Inferno Inferno

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deborino Opinione inserita da deborino    10 Settembre, 2016
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LASCIATE OGNI SPERANZA O VOI CHE ENTRATE

Dopo aver letto di seguito ben quattro libri di Jane Austen, mi sono buttata su questo, cambiando completamente genere.
Di Dan Brown è il secondo libro che leggo, dopo "Il codice da vinci".
Sicuramente è un libro geniale, assolutamente studiato e bisogna dare all'autore tutti i meriti perché anche questa volta ha creato un romanzo ricco di mistero, suspance e soprattutto incredibili colpi di scena specialmente nel finale.
Ammiro molto in Dan Brown, la "genialità" del contenuto dei suoi libri, cioè lo studio che c'è dietro, l'analisi delle opere d'arte e dei testi su cui è basato, come in questo caso la "Divina Commedia".
L'unica cosa per me negativa, che ho notato ancora di più leggendolo dopo i quattro romanzi della Austen, è stata la "velocità" con cui accadono gli avvenimenti in quanto in ogni frase succede qualcosa al protagonista.
Questa sua caratteristica implica il lettore a dedicarsi alla lettura quando è ben attento perché ogni parola è importante e necessaria per capire i colpi di scena.
Detto questo, ora aspetto solo l'uscita del film con Tom Hanks nei panni del protagonista che spero non deluderà!

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marika_pasqualini Opinione inserita da marika_pasqualini    18 Marzo, 2016
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inferno....romanzo o realtà?

Robert Langdon ormai è uno di famiglia! le sue stranissime avventure, una dopo l'altra, portano a galla verità nascoste dal tempo dei tempi. anche questo romanzo ha dato un senso a ciò che sta succedendo nel mondo, a ciò che è successo e probabilmente (spero di no anche se è già iniziato questo processo), a ciò che succederà!
Scrittura fluente, si legge in una settimana. è leggermente ripetitivo per chi ha letto altri romanzi di Brown, ma se si prende come fosse un libro a sè, non ci si ricorda nemmeno dei precedenti.
La storia è emozionante, attiva, mai ferma. Va avanti da sola e tu arrivi alla fine del libro che nemmeno te ne accorgi. i personaggi sono tutti una sorpresa... ho dovuto cercare un determinato paragrafo un pò di capitoli indietro per capire se si era sbagliato o se mi ha imbrogliato alla grande! beh, sono stata illusa e disillusa, perchè questa è bravura dello scrittore.
Mi è piaciuto molto perchè, come sempre, il viaggio non è semplice. Ci sono vari tasselli, come l'arte, la geografia, la scienza, la letteratura.... è un quadro pieno di sfaccettature, ed ogni faccia ha la sua spiegazione. è cultura pura.

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Sara342 Opinione inserita da Sara342    03 Settembre, 2015
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IL VIRUS E IL MONDO

Ultimo capolavoro di Dan Brawn, "Inferno" è un viaggio attraverso le opere e monumenti di grandi artisti, come Dante e Michelangelo, spalmate tra Firenze, Venezia e Istanbul. Il protagonista è lo stesso di "Angeli e Demoni" e de "Il codice Da Vinci", cioè il prof. di storia dell'arte e di simbologia religiosa Robert Langdon che questa volta viene affiancato dalla dottoressa Sienna Brooks, che lo ha curato durante la degenza all'ospedale di Firenze. Insieme vanno alla ricerca di un pericoloso virus artificiale creato da un ingegnere biomedico tedesco, Bertrand Zobrist, in grado di modificare geneticamente il corpo umano con lo scopo di dimezzare la popolazione mondiale affinché si salvaguardi il pianeta da un'imminente e repentino crollo causato dal sovrappopolamento.
I due scoprono che l'ingegnere,morto una settimana prima, era un attento e accanito sostenitore di Dante Alighieri, nonché proprietario della sua maschera di cera conservata in un museo fiorentino; ragion per cui gli indizi vengono trovati in opere che in qualche modo sono ricollegabili a Dante.
La storia, scritta nel perfetto stile di Dan Brawn, risulta, nel complesso, interessante e avvincente. Descrizioni delle opere minuziose e perfette e riferimenti storico - artistici e letterari giusti ed esaustivi. La fine è un po' deludente rispetto alle aspettative troppo elevate createsi nel lettore dall'inizio del romanzo. Il pensiero malato e diabolico di Zobrist può risultare disturbante ma se osservato sotto un'altra luce, anche ponderabile, per certi versi. L'unico riferimento alla Divina Commedia di Dante sono le terzine del venticinquesimo canto dell'Inferno, analizzate per scoprire l'ultimo indizio che concluderà il mistero. L'Inferno quindi è più una metafora riguardante il mondo terreno.

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"Il Codice Da Vinci" e "Angeli e Demoni"
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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    29 Agosto, 2015
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L'inferno è sulla terra..

Devo essere sincero: sono partito prevenuto con questo libro, temevo fosse un'altra ciofeca come 'Il simbolo perduto' ed ero completamente scettico sulla possibilità che Dan Brown potesse ancora sfornare un romanzo quantomeno leggibile sino all'ultima pagina e non fino al primo capitolo per poi essere abbandonato.
Invece devo ricredermi, non siamo certo di fronte ad un best seller come 'Il Codice da Vinci', ma l'Inferno di Dan Brown ha anche qualcosa di buono, per esempio:
-) qualcuno potrebbe obiettare che la trama sia troppo 'futuristica' ed improbabile: vero, ma questo romanzo ha comunque una sua utilità come guida turistica del capoluogo toscano (ed in minima parte di Istanbul) perchè è innegabile la bravura di Brown nella descrizione particolareggiata di monumenti, opere d'arte e sculture, talmente efficace da stimolare la curiosità ed il desiderio di chi legge a visitare i luoghi citati; io per primo mi riprometto di portare con me il libro nel prossimo viaggio a Firenze.
-) qualcuno potrebbe obiettare che in giro sia facile trovare guide turistiche di Firenze meno care ed ingombranti: vero, ma questo romanzo lancia un messaggio a mio parere non trascurabile, ossia l'incremento malthusiano della popolazione terrestre registrato nell'ultimo secolo porterà inevitabilmente al collasso del pianeta essendo limitate le risorse disponibili. E a meno che non si verifichi una qualche catastrofe di proporzioni mondiali, già entro la fine di questo secolo gli uomini dovranno imparare a condividere un pezzo di pane e pesce tra 100 persone (e tenete presente che i miracoli non si avverano mai due volte nella storia).
-) qualcuno potrebbe obiettare che messaggi catastrofici come quello sopra descritto se ne sentono tutti i giorni in tutte le piazze: vero, ma provate a leggere 'Inferno' su un lido di Ostia in una domenica di agosto, dove la gente è talmente tanta ed ammucchiata una sull'altra che sfogliando le pagine del libro potrebbero leggere tre persone contemporaneamente, e poi ditemi se quel messaggio catastrofico vi sembra ancora tanto lontano ed inconcepibile.
In definitiva, una rilassante lettura estiva (meglio se su un'isola sperduta dell'oceano); avrei preferito però un finale meno 'sbrigativo'... l'autore avrebbe, per esempio, potuto evitare di ripetere la descrizione del messaggio video da cui si snoda tutta la vicenda per ogni singolo personaggio che ne prende visione durante lo sviluppo della trama (almeno 5-6 volte) e dilungarsi maggiormente sull'epilogo, concentrato invece in un paio di pagine.

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Dan Brown et similia..
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    27 Agosto, 2015
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Una proposta infernale

Robert Langdon apre  gli occhi dopo ore prive di conoscenza, il luogo e' asettico, odora di disinfettante. Pensa ad un incidente ma non ricorda. 
Una donna vestita di un camice bianco gli parla in inglese, gli chiede se lui sappia dove si trova. Il professore ipotizza un Massachusetts General Hospital. Non si preoccupi, lo rassicura la dottoressa, la memoria le tornera' presto.
Si siede e scruta l'orizzonte dalla finestra, una massiccia fortezza e una torre di novanta metri che lui conosce benissimo. Niente Massachusetts, siamo a Firenze.

Un sogno ricorrente, una bella signora dai capelli d'argento gli mostra qualcosa. Un uomo che si contorce tra spasmi di dolore col corpo mezzo sotterrato, le gambe che scalciano in aria : "cerca e trova". Il mistero e' nascosto nel piu' grande poema di tutti i tempi, nell'interpretazione infernale di Dante Alighieri.

Dallo schema tipico di Dan Brown, buona la penna e l'idea di fondo piuttosto intrigante, il romanzo scorre veloce nella prima parte. Purtroppo l'attenzione comincia a latitare quando la narrazione diviene troppo prolissa . Pecca in lunghezza questo romanzo che nelle troppe pagine non riesce a inserire colpi di scena sufficienti alla mole, frenando così la caccia al mistero che per sua natura deve essere frenetica e nervosa.
Pregevole il tributo dell'autore americano alla citta' di Firenze descritta meticolosamente tra righe di ammirazione, così come l'omaggio all'Alighieri ma anche alla famosa tela dell'Inferno del Botticelli e all'arte italiana in generale che con questo best seller potra' essere ben divulgata nel mondo intero.

A mio avviso molto piu' utile dal punto di vista promozionale che di intrattenimento, come non recarsi a Firenze dopo avere vagato sulle orme dell'Inferno ?

