasposizioni cinematografiche e televisive di questo romanzo che riesce, ogni volta, a trasmetterci quel qualcosa in più, grazie al suo intramontabile pregio narrativo.
È uno dei romanzi che si può includere nella categoria dei “sempreverdi”, sempre attuali, sempre piacevoli da leggere e rileggere.

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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    04 Ottobre, 2013
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Il famoso burattino

Agli inizi questo libro non era nato come storia per bambini anche perché il povero Pinocchio faceva davvero una misera fine.
Successivamente la storia venne prima pubblicata a puntate su un quotidiano ed infine in testo unico nel 1883.
Per quel tempo, il racconto aveva uno stile innovativo e moderno, inoltre il linguaggio è colloquiale.

Passiamo alla trama del libro.

Tutto ha inizio nella bottega di mastro Ciliegia, il quale si ritrova nel suo bugigattolo un pezzo di legno di poco valore.
Quando comincia a lavorarlo però si accorge che questo ciocco sa parlare, allora il mastro tutto impaurito decide di sbarazzarsene e lo regala a Geppetto.
Questo piccolo falegname deciderà di farsi un burattino, che chiamerà Pinocchio.
Pinocchio però darà molto filo da torcere al suo babbo che cerca in tutti i modi di crescerlo come un bambino: buono, educato e giudizioso.
Pinocchio però si nasconderà dietro le menzogne e darà molti dispiaceri al povero Geppetto.

Che altro dire?
Anche se Collodi ha trasformato questo romanzo in un libro per bambini, riserva dentro di sé una malinconia e satira unica nel suo genere.
Non mi resta altro che consigliarlo ad un pubblico di grandi e piccini.

Buona lettura!

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MATIK Opinione inserita da MATIK    19 Agosto, 2013
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Le avventure di Pinocchio.


"Pinocchio, non dar retta ai consigli dei cattivi compagni: se no te ne pentirai!"

Riletto perchè mia faglia doveva lavorarci per il compito estivo....così non mi trovavo impreparata!
Un libro che nella sua semplicità è ricco di tante morali alle quali tutti i bambini dovrebbero prestare molta attenzione, crescendo, purtroppo scopriranno che tanti degli aneddoti raccontati da Collodi saranno la verità (le bugie hanno le gambe corte, bisogna lavorare o studiare con passione altrimenti son guai, ascoltare i consigli di chi ha più esperienza, guardarsi dai cattivi compagni, rispettare gli altri ecc.ecc.)!
Un buon libro per i ragazzi nel quale troveranno tanti buoni consigli da tenere a mente per crescere più giudiziosi e saggi!

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Opinione inserita da Maria Elisa Consiglio    06 Mag, 2012

