L'ombra del vento Hot
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sogni vissuti all'ombra del vento
“Una storia di libri maledetti, l’uomo che li ha scritti, un misterioso personaggio uscito dalle pagine di un romanzo per poterlo bruciare, un tradimento e un’amicizia perduta. È una storia d’amore, di odio e di sogni vissuti all’ombra del vento.”
Partecipe della tetralogia del Cimitero di Libri Dimenticati, “L’ombra del vento” è l’artefice della fama del noto autore spagnolo del novecento Carlos Ruiz Zafon. Lui, attraverso questo romanzo, tocca la storia di una Barcellona nebbiosa sfiancata dalla Guerra Civile, senza però mai rubare la scena ai misteri che ruotano intorno al giovane Daniel Sempere e al suo destino ricco di polvere del passato. Questo misto, quasi contrasto, di mondi e realtà rende il romanzo continuamente innovativo, mantenendo alta l’attenzione del lettore. In altre parole è una costante oscillazione tra il romanzo gotico, la commedia sentimentale e il genere fantasy-horror ma in realtà segue sempre la linea del thriller, diventando continuamente più avvincente. Questo perché per esempio il lettore non può non provare quella leggera morsa allo stomaco per lo spavento durante la lettura: è ricco di colpi di scena improvvisi, momenti di suspense, voci spettrali nel buio, volti sfregiati e demoni interiori.
Devo ammettere però che questa opera rapisce fin da subito: la storia nasce dall’aver scelto un romanzo e questo pian piano diventa sempre più reale come se il romanzo nascesse dalla potenza di un libro che crea un mondo intorno a sé. Questa consapevolezza non può che colpire in particolari gli amanti della lettura che si sentono partecipi nella narrazione dopo sole poche pagine. Eppure dopo non molto perde l’imput genere, presentandosi in maniera statica, molto dettagliato e si concentra per lo più sulla presentazione dei personaggi. La caratterizzazione profonda di questi ha reso così famoso l’autore e l’opera in sé: Zafon non tralascia nessuno, ma pian piano acquisiscono sempre più particolarità e dinamicità; da figure essenziali della storia, diventano dei compagni, degli amici, degli amori. Figure enigmatiche, profonde e divertenti: dall’irresistibile e profondo Fermin Romero da Torres, allo spaventoso ispettore Javier Fumero, fino all’incomprensibile Julian Carax. Sfortunatamente le figure femminile sono meno efficaci poiché a dispetto delle apparenze, partecipano alla storia solo in funzione delle figure maschili, rendendo questo romanzo poco innovativo da questo punto di vista. Compresi e immaginati perfetti i personaggi Zafon ci riporta nel mondo di misteri, segreti e continue scoperte, non lasciando neppure il tempo di riprendere il fiato prima della fine.
Una delle cose più curiose del romanzo è lo stile narrativo usato dall’autore: la sua storia è un intreccio tra altre due, quelle di Daniel e Carax le quali si intrecciano e sovrappongo, in modo che ad un certo punto il primo diventa il doppio del secondo. Tra loro c’è un forte legame dovuto da simili esperienze di vita ma anche da mente e desideri complementari.
È un romanzo che colpisce, attira, diventa un compagno di vita ma anche un maestro: insegna molti valori, esperienze e forse apre anche la mente verso nuove idee ed orizzonti. Un insegnamento particolare che ho colto è dovuto da Daniel il quale, nonostante i propri problemi e la giovane età non si è mai perso d’animo e con molta insistenza è riuscito a giungere al finale di questo romanzo.
“-scrivi-
-Appena arrivo ti scriverò-
-No, non a me. Scrivi dei libri. Scrivili per me. Per Penelope. E conserva i tuoi sogni. Non puoi sapere quando ne avrai bisogno-
-Sempre-“
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"Ci sono cose che si possono vedere solo al buio"
Le opinioni positive un po' ovunque espresse alla fine mi hanno convinta a leggere il libro verso cui non ero propensa per il genere giallo cui è, primariamente, ricondotto.
La storia incuriosisce e cattura sin dalle prime pagine per l'alone di segretezza che avvolge il luogo in cui, come a voler rispettare un rituale, il libraio Sempere conduce per la prima volta suo figlio Daniel, di quasi undici anni, in un giorno d'estate del 1945. Lettura che prosegue poi senza difficoltà rivelando un giallo sì, ma un po' atipico e, comunque, non soltanto un giallo.
Tanto segreto quanto misterioso, del Cimitero dei Libri Dimenticati, non si sa per certo né come né quando sia sorto ma di esso si conosce il (pregevole) compito: preservare quei libri che, altrimenti, il tempo destinerebbe all'oblio, nella speranza che un giorno ognuno di essi possa trovare un nuovo lettore che se ne prenda cura e si impegni a "mantenerlo vivo" per sempre.
Con (immancabile) stupore, Daniel si aggira (e con lui anche il lettore) in "quel labirinto che odorava di carta vecchia, polvere e magia" e alla fine, "tra titoli ormai illeggibili e scoloriti dal tempo... rilegato in pelle color vino, col titolo impresso sul dorso a caratteri dorati", trova il 'suo' libro: "L'ombra del vento" di Julián Carax, una storia che lo affascina al punto da voler leggere poi tutte le altre opere dell'autore.
Ma il mistero avvolge la vita di Carax: nato a Barcellona all'inizio del secolo, sulla sua sorte non si sa nulla di certo, mentre uno sconosciuto si dà da fare per reperire e bruciare tutte le sue opere.
Il lettore segue un Daniel curioso, ingenuo ma a suo modo anche tenace, nel suo percorso di crescita per circa un decennio in una Barcellona sotto il potere del franchismo, mentre indaga sulla vita di Carax e, passo dopo passo, vede la sua intrecciarsi sempre di più con quella di Julián: dal passato dell'autore emergono amori inconsapevolmente impossibili, amicizie indissolubili, infanzie tormentate, antiche gelosie e rancori mai dissipati, un segreto a lungo nascosto e la follia omicida del perfido ispettore Fumero.
Una serie di somiglianze avvicina la vita di Daniel e quella di Carax: entrambi appassionati di libri, ad entrambi apparterrà una penna che un tempo era stata di Victor Hugo e poi la relazione tra Daniel e Bea che sembra ricalcare quella di Julián e Penélope, "la bella Penélope, era donna e pertanto tesoro, non tesoriere".
Al fianco di Daniel ci saranno un padre dall'animo malinconico, il più delle volte in disparte a differenza di un vagabondo, Fermin, che diventerà per Daniel un amico fedele, insospettabilmente perspicace e coraggioso (di certo uno dei personaggi che conquista più facilmente le simpatie del lettore assieme a Miquel, l'amico di Julián e a Nuria Monfort, la donna da sempre innamorata di Carax).
Non mi sento di sconsigliare la lettura di questo libro, tuttavia non posso annoverarmi tra i lettori a cui è stato "capace di toccargli davvero il cuore" e dirne con il loro stesso entusiasmo.
"L'eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo al quale - non importa quanti altri libri leggeremo, quanti mondi scopriremo, quante cose apprenderemo - prima o poi faremo ritorno".
Personalmente non ho trovato tra queste pagine il palazzo di parole cui farò ritorno.
Del libro però ricorderò l'immagine del Cimitero dei libri dimenticati, un'immagine che mi fa pensare al più piccolo, ma non per questo meno ricco e labirintico, 'cimitero di storie dimenticate' che risiede, dove più dove meno, nella memoria di ognuno di noi. Storie che un giorno potrebbero lasciarsi scegliere da qualcuno, o scegliere qualcuno, cui affidarsi per continuare a vivere. Un 'nuovo lettore' grazie al quale l'eco di quelle vecchie storie risuonerà in modo diverso e si ritroverà "la voce e la penna" per scriverne (o almeno provare a scriverne) di nuove.
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Alle volte un po' lento ma una bella sorpresa
Ho iniziato questo libro senza prospettiva alcuna, ero pronta a tutto. Non mi aspettavo un libro cliché quindi mi sono proprio buttata nella lettura.
Devo ammettere che all'inizio mi ha preso parecchio.
Il fatto che il tutto fosse nato dall'aver scelto un libro lo rendeva ancora più interessante.
La potenza di un libro che crea intorno a sè una storia, stupendo.
Pagina dopo pagina leggerete la storia di Daniel, un bambino ingenuo e puro che si trasformerà piano piano in un ragazzo, con tutti i problemi del caso. Una delle sensazioni che comunicava era proprio questa.
Purezza. Attaccamento. Ingenuità.
Sembrava fosse quasi una storia reale, a volte. Una storia vissuta e poi raccontata ai posteri.
Credo che uno dei punti forti sia stato proprio questo, il fatto che riuscisse a coinvolgerti e a farti sentire parte del mistero come se davvero qualcuno te la stesse raccontando faccia a faccia (cosa che in fondo succede con i libri).
Ho parlato di mistero, appunto.
Ebbene sì, sappiate che alle volte mi ha fatto sentire quella leggera morsa allo stomaco dalla sorpresa e dallo spavento, quasi. C'erano veloci colpi di scena che non ti aspettavi, colpi di scena che riuscivano a tenere alto l'interesse del lettore. In fondo la base di tutto è anche un mistero quindi la suspense era d'obbligo, soprattutto in alcune parti.
Poi c'è Fermín, che personaggio che è stato. Ho amato il suo personaggio, davvero tanto. Era forse il più pratico tra tutti, una soluzione e un'idea per far fronte a tutto.
Nonostante quelle bellissime risposte a tono che ogni tanto dedicava al povero Daniel che, vista la sua giovane inesperienza, chiedeva consiglio al suo amico.
Mentre, nonostante tutto, mi è dispiaciuto un po' per il padre di Daniel che avrei voluto vedere un po' di più. Credo di aver nutrito un certo affetto per lui nonostante abbia fatto poche comparse rispetto agli altri.
Però, più di tutto, mi ha colpito la storia d'amore che si cela sotto il mistero.
La bellezza e la sincerità credo sia la vera perla del libro, sarà che io per i libri divento una romanticona, ma davvero, credetemi.
Credo sia stata una delle migliori, nonostante abbia avuto un risvolto non proprio allegro.
Ogni libro insegna qualcosa, anche la più piccola cosa che a tanti può sembrare insensata o quasi inutile. Ed anche questo libro insegna qualcosa.
L'attaccamento che Daniel ha può essere considerato sia curiosità e sia voglia di scoprire la verità. Lui non arretra neanche quando vede che i suoi sforzi in quel momento non stanno dando i frutti sperati. Questo credo sia un grande insegnamento che alle volte, quando gettiamo la spugna, dimentichiamo facilmente.
Un altro ''dettaglio'' (che tanto dettaglio non è) che mi ha commosso, per così dire, è l'affetto che prova Daniel verso il libro. Credo questo rappresenti un po' ogni lettore, ognuno ha il proprio rapporto personale con un libro, con una storia, con un personaggio, e credo che questo atteggiamento da parte del protagonista possa essere condiviso da tanti e apprezzato da tutti tanto è 'dolce'.
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NEL CIMITERO DEI LIBRI DIMENTICATI
“«In questa storia c’entrano i libri.»
«I libri?»
«Libri maledetti, l’uomo che li ha scritti, un misterioso personaggio fuggito dalle pagine di un romanzo per poterlo bruciare, un tradimento e un’amicizia perduta. E’ una storia d’amore, di odio e di sogni vissuti all’ombra del vento.»
«Sembra il risvolto di copertina di un romanzetto, Daniel»
«Non per niente lavoro in una libreria. Ma questa è una storia vera. […] E come tutte le storie vere comincia e finisce in un cimitero, anche se molto particolare.»”