" Il mio dono e' il futuro.
Il mio dono e' la salvezza.
Il mio dono e' l'Inferno".

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Bruno Izzo Opinione inserita da Bruno Izzo    16 Luglio, 2015
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Letture sotto l'ombrellone

La popolazione del nostro pianeta è in continuo aumento.
La Terra conta miliardi di abitanti, e il loro numero è destinato a crescere, sia per l’aumento demografico in sé, sia per i progressi della scienza medica, che allungano i tempi di vita, rendendo le persone più longeve.
Se qualche organismo, mettiamo il caso l’Organizzazione mondiale della Sanità, si preoccupa di arginare l’aumento demografico, specie nei paesi più poveri, dando il via ad intense campagne di diffusione di elementari, comuni nozioni di contraccezione, con la distribuzione gratuita di profilattici, ecco che paradossalmente altre istituzioni come la Chiesa Cattolica, al contrario, lanciano i propri anatemi verso tali metodiche o analoghe volte al controllo dei nuovi nati.
Tutti questi miliardi di persone interagiscono con il loro biosistema: vale a dire essi consumano le risorse del pianeta per la loro sopravvivenza. Queste risorse non sono inesauribili o rinnovabili oltre certi limiti: la diminuzione delle riserve alimentari, la difficoltà di reperimento dell’acqua pura, l’erosione delle coste, l’inquinamento, il cambiamento del clima, il buco dell’ozono, tutto fa pensare che quanto prima l’intero sistema potrebbe implodere.
Quanto detto non è una novità, già Malthus lo aveva previsto: la popolazione tende a crescere in progressione geometrica, quindi più velocemente della disponibilità di alimenti, che crescono invece in progressione aritmetica.
Ne consegue uno scenario apocalittico, un vero e proprio inferno sulla terra; e poiché tutto quest’idea iniziale dà forma ad un romanzo ambientato per la maggior parte a Firenze, questa idea dell’inferno non può non richiamare il capolavoro di Dante Alighieri, la “Divina Commedia”.
In estrema sintesi, questo è il filo conduttore dell’ultimo romanzo di Dan Brown, “Inferno”.
Non un cattivo romanzo, anzi io lo considero tra i migliori tra quelli che hanno come protagonista il professore universitario Robert Langdon, noto personaggio creato da Brown e presente nei fortunatissimi romanzi “Il Codice da Vinci” e “Angeli e Demoni”.
Brown su quel concetto iniziale cui abbiamo appena accennato ha scritto un ennesimo best seller, un romanzo che descrive una vera e propria caccia al tesoro, una caccia frenetica, turbolenta, spesso ingannevole, un tutti contro tutti che si snoda per i percorsi artistici di Firenze prima, toccando poi anche Venezia ed Istanbul.
Sennonché Brown ha il vizio di favoleggiare, di correre senza fermarsi a rifinire, correggere, smussare i punti più difficili da accettare.
Brown come nei suoi romanzi precedenti tende a creare situazioni davvero molto inverosimili, a tirare un po’ troppo per i capelli certe tesi, insomma non riesce a creare in pieno quell’atmosfera di sospensione della credulità che è indispensabile in un romanzo che mescola fantasia e realtà, che certo riesce a vendersi bene per la suspense, i colpi di scena, il ritmo frenetico, ma gli manca un qualcosa, gli difetta la qualità della verosimiglianza, non guasterebbe un buon lavoro di rifinitura, eliminando grossolani errori e scene inverosimili.
Se ogni scrittore mette del suo in qualcuno dei suoi personaggi, ebbene Brown somiglia al Rettore, un tizio che in “Inferno” dichiara candidamente: “Io mi guadagno da vivere con l’inganno, la menzogna, la disinformazione, la mistificazione”, e il rettore sa bene che una bugia, per apparire credibile, è preferibile sia un misto di vero e falso.
Solo che in Brown questa miscela non è mai giusta, ben dosata, a volte eccede, in un verso o nell’altro. Manca un pizzico di qualcosa, proprio quel pizzico che rende gradevole il tutto.
Un libro da leggere? Tutto sommato direi di sì: è una lettura non troppo impegnativa, una lettura da vacanza, un libro sotto l’ombrellone.
Ed ha un merito, almeno a me ha fatto questa gradevole impressione: mi ha fatto venire voglia di rivedere Firenze ed i suoi tesori d’arte, luoghi principali del libro e opere citate.
Ponte Vecchio, il Duomo, il Corridoio di Vasari, l’Inferno di Botticelli, il Battistero…per un romanzo non è un merito da poco.

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...gli altri fantavolumi di Dan Brown, con Robert Langdon protagonista.
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Donatello92 Opinione inserita da Donatello92    12 Ottobre, 2014
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Povero Malthus...

Poichè molto, se non tutto, è stato già detto da decine di altri vostri commenti, mi limiterò, in questa recensione, ad esprimere un rapido e personalissimo commento del romanzo.
In primo luogo vorrei dire che Dan Brown è affetto da una sfortunata sindrome del "punta dito": se scrive dei romanzi che si somigliano, o che sfiorano l'autoplagio, si solleva l'indignazione comune, perchè in qualche modo c'è una setta di persone che, dopo il suo "Codice Da Vinci", cerca una verità assoluta e complottistica nelle sue opere, e poi rimane deluso da tale assenza. Se ciò accade ad altri autori celeberrimi (eviterò i nomi per non attirare l'ira dei fanboy di turno) ed un elenco ancora immenso di personaggi che cambiano modalità, luoghi e nomi, ma scrivono sempre con un "modulo" preimpostato, allora diventano dei "Re" del rispettivo genere.
In secondo luogo, oltre a ripetere che Inferno è scritto bene ma non ti fa versare lacrime di gioia e che la storia è tanto monotona quanto scorrevole, vorrei domandarvi: vi è così disdicevole una ripetizione culturale? E' vero, per molti tratti sembra di stringere una guida turistica fra le mani, ma sfido chiunque a ricordare tutte le citazioni, le collocazioni artistiche, i cenni storici e scientifici e le nozioni rinfrescate o reintrodotte dal romanzo, che sembrano molto più concrete e meno fantasiose degli altri suoi romanzi...e qui ritorniamo al discorso di prima: forse la gente legge Brown solo per scoprire dell'esistenza degli alieni, o chissà cosa.
Avendola poi studiata in prima persona, vorrei dirvi che la teoria apocalittica Malthusiana che fa da perno all'opera, è quanto di più attuale e concreto possa esserci. Quindi, prima di bollare il romanzo come ripetitivo e "privo di significato", forse per una volta dovreste concentrarvi su un Brown più "tangibile" e meno "utopico", con nozioni culturali e scientifiche concrete in un romanzo che, per quanto non sia proprio brillante, è estremamente riflessivo e tragico nel suo significato.
Non c'è niente di quanto detto, se non i complotti e le società segrete (chissà...) che non sia al centro del problema demografico e scientifico della nostra società moderna.
Con questo commento non voglio criticare la visione di nessuno, ma soltanto sollevare una tematica comune della lettura odierna, quando si hanno tanti libri fra cui scegliere, ed un motore di ricerca sempre a portata di mano: attenti a dire che questo o quello è "troppo fantasioso", perchè potreste aver offeso qualcosa di matematicamente e realisticamente plausibile (qui, anzi, del tutto vero).

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Opinione inserita da Gianni    05 Settembre, 2014

Consigliato? Nì...

Il libro, dopo un incipit interessante, scorre piuttosto male nei frangenti successivi e purtroppo a volte le descrizioni di posti o fatti storici di Brown sono a mio avviso troppo prolisse e palesemente aggiunte per allungare il brodo... Qualche colpo di scena che fa venir voglia di continuare a leggere c'è, ma fino alle ultime 200 pagine un po' ci si annoia. Il finale è veloce e sorprendente per cui non mi sento di sconsigliare il libro a tutti, ma se ne Il codice da Vinci c'erano teorie affascinanti su cui costruire una storia, caratteristica che aveva reso originale il best seller dell'autore, qui abbiamo un "semplice" romanzo ambientato in città storiche e pieno di enigmi basati sull'Inferno dantesco un po' come succedeva ne Il simbolo perduto, che a mio avviso, senza scomodare mostri sacri della letteratura medievale, riuscì sicuramente meglio all'autore. Buono lo spunto di riflessione sulla sovrappopolazione mondiale. Consigliato giusto ai fans di Dan Brown...

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Dan Brown...
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clad79 Opinione inserita da clad79    30 Agosto, 2014
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Delusione

non sono riuscito a superare le duecento pagine, Robert Langdon e le su peripezie non sono riusciti a trasportarmi in un mondo fatto di organizzazioni segrete e misteri da cui dipende la salvezza dell'umanità. Troppo banale o troppo fantasiosa la trama? In realtà il libro è diventato un peso e dopo aver preso polvere sul comodino ho deciso di riporlo. Per mia opinione personale una delusion, il vero inferno è stato leggerlo.

