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"Un sogno lungo un'estate" di B. Baraldi - Comment
Matilde ha quattordici anni. Inizialmente potrebbe sembrare una delle tante ragazzine perennemente 'connesse' per il tramite del cellulare. Tuttavia ben presto il lettore scopre che Matilde è sensibile, originale e si deve destreggiare, da sola, nelle complessità familiari e psicologiche che caratterizzano la sua vita.
Con “Un sogno lungo un’estate”, Barbara Baraldi dimostra la sua propensione ad addentrarsi nel labirinto dell’adolescenza: analizzando il rapporto di Matilde con i genitori (“Ogni volta che ho l’impressione di muovere un passo verso i miei genitori, loro ne fanno due indietro”) e con i coetanei, alle prese con le prime esperienze sentimentali e il primo amore (“… sto bene qui, in sella a questa moto che scivola veloce fra le stradine, insieme a questo moderno cavaliere. Sono una principessa in jeans e T-shirt”). Nella progressiva scoperta della natura, della campagna e delle sue strane creature (“La campagna mi è entrata dentro piano piano, senza che me ne rendessi conto. Mi ha riempito dei suoi colori, e dei suoi odori”): come i fratelli Riccardo, Rudy e Rachele. O uno strano personaggio soprannominato “Lucertola”. O la ruvida e introversa zia Isabella. Ma anche gli animali: il cane Bob, una gatta (“Il nemico”) e la sua cucciolata, le oche e il pollame.
La vicenda psicologica si sviluppa in parallelo a una storia – non dimentichiamo che Barbara Baraldi è anche autrice di romanzi di tensione! – fantastica e a una tinta di giallo.
La prima, quella fantastica, è legata a una leggenda; che il vecchio mulino nasconda il tesoro dell’aviere-pittore Bruno Legnani. La seconda, quella misteriosa, ha la sua matrice in un tragico evento familiare.
Il messaggio finale è di grande valore: la memoria ha un ruolo fondamentale, per realizzare al tempo stesso coscienza storica e consapevolezza personale. Perché non è vero che “certe storie del passato è meglio lasciarle dove sono”.
E perché, contrariamente a quanto si verifica nei processi di rimozione che stanno alla base della sofferenza psichica, “… si perde davvero chi si ama solo quando non lo si ricorda più”.
Lo stile di Barbara Baraldi è efficace e diretto, calibrato e adeguato al pubblico al quale si rivolge.
Bruno Elpis
Sul mio sito potete trovare l’intervista a Barbara Baraldi realizzata dopo la lettura di questo romanzo. Questo è il link:
http://www.brunoelpis.it/le-interviste/329-cinque-domande-a-barbara-baraldi
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