MIRABOLANTI PERIPEZIE di Maria Elisa Consiglio

MIRABOLANTI PERIPEZIE di Maria Elisa Consiglio - Pinocchio, prototipo del bugiardo a cui cresce il naso a ogni bugia che dice e che fa rivivere ai suoi lettori molte emozioni, è e sarà per sempre vivo. Il tronco di pino di Benigni, che rotola, rotola, rotola, urtando tutte le forze del Paese, dai gendarmi ai baroni, ai personaggi più autorevoli, arriva nel laboratorio di Geppetto, che ne ricava un pupo di legno, nella segreta speranza di vederlo trasformato in un bambino vero. “Un solo colpo di bacchetta della Fata turchina e il burattino acquista vita propria, affiancato dal Grillo Parlante, istanza superegoica continuativamente pronta ad afferrarlo per i capelli” (M. Perriera,www.novefirenze.it, 7/7/2011). Tante sfaccettature in PINOCCHIO. Libero, scanzonato, birichino, di volta in volta ammaliato dalla musica dei pifferi, dalla lusinga dell’albero di monete d’oro, dai colpi di grancassa del Teatro dei Burattini, dalle attrattive del Paese dei Balocchi, da varie figure inaffidabili e ingannevoli, corre dietro alle farfalle, ignorando il senso del dovere, l’affetto di un padre, la sollecita tenerezza della fata turchina, ancoraggi sicuri dalle sabbie mobili dell’anarchia impulsiva. Censura di ogni inadempienza? Esaltazione dei principi dell’Italia appena unificata? Celebrazione di una pedagogia volta a reprimere comportamenti ritenuti devianti? Bisogna andare cauti nelle risposte. Il burattino di Collodi, con il suo essere continuamente in bilico tra la disposizione verso atteggiamenti spiritualmente propositivi e la chiara condivisione di comportamenti trasgressivi da cui è profondamente affascinato, fa sentire il suo scetticismo polemico contro le rigide emanazioni amministrative, i programmi ministeriali inadeguati, la preparazione dei maestri comunali incapaci di svecchiare il neonato stato italiano ancora in cerca di una propria identità culturale. Carlo Lorenzini, insomma, con inconsapevole lungimiranza, dice basta all’imposizione passiva di precetti sterili travasati da libri artificiosi, è arrivato il momento di allargare gli orizzonti degli allievi, favorire l’insorgere spontaneo degli interessi, tendere alla formazione di una mentalità aperta al confronto dialettico; nel suo bifrontismo, con la protettiva lente dell’umorismo, dice senza esporsi, nell’implicita riprovazione della marionetta che, rientrando nell'ordine, indossa “la maschera” tanto condannata da Pirandello e soffoca la libertà creativa del “fanciullino” di pascoliana memoria. “Il fascino dell’opera risiede proprio in questa dicotomia, con una conclusione della fiaba che è drammatica solo in apparenza; se il neo Pinocchio, infatti, diventa la brutta copia del ragazzo ”perbene”, una lettura più attenta fa puntare l’attenzione sul finale aperto, in cui Pinocchio-Bambino va a scuola, mentre la sua ombra si allontana per continuare a giocare allegra e tranquilla” (M. Perriera, Ibidem). La vera trasformazione è, dunque, quella psicologica interna al soggetto che accetta le regole per intima convinzione, senza, però, rinnegare le mirabolanti peripezie della sua precedente vita burattinesca.

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Un romanzo consigliato per l'alto valore formativo del messaggio trasmesso. Pinocchio fa rivivere ai suoi lettori molte emozioni, specialmente nel finale , in cui Pinocchio-Bambino va a scuola, mentre la sua ombra si allontana per continuare a giocare allegra e tranquilla. Vi si dimostra, infatti, che la vera trasformazione è quella psicologica interna al soggetto che accetta le regole per intima convinzione, senza, però, rinnegare le mirabolanti peripezie della sua precedente vita burattinesca.
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Indigowitch Opinione inserita da Indigowitch    30 Mag, 2010
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Una storia dalla morale forte

Chi è cresciuto con le rese disneyane delle fiabe e dei racconti per ragazzi più famosi, sicuramente rimarrà deluso o sgomento leggendo il Pinocchio originale di Collodi.
C'è da dire, però, che se rileggessimo le fiabe di Andersen o quelle di Charles Perrault, non riscontreremmo nemmeno lì il buonismo patinato dei cartoni (buonismo rassicurante e che ci piaceva tanto, ammettiamolo).
Le storie di una volta avevano spesso finali duri, malinconici, perché rispecchiavano epoche e società diverse.
Leggere il Pinocchio originale è interessante, perché ci fa capire come veniva concepita un tempo l'educazione dei ragazzini.
Pinocchio è capriccioso e irrequieto, un ragazzino (benché di legno) vivace, diremmo oggi.Il suo carattere disobbediente e la sua curiosità lo portano a incontrare gente losca che si approfitta di lui (Il Gatto e la Volpe), mostri che lo sottopongono a sevizie varie e perfino a una quasi-morte (la scena in cui viene impiccato è molto forte).
La fata Turchina non è altri che una ragazzina, come lui, ma lo sottopone a prove severissime, lontane dalla dolcezza materna che la sua versione cinematografica aveva.
Di contro a tutti questi elementi drammatici, ben poco divertenti, quasi quasi gotici, c'è un elemento positivo ed è l'infinita pazienza di Mastro Ciliegia, che dimostra di provare un vero affetto paterno per il suo burattino-bambino.
Difficilmente un bambino di oggi comprenderebbe la scena in cui Pinocchio scalpita per la fame e Mastro Ciliegia può solo offrirgli delle pere. Vinta l'iniziale ripugnanza, Pinocchio finisce per mangiare, delle pere, anche le parti che vengono normalmente scartate, per necessità, perché non c'è altro.
Mi rendo conto che possa sembrare moralismo stantio, e sicuramente questa storia subisce un po' l'usura del tempo, ma la ritengo una lettura utile.
Tuttora non sarebbe male insegnare ai più piccoli valori come l'umiltà, la capacità di accontentarsi e di obbedire a chi ci consiglia per il nostro bene.
Le peripezie di Pinocchio sono volutamente esagerate (altrimenti che racconto di fantasia sarebbe?), ma ciò che conta è che alla fine il suo creatore-padre non abbia smesso di volergli bene solo perché lui è stato disobbediente e imprudente.
Per quanto tristi possano sembrare le vicende di Pinocchio, l'importante è che ci sia una catarsi finale, e c'è.

