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"A Martina, che si colora di timidezza"
Era il lontano febbraio del 2011 quando ho avuto il piacere di incontrare Giulia Carcasi per la prima volta. La scuola aveva organizzato un incontro speciale con la scrittrice, e la professoressa di italiano ci aveva praticamente obbligati a buttarci nella lettura. Di solito quando i professori OBBLIGANO a leggere qualcosa, è spesso e volentieri qualcosa che finisci per odiare. Che non parla di me, della mia età, dei miei problemi adolescenziali, delle mie cotte passeggere e non. Di solito un professore ti affida il solito mattone, e ti dice "leggilo e fammi una relazione". Così, senza che tu abbia neanche il tempo di replicare. Ricordo che la mia prima professoressa di italiano alle superiori ci disse "non sempre i libri solo perché sono affidati da un insegnante sono fatti a misura di un alunno, a volte mancano i denti per leggerli, a volte i denti ci sono ma ancora hanno da svilupparsi a sufficienza. Ecco, voi immaginate che un libro sia basato proprio su questi denti, e che più questi crescono, cresce anche la vostra capacità di intendere la letteratura". Ai tempi pensai fosse scema. Crescendo, ho capito che è proprio così. E al tempo, quando sfogliai il libro della Carcasi, i denti li avevo eccome. Divorai tutto il romanzo in meno di sei ore, e ricordo che quando la mia mano strinse la sua sentii una certa elettricità. Giulia era timida, se ne stava a chiacchierare dell'adolescenza come se in fondo ci fosse stata ancora sommersa. Quando le diedi il libro da autografare, lei mi guardo' negli occhi e senza una parola mi scrisse una frase. Mi disse che secondo lei quella mi descriveva pienamente. Tutta questa introduzione solo per farvi capire di non prendere questo libro con la coscienza adulta di una persona vissuta, ma con quella di una ragazza - e di un ragazzo - che ogni giorno si affacciano coi problemi di ogni giorno. Certo, non è considerabile un capolavoro, ma sono sicura che leggendolo farà immedesimare chi in quell'età si trova, oppure chi, immerso nei ricordi, si vorrebbe ritrovare.
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