Confesso di essermi approcciato alla lettura de “L’ombra del vento”, uno dei maggiori best-sellers degli ultimi vent’anni, secondo forse solo ai romanzi di Dan Brown e di J.K. Rowling, con un misto di desiderio (quello di concedermi, durante le assolate vacanze estive passate in spiaggia sotto l’ombrellone, una lettura scorrevole e disimpegnata), paura (di scontrarmi una volta di più con la legge non scritta ma ineluttabile in base alla quale molto raramente la quantità – di copie vendute – si associa con la qualità) e perfino senso di colpa (per essere passato dagli amati Faulkner e Nabokov a uno scrittore forse irreparabilmente compromesso con le più bieche e opportunistiche leggi del mercato). Per fugare subito ogni dubbio vorrei iniziare questa recensione con l’ammissione, per nulla scontata, che il romanzo d’esordio di Carlos Ruiz Zafon è un’opera che supera brillantemente le aspettative del lettore, purché egli non abbia, per partito preso, “la puzza sotto il naso”. L’autore spagnolo dimostra certamente una notevole astuzia nel momento in cui, nel prologo, introduce quel luogo suggestivo e fantastico che è il Cimitero dei Libri Dimenticati, una labirintica biblioteca segreta “dalle geometrie impossibili”, percorsa com’è da tunnel, ballatoi, scale e piattaforme, nella quale vengono conservati tutti quei libri che per i motivi più diversi rischierebbero di scomparire per sempre, in attesa che ad essi possa venire concessa, tornando nelle mani di un nuovo lettore, una seconda vita. Si tratta di una vera e propria “captatio benevolentiae” del lettore, dal momento che Zafon, parlando di libri, e dell’amore e del rispetto che bisognerebbe nutrire per essi (“Ogni libro possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza”), si accaparra aprioristicamente il suo rispetto e la sua ammirazione. Creando questa sorta di “orfanotrofio” dei libri, in cui gli adepti come il giovane protagonista Daniel “adottano” un libro, Zafon fa un’operazione simile a quella di Ray Bradbury in “Fahreneit 451”, nel quale – come si ricorderà – ogni membro della comunità degli uomini-libro che custodisce il patrimonio letterario dell’umanità, tramanda oralmente un’opera per preservarla dai roghi del regime autoritario e simil-nazista che ha proibito la lettura (e non a caso ne “L’ombra del vento” c’è un misterioso personaggio, Lain Coubert, che si aggira per le strade di Barcellona bruciando i libri). In realtà il romanzo di Zafon fa sfoggio solo superficialmente di una coscienza “bibliofila” (a differenza di Bradbury non c’è qui nessuna riflessione meta-narrativa sui rischi che la letteratura corre nella società contemporanea, ad esempio per l’avvento di nuove e pervasive forme di media) e ben presto rivela la sua natura di feuilleton, con tanto di storie d’amore tragicamente romantiche, case abbandonate che custodiscono innominabili segreti, personaggi enigmatici dalla dubbia identità, rivelazioni inattese che emergono dal passato, agguati notturni, colpi di scena e sorprendenti agnizioni. Contrariamente alla moltitudine degli scrittori che si sono cimentati e continuano a cimentarsi con la narrativa popolare, Zafon mostra però, fin dalle prime pagine, anche una precisa consapevolezza critica della natura della sua opera, citando Dumas (il sorriso enigmatico del padre di Daniel “che doveva aver preso in prestito da un romanzo di Dumas), Verne (“Sembra un’invenzione uscita dai libri di Jules Verne”, esclama Daniel, riferendosi alla serratura che chiude il portone del Cimitero dei Libri Dimenticati) e la letteratura d’appendice in genere (quando fa dire a Isaac, il vecchio custode del Cimitero, “Quel tipo sembra uscito dalle pagine di un romanzo d’appendice” e “Le piacciono i romanzi d’appendice”). “L’ombra del vento” risulta pertanto un’originale, intelligente, e financo colta, operazione di rivisitazione dei canoni e dei luoghi comuni di un certo tipo di letteratura ottocentesca, quella di Dumas e di Hugo, con sconfinamenti nel romanzo gotico (penso soprattutto a “Il fantasma dell’Opera” di Gaston Leroux). Con i dovuti distinguo, Zafon fa in fondo una cosa non dissimile da quella messa in atto venti anni prima da Umberto Eco ne “Il nome della rosa”, libro che, dietro alla sua trama “gialla”, nascondeva la sua natura di erudito pastiche, con rimandi al romanzo storico, al saggio filosofico e alla letteratura didattica e morale. Col capolavoro di Eco vi sono diversi punti in comune, oltre all’intreccio thrilling: la biblioteca come epicentro di tutti i misteri e la coppia di improvvisati detective (Daniel e il suo mentore Fermin sembrano occhieggiare l’Adso da Melk e il Guglielmo da Baskerville de “Il nome della rosa”). Oltre a questa consapevolezza, che potremmo quasi definire post-modernista, Zafon possiede anche una considerevole capacità narrativa. La sua storia (anzi le sue storie, dal momento che il romanzo ne sviluppa parallelamente due, quella di Daniel e quella di Julian Carax, le quali si intrecciano e addirittura si sovrappongono, con esiti molto interessanti che fanno sì che il primo diventa, con il trascorrere del tempo, quasi un doppio del secondo, a cui lo legano non solo analoghe esperienze di vita – l’amore di Daniel per Bea che rimanda a quello di Julian per Penelope, la comune passione per i libri – ma anche singolari coincidenze – il possesso della penna appartenuta un secolo prima a Victor Hugo), la sua storia – dicevo – è ottimamente architettata, e ancor meglio sviluppata nell’arco delle sue quattrocento pagine, con i momenti di suspense che si alternano sapientemente a quelli romantici, le sequenze drammatiche a quelle più leggere e ironiche. Lo scrittore spagnolo è bravo anche a creare personaggi che, seppur manicheisticamente dicotomizzati, sono capaci di imprimersi indelebilmente nella memoria del lettore, dal picaresco Fermin Romero de Torres (un logorroico e donchisciottesco personaggio, dotato di smisurati appetititi – anche sessuali -, che nondimeno si dimostrerà nel corso del romanzo munito di insospettate doti di profondità filosofica, di coraggio e di fedeltà) al perfido Francisco Javier Fumero (il sadico e spietato ispettore della polizia criminale, che uccide e tortura senza pietà per vendicarsi della sua vergognosa infanzia), dal misterioso Julian Carax (l’autore di introvabili romanzi, sulle cui labili e inconsistenti tracce si metterà Daniel per ricostruire la sua storia di passione e dannazione) fino alle tante femmes fatales (figure affascinanti e autenticamente romantiche, spesso costrette a pagare con un tragico destino la loro dedizione all’essere amato). Certo, non tutto è perfetto ne “L’ombra del vento”. Le coincidenze (che un personaggio del romanzo definisce “le cicatrici del destino”) proliferano in maniera francamente inverosimile (basti pensare che Julian Carax, Fumero, Jorge Aldaya – il fratello della ragazza amata da Julian – e Miquel Moliner – il marito di Nouria, per un certo tempo a sua volta compagna di Julian – erano stati tutti allievi dello stesso collegio), e certi flashback (in cui peraltro Zafon dà sfoggio di una fantasia che richiama il realismo magico di Garcia Marquez, come nel caso dei sogni profetici della domestica Jacinta e della rievocazione del Tenebrarium) hanno un po’ la funzione di pedanti spiegoni. Questi difetti appaiono però emendabili e veniali, soprattutto perché, in un’opera che si legge tutta d’un fiato, vengono più che compensati da un’appassionata rivisitazione degli anni della guerra civile e del franchismo, e soprattutto dalla originale e suggestiva descrizione di una Barcellona lontanissima dai cliché turistici, una città magica, “che ti entra nel sangue e ti ruba l’anima”, fredda e piovosa, ambigua e misteriosa, in cui negli stretti vicoli del Barrio Gotico e del Raval o nelle solitarie strade del Tibidabo la nebbia può nascondere ad ogni angolo sorprese e incontri inaspettati.
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Vento di brividi
1945: l’adolescente Daniel vive a Barcellona col padre libraio, nella malinconia per l’assenza della madre precocemente morta. Una mattina, il padre lo porta nel Cimitero dei Libri Dimenticati, una biblioteca segreta che conserva volumi sottratti all’oblio: qui lo invita ad adottare un libro per averne cura tutta la vita. Daniel sceglie “L’ombra del vento” di Julian Carax e ne rimane rapito. Volendo altre informazioni su Carax, contatta l’esperto Barcelò, grazie al quale scopre che la sua è l’unica copia sopravvissuta delle opere di Carax, andate tutte misteriosamente bruciate.
Anni Cinquanta. Daniel fa amicizia col mendicante Fermin R. de Torres, che ingaggerà come aiutante nella libreria paterna. Un uomo sfigurato avvicina Daniel, si presenta come Coubert e gli intima di vendergli il libro, ma il ragazzo riesce a fuggire. Daniel e Fermin, a questo punto, iniziano la ricerca su Carax: trovano la sua casa natale e, in essa, una lettera d’amore per una certa Penelope. Da Nuria Monfort, impiegata in una casa editrice, Daniel scopre la verità sui genitori biologici di Carax e un’ambigua relazione con un certo Coubert che cercò poi, inspiegabilmente, di bruciare i suoi libri. Proseguendo le ricerche, Daniel e Fermin scoprono l’infanzia di Julian presso la prestigiosa scuola San Gabriel, dove il benestante Ricardo Aldaya lo manteneva filantropicamente agli studi. Misteri su misteri, la trama si intrica sempre ogni qual volta sembra si stia per dipanare! Mentre le indagini di Daniel proseguono, l’ispettore Fumero, il lato oscuro della polizia locale, si fa sempre più intraprendente, inseguendo la sua vanità e i fantasmi del passato. Quando, in una tenebrosa Villa Aldaya in rovina, Daniel trova una cripta con due bare, gli eventi precipitano: Nuria Monfort sparisce ma una sua lettera, fatta recapitare poco prima a Daniel, svelerà altri aspetti del passato di Carax. A poco a poco, non senza colpi di scena, l’identità di Julian Carax si rivela, ripercorrendo con vari flashback anche gli anni della sanguinaria Guerra civile spagnola, con tanto di esili, vendette ed agguati, superando tradimenti e mettendo alla prova la resistenza di solide amicizie.
I personaggi di Zafon, stavolta, lasciano il segno. Ritmo frenetico, incalzante; stile lodevole. Non è difficile parteggiare per Daniel, si scopre un Fermin profondo (e super-ironico, un vero istrione), ma nemmeno i personaggi “minori” lasciano indifferenti.
Un sacco di frasi da ricordare, dispensate soprattutto da Fermin: “Non esistono lingue morte, ma solo cervelli in letargo!”, “La gente mette il becco ovunque: l’uomo non discende dalla scimmia, bensì dalla gallina!”; “La donna desidera il contrario di ciò che pensa o afferma…l’uomo obbedisce invece agli stimoli del proprio apparato genitale o digestivo”; “La barbarie è come la marea: si ritira e uno pensa di essere in salvo, ma poi torna… e ci sommerge”; “Quando si lavora, non si ha tempo di guardare la vita negli occhi”; “Parlare è da stupidi, tacere è da codardi, ascoltare è da saggi” ; “Conserva i tuoi sogni: non puoi sapere quando ne avrai bisogno”.
Un libro ben costruito che regala emozioni e brividi. Nelle sue piacevoli pagine oscilla tra il romanzo gotico, la commedia sentimentale e il genere fantasy-horror ma, in realtà, si mantiene sempre nel segno del thriller, un thriller con la T maiuscola.
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"Gradisce una sugus?"
“L’ombra del vento”, degno capitolo d’apertura della fortunata tetralogia del “Cimitero dei libri dimenticati”, è limpida testimonianza di quanto Zafon abbia ampiamente attinto ai più celebri esempi di feuilleton sposandone canoni e metrica pur rinfrescandone l’interpretazione.