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Minny Opinione inserita da Minny    29 Mag, 2010
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Un bel libro triste più per grandi che per ragazz

Ho letto le avventure di Pinocchio da piccola ed anche di recente (in edizione integrale).L'impressione è sempre stata la stessa : non mi è mai sembrato un libro per ragazzi, ma per adulti.Mi ha dato allora e mi da anche oggi una grande tristezza. Il burattino è circondato, meglio sarebbe dire oppresso, dal mondo degli adulti, un mondo ostile , pieno di costrizioni, nonché di trabocchetti e di insidie: diventato un bambino in carne ed ossa non avrà, credo, una vita felice.
Ne vidi molti anni fa una bellissima trasposizione scenica ad opera di Carmelo Bene, l'attore dalle mille voci. Mi colpì molto il modo con cui Bene, secondo me, cogliendo alla perfezione lo spirito del libro, attribuiva alla Fata Turchina, in genere interpretata come una stucchevole figurina zuccherosa, una voce imperiosa e secca, da severissima governante.
Anche il celebre film che ne trasse a suo tempo Walt Disney, oltre a ridurre all'osso la storia (molto , troppo ,lunga nell'originale e sovraccarica di simboli) la addomesticò ,coprendola di montagne di zucchero ( e dandone una immagine molto diversa dal libro).
Ricordo anche una buona edizione televisiva , molto sobria, con Nino Manfredi.
Senza dubbio , se si considera l'epoca in cui il libro è stato scritto e il tipo di società in esso rispecchiato, si tratta di un bel libro, ma per adulti.

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piero70 Opinione inserita da piero70    28 Mag, 2010
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Posso dirlo?

Non so se posso osare dirlo, ma a me non è mai piaciuto.
Non so neanche bene perchè, ma la figura di Pinocchio mi ha sempre profondamente irritato. Come la facile metafora da quattro soldi del pezzo di legno appena sbozzato che poi evolve nel bambino in carne e ossa.
Retorica al 100 per cento e alcuni personaggi dal comportamento talmente assurdo che hanno il loro perchè soltanto perchè la storia deve andare avanti (geppetto, la fata turchina, pinocchio stesso).
E non venitemi a dire che è una favola e che quindi è permesso tutto.
Anche il Piccolo Principe lo è (per fare un esempio). Ma c'è ben altro spessore.
Insomma... Non lo rileggerei.

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Luciana Opinione inserita da Luciana    10 Settembre, 2008
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Le avventure di Pinocchio

Ho letto il testo originale, in toscano, con le illustrazioni originali di Enrico Mazzanti della prima edizione del 1883. Non ho il gioiello originale in casa; si tratta di un'edizione della Fabbri Editore del 2001, nella collana "I grandi classici della letteratura italiana".

E' stata un'esperienza bellissima poter leggere il libro come lo aveva pensato Collodi, con quell'italiano antico, o meglio quel fiorentino antico ancora godibilissimo. Ho scoperto un paio d'episodi che non conoscevo: quello del Serpente orribile al XX capitolo, e quello dell'Isola delle Api industriose al XXIV capitolo. Per il resto, Maestro Ciliegia, Maestro Geppetto, il Grillo-parlante, Mangiafoco, la Volpe e il Gatto, l'osteria del Gambero Rosso, la bella Bambina dai capelli turchini, Lucignolo e il Pesce-cane (li ho scritti come sono in originale nel libro) ci sono tutti, insieme al "ciuchino che azzoppisce"!

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