Uomini che odiano le donne Uomini che odiano le donne

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    10 Gennaio, 2019
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e donna che a volte si ribellano

Mi avvicino sempre con sospetto ai cosiddetti casi editoriali. Di solito le aspettative sono troppo alte e la lettura è una delusione. In questo caso, invece, con piacere mi adeguo al parere della stragrande maggioranza dei lettori. Trovo che Larsson, che non avevo mai letto, sia stato un grande raccontatore. Non succede spesso di trovare un autore che sia capace di usare così abilmente la parola. In grado di raccontarci storie complesse e piene di personaggi e dettagli facendole sembrare semplici. Facile da seguire, coinvolgente e convincente. Tutto viene spiegato nei dettagli, non ci sono improbabili colpi di scena o spiegazioni buttate lì tanto per gettare un osso al lettore. L'unica parte che non mi è piaciuta è l'epilogo, dove ci propina una serie di manovre finanziarie, ma questo è probabilmente questione di gusto personale.
Veniamo al contenuto del libro: un giornalista finanziario, viene condannato per diffamazione. Non si difende e accetta la sentenza, perché in effetti il processo è il risultato di una sua leggerezza e perché la controparte ha dei mezzi enormemente più grandi dei suoi. Questo fatto, però lo rende piuttosto noto in Svezia e gli porta un incarico piuttosto ambiguo. ufficialmente dovrà scrivere la storia della famiglia Vanger che ha costruito un impero finanziario adesso in difficoltà. In realtà il suo compito è quello di indagare sulla scomparsa di una ragazza avvenuta decine di anni prima. Un'impresa in cui si imbarca allettato dal compenso di tutto rispetto e dalla simpatia che istintivamente ha per il suo nuovo datore di lavoro. Scavando e scavando viene alla luce molto più di quello che si aspettava. Il libro si addentra nelle dinamiche di una famiglia difficili della quale fanno parte più di un soggetto con tendenze a volte solo ambigue altre volte con attitudini criminali. nelle indagini il giornalista è aiutato da un'esperta in di indagini informatiche a sua volta piena di problemi e apparentemente facile bersaglio di angherie, ma con una morale tutta sua e un modo piuttosto risoluto di vendicarsi. In questo libro si incrociano le vita di uomini crudeli all'ennesima potenza e di alcune donne altrettanto decise nel difendersi e capaci di usare le stesse armi con cui sono state torturate per fare "giustizia". Molte sono anche le questioni morali sollevate in relazione ai mezzi di informazione, al limiti della legittima difesa solo per citarne due.

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Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    08 Agosto, 2018
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Il marchio del male

Le imprese Vanger, pur in declino, restano uno dei gruppi societari svedesi più influenti. Merito di Henrik Vanger, amministratore delegato, che è riuscito nell’impresa di tenere unita il più possibile una famiglia allargata molto particolare: dei singoli membri Henrik conosce bene il potenziale e le tare caratteriali (cosa fondamentale per chi deve rispettare la regola voluta dai fondatori del gruppo imprenditoriale, cioè che le quote azionarie rimangano saldamente ancorate alla famiglia di sangue). E’ per questo che, al momento di lasciare la guida del gruppo per sopraggiunti limiti di età, ha individuato nel nipote Martin la persona adatta a sostituirlo.
Nessun problema, dunque, se non fosse per quel cruccio che assilla Henrik da 36 anni: la scomparsa della nipote Harriet, che egli vedeva come sua erede naturale per la guida delle società. Un evento accaduto in un momento di particolare confusione sull’isola di Hedeby (il “regno” della famiglia Vanger), dovuta all’incidente che coinvolse un’autocisterna e per mezza giornata tagliò fuori il luogo da ogni collegamento esterno. Eppure sull’isola, in quella convulsa giornata del 1966, qualcuno ha avuto la freddezza di pensare a togliere di mezzo Harriet e farne sparire le tracce. Presumibilmente la stessa persona che tormenta Henrik inviandogli, ogni anno al suo compleanno, un fiore incorniciato, proprio come usava fare la ragazza prima di scomparire nel nulla.
Anche per questo il vecchio Vanger non è riuscito a dimenticare, al contrario di altri membri della famiglia.

“Uomini che odiano le donne” è il primo volume di una trilogia, scritta dallo svedese Stieg Larsson e conosciuta universalmente come “trilogia di Millennium” (dal nome della rivista diretta da Mikael Blomkvist, il giornalista d’inchiesta che nella saga si reinventa investigatore).
La vicenda “gialla” riguardante i Vanger è ben costruita ma non originalissima. In più, sconta qualche “debolezza” (come nella parte che svela la chiave di lettura degli appunti di Harriet, non intuita nel corso dell’indagine ufficiale e invece indovinata da un personaggio secondario della storia).
Piuttosto, a rendere questo libro un’avvincente lettura sono:
- l’intelligenza dell’autore nell’utilizzare la trama per aprire uno squarcio su problematiche sociali diffuse: si parte dalla violenza sulle donne evocata nel titolo del libro (narrata nella civilissima Svezia, ma – come tristemente noto – attualissima in diverse realtà), per giungere all’economia malata, condizionata dalle multinazionali e dai poteri forti (interessante il passo del libro in cui Larsson – a sua volta giornalista ampiamente dedicatosi a temi finanziari – distingue tra le sorti dell’economia di un Paese e quelle dell’andamento del suo mercato borsistico);
- uno stile di scrittura scorrevole e molto attento ad illustrare al lettore i diversi concetti messi in campo, in modo da non lasciarlo mai indietro;
- infine – e qui Larsson è davvero bravissimo – la capacità di concepire un maxi-preambolo che funge da architettura di tutti gli snodi della storia: ci vogliono 130 pagine (un intero libro!) prima di iniziare a trattare il “mistero” dei Vanger, eppure nessuna sensazione di “pesantezza” ne risulta al lettore. Al contrario, si tratta di pagine che servono a caratterizzare con accuratezza i due (memorabili) protagonisti della storia: Mikael Blomkvist, che, nel peggior momento della sua carriera giornalistica, viene reclutato da Henrik Vanger come ultima carta utile a portare alla luce la sorte di Harriet; e Lisbeth Salander, ragazza problematica e singolare in ogni suo comportamento (per questo, sotto tutela), a sua volta reclutata da Blomqvist quando quest’ultimo prende coscienza di tutte le abilità informatiche che ella riesce ad utilizzare a fini investigativi.
L’accoppiata tra un cinquantenne aggrappato all’etica (nonostante tutto) e una ventiquattrenne abituata a lottare per ottenere ogni minima cosa (a partire dal rispetto di chi la circonda) funziona: le parti in cui i due personaggi vengono presentati e quelle – ben avanti nel libro – in cui interagiscono, sono tra le più godibili… a tacer del fatto che la contraddittoria figura di Lisbeth assomma in sé una serie di capacità sconosciute al miglior James Bond. Proprio per questo – nonostante l’autodefinizione di “freak” che compare nel corso del romanzo – è decisamente il personaggio destinato a catturare la scena (come testimoniano anche le successive trasposizioni cinematografiche della saga).

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Laura V. Opinione inserita da Laura V.    29 Ottobre, 2017
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Un caso editoriale

“Un caso editoriale. Un libro che vi terrà svegli fino all’alba” (Ystads Allehanda)

Così si legge in copertina. Pensavo fossero le solite frasi ad effetto per vendere più copie, invece ho dovuto ricredermi: queste pagine mi hanno tenuta sveglia per davvero fino all’alba!
Peccato aver aspettato così a lungo prima di leggere “Uomini che odiano le donne” di Stieg Larsson, romanzo che, in verità, mi aveva molto incuriosita fin dal titolo già diversi anni fa, quando si faceva un gran parlare della trilogia “Millennium”. Un poliziesco (o thriller?) eccezionale, geniale, visceralmente emozionante, uno di quelli capaci di conquistare, come nel mio caso, anche i non appassionati del genere in questione!
Nonostante l’impressionante mole dell’opera, la narrazione è scorrevole, mai pesante, complici anzitutto una trama che, superata la prima cinquantina di pagine, prende a intricarsi in modo spettacolare e, perché no, persino l’ambientazione svedese di notevole fascino. A momenti, la lettura è stata talmente intensa e appassionante da avere come l’impressione di essermi trasferita tra Stoccolma e la freddissima Hedestad; per non parlare del coinvolgimento emotivo nelle indagini, e nella vita privata, di Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander, la coppia bizzarramente assortita che si ritrova all’improvviso a scavare nel torbido di una ricchissima famiglia di industriali, sulle possibili tracce che, a distanza di più di trent’anni, possano condurre a spiegare, una volta per tutte, la scomparsa di una sedicenne, insoluto mistero dietro a cui si cela un mondo d’inimmaginabile violenza contro le donne. Si ricomporrà così un enorme puzzle, tassello per tassello, mentre nessuno sarà veramente al di sopra di ogni sospetto. Il colpo di scena conclusivo della faccenda sarà poi qualcosa di a dir poco sorprendente e insuperabile.
Tra i libri più venduti al mondo negli anni scorsi, questo romanzo getta una luce inquietante sulla ordinata e civile società svedese, dove – come si può facilmente scoprire facendo un breve giro in rete – esiste un’altissima percentuale di casi di violenza fisica e sessuale ai danni delle donne, sebbene in Svezia, così come nei paesi scandinavi in generale, l’emancipazione femminile sia tra le meglio riuscite al mondo. Per la serie, non è tutto oro quel che luccica, purtroppo.
Si dia un’occhiata a questo articolo: http://www.corriere.it/esteri/17_gennaio_24/svezia-arrestati-3-uomini-stupro-violenza-diretta-facebook-0e738520-e20e-11e6-90f6-27595f8990ae.shtml

Tornando al libro, dopo oltre seicento intensissime pagine, mi sono talmente affezionata ai due protagonisti da iniziare a pensare che ne sentirò la mancanza e, pertanto, non escludo di proseguire in futuro con gli altri due volumi, non meno corposi del primo, della trilogia. Non nascondo che, alla fine, mi sarebbe piaciuto che le cose tra Lisbeth e Mikael andassero tra loro in maniera diversa… Nel mondo nordico avranno pure una diversa concezione delle relazioni sentimentali ed erotiche, ma io, pazienza, resto inguaribilmente mediterranea…

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Julie Opinione inserita da Julie    15 Novembre, 2015
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"Che immagine hai di te stessa, in realtà?"