La tragedia della Spagna dilaniata da conflitti intestini a ridosso delle Guerre Mondiali, si respira nei colori dello sfondo, senza mai rubare la scena alla “corsa” del giovane Daniel Sempere, figlio di un umile libraio dai sogni smarriti e protagonista di un destino emblematicamente segnato da un libro, riscattato fortuitamente dalla polvere del tempo.
Dalle pagine emergono ben tratteggiate le figure di personaggi enigmatici quanto il loro bagaglio di esperienze: dall’irresistibile ed eclettico clochard Férmin Romero da Torres, al venefico ispettore Javier Fumero, fino allo sfuggente romanziere Julian Carax. Sfortunatamente, meno efficaci e più semplificate risultano invece le presenze femminili, all’apparenza troppo spesso agenti e cogitanti in sola funzione delle controparti maschili. Gli ambienti e le atmosfere di una Barcellona misteriosa e da scoprire, sapientemente descritti senza straripare mai nel barocco, alimentano il fascino delle vicende sospese tra sogno, presente e passato, inganni e realtà.
La scrittura vivace e fluente, mai sperduta in lunghe riflessioni, è al totale servizio dell’azione, in un romanzo votato al dinamismo, dove il motore centrale delle vicende è la costante, indefessa ricerca di verità e giustizia. Occhi avidi di barbagli di luce, in tal senso, sono quelli dei nostri beniamini, mentre gli antagonisti sono alacri artefici dell’oscurità nutrita di occultamenti, crimini e soprusi.
Sorprendentemente, pecca lo sviluppo del protagonista Daniel Sempere, immutabile nel passaggio dall’infanzia alla maturità, poco credibile giacché sempre dotato di somma sagacia nelle conversazioni, e custode del dono sempreverde di una inossidabile risolutezza.
Ad ogni modo il romanzo con le sue volute di trama guadagna fin da subito una robusta presa sul lettore, corroborata sul finale da una munifica salve di colpi di scena che turbinano nello svolgersi della matassa.
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Il capolavoro di Zafon
E' il primo libro di questo autore che ho letto e parto col dire che dopo di questo sono andato a caccia dei suoi romanzi. In attesa di regalarmi per Natale l'ultimo suo, si spera, capolavoro.
Leggere il libro mi ha immedesimato sin dal principio al giovane Daniel Sempere che si ritrova per le mani il misterioso romanzo, L'ombra del vento, appupnto. Questa ricorsione mi ha incuriosito sin dalle prime pagine.
Diversamente da quanto si possa aspettare il romanzo non è intricato ma solo intrigante. Le indagini, che lo stesso Daniel intraprende, sono ben descritte e facili da seguire.
Nonostante la lettura del romanzo si scorrevole l'autore lo fregia di metafore e similitudini quasi ad ogni pagina gettando un velo di liricità all'intera lettura.
L'ombra del vento si apre nel 1945 a Barcellona sotto il regime di Franco. Da come l'autore descrive il regime si percepisce il suo orientamento politico.
Non appena si inizia a leggere, si percepisce una forte sensazione di oscurità, di un tempo in cui la vita e le cose sono difficili per il basso ceto.
Durante la lettura, ci si sente come se si stesse vagando per le strade fredde di Barcellona, con la sensazione che qualcosa salterà fuori da un momento all'altro. Si può sentire il nervosismo, l'umidità, la preoccupazione e l'angoscia.
Questo libro non è adatto solo ad appassionati del genere thriller ma contiene anche una storia d'amore, tra Julián Carax e Penélope che deve nascondersi nelle ombre di problemi molto più grandi, dando vita ad una storia tra le più cupe e tristi che abbia letto.
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Romanzo innovativo e strabiliante
"A volte è più facile confidarsi con un estraneo. Forse perchè ci vede realmente e non come vogliamo far credere di essere."
Daniel Sempere, voce narrante del romanzo, all’alba del suo undicesimo compleanno si sveglierà angosciato perchè non ricorda il volto della madre (deceduta a causa del colera) e così viene portato dal padre al “Cimitero dei Libri Dimenticati”, gigantesca biblioteca nella quale sono conservati milioni di libri. Viene invitato a scegliere quale libro adottare ed egli decide di prendersi cura del romanzo di Julian Carax: L’ombra del vento. Daniel, rimane colpito dalla lettura del romanzo ed inizia a compiere delle indagini sull’autore, scoprendo di essere in possesso dell’ultima copia. Da qui, le sue ricerche si intrecceranno con vicende, persone appartenenti alla vita di Carax che lo porteranno a cercare di far luce su un mistero accaduto anni e anni fa. La vita di Daniel verrà, quindi, sconvolta dai vari parallelismi che riconoscerà tra la sua vita e quella dell’autore.
L’ombra del vento, il primo di una trilogia (seguito da Il gioco dell’angelo e Il prigioniero del cielo), è un romanzo che cattura l’attenzione del lettore, lentamente. All’inizio si presenta in maniera statica, molto dettagliato e si concentra per lo più sulla presentazione di Daniel e dell’importanza di recuperare i libri lasciati nell’oblio. Successivamente, dalla scelta del libro, veniamo catapultati in un indagine misteriosa che porta alla luce tematiche come quella della famiglia distrutta,amori spezzati , lealtà, amicizia e turbamenti. Io, stessa, mi sono sentita partecipe di questa sua ricerca, ritrovandomi con il fiato sospeso ad ogni colpo di scena o parallelismo che si presentava pagina dopo pagina. La figura di Daniel è una delle figure più positive del romanzo, la sua incostanza ricerca della verità, lo porterà a cacciarsi in autentici guai. Tuttavia, la sua tenacia è ammirevole anche perché sarà sempre più vicino allo svelare la verità di un mistero sepolto dalla polvere del tempo.
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"Conserva i tuoi sogni Daniel, non puoi sapere qua
Ho iniziato questo libro senza prospettiva alcuna, ero pronta a tutto. Non mi aspettavo un libro cliché quindi mi sono proprio buttata nella lettura.
Devo ammettere che all'inizio mi ha preso parecchio.
Il fatto che il tutto fosse nato dall'aver scelto un libro lo rendeva ancora più interessante.
La potenza di un libro che crea intorno a sè una storia, stupendo.
Pagina dopo pagina leggerete la storia di Daniel, un bambino ingenuo e puro che si trasformerà piano piano in un ragazzo, con tutti i problemi del caso. Una delle sensazioni che comunicava era proprio questa.
Purezza. Attaccamento. Ingenuità.
Sembrava fosse quasi una storia reale, a volte. Una storia vissuta e poi raccontata ai posteri.
Credo che uno dei punti forti sia stato proprio questo, il fatto che riuscisse a coinvolgerti e a farti sentire parte del mistero come se davvero qualcuno te la stesse raccontando faccia a faccia (cosa che in fondo succede con i libri).
Ho parlato di mistero, appunto.
Ebbene sì, sappiate che alle volte mi ha fatto sentire quella leggera morsa allo stomaco dalla sorpresa e dallo spavento, quasi. C'erano veloci colpi di scena che non ti aspettavi, colpi di scena che riuscivano a tenere alto l'interesse del lettore. In fondo la base di tutto è anche un mistero quindi la suspense era d'obbligo, soprattutto in alcune parti.
Poi c'è Fermín, che personaggio che è stato. Ho amato il suo personaggio, davvero tanto. Era forse il più pratico tra tutti, una soluzione e un'idea per far fronte a tutto.
Nonostante quelle bellissime risposte a tono che ogni tanto dedicava al povero Daniel che, vista la sua giovane inesperienza, chiedeva consiglio al suo amico.
Mentre, nonostante tutto, mi è dispiaciuto un po' per il padre di Daniel che avrei voluto vedere un po' di più. Credo di aver nutrito un certo affetto per lui nonostante abbia fatto poche comparse rispetto agli altri.
Però, più di tutto, mi ha colpito la storia d'amore che si cela sotto il mistero.
La bellezza e la sincerità credo sia la vera perla del libro, sarà che io per i libri divento una romanticona, ma davvero, credetemi.
Credo sia stata una delle migliori, nonostante abbia avuto un risvolto non proprio allegro.
Ogni libro insegna qualcosa, anche la più piccola cosa che a tanti può sembrare insensata o quasi inutile. Ed anche questo libro insegna qualcosa.
L'attaccamento che Daniel ha può essere considerato sia curiosità e sia voglia di scoprire la verità. Lui non arretra neanche quando vede che i suoi sforzi in quel momento non stanno dando i frutti sperati. Questo credo sia un grande insegnamento che alle volte, quando gettiamo la spugna, dimentichiamo facilmente.
Un altro ''dettaglio'' (che tanto dettaglio non è) che mi ha commosso, per così dire, è l'affetto che prova Daniel verso il libro. Credo questo rappresenti un po' ogni lettore, ognuno ha il proprio rapporto personale con un libro, con una storia, con un personaggio, e credo che questo atteggiamento da parte del protagonista possa essere condiviso da tanti e apprezzato da tutti tanto è 'dolce'.
Un libro che, nonostante a volte sia stato un po' lento nella scorrevolezza , si è rivelato una bella sorpresa.
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Scrivi dei libri. Scrivili per me. Per Penélope
"L'eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo al quale – non importa quanti altri libri leggeremo, quante cose apprenderemo o dimenticheremo – prima o poi faremo ritorno".
E cosi è stato. Ho rispolverato il libro che, più di tutti, è stato in grado di toccare certe cordicelle del mio cuore e del mio intelletto.
L'ho rispolverato dal mio personalissimo "Cimitero dei libri mai dimenticati" e rimesso al cospetto della mia attenzione. Dopo 193 recensioni non voglio soffermarmi più di tanto sulla trama. Preferisco recensire tutto ciò che questa avventura letteraria mi ha trasmesso; d'altronde si sceglie un libro anche per provare delle emozioni forti e non solo per scoprire il messaggio che porta dentro.
In realtà avevo una tremenda nostalgia; nostalgia del piccolo Daniel Sempere che nel cuore della notte non ricorda più il volto della madre scomparsa prematuramente, nostalgia di suo padre e della sua particolare libreria di famiglia, nostalgia di entrambi che nel cuore della notte visitano il
Cimitero dei Libri Dimenticati, nascosto nei meandri di una Barcellona cupa e colma di mistero. Proprio in questo luogo magico e misterioso il piccolo Daniel sceglie un libro che nasconde non solo una storia fatta di pagine e parole ma una vera e propria odissea di eventi e intrighi che si ripercuoteranno nella vita al di fuori dei libri e in quella delle persone a lui vicine.
Daniel rimarrà affascinato a tal punto da nutrire un'ossessione per l'autore del libro (Juliàn Carax) e per i segreti che tengono, la storia di Juliàn, sepolta sotto macerie di mistero.
Riprendere questo libro in mano e perdermi nuovamente nel sentiero della sua storia mi ha fatto ripensare a quei momenti in cui ti ritrovi dentro una macchina, con una persona a cui sei particolarmente legato; quando non ti curi del tempo che scorre veloce e di tutto quello che dovrai fare l'indomani. Allora inizi a parlare fino all'alba di amori impossibili, di persone orribili, di amicizia, di qualsiasi cosa ti passi per la testa finchè ti vengono due noci al posto degli occhi, finchè non senti le sfumature del cielo e dell'abitacolo in cui ti trovi cambiare lentamente e te ne vai a casa totalmente ridimensionato a catalogare tutto ciò che hai vissuto, nel silenzio.
Se sono stato eccessivamente melenso perdonatemi ma sono fatto così, dentro un libro cerco soprattutto questo.
Ci tenevo a far capire, tramite questo esempio, come entrando in un turbinio di emozioni fantastiche in cui il tempo scivola in picchiata, si fà, poi, una fatica enorme ad uscirne fuori e
mettere, nuovamente, i piedi sul terreno, a rallentare..... vorremmo sempre rimanere un pò di più, andare ancora così velocemente....
