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Incompreso e vittima degli eventi
Pubblicato più di un secolo fa, "Il giornalino di Gian Burrasca" rientra a pieno titolo in quel genere di letteratura, destinata a un pubblico giovanile, che dall’Ottocento in poi, ebbe grande diffusione e fortuna. Si pensi alle avventure di Pinocchio di Collodi e a quelle di Ciuffettino di Yambo.
Anche Vamba, al secolo Luigi Bertelli (1860-1927), proprio come i due autori citati, era uno scrittore toscano; questo libro, uscito dapprima a puntate su una rivista per ragazzi, gli diede notevole fama e si rivelò un successo non soltanto in Italia. Tra queste pagine, la vicenda viene narrata in forma di diario e chi scrive in prima persona porta il nome di Giannino Stoppani, detto in famiglia Gian Burrasca a causa delle reiterate birbanterie che, una dietro l’altra, finiscono per costellare un’infanzia vissuta molto intensamente e senza possibilità alcuna di annoiarsi. Un vero tormento per i genitori e le tre sorelle più grandi, ma anche per gli altri parenti, inclusi quelli acquisiti! Ovunque vada e si giri, il bambino – di estrazione borghese – riesce a fare danni certi, mostrando una naturale e insanabile propensione a cacciarsi nei guai e a combinarne, come si suol dire, di tutti i colori, tant’è che qualcuno, a un certo punto della storia, gli urla contro quanto lui sia “peggio di Tiburzi”, il famoso brigante maremmano dell’Ottocento. Il padre prende così la decisione di schiaffare il figlio in collegio e poi, dopo ulteriori disastri, medita addirittura di rinchiuderlo in una casa di correzione. Ma Giannino si reputa incompreso e vittima degli eventi poiché agisce spesso a fin di bene, convinto che verità e giustizia debbano sempre trionfare; in effetti, diverse sue considerazioni stupiscono non poco in bocca a un ragazzino di nemmeno dieci anni e non mancano di mettere in luce la costante ipocrisia del mondo degli adulti.
"[...] Ma l'esperienza, purtroppo, mi avvertiva che i piccini, di fronte ai più grandi, hanno sempre torto, specialmente quando hanno ragione. [...]"
Fa da sfondo a questa narrazione molto movimentata e divertente, di ambientazione toscana (a eccezione di una parentesi romana), l’Italia d’inizio Novecento, quando le idee socialiste circolavano pian piano nella società (uno dei due cognati di Giannino ambisce a diventare deputato proprio con il partito socialista) e così pure le automobili e altre modernità dei nuovi tempi; la Grande guerra non aveva ancora fatto capolino nel vecchio continente stravolgendo la vita di tutti né si preannunciava il disastro dei decenni successivi al conflitto.
Una prosa scorrevole e coinvolgente seppur a distanza di oltre cent’anni, quella di Vamba. Una trama ricca di episodi scoppiettanti (è proprio il caso di dirlo!), alcuni dei quali particolarmente esilaranti e memorabili, nonché di personaggi d’ogni risma. Una lettura gradita tanto ai più giovani quanto agli adulti; del resto, fu lo stesso autore a dedicare l’opera “ai ragazzi d’Italia… perché lo facciano leggere ai loro genitori”. Un classico che sarebbe davvero un gran peccato perdersi!
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