La verità è che già da diversi anni avrei voluto leggere la tanto decantata trilogia di Stieg Larsson e se fino ad ora non l'ho fatto è solamente perché, lo riconosco, ho un problema serio con le storie interrotte. Per farla breve devo poter mettere un punto, trovare una conclusione, non mi stimola poter immaginare cosa sarebbe accaduto. Appurato ciò, l'uscita del quarto capitolo ad opera di David Lagercrantz, sul quale non ho commenti da fare essendo ancora solo a metà del secondo libro, è stato comunque il motivo principale che finalmente mi ha spinto ad iniziare la lettura.
Uomini che odiano le donne.
Da umile lettrice e saltuario recensore ritengo che intitolare un libro sia uno dei passi più difficili per uno scrittore; deve essere incisivo e allo stesso tempo riassumere e chiarificare il senso del racconto, ciò che è nascosto all' interno della narrazione e che può essere più o meno chiaro a seconda del libro che si sta leggendo. In certi casi si potrebbe persino identificarlo con la stessa chiave di lettura. Questo primo capitolo della trilogia Millennium è tutto nel titolo. Non è infatti un caso che a solleticare l'interesse del lettore non sia tanto il giallo in sé, quanto una vera e propria inchiesta sotto forma di romanzo dedita a denunciare gli innumerevoli casi di violenza sulle donne che vengono perpetrati senza condanna alcuna in Svezia, e in senso lato per il lettore straniero, nel mondo. Ed è così che attraverso una storia che scorre senza particolari problemi, nonostante una complessa struttura a narrazione multipla e qualche evidente difficoltà nella resa in italiano di alcune espressioni, di cui l'autore ovviamente non ha colpa (apro una piccola parentesi perché mi rendo perfettamente conto di quanto sia difficile per un traduttore cercare di rimanere il più possibile fedele al testo tentando di dare un senso a modi di dire o strutture delle frasi che in un'altra lingua non esistono o semplicemente non si usano, ma d'altronde questo è il lavoro), i protagonisti principali diventano le figure di uomini che usano, abusano, violentano o maltrattano che dir si voglia le donne; il colpevole dunque non è solo quello che viene smascherato alla fine del giallo, ma assume il volto di svariati personaggi che ruotano intorno alla trama. In una simile cornice è impossibile non rimanere affascinati da personaggi quali Lisbeth Salander e Mikael Blomkvist, che alla fine sono un po' due facce della stessa medaglia; entrambi anticonformisti, liberi nella loro sessualità e guidati da una propria morale. Mentre Lisbeth è in qualche modo il prodotto di un mondo sempre pronto a sottomettere e a sfruttare la donna, che è ancora una volta incatenata nell'accezione più negativa dell' essere sesso debole (parlando di Lisbeth non riesco a non pensare ad una frase tratta da un libro di Carlo Dragoni che mi sembra particolarmente esplicativa al riguardo, «E forse sin da allora si rese conto che questa vendetta della donna contro le regole apparentemente inviolabili che la ponevano in posizione di inferiorità, non era conciliabile né con la virtù femminile, né con gl' ideali morali della razza circa la funzione della donna. In realtà era questa una conseguenza necessaria, inerente ad ogni reazione, che tanto sorpassa i limiti quanto più forti sono gli ostacoli che la contrastano.»), Mikael è tutto l'opposto dell' uomo oppressore. Per quanto lo si possa giudicare naif e qualche volta persino un po' superficiale nelle sue relazioni, il suo tratto distintivo è che rispetta le donne, le ascolta, le lascia libere quando non vogliono avere più nulla a che fare con lui, in poche parole e più semplicemente, le ama. Entrambi più che protagonisti sono veri e propri eroi odierni, cosa che non implica affatto che siano perfetti in tutto, anzi, sono proprio le loro insicurezze, le loro debolezze e in generale le loro caratteristiche caratteriali più peculiari, magistralmente portate alla luce dall' autore, che li ancorano saldamente alla realtà.
Concludo questa recensione un po' selettiva nelle tematiche con una citazione del libro che mi ha fatto ulteriormente riflettere su un altro punto: le donne non solo devono essere amate dagli uomini, ma devono anche amare se stesse.

«Mikael rimase a lungo in silenzio. Che devo dire? Sei una ragazza assolutamente normale. Non fa niente se sei un po' diversa. Che immagine hai di te stessa, in realtà? "Ho pensato che eri diversa fin dal primo momento in cui ti ho vista" le disse infine. "E la sai una cosa? Era da un sacco di tempo che non provavo una simpatia spontanea per una persona fin dall'inizio."»

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evakant Opinione inserita da evakant    06 Ottobre, 2015
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IL PRIMO TASSELLO DELLA TRILOGIA DI MILLENIUM

La carriera di Mickael Blomkvist, giornalista, sembra essere ad un punto di non ritorno, sta per colare a picco…caporedattore della famosa rivista Millenium ha pubblicato delle rivelazioni sul finanziere Wennerstorm che si sono rivelate frutto di un abile bluff e viene quindi condannato per diffamazione dallo stesso finanziere. E rimedia per questo tre mesi di carcere. Nel frattempo il giornale stesso è messo sotto accusa e rischia di chiudere per mancanza di inserzionisti e quindi di fondi.
Nello stesso tempo Mickael riceve una proposta strana quanto assurda.

Un magnate dell’industria svedese, Henrick Vanger, ormai anziano e ritiratosi a vita privata lo contatta per portare avanti le indagini sull’omicidio, avvenuto ormai circa quaranta anni prima, della nipote adorata Harriet…un mistero che la polizia e lo stesso Vanger in tanti anni non sono riusciti a scoprire, un mistero che sembra il delitto perfetto: nessun movente apparente, nessuno corpo ritrovato, una ragazza sparita e naturalmente nessun assassino.
Solo qualcuno che ogni anno, all’anniversario della scomparsa di Harriet manda a Vanger un quadretto con un fiore essiccato, come era solita fare la nipote da ragazzina.

Mickael è disilluso, più volte cerca di far capire a Vanger che questa è un’assurdità, ma alla fine si lascia convincere a lavorare per un anno al caso non tanto dal compenso, pur molto alto, ma piuttosto dalla proposta di Vanger di portargli la testa di Wennerstorm su un piatto d’argento: ovvero le prove per inchiodarlo in maniera definitiva e svelare il suoi loschi traffici.

Parallelamente scorre la storia di Lisbeth Salander, giovane hacker ventiquattrenne, un personaggio che definire borderline è poco, una ragazza solitaria, asociale, apparentemente del tutto priva di scrupoli o sentimenti, dall’aspetto inquietante per la maggior parte delle persone: piercing, tatuaggi, sempre vestita di nero…
Nella vita fa la ricercatrice…ovvero conduce le ricerche su determinati personaggi, indicatigli dal suo datore di lavoro, e conosce tutto di loro, grazie alle sue doti di hacker, vita morte e miracoli…un giorno si ritroverà ad indagare su Mickael Blomkvist.

Le loro strade si incontreranno quando Mickael arriverà, nelle sue indagini, ad una svolta sulla morte di Harriet… e avrà bisogno di qualcuno che sappia scoprire anche il più piccolo segreto…
Le indagini quindi proseguono, nel frattempo la rivista Millenium rischia sempre di più, per salvarla Henrick Vanger decide di entrare a far parte del consiglio di amministrazione…alla notizia di novità sulla scomparsa di Harriet accusa un malore, ma nel frattempo Mickael e Lisbeth stanno scoprendo segreti, misteri e altarini della numerosa e facoltosa famiglia Vanger che nemmeno nella loro più torbida immaginazione potevano concepire…la realtà sta superando in modo macabro e inaspettato la fantasia…
Tutti in famiglia hanno segreti, scheletri nell’armadio che stanno saltando fuori grazie alle capacità di Lisbeth e dei suoi amici hacker.

Il finale è un crescendo di avvenimenti tragici, macabri e inaspettati…fino al finale a sorpresa…la fine di Harriet di saprà a circa 100 pagine dalla fine, poi l’attenzione sarà rivolta al caso Wennerstorm e alla rivinciata di Mickael.

Ma gli uomini che odiano le donne chi sono?
Che cosa c’entrano?

In realtà il titolo di questo romanzo (dalla ragguardevole mole, 676 pagine) esce fuori da alcune considerazioni di Lisbeth a proposito di molti (quasi tutti) gli uomini che ha incontrato nella sua vita.
Primo tra tutti il suo nuovo tutore (Lisbeth infatti è sotto tutela benché maggiorenne a causa di alcuni piccoli reati e della sua tendenza asociale) che si rivelerà un pazzo sadico, per poi arrivare a diversi membri della famiglia Vanger, tra filonazisti, sadici e serial killer c’è solo l’imbarazzo della scelta, tutti però sembrano odiare le donne per come le maltrattano, seviziano e, a volte, uccidono.
E Lisbeth non sopporta questi individui…e sa come sistemarli…


Un romanzo che nonostante la mole scorre veloce, intrigante e avvincente, queste quasi 700 pagine volano via veloci e per nulla pesanti, i contenuti sono vari, la narrazione non si focalizza troppo su particolari o scene troppo scadenti nel macabro (e ce ne sarebbero…) ma cerca piuttosto un ritmo e una suspense in grado di incollare il lettore al libro.
Nella parte iniziale si resta un po’ perplessi forse fuorviati dal titolo che presagisce un certo tenore della storia, che invece parla di frodi finanziarie e affari loschi…la narrazione decolla quasi subito, per poi rallentare e conoscere un attimo di stanca a metà del volume, nel finale recupera con colpi di scena veloci e inaspettati.

La trama non è originalissima…diciamo che già all'inizio si intuisce cosa c’era dietro all’invio annuale dei fiori secchi a Vanger… e parallelamente il personaggio di Martin Vanger (fratello di Harriet) non mi era sembrato così innocuo e pacioso…
Nonostante ciò un romanzo avvincente, ben scritto, che ho letto con piacere.

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Vita93 Opinione inserita da Vita93    12 Dicembre, 2014
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Perché non ci fidiamo del nostro istinto?

"Uomini che odiano le donne" è il primo romanzo della celebre trilogia Millennium, pubblicata successivamente alla precoce scomparsa dell'autore svedese Stieg Larsson, avvenuta nel 2004 a soli 50 anni.
Questo romanzo ha rappresentato per me una svolta significativa nel mio altalenante (fino ad allora) rapporto con la letteratura.
Dopo aver letto qualsiasi cosa mi capitasse tra le mani durante l'infanzia e la prima adolescenza, negli ultimi anni del liceo mi sono inspiegabilmente allontanato dal magico mondo dei libri.
Fino a quando poco tempo fa, durante un'agognata pausa tra una lezione universitaria e l'altra, sono entrato quasi per caso, oserei dire in punta di piedi, in libreria.
Distrattamente, basandomi soltanto sull'enorme fama che aveva acquisito il testo (complice anche l'ottima trasposizione cinematografica targata David Fincher, con Daniel Craig e Rooney Mara), ho deciso di acquistarlo. Fiducioso che "una storia che vi terrà svegli fino all'alba", come recitava la copertina eccessivamente furba ed ammiccante, potesse risvegliarmi dal torpore letterario in cui navigavo.

La trama è a dir poco nota. Mikael Blomkvist, giornalista economico e direttore responsabile nonché fondatore del mensile d'inchiesta "Millennium", viene contattato da Henrik Vanger, anziano e potente industriale svedese. Henrik propone a Mikael di indagare sul caso della scomparsa della nipote prediletta, Harriet, avvenuta nel lontano 1966. Un mistero mai risolto. Sospetta che il colpevole sia da ricercare all'interno della cerchia familiare. “Si troverà ad indagare su ladri, avari, prepotenti. La più detestabile collezione di individui che lei abbia mai conosciuto: la mia famiglia”. Una sorta di enigma della camera chiusa.
Nel corso dell'indagine, il giornalista viene affiancato da Lisbeth Salander, abilissima hacker e ricercatrice dalla personalità tanto complessa e tormentata quanto magnetica.

