Una famiglia quasi perfetta Una famiglia quasi perfetta

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AndCor Opinione inserita da AndCor    04 Aprile, 2024
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Così (non) è, se vi pare

Bristol, 2009.
Jenny Malcom è una dottoressa in carriera, moglie di Ted, neurochirurgo, e madre di Theo, Ed e Naomi. È proprio la misteriosa sparizione di quest'ultima a rompere gli equilibri e le consuetudini di una famiglia britannica apparentemente normale.
Le forze dell'ordine indagano su più fronti, incluso quello relativo al pedofilo che si aggira in città nell'ultimo periodo, mentre la donna si rende conto con colpevole ritardo di aver trascurato tanti, troppi dettagli mutati di recente nella vita dei propri cari: è con queste premesse che inizia un romanzo dai contorni più noir che thriller fatto di disattenzioni, tradimenti, sospetti e di un concetto di empatia abbastanza distorto e rivedibile.

Maternità, senso di colpa, autocoscienza, solitudine e frustrazione sono solo alcune delle tematiche di un testo capace di leggere e di farsi leggere attraverso una narrazione schietta, asciutta e strutturata su due piani temporali, che racconta di come spesso la realtà e l'apparenza viaggino in perpetuo su due rette parallele.

Sebbene la trama difetti un po' di fluidità nella prima parte, il punto di forza riguarda certamente il complesso delle personalità e dei profili psicologici dei personaggi, in particolare della protagonista - lucida nell'autoanalisi e consapevole di trovarsi in un loop mentale non semplice da gestire -, che si incastra bene in un climax ascendente di consapevolezza, angoscia e orrore: il nucleo familiare viene sminuzzato ed esaminato nei suoi punti più oscuri, con il lettore che non potrà distaccarsi da questa sorta di "sgretolamento affettivo" capace di abbattere tutte le barriere tra ciò che è vero e ciò che è falso.

Da un lato, le impressioni vostre e di Jenny nel prendere forma pagina dopo pagina.
Dall'altro, un mistero dalla risoluzione inaspettata che include un nome femminile di origine gallese dal significato meraviglioso.

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fede.book21 Opinione inserita da fede.book21    17 Settembre, 2016
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La realtà di una madre

Uno dei rapporti più difficili che esistano in una famiglia è quello tra una madre e una figlia.
Un rapporto di alti e bassi, che può essere dovuto sia alla vita frenetica o meno della madre sia alle difficoltà da adolescente che ogni ragazza si trova ad affrontare durante la crescita.
Così mentre fino a pochi giorni prima madre e figlia sembravano legate dall'amore reciproco, da un giorno all'altro ogni ragazza si ritrova in un turbinio di emozioni incontrollabili e non è detto che accetti l'aiuto della propria mamma.
Questa storia ci racconta il rapporto difficile e l'allontanamento che vivono una mamma e una figlia durante la crescita di quest'ultima. Ma lo fa cominciando la narrazione dalla scomparsa della ragazza.
Una madre disperata di ritrova a non sapere più non solo se la propria figlia è scomparsa o morta ma a rendersi conto dai racconti dei testimoni che la figlia che conosceva lei era una versione fasulla di come era realmente.
Un thriller molto più psicologico e familiare che angosciante, ma interessante proprio per l'approfondimento di un argomento molto attuale.
Perché purtroppo molto spesso capita che concentrati dal lavoro e da altre incombenze familiari in tanti pensano che i figli siano in grado di cavarsela da soli, mentre invece spesso hanno bisogno quando meno ce lo aspettiamo e che se si passa troppe volte sopra un confronto si rischia di perderli per sempre.
Devo dire che nonostante la scrittura fosse scorrevole non mi ha preso molto , sarà perché mi aspettavo un thriller più incalzante.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    14 Marzo, 2016
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Ciò che cova sotto la cenere

