The Dome
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The Tome
"The Dome" è un romanzo thriller con abbondanti dosi di post-apocalittico e horror, indirizzato ad un pubblico adulto e per nulla suggestionabile, viste molte delle scene descritte, al limite dello splatter.
Prendendo spunto da classici della distopia come "Noi" di Evgenij Zamjatin e da romanzi più moderni ma altrettanto angoscianti -mi sono venuti subito in mente "Cecità", "Il condominio" e "Bunker Diary"-, King crea una storia dalle atmosfere epiche, sviluppandola però nell'arco di una sola settimana. Tanto basta perché la cittadina di Chester's Mill (ovviamente, nel Maine!) si trasformi in un luogo da incubo, dove perfino l'aria da respirare diventa un miraggio.
La storia inizia un sabato mattina di fine ottobre quando un campo di forza ribattezzato poi come Cupola cala precisamente sui confini della città, causando già parecchie vittime. Questa emergenza genera da subito degli antagonismi, in particolare tra Dale "Barbie" Barbara, militare in congedo che viene incaricato dal Governo statunitense di gestire la crisi, e James "Big Jim" Rennie, venditore locale di auto usate e secondo consigliere, ossessionato dall'idea di mantenere il potere sul Mill,
«Ma conosceva la risposta. Non erano i soldi; era la città. Quella che lui concepiva come la sua città. Su una spiaggia in Costa Rica o in una tenuta in Namibia, Big Jim sarebbe diventato Small Jim. Perché un uomo senza uno scopo, anche se ricco sfondato, è sempre un uomo piccolo.»
sarà lui ad imporsi con forza come autocrate e ad arruolare una sorta di esercito privato con il pretesto di dover ristabilire l'ordine.
Ai due personaggi principali si unisce via via un cast davvero ricco (come sempre, nei romanzi di King) nel quale spiccano la reporter Julia Shumway, della quale ho apprezzato particolarmente l'evoluzione collegata al rapporto positivo con Barbie, ed il figlio di Big Jim, Junior, che si presenta fin dai primi capitoli come un antagonista molto più originale del padre: la sua discesa nella follia più totale è resa in modo magistrale e mette i brividi.
«Doveva seppellirle, naturalmente. Presto. [...]
Presto. Ma non subito. Perché era troppo rilassante.
Anche un po' eccitante. Gli altri non avrebbero capito, ovviamente, ma non c'era bisogno che capissero.»
Ma Junior non è il solo a compiere un arco discendente, perché l'intera città viene rapidamente travolta dal terrore, dando vita a grottesche scene di aggressioni, di autolesionismo, ma anche di violenza psicologia e ricatti crudeli:
«"Ma ci sono quelle pillole che prendi. Quell'OxyContin."
Andrea si sentì gelare la pelle. "E allora?"
"Andy ne ha messa via una buona scorta per te, ma se in questa corsa tu dovessi puntare sul cavallo sbagliato, quelle pillole potrebbero sparire."»
Quelli che pochi giorni prima erano amichevoli vicini si rivelano pronti al furto e all'aggressione, come nella scena in cui a Big Jim è sufficiente il lancio di un sasso per innescare l'assalto immotivato al supermercato locale. Il secondo consigliere gioca davvero bene le sue carte, soprattutto nel manipolare le fragili menti dei suoi concittadini -già provate dall'isolamento forzato- e come un novello Napoleone (il maiale antagonista de "La fattoria degli animali", non l'imperatore francese!), sfruttare lo spauracchio di Barbie e dei suoi inesistenti alleati per dipingere se stesso come un eroe.
Oltre ai trigger warning per la violenza, ritengo doveroso segnalare come questo romanzo presenti anche un folto gruppo di personaggi maschili che etichettare come sessisti sarebbe quasi un complimento; con Big Jim come scontato capofila,
«Era sicuro che [Linda] avrebbe avuto una cattiva influenza sugli altri uomini. Le donne belle ce l'hanno sempre. Era già abbastanza un guaio la Wettington con quelle tette a siluro.»
e Junior ed i suoi amici appena nominati "assistenti speciali" come seguaci,
«A Junior stava cominciando a far di nuovo male la testa ed era tutta colpa di quella troia tossica e impicciona. Quello che sarebbe successo adesso... anche quello sarebbe stato colpa sua.»
frasi offensive come quelle appena riportate sono praticamente all'ordine del giorno. A peggiorare la situazione abbiamo un continuo spalleggiamento tra questi personaggi, che vanno a coprirsi a vicenda per i rispettivi crimini. Tutto è reso in modo estremamente realistico, ma mi rendo conto che molti lettori potrebbero esserne giustamente disgustati.
Lo stile di King è sempre molto gradevole e, sebbene la storia sia ambientata nel 2009, si ha spesso la sensazione di tornare ad uno dei suoi romanzi degli anni Ottanta, soprattutto per il ripetersi di determinati schemi narrativi e di alcuni caratteri (ed esempio, l'immancabile gruppo di bambini pieno di risorse). L'autore arriva diverse volte al punto di citare se steso:
«Un'altra [teoria] era che fosse un esperimento finito male e diventato incontrollabile ("Proprio come in quel film, The Mist", aveva scritto un blogger).»
In questo passaggio, ad esempio, viene nominato il film tratto da uno dei suoi racconti più celebri.
Ho apprezzato molto l'utilizzo di tecniche come la narrazione da più prospettive, in cui King accenna ad un personaggio o ad un evento per poi svilupparlo nel capitolo successivo, e il foreshadowing:
«Dappertutto, fuori e dentro la Cupola, ci furono uccelli che andarono a schiantarsi e caddero morti; i loro cadaveri sarebbero stati uno dei modi con cui delineare in seguito il tracciato della nuova barriera.»
Anziché rovinare una svolta della trama, questi espedienti permettono di aumentare l'hype del lettore, e di rendere appetibile un volume tanto lungo.