Nel suo genere, considero "Uomini che odiano le donne" un vero e proprio gioiello. Un raro caso di bestseller di indubbia qualità letteraria.
La storia è affascinante, suggestiva, arricchita da una prosa avvolgente e capace di mantenere alta la tensione per ben 676 pagine. E con personaggi di notevole spessore e carisma.
In qualità di esperto conoscitore di organizzazioni neonaziste e da sempre in prima linea nella lotta per la difesa della libertà di parola e contro il razzismo (si noti, a tal proposito, la linea editoriale perseguita nella rivista trimestrale fondata da Larsson, Expo), l’autore avrebbe voluto creare una serie di dieci romanzi volti a mettere in luce i lati oscuri di una società, quella svedese, soltanto apparentemente perfetta. Approfondendo, in questo primo episodio, il tema della violenza sulle donne. Ecco quindi spiegata la tendenza ad iniziare ogni capitolo con alcune brevi statistiche riguardanti questa problematica. Come per ricordare al lettore che la trama è frutto della fantasia di Larsson, ma che la realtà sa essere altrettanto crudele.
Considerata la qualità dell'esordio e, presumo, dei successivi due romanzi, è un vero peccato che questo versatile autore non abbia avuto il tempo per completare il suo lodevole progetto.

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Niamh76 Opinione inserita da Niamh76    28 Giugno, 2014
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Certezze nord europee

Davvero un peccato che Larsson non ci sia più perché è difficilissimo, se non impossibile, trovare autori di thriller alla sua altezza.
Personalmente ho due certezze riguardo a questo libro:

1) è scritto magnificamente. Una trama credibile complessa, mai scontata né prevedibile. Uno stile di altissimo livello: linguaggio, ambientazione, dialoghi sono perfettamente a fuoco, centrati, messi al servizio della storia senza lasciare spazio a autocelebrazioni o sbavature

2) contiene uno dei personaggi più complessi e intriganti che abbia mai letto. Lisbeth Salander è estrema, in tutto. Dall'aspetto al comportamento, dalle emozioni alle reazioni. E' uno di quei personaggi che hanno una propria "voce" letteraria e non svaniscono ... quasi come un Gollum de Il signore degli anelli

Magari non tutti riescono ad apprezzare la bellezza di questo romanzo perché lo spessore e le scatole cinesi della trama (che preparano a due libri successivi) non sono di facile accesso. Se invece decidete di imbarcarvi nell'avventura, allora godrete di una performance letteraria di livello.

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altri thriller ma è sempre rimasto con l'amaro in bocca
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    24 Aprile, 2014
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Una certezza.

Semplicemente una delle trilogie più belle che siano state create, con personaggi perfettamente costruiti, complessi e con uno spessore. Lisbeth è l'emblema della lotta alla sopravvivenza. Determinata e intransigente va avanti a testa alta senza mai arrendersi e senza mai perdere di vista quella che rappresenta la sua via.
Magistralmente scritto e dal finale per nulla scontato, la trilogia di "uomini che odiano le donne" costituisce uno dei Thriller più affascinanti degli ultimi anni, un giallo avvincente che merita di essere letto.

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A chi ha voglia di leggere un bel libro, un romanzo con un suo perché e con un suo essere.
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saurafumi Opinione inserita da saurafumi    05 Dicembre, 2013
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Bellissimo

Sono completamente innamorata della figura di Lisbeth, mia eroina personale. Credo che Larsson abbia scritto tre capolavori, con questa trilogia, e sono profondamente dispiaciuta che non abbia potuto continuare con la serie (si dice che i libri dovessero essere dieci) per la sua prematura morte.
Adoro il suo modo di scrivere, anche se i libri sono lunghi (ma a me piacciono i libri con mille e più pagine, quindi qui vado a nozze...), e dopo aver letto il primo della serie mi sono precipitata a prendere gli altri due. La storia è bella, intrigante, crudele, un ottimo giallo, una bella ambientazione, scritta magistralmente da questo autore che mi è entrato profondamente nella pelle.
Consigliatissimo a tutti.

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Domitilla Ganci Opinione inserita da Domitilla Ganci    13 Agosto, 2013
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Homo homini lupus

Pazienza. La pazienza è ciò che secondo me occorre, nella decisione di affrontare questa lettura.
Il libro appartiene alla categoria del thriller. Quindi il lettore si dispone al susseguirsi di colpi di scena, crimini più o meno efferati, eroi coraggiosi intenti in indagini complesse. Tutto questo nel libro c’è, ma… con molta calma.
Tolto un incipit dai bagliori sinistri, il romanzo sembra, poco dopo, ripartire da capo, presentando coloro che ne attraverseranno la trama, con le loro storie. Il ritmo è estremamente lento. L’autore sembra poco interessato a mantenere desta l’attenzione del lettore, sembra quasi che scriva per sé stesso, buttando giù una quantità di informazioni che forse vorrebbe riorganizzare in un secondo tempo, quindi non ha alcuna fretta di approfondire quell’ assaggio di crimine che ci ha fatto inizialmente gustare. Anzi, con molta tranquillità ci spiega chi sarà l’eroe della nostra storia, senza tralasciare alcun dettaglio: infanzia, studi, vita familiare, amori, vita professionale. Oltretutto il “nostro” di mestiere fa il giornalista economico, che non è propriamente una professione eccitante!

Dopo le prime cento pagine, quindi, al lettore volenteroso ma stremato, capiterà di osservare trasversalmente il volume, considerandone perplesso la mole e domandandosi, mentre cerca di dipanarsi nella giungla inestricabile di nomi nordici, per noi quasi illeggibili, quando accadrà qualcosa di interessante. Quello stesso lettore, però, sa che (nonostante i detrattori) questo è stato un caso editoriale sensazionale e quindi andrà avanti stoicamente!
L’anziano e ricchissimo industriale Henrik Vanger, avvicinandosi al crepuscolo della vita, decide di tornare, per l’ultima volta, sul mistero che ha avvelenato la sua intera esistenza: la scomparsa dell’amatissima nipote Harriet, avvenuta quarant’ anni prima, in circostanze mai chiarite. La particolare indagine, verrà affidata al giornalista Mikael Blomkvist che, reduce da un colossale flop giornalistico, processato e condannato per diffamazione, amareggiato e sconfitto dopo gli eventi che ne hanno sconvolto la vita professionale, accetterà di occuparsi della vicenda. Blomkvist: prima in modo tiepido, poi sempre più coinvolto, cercherà di portare alla luce le verità agghiaccianti sepolte tra le brume inquietanti dell’isola di Hedeby, persa nell’ infinito inverno nordico e quasi interamente abitata dai misteriosi e ormai attempati, membri della famiglia Vanger. Coadiuvato dalla hacker Lisbeth Salander, Blomkvist partirà per un imprevedibile viaggio nel tempo, che lo porterà alla risoluzione del giallo, ma anche a contatto con le scabrose, profonde perversioni cui l’uomo può arrivare per soddisfare i suoi più bassi istinti. Gli schemi entro cui Blomkvist ha incasellato la vicenda umana fino a quel momento, sono destinati a saltare, lasciandolo solo e smarrito dinanzi a interrogativi etici ed esistenziali che lo porteranno a ribaltare totalmente la sua visione dei fatti e delle figure che popolano la vita di ognuno.

Questo è probabilmente il messaggio che questo sfortunato autore (morto poco prima che la sua trilogia “Millennium” riscuotesse il successo planetario), la cui vita è stata segnata da scelte etiche impegnative, quasi eroiche, ha voluto trasmettere ben oltre la storia: quanti volti hanno le persone che incontriamo? Chi sono i nostri colleghi di lavoro, i nostri vicini di casa, ma anche i nostri familiari? Cosa sappiamo di loro? Quanto, delle nostre certezze, verrebbe a crollare se potessimo “vederli” davvero?
La storia nasconde, quindi, enigmi profondi, che hanno a che fare con la natura stessa dell’uomo e pone micidiali interrogativi su quanto l’organizzazione sociale riesca a dominare o reprimere le pulsioni meno limpide degli individui. Come, in quali circostanze esse potrebbero esplodere fuori controllo? Quali strumenti hanno davvero le vittime per difendersi? Sollevando il velo, la nostra ordinata organizzazione sociale apparirebbe, allora, nient’altro che una farsa, di cui i più deboli fanno sicuramente le spese (le donne, citate nel titolo, ma anche i piccoli, i disabili, gli emarginati), in un’inarrestabile e spaventosa spirale di violenza che ingoia ogni illusione, in una disperata selezione naturale in cui i deboli sono destinati a soccombere e in cui le convenzioni sociali non sono che una fragile crosta sopra quotidiani orrori, riportandoci alle impietose intuizioni che Thomas Hobbes ebbe circa la vera natura antropologica già quattro secoli fa ( il suo homo homini lupus mi è tornato prepotente tra i pensieri durante la lettura…).
Quali attori concorrono a delineare questo quadro agghiacciante?
L’economia, lungi dall’ essere possibilità di progresso di un paese, cui i singoli possono partecipare senza distinzioni sociali, non è che un mostro multiforme la cui vera natura resta camuffata da un’informazione falsa e asservita. Multinazionali vischiose, viscidi serpenti dall’ apparente aspetto di azzimati avvocati, finanzieri dal piglio glaciale che, facendosi beffe di regole e leggi, trattano affari e smuovono inimmaginabili risorse, pronte a viaggiare ogni giorno sul filo invisibile della fibra ottica, mentre anche nell’ evoluta Svezia, il potere politico si lascia avvinghiare, pavido e corruttibile, nel mortale abbraccio dell’illegalità.
E quanto la tecnologia ci pone in una situazione di visibilità inconsapevole, in cui ognuno di noi potrebbe essere svelato, rompendo quello scrigno di vetro che ci occulta illusoriamente agli altri e mostrandoci improvvisamente in tutta la nostra ridicola nudità? Dov’è il freno? Dov’è il limite?
La minuziosa, quasi esasperata, descrizione della miriade di personaggi che popolano la trama del romanzo, mira a darci una doppia lettura di ognuno di loro: cosa c’è sopra, cosa appare superficialmente e cosa si cela nelle oscure profondità dell’ animo. Il carattere di ogni figura è cesellato nelle sue sfumature, con un mirabile lavoro di introspezione, perché al lettore arrivino tutti i piani di decodifica delle azioni che compie. Tra tutte la splendida, dolente eroina Lisbeth, indifesa, ferita, violata (l’ho subito affiliata ad una Nikita cibernetica!) che risorge dalle ceneri della più irrazionale, inaudita e gratuita violenza, per riscattare gli ultimi, impadronendosi dei metodi degli aguzzini e, nel sorprendente finale della storia, oscurando la scena al protagonista, rimasto a dibattersi nei dilemmi etici della sua coscienza, sorpreso, nel mezzo del cammin della sua vita, di avere anche lui un prezzo, che qualcuno ha avuto la sfrontatezza di pagare …

Si. Valeva la pena leggerlo e avere tanta, tanta pazienza.