La famiglia quasi pefretta è composta da due medici e tre figli adolescenti. I genitori sono apprezzati sul lavoro, non hanno debiti e una bella casa nel quartiere giusto. I figli sono belli, giudiziosi, bravi a scuola e nelle attività parascolastiche. Forse sono tutti un pò stanchi e a volte distratti, ma succede a tutti.
Non succede a tutti invece che la figlia quindicenne una sera non torni a casa. A un anno da questa scomparsa la madre Jenny ci racconta che cosa è successo in questo periodo e soprattutto quello che ha scoperto dei suoi familiari. Segreti su segreti, che solo strappardondeglieli l di bocca è riuscita a farsi raccontare. Attraverso il racconto di una madre che tenacemente, a volte irrazionalmente continua a indagare sulla fine che ha fatto Naomi scopriamo anche quello che è in realtà questo gruppo di persone. Più che una famiglia cinque individui neppure tanto ben assortiti che si sono trovati a vivere sotto la stessa casa.
Un libro, che nel complesso, ho trovato molto bello. All'inizio mi ha creato qualche dificoltà il continuo balzare dal momento della scomparsa ad un anno dopo. Una volta entrata nel meccanismo della narrazione e presa confdenza coi personaggi tutto è diventato più scorrevole. Curata la descrizione del modo in cui Jenny indaga scoprendo i segreti dei suoi familiari, triste e coinvolgee il lasciarsi andare a sensi di colpa nel vedere i suoi cari allo sfascio. Realistica la perseveranza di questa madre che non vuole lasciare andare la sua bambina. Trama capace di far tenere il fiato sospeso fino alle ultime righe.,

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lapis Opinione inserita da lapis    28 Febbraio, 2016
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Peperoncino negli occhi

Jenny è una donna moderna che si destreggia freneticamente tra la professione di medico, il matrimonio con un neurochirurgo di successo, l’hobby della pittura e tre figli adolescenti da crescere. Il tempo è tiranno ed è difficile tenere tutto sotto controllo ma, in fondo, se si guarda intorno, non può che ritenersi soddisfatta: un marito, Ted, ancora innamorato dopo vent’anni, un lavoro gratificante seppur impegnativo, ma soprattutto tre ragazzi indipendenti, maturi, appassionati di arte e sport. Anche se Ted ultimamente è poco presente nella vita familiare. Anche se i gemelli sembrano scostanti e scappano appena possibile nelle loro stanze. Anche se Naomi non si confida più e sembra diversa, con quei tacchi alti e quel vestito audace. Ma è solo un momento, tutto tornerà presto alla normalità.

E invece no. Nulla torna alla normalità perché un evento terribile e sconvolgente si abbatte su tutti loro: la scomparsa di Naomi. E questo evento finisce per lacerare, tutto a un tratto, il velo che copre la realtà, rivelando che la vita che credeva di condurre forse era tutta un’illusione. E a un anno di distanza, a Jenny non rimane che un enorme groviglio di interrogativi: che fine ha fatto Naomi, dopo mesi di inconcludenti ricerche e supposizioni? Come ha potuto distrarsi, perdere di vista le cose importanti, non dare peso a tutti gli “anche se” che aveva sotto gli occhi? O forse era solo più facile non vedere? Ma soprattutto, come trovare ora la forza per andare avanti e avere ancora speranza, senza soccombere ai sensi di colpa?

La narrazione si snoda su un duplice binario temporale tra la vita di ieri, con le sue incrollabili certezze di bugie, e la solitudine di oggi, angosciosa e desolante. Eppure il filo dell’indagine sembra non essersi mai sopito e forse c’è ancora spazio per recuperare, tra le macerie del passato, gli elementi che possono rivelare la verità sulla scomparsa di Naomi. E placare un opprimente bisogno di sapere. Lo stesso bisogno che inchioda noi lettori fino all’ultima pagina.

Sicuramente è un thriller avvincente e originale, sebbene forse un po’ troppo semplice per destreggiarsi con successo con gli elementi psicologici di questa trama. I personaggi avrebbero richiesto, a mio avviso, una maggiore profondità di caratterizzazione e analisi, in particolare dei conflitti interiori e delle motivazioni che hanno sgretolato l’apparente perfezione di questa famiglia conducendo ciascuno di essi su un proprio drammatico percorso. Non nego inoltre che a pesare sul giudizio è anche un finale devastante e imprevedibile, come d’obbligo per un buon thriller, che però mi ha deluso nella sua precipitosa e insoddisfacente chiusura.
Avvincente, ma non del tutto convincente.