In conclusione, un paio di riserve su questa lettura, che non possono mai mancare con una lettrice rompic... esigente come me. L'aspetto fantascientifico della storia non mi ha troppo convinta perché sembra troppo opportuno per risolvere la vicenda, come pure la parte paranormale (parlo del cane che vede i fantasmi). La traduzione non è troppo malvagia e in un libro di oltre mille pagine posso soprassedere a qualche refuso; un po' meno alla rappresentazione della Cupola in copertina che non assomiglia affatto a com'è realmente descritta nel romanzo.
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La cupola rivelatrice
Nonostante la mole, è un libro che si legge in fretta.
Oltre all'indiscusso mistero che avvolge la caduta di una cupola invisibile, ma letale, sopra l'inerme cittadina di Chester's Mill, tagliandola fuori dal resto del mondo, quello che mi ha tenuta incollata alle pagine sono state le dinamiche che si sono scatenate nella cittadina intrappolata; le lotte per la gestione del potere, le lotte per sopravvivere.
La Cupola mette a nudo le persone, con i loro piccoli e i grandi eroismi, le piccole e grandi meschinità che si manifestano in una situazione paradossale e che estremizzano l'indole di ciascuno.
Il finale l'ho trovato leggermente di un livello inferiore al resto del libro, ma ci si arriva tutto d'un fiato.
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Posso entrare?
Un idea geniale, ma semplice, di quelle che ci fa gridare: avrei voluto pensarla io... avrei potuto scriverlo io.
Una cittadina di periferia viene isolata dal resto del mondo da una "Cupola" trasparente ed invalicabile.
Una serie di vicissitudini curiosissime sono causate dalla "caduta" prima e dalla presenza poi della cupola stessa: tutto molto curioso e stuzzicante.
Questo isolamento favorisce l'emergere di caratteri forti nel bene e nel male tutto si esalta ed evidenzia.
I personaggio finisono per schierarsi in due fazioni: i buoni da una parte ed i cattivi dall'altra.
La forza di questo romanzo è quello di riuscire ad inserire personaggi molto veri, palpabili, reali, in un universo quasi possibile sconvolto da un evento impossibile... Impossibile?
Barby è l'eroe ma non quello classico... La sua storia è resa interessante dal mistero continuo che lo circonda, e da quel tocco di "nero" che lo rende vero: Barby c'è.
Big Jim Reannie, venditore di auto usate (come me), è la rappresentazione stessa della cattiveria moderna, cioè non una cattiveria fine a se stessa (non è la ReginaCattiva), ma motivata dall'opportunismo e dal desiderio di potere.
Una cattiveria quindi più reale una cattiveria a cui siamo abituati e proprio per questo una cattiveria umana...Big Jim c'è.
Lontano anni luce dalla grandezza di "L'ombra dello scorpione" acui alcuni hanno avuto l'ardire di paragonarlo, riesce a restare comunque su alti livelli. Scritto in un crescendo di azione e dinamicità, le situazione e le vicissitudini raccontate sono molteplici come i personaggi coinvolti, il tutto condito dalla solita prolissità del "Re" King
La cosa più bella della storia è che ci fa desiderare di esserci dentro la cupola, nonostante tutto quello che sotto vi succede, la realtà è che noi dentro ci vorremmo entrare.
Il finale, come troppo spesso succede nei libri dello zio Stephen, è la parte peggiore, questa volta però è anche poco originale e poco credibile. Peccato.
Ho scritto questa recensione dopo più di 4 anni dalla lettura, quindi mi scuso se non è una recensione di "livello adeguato".
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Il microcosmo di Chester's Mill
Nessuno si sarebbe aspettato che una normalissima giornata potesse trasformarsi in un qualcosa di tanto anomalo ed imprevedibile: è il ventuno ottobre e una invisibile barriera è apparsa dal nulla determinando l’isolamento forzato della cittadina di duemila anime circa di Chester’s Mill. Vani sono i tentativi da parte dell’esterno di liberarli, incomprensibili sono le ragioni per le quali questa si è manifestata in modo così netto ed eloquente, inutili sono le domande. La verità dei fatti è piuttosto semplice: non solo i cittadini sono bloccati all’interno della Cupola ma sono anche vittima dell’ennesimo tentativo di scalata al potere di un uomo avido di comando con il solo comandamento della prepotenza. Big Jim Reannie, formalmente secondo consigliere e primo di fatto, è infatti colui che tira le fila dei giochi ed in qualità di perfetto burattinaio si arroga il diritto di decidere delle vite altrui e delle sorti della sua contea perché egli “sente” ed il suo agire è totalmente e esclusivamente attuato “per il bene della città”.
Il microcosmo creato da Sthepen King è quanto di più attuale e concreto possibile. L’universo che viene descritto può essere simbolicamente distinto in “bene e male” dove il primo è delineato ed avvalorato da personaggi puri, arguti e spesso usati come capi espiatori; mentre il secondo è costituito dal gioco più vecchio del Mondo: l’avidità.
Se da un lato possiamo infatti osservare la lotta di alcuni protagonisti per liberare la cittadina da un male invisibile che li sta lentamente condannando a morte, dall’altro inevitabile è scontrarsi con chi al contrario vede nella cupola una possibilità di arricchimento tanto economico quanto di scalata sociale e per raggiungere tale obiettivo, quale miglior espediente se non quello di instaurare una dittatura silenziosa capitanata da un unico stratega affiancato volontariamente da una serie di allocchi pronti ad eseguire ogni suo comando ed assolutamente incapaci di mettere in dubbio i suoi moralmente discutibili dogmi e le sue decisioni? E tutto facendo leva su errori umani, scelte sbagliate che rendono detti individui ricattabili niente altro che mere marionette nelle mani di chi crede di saperla lunga sostenendo di agire nel giusto e solo per il bene dei suoi concittadini. Non stupisce pertanto che proprio costui, che tanto si erge a protettore della patria, non sia altro che un bieco omuncolo capace dei gesti più efferati pur di conseguire i suoi scopi.