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Todaoda Opinione inserita da Todaoda    17 Luglio, 2013
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Autosufficiente

E' un libro autosufficiente: come certi organismi che non hanno bisogno di aiuti esterni per vivere, questo libro si auto alimenta grazie alla fama che gli astuti editori e gli scaltri pubblicitari hanno creato inizialmente. E' bastato usare infatti termini come "caso editoriale" e "nuovo genere letterario" per avvolgere il romanzo dello svedese con la nomea di capolavoro; i lettori, compreso il sottoscritto, hanno fatto poi il resto: più lo si acquista più scala le classifiche e più scala le classifiche più lo si acquista.
Di per se è un discreto libro a cavallo tra il genere giallo e il noir e la fredda e statica ambientazione del paesino svedese dove si svolge gran parte della storia è anche ben riuscita, ma se per gli editori furbacchioni si è di fronte a un testo che ridefinisce i canoni del romanzo moderno, agli occhi dell'attento lettore non può passare inosservato come anche questo scritto non sia scevro di tutti quegli aspetti negativi tipici del suo genere, a cominciare dalla protagonista femminile: giovane disadattata così incapace di relazionarsi con la società da rasentare l'autismo ma che all'abbisogna si trasforma in abilissima hacker, implacabile lottatrice e trasformista esperta in camuffamenti con una personalità, tra l'altro, così salda e forte da elaborare e superare da sola in un paio di giorni uno stupro in piena regola! Tutto troppo facile, troppo lineare, troppo banale .
E anche la trama a ben vedere lascia un po' a desiderare: "Uomini che odiano le donne" in realtà sono due romanzi in uno, con due svolgimenti distinti, due epiloghi diversi e un collegamento un po' raccogliticcio. La prima storia, tratta della vicenda personale del protagonista e serve soltanto da sfondo per la seconda e più importante, la vicenda della famiglia su cui deve indagare il suddetto protagonista. Ma se la storia principale per quanto scontata è piuttosto intrigante, quella secondaria sembra creata ad hoc dall'autore per rimpolpare un romanzo che altrimenti conterebbe si e no 300 pagine.E una volta risoltasi la principale si finisce di leggerlo per inerzia soffocando a stento gli sbadigli.
Nuovo genere letterario? Ma non scherziamo!
In due parole: un libro artificiosamente sopravvalutato.

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marlon Opinione inserita da marlon    04 Luglio, 2013
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GIALLO E NON SOLO ....

Il romanzo in questione è il primo della famosa trilogia Millennium e il titolo è eloquente. Si tratta di un bel giallo/poliziesco ambientato in Svezia ai giorni nostri. Uno dei protagonisti è Mikael (Kalle)Blomqvist, giornalista e direttore della rivista d’inchiesta Millennium. Cade in disgrazia e si dimette dopo essere stato accusato di diffamazione dal “finanziere”(criminale e trafficante d’armi internazionale) Wennerstrom. In piena depressione viene assunto dal magnate Henrik Vanger, miliardario e ultra ottantenne, come investigatore privato. L’incarico casca a fagiolo! Perfetto per dimettersi e prendersi una pausa tre le foreste innevate della provincia scandinava …. Ufficialmente si recherà in un paesino sul baltico(paese natale del tycoon svedese) per scrivere la biografia di Vanger. Oltre al lauto compenso, il giornalista avrà anche informazioni scottanti ( scheletri negli armadi dell’alta finanza)come forma di premio. Queste informazioni gli permetteranno di combattere ad armi pari contro quel potere corrotto e marcio. Il potere che il giornalista ha sempre combattuto dalla sua redazione. Coloro che da una scrivania tirano i fili .. In cambio Mikael dovrà indagare sulla sparizione di Harriet, nipote prediletta di Henrik, scomparsa da 40 anni ! Un caso a dir poco misterioso. Una sparizione improbabile in un paesino minuscolo ( il libro ci fornisce anche una mappa !). Ad aiutare Mikael nelle indagini sarà l’incredibile Lisbeth Salander (altra protagonista), una ragazza dalla forza e dal coraggio fuori dal comune! Infatti , oltre ad essere una hacker professionista ( e una punk super tatuata), nasconde un passato a dir poco agghiacciante. Un passato che la renderà dura, intelligente e spietata nei momenti opportuni …. Insieme scoperchieranno molte pentole nella patinata Svezia. Ci mostreranno segreti inconfessabili, fatti di violenze, stupri e omicidi. Ma il passato ritorna sempre per tutti. E anche i protagonisti dovranno vedersela con le ombre che popolano le loro vite.
Il libro, nonostante la sua lunghezza(676 pagine), è molto scorrevole e scritto in modo semplice. E’ avvincente e può piacere anche perché tratta diverse tematiche (amore, omosessualità,ma anche corruzione,degrado sociale, solitudine). Ha avuto un successo planetario per svariati motivi. Una sceneggiatura davvero originale (eccellente la trama), personaggi forti (Lisbeth è diventata un simbolo …) e un seguito che non deluderà. Infatti gli altri due libri della trilogia tratteranno molti argomenti interessanti . Magari sotto certi aspetti meno avvincenti. Ma imperdibili !! ( spiegherò meglio nella recensione del vol. 2). Larsson non è (era) il solito ed inflazionato scrittore scandinavo. Nel romanzo si INTRAVEDE il giornalismo d’inchiesta (la vera professione dell’autore). Ma è solo un assaggio di quello che si manifesterà nei volumi 2 e 3 della trilogia …. Certo potete fermarvi al primo volume (ottimo giallo), ma sarebbe un peccato.
“Uomini che odiano le donne” ci sbatte in faccia l’inspiegabile violenza (sulle donne) e il femminicidio. Non solo. Tra le righe ci rivela come sia sottile il confine tra crimine ed alta finanza. Come ALCUNI membri delle istituzioni siano corrotti e marci. Come da questi venga usata l’arma del ricatto. Come sia terribile la violenza inflitta( fisica e psichica !!). Ma è solo l’inizio …
LETTURA CONSIGLIATA … senz’ombra di dubbio.


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GiammarcoCamedda Opinione inserita da GiammarcoCamedda    30 Giugno, 2013
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"Uomini che odiano le donne" di Stieg Larsson

C'è qualcosa di deliziosamente squisito in questo giallo del ormai defunto giornalista. Ogni singola persona, ogni singolo fatto e oserei dire ogni singola parola è dove dovrebbe essere e non rimane lì campata per aria. Larsson ci offre un godimento per la mente e un intrattenimento divertente e ricco di suspense come pochi sanno fare. Che possiamo dire della caratterizzazione dei personaggi ? Be', ricordo pochi esempi riusciti come questo; personaggi che con le parole diventano belli e intriganti e che non lasciano trapelare niente di scontato lungo tutta la trama. Le sensazioni che essi provano ci fanno compagnia nelle seicentosettantasei pagine di cui questo libro è composto, e sembra di viverle sulla nostra pelle: come non citare la scena in cui Mikael viene quasi torturato ? Oppure quando Lisbeth presa dalla collera e dall'ira maltratta l'avvocato Bjurman e lo punisce per i suoi errori ? Tutte scene che ci si presentano agli occhi e ci lasciano senza fiato per l'adrenalina racchiusa in essi.
Passando a un altro argomento, oserei intrattenervi con la sequenza temporale del libro. Ogni capitolo non ha un nome ma bensì è nominato in base all'arco temporale che ricopre. Dal mio punto di vista per un giallo non c'è cosa migliore di questo. E' come se fosse un caso realmente esistito: lo scrittore si impersona nel protagonista, in questo caso Mikael, e intraprende un percorso di ricerca e scoperta, che si conclude con la risoluzione di ben due casi. Il primo, che occupa la maggior parte del romanzo: la scomparsa o presunta morte di Harriet Vanger, mentre il secondo il caso Wennerström, che invece viene trattato solo nelle prime pagine e nell'ultima parte del libro. L'incredibile risolutezza che caratterizza i personaggi è uno dei fattori che mi ha affascinato di più. Il protagonista, comproprietario di un giornale, e la sua aiutante, un hacker di fama nazionale (almeno sul web del romanzo) che si atteggia a dura ma che sotto sotto ha un cuore dolce, che si fa sciogliere dal temerario giornalista. Ho apprezzato sia il protagonista, per il suo senso della giustizia e tenacia nel svolgere il compito a lui assegnato, e la sua aiutante, la quale è come se impersonasse il grido di molte donne sottomesse in Svezia. In particolare di Lisbeth ho notato l'instancabile voglia di voler essere presa in considerazione e di essere trattata e accettata per quello che è. Nonostante sia così dura, forte, temeraria e sola, nasconde un ego che ha delle debolezze. Debolezze che non sfuggono a Mikael, e che da lui vengono rispettate e ammirate, tanto da definirla una ragazza "singolare". Una caduta di stile, a mio non modesto parere, e che riguarda il protagonista, è il fatto di essere, per così dire, uno scapolo che si dà alla bella vita. Nella sua acutezza e comprensione delle cose, mi è dispiaciuto che abbia avuto questa caratteristica nel budget. Per il resto e per gli altri personaggi non trovo niente di strano o di brutto degno di essere scritto in questa recensione, a parte per l'antagonista. E' strano come Larsson si sia soffermato su ogni dettaglio, concedendo ampio spazio a tutte le singole cose (basti pensare ai tramezzini o tutte le volte che Mikael andava a correre), e invece non si sia curato di riservare qualche ritaglio per l'antagonista, che è praticamente sempre assente se non nell'Epilogo, dove viene tenuto d'occhio col cannocchiale, il quale ci indica le sue azioni in modo spicciolo e superficiale. Quindi, escludendo la caratteristica di Mikael e il fatto che l'antagonista sia stato enormemente trascurato, non ho nessun difetto da scrivere.
Leggerò sicuramente gli altri due romanzi della saga e che sono certo mi intratterranno in modo piacevole e con il fiato sospeso tanto quanto questo libro. Una cosa che ho notato e che voglio scrivere, è che nonostante lo scrittore sia un giornalista, la sua scrittura non ricorda per niente la superficialità e la schematizzazione che si addice a quel lavoro, anzi, Larsson si è soffermato nei dettagli approfonditamente, e soprattutto non annoiando e non cadendo nel ridicolo, e questo fa di lui un ottimo scrittore. Le scene si susseguono, una dopo l'altra con una velocità apparentemente elevata, ma che se osservata è scritta nella maniera migliore possibile. Un altro punto a favore di questo romanzo è la caratterizzazione dell'ambiente e della storia, con riferimenti alla vera Svezia (sono infatti ricorrenti) che aiutano ad ambientarsi meglio e a tastare le acque lungo tutta la trama. Tanto per fare un esempio, la descrizione della città in cui risiede la famiglia Vanger con altrettanto disegno della mappa.
Per concludere, affermo che il libro è alla portata di qualsiasi persona, specialmente per lo stile di scrittura semplice e scorrevole, che fanno di questo libro un giallo coi fiocchi. Direi che la fama acquisita la Larsson, nonostante sia morto e che prima tanto malgiudicavo (ah! i pregiudizi), è cambiata nei sei giorni in cui ho letto questo romanzo. Come già detto, la suspense è all'ordine del capitolo e i colpi di scena non mancano. Tutti questi fattori, fanno di "Uomini che odiano le donne" un buon libro, degno di essere chiamato tale e di essere letto.

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Key Seven Opinione inserita da Key Seven    06 Giugno, 2013
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Bellissimo

Sicuramente un gran libro. Titolo provocatorio che poi in realtà è solo parte della storia (parte marginale a dire il vero). I personaggi sono ben delineati e ci si affezziona presto sia al protagonista sia alla sua coprimaria... Si spera in una storia d'amore...
Una bella lettura. I paesaggi nordici "respirano" e li si sente quasi propri mentre si divorano le quasi mille pagine del volume. Dopo un pò si sente quasi il freddo della neve che circonda il protagonista nella capanna sull'isola in cui è relegato a risolvere il mistero.
Bello davvero. Appena finito sono corso in libreria a comprare il secondo volume per vedere come andava avanti la storia...
Peccato però, va detto, che dal volume due in poi la storia subisca un lento "calando" perchè i volumi due e tre non sono all'altezza del primo... Tenetelo presente se volete imbarcarvi nella lettura di una storia che conta complessivamente quasi 2500 pagine.

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A tutti quelli che si appassionano alle grandi storie di ampio respiro
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verdat Opinione inserita da verdat    20 Mag, 2013
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Non ci credevo ma....

Ebbene sì, spesso sono i figli a consigliarci... ed il mio a Natale mi ha regalato questo libro...
Devo dire che lo sentivo entusiasta quando mi raccontò di aver letto la trilogia.