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Marta* Opinione inserita da Marta*    29 Gennaio, 2016
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Travolgente

Questo romanzo mi è piaciuto moltissimo.
Esplora le dinamiche interne alla famiglia di Jenny con lucidità e a volte anche una buona dose di disincanto e pagina dopo pagina ogni altarino viene svelato, ogni scheletro cade fuori dall'armadio, facendoci restare a bocca aperta.
Ted è un marito adultero ed un padre assente ai limiti dell'inesistenza; Jenny d'altro canto sembra essere anche peggio: è una madre assente che però crede di essere presente e questo a mio parere è molto più grave.
Per l'intera durata della vicenda Jenny cade dalla pianta ogni due per tre, e l'immagine che ne abbiamo è quello di una madre che non solo non conosce i suoi figli quanto crede, ma non li conosce affatto.
Naomi, dal canto suo, è una vittima a metà, in quanto possiamo giustificare molti dei suoi atteggiamenti con la negligenza e il disinteresse dei genitori, ma non tutti.
E i suoi fratelli gemelli, Ed e Theo, non sono da meno.
L'unico che si salva è Theo, che sostanzialmente è una parentesi di sanità mentale in una famiglia che sarebbe da ricoverare in blocco.
Ed è un ragazzo solo, scontroso e che finisce per cercare conforto nella droga, quando non riesce più ad uscire da solo dalla depressione e l'unica cosa che gli preme fare è smettere di "sentire".
Nel complesso, questo romanzo è un thriller fino a un certo punto, a mio parere, perché i primi due terzi del libro sono più un'indagine spietata di Jane Shemilt sulla famiglia, attraverso la tecnica del flashback che ci fa saltare costantemente dal presente a un anno prima, permettendoci di scoprire ogni segreto dei membri di questa famiglia che non è allo sbando dalla scomparsa di Naomi: lo era da molto prima.
L'ultimo terzo del romanzo è invece ad alta tensione, e le ultime cento pagine si leggono tutte d'un fiato.
Non dico nulla di specifico del finale, ovviamente, solo che mi è piaciuto.
L'ho trovato un libro molto "difficile" da leggere, perché non riesco a immaginare un dolore più grande della perdita improvvisa di una figlia.
Senza una ragione, senza un funerale che ti permetta di celebrarne il ricordo, senza una tomba che ti aiuti a razionalizzarne l'assenza.
Naomi scompare e i genitori sono costantemente combattuti tra il desiderio che sia viva e possano riportarla a casa, e il desiderio che sia morta quando pensano alle alternative agghiaccianti a cui potrebbe andare incontro (essere tenuta prigioniera, picchiata, violentata...).
Ci sono momenti in cui si percepisce che quasi sarebbe preferibile ritrovarne il corpo, anche se ovviamente nessun genitore desidera la morte della propria bambina e questo conflitto rende il romanzo straziante. Durante lo scorrere delle pagine ci si trova spesso di fronte ad una realtà dura da sopportare, anzi tanti sono i passaggi in cui immedesimandosi con la protagonista, si finisce per soffrire con lei al punto da sentire il bisogno di staccare per un momento il contatto.
Da figlia, ho provato più volte il desiderio di dare una bella scrollata a Ted e Jenny, perché per certi versi sono i genitori peggiori del mondo: totalmente assorbiti dal loro lavoro e dai loro interessi, al punto da non rendersi conto di avere una figlia completamente diversa dalla bambina con le trecce e la bambola di dieci anni prima.
I tre ragazzi fanno quello che vogliono quando voglio, sostanzialmente: fuori a ore per me improponibili, saltano i pasti, non rispondono alle domande...
Non so voi, ma a casa mia non funziona esattamente così. Ecco. Impossibile non restarne invischiati. Da sempre la famiglia è il punto x della vita di tutti: da bambini è un nido accogliente, da ragazzi è il posto dal quale fuggire per sentirsi più grandi, da adulti è il porto sicuro nel quale rifugiarsi e il punto di partenza per dar vita ai progetti dell’intera esistenza. Ognuno di noi ripone nella famiglia i propri sogni, le aspettative, sudando sette camice per tenere tutto sotto controllo, per far si che ogni membro del nucleo si senta parte integrante di un progetto più grande. Ma cosa succede quando il castello di cristallo di distrugge? Quando una folata di vento solleva le tende mostrando quello che in realtà si nasconde sotto l’apparenza?