La religione è un altro tema forte nel romanzo. Questa viene esplicata secondo molteplici punti di vista in quanto su un versante troviamo il credente cieco, colui che segue con rigore i postulati senza mai ammetterne la discussione – comportamento che arriva a delineare una deferenza tale da consentire brutalità (in nome del Dio) che in ordinarie circostanze mai sarebbero state tollerate proprio perché contrarie a quei precetti sacri ed ispiratori della fede – dall’altro coloro che seppur credenti vedono un male in terra e dunque decidono di agire prima che tutto sia perduto. Inevitabile è la riflessione su quanto sia essenziale l’istruzione, di quanto pericoloso sia chi vive di restrizioni mentali senza mai porsi di guardare oltre al proprio naso, oltre al noto.
L’opera è inoltre caratterizzata da una moltitudine di personaggi, ognuno ha un suo fascino, una sua bellezza. Perfino Big Jim, cattivo di turno, è talmente ben costruito che il lettore avrebbe voglia di entrare nel romanzo e prenderlo – passatemi il termine – a pedate nel deretano. Lo stesso vale per Junior che nella sua follia non può essere odiato o per Julia che ergendosi a protettrice della libertà di opinione, dei diritti civili, della democrazia non può essere che stimata, o ancora per Barbie che da semplice cuoco si ritrova ad vestire i panni del Colonnello e stratega, o Rusty che da poco più che collaboratore si risveglia medico ed unica possibilità di salvezza per i malati di Chester’s Mill.
Ognuno di questi individui rende concreto il libro ed affascina il lettore che passo dopo passo ha sempre più curiosità di conoscere del mistero della Cupola. La narrazione è continua e si svolge in parallelo, King ci mostra ogni punto di vista e gli avvenimenti sono incastrati alla perfezione ripartendo esattamente da dove si sono interrotti ma semplicemente cambiando voce espositiva. Dunque mentre osserviamo la discesa della barriera con Barbie quale protagonista, nel capitolo successivo ci viene descritto come Joe ne ha preso conoscenza e via dicendo. Nel trascorrere delle pagine questa peculiarità assume ancora più valore perché offre pathos e crea suspence lasciando chi legge sempre con il fiato sospeso.
Stilisticamente il libro è ben scritto, presenta un linguaggio forbito ed ogni paragrafo si rivela esauriente a livello contenutivo. Una persona può anche limitarsi a leggerne uno al giorno, ma da questo trarrà soddisfazione ed andrà avanti nella storia perché nessuno di questi è superfluo o superficiale. L’unica pecca che ho riscontrato è stata la partenza, a mio modesto giudizio, forse un po’ lenta ma per il resto l’ho trovato pienamente soddisfacente. Buono anche il finale e non eccessivamente scontato, cosa che talvolta può accadere in opere di tale spessore (tanto concettuale quanto fisico viste le sue 1037 pagine).
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Il Re ancora sbalordisce
Immagina un formicaio e una lente di ingrandimento. Immagina un raggio di sole attraverso la lente. E immagina di essere la formica, mentre un bambino crudele maneggia la lente…
Ecco lo scenario del nuovo libro del "Re del brivido”; un romanzo corale, visionario, apocalittico, allegorico e di grande impatto, anche dal punto di vista "fisico" (conta 1037 pagine e vanta una copertina artistica, ideata dallo stesso King e da un'equipe di illustratori americani e sudamericani).
Cosa accade quando una comunità viene improvvisamente isolata e tagliata fuori dal mondo a cui appartiene?
E’ questo il tema centrale attorno a cui ruotano le vicende di The dome. Una misteriosa cupola invisibile che cala improvvisamente dal cielo e avvolge la cittadina di Chester's Mills, nel Maine, separandola completamente da tutto ciò che la circonda. Non ci sono né vie di uscita né vie di entrata: ciò che sta dentro, cose, persone, animali, non hanno nessun contatto con ciò che sta fuori. Nelle prime pagine è tutto uno schiantarsi di aerei, auto, camion e uccelli contro il cilindro trasparente che delimita lo spazio: uno scenario apocalittico, con spettacoli per palati forti, degni del miglior King. In quest'orgia da brivido affiorano, uno dopo l'altro, i personaggi, numerosissimi, che compongono la comunità del paese, vera protagonista del romanzo. Tra questi si distinguono presto "i buoni" e i "cattivi". I primi, che cercano di ristabilire la libertà, abbattere la cupola e la sua tirannia, sono capitanati da Dale Barbara, detto Barbie, un ex marine contrario alla violenza, riciclatosi come cuoco in un ristorante locale. Lottano insieme a lui, tra gli altri, una coraggiosa giornalista, Julia Shumway; l'infermiere Dougie Twitchell e il giovanissimo genio dell'informatica Joe "Spaventapasseri" McClatchey.
Ma c'è anche chi potrebbe trarre vantaggio da una situazione come questa, chi ha molto da nascondere e vuole approfittare del clima di terrore che immobilizza tutto e tutti. In prima linea Big Jim Rennie, un uomo politico che non si ferma davanti a niente, neanche davanti all'omicidio. Vuole avere la supremazia in questo "nuovo mondo" ed è appoggiato da suo figlio Junior, che da parte sua nasconde un terribile segreto nella cantina di casa…
Punto di forza assoluto di “The Dome” è il microcosmo che l'autore riesce a creare nel descrivere la classica comunità rurale che rimane bloccata dal resto del mondo per colpa della misteriosa Cupola, che agisce come un campo di forza invisibile e impenetrabile. In pochi giorni il paese di Chester's Mill diventa una sorta di dittatura in miniatura, retta dalla paura e dall'inganno, ma ancor più dall'ignoranza, tipica di chi vive in piccole comunità, imparando a temere il mondo esterno.
King ritorna quindi su alcune tematiche già trattate in passato: la rozzezza dei provinciali, l'ipocrisia di chi si aggrappa a una Fede cieca e di convenienza, la duplice natura dell'essere umano. Non mancano moltissimi stereotipi: il politico affabulatore e corrotto, la polizia locale inetta e violenta, la tossica del paese, l'ubriacone, il forestiero usato come capro espiatorio, l'adolescente geniale, la mamma complessata, il vecchietto eroico, il prete invasato etc etc. “The Dome” è il paradiso degli stereotipi, a guardare bene. Ma King è bravo ad affascinare e a coinvolgere il lettore, tanto che dopo meno di cento pagine ci si fonde pienamente con Chester's Mill, al punto da diventarne a nostra volta abitanti.