Leggere "l'ombra del vento" è stata, grossomodo, un'avventura simile per me, "non volevo abbandonare la magia di quella storia nè, per il momento, dire addio ai suoi protagonisti".
Mi sono ritrovato su un ring emotivo, fatto di carta e di parole, sono andato K.O alla 597esima pagina sotto i colpi potenti dello stile e della trama di Zafòn mentre lo schiocco del libro che si chiude sanciva la fine di un incontro emozionante che mai dimenticherò.
Consiglio "l'ombra del vento" non solo come libro, ma come strumento per pesare la propria empatia verso tutto ciò che di bello c'è nel mondo, nella vita, dentro di noi.
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Gioco di specchi
Un romanzo costruito con cura, L’ombra del vento di Zafon tradisce l’eredità dei grandi del passato, da Dickens a Dumas, a Hugo e rivela l’influenza del romanzo gotico. Nè si può ignorare che il romanzo di iniziazione per antonomasia, il romanzo picaresco, nasce in Spagna con il Lazarillo de Tormes e la storia di Daniel Sempere altro non è che un’avventura picaresca, un percorso a tratti doloroso attraverso la vita, che lo conduce alla maturità e alla consapevolezza. Il suo amore per Bea, l’amicizia persa e ritrovata con il fratello di lei Tomàs, sono lo specchio d’una storia di anni precedenti che aveva visto protagonisti Julian Carax, scrittore incompreso, autore di un romanzo dal titolo “L’ombra del vento”, la sua amata Penelope e il fratello Jorge. Un romanzo nel romanzo, più romanzi nel romanzo se si considerano altre vicende e altri personaggi collaterali, non meno importanti come Nuria Monfort, Fermìn Romero de Tormes e il perfido Fumero, sempre al servizio del più forte, spregevole sia nella vita privata che come rappresentante del regime. Ed è il regime franchista che si rivela qua e là nel corso della narrazione che aggiunge all’opera l’impronta del romanzo storico.
Questo gioco di specchi che si alternano con un avvicendarsi di personaggi e fatti appunto speculari è tenuto insieme dall’elemento centrale del racconto, il volume ritrovato da Daniel nel Cimitero dei Libri Dimenticati. È l’ultima copia dell’opera di Julian Carax che scatena la lotta tra il bene e il male e getta su alcuni personaggi un’ombra inquietante che ci riporta alle atmosfere create da un Horace Walpole o da Mary Shelly. La stessa Barcellona, impressa nell’immaginario collettivo con gli smaglianti colori di Gaudì o di Mirò, assume le fosche tinte della nebbiosa e umida Londra di Dickens.
L’impianto del romanzo sembra essere costruito con attenzione e precisione quasi scientifica: i riferimenti culturali sono numerosi e nell’insieme si tratta di un’opera che può essere letta anche dai più giovani, proprio per la sua trama avventurosa e per quel finale un po’ melodrammatico. Il vero messaggio, sia pure subliminale, consiste nella certezza che la letteratura, la pagina scritta, le parole hanno più vita degli esseri viventi. Esse si animano e si rianimano ogni volta che qualcuno le sfoglia o le legge. La pagina scritta può contenere in sé il dono dell’eternità , può entrare in sintonia col lettore, rappresentare le sue speranze o le sue delusioni.
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Capolavoro della narrativa contemporanea
In una Barcellona novecentesca, Daniel Sempere, figlio di un modesto libraio ed orfano di madre, viene a conoscenza del Cimitero dei libri dimenticati. Il giovane viene attratto da un volume intitolato "L'ombra del vento" il cui autore è uno sconosciuto di nome Julián Carax. Il romanzo gli appare così interessante da indurlo ad indagare anche sulla vita dell'autore che sin da subito si rivela un enorme intrigo. Sempere vedrà la sua vita plasmata da questa vicenda e scoprirà una Barcellona ricca di segreti e misteri. Lo reputo un capolavoro della narrativa contemporanea, d'altronde Zafón non mi ha mai delusa. È un romanzo molto articolato, molte storie sono incidenti e lo sono con un efficace fluidità. Anche il numero dei personaggi è alquanto alto ma la magnificenza sta nel fatto che ognuno è un tassello fondamentale per lo svolgimento della storia e nessuno è superfluo. Le microstorie che compongono il romanzo lasciano il lettore con continui punti interrogativi e dubbi che però sul finale vengono tutti soddisfatti.. Niente viene gettato nel dimenticatoio. È meritevole la cura ai dettagli e lo stile non lascia che dire.
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AUTORE STRABILIANTE
Scoprire Carlos Ruis Zafon è stata la cosa migliore che mi sia capitata in questo periodo. E' una lettura travolgente e inarrestabile. Impossibile lasciare il libro sul comodino rinunciando al dipanarsi di avventure e intrighi di personaggi così reali da sembrare che vivano lì accanto, descritti con una maestria unica e inimitabile. Io ho letto questo libro sempre fino a notte fonda, proprio come Daniel Sempere quando per la prima volta legge il romanzo di Julian Carax trovato, anzi, scelto al "Cimitero dei Libri Dimenticati" (solo la descrizione di questo luogo varrebbe la lettura.... è un posto da sognare nel silenzio della notte, come tutte le cose veramente importanti) E, man mano che la storia procedeva, mi ritrovavo immersa in vicende di amore, mistero, amicizia, tradimenti... tanto da non sapere più che genere di libro avessi davanti, poiché non si può definire sentimentale, thriller, storico, biografico.... "L'Ombra del vento" è tutti questi generi messi insieme, e anche qualcosa in più. Raramente capita di trovare un libro la cui lettura fa in modo che, dopo, uno non sia più la stessa persona di prima. Ecco, questo libro lo fa. Impossibile dimenticarlo, impossibile non sentire dentro timori, rabbie, gioie e fatiche dei protagonisti. A volte come pugni nello stomaco, altre come carezze lievi e dolcissime, le emozioni entrano nel cuore e lì si fermeranno per sempre. Personalmente ho imparato da questo libro a non credere mai e poi mai alle apparenze e anche a dar valore ai momenti più critici, che sono poi quelli che forgiano il nostro destino. Però, come dice sempre Daniel al suo amico Jorge, che non leggeva perché riteneva i libri noiosi, " i libri sono come specchi, riflettono ciò che abbiamo dentro". Quindi, probabilmente, tali sensazioni vivevano già in me ed è stato comunque bellissimo ritrovarle in maniera così evidente in queste pagine. Invece, certe descrizioni anche psicologiche e introspettive di personaggi, certi luoghi misteriosi e fantastici come la vecchia biblioteca o le residenze o anche la splendida Barcellona di notte, certi incontri scontri tra eroi e cattivi, certi dialoghi a volte gravi a volte anche veramente esiliranti come quelli tra Daniel e Fermin, ecco.... queste cose le ho trovate solo e soltanto in questo libro. Un libro che racchiude almeno sei storie che si intrecciano e si integrano fino al formidabile finale, un libro che un giovane scrittore non avrebbe mai potuto scrivere. Bisogna avere una certa età ed esperienza di vita per arrivare a scrivere una trama simile, infatti Zafon è del 1965! Consiglio a tutti, ma proprio a tutti la lettura di questo romanzo, che, oltre a non annoiare e a insegnare tanto, offre anche l'opportunità di una splendida scrittura.
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Zafon non fa per me
Mi sono convinta a leggere questo libro proprio grazie al nostro sito di qlibri, visto che è uno dei più recensiti e uno tra i più apprezzati.
Devo dire che io non ne sono rimasta colpita. Niente da dire sulla storia e sui personaggi, Fermin mi è piaciuto da morire e anche Julian Carax mentre il protagonista Daniel non mi ha entusiasmato.
Quello che non è piaciuto è il centro del libro, secondo me ci sono momenti in cui l'autore divaga un po' troppo e lo stile è molto raffinato ma credo che non sia nel mio gusto personale. Il finale però mi è piaciuto e devo dire che il racconto della vita di Carax mi è piaciuto di più di tutto il resto.
Credo che sia un libro con una storia splendida ma forse non è un libro che fa per me. Lo consiglio sicuramente perchè non è un pessimo libro, anzi. Ma non credo leggerò altro di Zafon.
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- sì
- no
no per chi apprezza gli scrittori più d'impatto
Un libro, una maledizione
Un padre libraio vecchio stampo decide di portare suo figlio in un cimitero di libri dimenticati, luogo avvolto da un'inspiegabile aria sinistra. Il bambino deve scegliere una di quelle opere senza proprietario, che nonostante tutto continuano a vivere all'ombra del mondo circostante, e custodirla per tutta la sua vita. Tuttavia non è il bambino a scegliere il libro, ma in qualche modo il libro a scegliere il bambino e tutti i misteri che emergeranno lentamente sul passato dello scrittore quasi sconosciuto di quel romanzo, sconvolgeranno la vita del protagonista.
"L'ombra del vento" cattura il lettore fin dalle prime pagine. E' un romanzo del mistero, cosparso di venature horror, che ti catapulta nella Barcellona di inizio novecento, in cui la storia del protagonista è stretta nella morsa della guerra civile e del secondo conflitto mondiale.
Le personalità dei personaggi sono delineate alla perfezione e gli eventi si susseguono lentamente con un'aura continua di mistero. Molti romanzi svelano gli intrighi man mano che la storia procede, mentre in questo, Zafòn ne concentra tutte le soluzioni nelle ultime pagine, con un finale non esoterico e non interpretativo, ma estremamente bello e concreto.
Libro consigliatissimo ad ogni tipo di lettore dato il suo stile scorrevole, ma dal carattere raffinato che si rifà ai grandi autori novecenteschi.
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Tra passato e presente
E’ il primo libro che ho letto di Zafon e devo ammettere che mi piacevolmente colpito, la storia è ben scritta, a mio avviso l’autore è stato bravo a tenere vivo l’interesse per tutta la durata della storia. Un bel viaggio tra passato e presente , il protagonista ci porta con lui e come lui entriamo in una dimensione piacevolmente a cavallo tra il reale, il raccontato e l’onirico.
Attratto da questo romanzo dello scrittore spagnolo, ho letto un altro libro dello stesso scrittore che però non mi ha particolarmente stupito.
Una piacevole lettura per tutti.
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"L'ombra del vento"
“I libri perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa del giorno in cui potranno tornare nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito.”
Una mattina del 1945 a Barcellona il signor Sempere, proprietario di una piccola libreria, porta il figlio, Daniel, in un luogo denominato il “Cimitero dei Libri Dimenticati”, un posto magico e misterioso dove sono custoditi pagine e pagine di ricchezza. In effetti il “Cimitero dei Libri Dimenticati” protegge i libri che vi sono al suo interno, onde evitare che qualcuno o qualcosa possa distruggerli o perderli.
In questo luogo vige la tradizione che ogni persona che entra deve adottare un libro e giurare di averne cura per sempre. Il destino porta Daniel a scegliere il libro “L’ombra del vento” di un autore sconosciuto Julian Carax, da cui ne rimane totalmente affascinato e rapito. Deciso a cercare altri libri dello stesso autore, Daniel scopre che quella in suo possesso, è l’ultima copia dello scrittore Julian Carax. E’ il primo mistero di una serie di intrecci che riguardano sia l’autore del libro, che il libro stesso. Daniel, appena undicenne quando conosce “L’ombra del vento”, cresce, ma il mistero che avvolge il libro oltre ad una “maledizione” che lo circonda, lo rincorre e, Daniel, è deciso ad andare fino in fondo a questo mistero, risvegliando un passato oscuro e doloroso.
La storia è accattivante e stupefacente, tuttavia credo che l’originalità sia dovuta anche alla forte personalità degli altri personaggi: primo fra tutti (e qui entra in gioco il mio parere del tutto soggettivo) Fermin, un uomo estremamente intelligente e logorroico, dotato di un senso dell’ironia fuori dal comune. Fermin diventerà il migliore amico di Daniel e lo aiuterà nello svelare il mistero che c’è attorno al libro “L’ombra del vento”.