Una lettura molto diversa ma che a modo suo mi ha saputa catturare e dare molti spunti di riflessione, oltre che tenermi sveglia fino alle 4 quando volevo sapere come sarebbe andata finire. Quindi promosso a pieni voti, anche per la prosa di Jane Shemilt che è scorrevole, pulita e assolutamente leggera. Ho anche riscontrato una certa ricchezza lessicale, cosa che mi rende sempre felice. Una volta iniziato sarà impossibile staccare gli occhi dalle pagine, in quanto il bisogno di sapere controbilancerà l’angoscia opprimente che avvolge l’intero romanzo. Impossibile non immedesimarsi, anche perché l’autrice riesce a creare un’ambientazione emotiva estremamente reale. È la madre a raccontare la storia, senza tralasciare nemmeno un dettaglio delle indagini e del suo stato interiore distrutto dai ricordi, dai sensi di colpa e questo accentua notevolmente il legame intimo che si instaura con il lettore. Per me è stato così e vi assicuro che il risultato è notevole. Consigliato a chi non legge abitualmente thriller perché questo non è, a mio parere, un thriller tradizionale; a chi ama leggere di famiglie allo sbando, perché io più allo sbando di così non ne ho trovate mai; a chi ama risolvere misteri tassello dopo tassello.



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violetta89 Opinione inserita da violetta89    20 Gennaio, 2016
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tu non la conosci nemmeno un po'

Questa è la storia di una famiglia perfetta: i genitori, entrambi medici affermati, tre figli modello, un cane, insomma la tipica famiglia del Mulino Bianco. Non fosse che una sera, dopo una recita scolastica, la figlia quindicenne non torna a casa e da questo momento ogni certezza inizia a sgretolarsi.
Questa terribile situazione che vive la famiglia fa venire fuori tutti i segreti, tutti gli altarini, tutte le bugie che hanno costruito la facciata della famiglia perfetta vengono scoperte fuori piano piano fino ad arrivare a distruggere l'intera famiglia.
Il dramma peggiore è vissuto dalla madre, la quale si rende conto di non conoscere per niente i suoi figli, in particolare la ragazza, tanto da arrivare a colpevolizzarsi per il fatto di fare un lavoro impegnativo. "Se fossi stata una madre più presente, Naomi sarebbe ancora qui?" Questo dilemma interiore la porterà a rimettere in discussione tutta la sua vita, a non volere arrendersi davanti a niente, vuole riportare la sua bambina a casa.
Più che le indagini proseguono, più sembra che l'allontanamento della ragazza sia volontario, questo da una parte "calma" in parte la donna, ma dall'altra la fa sentire ancora peggio come madre, una madre così superficiale da non essersi accorta di nulla.
Il finale come in tutti i thriller che si rispetti, rimette tutto in gioco, ti fa tenere il fiato sospeso fino all'ultimo per poi sorprenderti in pieno. Senza fare spoiler, dico solo che mi sarebbe piaciuto che descrivesse il perché di una tale drastica scelta.
Il ritmo è incalzante, i personaggi si scoprono piano piano col proseguire della narrazione, la cosa che mi ha colpito di più sono le emozioni (e in certi punti anche la mancanza di esse) che ti fa vivere in modo angosciante la storia. Da leggere, non vi deluderà.

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cuspide84 Opinione inserita da cuspide84    07 Gennaio, 2016
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STORIA DI UNA NON TANTO ORDINARIA FAMIGLIA

Jenny ha tre figli, due gemelli Ed e Theo, la quindicenne Naomi, un marito e un cane; è un medico a tempo pieno, anche se solo di base e ogni giorno cerca di coordinare tutto per essere presente a casa, per dedicare del tempo a tutti i membri della sua famiglia.

E' convinta di riuscirci, anche se non al 100%, ma in fondo i ragazzi sono degli adolescenti, quindi è normale che non parlino più di tanto, che non mangino, che non raccontino tutta la loro giornata come facevano una volta non appena lei rientrava a casa....che abbiano voglia di stare rinchiusi nelle loro camere e avere qualche piccolo segreto, che forse solo un diario o un amico custodirà insieme a loro. E' normale... o no?