Un libro straordinario, personaggi ben descritti e finale per nulla scontato.
Lisbeth è un personaggio davvero meraviglioso, uno scricciolo con una forza ed una determinazione davvero fuori dal comune: è vittima, lo è sempre stata, ma quando decide di diventare carnefice lo fa scientemente, ha una mente sopraffina che riesce ad ingannare tutti...il suo aspetto trasandato, i suoi silenzi, anzi per meglio dire i suoi mutismi...
Ok è un hacker.. ma....chi di noi non vorrebbe almeno per una volta avere la sue conoscenze informatiche per spiare qualcuno???'

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A chi piace il giallo...anche a tinte forti
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Matte92 Opinione inserita da Matte92    19 Mag, 2013
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Giallo Straordinario

Straordinario libro, ti rapisce da inizio a fine, descrizioni dettagliate, personaggi straordinari e una storia veramente stupenda. Non riesci a finire un capitolo che subito vuoi sapere cosa succede nel successivo, una storia veramente appassionata e coinvolgente scritta da un grande scrittore che purtroppo adesso non c'è più.
La trilogia è una delle più belle del genere giallo, a mio avviso, il film è bello, ma non rende pienamente il libro che in alcuni punti è straordinario e ti fa immaginare di essere un abitante del paesello svedese sperduto.

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Qualsiasi giallo e a cui piace il genere, e anche a chi non è grande appassionato, ne rimarrà rapito
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Opinione inserita da starvyt4    13 Febbraio, 2013

bello ma troppo lungo

Buon libro, scritto in modo appassionante, la trama gialla è di ottimo livello (lo dico da appassinata di polizieschi), i personaggi sono ben tratteggiati, soprattutto Lisbeth; unici nei la lunghezza, l'autore si è dilungato troppo in descrizioni di luoghi e circostanze poco o nulla attinenti (perchè indica ogni tipo di farcitura dei panini che vengono mangiati dai protagonisti?), e il numero eccessivo di personaggi, quelli che hanno un ruolo attivo nella vicenda sono la metà di quelli citati, gli altri fanno solo confondere

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NATASHINA Opinione inserita da NATASHINA    14 Novembre, 2012
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un buon libro

decisamente un buon libro, scritto bene, l'autore era comunque un giornalista, con grande padronanza di linguaggio. la storia scorre bene, descrittivo al punto giusto e con una buona suspance.
personalmente ho gradito molto questa lettura e la consiglierei anche a chi non è appassionato di romanzi gialli. finale a sorpresa. ogni situazione o personaggio ha motivo di esistere, ognuno ha il suo ruolo.
davvero un peccato che il Sig. Larsoon non possa più regalarci una così piacevole lettura.

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Opinione inserita da trilly    10 Novembre, 2012

un libro piacevole

ho letto la trilogia tutta ad un fiato! premettendo che non è la mia tipologia di lettura preferita, ho trovato i libri piacevoli. Scrittura ben dettagliata, e non poteva essere diversamente, visto le miriadi di sfumature che il libro contiene! articolato e ricco di descrizioni... solo una cosa: troppi personaggi, troppi "nomi e ruoli" da ricordare, specialmente nel terzo... ho fatto un po' di fatica a seguire... ma lo stile nel narrare non mi ha fatto perdere interesse!

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Albanese Opinione inserita da Albanese    11 Settembre, 2012
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Lisbeth

Leggo libri da quando ho imparato l'alfabeto e devo dire che si contano sulle dita di una mano quelli che mi hanno rubato il cuore. Tre dei quali sono i libri della trilogia Millennium: mi hanno rubato il cuore. Ho riletto in questi due giorni 'Uomini che odiano le donne' e..E. Ho riletto ogni singola pagina con la stessa curiosità della prima volta, con la stessa speranza che il finale fosse cambiato. E' stato meraviglioso rileggerlo, non mi sono annoiata affatto, anzi ho scoperto frasi e dettagli che la prima volta mi erano sfuggiti. Un libro così lungo e ricco merita di essere letto e riletto per apprezzarlo pienamente. E il film (per quanto lo adori e non mi stancherei mai di vederlo - mi riferisco a quello di Fincher, non a quella 'cosa' svedese) non riesce a riprodurre ciò che rende la trilogia di Larsson unica nel suo genere: i sentimenti di Lisbeth, così apparentemente impercettibili ma così forti, intenti, sbalorditivi. Non nego che sono un'egocentrica spaventosa e che probabilmente in questi romanzi (e soprattutto in Lisbeth) rivedo il mio 'lato oscuro' (quello che mostrerei ogni giorno se avessi le palle!), ma leggetelo. In questo 2012 in cui Christian Grey (N.E. Bjurman più bello e ricco) sembra essere il personaggio del secolo, vale la pena leggere questa trilogia. Fidatevi ;)

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JadeKim Opinione inserita da JadeKim    15 Agosto, 2012
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Lisbeth, la donna che odia gli uomini che odiano l

E' così che spesso viene definita l'eroina Lisbeth Salander, dallo stesso autore. Un personaggio quasi esagerato, ma bello proprio per questo, perché riesce comunque a rimanere verosimile nonostante tutte le sue stranezze: Lisbeth ha uno speciale talento per matematica e informatica che riesce poi a piegare alle sue necessità, diventando così un'incredibile hacker. Molti pensano che sia strano proprio questo, che è così brava da fare cose impossibili. Ma un personaggio speciale deve anche saper fare qualcosa di altrettanto speciale, no? E' avvolta nel mistero (almeno nel primo libro), e la sua voglia di lottare contro la violenza nei confronti delle donne rispecchia la visione dello stesso Stieg Larsson, che rivela persino con dei dati statistici all'inizio di ogni parte del libro percentuali di donne che hanno subito delle violenze nel suo paese, la Svezia.
Già, la Svezia... mi sono appassionata a questo paese. A parte i nomi delle vie e dei quartieri, a dir poco impronunciabili!! Non ci sono mai stata, ma leggendo questo volume mi ci sono quasi sentita dentro. Mi sono quasi sentita nel paesino di quell'isolotto dove Mikael deve indagare sulla scomparsa della giovane Harriett, che non si vede da quarant'anni.

Lo stile è meraviglioso, dettagliato, e Larsson ci tiene ad approfondire ogni punto della sua storia: sottotrame, personaggi secondari, nulla viene lasciato al caso o all'immaginazione, nulla è superficiale.
Se c'è un unico difetto, ma proprio uno, è nelle pagine dove l'autore racconta come Mikael ha fatto a reperire delle informazioni per un articolo che si è poi rivelato fasullo, e che l'ha poi portato in tribunale. Sono pagine e pagine di roba che solo un laureato in economia potrebbe capire, ma superato questo scoglio la lettura si fa piacevolissima.

Le scene di violenza (anche sessuale) sono spesso molto crude, tant'è che nel film americano, nonostante avessi già letto tutto, mi sono parecchio impressionata. Tuttavia non vengono raccontate "gratuitamente", le parole sono accuratamente scelte e l'autore non si spinge oltre certi limiti. Se poi invece nel film questi limiti si superano... eh, mica è colpa del libro.

La fine dell'indagine, invece, con tanto di finale a sorpresa, sorprende davvero: un finale che non ci si aspetta, bello e che lascia a bocca aperta. E con le ultimissime righe che lasciano intendere che la storia non è finita; veramente, il primo libro sarebbe autoconclusivo... però tra i vari personaggi rimangono diverse questioni in sospeso, quindi gli altri libri bisogna leggerli. E' un forte consiglio.
Dopo ciò, la trilogia di Stieg Larsson è diventata la mia preferita. Ha un posto privilegiato sui miei scaffali dei libri.
A mio avviso, poi potete smentire finché volete, è un capolavoro.

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luna3 Opinione inserita da luna3    29 Giugno, 2012
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uomini che odiano le donne

Dopo aver visto a pezzi e bocconi la versione svedese in tv , non ho potuto non comprare il libro..Bellissmo ed avvincente Larsson ti lega al libro dalla prima all'ultima pagina.Il giornalista Mikael diventa un personaggio importante ede affascinate solo perchè affiancato dalla mitica Lisbeth ,grandissima hacker che riesce a risolvere il giallo della famiglia Vanger per cui Mikael temporaneamente decide di lavorare.MI sono affezionata a questi due personaggi e comprerò anche il secondo libro della trilogia .

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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    05 Giugno, 2012
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Millennium Trilogy vol. 1

E' come una sorta di grande matrioska, una storia nella storia, un intreccio altamente complicato, ma al tempo stesso pienamente riuscito. Devo ammettere che durante le prime 100 pagine spesso mi sono chiesta dove voleva andare a parare... perché avevo come l'idea che venissero introdotte molte vicende senza collegamento e facevo fatica ad individuare un punto focale. Ma se avete la pazienza di superare alcuni momenti un po' piatti e molto verbosi vedrete che lo sforzo verrà ricompensato e vi ritroverete a leggere qualcosa di innovativo, avvincente e totalmente inaspettato. Lo stile di scrittura di Larsson è complesso, a volte parecchio descrittivo, ma ciò nonostante può essere letto e compreso da tutti, anche da chi, come la sottoscritta, non ha spiccate simpatie per tematiche economiche e aziendali che spesso si materializzano all'interno del romanzo. Come da titolo poi, vengono affrontate tematiche spinose come la violenza sulle donne, una specie di denuncia dello stesso autore contro la sua stessa nazione, con tanto di statistiche all'inizio dei capitoli principali. E che dire dell'eroina assoluta Lisbeth Salander? Un personaggio femminile talmente atipico e con una personalità talmente forte ed insolita che è praticamente impossibile rimanerle indifferenti.
Larsson con questo suo primo libro ha fatto un lavoro ottimo. Mi piange il cuore a sapere che è morto ancora prima di vederlo pubblicato. E mi piange il cuore sapere che era nelle sue intenzioni scrivere ben 10 romanzi di questa serie, quando invece è riuscito a terminarne 3 solamente. Ne consiglio caldamente la lettura a tutti coloro che non lo avessero ancora fatto

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Baba Opinione inserita da Baba    25 Mag, 2012
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amo Lisbeth ...

‘Uomini che odiano le donne’ è un buon libro… un capolavoro no non credo…. Sopravalutato forse.. ma Larsson ha creato un personaggio fuori dal comune: Lisbeth è la sfigata geniale che domina la storia, un’eroina black-femminista capace di vendicarsi da sé, di far innamorare (forse) il ricco e affascinate gioranalista, di fare soldi ‘facilmente’ con il computer alle spalle del mondo.. qui è la forza del libro assieme comunque ad un intreccio di storie e personaggi che rendono la lettura capace di colpirti… peccato per il seguito… che si riscatta parzialmente nel terzo libro.
Consiglio la lettura? si perché comunque il libro la merita e perché giustamente tutti possano capire da sé se siamo di fronte a un capolavoro: l’unico ‘problema’ è che, secondo me, letto questo è giusto leggere l’intera trilogia… : )

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Opinione inserita da Janet    09 Aprile, 2012

Decisamente sopravvalutato

Sicuramente "Uomini che odiano le donne" è un bel romanzo, ma niente di più.
Solitamente, quando leggo un romanzo, sono solita considerarlo all'interno della sua categoria (in questo caso thriller), ma in modo che questa non diventi mai una scusa per giustificare i difetti del libro.
In questo caso il semplice fatto che il libro sia un thriller, non giustifica la straordinaria capacità di hacker di Lisbeth Salander. Allo stesso modo, anche l'impressionante quantità di indizi caduti dal cielo sembra alquanto cozzare con tutto ciò che è umanamente considerato verosimile.