Le dinamiche suscitate dalla situazione di crisi animano una narrazione complessa, ricca di suspense e colpi di scena. Dal panico e dal senso di pericolo possono scaturire solidarietà e forza comune, oppure odio e contrapposizione, insomma il meglio o il peggio di noi stessi. Stephen King, eccezionale maestro quando si tratta di raccontare la psicologia, le virtù e le aberrazioni della natura umana, in questa nuova corposa "fatica" dimostra tutta la sua bravura e capacità, affascinato dalle grandi potenzialità di sviluppo offerte dai temi ispiratori del romanzo: temi "universali" come l'istinto di sopravvivenza dell'uomo e la lotta tra forze positive e negative. Un romanzo che, nonostante la lunghezza non indifferente, afferra il lettore e lo trascina nel pieno dell’avventura, rendendogli difficile l’impresa di chiudere il volume prima di arrivare all’ultima pagina.
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La Cupola
La più recente attività del colonnello Dale Barbara, per gli amici Barbie, soldato in congedo dopo i fatti dell’Iraq, è stata quella di preparare squisiti pasti allo Sweetbriar Rose. Quando però entra in collisione con il figlio di Big Jim Rennie, secondo consigliere comunale di Chester’s Mill, arriva il momento di cambiare aria e allontanarsi da quel paesino di provincia, all’apparenza uguale a mille altri.
Il suo trasloco – nonché i movimenti di chiunque oltre i confini della giurisdizione- viene purtroppo bloccato da un evento inaspettato quanto sconcertante: su Chester’s Mill cala una barriera invalicabile, un muro che taglia fuori il paese dal resto del mondo. Dopo i primi gravi incidenti dovuti alla trasparenza della barriera, il governo degli Stati Uniti prende il controllo esterno della situazione, affidando a Barbie il comando all’interno di Chester’s Mill e constatando che la barriera è in realtà una gigantesca cupola che si protende per chilometri sopra e sotto la terra. Verranno utilizzate tutte le armi a disposizione per cercare di distruggerla.
Il Governo, però, non ha fatto i conti con Big Jim Rennie. L’uomo, uno spietato opportunista assetato di potere, vede nella Cupola un buon modo per ottenere il potere assoluto su Chester’s Mill. Si circonda di fidatissimi, fa organizzare una milizia composta dai peggiori ragazzacci del paese, complotta con il figlio assassino e a sua volta si macchia di omicidio, scaricando la colpa sulla testa di Dale Barbara. La sonnolenta cittadina di provincia, isolata, diventa teatro della nascita di un regime dittatoriale, di caos, incidenti, suicidi e omicidi che ne sconvolgono l’ordine e le tradizioni.
Solo pochi riusciranno a mantenere la calma pur nella situazione disperata, sostenendo Barbie e aiutandolo a cercare il generatore della barriera. Chi è stato a creare la Cupola? Si tratta di uomini…o di tecnologia extraterrestre? E quale ulteriore tragedia si prepara per Chester’s Mill con l’avvicinarsi di un Halloween di fuoco? Riusciranno gli abitanti a sopravvivere alla Cupola?
THE DOME di Stephen King è edito come sempre dalla Sperling&Kupfer. La scelta di mantenere il titolo originale è, a mio avviso, azzeccata: la parola inglese ha maggiore ridondanza della nostra semplice cupola. Il gigantesco tomo di 1000 pagine è una delle storie ‘comunitarie’ di King, quelle cioè in cui cataclismi e orrori vengono affrontati dagli abitanti di paesi interi, che l’autore ci presenta a mano a mano, lasciando a molti di loro l’opportunità di accompagnarci fino alla fine. Il modo in cui sono presentati e la caratterizzazione precisa tipica di King evitano, fortunatamente, di fare troppa confusione.
Pur se incentrato soprattutto sulla degenerazione della patina di civiltà di cui l’uomo moderno si ammanta in caso di gravi e improvvise calamità, The Dome è un romanzo di fantascienza. Presi dai piccoli avvenimenti ci si dimentica spesso, durante la lettura, di quelli grandi…e forse la cosa è voluta. I protagonisti stessi sono quasi sempre così presi dalla lotta contro Rennie che i segreti della barriera passano in secondo piano, e in questo modo si segue costantemente il loro ristretto punto di vista. L’altro, l’extraterreste, si manifesta davvero solo verso la fine. Per tutto il resto del tempo, ci si chiede quanto ci voglia perché qualcuno rifili a Rennie un cazzotto sui denti e lo lasci ad agonizzare da qualche parte.
Non direi che questo sia uno dei romanzi migliori di King, anche se la sua prosa è sempre molto piacevole e i personaggi sono facili a suscitare affetto (o odio puro). In questo caso, fin dall’inizio si intuisce come può andare a finire e dispiace dire che The Dome non offre molte sorprese, anche se è ben costruito. Quindi, una buona lettura ma non esaltante per chi sa cosa può fare il nostro Stephen.
…trovo Big Jim Rennie uno dei cattivi più irritanti che King abbia mai creato…voi che ne pensate? L’ho voluto morto dalla prima pagina in cui l’ho incontrato!
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AFFASCINANTE...SINO A PAG 1020 CIRCA....
Ho letto diversi libri di S.King fino ai 20 anni, poi l'ho abbandonato per esplorare nuovi generi. E' stato piacevole ritrovare il suo stile e soprattutto la sua incontenibile e indescrivibile fantasia!!
Chi legge questo libro odierà Big Jim, si innamorerà di Barbie e forse inizierà a fare scorte alimentari.... Ci sono decine di personaggi in questo libro, in tre parole King è in grado di regalare al tuo cervello la tua visione delle persone, senza necessità di descriverli fisicamente.
Ti trasmette emozioni forti, è un libro che non stanca nonostante il numero di pagine, ti intriga, ti incuriosisce, ti fa chiedere cosa faresti tu se.....
Però poi arriva la fine della storia, una fine che personalmente ho vissuto come una nota stonata in un coro perfetto. Non mi ha convinto.... Ma amo King perdutamente.