I problemi iniziano, o meglio si manifestano, in concomitanza con uno spettacolo teatrale che Naomi sta preparando da settimane; la metamorfosi è del tutto evidente: vestiti attillati, scarpe col tacco, trucco pesante non la fanno per niente assomigliare alla ragazzina che dovrebbe essere alla sua età; ma se il tutto è solo una messinscena per il dramma non c'è pericolo; o forse si?

Beh pare proprio di si, perchè Naomi una bella sera non torna più a casa.

Inizia la disperazione di Jenny.
Inizia a sgretolarsi la famiglia del mulino bianco che credeva di avere.
Inizia ad aprire gli occhi e a scontrarsi con la realtà.
Inizia a capire di non conoscere nessuno dei suoi figli, nemmeno suo marito, a momenti nemmeno se stessa, solo Bertie, il vecchio cane, è l'unico a non avere segreti a quanto pare.

Un thriller che appassiona; davvero una piacevole sorpresa che tiene incollati fino all'ultima pagina; il gioco di narrare la storia in base a momenti temporali diversi (prima e dopo la sparizione di Naomi) funziona molto bene e tiene il lettore col fiato sospeso fino al finale, che si presume terribilmente inaspettato.

Assolutamente da leggere.

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    29 Settembre, 2015
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Una mamma

Una madre perde una figlia. Questo è il centro del libro e visto che una figlia, per una mamma, è il centro dell’universo, devo dire che è straordinario come il libro riesce a rendere questo sempre difficile rapporto, e come fa davvero riflettere sul mondo madre-figlia. Ti senti avvolto dalla nebbia, per tutto lo scorrere della lettura: è la nebbia fitta dell’assenza, a cui la mamma non riesce a dare risposta ed è tremendo capire, anche con i sensi, che la perdita, nella vita, è l’unica cosa durevole. Ed arrivi a provare tu stesso l’angoscia logorante dell’assenza. Le domande: dov’è? perché? da quando? con chi? I pensieri scivolano lungo i ricordi, affilandoli come coltelli. Perché una persona ha bisogno di avere attorno a sé dello spazio, ma quanto? Perché così tanto? Stile originale, scrittura creativa, anche attraverso piani temporali diversi, un prima e un dopo, ricca di particolari, ricca di emozioni intrecciate, ricca di altalenanti momenti, di speranza, di rimorso, di disperazione, percorso narrativo ottimo, pur con un solo punto di vista, finale inaspettato e, a modo suo, tremendo e logorante.

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La verità di Amélie
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Vany Opinione inserita da Vany    25 Agosto, 2015
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La forza della speranza

Jenny è un medico che si divide tra famiglia e professione in una maniera forse un po' discutibile. Troppe energie dedicate fuori al nucleo familiare e un marito che, anche egli medico, non riesce a dedicare abbastanza tempo alla crescita dei tre figli adolescenti. Poi, però,quando la figlia quindicenne, Naomi, non fa più ritorno a casa, l'equilibrio che Jenny e Ted credevano di aver costruito va in pezzi e la famiglia è distrutta in breve tempo. I mesi passano e le ipotesi peggiori si fanno rapidamente largo tra gli investigatori, senza tuttavia alcune certezze. Jenny però non si arrende. A un anno dalla sparizione della figlia, sta ancora cercando la verità, anche se ogni rivelazione sembra allontanarla dalle certezze che aveva. Presto capisce che le persone di cui si fidava nascondono terribili segreti, Naomi per prima. Seguendo le flebili tracce che la ragazza ha lasciato dietro di sé, Jenny si accorgerà che sua figlia non è la ragazza che pensava di conoscere e che la verità forse è diversa da ciò che appare.
Lettura piacevole ma forse un po' piatta. Il libro si snoda tra un susseguirsi di capitoli del "prima e dopo" la scomparsa della giovane Naomi. All'inizio la lettura è avvincente, senza ombra di dubbio, ma già dopo la prima metà del libro i colpi di scena sono troppo distanti tra loro e poco convincenti. Il racconto rischia di ripetersi e dà l'idea di allungare un pò il brodo. In più, la scarsa maturità della scrittrice la si desume da paragrafi mal legati tra di loro: pezzo narrato in prima persona che descrive avvicendamenti legati alla protagonista Jenny che, d'improvviso, sposta il focus (senza spazi e pause temporali) su un altro personaggio narrato sempre dalla protagonista. Ovviamente, tali "slegature" della narrativa confondono il lettore, costringendolo a tornare indietro e rileggere i paragrafi suddetti in diversi punti del libro.
In ogni caso, non scontato il finale e soprattutto C'È un finale. La mia paura, arrivata alle ultime battute, è stata quella di non sapere, come spesso accade nelle trame di questo tipo, che lasciano il finale aperto, consentendo al lettore di interpretare l'epilogo a seconda della propria sensibilità. Qui, al contrario, aspettatevi la conclusione del caso che, ripeto, non è poi così scontata. Tuttavia mi sento di poter classificare tale romanzo tra le letture tipiche dell'estate, piacevole ed adatto ad intrattenere il lettore tra un bagno ed una schiacciatina post pranzo! Diversamente non mi sento di consigliare questo libro a chi cerca un testo decisamente più stimolante e di "contenuto".