Da non sottovalutare l’ambientazione che Zafon utilizza in tutti i suoi libri, quella della Barcellona del dopoguerra, descritta in modo così intenso che, al lettore, sembra di camminare per le strade della cosiddetta “città maledetta”.
Gli ingredienti ci sono tutti, amore, amicizia, invidia, odio, rabbia, coraggio, paura, fedeltà; un mix di sentimenti ben miscelato e che fuoriescono dalle pagine in modo preciso, esatto, e soprattutto coinvolgente. La storia dura diversi anni dove accadono omicidi, nascono amicizie e amori ma in particolare, si ricerca la verità e la giustizia per un passato rimasto troppo tempo sepolto nell’ombra.
Non so se la mia recensione abbia reso un po’ di giustizia a questo best seller, ma so che chiunque abbia letto il libro, non può che considerarlo un romanzo sublime.
“Un racconto, mi aveva detto un giorno Julian, è la lettera che un autore scrive a se stesso per mettere a nudo la propria anima.
…
Viviamo in un mondo di ombre, Daniel, e la fantasia è un bene raro. Quel libro mi ha insegnato che la lettura può farmi vivere con maggiore intensità, che può restituirmi la vista.”
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Libri e Misteri
Un libro avvincente, intrigante e sorprendente!
è il primo libro che leggo di Zafon e sicuramente ne leggerò altri!
la storia è molto particolare ma soprattutto contiene risvolti inaspettati. I personaggi sono molto ben rappresentati e, ovviamente, devo dire che il mio preferito è Fermìn!
è molto scorrevole ed in certi punti non vorresti smettere di leggere per nessun motivo!!
Sono stata piacevolmente sorpresa da questo libro, perchè in molti mi avevano consigliato di leggere qualcosa dell'autore, ma sono stata sempre abbastanza diffidente...per caso, o meglio dire per fortuna, l'ho comprato.
lo consiglio a tutti.
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l'inizio dell'avventura
La mia avventua con Carl Ruiz Zàfon ha avuto inizio proprio con questo libro, comprato quasi a caso dopo aver letto qualche recensione, senza dargli troppa speranza perchè ormai da troppo tempo non trovavo una storia che mi intrigasse e coinvolgesse pienamente.
A oggi posso affermare, dopo aver letto tutti i suoi libri, che Carl è senzaltro il mio scrittore preferito!
Quello che scriverò ora lo ripeterò sia per la recensione de "Il gioco dell'angelo" che per "Il prigioniero del cielo".
Questo è l'inizio perfetto di una storia avvincente e piena di misteri che non riuscirai a comprendere pienamente fino alla lettura dell'ultima parola dell'ultimo libro.
Eh si! La storia prosegue per bene 3 libri e non si è ancora conclusa, il che mi crea un ansia d'attesa indescrivibile.
Non è importante da quale dei tre incominci, ogni singolo libro racconta frammenti della vita di Daniel, che poi andranno ricollegati fra loro pezzo per pezzo, pagina per pagina.
Anche se io personalmente consiglio di inziare da L'ombra del vento
Una vita dalla quale non vorrai più staccarti, non sarai mai sazio di tutte le spiegazioni che ti verrano date su ogni singolo avvenimento!
E quando finirai ti verrà voglia di ricominciare tutto da capo, per paura di esserti perso qualcosa o semplicemente per non far finire l'avventura, non così presto!
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buona la seconda!
Dopo aver letto il principe della nebbia l'idea di rimettersi in mano un libro di Zafon ti scompare dalla mente! Ma se leggi le strabilianti recensioni su qlibri, capisci la trama e ne rimani colpito, non puoi che dare una seconda possibilità all'iberico scrittore.
L'ombra del Vento è un bel libro dove si entra per uscirne cambiati... specie nel rapporto con i libri!
Il giovane Daniel rimane colpito dal romanzo di un certo Julien Carax e, in una spirale di incontri e parallele che si sfiorano, cerca di ricostruire la storia di questo autore "semi-sconosciuto"....
Il tutto condito da amori, figure veramente stupende che si affacciano a accompagnano Daniel nella ricerca, poliziotti pronti ad uccidere e un misterioso personaggio che cerca di distruggere il libro per cancellare il ricordo di Carax dalla faccia della terra. Il tutto è, sapientemente, mescolato con la situazione storica della Spagna delle dittatura Franchista.
Cosa mi ha dato il libro? la sensazione che, ogni libro che mi appresto a leggere, mi possa aiutare a comprendere meglio una parte di me stesso....
Almeno penso, almeno spero!
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L'ombra del vento
Storie, personaggi e un libro maledetto che risorgono dal passato influenzando in maniera determinante la vita del protagonista; amori proibiti, impossibili e, nello stesso tempo, inconsapevoli, intrighi, misteri, odio e crudeltà compongono la trama relativa ai primi decenni del '900 in una Barcellona triste che subisce i disagi, le angherie, le ingiustizie e le atrocità della guerra civile prima e del 2° conflitto mondiale dopo. Il libro maledetto impone un parallelismo tra quanto è già accaduto e le vicissitudini che si svolgono in un breve arco di tempo nell'attualità del romanzo. Carlos Ruiz Zafòn è abile nella narrazione e creatività del contesto letterario. Inoltre, la presenza discontinua e impalpabile di Victor Hugo contribuisce a dar manforte a un certo clima di surrealismo.
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un libro di rinascita
Un libro di decadimento e resurrezione.
Attraverso la narrazione delle vicende del protagonista Daniel Sempere, che abbracciano l'arco temporale dagli 11 ai 30 anni e che si intrecciano con la misteriosa storia dello scrittore Julian Carax, assistiamo al riemergere della speranza e della vita.
Daniel è un ragazzo disorientato che non riesce più a ricordare il volto della madre morta e che, per un evento che sembrerebbe fortuito, si appassiona alla ricostruzione dell'esistenza di uno scrittore quasi sconosciuto e dallo scarso successo di cui un misterioso e lugubre personaggio vuole bruciare tutte le opere. L'attività di ricerca sulla vita di Caraz, che Daniel svolge con l'aiuto del fido amico Fermin,anch'egli emblema di resurrezione, lo porterà piano piano a scoprire eventi drammatici e a vivere situazioni ad alto rischio, ma anche, finalmente, a ritrovare se stesso.
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UN LIBRO NEL LIBRO
L'ombra del vento è un libro che non appartiene a un genere definito; presenta caratteristiche dei romanzi gialli, della narrativa e dei romanzi romantici. La storia infatti non viaggia su un binario principale, ma ne segue di più in contemporanea senza che nessuno prevalga sull'altro. Avranno lo stesso peso le relazioni sentimentali, gli intrighi amorosi dei protagonisti e le indagini compiute su Julian Carax, i fili narrativi si intrecciano l'un l'altro tutti con una importanza primaria. Zafòn si distingue di netto dai thriller e i gialli classici dove la trama si regge principalmente sulle indagini del colpevole.
E' offerta una esemplare ricostruzione della città di Barcellona, nelle sue ambientazioni e nei personaggi che la animano, delineata tassello dopo tassello nella narrazione in prima persona del protagonista, con cui cresceremo e vivremo le sue avventure adolescenziali, le sue indagini sull'"Ombra del vento", che reperisce nel cimitero dei Libri Dimenticati. Il modo in cui viene narrata la storia è lineare, segue gli ordini cronologici, e dunque inizialmente si può fare fatica a ingranare con tutti i legami e gli indizi che Daniel viene a scoprire lentamente, vivendo allo stesso tempo travagli amorosi con Clara e Beatriz. E' solo verso metà libro che la storia si concentra principalmente sulle scoperte su Julian Carax. Questa "disomogeneità" potrebbe non piacere a tutti i lettori (io non l'ho apprezzata), l'inizio della storia poteva avvenire più avanti nel tempo, e raccontare con dei salti temporali quello che era successo prima, mantenendo il filo della trama molto più in tensione e incentrato su Carax, ma probabilmente l'autore ha voluto non seguire questo stile per creare appunto un romanzo "ibrido". La narrazione della storia prosegue comunque scorrevolmente, la trama è accattivante fatta eccezioni per alcune parti descrittive che possono risultare pesanti (come i racconti in corsivo). Un libro piuttosto originale, che vale la spesa dei 10 euro per l'acquisto.
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- sì
- no
Mi sono dovuta ricredere.
Avevo già letto qualcosa di Zafon ma a dire la verità non mi piacque molto. Presi questo libro per dargli una seconda possibilità e devo ammettere che mi ha strabiliato. Bella trama dai risvolti piuttosto inaspettati, costruita bene con i colpi di scena al momento giusto e l'incredibile (e non da poco) capacità dell'autore di intrecciare le vicende senza confonderti. Scorre bene e in alcuni punti in particolare è davvero difficile interrompere la lettura. Un bel libro complessivamente che consiglio di leggere un po' a tutti. Mi è piaciuta la varietà dei personaggi, tutti con un carattere ben identificabile ed un ruolo più o meno importante nella vicenda. Inutile dire che Fermìn è il mio personaggio preferito, inizialmente pare che sia un barbone squilibrato mentre durante la lettura si può piacevolmente constatare che è un gentil uomo colto e dai nobili valori, come pochi a questo mondo. Una figura coraggiosa che fa da contrasto alla codardia del protagonista. Ideale per i lunghi viaggi in treno e per una lettura pre-dormita, una lettura che cattura e allo stesso tempo "sazia".
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L'amore, la guerra e la vendetta
Un libro che mi ha coinvolta ed emozionata sin dalle prime pagine. Zafon riesce, con grande abilità, a catturare l'attenzione del lettore che finisce per improvvisarsi un investigatore, cercando di aiutare i due protagonisti nel risolvere un mistero: chi è Julian Carax? Chi è l'uomo che brucia i suoi libri? Il protagonista della storia è Daniel Sempere e Zafon ci permette di seguire la sua crescita tra libri, amori, disavventure e la libreria presso cui lavora insieme al padre. Un romanzo che ci racconta dell'amore ma anche dell'odio che carica e stimola la vendetta. La vendetta è presente in ogni pagina del romanzo ed è il reale motore delle azioni di alcuni dei personaggi e, Daniel, volente o nolente, si troverà a dover fronteggiare il desiderio di vendetta altrui. Daniel, infatti, finisce per trascinarsi involontariamente in un mistero, stimolato dalla lettura appassionata di un libro che, a suo dire, lo aspettava ancor prima che nascesse. Così, pian piano, nella storia vengono coinvolti altri personaggi la cui vita è stata sconvolta, in un modo o nell'altro, da uno scrittore la cui reale storia è avvolta nel mistero: Julian Carax. Zafon, però, non ci risparmia la conoscenza della Spagna della guerra civile e, in seguito, quella del dominio di Franco. Una descrizione crudele, spietata e spregiudicata della realtà è quella che traspare dalle pagine de "L'ombra del vento". L'autore sottolinea con accuratezza la sensazione d'impotenza dei personaggi, trovatisi inermi di fronte ad uno Stato che non è più dalla loro parte, uno Stato che ha il potere di vita e di morte nelle proprie mani. Personaggi i quali, nonostante tutto, continuano a combattere nella speranza di conoscere, prima o poi, la pace e di trovare ciò che desiderano. Il romanzo si svolge a ritmo di colpi di scena tra cui sorprende, indubbiamente, il finale. Altro tema protagonista del romanzo è l'amore per i libri, la possibilità di trovarvi riflessa la propria anima e questa grande passione che, definita come un'arte, supera ogni cosa, persino il bisogno di denaro. "L'ombra del vento" è uno di quei libri che si divora in un attimo.