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bello...quasi come l'ombra dello scorpione
La trama di questo libro, almeno nella prima metà, richiama alla mente del lettore un altro grande romanzo kinghiano, “L’ombra dello scorpione”, per i toni catastrofistici (qui una cupola su una cittadina, là un’epidemia di un virus che riduceva la popolazione degli Stati Uniti e forse del mondo intero a poche migliaia di persone), per i volumi decisamente ponderosi in termini di pagine ma soprattutto per il carattere corale della narrazione. In entrambi i romanzi i protagonisti risultano un manipolo di uomini e donne più che normali, che utilizzano l’ingegno ed il coraggio per cavarsela e rendere giustizia alle loro vite e a quelli che la vita l’hanno persa.
veniamo alle note negative: IL FINALE
Un po’, almeno a parere mio, il problema è insito nella spiegazione che ad un certo punto l’autore dà di questa cupola. Una giustificazione era d’obbligo, e poteva essere di varia natura, volendolo. Ha preferito quella forse più semplice, che non vi dirò quale sia, che non mi ha soddisfatto appieno.
Certo è che la penna dello scrittore c’è e si sente ad ogni pagina: pur priva del mordente de “L’ombra dello scorpione”, riesce a trascinarti fino in fondo alle sue 1036 pagine come se niente fosse, arrivando al finale trascinando il lettore in un vero stato di ansia.
King, è noto, ama i lieto fine, ma ad una cinquantina di pagine dalla fine viene davvero da chiedersi se questa cupola si leverà mai, se veramente tutte queste persone (i personaggi che abbiamo imparato ad amare ed odiare, e non mancano nè gli uni nè gli altri) perderanno le loro piccole vite a causa di questa “cosa” inspiegabile…
Non voglio dirvi altro.
Impossibile non menzionare la ricchezza del parco personaggi, specialmente quelli negativi, che assumono uno spessore così realistico da suscitare moti di odio spontaneo nel lettore. Per contro, abbiamo notato un po’ di debolezza per i “buoni”, che in linea di massima sono buoni senza ombre e si riconoscono come tali fin dalle prime pagine. I cattivi sono stati disegnati con molta più cura, ecco, e se ne potrebbe parlare per ore intere.
Ma non lo farò: le vostre ore, saranno impiegate meglio che non nella lettura di questa recensione, ovvero leggere direttamente il libro originale il prima possibile.
Godetevelo che ne vale la pena.
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THE DOME
Ho trovato questo libro non all’altezza di “22/11/63” ma altrettanto interessante e meritevole di essere letto. Con questo libro Stephen King ci vuole ricordare che molti nostri atteggiamenti possono ferire in maniera indelebile altre persone, tanto da influenzarne l’esistenza per sempre.
La trama l’ho trovata molto avvincente su due differenti fronti. Da una parte per l’evolversi della difficile situazione comportamentale nella piccola comunità cittadina e dall’altra parte per l’enigmatico problema della cupola. Proseguendo nella lettura il coinvolgimento con le vicende è totale e quasi ci si dimentica di leggere un fantasy. Dopo un po’ il mistero della “cupola” non è più la priorità, ma l’evolversi della situazione la rende quasi secondario. Tutti sembrano impazziti, senza più regole con comportamenti irrazionali.
Il finale è forse un pò troppo “semplice”; mi sarei aspettato un qualcosa di più “macchinoso” e fantasioso, ma tutto sommato non disturba, anzi si allinea con il messaggio che l’autore vuole dare.
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Claustorofobia....
Tomo "abbastanza" lungo...eppure la fine è arrivata alla svelta, grazie a un lungo susseguirsi di vicende che ci fanno conoscere e amare/odiare la comunità di Chester's Mill, piombata all'improvviso sotto una cupola invisibile che l'ha isolata completamente dal mondo esterno, senza alcuna possibilità di essere distrutta e la cui origine è ignota.
All'interno di questo mondo nel mondo chi ha il potere capisce che può sfruttarlo a proprio piacimento in un regime dove le regole e le leggi decadono e si deformano secondo il proprio volere, il tutto a scapito dei più deboli e bisognosi.
Dale Barbara, ex ufficiale marine in Afghanistan per un soffio non riesce a essere al di fuori della cupola nel momento in cui questa "compare" dal nulla e a lui viene affidato il comando delle operazioni militari al suo interno...ma all'interno il suo grado non vale niente e finisce per essere vittima di complotti atti a colpevolizzarlo di reati da lui mai commessi.
Inizia una vera e propria battaglia tra i "regnanti" e una manipolo di persone che si uniscono per far abdicare chi si è proclamato tutore della legge con la violenza ela forza.
Numerosi colpi di scena e infinito susseguirsi di vicende che portano all'epilogo tengono il lettore attento e incollato alla trama che a mio parere non è mai stata troppo prolissa o che è sfociata nella noia.
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SOTTO LA CUPOLA A CHESTER'S MILL
Cosa potrebbe accadere se una città venisse a trovarsi improvvisamente in una palla di vetro?
Si una di quelle che i turisti portano a casa per ricordo e scuotono per far scendere la neve all'interno..
Con " The Dome ", King porta il lettore sotto la cupola che avvolge Chester's Mill, una cittadina del Maine. Da queste premesse nasce una storia di sopravvivenza e di potere, dal ritmo altalenante, ma dalle forti accelerate.
Buona caratterizzazione dei personaggi e azione che passa dal thriller all' horror.
Un bel libro da leggere trattenendo il fiato, con respiro amaro al termine, quando il finale potrebbe rivelarsi non all'altezza ma.. trattieni il fiato sei sotto la cupola!