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GPC36 Opinione inserita da GPC36    29 Agosto, 2014
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I gironi di un romanzo

Chandler sosteneva che la plausibilità è un requisito essenziale per un buon thriller: se si dovesse accogliere questo parere come criterio di valutazione allora il giudizio su “Inferno” potrebbe essere solo negativo, visto che al confronto i romanzi di Fleming su 007 sono testi da neorealismo.
Tuttavia se, iniziata la lettura, al termine di ogni capitolo (“Inferno” ne comprende ben 104!) ci si butta sul successivo con l’interrogativo “Voglio vedere come ne vengono fuori (Dan Brown e il professor Langdon) da questo –apparente- vicolo cieco” (che potrebbe essere un criterio alternativo per valutare un thriller) e il risultato è che in quarantott’ore la lettura è terminata, beh! allora bisogna ammettere che lo scrittore ha raggiunto l’obiettivo di coinvolgerci nella vicenda.
Vi sono tuttavia anche altre ragioni che rendono “Inferno” un libro da consigliare. Dan Brown pone al centro dell’intreccio la tematica del sovrappopolamento demografico, un tema cruciale per il futuro del’umanità. Se la soluzione ventilata appartiene alla fantascienza ed è quindi una “non soluzione” – né potrebbe essere diversamente trattandosi di un romanzo – per lo meno il romanzo costituisce una provocazione che potrebbe/dovrebbe sollecitare una maggior attenzione per una questione elusa dal dibattito politico. Per questo motivo ritengo che “Inferno” meriti un giudizio più positivo rispetto al – a mio avviso – sopravvalutato “Codice da Vinci”.
Inoltre Dan Brown/Langdon dimostra ancora un amore profondo per la ricchezza del nostro patrimonio culturale, tale che meriterebbe un riconoscimento ufficiale da parte del Ministro della Cultura e del Turismo (finalmente riuniti in un unico ministero).
A fronte di questi aspetti le sviste trovate da chi ha analizzato a fondo il libro appaiono marginali ed anche la più vistosa (quella sulla data della maschera mortuaria di Dante Alighieri) è ininfluente sulla dinamica della storia.

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Dan Brown, ma anche a chi non l'ha letto; I limiti dello sviluppo del Club dui Roma
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simoneriggi92 Opinione inserita da simoneriggi92    06 Agosto, 2014
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INFERNO

Inferno narra l'avventura del famosissimo Robert Langdon , stavolta alle prese con una minaccia incombente sul'umanità . Ma qualcuno lo vuole morto, e non ne comprende il motivo. Il lettore attraverso le peripezie e i mille ostacoli che il protagonista avrà di fronte, sarà catapultato nella strepitosa Firenze, davvero ben descritta, come in effetti ci ha ormai abituato l'autore nei suoi precedenti lavori. La lettura risulta scorrevole e piacevole.Gli unici momenti di pausa stanno nella descrizione dei luoghi e delle opere che i nostro professore visiterà. I versi di Dante non fanno altro che dare alla storia una marcia in più, il giusto mix di sacro e profano , di uomini che vedono il futuro del mondo in maniera differente. Il tutto arricchito da frenetiche sparatorie, fughe ed inseguimenti che non fanno altro che dare pepe all'avventura. La caratteristica più riuscita del libro a mio avviso, è la sensazione di vivere in prima persona una caccia a tesoro attraverso luoghi assolutamente affascinanti. Interessante la caratterizzazione della compagna di viaggio di Langdon, ricca di sfumature e per certi versi sorprendente . Altrettanto degno d'interesse lo sviluppo della visione del genio umano, da parte dell'autore , visto spesso come causa di alienazione o d'incomprensione da parte della massa. Il finale riserva sorprese,magari per alcuni può risultare scontato, magari per altri è la giusta conclusione dell'avventura! Nel complesso un libro consigliato , che saprà sicuramente allietare tutti coloro che sono alla ricerca di un libro non eccessivamente impegnativo e soprattutto gli amanti del genere!

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Minifrank Opinione inserita da Minifrank    27 Giugno, 2014
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Il genio di Dante.....e non solo!

Bene, comincerei col dire che questo è stato il primo libro di Dan Brown che ho letto, e, dopotutto, sono soddisfatto.
Il libro inizia alla grande, ti trascina a leggere con insistenza, e con tanta abilità l'autore ci tiene incollati al libro. Tutto sommato il libro si tiene su questi ritmi, eccetto qualche sproloquio inopportuno di tanto in tanto, per allungare il brodo. Bello lo stile di Dan Brown, una scrittura che definirei frizzante, con arricchimenti storici e artistici che ho apprezzato moltissimo (d'altronde quando si parla di città come Firenze, Venezia, Istanbul, c'è un sacco da dire e da imparare, sempre!).
Lo definirei un ottimo thriller, sì!
Perché a 3/4 del libro, personalmente, avevo immaginato un finale decisamente diverso.
Le figure di Robert Langdon e Sienna Brooks si intrecciano così come la storia e le nostre convinzioni sul libro, per arrivare ad un insolito ed inaspettato finale.
Quello che ho capito da quella poca esperienza che ho nella lettura, è che dai libri si impara sempre. Ma da 'Inferno' ho imparato ancora di più di quanto immaginassi, ed è stata una sorpresa!
E' stato bello viaggiare per Piazza della Signoria, Ponte Vecchio, visitare Santa Maria del Fiore e il battistero; vedere le lastre di Ghiberti sulla porta del paradiso, annusare quell'aria umida di Venezia e sentire il rumore dell'acqua sbattere sulle fiancate delle gondole, così come visitare per la prima volta quel che resta di Costantinopoli con Santa Sofia.
Lasciatevi trasportare dall'autore in questo viaggio attraverso l'arte e la storia, il tutto raffigurato come una corsa contro il tempo per decidere le sorti dell'umanità.
Dante, e la sua Commedia la faranno da padroni.
Ma il Sommo poeta non sarà l'unico genio del libro (purtroppo o per fortuna).
Buona lettura.

Francesco.

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Yoshi Opinione inserita da Yoshi    23 Giugno, 2014
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BASTAAAA!

Comincerei questa recensione con un bel "CHE PALLE!" in caratteri cubitali giusto per farvi capire quale sarà l'inclinazione della mia recensione.
Mi sembra un libro già letto e che è già stato fra i libri della mia libreria.
Non lo so. Sono un po' dubbiosa in merito a questo scrittore.
Per carità, non voglio dire che non è bravo, anzi.
Avete presente quei modelli che ci consegna la banca o la posta: NOME..............................COGNOME......................... DATA DI NASCITA.......................................
Avete presente?
I libri di Dan Brow mi sembrano modelli prestampati.
Probabilmente ha un file in word nel suo pc in cui basta compilare gli spazi vuoti con nuovi nomi, alcuni dettagli diversi ed il gioco è fatto.
Inizialmente scorre via veloce, mi ha messo curiosità e mi ha attirato a sé come una calamita.
Vuoi capire come mai l'amato Langdon si trova in un ospedale a Firenze con una ferita di pistola alla testa, vuoi capire chi è quel pazzo che ha la maschera del dottore della Peste, vuoi saperne di più su quel manoscritto su cui hai messo le mani tante volte ma non hai mai avuto il coraggio di leggere per la mole che ha.
Lentamente però quell'interesse scema facendo dimenticare il libro sul comodino e ogni volta che lo guardi ti senti in colpa perché ormai lo hai comprato ed è un peccato lasciarlo li senza portarlo a termine...
Perché tutto ciò?
Credo di non avere feeling con questo scrittore e ammetto che ci sono cascata DI NUOVO!
Non sopporto di essere presa in giro.
Bello Il Codice da Vinci, veramente bello e diverso, ma questo? Il copia e incolla di molti altri sempre scritti da lui. Credo che la capacità migliore di uno scrittore sia quello di riuscire a rinnovarsi e proporre cose nuove rischiando anche di non essere capiti.
Sarà anche un libro da ombrellone in cui si richiede poca attenzione e concentrazione, ma per me se un libro non ha la capacità di trasportarmi in un altro mondo, non è degno di essere ricordato.

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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    13 Giugno, 2014
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Dan(te) Brown’s Inferno

“I luoghi più caldi dell’inferno sono riservati a quelli che in tempi di grande crisi morale si mantengono neutrali”. L’autore del celebre “Codice Da Vinci” si conferma Re indiscusso del genere thriller, al punto da farci ringraziare il cielo che non sia particolarmente prolifico, perchè a differenza di altri scrittori che sfornano uno o più libri all’anno di qualità discutibile, Dan brown si fa attendere, ma non sbaglia un colpo.
E’ anche il caso di Inferno, che attinge a piene mani dall’omonima opera di Dante, ispiratrice di questo thriller dai ritmi elevatissimi.
Dan Brown non perde il suo stile inconfondibile e perfetto per il genere, coinvolgente, veloce, intrigante, ricco di colpi di scena e soprattutto caratterizzato dall’ “ansia di fine capitolo”, ovvero la sensazione di non poter fare a meno di leggere il capitolo successivo, qualità non da poco per un libro del genere, inoltre l’abilità che ha Dan Brown di ribaltare le situazioni nel corso della lettura è davvero inimitabile.
Tutto è incorniciato da delle ambientazioni fantasticamente suggestive, come di consueto nei libri dell’autore, che in questo specifico caso sono Firenze, Venezia e Istanbul (scusate se è poco), che l’autore descrive con la sua solita minuziosità e cura senza mai essere pesante.
Forse rispetto al “Codice” e ad “Angeli e Demoni” è quello meno ricco di mistero, ma non meno intrigante, e, anche nel contesto spesso frenetico delle pagine, non manca di farci soffermare su determinati argomenti, principalmente, alle conseguenze della sovrappopolazione del pianeta, che è uno dei tanti argomenti su cui bisognerebbe soffermarsi, ma che prendiamo spesso sottogamba.
Il vero punto di forza del libro però, è proprio l’opera che ispira l’opera, ovvero il capolavoro di Dante Alighieri, l’Inferno della Divina Commedia, affascinante come sempre. Dan Brown la rende quantomai intrigante, inserendola nella originale trama di questa sua ultima fatica, suscitando nel lettore il dubbio di aver forse sottovalutato la Grande Opera dello scrittore fiorentino, da molti di noi tanto odiato tra i banchi di scuola. Personalmente mi ha portato a riconsiderarlo, non a caso, ora ho iniziato la lettura della Divina Commedia.
Dan Brown non si smentisce mai, se poi decide di allearsi con un grande come Dante, allora non ce n’è per nessuno.

