Dettagli Recensione
Platone
Lui, si chiama Platone ed è un bassotto. Lei è la regina, la levriera afghana.
Yuri, studente di filosofia nonché padroncino del cane da salotto, parte, durante le vacanze di Natale per rincorrere sulla nave “Prince”, Ada, ragazza conosciuta grazie al fedele amico a quattro zampe di cui si è profondamente innamorato. Ed è in questo frangente che il cucciolo, seguendo il consiglio della pappagallina verde che conosce tutte le lingue del mondo, incontra per la prima volta gli occhi forti e coraggiosi di colei che diventerà la sovrana del suo cuore. Ella, che al tempo non ha altro che le dimensioni di un gomitolo di neve bianca, insieme a tanti altri animali è prigioniera de “Il tatuato”, uomo senza scrupoli invischiato tanto in traffici di droga quanto in quelli di bestie pregiate che importa clandestinamente e rivende a prezzi esorbitanti. Un business, il suo, capace di offrirgli il riscatto sociale ed economico da sempre agognato. Ed è così che, tra la signora tartaruga leopardo Leo, serpenti a sonagli, iguana, scimmie, e tanti altri ancora, la favola narrata dalla Mazzucco prende campo.
Ma badate bene, quella descritta non è una novella come tante. E’ un racconto che rievoca principi quale l’amore, la fedeltà, la fiducia, l’amicizia tra uomini e animali e tra animali e animali, l’andare oltre le apparenze, l’onestà, la purezza dei sentimenti ma è anche una storia che è fatta di passaggi cruenti che toccano le corde più profonde ed intime del lettore. Perché l’autrice, con dovizia e precisione, nulla risparmia a chi legge, inducendolo, attraverso la falsa riga della fiaba a riflettere su quelle che sono le realtà della vita, dalle delusioni, alle sconfitte, alla speranza di non arrendersi mai anche quando sembra che non vi sia possibilità di successo alcuna. La scrittrice ci fa meditare su quelle strade che giorno dopo giorno si incontrano per poi separarsi definitivamente o temporaneamente, ci invita a porre l’attenzione sull’importanza del rispetto altrui, tanto umano quanto animale. Quante volte questi ultimi sono maltrattati o vittime della crudeltà umana? Ecco, ella riesce con una storia di appena un centinaio di pagine a spiazzare e trafiggere il lettore che tra una battuta e l’altra, un’immagine e l’altra, tutto si aspetterebbe tranne che un racconto di tale portata emotiva.
Alle tematiche presentate (che sono soltanto una minima parte di quelle che il testo in realtà offre), si somma uno stile fluente ma studiato che cattura l’attenzione dell’avventuriero conoscitore, ed una serie di disegni/illustrazioni che rappresentano piacevoli interludi nella narrazione.
Nel pieno rispetto della struttura favolistica, l’opera, regge seppur tenda a tratti a palesarsi quale inverosimile. Non mancano poi gli elementi del saggio, dell’evoluzione dei personaggi principali, né la compensazione tra cattiveria e bontà e/o astrattezza e concretezza.
In conclusione, un libro viscerale, intenso, in crescendo.
«Mia cara, rispose la tartaruga, non ho bisogno degli occhi per vedere, né delle orecchie per sentire. Tu guardi questo mio vecchio corpo rugoso e pensi che io sono solo questa – un collo a tubo come un periscopio, una testa minuscola, un guscio fatto di ossa, quattro corte zampe ricoperte di scaglie, venti unghie affilate, un mozzicone di coda, due pupille appannate. Ma invece io mi nascondo in questa forma come il mio corpo si nasconde nella corazza per proteggersi dal pericolo. Capisci quello che cerco di dirti? La mia è solo apparenza, e non ha davvero importanza. [..] Ho imparato a valorizzare le mie qualità. E le ho messe al servizio del mio prossimo. Avere una ricchezza che non rende felice nessuno è come essere poveri. La mia vita, invece, è per gli altri. Per questo, so che essa ha avuto un significato e sono felice di aver vissuto» p. 24-25
Indicazioni utili
Commenti
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |
Ordina
|
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |