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Un burattino divertente e fantastico
La rilettura di Pinocchio offre sempre spunti interessanti. Intanto il piacere di rileggere le avventure del famoso burattino in una copia anastatica della prima edizione ( 1883) il cui titolo “Le avventure di Pinocchio” era seguito dal sottotitolo, poi scomparso nelle edizioni seguenti, “Storia di un burattino” La casa editrice era di Firenze, Fratelli Paggi Libraio, e stampava a quei tempi altre opere per l’infanzia, oltre che di scrittori come Collodi ( “Giannettino”, “Minuzzolo” e i “Viaggi per l’Italia di Giannettino”) anche di suoi contemporanei, tra i quali una certa importanza ai tempi hanno avuto Ida Baccini e Pietro Thouar. E proprio da questi due deve aver tratto qualche spunto Carlo Collodi, allontanandosi dalle tesi edulcorate e moraleggianti del Thouar e avvicinandosi alle favole ed ai racconti della Baccini, lontani dal didascalismo pesante e pedante in auge a quei tempi e più vicini ad un realismo divertente e fantastico. A questo filone più nuovo s’accosta Collodi, con il suo singolare burattino, saggio e scavezzacollo, curioso e sempre alla ricerca (quasi come Ulisse) di un traguardo al quale ancorarsi definitivamente. Pur grondando di consigli saggi ed educativi (“non dar retta alle cattive compagnie”, “ non ti fidare degli imbroglioni”, “I quattrini rubati non fanno mai frutto”, “ la farina del diavolo va tutta in crusca”, “chi ruba il mantello al suo prossimo, per il solito muore senza camicia” e via leggendo) il romanzo scorre leggero, ammonisce ed educa senza burberi cipigli. Una citazione particolare meritano gli animali, quasi tutti presentati nel corso della storia come esempi da imitare, dal povero Grillo parlante ai fedeli servitori della Fatina, il Falco e il Can barbone Medoro, dai saggi e lapalissiani medici al capezzale di Pinocchio, il Corvo e la Civetta, al saggio Pappagallo, al Colombo, al Tonno… Il Gatto e la Volpe fanno eccezione : imbroglioni e falsi invalidi, rappresentano forse una piaga per quei tempi, sicuramente una coppia di lestofanti, ancor oggi, anzi soprattutto oggi, protagonisti della cronaca nera, ove truffatori di povera gente e ladri di denaro pubblico sono sempre all’ordine del giorno sotto svariatissime spoglie. Un cenno ai libri citati nel romanzo: oltre ad Abbecedari, Sillabari e Testi di Aritmetica (Laria Metica, la storpia Pinocchio !), compaiono in un capitolo alcuni libri di scuola scagliati contro Pinocchio dai suoi compagni: fra questi i “Racconti” del già citato Thouar e le “Memorie di un pulcino” della Baccini. Alcuni critici hanno adombrato che, nel citare i testi buttati addosso al burattino, trasparisse una certa antipatia di Collodi nei confronti degli autori, sorvolando sul fatto che tra i testi scaraventati su Pinocchio c’erano anche opere dello stesso Collodi ( “Giannettini” e “Minuzzoli”). Una lettura de “Le avventure di Pinocchio”, ben presentata e commentata, nelle ultime classi elementari non potrebbe che giovare, a mio parere, ai nostri giovanissimi studenti.
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