Ma affrontiamo le cose per ordine. Stieg Larsson (di cui non ho letto altro che questo romanzo) ha un buon stile (per non dire ottimo) sia per quanto riguarda le sequenze descrittive, che narrative, ma è un po' scialbo in quelle riflessive (niente di illeggibile comunque).
Ci sono buone relazioni tra i flashback e le situazioni presenti, mentre non esistono collegamenti tra le scene di Mikael e Lisbeth, ma per scelta narrativa.

Larsson riesce benissimo nell'illustrare tutto ciò che è pertinente alla cronaca di borsa e devo dire che ha uno spiccato talento anche per le ricostruzioni storiche (spesso inutili al semplice fine della storia,ma decisamente piacevoli).
L'autore ha tentato di formare attraverso le indagini di Mikael qualcosa di simile al ritratto di una famiglia piena di segreti, troppo oscuri per essere rivelati. Ma il tentativo è fallito, in quanto non si viene a sapere quali fossero davvero i segreti di cui il capofamiglia Herik Vanger stesse parlando. Forse si riferiva al fratello nazista? Poco male, ci si sofferma così poco che alla fine (perdonatemi la sgrammatica) a nessuno gliene frega niente.
In fondo, cosa abbia di davvero tanto deplorevole questa famiglia, perchè Henrik la disprezzi così tanto, non si sa. Escludendo quello che vien fuori dal caso Harriet (che Henrik non poteva sapere) e qualche parente decisamente antipatico (che diciamoci la verità: ce n'è in ogni famiglia), non si viene a sapere niente di quello che sono i veri peccati dei Vanger. Che sapore amaro in bocca!

Volendo essere sincera io non avverto neanche quello che dovrebbe essere il vero contenuto di fondo del romanzo: l'odio verso le donne. Sì c'è uno stupratore seriale, c'è un tutore che sfrutta la sua cliente, c'è un uomo che odia la figlia, ma poi? E' come se fosse una serie di vicende che non riesce a prendere il sopravvento sulla normale vita di Mikael. Sì è vero, questi rimane inorridito da questi eventi, come tutti, ma finisce lì: non ci sono ragionamenti di fondo. E a coloro che dicono "Presenta un realistico ritratto della drammaticità moderna" rispondo che per un ritratto dello stesso genere, nè più profondo nè meno, basta guardare il telegiornale.

Infine aggiungo che la soluzione del caso è banale, il prologo, decisamente troppo allungato, inzuppato in un happy ending forzato, se non fosse per un piccolo particolare, che ancora una volta, non mi colpisce.

Ma dopo tante critiche mi sembra giusto riferire anche dei commenti positivi al romanzo.
Ritengo infatti che i personaggi siano ben strutturati, realistici in merito al loro carattere. E' facile affezionarcisi. Sono la parte meglio riuscita del romanzo.
In particolare, come molti (se non tutti) hanno detto, Lisbeth è l'eroina che ogni donna vittima di violenza vorrebbe essere. Forte e tenace, ma soprattutto vendicativa.

Concludo dicendo che consiglio questo libro. Non perché sia un capolavoro, ma perché è considerato tale. In questi casi è sempre meglio giudicare da sé

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Opinione inserita da Angelo    21 Marzo, 2012

Un meritato successo in mezzo al demerito dilagant

Un giallo davvero intrigante. I colpi di scena si susseguono anche nel momento in cui il delitto e l'intrigo sono risolti. Leggevo sopra di una critica mossa contro l'eccessivo erotismo e gratuità delle scene sessuali. Penso che questo sia un leitmotiv del libro; intendo il sesso visto come motore trainante dei rapporti umani. Mikael e Lisbeth hanno una "morale sessuale" che i più "puristi" potrebbero discutere, ma credo che in realtà sia la condotta migliore per conoscere in fondo l'altro e evitare languenti cerimonie matrimoniali che spesso approdano ad altrettanto languenti e (ormai) stereotipate separazioni. Le scene di violenza erotica hanno, a mio giudizio, il compito di dipingere una realtà, ahimè, troppo diffusa e che non ha ragione di cadere nell'ombra. I sentimenti d'amore, però, non sono messi in discussione, tanto che Lisbeth si innamora di Mikael. Forse l'unica critica plausibile si può riscontrare in una mangiata di pagine alla fine del libro, nelle quali Lisbeth e Mikael fanno una sintesi dell'accaduto. In queste pagine emerge una condanna dello stupratore steriotipata e fanciullesca. Certamente le considerazioni dei due sono più che giustificabili, ma il tono e il linguaggio fanno apparire un giornalista cinquantenne e un hacker professionista come due liceali mossi da sentimenti adolescenziali. Le pagine in questione però non superaro il numero di cinque e credo che in un totale di 600 (o forse più) pagine sia un numero abbastanza irrisorio. Dopo il successo "imbarazzante" di Harry Potter forse la letteratura contemporanea ha ancora qualche speranza di poter auspicare all'immortalità.

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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    05 Febbraio, 2012
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un capolavoro

E' da troppo che dovevo scrivere le mie impressioni su questo libro, "Uomini che odiano le donne" di Stieg Larsson. Ho aspettato di vedere il film, ma quel momento non è mai arrivato. Addirittura l'onnipresente in casa mia, Gino, quando ha deciso di andarlo a vedere al cinema, dopo aver letto il libro, come me, ha pensato bene di non dirmelo, mentre io ci speravo tanto di vederlo. Mi dico: "Pazienza! Almeno ho risparmiato i soldi del biglietto! Fra non molto, spero, lo passeranno su sky e lì io ci saro!"
Comunque, il parere di Gino sul film è stato negativo. Come in ogni confronto fra film e libro, il secondo ne esce vincente, con certezza a dir poco matematica. Il film sembra essere fedelissimo al libro.
Quindi, per chi non sa di cosa parli questo libro, c'è da dire che è un miscuglio fra nazismo e violenza sulle donne il tutto strutturato su una trama di grandi imperi industriali, famiglie di capitalisti nelle quali scorrono odio e rivalità ed, ovviamente, ci sono anche serial killer, come in ogni thriller che si rispetti. Questo è solo il primo libro della trilogia.
Un giornalista si trova a dover risolvere un "caso freddo", una sorta di Cold Case, con assicurata commozione finale. Almeno per me. L'odio per le donne è quasi palpabile: dalla diffidenza sul lavoro alle prevaricazioni, dalle molestie alle uccisioni.
Inizia con una lentezza (per delineare i personaggi) che, più volte, mi ha scoraggiata dal continuarne la lettura, ma stoica sono arrivata fino in fondo. Da pagina 300 in poi, ve lo assicuro, non vi staccherete più dal libro per saperne le evoluzioni ed il finale.
Il personaggio migliore è quello di Lisbeth Salander, una ragazza hacker con una dote speciale, una memoria fotografica, che per molti è considerata un difetto, ma che le sarà utile per il suo lavoro e sarà funzionale nello svolgimento delle indagini. Farà da supporto a Mikael Blomkvist, intreccerà con lui una relazione sentimentale che in fine sarà un buco nell'acqua. Finita l'indagine, ognuno tornerà alla sua vita: lui, all'amica amante di una vita (interessante uomo che si accontenta di non possederla mai completamente una donna, perché la lascia sposata ad un altro, ma riesce a instaurare un rapporto duraturo e completo con lei); Lisbeth, alla sua solitudine.
Nel corso del libro, prima di incontrare Mikael, Lisbeth viene anche stuprata e reagisce nel modo in cui ogni donna vorrebbe saper reagire a tanta crudeltà. Reagisce con la vendetta, una sorta di occhio per occhio, dente per dente, una legge del taglione che la vede chiudere i conti con il suo carnefice attraverso anche l'utilizzo di un messaggio scritto, indelebile, un tatuaggio, dopo ore di sevizie. Il messaggio, che il suo avvocato e tutore porterà impresso per sempre, appena più sopra dei genitali, è "Io sono un sadico porco, un verme e uno stupratore", scritto interamente in maiuscolo. E' solo un episodio che rende l'idea della donna, tutt'altro che fragile e che salverà dalla morte l'uomo che ama, il personaggio principale, ma il tutto è destinato a rimanere in sospeso fino al prossimo libro, dove la storia fra i due ricomincia, almeno credo. E' sempre un altro malloppone da leggere. Anzi due: "La ragazza che giocava con il fuoco" e "La regina dei castelli di carta".

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joshua65 Opinione inserita da joshua65    05 Febbraio, 2012
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Mille non più mille

Ampiamente anticipato da anteprime martellanti, il film americano “Uomini che odiano le donne” è appena uscito nelle sale italiane. Ieri sera, le immagini del trailer montate a ritmo di rock, che mi sono rimaste impresse più del film che ho visto subito dopo, mi hanno spinto a riflettere soprattutto sul fatto che il libro di Larsson l’ho letto più di un anno fa, e pur essendomi piaciuto tanto non l’ho mai recensito. Tornando a casa, ragionavo sui motivi principali.

A – “Uomini che odiano le donne” è un gran bel giallo, stile “delitto in una stanza chiusa”, ti prende, ti intriga, ed ha un buon finale, lo hanno detto e scritto già tanti al posto mio, non c’è altro da aggiungere

B – “Uomini che odiano le donne” piace soprattutto alle donne (molte me lo hanno consigliato), ed io essendo morfologicamente di genere opposto forse non riesco e non riuscirò mai a comprendere il vigore del messaggio

C – Lisbeth Salander è un personaggio intrigante, in poche parole fantastico, ma Kalle Blomqvist con la sua sottile ambiguità, mi ha sempre innervosito e parecchio. Secondo me, dopo un po’ lo ha capito pure Larsson

D – Ho letto subito dopo “La ragazza che giocava con il fuoco” e mi è piaciuto MOLTO meno, ne ho percepito l’”effetto saga”, in una accezione non proprio positiva. Il terzo volume giace da un po’ sul mio comodino

E – Ma chi era Stieg Larsson? Giornalista, legato da trentadue anni con una compagna che non ha mai sposato e che non ha ricevuto un solo euro in eredità. Provato pare da una terribile esperienza da ragazzo, che ne ha segnato l’esistenza e spinto a scrivere tempo dopo questo libro

Avrei altri motivi, ma non riesco. Troppi i flash nella mente, brevi ma intensi: gli hacker, le foto sbiadite, l’incidente sul ponte, il freddo e la neve, l’albero genealogico dei Vanger, il dragone tatuato, che fine ha fatto la nipote del vecchio, l’odio e la violenza cupa e cieca, il mistero e “ma come cavolo andrà a finire?”

Mi spiace David Fincher, sei un ottimo regista e sicuramente avrai messo tanta passione nel produrre questo film, ma credo che non andrò a vederlo, Stieg Larsson lo ha già realizzato per conto mio.