“La via del paradiso passa per l’inferno.”

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AlexisKami Opinione inserita da AlexisKami    13 Mag, 2014
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Cerca e troverai

Potrebbe contenere spoiler!!!
Quarto libro della serie con il professor Langdon, e quarto libro anche per me di Dan Brown.
Premetto che a me sono piaciuti molto i libri precedenti, a parte "il simbolo perduto", quindi sapevo già grosso modo cosa aspettarmi.
Probabilmente questo libro può piacere di più a chi non ha letto i romanzi precedenti, mentre agli altri questo libro ricorda troppo "angeli e demoni" come dinamiche, corsa frenetica seguendo degli indizi della storia accompagnati da una gentile e ovviamente intelligentissima pulzella.
Intelligentissima perchè con un quoziente intellettivo molto elevato, così ci descrivono Sienna....peccato che poi non riesca a decifrare le parole "cerca e trova" dalla frase "catrovacer".
Ci riesce solo dopo 40 pagine, all'incirca. Ecco, io ho riso per mezz'ora in quella scena.
Comunque, il libro alla fine è una immensa guida turistica di Firenze prima, poi Venezia ed infine Istanbul.
Per carità Brown, va bene descrivere i palazzi, i giardini e le sale, ma non fare da navigatore satellitare!!
"A cento metri da Palazzo Pitti si trova il giardino....""Girando a destra, dopo 300 metri ci si trova in via...."
Ora, non conosco bene Firenze, quindi mi auguro che almeno tutte queste indicazioni siano corrette!
Per il resto, il finale è troppo veloce, capita tutto in pochissime pagine, e non mi convince molto questa epidemia che deve bloccare la crescita della popolazione mondiale. Mi sembra un po' azzardato e senza senso, anche perchè tutti si aspettavano un qualche virus letale, anche se più banale.
Secondo me ha sparato un po' troppo in alto.
Langdon, amnesia e orologio di Topolino a parte, è sempre lui, quindi se lo amate, leggete pure il libro, io lo consiglio in ogni caso.

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Belmi Opinione inserita da Belmi    09 Mag, 2014
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Dinamiche troppo simili

Ho iniziato a leggere questo libro con delle aspettative molto alte, anche perché era il quarto libro dell'autore che leggevo. Inoltre abito non molto lontano da Firenze ed ero curiosa di sapere come Dan Brown l'avesse descritta.

Infermo, a differenza degli altri non mi ha preso subito, anche perché ho riscontrato una dinamica molto simile agli altri libri; soprattutto con Angeli e Demoni, dove anche lì, il professor Langdon deve riuscire a trovare un luogo seguendo degli indizi che ovviamente solo lui riesce a decriptare.

Dal titolo si può facilmente comprendere che il racconto è legato all'Inferno della Divina Commedia opera di Dante Alighieri.
Langdon si ritrova a Firenze senza riuscirne a ricordare il motivo perché affetto da un'amnesia che gli ha cancellato gli ultimi ricordi. Con l'aiuto della dottoressa Sienna, che l'aiuta a scappare da delle persone che lo inseguono, Langdon si ritrova all'interno delle più belle opere fiorentine. L'unica cosa che sa è che deve riuscire a trovare il luogo in cui uno scienziato ha lasciato un virus che può danneggiare la popolazione.
Da Firenze lo scenario si sposta in altre città, che però non cito per lasciare un pò di curiosità a chi volesse leggere il libro.

Come dicevo prima, non ne sono rimasta entusiasta; in alcuni punti è stato anche abbastanza prevedibile visti i precedenti dell'autore.
Sono sicura però che per chi si avvicinasse a questo testo senza aver letto i precedenti, lo troverà molto interessante e appassionante.

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fede.book21 Opinione inserita da fede.book21    12 Marzo, 2014
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Bellissime le ultime 200 pagine...

Per chi come me è nato a Firenze e ha una cultura minima sulla propria città, le prime 300 pagine non raccontano niente di nuovo , anzi direi scorrono a fatica e si ripetono in più punti.
Per chi invece non conosce Firenze forse può incuriosire di più.
Fatto sta che rispetto agli altri libri dallo stesso autore questo non mi ha preso molto.
Peccato perché amo l'autore e la sua scrittura.
E devo dire che mi sono intestardita e sono andata avanti e le ultime 200 pagine sono state davvero intriganti e piacevoli. Ed è grazie a quest'ultime pagine che ne consiglio la lettura, perché non solo un libro non si sceglie dalla copertina ma si deve anche arrivare in fondo per poterlo capire e apprezzare sul serio.

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giulia89 Opinione inserita da giulia89    26 Gennaio, 2014
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BEH..DAN BROWN NON SI SMENTISCE MAI

Ad essere sincera ero rimasta un po' delusa dal Simbolo perduto, ma dopo aver letto Inferno direi che Dan Brown è tornato in tutto il suo splendore.
Assolutamente in disaccordo con chi ha trovato questo capolavoro troppo lungo o prolisso...niente affatto! Le 522 pagine sono necessarie per capire le infinite sfumature della vicenda che parte da Firenze, si sposta a Venezia per culminare poi ad Istanbul.
E' un intrico di informazioni, inganni ed equivoci, l'unica pecca è quella di non aver giocato molto con il famoso simbolismo che regna sovrano in altri suoi romanzi.
Attraverso versi ispirati a Dante e alla Divina Commedia, il professor Langdon dovrà scoprire il luogo esatto in cui un genio visionario ha nascosto il "mostro ctonio" che minaccia di stravolgere gli equlibri dell'umanità.
Oltre ad affiancare Langdon nella sua nuova ricerca, questo libro pone il lettore davanti a un dilemma imminente ed attualissimo..quello della sovrappopolazione mondiale e devo dire che per la prima volta mi sono davvero soffermata a pensare a questo problema. Quindi il merito di Dan Brown in questo romanzo, non è solo quello di catturare l'attenzione del lettore con le sue parole, ma anche quello di far riflettere su problemi reali.

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Dan Brown, il terzo gemello di Ken Follett
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MrsRiso13 Opinione inserita da MrsRiso13    27 Dicembre, 2013
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Qui inferus feris inferus perit

Sempre di corsa il nostro professore di Harvard, Robert Langdon, ancora una volta protagonista di un romanzo veloce e trascinante con caccia al tesoro tra Italia e Turchia, raccontate entrambe attraverso le bellezze artistiche di cui dispongono. Non delude il Signor Brown, come sempre imprigiona il lettore in un inseguimento serrato dietro le elucubrazione mentali del professore di simbologia stavolta convalescente. Fin dall'inizio l'attenzione è alta e il mistero fervente, Langdon senza memoria, ritorna sui suoi passi per capire com'è arrivato all'ospedale fiorentino che sta lasciando in tutta fretta a bordo di uno scooter guidato dal suo medico curante.
Romanzo avvincente e avvinghiante, come un pitone sulla preda, circonda con le sue spire e intrappola con la sua trama densa, incentrata sull'uomo e sulla millenaria diatriba tra il Bene e il Male e se dall'uno può scaturire l'altro e viceversa. Intreccio articolato, intricato e complicato, che pagina dopo pagina, s'ispessisce e si assottiglia passando attraverso la critica dello sfruttamento delle risorse del Pianeta, la discussione tra scienza e religione con la definizione dei limiti della prima in relazione ai principi etici imposti della seconda, la peste, come purificazione dell'umanità, e la rilettura dei canti dell'Inferno dantesco, come chiave per sciogliere gli enigmi. Dai lussuriosi fino ai traditori, ritroviamo citazioni e racconti di tutti i peccatori infernali di Dante, con particolare riguardo all'ignavia, citato nel romanzo (“I luoghi più caldi dell’inferno sono riservati a coloro che in tempi di grande crisi morale si mantengono neutrali “) come il peccato odierno, spesso causa, con i suoi tentennamenti, di danni maggiori di quelli prodotti attraverso le azioni errate o cattive. A contorno della trama, i riferimenti all'arte e alla letteratura, anche quelli, che possono far sorridere gli italiani, tratti dalle conferenze del professore, e le descrizioni delle città citate. Firenze, Venezia e perfino Istanbul escono da questo romanzo esaltate, con scorci da cartolina. Città idilliache dove la storia permea ogni angolo e il profumo dell'arte impregna l'aria da respirare. Boboli, Palazzo Vecchio, Piazza San Marco, Santa Sofia e gli altri monumenti sono descritti attraverso una lente rosata, sono mostrati come in una guida suggestiva e affascinante che invoglia alla visita.
Riassumendo un romanzo meritevole di lettura dal finale incerto, inutile, incompresibile, inconcludente e non in linea con il resto, un'ingnava conclusione degna dell'Antinferno dantesco.