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Una forte scossa al cuore e all’anima
Una cosa è certa, dopo aver letto questo libro, ho avuto la conferma che merita la sua fama e che Zafòn scrive in maniera sublime, avendomi profondamente sorpreso.
Preferisco non dilungarmi in riassunti della trama, brevemente, il giovane Daniel Sempere verrà condotto dal padre al Cimitero Dei Libri Dimenticati, dove vengono preservate copie di libri che rischiano di scomparire dalla circolazione, il giovane Daniel prende in custodia uno di questi libri, L’Ombra Del Vento scritto da Juliàn Carax, questo libro e la sua passione per i misteri che avvolgono l’autore lo porteranno ad una serie di eventi che cambieranno la sua vita.
Ho letto questo libro in una settimana, molto poco essendo che ho sempre poco tempo a disposizione, ma mi ha davvero catturato. Non ho mai visitato Barcellona, ma Zafòn, con la sua scrittura avvolgente mi ci ha condotto, mi sembrava di esserci, sentivo l’aria, il suo odore, il suo sapore, ero spettatore invisibile delle vicende narrate in queste pagine, ero lì, accanto a Daniel e Fermìn, anche se loro non potevano vedermi. Riesce a crearsi un legame di profonda empatia tra il lettore e i personaggi che popolano questa storia che non so se definire un giallo, un thriller, un romanzo sentimentale o altro. Probabilmente un po' di tutto. E’ un mix perfetto, ti tiene sulle spine, fa ardere in te il desiderio di conoscere l’evolversi degli eventi, sapere come evolverà la vita di Daniel, così simile a quella del suo tanto stimato scrittore Juliàn, vite talmente simili che talvolta mandano il lettore in confusione. Nonostante la storia ti prenda perché è decisamente intrigante e ricca di colpi di scena, protagonista indiscusso del libro è l’amore. Si l’amore, quello vero, quello puro, che non conosce freni o limiti, amore proibito, amore che viene sottratto provocando uno dei più grandi dolori che l’animo umano possa percepire. E tu questo amore lo senti, quel dolore lo provi, mentre scorri le pagine che si susseguono sempre più veloci. Durante la lettura ti senti travolto da un turbine di emozioni, empatia, compassione, simpatia, odio per uno o per un altro personaggio. La scrittura di Zafòn è davvero di altissimo livello, è uno scrittore con la S maiuscola, scrive benissimo, in maniera direi poetica. Cos’altro dire, la cosa più bella che questo libro ti lascia è la consapevolezza che l’amore è qualcosa di magico, regolato da un qualcosa che non possiamo comprendere, ed è questo che lo rende il più puro ed inimitabile dei sentimenti, e che vale la pena lottare e soffrire per poterne assaporare la magia. L’amore vince sempre, nonostante tutto e tutti, ma bisogna lottare con tutte le proprie forze, altrimenti non lo meriti.
Un terremoto nel cuore e nell’animo.
"Indossava un abito color avorio e nel suo sguardo c'era tutto il mondo. Rammento solo le nostre labbra che si sfioravano e il giuramento segreto che feci a me stesso e che avrei rispettato ogni giorno della mia vita."
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Commento
Con questa mia breve recensione non indugerò sulla trama che, ormai, sarà nota ai più. Mi preme, invece, porre l'attenzione su cosa questo libro trasmette. Innanzitutto tengo a precisare che è impossibile annoverare questo romanzo in una categoria ben definita: si trova un po' di tutto, dal thriller al sentimentalismo ed è persino a tratti horror. Il risultato è un romanzo avvincente, stilisticamente elaborato ma scritto con un linguaggio semplice e scorrevole. I personaggi ed i luoghi sono caratterizzati in una maniera ineccepibile, ti sembra quasi di conoscerli i personaggi di questa storia e parimenti ti sembra di camminare veramente per le strade della nebbiosa Barcellona, di sentirne gli odori e i rumori. Il tutto è condito da un continuo richiamo alle emozioni, che di certo non lasceranno indifferente il lettore più attento che sarà chiamato a gioire, commuoversi ed emozionarsi con i personaggi del libro. Leggendo questo libro ho avuto il desiderio che non finisse mai eppure l'ultima pagina è arrivata fin troppo presto.
L'unico aspetto dolente è il finale: l'autore ha tessuto infinite trame che alla fine hanno sì trovato puntuale risposta, ma in maniera leggermente confusionaria, tant'è che sul finale mi sono ritrovato a rileggere una volta in più le trame e le sottotrame conclusive della vicenda. D'altro canto non poteva essere altrimenti, vista la complessità del romanzo in questione. In conclusione è un libro che consiglio vivamente di leggere a tutti coloro i quali amano la lettura di un certo livello e che cercano delle emozioni dalla lettura. Consigliatissimo!!!
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La seconda volta non si scorda (mai)
Dopo aver scritto ben due recensioni completamente negative e quasi del tutto dispregiative, la mia mano aveva bisogno di esprimersi su parole che avessero una bellezza particolare al loro interno. Così, senza pensarci più di una volta, ho deciso di spremere le meningi ed elaborare una recensione convincente (DEVE esserlo per forza) e che non risulti troppo banale. Ho letto questo libro quest'estate, sotto l'ombrellone, e mi ha trasmesso talmente tante emozioni che è difficile comunicarle per iscritto. L'ultima volta che ho DAVVERO pianto per un libro (e vi parlo di un pianto coi fiocchi, durato circa due ore, tanto mi aveva sconvolto) è stata anni fa, quando ho letto Io&Marley di John Grogan. Che sensibilotta, piangere per un cane e per la sua commovente storia..eppure io ci ho speso lacrime, e sono state tra le lacrime più indimenticabili della mia vita. Quest'estate mi è ricapitato, ed è successo proprio con questo romanzo. Sinceramente non so spiegare cosa mi abbia lasciato questo libro, posso solo dire che non riesco ad identificarmi o, perlomeno, a riconoscermi con le opinioni negative che sono state date qui sotto. Posso solo dire che quei segni sulla schiena di Fermìn, quella penna di Victor Hugo esposta nel negozio, quella Barcellona misteriosa e quasi gotica mi hanno fatto battere il cuore. Pagina dopo pagina. E' stato il mio primo approccio con Zafón, e sono sicura che non sarà di certo l'ultimo. Un libro che ha meritato tutto il successo che ha ottenuto degno di un eccellente autore che non mi stancherò mai di lodare.
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E SE LA PROPRIA VITA FOSSE LA TRAMA DI UN LIBRO?
Accade spesso che, quando ci si avvicina ad un libro universalmente apprezzato, le aspettative possano essere talmente elevate che la conclusione della lettura lasci un pò insoddisfatti, come se ci si aspettasse di più. Per me non è stato così con "l'ombra del vento", un romanzo che mi ha coinvolto in maniera cos' profonda come poche volte mi è accaduto con altri libri. La vicenda è avvincente fin dalle prime pagine (già questa una singolarità), instaurando un crescente desiderio di proseguire nella lettura. E crescente è l'atmosfera magica, passionale e avventurosa che si sviluppa pagina dopo pagina. Illuminante l'ispirazione di Zafon di creare una vicenda nella quale il protagonista (Daniel) rimane rapito ed incuriosito dalle vicende di uno strano scrittore (Julian Carax) le cui vicende di vita saranno pericolosamente simili alle proprie. Un crescendo di emozioni e colpi di scena che non lasciano trapelare nulla sullo svolgimento della vicenda fino ad un rocambolesco finale. Numerosi e particolarmente caratterizzati i protagonisti nati dalla penna dello scrittore, nei quali ogni lettore potrà riconoscere una parte di sé. Oltre ai personaggi principali, Daniel, Fermin e Julian ho particolarmente apprezzato la descrizione dei personaggi femminili della storia, creati da Zafon con una tale dolcezza per cui è difficile non innamorarsene; come Clara Barcelò, bellissima donna irresistibilmente attraente, con diverse qualità invidiabili ma con un problema (l'essere non vedente) che passa, con leggerezza, in secondo piano. L'ambientazione temporale e logistica, la Barcellona del dopoguerra, è meravigliosa per lo sviluppo della vicenda e lo stile di scrittura è molto fluido, gradevole, ricercato senza eccedere. Indubbiamente un libro che, una volta terminato, lascia quel senso di vuoto che spesso accomuna quei bei libri il cui ricordo accompagna la nostra esistenza.
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Viaggio in un affascinante Barcellona
"L'ombra del vento" è la più nota opera dello spagnolo Carlos Ruiz Zafón.
Nelle sue pagine si compie un viaggio nell'affascinante e misteriosa Barcellona del primo Dopoguerra guidati dal giovane Daniel Sempere, protagonista della storia.
Daniel, nelle sue indagini alla scoperta della vita del dimenticato scrittore Julian Carax entrerà nella vita di molte persone e dovrà scavare a fondo per trovare le verità che sembrano gli siano negate.
Sicuramente uno dei migliori libri che abbia letto fino ad ora.
Romanzo dallo stile semplice ma molto coinvolgente e fluido, trama da far inviadia a chiunque e capace di catturare anche il lettore più ostico.
Ci si affeziona velocemente ai personaggi e alla vicenda fino a senitirsi quasi soli dopo aver divorato questo libro, ma fortunatamente gli stessi personaggi si potranno trovare anche nel secondo libro di questa trilogia del Cimitero dei Libri Dimenticati, "Il gioco dell'angelo"
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Acronimo
L’antica tradizione del Cimitero dei libri – adottarne uno contro l’
Oblio del tempo- fa ricadere la scelta dell’undicenne Daniel sul
Misterioso testo di uno scrittore sconosciuto, Julian Carax:
Basta leggerlo, per innamorarsene e per indurre Daniel a
Ricercare altre opere dello stesso autore. Ciò obbliga il ragazzo
A imbattersi in un uomo misterioso, sfregiato, un’ombra
Diabolica che da anni è sulle tracce dei libri di Carax
E li dà alle fiamme.
La ricerca porterà il ragazzo a riportare a galla
Verità su amori tragici e sconvolgenti in un clima gotico
E accompagnerà un decennio di rivelazioni in una Barcellona
Nel pieno del regime franchista e della guerra civile.
Tra i temi, il più coinvolgente è il fascino della lettura
Ottimo strumento di conoscenza e maturazione personale.
“I libri perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa del giorno in cui potranno tornare nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito”.
“Esistiamo fintanto che siamo ricordati”.
Bruno Elpis
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"Uno dei libri più belli che ho letto nel 2009"
Tra tutte le strane abitudini che mi caratterizzano c'è quella di scrivere su un quaderno le impressioni che ogni libro che leggo mi lascia: quello di cui vi sto per parlare l'ho definito "un libro bellissimo" e ho scritto una pagina piena zeppa di considerazioni.
Nel 2008 veniva pubblicato per la prima volta in Italia "L'ombra del vento", romanzo "d'esordio" di Carlos Ruiz Zafòn (è un esordio tra virgolette perché non è cronologicamente il primo scritto dall'autore).
La storia ha inizio una mattina del 1945 in cui il padre del nostro protagonista conduce l'undicenne Daniel nel Cimitero dei Libri Dimenticati, sito nel cuore della zona storica di Barcellona. Sono conservati all'interno di quest'enorme biblioteca tutti i libri che per un motivo o per un altro sono fuori produzione e quindi sconosciuti ai più: vien da sé constatare che il compito di questo luogo è quello di riportare alla luce i testi vittima dell'oblio.
Daniel qui ha l'opportunità di salvare un libro: la scelta ricade su "L'ombra del Vento" di Julian Carax, romanzo che legge tutto d'un fiato e che ama a tal punto da iniziare una ricerca di altre opere dello stesso scrittore. Scopre ben presto che il suo autore preferito in realtà è uno psicopatico che va alla ricerca dei propri romanzi per bruciarli, che si fa chiamare Laìn Coubert e che nei suoi stessi libri rappresenta il Diavolo in persona. Daniel inizia a indagare sul mistero che lo lega riportando alla luce storie di famiglie difficili, infanzie travagliate che hanno avuto ripercussioni spesso fatali, storie di incondizionata amicizia, lealtà e follia omicida.