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Le formiche siamo noi
Vi è mai capitato da bambini di giocare con le formiche, prenderle tra le mani e impedirgli di scendere a terra oppure di bloccarle con un contenitore di vetro e vedere le loro reazioni? Solitamente cominciano a correre freneticamente, perlustrano lo spazio alla ricerca di una via d’uscita. Dopo un po’ si avvicinano tra loro, si parlano e poi ricominciano la ricerca. Sempre più freneticamente. Sempre più impaurite. Arrivano sul bordo del vetro. Si fermano. Ti guardano. Ti chiedono di lasciarle andare. Stephen King si immagina una situazione simile solo che questa volta le formiche siamo noi. Con la sua scrittura facile e scorrevole ci racconta di una cupola trasparente che scende a Chester's Mill una cittadina del Main isolandola dal mondo. Dopo un primo momento di smarrimento, gli abitanti capiscono di essere in trappola. Si formano dei gruppi per cercare di trovare una soluzione e a questo punto iniziano i conflitti e le lotte intestine. Qualcuno vuole la libertà, altri semplicemente approfittare della situazione per tenere nascosto qualche scheletro nell’armadio. L’isterismo e azioni sempre più irrazionali complicano la situazione. Il tempo passa e l’aria diventa sempre più rarefatta. Tutte le azioni intraprese per aprire un varco nella cupola vanno a vuoto. Cosa fare allora? Non rimane che alzare gli occhi al cielo e come formiche supplicare la libertà.
La lunghezza del libro può spaventare, ma la lettura è piacevole e scorrevole fino al finale che, nonostante possa lasciare ad alcuni un po’ di delusione, merita di essere letto.
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Un inizio da brivido, ma....
...dopo aver terminato di leggere le 1034 pagine di "The Dome", rimango sempre più convinto (e non sono il solo) che il miglior Stephen King è quello che scrive romanzi brevi e racconti; senza nulla togliere a veri capolavori come "It" e "L'ombra dello scorpione" già citati abbondantemente nei precedenti commenti. La sensazione è di aver letto un'opera che dopo tantissima carne al fuoco si esaurisca in un finale affrettato che ti lascia l'amaro in bocca. La "causa extraterrestre" è secondo me forzata e priva di logica e, mai come in questo caso, per non scegliere la soluzione scontata si è verificato invece l'opposto, dando una spiegazione inverosimile. L'altra nota negativa la trovo nella mancanza di un vero e proprio scontro faccia a faccia tra i "buoni" e i "cattivi" e le pagine scorrono nell'aspettativa e nell'imminenza di un confronto che non avverrà mai; si assiste quasi esclusivamente ad una eliminazione dei "cattivi" tra loro, mentre ai "buoni" è riservata una sorte più "naturale". Leggendo la nota alla fine del libro, lo stesso King ci rivela che l'idea di "The Dome" è del 1976, poi accantonata e ripresa nel 2007. Io credo che dobbiamo ringraziare la sua editor se alla fine, dopo veri e propri tagli, la stesura finale è stata di "sole" 1034 pagine, altrimenti ci saremmo ritrovati a leggere qualcosa lungo almeno una volta e mezzo "It". Il "maestro" afferma che si trova a suo agio nello scrivere storie con una moltitudine di personaggi, ma qui si esagera un po' e devo dire che spesso sono dovuto andare a rileggere le note iniziali del libro per ricordare il ruolo dei personaggi o la zona della cittadina dove avveniva qualcosa di importante. Lo stile è sempre efficace - soprattutto nei momenti cruenti in cui lo scrittore sappiamo dia il meglio di sè - e le situazioni si evolvono concatenandosi alla perfezione; quasi niente è lasciato al caso. I personaggi principali sono caratterizzati in maniera approfondita e ognuno con qualcosa del suo passato da farsi perdonare. La descrizione della cittadina è molto particolareggiata con le sue vie, parchi ed edifici al punto che si ha la sensazione di essere lì con gli stessi protagonisti del libro. Bella la descrizione in stile "kinghiano" del confronto nel mondo onirico tra la protagonista e la sua controparte extraterrestre. Il consiglio che dò è quello di evitare di leggere i titoli dei capitoli che, come al solito, fanno capire cosa accadrà. La traduzione italiana purtroppo non è sempre precisa nel tradurre la terminologia, usando ad esempio il termine “antiatomico” e “antincendio” per descrivere il medesimo rifugio. In conclusione credo che faccia un effetto strano alla fine del libro rendersi conto di aver letto 1034 pagine solo per descrivere i molti personaggi e narrare fatti e avvenimenti accaduti in pochissimi giorni, non tutti necessariamente utili ai fini di una perfetta riuscita della storia. Ma chi, come me, adora Stephen King, saprà soprassedere anche a questo.
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Vieni sotto la cupola con zio Steve...
Inquietante. Il nuovo romanzo del Re, prima ancora che essere pesantissimo, è inquietante. Un peso sul cuore. La sensazione di stare già sotto la cupola, la fatica di respirare quest'aria. Le spaventose similitudini col nostro tempo, con gli USA di oggi, ma anche - ancora più spaventose - con l'Italia in cui viviamo... Paradossalmente, questo romanzo - pur con le sue 1036 pagine - alla fine sembra troppo breve...
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L'aereo e la marmotta
Ancora una volta un centro, l'ironia e la piacevolezza di Stephen King emergono ancora una volta in un romanzo accattivante, semplice e di immediata presa. Magico e a suo modo epico l'inizio (non vedo l'ora di vederla rappresentata su schermo), impossibile poi sottrarsi alle continue vicende "ad incastro" archittetate ancora una volta sapientemente da King. L'evoluzione del libro potrà non piacere a tanti, tanti vedranno troppa carne sul fuoco rispetto ad un finale "tormentosamente rapido" (ma quanto mi è piaciuto leggerlo). I personaggi sono descritti in maniera eccezionale (fra le cose King ci mette nelle mani il personaggio perfetto, possibile indiscusso protagonista e lo fa schiattare poco dopo avercelo presentato) e alla fine non c'è un vero e proprio protagonista ma tanti diversi caratteri. Impossibile non adorare Junior Rennie e Phil Bushey. Un libro che parte da un idea sicuramente banale ma che arriva a colpire perfettamente le giuste corde emotive. Da parte mia non posso far altro che consigliare la lettura.
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I piccoli orrori quotidiani
In una biblioteca comunale questo romanzo era giustamente collocato fra la narrativa e non fra gli 'horror' e, per questa ragione, ho esitato a leggerlo per poi trovarmi, una volta addentrata nella paradossale contingenza di Chester Mill, a faticare ad interromperne la lettura.