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controluce Opinione inserita da controluce    30 Ottobre, 2013
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AMNESIA DANTESCA

Un inferno di recensioni, molte delle quali poco positive, avevano fatto calare la splendida “voglia di lettura pre best seller” che ha accompagnato l’uscita di questo romanzo. Ho pensato, leggendo qua e là, vuoi vedere che il vecchio Dan stavolta ha fallato di brutto? Bhè…

Lo stile di scrittura è immutato, le descrizioni storiche e artistiche sono sempre interessanti, miscelate all’azione che altalena momenti di cliché a vere e proprie sparate da “trattieni il fiato”. Gli enigmi sono presenti, ma mi sono sembrati meno curati e così anche meno soddisfacenti rispetto ai libri precedenti. L’idea, o meglio, l’espediente iniziale da cui parte la vicenda è tuttavia interessante. I ricordi spariti e la ricerca non solo di verità nascoste legate alla Divina, all’Inferno dantesco, ma anche ricerca della memoria sparita sono un motivo in più che accompagna il mistero, che raddoppia il piatto sul tavolo.
Il male è rappresentato dal bio terrorismo e personificato da un transumanista (?) ben caratterizzato che porterà il nostro Langdon in giro per l’Italia e l’Europa. L’Italia, un paese dal quale Dan Brown attinge a piene mani, beato lui!
Tirando le somme finali credo che “Inferno “ sia un gran bel thriller, piacevole, grosso, ricco, celere da leggere nonostante la sua massa. Leggermente inferiore rispetto ai precedenti episodi con Robert Langdon, superiore allo standard del genere, notevole.

Agli appassionati di Brown (come il sottoscritto) lo consiglio, perché il “nostro” è sempre in forma, anche se alla prossima tappa lo aspetteremo con aspettative maggiori.
A chi non ha mai letto l’autore, consiglierei di immergersi nel mondo di Dan partendo da altre sponde.

A tutti, buona lettura.

Controluce

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Skippy Opinione inserita da Skippy    12 Ottobre, 2013
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Lasciate ogni speranza..voi che iniziate a leggere

La speranza è l'ultima a morire, a meno che non siate anime dannate all'inferno.
Per un semplice lettore appassionato alle opere di Dan Brown, la speranza sarà il motore che lo porterà inevitabilmente a proseguire nella lettura del suo ultimo capolavoro.
Fino a 3/4 del libro la narrazione è molto lenta, piena di ripetizioni (in alcuni casi veri e propri "copia e incolla", a volte di intere pagine! Lo hanno pagato a numero di parole?) che al lettore non servono a nulla, soprattutto se ha letto le stesse frasi 10 pagine prima! Non ho provato inoltre a contare quante volte Robert Langdon abbia nominato la sua fenomenale memoria eidetica, ma sinceramente non me lo ricordavo così spocchioso!
Nonostante tutto ad un certo punto la trama riprende vigore e ti fa rimanere incollata al libro in un susseguirsi di colpi di scena...che si concludono in un finale scialbo e surrealistico!
Ho letto tutti i libri di questo autore (tranne il simbolo perduto) e mi sono sempre piaciuti molto....questo invece non mi ha del tutto convinto.
Interessanti come sempre i riferimenti storici, artistici e le varie curiosità che fanno da intramezzo alla trama, il vero marchio di Dan Brown.
Per il resto direi che il prezzo del libro non vale l'acquisto (io per fortuna l'ho preso in biblioteca...)

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Fonta Opinione inserita da Fonta    11 Ottobre, 2013
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BELLO MA, NULLA DI NUOVO

Robert Langdon è un noto professore e storico che risiede ed insegna ad Harward. Già noto ai lettori come protagonista de "Il Codice Da Vinci", "Angeli e Demoni" e "Il Simbolo Perduto":
Già all'inizio del libro si ritrova catapultato a Firenze, privo di memoria e con degli spietati sicari che lo vogliono morto....
..niente male come inizio!!! =)

Sienna Brooks è una giovane dottoressa dell'ospedale in cui è ricoverato Langdon.
Sarà lei la mente e la guida di Langdon verso la risoluzione di un mistero dai colori oscuri.

Il Rettore. Con questo nome è conosciuto il capo di un'organizzazione che garantisce ai propri clienti protezione fisica o doppie identità. Ora i suoi uomini voglio Langdon morto....

Bertrand Zobrist è uno dei più famosi scienziati mondiali ed i suoi studi lo hanno portato ad un'idea folle quanto (secondo lui) necessaria, che eviterebbe l'imminente fine della razza umana per sovrapopolazione. Quest'idea la propone ad Elisabeth Sinskey, direttrice dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, la quale lo prende per pazzo.
Zobrist, anche senza il consenso del OMS, vuole portare avanti la sua intuizione e si prepara a contaminare il pianeta, attraverso una contorta associazione con "L'Inferno", prima parte della celebre Divina Commedia dell'Alighieri.

Forse è per questo che Langdon è a Firenze? Ancora una volta i destini del mondo sono nelle sue mani e nelle sue deduzioni?

Questi sono gli ingredienti che il bravo Brown mette nell'impasto de "L'Inferno".
Lo stile è come al solito accattivante e con capitoli brevi che invogliano il lettore a proseguire..ma vi confesso che, dopo aver divorato le prime pagine ho faticato a portare a termine la lettura.

Non c'è il gioco di potere o le "allusioni" religiose (vere o inventate..non sta a me dirlo e non vorrei aprire discussioni infinite senza nè vincitori nè vinti..), rimangono però le interpretazioni di opere artistiche e letterarie che sono il marchio di fabbrica dell'autore, Firenze poi Venezia ed Istanbul si prestano molto come scenari!

Libro nel complesso godibile ma, non porta nulla di nuovo (anzi, come detto qualche intrigo lo toglie..) rispetto al solito. Solita caccia al tesoro, solita corsa contro il tempo e soliti enigmi decifrati all'ultimo. Poi, permettetemi, questo Langdon mi è sembrato ancor più riflessivo e lento del solito..nel mezzo di un enigma che può salvare la razza umana si mette a descrivere le "piastrelle" di Santa Sofia..???!!!

Ai lettori di Dan Brown piacerà comunque, non credo come gli altri ma, il ritmo e la suspance rimangono quelli storici.

Buona lettura

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Opinione inserita da andreaa    07 Ottobre, 2013

Deludente

Non voglio esprimermi sulle note storiche/artistiche che vengono riportate dall'autore durante tutto il racconto; non ne ho le competenze.

Lo stile è sempre lo stesso, un romanzo d'azione con intrighi planetari, misteri ed enigmi da svelare. Le varie teorie che vengono riportate sono forzate come del resto lo sono le costruzioni delle sue frasi.
L'autore cerca di dare un significato apocalittico all'aumento della popolazione mondiale (sicuramente problema da non sottovalutare) e allo stesso tempo ridicolizza il modo di aprocciarsi ad esso tirando in ballo il "negazionismo".
Le parole che usa nelle descrizioni di avvenimenti, persone o lughi (a volte) fanno sorridere perché vuole per forza usarne di forbite per far colpo sul lettore. Di certo un grande autore non ha bisogno di queste furbonerie per tenere attento il lettore... però mancando i contenuti è naturale che lo scrittore si tuffi nella ricerca di deliziose, imparagonabili e magnificenti descrizioni. Impresa non difficile e banale.

Gli enigmi a volte sono troppo semplici: anche una persona con poca esperianza riuscirebbe a capire cosa nasconde la parola catrovacer. Anzi, un dislessico come me potrebbe leggerla senza problemi e non capire quale sia l'enigma. (magari l'enigma per il lettore è proprio cercare di capire in cosa consiste "l'enigma".)
Altri invece non sarebbero risolvibili nemmeno dalla persona con la migliore memoria eidetica, forse solo un'enciclopedia (con parola e raziocinio) ci riuscirebbe.

Pure gli intrighi sono scontati anche se sono rimasto scioccato nel momento in cui il nostro amato protagonista si trova a non capire più chi siano gli amici e chi i nemici. Trovo anche questo ribaltamento molto forzato e, rileggendo alcune frasi dette dai vari personaggi nella storia, senza senso alcuno. A me pare tanto che l'autore dovesse per forza raggiungere un certo numero pagine: trovatosi nella condizione di non riuscirci, ha tentato il colpo di scena per poter scrivere spiegazioni non realistiche che gli permettessero di allungare il brodo. Se voi lettori siete attenti ed analitici, troverete tanti punti contrastanti tra le spiegazioni che vengono date al protagonista dopo il suo secondo risveglio e ciò che è stato descritto nelle pagine precedenti.
Non parliamo delle continue ripetizioni... va bene che Langdon ha perso la memoria ma io no! Non ho voglia di rileggere 3 o 4 volte le stesse cose, mi annoia.

L'ambientazione è suggestiva ma la tempistica degli avvenimenti è da fantascienza. Magari se si riuscisse a capire che fine ha fatto l'orologio di topolino spiegheremmo le distorsioni temporali.

Delusione è ciò che provo nel leggere questo libro e, anche se molti dei commenti sono entusiasti ed elogiano l'autore, mi sento in dovere di affermare che in realtà Dan Brown non sia affatto cresciuto anzi... è un peccato che non sia lo stesso del "Codice Da Vinci" e "Angeli e Demoni".