La ricerca di Daniel dura un decennio e lo accompagna per tutta l'adolescenza fino al raggiungimento dell'età adulta. Ma non è finita qui, perché la ricerca mette in evidenza tutta una serie di eventi e circostanze che coinvolgono il giovane Daniel ma che sono simili a quelli della vita di Carax.
Il romanzo di Zafòn è avvincente e sebbene la trama metta in correlazioni diversi periodi storici si dirama con molta chiarezza e fluidità rivelando la straordinaria capacità dell'autore di districarsi nella fitta trama; a fare da contorno alla storia c'è poi una Barcellona sfiancata dalla guerra civile ma con le sue ambientazioni suggestive che aiutano non poco a creare un clima misterioso che vi accompagnerà dalla prima all'ultima pagina.
Quella che credo sia la capacità più rilevante dell'autore riguarda la caratterizzazione dei suoi personaggi: sebbene i romanzi successivi non siano così avvincenti quanto il primo, i personaggi restano una costante notevole. Ogni singola persona incontrata da Daniel nel corso della propria vita ha una storia più o meno felice che ci viene raccontata, e questo senz'altro aiuta a comprendere il perché di determinate azioni e sebbene spesso queste siano talmente riprovevoli da non poter essere giustificate quanto meno hanno un fondamento. E non è cosa da poco.
La trama, la location e i suoi protagonisti sono poi avvolti in una serie di constatazioni e massime sulla vita che vi faranno riflettere non poco e che vi spingeranno (come hanno spinto me d'altronde) a leggere tutti gli altri libri di questo autore.
Zafon ci dimostra come la passione per un libro e la curiosità verso il proprio autore siano un'arma a doppio taglio: non tutti gli scrittori sono onesti, non tutti originali e non tutti nella vita sono degli eroi.
Sono esseri umani, che vi aspettavate?
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Un thriller adatto a tutti
Può uno scrittore per ragazzi scrivere un thriller coinvolgente e adatto a tutti? La risposta si trova nell'enorme successo che ha avuto questo romanzo. Sia chiaro che la lingua non affonda mai in modo incisivo nel lettore e si ha spesso l'impressione che il narratore sia abituato a portare per mano il lettore come si farebbe in un libro per ragazzi, ma l'ambientazione, il periodo storico, i personaggi sono stupendi, persino il finale un po' scontato risulta però piacevolissimo. Qualche pecca di credibilità si ha forse sulla vicenda della penna stilografica e sul manoscritto "perduto" ma il romanzo si legge tutto d'un fiato e sembra la sceneggiatura un film.
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Piacevole anche se sforzato
Zafon sa scrivere: il suo stile, semplice ed accurato, umile ma riccamente pregno di tutti quegli aspetti che colorano la vita, conferisce un sentore di autenticità ad ogni personaggio, situazione, ambiente che la sua penna abilmente descrive. In questo lavoro, che l'ha portato agli onori di quella complicata e talvolta assurda macchina che è la celebrità letteraria, la narrazione a tratti rimanda addirittura alla grande scuola del realismo americano. Come i suoi illustri, (ma intendiamoci: anche molto più bravi)colleghi, Zafon, scrive di storie concrete, di vita vissuta e di fatti che sembrano strappati alla cronaca dell'epoca permeando tutto di quella sottile e mai sgradita ironia che inequivocabilmente da una solida marcia in più al romanzo sostenendo il lettore in certi inevitabili momenti di stanca e rompendo la tensione nei momenti cruciali.
Un plauso particolare poi gli è dovuto per la creazione della figura di Fermin Romero de Torres, così autentica con i suoi vizi, i suoi peccati e le sue doti; così umana nella sua condizione in bilico tra il precario e il pateticamente divino, da suscitare una simpatia incondizionata. Una figura così a suo modo normale e speciale che tutti prima o poi ci riconosciamo in essa e ci sentiamo più uniti, più comprensivi dei fallimenti umani e allo stesso tempo più sicuri dell'immancabile riscatto sociale, contagiati da quella leggerezza con cui Fermin prende la vita, dall'impeto con cui si dedica ai suoi impegni e dalla lealtà che mostra nei confronti degli amici.
Detto questo, con l'Ombra del vento, non siamo di fronte ad un capolavoro eterno, anzi, l'intrigo amoroso da telenovela sudamericana e il gran finale così pirotecnicamente barocco nel suo eroismo da "b-movie", riportano nel giusto ordine delle cose l'intero romanzo, facendo bene intendere al lettore che seppur per stile Zafon strizzi l'occhio ai grandi della letteratura contemporanea, per tutto il resto, dai contenuti, al ritmo, dalla logica all'introspezione, be ne ha ancora di strada da fare per raggiungere certi livelli. Tuttavia si intravede dietro le sue parole lo sforzo per raccontare qualcosa che non sia ne piatto, ne banale, e come ogni persona che compie uno sforzo, anche se non sempre il risultato è quello sperato, anche lui è giusto premiarlo, se non altro anche solo per il semplice fatto di averci provato e di averci concesso così una speranza.
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Uff!
Solitamente non serbo rancore, non tengo il broncio e do sempre una seconda possibilità.
Proprio come ho fatto con L'Ombra del Vento.
Mi sono state cantate le sue lodi da varie amiche che lo hanno bevuto e se ne sono magicamente innamorate.
Mi è stato regalato e la prima volta l'ho risposto dopo poche pagine, perchè forse non era arrivato il mio momento.
Questa volta è stato diverso.
L'ho voluto rileggere un po per "scommessa" (chi ha orecchie per intendere intenda) un po per volere mio.
Lasciare i libri a metà non è una cosa che amo fare, quindi pensai fosse arrivato il momento di affrontare nuovamente la lettura, con occhi diversi e una disposizione migliore e senza pregiudizi.
L'ho letto e ho lasciato decantare dentro di me la storia nell'attesa che qualcosa facesse capolino dalla mia coscienza...
Nulla!
Tra me e Zafòn non ci sarà mai quel rapporto sano e costruttivo come c'è di solito fra libro e lettore.
Non sono riuscita a connettermi con la "magia" che questo libro pare abbia trasmesso alla maggior parte delle persone che lo hanno letto.
La sua scrittura è notevole anche se per me (troppo spesso) è parso prolisso e noioso, perdendosi in descrizioni a volte forzate.
Insomma, io ci ho provato con scarsi risultati e non mi sento di consigliarlo.
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misterioso zafon
L'ho letto appena uscito in libreria, e se devo dire che mi è rimasta una morale, non ve lo so dire.
Però , caspita, acciderba perbacco,! alla faccia della noia! ho letto alcune recensioni e devo dire che le opininioni sono molto disparate.
A ME E' PIACIUTO tanto, e ripeto, pur non avendo lasciato in me chissà quale significato , lo rileggerei,lo rileggerò! In fondo un libro ti deve trasmettere delle emozioni, tenerti incollato alle pagine, farti dispiacere quando arrivi alle ultime pagine. Tutte queste emozioni le ho provate, l'autore è proprio bravo , misterioso, pieno di inventiva. ti mescola personggi, che credi inutili, per poi ritrovarteli tra coppa e collo protagonisti .
Un difetto che ho trovato in zafon, è di aver seguito un filone troppo a lungo. ok, ha avuto successo, ma non dobbiamo aprofittare , ci si deve rinnovare, cambiare , saper cambiare.
Per me rimane un libro d'affezione, gratificante, scorrevole, ma intricato ..
Aspetto un nuovo zafon rinnovato nel genere ma non nello stile.
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laura esquivel
isabel allende
Un intrigo col fiato sospeso
Un libro da leggere con attenzione perchè il romanzo ha un corpo consistente che si svolge con oltre 400 volteggi di pagina. Da "Cover to Cover" appaiono numerosi personaggi che svaniscono nell'arco di alcune pagine e lasciano il posto ad altri che nell'arco di poche righe si volatilizzano; non i tratta comunque di una confusione che ti stordisce ma di un disordine che ti allinea verso il traguardo. Questo libro si può paragonare a quel buon cioccolato fondente che ha bisogno di arrivare alla base della lingua per dare il meglio di sé, infatti solo dopo la metà del libro si inizia ad assaporare l'arte di Zafon. L'ordine delle parole dello scrittore rapiscono l'attenzione e la trama si avvia verso un finale che ti lascia con il fiato sospeso. Zafon è bravo ad inserire l'intrigo all'interno di un preciso periodo storico, ma la Storia con la "S" maiuscola non è l'assoluta protagonista del romanzo in quanto lo stesso si sarebbe potuto svolgere in qualunque peridodo storico in cui vi fosse presente un buono, un cattivo, un protagonista e tanti altri personaggi minori. A mio modesto parere è un libro che ti prende per mano dalla prima pagina e ti accompagna sino all'ultima riga.
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Ci rivedremo, Daniel.
Zafon crea una sceneggiatura ed un'ambientazione degna del miglior cinema, riuscendo a trasportare il lettore per le vie di una Barcellona gotica del dopoguerra.
Dopo aver conosciuto Daniel, il protagonista, si cresce assieme a lui lungo il percorso che porta un bambino a diventare un uomo. Condivideremo gioie e dolori, paure ed entusiasmo. Conosceremo i suoi amici, diventanto anch'essi amici nostri. Vivremo le avventure con gli stessi occhi del protagonista, e non sarà facile leggere l'ultima pagina senza avere qualche brivido.
Un libro che racchiude amore, mistero e un pizzico di fantascienza, ben articolato in ogni capitolo.
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Uno dei miei preferiti
Meraviglioso! Uno tra i miei libri preferiti. Un noir con una struttura quasi perfetta, i cui personaggi hanno dignità cinematografica. Infatti ha uno stile di racconto che si avvicina molto alla narrazione per immagini tipica della pellicola. I personaggi sono un po' sopra le righe, il che potrà forse dare fastidio a qualche "palato fino", ma assolutamente accattivanti e piacevoli. A mio parere il giusto ibrido tra letteratura leggera profonda, di lettura scorrevole, che arriva subito al sodo.
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Quasi del tutto riuscito...(semi-spoiler)
Un romanzo interessante, scritto piuttosto bene.
Ho apprezzato sopratutto il fatto che riesce a rendersi interessante e a stimolare la lettura nonstante l'assenza di una tensino narriva esagerata, cosa che rende questo libro più verosimile.
Per gran parte del testo si è semplicemente invogliati a sapere come va a finire.
Le descizioni del perido storico e le ambientazioni sono notevoli e sono presenti numerori riferimenti a personaggi della guerra civile spagnola, ancora una volta mi è venuta voglia di visitare Barcellona.
I personaggi principali sono squisiti, non mancano di fascino e cura queli secondari.
Ho gradito molto meno le parti che suonavano 'leggendarie', quasi da libro fantasy, che stonano parecchio con il resto della storia.Mi ha un po deluso il finale:anche se sul momento appare piacevole, sono abbastanza convito che l' esasperata ricerca del lieto fine abbia rovinato un sacco di libri. Soprattutto in questo caso è eccesivamente forzato, appare come un ritocco posteriore volto a migliorare le probabilità di successo sotto un profilo commerciale.Avrei spreferito qualcosa di più 'sospeso' o comunque meno sbilanciato.
A parte questo resta uno dei libri più interessanti che abbia letto di recente, nonostante tutto non ho avuto l'impressione di aver perso del tempo.
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Uno zafon che non mi aspettavo
Ebbene alla fine anche io ho letto questo romanzo del quale tutti mi parlavano e...sono rimasta anch'io catturata dal mondo di Carax e Daniel!