Sì, perchè l'orrore narrato in "The Dome" è di quel genere che porta a chiedersi - oggi più che mai - quanto le stesse vittime di una situazione terribile possano concorrere a peggiorarla notevolmente.
Crudele è chi ha intrappolato la città gettando la popolazione nello sgomento più nero (Alieni? Il governo? Gli scienziati?) ma mostruoso è chi sfrutta questa situazione angosciante per aumentare la propria influenza su un gregge che lo segue senza porsi domande. E più si procede con la lettura, più diventa chiaro che i pecoroni non mancano mai, anzi...
"The Dome" è lo specchio che riflette la nostra parte più nascosta e più sordida, quella che cancella ogni sentimento - e ogni traccia di buon senso - in nome del quarto d'ora di gloria e di potere assoluto.
Unica pecca, senza nulla togliere al traduttore, è che più di altri autori King rende al meglio se letto in lingua originale.
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The Dome.
Mi si spezza il cuore a parlare male di Stephen King,uno dei miei autori preferiti.Ma qui non si può salvare."The Dome" dimostrerebbe,se fosse ben scritto e articolato,ancora una volta come una trama non proprio particolare dovrebbe arpionare il lettore,mimetizzando la sua curiosità e attingendo alla sua memoria.King,come già visto,si trova a suo agio nello scrivere romanzi molto lunghi(vedi "It",su tutti),ed anche con una complessità notevole di personaggi,non dovrebbe avere alcun problema.Ma "The Dome" resta un fallimento totale,per la sua mancanza di aspirazioni,per la sua lentezza,per il suo essere terribilmente estenuante,per la sua eccessiva lunghezza.Considerato da un quarto dei lettori del vero King,l'ennesimo capolavoro del maestro,è in realtà il suo peggior romanzo degli ultimi 20 anni,e se pensiamo che per King è un sogno che si realizza,la nostra pelle si accappona nuovamente.La storia racconta di una città che viene esiliata dal mondo grazie ad una cupola,che impedisce la vita dei cittadini,che comincieranno una lotta senza regole per la salvezza.Le mille,interminabili pagine di questo raccontino semplice e conciso,tra echi a "The Mist" e ai noir anni Quaranta,si trascinano pleonastiche senza una minima emozione e senza nessuna possibilità di piacere.Si salvano solo alcuni dei personaggi,complessi e ben articolati,ma comunque relegati in ruoli di contorno e la capacità narrativa nello stile di King,che merita sicuramente la lettura.Inconsigliabile,neanche per i fan più sfegatati del Re."The Dome" sarebbe potuto essere un epico romanzo d'avventura scritto dal migliore scrittore contemporaneo,ma invece è uno (s)cult d'autore.
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the experiment
Nonostante leggendo le prime pagine di "The Dome" si abbia la chiara sensazione di stare per cominciare uno dei grandi romanzi horror del "re" più si va avanti più questa sensazione si perde. Sebbene all'inizio possano ingannare alcune immagini, come quella di animali tranciati a metà o quella di aerei in fiamme dopo essere andati a sbattere contro la cupola, "the dome" è ben lontano dal poter essere definito un romanzo horror; al massimo potrebbe essere definito un romanzo di fantascienza anche se episodi di questo genere appaiono soltanto alla fine (che tra l'altro mi ha pure delusa) e probabilmente potevano essere più approfonditi. In compenso King ci offre come solo lui sa fare un'analisi il più possibile accurata dei personaggi, del paesino in cui essi vivono e dei sentimenti che essi provano. Ma soprattutto credo che in questo romanzo lo scrittore sia riuscito in un esperimento ovvero verificare e analizzare il comportamento umano in situazioni-limite come la totale e netta separazione dal mondo esterno. Cosi se da un lato alcuni dei protagonisti non perdono mai la speranza tentando di lottare con tutte le loro forze contro la malvagità altrui, altri per l'appunto sembrano arrivare ad incarnare il puro male (per esempio l'episodio capitato alla povera Sammy). Lo stile è sempre sublime e la scrittura altrettanto coinvolgente. I personaggi sono descritti con minuzia. Non è di certo un romanzo che si dimentica ma attenzione a non aspettarvi i brividi degli altri romanzi horror.
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Romanzo sinfonico
Ci sono opere di King che sono capolavori (It, L'ombra dello Scorpione, Stagioni diverse, La zona morta, la serie della Torre Nera ad eccezione dell'ultimo capitolo, Cuori in Atlantide) ed altre che per me sono schifezze illeggibili.
Ho il sospetto che il buon King abbia due cestoni nella sua mente: uno da cui estrarre i romanzi "sedimentati", su cui ha avuto modo di lavorare con la mente per anni prima di trasformarli in opere; un altro da cui rovesciare fuori le molte schifezze semi-abbozzate e tremendamente sbrodolate che copiosamente crescono ed infestano la sua testa.
Temo che il cestone della "roba buona" non possa maturare se nel frattempo almeno l'80% della testa di questo autore non sia impegnato a produrre scadenti deliri privi di reale profondità.
Senza stare tanto a sproloquiare, The Dome entra sicuramente nella categoria della "roba buona". Magari non lo metto al top del top, ma rimane comunque decisamente degno di essere letto.
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La razza umana
Come appassionato di S. King ho trovato il libro molto bello, scorrevole e originale.
La lunghezza del libro e l'abbondante numero di personaggi coinvolti potrebbe spaventare ma l'autore è stato capace di rendere queste due particolarità, apparentemente negative, un punto di forza del libro.
L'invenzione di una cupola calata dal nulla che imprigiona un'intera cittadina è certamente assurda ed inverosimile ma è lo strumento per analizzare i comportamenti umani in una situazione diciamo di stress estremo.
Ribadisco pertanto che il libro è bello e coinvolgente e se devo trovare un difetto direi anch'io che il finale poteva essere un pò più originale.