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Opinione inserita da Marco    18 Agosto, 2015

Bello ma...

Ho comprato questo libro basandomi sulle buone recensioni trovate online ma devo dire che sono rimasto piuttosto deluso dal modo di scrivere dell'autrice.
"Una famiglia quasi perfetta" parla degli avvenimenti accaduti prima, durante e dopo la tragica scomparsa di un componente della famiglia.
Sono proprio questi salti temporali che non mi sono piaciuti, a mio avviso creano nel lettore molta confusione, si passa da un sogno fatto 15 giorni prima della scomparsa a qualcosa accaduto 14 mesi dopo.
Come se non bastasse, all'interno dello stesso capitolo si passa dal leggere qualcosa accaduto alla madre per poi passare, senza alcun avviso di 'stacco', a parlare del figlio.
Ho apprezzato molto la trama, il finale è qualcosa di strepitoso, ma questo modo di scrivere non mi è piaciuto.
Lettura caotica ma comunque consigliata.

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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    25 Giugno, 2015
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Credevi di conoscerla

Quanti segreti nasconde una famiglia? È bello scoprirlo una pagina dopo l'altra. Una famiglia quasi perfetta, grande successo internazionale, è un thriller ad alta tensione, dal ritmo serrato, da cui è difficile staccarsi. È una trappola. È come se ti entrasse nella testa. La psicologia sottilissima, che si dipana durante la narrazione, porta il lettore ad avere gli stessi obiettivi della protagonista principale, Jenny, una madre, una donna in carriera, un essere umano che entra profondamente in crisi quando si accorge di non essere stata abbastanza attenta nell'accudire e conoscere i suoi figli. Quando la figlia quindicenne Naomi scompare, crolla il sistema complesso delle sue certezze e, man mano che vengono svelati una moltitudine di segreti, si rende conto che ciò che credeva "perfetto", la sua famiglia, in realtà, non lo era. Tutto va a pezzi e Jenny cerca di ricostruirne i frammenti, partendo dalle schegge di vita che sono ancorate, come speranze, nella sua memoria.
Naomi è scomparsa nel nulla e la famiglia è distrutta. I mesi passano e le ipotesi peggiori, dal rapimento all'omicidio, diventano sempre più plausibili, ma in mancanza di indizi significativi l’attenzione sul caso si affievolisce. Jenny è fragile e forte nello stesso tempo e non si arrende.
A un anno dalla sparizione della figlia, sta ancora cercando la verità, anche se ogni rivelazione, ogni tassello sembra allontanarla dalle certezze che aveva. Tutto ciò che credeva reale, erano soltanto illusioni consolatorie. Capisce che le persone di cui si fidava nascondono terribili segreti, Naomi per prima. Seguendo le flebili tracce che la ragazza ha lasciato dietro di sé, Jenny si accorge che sua figlia è molto diversa dalla ragazza che pensava di aver cresciuto.
È un thriller psicologico fantastico, che coinvolge completamente. È una spirale di sospetti e suspense che porta a un finale devastante e spiazzante. Tento ancora di riprendermi da questa lettura e cerco di rielaborare personalmente tutta una serie di perché che mi ha lasciato dentro.

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Una brava ragazza di Mary Kubica
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