Un thriller che leggi senza sosta (finito in due giorni) e che ti prende e ti sconvolge, lo stile di Zafon non mi è dispiaciuto per niente e la trama meritava...molti riferimenti storico-letterari in maggioranza spagnoli che mi hanno preso molto, anche se però c'è da dire che magari avrebbe dovuto spaziare di più, in quanto non tutti potrebbero conoscere tutti i grandi nomi spagnoli che hanno contribuito al suo sviluppo. Avendo fatto il linguistico non me ne è sfuggito uno, però magari un medio-lettore potrebbe aver avuto difficoltà a capire a cosa si riferisse.
Ammetto anche che non vado pazza per la letteratura spagnola, ma ripeto in questo libro, Zafon, mi è piaciuto moltissimo!
Ho iniziato a leggere anche il secondo il gioco dell'angelo e voglio vedere se mi prende come questo!
Che dire? davvero entusiasmante fino all'ultima riga..tutto ciò che accade..mi ha tenuto davvero incollata al suo libro, come stregata!
E bravo Zafon!!!!
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Chi ben comincia...
Il classico romanzo che si legge tutto d'un fiato. Anche perché non si poteva immaginare un inizio migliore per inaugurare la quadralogia del 'Cimitero dei Libri Dimenticati'.
Sono tantissimi i punti di forza di questo testo, ma sicuramente il primo posto indiscusso spetta alla descrizione degli ambienti di sottofondo. La Barcellona neogotica in cui Daniel Sempere muove i suoi passi è personificata a tutti gli effetti, e i giochi e le sfumature di colori non fanno che mantenere costante l'alone di affascinante mistero dalla prima all'ultima parola dell'opera.
Un piccolo appunto solo per l'andamento lento e macchinoso nelle prime 60-80 pagine, mentre poi la trama si estende al meglio, coinvolgendo anche lo stile e rendendo la narrazione più fluida e "spensierata".
Si prospetta una quadralogia coi fiocchi, data questa premessa di questa eccellente qualità.
Bello, ma con riserva
Avverto subito: questa è la prima recensione che scrivo, quindi non sarà sicuramente fra le migliori, né certamente fra le più esaustive, di questo sito. Il mio proposito infatti è esclusivamente di dare un punto di vista in più su questo libro, senza descriverne la trama (tanto lo hanno già magistralmente fatto in molti) né in generale dilungarmi nell'esprimere la mia opinione.
Che premessa lunga!
Ho trovato il libro molto piacevole, decisamente scorrevole e dal ritmo incalzante, e infatti ho faticato a staccarmene, leggendolo tutto di un fiato.
Ho apprezzato molto anche le debolezze dei personaggi, che li hanno resi più umani, come i migliori "eroi" della letteratura. La storia è intrigante, incuriosisce, e probabilmente si presta a più livelli di lettura (superficialmente una sorta di giallo, in realtà parla anche della psicologia umana, e "filosofeggia").
In questo libro si condensano, infatti, vari generi, vari stili, vari elementi di interesse, e penso che questo costituisca parte della sua ricchezza: Storia (eventi storici, l'epoca franchista) e storia (l'intreccio), ad esempio, si influenzano reciprocamente, così che l'atmosfera irreale del libro (che molti hanno individuato), acquista colori più vividi e reali. Questo aspetto secondo me si nota molto anche nella descrizione di Barcellona, bella e dannata.
Ci sarebbero altre cose belle da dire su questo libro, ma lo lascio fare a chi lo sa fare meglio di me.
Mi ha un po' deluso trovare alcuni errori nella trama, cosa che non mi sarei aspettata da uno scrittore comunque capace come sembra essere Zafón: non voglio dare troppi dettagli per non rovinare a nessuno la lettura, quindi dirò solo in alcuni punti alcuni personaggi conoscono troppi dettagli di situazioni che non hanno vissuto.
In generale, poi, il libro è scritto bene, ma né lo stile né il contenuto mi hanno entusiasmata tanto da appassionarmi anche dopo aver "digerito" il libro (a volte capisco quanto mi è piaciuto un libro solo dopo essermene staccata). È come se a questo libro mancasse qualcosa per essere davvero e completamente bello, ma non sono ancora una lettrice così esperta da capire cosa.
È sicuramente e immediatamente piacevole, quindi, ma non sarà fra i miei libri preferiti, quelli che mi porto sempre dentro.
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De gustibus... ma io insisto!
Tutti i "detti" sono veri ma il detto latino "De gustibus non est disputandum", in questo caso è più vero degli altri! Devo ammettere, ( con scarso senso democratico e scarso rispetto delle opinioni altrui), che mi sono innervosito molto a leggere i commenti negativi, poichè sento chiamare ciò che io vedo bianco, Nero, ciò che io vedo azzurro, Rosso e dove vedo luce, altri descrivono di aver visto il buio! Incredibile ... ma ok, i latini avevano ragione: "E' tempo perso discutere sui gusti". Accetto, rispetto, ma rimango basito! Ho sentito parlare di "noiose descrizioni prolisse alla ricerca di inutili metafore..." QUELLA io la chiamo Poesia! Ed è il primo elemento che mi è piaciuto del libro: il linguaggio, poiché di un libro apprezzo più il COME che il cosa. L'arte stessa infatti, è l'espressione del COME e non del cosa! Rispetto tutti, mi turo il naso a leggere le opinioni negative e consiglio alla grande questo libro. PS. Non mi piace il genere "Giallo". Questo è "un giallo" che ho letto con immenso piacere!
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EMOZIONE UNICA
Ho comprato questo libro su consiglio di una mia amica che ne era rimasta entusista. Non conoscevo l'autore e leggendo la trama non mi ero fatta molte aspettative ma mi sono ricreduta!
Zafòn ha una capacità unica di catturare l'attenzione con le parole. Il linguaggio che adopera è affascinante e nonostante i personaggi intorno ai quali ruota la trama siano molteplici, l'autore riesce a farti percepire ogni personaggio alla perfezione con un linguaggio poetico. Questo è quello che mi è piaciuto tanto di questo libro,a prescindere dalla trama: il suo modo di scrivere e di farti sognare con le parole.
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E' il migliore
E' il migliore libro che abbia mai letto, ti prende sin dall'inizio alla fine, non ti stanca mai, è ricco di colpi di scena! Ti innamori dei suoi personaggi, della storia, vivi la storia stessa.
Mentre leggi sei in grado di immaginarti la storia, non è scontato come libro, non puoi immaginarti ciò che accade al susseguirsi di ogni vicenda perchè un colpo di scena può cambiare tutto. Sono soddisfatta di averlo letto, sono i migliori 13 euro che ho speso nella mia vita, mi sento felice, e l'ho appena finito!
Consigliatissimo, leggetelo non vi pentirete. E' il migliore, lui è il migliore, Carax e Daniel sono i migliori.
Leggetelo!
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Carino, però...
E' uno di quei libri che leggi velocemente; scorrevole, piacevole, capace di generare la giusta dose di curiosità nel lettore, che lo induce a proseguire la lettura. I dialoghi sono veloci, la narrazione incalzante, le descrizioni vivide ma mai tediose, il contesto socio-storico ben sviluppato, la trama non eccessivamente intricata, con qualche attimo di suspance che arricchisce la lettura ma non ne fa il sentimento dominante; che, riflettendoci su, non è nemmeno ansia, e nemmeno stupore. Direi piuttosto delusione, per il finale, che non anticipo, ma che si rivela troppo ottimistico e roseo per chi come me, spera che certi romanzi,introdotti da abbondanti promesse di inquietudine, ansia e apprensione, si concludano con quel malinconico finale che ti lascia un sapore amaro in bocca, e ti induce a pensarci tutto il giorno.
Sintetizzando: non è uno di quei romanzi.
Però rimari comunque piacevolmente colpita dalla stesura fluida e gradevole, dai personaggi familiari che producono delle precise sensazioni di simpatia, solidarietà, pietà, immedesimazione, ostilità.
Nell'insieme l'ho apprezzato, ho gradito lo stile dell'autore e sono stata tentata più volte di acquistare un altro libro di Zafon, poi però inspiegabilmente, ho ripiegato su altro...
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Dall'ombra...il vento della memoria
Mi sembra che il filo conduttore di questo delizioso romanzo sia la memoria, il ricordo spesso affidato al vento, ma che consente agli uomini di rivedere la luce...nella memoria, verso la fine del romanzo, sembra sublimarsi l'esistenza del protagonista ferito a morte, che inizia però il suo ritorno verso la vita..Nella memoria Julian ritrova la forza di riscattare se stesso, offrendosi nuovamente alla vita...Alla memoria, Nuria affida il suo amore...>, afferma, consegnata al sacrificio estremo. La memoria è Bea, che, nella sua delicatissima bellezza, consente il riscatto del tempo perduto...La memoria è il piccolo Julian, accompagnato nel luogo dell'infanzia che rigenera l'eterno ritorno....Nella memoria si compie il destino degli uomini, accompagnati dalle sue cicatrici: quelle "coincidenze" attraverso cui si dipana il continuo mistero della vita...
Da leggere....
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NULLA DI INTERESSANTE
Ho fatto moltissima fatica a leggere questo libro, di solito impiego poco tempo a leggere ma per questo libro ho impiegato due settimane! Poi ovviamente dipende molto dai gusti personali ma io non consiglierei mai a nessuno una lettura del genere. é lentissimo nella narrazione, scontato, banale. Ho continuato a leggere solo per vedere magari alla fine qualche sorpresa e invece no deludente anche il finale. Sentendo da chi l'aveva già letto mi aspettavo un vero e proprio capolavoro e invece tutto il contrario.
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IL LIBRO DEI LIBRI
Dopo aver letto il libro, ho dato un occhiata alle recensioni pubblicate su questo sito e sono rimasto colpito dalla diversità dei giudizi. Da alcuni il libro è giudicato noioso, lento, pieno di digressioni inutili, di difficile lettura, senza suspance .... Da altri un autentico capolavoro...
Una strana disparità di giudizi che difficilmente ho trovato per altri romanzi e che dimostra quanto sia soggettivo l'effetto che si prova nella lettura.
Io sono tra quelli che mettono "L'ombra del vento" tra i capolavori assoluti e tra i libri che non si dimenticano.
Ho trovato l'idea su cui è basato il libro assolutamente geniale.
Ho trovato una perfetta caratterizzazione di tutti i personaggi, tale da renderli indimenticabili ..... Quelli "positivi" Juliàn, Nuria, Fèrmin, Miquel e Daniel, che racconta la storia .... E quelli "negativi" .... come Jorge e Ricardo Aydala e l'ispettore Fumero (uno con questo nome non può che essere cattivissimo...). Per nominare solo quelli che mi sono (e mi rimarranno) in mente. Naturalmente anche la divisione tra positivi e negativi, buoni e cattivi ... è assolutamente soggettiva. Magari per qualcuno Juliàn è un personaggio negativo
Ho trovato fantastica l'ambientazione a Barcellona, spesso piovosa e cupa ... come il periodo in cui il romanzo è ambientato (principalmente tra gli anni '30 e '40). E addirittura c'è anche Barcellona sotto la neve...
E io, che se un romanzo non racconta una storia assolutamente possibile e realistica (detesto il fantasy e l'horror...) non vedo l'ora di finire il libro .... ho superato con facilità il fatto che - come in qualche recensione è stato scritto - i personaggi si incontrano con un po' troppa facilità e alcuni aspetti della storia possono sembrare surreali. E mi è dispiaciuto quando sono arrivato all'ultima pagina. Per inciso .. solo una cosa mi ha fatto sorridere: il fatto che nel corso della storia, ben due gravidanze siano state diagnosticate .. dopo non più di due giorni dal concepimento.... i miracoli dei medici catalani ante-guerra.
Il "libro dei libri" dunque ... anche perchè la storia si basa proprio su un libro, un libro che si intitola "l'ombra del vento"... una fantastica immagine.
Che altro dire ... un libro bellissimo ... avvolgente, indimenticabile...
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