Con un po' di angoscia cercherò di terminare stasera il libro. Ebbene sì, non ho ancora finito di leggere il libro (sono a pagina 420+) ma mi sento già in grado di giudicarlo in maniera negativa.
Tanto già immagino la conclusione: bla, bla, bla, tutto è bene ciò che finisce bene, ma... (perché non lasciare in sospeso qualcosa?)

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SaSandra Opinione inserita da SaSandra    10 Settembre, 2013
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Una nuova caccia al tesoro

Di Dan Brown ho letto quasi tutti i libri, il suo stile è una garanzia, lo svolgimento della storia è da manuale: partenza in sordina e poi il ritmo sale mano mano che la storia di dipana tra colpi di scena e corse a perdifiato cercando di tenere il passo del protagonista (di nuovo il nostro Robert), il tutto porta alla soluzione dell'enigma, dove il bene vince sul male, o forse no, ma sicuramente il finale è conclusivo.

Inferno è una corsa contro il tempo, scandita dai versi della Divina Commedia di Dante, per tanto si percorrono le vie di Firenze, i suoi loghi più suggestivi, descritti con minuzia di particolari, neanche fosse una guida turistica, ci si lascia trascinare senza quasi accorgersi, prima sei nel Duomo e poi scappi lungo il corridoio Vasario. Poi l'azione si sposta a Venezia, anche qui magistralmente descritta in particolare la Chiesa di San Marco. Ma non è finita, l'ultima tappa è Istanbul: nuovo giro, nuova corsa e una nuova città da esplorare sempre al fianco del nostro protagonista affiancato da una giovane donna.

In sintesi: libro piacevole, avventura e classico della letteratura in una bella amalgama, qualche teoria un po' pindarica, ma si lascia leggere.

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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    09 Settembre, 2013
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Lasciate ogne speranza o voi ch’entrate

Devo dire la verità all’inizio questo libro non mi attirava molto, mi sembrava di aver letto qualcosa di molto simile e credevo che non mi sarebbe piaciuto, ma poi mi sono dovuta ricredere.

Inferno è il quarto libro di Dan Brown, è basato sulla Divina Commedia di Dante Alighieri e ha come protagonista il famosissimo professore di Harvard, Robert Langdon.
Anche in questa storia ricca di simboli e risvolti storici è richiesta la sua conoscenza e sapienza e si ritroverà a sua insaputa in Italia.
Intontito dai farmaci e da una ferita da arma da fuoco alla testa si risveglierà in una clinica di Firenze.
Con l’aiuto della dottoressa che si è presa cura di lui riuscirà a sfuggire da chi lo vuole morto e nel frattempo cercherà di capire come mai si ritrova nel territorio italiano e su cosa si basano gli incubi che ha in continuazione.
Insieme al protagonista vivremo lo splendore, ma anche l’orrore degli anni in cui visse il Sommo Poeta, gli anni della Peste Nera.
Con Robert visiteremo Firenze e Venezia (e molto altro ancora) nel loro eterno splendore.
Le descrizioni di queste due incantevoli città saranno accurate e perfette.
Venezia con la sua magnifica laguna visitata ogni anno da milioni di turisti sarà teatro di un’importante e pericolosa scoperta.
Robert durante la storia spesso si ritroverà in situazioni molto strane ed anche questa volta dovrà combattere contro i suoi attacchi di claustrofobia, ma i fatti che accadranno intorno a lui terranno sia il professore che il lettore impegnati nella ricerca di una soluzione alla catastrofe che sta per accadere.

Che altro aggiungere?
Come sempre lo scrittore ha fatto un lavoro molto accurato.
Ha partorito un’altra storia ricca di enigmi e suspense. La tensione non viene mai allentata ed il lettore si ritrova a dover leggere tutto in un fiato decine e decine di capitoli per poter tirare un respiro di sollievo.
La storia è molto intricata, ma altrettanto interessante.
Unica nota negativa secondo il mio parere è stato il finale che mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca e con una domanda: “Quindi ora cosa accadrà?”.
Anche se c’è questa piccola pecca ve lo voglio consigliare.

Buona lettura!

“I luoghi più caldi dell’Inferno sono riservati a coloro che in
tempi di grande crisi morale si mantengono neutrali.”

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calzina Opinione inserita da calzina    28 Agosto, 2013
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CIAK, SI GIRA

Dan Brown o si ama o si odia. Poche credo siano le vie di mezzo. Anche in questo suo nuovo romanzo ritroviamo il suo stile tipico: descrizioni minuziose di opere d’arte, città o ambienti e trattazione di temi molto impegnativi. In Inferno in nostro ormai caro amico Robert Langdon dovrà affrontare il rischio diffusione di un virus, riuscirà il nostro eroe nella sua impresa? Ovviamente non posso svelarvi il finale, ma una cosa vi posso assicurare, anche questa volta Dan Brown ha farcito il suo romanzo di colpi di scena.
A me questo romanzo è piaciuto. Mi piace il modo in cui lo scrittore riesce, attraverso le sue semplici descrizioni, a descrivere opere d’arte meravigliose. Mi piace la sua scrittura ricca di colpi di scena, mi piace il ritmo serrato che da ai suoi romanzi. Ecco perché leggere Inferno è un po’ come guardare un film Blockbuster, tanta azione e tanti colpi di scena, bellissima fotografia e protagonisti eccentrici quanto basta. L’autore poi strizzando costantemente l’occhio al complotto internazionale delle organizzazioni mondiali riesce sempre ad accattivarsi il lettore quindi me compresa.
E’ meraviglioso poi pensare di come un capolavoro letterario quale è “la Divina Commedia” riesca ad affascinare ancora in modo stupefacente noi lettori. E’ veramente un’opera immortale, capace a distanza di secoli di ispirare ancora tantissime riflessioni. Mi piace il fatto che questo autore abbia deciso di attualizzare quest’opera in chiave moderna senza ridicolizzarla. Certo, non ci si può aspettare un’analisi profonda in questo romanzo, ma certo è che durante la sua lettura viene voglia di rileggere la Commedia.
Io ne consiglio la lettura, è ovvio, non è un capolavoro, ma è una lettura piacevole e piena di colpi di scena. E’ una perfetta lettura estiva, non impegnativa ma nemmeno sciatta, a me Dan Brown ha convinto. Statene invece alla larga se cercate un’opera complessa o estremamente riflessiva. Mettetevi comodi ed invece che guardarvi un blockbuster in televisione leggete questo romanzo, sarà piacevole.


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altri romanzi di Dan Brown....ha voglia di LEGGERE un "film blockbuster".
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lentinigia Opinione inserita da lentinigia    27 Agosto, 2013
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Guida turistica

Troppo pleonastico e troppo simile a una guida turistica. Peccato! Sarebbe potuto essere alla stregua dei precedenti ma, invece, non mi è piaciuto tanto. Inoltre, troppe pubblicità a prodotti. Insomma, come trasformare un ottimo romanzo in una guida turistica piena zeppa di pubblicità

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Filippo1998 Opinione inserita da Filippo1998    22 Agosto, 2013
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"Lasciate ogni speranza voi ch'entrate"

Inferno.
Finalmente, dopo il grande successo ottenuto con i romanzi precedenti, Dan Brown decide di mettersi nuovamente alla prova con una nuova Opera e.. che opera!
525 pagine bevute in 4 giorni e ciò solo grazie a questo autore che non finisce mai di stupire.
Sin dall’inizio questo tomo si prospetta come un fantastico e intrigante giallo storico ,il migliore che avessi mai letto: associazioni segrete, rimandi al ribollire delle acque melmose dello Stige , assassini, pochi segreti svelati e innumerevoli ancora da scoprire. E, come in ogni thriller degno di nota, non può mancare all’appello un vortice vertiginoso di interrogativi senza risposta.
Sono rimasto colpito prima di tutto dallo stile adottato dall’autore: oltre ai capitoli brevi che terminando sul più bello innescano nel lettore la voglia di continuare a leggere, anche i periodi molto brevi hanno un loro perché. Le frasi infatti, accompagnate da una punteggiatura attentamente misurata ,trasmettono a tratti, di pari passo con la narrazione, un senso di ansia, timore, sudore freddo… Tutte le sensazioni che anche il povero professor. Langton, protagonista assoluto della vicenda, prova nel corso di tutta la storia, a partire da quel traumatico risveglio in ospedale con il mondo intero contro di sé. Perché tutti vogliono annientarlo? Il lettore leggendo e meditando qualche soluzione inizia a orientarsi in “quella selva oscura”. Un'idea razionale inizia a prendere forma e cautamente tutto inizia ad avere un senso. E’ questo il momento in cui ho pensato mestamente che, forse, l’opera non era poi più così entusiasmante come l’inizio invece prometteva. Ma questi pensieri non hanno avuto il tempo di attecchire nella mia mente perché Dan aveva già giocato il suo asso dalla manica. Uno stravolgimento: le parti iniziano a scambiarsi. Tutto pare non aver più senso: il male si trasforma in salvezza e gli amici in acerrimi NEMICI. Una sensazione di smarrimento balugina nel lettore sempre più curioso però di rispondere ai propri interrogativi, ognuno con una risposta che si cela dietro un finale avvolto dalla speranza.
Inferno è un mosaico perfettamente composto, ricco di simboli e rimandi a un’appassionante arte medievale. Un viaggio estasiante tra i vicoli tortuosi della bella Firenze Dantesca e non solo! Un perfetto incastrarsi di segni iconografici da interpretare, immagini da scoprire e parole da soppesare che trasmettono un effetto di perfezione quasi irreale.Irrealtà che si contrappone a quello che, reale e concreto, si annida nascosto dietro a tutta questa simbologia; un problema terribilmente vicino e minaccioso che la suddetta “negazione” dell’uomo non vuole proprio accettare. La sovrappopolazione. “Inferno” quindi è un romanzo sì storico ma anche terribilmente attuale, capace di far riflettere su un problema che realmente è alle porte con un ghigno intimidatorio.