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Ai confini della realtà
A qualcuno la cupola ha ricordato il film dei Simpson, a me invece ha riportato alla mente un vecchissimo episodio di "Ai confini della realtà" : quello in cui una famiglia si ritrova murata viva tra le mura domestiche perchè a porte e finestre sono comparse lastre di un materiale inviolabile e cerca disperatamente di fuggire senza esito.
Non vado oltre o svelo troppo a chi non l'ha ancora letto...
Sicuramente ai lettori affezionati di King piacerà moltissimo, altrettanto sicuramente è un lavoro molto migliore di cose imbarazzanti tipo "Buick 8" e simili, qualcuno lo ha paragonato all'"ombra dello scorpione" per la netta contrapposizione tra bene e male, tra buoni e cattivi ma mi sento di sostenere che siamo comunque lontani da quei fasti.
Di interessante c'è il modo in cui King manovra un numero impressionante di personaggi, tutti hanno il loro momento di gloria, tutti raccontati e fatti agire con spessore e continuità , ad un certo punto ti trovi veramente ad essere parte di questa cittadina e senti di conoscere i vari protagonisti. Il rovescio della medaglia è ovviamente un racconto pachidermico , in certi momenti penso che uno potrebbe serenamente leggere le prime 40 pagine e poi saltare direttamente a pagina 400 o giù di li senza perdersi nulla della storia, sicuramente qualcosa del paziente lavoro di formichina con cui King costruisce i vari personaggi, il loro passato, il loro presente il loro ruolo nella comunità.
C'è un pò di tutto nel libro, dal politico impazzito per la sete di potere al burattino di facciata, all'inetto ma arrivista, alla giornalista coraggiosa e via così in una galleria di figure umane , tutte parti di una storia in cui la manipolazione della psicologia collettiva è qualcosa di importante quanto la crisi che si deve combattere.
Il finale è decisamente rapido ma non è un difetto, anzi ci ho trovato un che di poetico e poi sinceramente ...annaspavo anche io come i protagonisti del libro e se King avesse proseguito nello stesso modo prolisso mi avrebbe "stroncato"...
Da vecchio affezionato lettore dico che è sicuramente un buon lavoro , molto migliore di quei 4-5 libri indecenti che rischivano di far precipitare King nell'oblio , i libri migliori che ha scritto lasciamoli dove sono senza rimpianti, se fossero così facilmente replicabili non sarebbero così belli...
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skipper
Ci sono 2 motivi che potrebbero tenervi lontano da questo capolavoro
1--> la lunghezza del libro.
2--> il fatto che vi sia una "cupola" che una isola una città può sembrare banale.
Vi dico che il libro è incredibilmente scorrevole, le pagine filano via che un piacere, certo è un libro che tiene compagnia ma quando finisce i personaggi del libro ti mancano, e vorresti che il libro continuasse.
Riguardo al 2° punto c'è da dire che il libro racconta in modo perfetto la psicologia collettiva di una cittadina, con più punti di riflessione sulla società moderna. Troppo spesso ci facciamo tirare dietro da politici dai doppi fini, questo è uno dei tanti temi che escono fuori dal libro. E' molto profondo e commuovente, altro che banale come può sembrare all'apparenza.
LEGGETELO CONSIGLIATISSIMO.
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Da leggere
La prima volta che ho visto la copertina in libreria ho pensato: bah.. il maestro non si sta dando da fare.. questa poi.. dopo aver letto quella schifezza di Cell, caro King mi vorresti inculcare anche la tua versione del film dei Simpsons?? .. e sono passato oltre..
qualche giorno dopo vado a leggere un po' di segnali dalla Critica, e scopro invece che il romanzo piace.. anzi è considerato uno dei migliori, viene addrittura accostato al capolavoro L'ombra dello scorpione.. quindi che fare? non si puo non leggere, e devo dire che non mi sono affatto pentito..
Ora immaginate
La stessa cupola che ci ha fatto tanto ridere coi Simpsons, sì proprio quella, solo che non è di vetro. Il governo non ha idea di cosa sia e da dove venga. I cittadini di Chester Mill forse non avranno il tempo di scoprirlo.. L'ossigeno si consuma, il caldo gradualmente aumenta, il fiume diventa pantano.. e le pecore continuano a spostarsi in macchina. Eh sì, a Chester Mill, come in qualsiasi comunità, ci son troppe pecore che non pensano, che vivono della loro routine, che affidano le loro sorti a qualcuno capace, a qualcuno che ne sa più di loro, a qualcuno con le palle. E quel qualcuno è lì, pronto a godere di tutto ciò. Il suo nome è Big Jim Rennie, venditore di macchine usate nonchè secondo consigliere della cittadina, e renderà un inferno le vite di quei pochi avveduti che hanno capito che la situazione si sta complicando un po' troppo..
Vedrete molte pecore, pochi prepotenti, alcuni assassini, pochi intraprendenti, delle "persone amare", e molto molto di più..
Riuscirà la nostra cittadina a sopravvivere a questa crisi? Questo sta a voi vederlo..
Ultima nota. Ottimo lavoro sì, ma i capolavori rimangono L'ombra dello scorpione , It, e la saga della Torre ovviamente..
E ricordate: King non scrive, King "vede".
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Sempre grande King!
A me il libro è piaciuto molto. L'idea è come al solito molto originale. A seguito della comparsa di una misteriosa cupola una cittadina, ovviamente del Maine, si trova isolata dal resto del mondo. Dopo lo stupore iniziale iniziano i tentativi sia interni che esterni per rimuovere la barriera con risultati tutt'altro che positivi. Le dinamiche tra i protagonisti, le descrizioni degli stati d'animo e le analisi introspettive dei personaggi sono curate magistralmente. Forse rispetto ad altri libri l'aspetto macabro, horror è meno accentuato anche se presente ma nonostante questo il racconto si dipana trasmettendo pathos e suspance.
Il finale infine è decisamente "kinghiano". Consigliatissimo!
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The Dome
La scrittura di King è piacevole come sempre. Il libro mi è piaciuto, il finale un po' così come in molti libri di Stephen, ma il lato descrittivo, psicologico sempre interessante.
Situazione che rispecchia in maniera impressionante l'attuale situazione politica italiana
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