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Sordelli Opinione inserita da Sordelli    02 Novembre, 2011
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Intrigante e geniale

Da dove partire? Per un romanzo simile ci sono mille punti da cui cominciare. Per esempio, dall'interessante storia di una problemtica Lisbeth Salander. O dall'incasinato giornalista Blomkvist. Oppure...oppure potrei partire dal fatto che non ho mai letto nessun romanzo che, forse enfatizzando troppo, sottolineasse le violenze sulle donne in maniera così aperta; un romanzo in cui il mistero di una sparizione si intreccia con violenze continue e perpetrate per anni e con la storia di un imprenditore truffatore di dimensioni bibliche. Ho trovato il romanzo appassionante e tremendamente coinvolgente (600 e più pagine di romanzo le ho divorate in meno di tre giorni!).
Lo stile è scorrevole, il contenuto ricco e sfaccettato: non pensate di trovare una storia unica e noiosa all'interno del romanzo; anzi! Qui si intrecciano le storie di una ragazza poco più che ventenne e problematica, benchè intelligente e perspicace; di un giornalista molto brillante e che esercita grande fascino sulle donne; di un anziano tormentato dalla sparizione della sua adorata nipote e la cui famiglia nasconde segreti inconfessabili; di un imprenditore che ha fatto del suo impero una copertura per affari sporchi; di una Svezia bella e misteriosa.
Consiglio fortemente questo romanzo perchè vi appassionerete sicuramente alla storia e vi troverete a gioire e piangere insieme ai personaggi, a bere caffè con loro e a scervellarvi anche voi per quello che fa impazzire loro.
Mi sentirei quasi di definire questo libro (e la trilogia in sè) un grande capolavoro: vivo, vero e attuale.

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19alessio79 Opinione inserita da 19alessio79    23 Settembre, 2011
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Bello

Voglio premettere che non sono un lettore da "oltre 500 pagine", ma qui le pagine volano via con una semplicità disarmante. E' un libro scritto bene, interessante, anche leggermente "erotico", con una bella trama. Vogliamo cercare un lato negativo? Essendo un romanzo lungo e svedese, memorizzare tutti i nomi risulta essere, almeno per me, complicato. E poi peccato per il finale che, personalmente avrei preferito più "dark".Ma questo è proprio nulla al confronto di un libro importante e di riferimento per il genere. Leggetelo, pazientate sulla lunghezza del libro, innamoratevi di Lisbeth, e calatevi nella fredda, spettrale Svezia.

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    06 Settembre, 2011
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Geniale

Storia intrecciata e intricata. Ombre, fotografie, personaggi, vite, disturbi. Racconto che incolla il lettore, finale che sorprende. Stile appassionante. Uno dei migliori gialli a mio parere mai scritti. Anche i successivi due volumi sono buoni, ma questo primo è veramente unico. Non stanca mai, neanche quando rischi di perderti nei meandri di una famiglia davvero perversa. Bellissimo.

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Fonta Opinione inserita da Fonta    26 Mag, 2011
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ragazzo che adora questo thriller

Lo ammetto, non conoscevo granchè di "uomini che odiano le donne" ma, il fatto che in molti me ne parlavano bene, che stavo per partire per il mare e non ultimo il prezzo non proibitivo mi hanno fatto optare per la lettura di questo bel libro..che poi è l'inizio di una trilogia ma, una volta finito questo gli altri due, come le ciliege, non restano in libreria =)
Una mia collega mi ha consigliato di "tener duro" fino a un terzo di libro: infatti si parte molto lentamente con ampie descrizioni dei personaggi e dei territori; poi anche i nomi svedesi non facilitano (sembrano una lista nozze ikea =P).
La bravissima signora della mia libreria mi aveva avvisato di non aspettarmi un thriller con continui colpi di scena alla Dan Brown o alla Faletti..è uno stile "nordico" mi disse, basato sull'introspettiva dei personaggi e non sull'azione pura.
Proviamo.
Provato e mi è piaciuto un sacco..un po' lento a volte ma mai banale!

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vuole leggere un thriller con uno stile differente!
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Fermìn90 Opinione inserita da Fermìn90    04 Aprile, 2011
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Il thriller perfetto

“Uomini che odiano le donne” è un thriller veramente ben congeniato, 700 pagine che non concedono neanche un minimo di noia e che , una volta terminate , si fanno rimpiangere terribilmente. Tutto in questo libro contribuisce a coinvolgere in maniera straordinaria il lettore , a partire dalla trama e dal tema pressante della vicenda: l’odio verso le donne. Si racconta infatti di donne molestate, minacciate, violentate , in un climax che fa inorridire sempre di più e che si concretizza in una triste e rassegnata frase di uno dei protagonisti: “ancora un uomo che odia le donne”. Non è un caso se la figura su cui gira tutta la storia sia una donna Harriet Vanger, misteriosamente sparita anni prima rispetto alle vicende narrate. Il racconto è incentrato sulla ricerca , ormai disperata, della ragazza che porterà inaspettatamente alla scoperta di un’agghiacciante verità, rimasta nascosta per troppo tempo tra le pieghe del passato della numerosissima e misteriosa famiglia Vanger. Anche i personaggi sono notevoli. Bella la figura di Mikael Blomkvist, talentuoso e brillante giornalista, incaricato di portare avanti le indagini, che rappresenta un po’ l’altra faccia di questo mondo crudele e insensibile : egli infatti ama le donne , con allegria, con passionalità , con spontaneità (forse anche troppa). Accattivante la figura di Lisbeth Salander, una “cornacchia anoressica” piena di piercing e tatuaggi, ma dotata di una grande intelligenza e abilità informatica. Un personaggio complesso, difficile da capire nelle sue mille sfaccettature e che sicuramente giocherà un ruolo fondamentale negli altri volumi di questa trilogia. Infine davvero ottimo lo stile narrativo di Larsson sempre lucido e fluido , capace di rendere al meglio situazioni complesse senza far perdere neanche per un secondo il filo narrativo di base.
L’autore insomma riesce a creare uno strano appeal , che incuriosisce , che intriga , che semplicemente rende speciale questo thriller… il thriller perfetto.

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Henning Mankell, o in generale gialli scandinavi.
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Alex81 Opinione inserita da Alex81    12 Marzo, 2011
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Ipnotico

Appena terminato di leggere.
Premessa: adoro i thriller con ambientazioni scandinave per la loro cupa, fredda, buia e distaccata atmosfera che ben si sposa con una storia di omicidi, assassini e gente fuori di testa.
E questo non fa eccezione. Bella la trama, morbido lo stile ed efficaci i personaggi. Larsson riesce a mantenere viva l'attenzione del lettore attraverso tutti i capitoli del libro. Raramente si ha la sensazione di leggere qualcosa di poco interessante ai fini della storia.
Rimane forte la sensazione di quanto l'autore si sia identifichato nel personaggio di Mikael...
Unico pelo nell'uovo, se proprio vogliamo essere pignoli, a mio avviso è stato solo in parte il personaggio di Lisbeth; in più di un'occasione rasenta la super eroina degli anni zero. Forse mi sarebbe piaciuta vederla a volte un pò più "umana" ed emotiva. Chissà che questo non accada nei due romanzi seguenti...

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Jo Nesbo
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GabriCremo Opinione inserita da GabriCremo    17 Gennaio, 2011
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Un libro avvincente

Senza dubbio un buon libro, anche se forse è stato un po' troppo celebrato; i personaggi principali sono ben caratterizzati (in particolare ho apprezzato molto Lisbeth, giovane iperintelligente e antisociale), la trama è intrigante anche se ogni tanto ho notato delle forzature quando l'indagine sembra arrivare a dei punti morti, inoltre non entra immediatamente nel vivo ma è necessario superare le prime duecento pagine, che servono più che altro a introdurre la storia. Lo stile con cui è scritto è semplice e scorrevole, rendendo così piacevole la lettura. Tutto sommato sono piuttosto soddisfatto della lettura e credo leggerò anche i due libri successivi.

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Asfe Opinione inserita da Asfe    27 Novembre, 2010
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Magnifico

E' ufficiale: sono innamorata di questo romanzo.
Anzitutto lo stile è scorrevole, facilmente leggibile ma affatto infantile o semplice. Insomma, Larsson riesce a trasportarti con il giusto tono e a descrivere senza lanciarsi in inutili discorsi prolissi ed esageratamente minuziosi; la fantasia del lettore è stimolata a volte dall'insieme omesso e dal particolare specificato, altre l'incontrario, aggiungendo dettagli in modo naturale mano a mano che procede la storia e sta a chi legge unirli nella sua mente e la cosa è addirittura spontanea.
Ciò è utile per districarsi in una trama abbastanza complessa ed intrecciata, che tuttavia risolve tutti i dubbi alla fine in soluzioni inaspettate eppure spiegate quasi con ovvietà! I personaggi sono molti, è vero, ma fortunatamente l'autore ci dà una specie di albero geneaologico da cui attingere in caso di dimenticanze. Ma questo lo vedo difficile: pur non ricordandosi un nome od un cognome, è improbabile dimenticare il carattere di ogni persona che lo scrittore sa far emergere anche in poche righe. Difatti ogni personaggio è approfondito: alcuni più e altri meno, è certo, ma sicuramente sarà rarissimo incontrare qualcuno fra le pagine conoscendone solo nominativo o aspetto.
Mikael Blomkvist, il protagonista che alcuni hanno giudicato troppo perfetto sotto il profilo della sua vita sessuale (molto attiva, direi...) è per me una cosa possibile: insomma, di donnaioli ne esistono molti, perché Mikael non potrebbe esserlo essendo un bell'uomo? Non scade nello stereotipo risultando meraviglioso fisicamente né caratterialmente (anzi, a tratti è troppo testardo e noncurante, in alcuni periodi mette su pancia e via discorrendo), dunque io non trovo nulla di irreale.
Lisbeth Salander, eroina troppo "genio"? Forse, fatto sta che gli hacker come lei ci sono, eccome! A me pare incredibilmente imperfetta: è asociale, aggressiva e parecchio incline alla violenza (parzialmente dovuto alla sua infanzia infelice che... *si cuce la bocca*), tuttavia conserva caratteristiche come memoria fotografica e abilità informatiche strabilianti, più un'intelligenza decisamente fuori dal comune.

Davvero, resterete incollati alle pagine: un noir che riveste a sprazzi i toni del macabro, un giallo ingegnoso e dai colpi di scena, coinvolgente a tal punto da sentir respirare i personaggi accanto a te.
Imperdibile.

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Cristina V Opinione inserita da Cristina V    14 Novembre, 2010
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eccellente!

Un'amante dei gialli come la sottoscritta, non poteva perdersi una chicca del genere!
Ricordo che quando ho letto questo volumone, quasi dua anni fa, ho impiegato un pò ad arrivare all'ultima pagina: l'ho fatto di proposito, non volevo finisse...
E me lo sono gustato!

Bella storia, partita come un motore diesel, che non mostra subito la sua potenza, ma poi...

Sono rimasta intrigata dalla vicenda dei doni misteriosi ricevuti dal vecchio Vanger una volta l'anno;non so perchè, ma il fatto era per me denso di aspettative.
Ed era sicuramente collegato con la misteriosa sparizione della nipote!
Ma c'è molto di più, al di là della trama ...
Come non amare i due protagonisti?
Blonkvist, giornalista dalla vita sentimentale un pò...birichina, ma cavaliere senza macchia e senza paura nel condurre la sua lotta contro il Male...
Lisbeth: improbabile figura di donna, a prima lettura; bisessuale, socialmente pericolosa ,amorale, straordinaria hacker...
Ho trascorso ..tre interi romanzi a fare il tifo per lei, ad aspettare le sue vendette; in breve: ad amarla.
Con tutti i suoi difetti.
Grande, grande romanzo.

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Manem Opinione inserita da Manem    06 Ottobre, 2010
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Perso in un bicchier d'acqua!