Insomma, questo libro, nonostante nelle ultime pagine il ritmo si sia leggermente allentato, non può deludere! Buona lettura.

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violetta89 Opinione inserita da violetta89    20 Agosto, 2013
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qual è la cosa giusta da fare?

Dopo la delusione de "il Simbolo Perduto", finalmente un nuovo bel libro di Dan Brown, certo non siamo ai livelli di "Angeli e Demoni" ma è comunque un buon libro!
Ovviamente da Fiorentina orgogliosa quale sono, ho adorato la parte su Firenze, un'ottima descrizione particolareggiata delle nostre meraviglie, ma anche di tutto il resto, leggendo mi veniva quasi da dire "ma bada, ero lì proprio ieri!". La stessa accuratezza nei dettagli l'ho apprezzata anche per quanto riguarda Venezia e Istanbul.
La trama in sè per sè, all'inizio sa un po' di déja vu, lui che suo malgrado si trova coinvolto in una lotta contro il tempo, con lo scorrere delle pagine invece la situazione è un po' cambiata, e in particolare il finale mi ha colpito e mi ha fatto molto riflettere.
Ho avuto modo di studiare le teorie di Malthus all'università, e mi avevano interessato molto, in particolare mi sono sempre chiesta se queste sue previsioni rispecchino davvero un probabile scenario futuro e se è così, perchè nessuna organizzazione mondiale si adopera per far qualcosa. Questo libro mi ha fatto pensare ancora di più al riguardo, e mi ha lasciato molto dubbiosa. Ho apprezzato molto il finale "aperto", cosa farà l'OMS? e soprattutto qual è la scelta giusta da fare?
Per quanto riguarda i personaggi ho odiato molto Sienna, mi è rimasta subito antipatica "a pelle"; mentre mi è piaciuto molto il personaggio della Dottoressa Sinskey, una persona profonda e intelligente.
Nel complesso al contrario di molte opinioni negative che avevo sentito, mi posso ritenere soddisfatta, a me è piaciuto.

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luvina Opinione inserita da luvina    18 Agosto, 2013
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I tuoi nemici diventeranno amici I tuoi amici sara

Ho aspettato le vacanze per poter leggere questo bestseller perché in finale è un libro da ombrellone. Ti prende molto, specialmente la prima parte, è scritto in modo scorrevole con colpi di scena ad ogni volta-pagina, è addirittura adrenalinico nei capitoli finali; ma poi, riflettendoci bene, chiudendo le 500 pagine, non è solamente questo perché questo libro apertamente commerciale pone comunque degli interrogativi e affronta temi etici non da poco come la sovrappopolazione, l'eugenetica e il bioterrorismo.
Dan Brown li inserisce nella trama di questo thriller e ci spiega che la maggior parte di noi non ci pensa e non ne è preoccupato poiché esiste un meccanismo di autodifesa del cervello che si chiama "negazione". La fine del genere umano, la sovrappopolazione, la fame nel mondo, il 10% della popolazione mondiale che consuma il 90% delle risorse sono problemi che per i più sono inconcepibili cioè bloccati dalla gestione dello stress della nostra mente.
Un'altra riflessione che mi è venuta leggendo è quella sull'amore che gli stranieri come Dan Brown hanno per il nostro meraviglioso Paese; il libro infatti, oltre ad avere come spunto narrativo l'Inferno di Dante Alighieri (cioè il poema più famoso della nostra letteratura), è anche un Baedecker di Firenze, di Venezia e in parte di Istanbul. Ma è soprattutto di Firenze che l'autore ci racconta aneddoti storici, piccoli segreti e luoghi sconosciuti ai più e si intravede in questa descrizione didascalica il grande interesse per la nostra storia e arte che egli aveva già espresso in "Angeli e demoni".
A parte il finale aperto e alcuni espedienti narrativi non realistici, tutto sommato è un libro godibile che apre anche ad una maturità del protagonista Robert Langdon ma anche del suo autore.

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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    07 Agosto, 2013
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Sarà l'inizio dell'eternità

“La Divina Commedia è così satura di velati riferimenti religiosi, politici e filosofici che Langdon suggeriva sempre ai suoi allievi di studiare il poeta fiorentino come si studia la Bibbia: leggendo tra le righe nel tentativo di coglierne il significato più profondo.”

Molto atteso e molto desiderato questo libro ha, però, qualche piccola pecca.
Dan Brown riesce a gestire, nel consueto modo, la narrazione, creando, come sempre, situazioni estreme che il suo Robert Langdon deve affrontare insieme a svariati e concatenati enigmi da risolvere. Lui spiega tutto il suo ragionamento e il discorso fila, ma non sempre è piacevole. A renderlo ancora più interessante è che questa volta gli enigmi abbracciano le tre cantiche della Divina Commedia e tutti i riferimenti, storici e leggendari possibili, relativi al celebre poeta Dante Alighieri. Inoltre, oltre all’arte prettamente analizzata dal punto di vista letterario si affiancano la scultura e l’architettura dinanzi a cui il nostro Robert Langdon non può non restare colpito. Firenze, Venezia e Istanbul sono le location nelle quali il professore esperto di Simboli ci trascina, correndo e cercando, per scoprire quale verità e quale insana follia c’è dietro la sua corsa per salvare se stesso e il destino dell’umanità. Ad affiancarlo c’è la dottoressa Sienna Brooks che cerca di aiutarlo a risolvere gli enigmi, poiché oltre all’arte e alla letteratura includono anche nozioni di genetica.
È indubbiamente un libro interessante e le consulenze di cui si è avvalso Dan Brown hanno dato il loro apporto e contribuito a creare un prodotto commerciale interessante, ma non hanno potuto impedire un paio di “ma”.
Dopo essere iniziato letteralmente con il botto, questo romanzo alterna sequenze adrenaliniche, di azione, sparatorie e inseguimenti, ad altre parti troppo accademiche e dottrinali che non sono sempre di elevato gradimento e non risultano ben amalgamate con il resto della narrazione, che subisce rallentamenti non desiderati. Nonostante tutto la tecnica narrativa di Dan Brown, costituita da capitoli brevi con relativo colpo di scena finale, crea effetti di suspense che invogliano il lettore a continuare.
La trama, opportunamente sintetizzata, si presta ad un adattamento cinematografico
La seconda pecca riguarda il formato cartaceo del libro la cui copertina rigida si è andata sgretolando durante la lettura delle 500 pagine, cosa che non succede con altri libri di uguale o superiore numero di pagine. Il rapporto qualità-prezzo non è giustamente motivato. Vi ricordo che il prezzo di copertina è di € 25. Forse avrei dovuto optare per il formato ebook per evitare di scoprire questa seconda pecca.

“C’è un antico detto, spesso attribuito a Dante. […]. Ricorda questa sera, perché sarà l’inizio dell’eternità.”

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i precedenti libri di Dan Brown
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Opinione inserita da Giulio Sorrentino    05 Agosto, 2013

Un Inferno di emozioni...

Ho appena finito di leggere Inferno di Dan Brown. Anche se un po' in ritardo, l'importante è comunque esserci.

L’idea che lo scrittore statunitense abbia scritto un romanzo ispirandosi all’Inferno dantesco ha da subito suscitato la mia curiosità. Avevo già in mente i precedenti successi come “il codice Da Vinci” ed “Angeli e Demoni” e le aspettative era alte.
Devo dire che l’esperimento è tutto sommato ben riuscito. La sacralità, la magnificenza, la gloria sempre verde di un’opera del 1300 catapultata negli anni 2000 ha consentito non solo di rivivere la cantica più bella de La Commedia (con tutto quello che rappresenta dal punto di vista letterale ma soprattutto storico), ma è stata il metronomo di una avventura che ha toccato luoghi affascinanti. Da Firenze a Venezia, fino ad Istanbul. Con tutto il carico di arte e storia che solo queste città sanno regalare. Monumenti, dipinti, religione ed organizzazioni internazionali fanno da sfondo ad un thriller mozzafiato. Il lettore si trova letteralmente balia di momenti che si alternano tra azione e riflessione; tra descrizioni tradizionali dei luoghi e retroscena noti a pochi; tra teorie fantascientifiche e problemi reali che spesso sono oggetto di negazionismo. E poi giù, con il valzer dei colpi di scena, scanditi dalla sottile differenza fra il bene ed il male.

Insomma Dan Brown, durante il racconto, da una parte far venir voglia di visitare questi luoghi, perché ti riempie di orgoglio sapere che - come ha ricordato in una recente intervista - mentre negli USA, ad esempio, qualcosa che ha 200 anni è storico, noi, invece, beviamo "il caffè, in tazze di 200 anni” e nelle nostre “strade e piazze si respira la stessa aria e storia che hanno respirato Dante, Leonardo e Michelangelo". Dall’altra, purtroppo, crea un forte senso di impotenza per via delle tematiche che tocca oltre ai sensati moniti che lancia. Il risultato è sentirsi piccoli e insignificanti di fronte all’inesorabile. Meglio: l’inarrestabile.