Rispetto a quanto ne avevo sentito parlare sinceramente si è rivelata una delusione. Lo scrittore è bravo nel descivere, nel raccontare, soprattutto nel creare sospance ed attese almeno all'inizio! Ma il problema è che queste attese poi alla fine sono disattese! L'inizio è travolgente ed appassionante! Ti viene voglia di continuare a leggerlo! poi di fatto, con un indagine un po' bizzarra, tra i 1000 nomi di parenti amici ... (tra cui ci si perde) dati dallo scrittore esce fuori l'unica persona possibile. L'idea che vi siete fatti all'inizio di come andrà a finire è esattamente quello che succederà (banale!): lo scrittore non riesce a dare alla storia una svolta inattesa per il lettore, quella svolta che invece da un thriller del genere ci si aspetta.
Poi c'è Lisabeth che, secondo me, rasenta l'irrealtà: è una haker che sa fare tutto, sembra quasi che usi la magia! mah......

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patty81 Opinione inserita da patty81    03 Ottobre, 2010
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soldi buttati

il libro mi ha annoiato mortalmente..troppo descrittivo, per 400 pagine non succede un bel niente di rilevante per la trama.mi sono sforzata di finirlo perchè non ne potevo più.le scene di violenza sessuale sono disgustose e gratuite.i personaggi non mi hanno suscitato niente e il climax finale è scontato.la trilogia millennium per me si conclude qui. fine.

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thriller sanguinolenti
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Ange_ Opinione inserita da Ange_    07 Settembre, 2010
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Davvero un libro fatto bene.

Un libro abbastanza scorrevole e invitante; è uno di quei romanzi da leggere alla sera o in un giorno di pioggia, dove la lettura diventa più suggestiva.
Lo consiglio a tutti gli amanti dei gialli, perchè questo ha fatto veramente storia.
Stieg Larsson è un uomo che sa indubbiamente scrivere tenedo il lettore a fiato sospeso.
Saluti :)

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I romanzi thriller della linea rossa piemme.
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bikelink Opinione inserita da bikelink    26 Luglio, 2010
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tutto sommato buono

tutto sommato buono. Prolisso nella parte riguardante la genealogia della famiglia.. roba da mal di testa!
c'è mistero.mantenuto a lungo.
e buona la trama dell'investigazione.
assolutamente meno credibile Lisbeth Salander anche se ben caratterizzata. nemmeno in un film di Tarantino ce la vedrei..ecco l'unica discrepanza la trovo in lei. ma credo sia stato volutamente scritto per sottolineare gli aspetti sociali della violenza alle donne. non a caso spesso agli inizi dei capitoli erano riportati dei dati inerenti al tema.
Non credibile nemmeno l'atteggiamento del marito della socia.."tradito", consapevole e contento.va beh..diciamo che son svedesi dai..
altro neo. E' un dato di fatto che se l'autore del libro un uomo, il protagonista risulta inesorabilmente attraente ed irresistibile. perchè ? proiezioni dello scrittore ? mah..
Fatica a decollare e le prime pagine sono in salita. poi risulta intrigante anche se in certi passi siamo Lisbeth Salander è un mix tra James Bond e il vendicatore mascherato...
per compiacere forse il pubblico femminile

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paolodal Opinione inserita da paolodal    09 Luglio, 2010
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Stieg Larsson odiava la sua donna?

Stieg Larsson odiava la sua donna? Il libro e' un capolavoro indiscutibile, Uomini che odiano le donne e' certamente con merito considerato un caso letterario straordinario. Ormai nessuno nega che il genere giallo-thriller sia salito al rango della letteratura di prima classe. Con questa splendida trilogia il genere non impedisce piu' al romanzo di sedersi nella prima fila della grande letteratura mondiale. Fra un po' ci scappera' pure il Nobel... Lisbeth Salander e' un personaggio estremamente interessante, anticonformista e scontrosa in apparenza, ma dotata di una grande umanita' e sensibilita' che faticano ad uscire a causa di tutto quello che ha dovuto subire.
Ma io sono convinto che non basti l'opera. Mi spiace, conta anche un po' la vita dello scrittore. Possibile che la sua compagna di tutta la vita, Eva Gabrielsson, convivente per 32 anni, dopo tutto il sostegno datogli, dopo i suggerimenti, il supporto nei confronti del suo lavoro letterario, possibile che sia rimasta senza una lira? Stieg muore di infarto nel 2004; la fama arriva subito dopo (ma gia' si annusava, si intuiva....dai....). Nei conti correnti del padre e del fratello, con cui era in pessimi rapporti, arrivano subito 120 milioni di euro. A Eva? niente, non erano sposati (a causa di minacce dei nazisti? ma fatemi il piacere.... personaggi come Stieg di solito non si sposano). Spunta un vecchio testamento di Stieg a favore della Terza Internazionale di Svezia... Mi spiace, ma cazzate di questo genere non si fanno! Proprio tu, odi la tua donna?

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Il_Duca_giallo Opinione inserita da Il_Duca_giallo    02 Luglio, 2010
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Bello ma con alcuni punti deboli

Pro:

1 - Il personaggio di Lisbeth è talmente forte che sicuramente entrerà a far parte dell'immaginario collettivo
2 - storia intrigante fino a 3/4 del libro circa
3 - quando vi farete agganciare dalla storia (ma ciò non accadrà prima di arrivare a pagina 50-60 circa) non riuscirete più a staccarvi.
4 - Le varie sottotrame vengono intrecciate in modo efficace.

Contro:
1 - eccessivamente prolisso, con alcune parti assai faticose da leggere.
2 - lo scioglimento dell'intreccio è intrigante ma il secondo colpo di scena - sebbene molto logico e realistico - smorza un po' quanto si era costruito prima.
3 - Lisbeth riesce a fare cose che nemmeno James Bond sarebbe stato capace di affrontare, e il tasso di credibilità ogni tanto scende a zero, anche se il suo personaggio continua costantemente ad ispirare empatia.
4 - la frequenza e la freddezza con cui tutte le donne che compaiono nella storia si portano a letto il protagonista per fare "ginnastica da camera" è davvero assurda.

Il paradosso di questo romanzo è che se da una parte si sforza di apparire realistico nelle sue analisi finaziarie e politiche (argomenti che lo scrittore mi pare conoscesse bene) dall'altra diventa quasi caricaturale nel descrivere l'interazione del protagonista maschile con le donne che incontra e i suoi strani menage "sentimentali".

5 - la parte finale che ha luogo dopo la soluzione dell'enigma è veramente troppo lunga. Avrebbe potuto essere condensata in due paginette, mentre invece va avanti (faticosamente) per alcune decine di pagine.

Complesssivamente mi è piaciuto e lo consiglio, sappiate però che dovrete superare alcuni passsagi prolissi che vi faranno venir voglia di smetterne la lettura.




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piero70 Opinione inserita da piero70    11 Giugno, 2010
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Bello, ma....

Bevuto in due giorni. Non sono riuscito a staccarmene e spero che i seguiti siano altrettanto validi!
Il personaggio di Lisbeth Salander è fantastico. La sindrome di Asperger fatta persona. Si vede che c'è stato un bello studio dietro questo personaggio.
La trama è avvincente e l'intreccio incredibile.
Unica pecca, il protsgonista maschile....Non mi convince.
Si appella a principi morali che poi calpesta nel giro di due capitoli....
Mah...magari si evolve nei seguiti.
Comunque da leggere assolutamente. Era da anni che non mi appassionavo così a un thriller.

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Fefina Opinione inserita da Fefina    14 Mag, 2010
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Capolavoro

Un libro coinvolgente e feroce.

Ben strutturato e ben scritto, pecca solo per la presenza di qualche situazione al limite dell'inverosimile ma nel complesso non delude e non annoia anzi è in grado di catturare l'attenzione del lettore dalla prima all'ultima pagina...

Quello che colpisce sono i personaggi ai quali si finisce con l' affezionarsi e la trama che è molto articolata (forse troppo a volte?!)

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thebest Opinione inserita da thebest    11 Mag, 2010
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Un pò troppo pubblicizzato

Come tutte le cose troppo pubblicizzate, succede sempre che poi la gente s'innamora anche se il prodotto non è poi gran chè.
Secondo me è stato valutato più quel che è.
Gli indizi piovono dal cielo addosso al Giornalista oppure vengono sempre scovati con il Mac di lisbeth, la quale riesce sempre a piratare tutto, anche il frullatore!
Fin dall'inizio si capisce che fine fà Harriet...ragioniamo sull'isola non è mai stata trovata..e dovè??...scappata in macchina!!!!Banalissimo, l'ho pensato subito ma poi ho scartato l'idea dicendomi"troppo banale sarebbe".
Eppure cè gente che lo elogia "capolavoro", probabilmente come elogerebbe la Settimana enigmistica" in edicola avendo letto solo quello.
Alla fine...bello solo il personaggio di lisbeth!
Poi stendiamo un velo pietoso sugli altri 2 volumi della trilogia...due mattoni che narrano la storia di "non si sa cosa" all'interno di un organizzaione "che non si sà" che proteggono il papà di Lisbeth.......Una flebo allucinante!

Ken Follet dove sei??
Sthephen King aiutoooo!!! insegna!!!!

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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    05 Mag, 2010
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IL thriller

Semplicemente IL thriller per eccellenza.. ricco di tutto ciò che si possa chiedere ad un libro di questo genere e non.. è anche un giallo ben architettato! ho commentato gli altri due romanzi, ma per questo splendido inizio della Trilogy non posso dire altro che.... Ottimo!

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pinucciobello Opinione inserita da pinucciobello    12 Aprile, 2010
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Primo passo di un bellissimo cammino

Contrariamente a quanto ho letto e sentito da più parti sull'inizio lento e noioso, a me è piaciuto dalle prime pagine tanto da leggere tutta la trilogia in una settimana, ed a rileggere gli altri due libri, che a mio modesto avviso sono anche migliori di questo, dopo sei mesi (in due giorni). Siccome a casa mia non mancano certo i libri, il fatto stesso che mi sia messo a rileggere due volumi di oltre 700 pagine fa capire quanto mi sia risultata godibile la lettura di questi tre romanzi.
A proposito ma il fantomatico quarto episodio esiste? Perchè mai Lisbeth aveva una gemella di cui non si sa nulla? Speriamo che, risolte le beghe sull'eredità di Larsson, da qualche parti salti fuori questo romanzo di sui ogni tanto si sente parlare ....

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Acus89 Opinione inserita da Acus89    02 Febbraio, 2010
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lisbeth è la migliore

Inizio misterioso,dopo le prime 10 pagine il racconto si prende una pausa sino all'arrivo di uno dei protagoisti sull'isola. Da lì il libro si legge che è un piacere, tutto di un fiato.
I personaggi sono fantastici, amerete lisbeth per la sua indole ribelle, la trama coinvolge e ci porta a pensare ad un argomento delicato: la debolezza e la forza delle donne.
Consigliato a tutti, non solo questo ma tutta la trilogia millenium.

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Ginseng666 Opinione inserita da Ginseng666    18 Dicembre, 2009
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Controverso e interessante

E' un libro controverso e interessante.

Il mio interesse va sopratutto ai due protagonisti che rappresentano l'opposto caratteriale e sociale.. Lui è un giornalista famoso, lei è definita nel libro una sociopatica...

Eppure tutti e due collaborano per la risoluzione di un caso di omicidi su donne innocenti...

Bello il personaggio di Lisbeth, donna grintosa

che si oppone alla violenza senza ricorrere alla polizia...

Bello e interessante l'intreccio del libro..

Ho trovato un po' pesante lo stile.

Comunque nel complesso il mio giudizio è positivo.

Saluti.

Ginseng666

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