Un Inferno di emozioni che se potessero trapuntare il cielo darebbero vita ad una notte scintillante di stelle.

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Marta* Opinione inserita da Marta*    04 Agosto, 2013
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BELLO MA A VOLTE TROPPO ASSURDO!!!!

Ho atteso tanto l’uscita di un nuovo libro di Dan Brown poiché i suoi precedenti romanzi mi avevano fatta innamorare (soprattutto Il Codice da Vinci e Angeli e Demoni). Appena ho saputo dell’imminente uscita mi sono precipitata in libreria a prenotarlo. Appena l’ho preso ero molto ansiosa di cominciare a leggerlo per i riferimenti alla Divina Commedia che ho sempre adorato.
Passiamo ora a parlare di Inferno. All'inizio troviamo un Langdon ferito, debole e affetto da amnesia. Pochi istanti dopo il suo risveglio in ospedale, il professore di simbologia più noto del mondo scopre di essere l'obiettivo di un killer e deve quindi scappare, cercando di ricostruire gli eventi degli ultimi due giorni, eventi di cui non ricorda assolutamente nulla. Il quarto romanzo di Dan Brown comincia così, con una forsennata corsa alla ricerca dei ricordi perduti del professore. Punto di partenza un piccolo proiettore, nascosto nel fodero della giacca del professore,contenente un’immagine modificata dell’Inferno di Botticelli, inquietante dipinto ispirato all’omonima cantica dantesca. Proprio Dante Alighieri si rivela essere il personaggio centrale dell’intricata vicenda perché a lui e alla sua visione degli inferi, in particolare della sua umanità ammassata, disperata e dolente, si è ispirato il visionario progetto dell’ingegnere genetico Bertrand Zobrist, perfetta incarnazione dello scienziato pazzo e megalomane; sotto spessi strati di follia, però, questo personaggio elabora teorie purtroppo non così tanto utopiche. Da qui ha inizio una rocambolesca caccia all'uomo che porterà Langdon a sfruttare la sua conoscenza delle strade, dei cunicoli e dei passaggi segreti dei palazzi per potersi salvare la vita. In un crescendo di azione e di suspense, il romanzo dipana progressivamente, attraverso lo svolgersi di un intricato tessuto narrativo, le fila di un mistero appassionante e inquietante dove niente è quello che sembra e dove si susseguono a ritmo serrato colpi di scena e momenti di grande tensione. Una lotta in cui gli schieramenti avversi finiscono col trovarsi dalla stessa parte e attraverso la quale l’autore ci rivela come a questo mondo i confini fra bene e male non siano poi così netti e precisi, tanto che il male stesso può, esattamente come il bene, diventare talvolta necessario per la salvezza dell'umanità.

Dan Brown, maestro di un genere narrativo che al thriller ha saputo coniugare tematiche storico-artistiche, costruisce ancora una volta un intrigo che, fondendo realtà e finzione, riesce a coinvolgere il lettore e tenerlo col fiato sospeso. Gli scenari sia fittizi che concreti della vicenda risultano molto più famigliari ad un pubblico italiano piuttosto che statunitense (da noi la Commedia di Dante si legge per intero a scuola, come anche riguardo ai musei e i monumenti fiorentini), ma ciò toglie poco, soprattutto per un pubblico non specialista di storia dell’arte o di critica letteraria, al piacere e alla curiosità di decifrare attraverso l’aiuto di Langdon simboli e iconografie, iscrizioni e testi latini, e legare così alla realtà presente raccontata in Inferno i percorsi degli eventi storici del passato. Denso di citazioni e riferimenti colti, lo stile di Brown è invece, come già nel Codice da Vinci, molto più “popolare” di quanto appaia, in grado di catalizzare interesse e attenzione di un pubblico eterogeneo: i più eruditi godranno di piani di lettura più sottili, il resto dei lettori (la maggior parte) ritroverà e riporterà a galla nozioni, anche scolastiche, dimenticate da tempo, ma parte del proprio substrato culturale e formativo.
Di sicuro interesse e attualità è il reale argomento di fondo che fa da base alla trama: il problema globale della crescita della popolazione, smisurata davanti alla capacità del pianeta di tollerarla garantendo le risorse naturali necessarie per tutti. Davanti a questo vero e proprio dramma, attraverso le riflessioni (davvero poi così folli?) di Zobrist, Brown senza dubbio riesce ad inquietare il lettore (in particolare quello più sensibile a questioni etico-morali e ambientali) spingendolo a porsi interrogativi che ad un certo punto sembrano arrivare a ribaltare quella distinzione tra “buoni” e “cattivi” così chiara all’inizio del romanzo. L’aspetto più originale e meno scontato di Inferno è quindi proprio questo, insinuare il dubbio.
Ci sono però alcune pecche nella trama di Inferno: essa stessa a volte è azzardata e in alcuni passaggi rasenta l’assurdo. Le intuizioni di Langdon che lo traggono d’impiccio e aprono nuovi scenari per la sua caccia al tesoro sono spesso forzate; gli escamotage che lui e Sienna usano per fuggire hanno del ridicolo e abbassano notevolmente la qualità del romanzo. E’ solo dopo un centinaio di pagine che il nostro intrepido professore è libero di dar sfoggio delle sue conoscenze e iniziare la caccia che ha funzionato così bene nel Codice da Vinci. In Inferno però provoca una sorta di deja-vu che la rende meno spettacolare, anche se comunque interessante e ammirevole per la quantità di dettagli e nessi che la caratterizzano. Il ritmo dunque diventa incalzante verso metà libro e finalmente si riconosce il migliore Brown. Lo definirei un romanzo “interattivo” perché si può apprezzare appieno solo se si dedica qualche momento alla ricerca: interessante e bellissima la scena del sottotetto di Palazzo Vecchio, ma è necessario sapere come sono fatte le capriate del Vasari e il suo soffitto sospeso per riuscire a visualizzarla. Questo però lo considero un punto a favore di Brown in quanto sprona a documentarsi. Romanzo sconsigliato dunque al lettore pigro.
Un aspetto positivo dei romanzi di Dan Brown è che c’è sempre qualcosa da imparare e quel qualcosa è in genere spiegato bene.

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Il Codice da Vinci, Angeli e Demoni
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Mendax Opinione inserita da Mendax    27 Luglio, 2013
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Un Brown più maturo

A Dan Brown devo un primo contatto un po' più serio con la lettura, grazie al Codice Da Vinci.
Da allora, ho letto anche i restanti libri dell'autore statunitense, che, mio malgrado, infarciva ogni romanzo di componenti pseudomassoniche e digressioni storico-culturali spesso errate o al limite tra finzione umana e realtà storica.
Inferno l'ho comprato nonostante le critiche negative ricevute in patria, aspettandomi dunque una storiella la cui direzione sarebbe stata immancabilmente quella dell'occulto.
Invece, con mia grande e piacevole sorpresa, Langdon stavolta si ritrova a dover affrontare un problema più vicino a noi: la sovrappopolazione. E addirittura nella "nostra" affascinante Firenze.

Intrigante la situazione iniziale, e ancor di più lo sono i colpi di scena lungo il romanzo.

Le pecche, fondamentalmente, sono due: il finale che poteva essere sviluppato meglio, e la prima parte delle peripezie fiorentine, infarcite inutilmente di dettagli turistici, a mo' di Tuttocittà.

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Il Codice Da Vinci, Il simbolo perduto, Angeli e Demoni.
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spanish77 Opinione inserita da spanish77    25 Luglio, 2013
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DI NUOVO IN ITALIA

Ho aspettato un po’ di tempo per dare la mia opinione su questo libro perché speravo che la prima impressione non influenzasse eccessivamente il mio giudizio generale. Essendo un cultore di D. Brown e avendo preso atto in anticipo delle locations che avrebbero fatto da sfondo a questa opera, ero sicuramente più ottimista. Firenze, Venezia , Istanbul , i loro monumenti , i loro siti di interesse culturale, il loro fascino e la Divina Commedia che fa da musa al tutto, avrebbero dato vita ad un cocktail ben più gradito se fossero state mescolate nel giusto modo. Le ambientazioni sono senz’ altro suggestive ed invoglierebbero anche il più incallito dei sedentari a visitare le città poc’ anzi citate ma quello che più di tutto mi ha deluso è sicuramente la trama che, più che scialba, risulta essere un po’ troppo intricata; a mio parere in effetti ci sono tante situazioni che ancora non riesco a spiegarmi ed il groviglio di circostanze che porta Robert Langdon a trovarsi a Firenze ed essere inseguito da loschi individui che non si capisce bene se remino in suo favore o contro mi ha lasciato in uno stato piuttosto confusionale. Ci troviamo di fronte ad un Langdon che fino all’ ultimo non comprende esattamente il fine e la bontà delle sue azioni e soprattutto non si rende conto se esse porteranno acqua al mulino del bene o a quello del male. Tuttavia nell’ ottica di questo romanzo non esiste neanche una risposta definitiva a questa ambiguità perché il “male” , così come presentato, sembra quasi una prospettiva inevitabile affinché si possa ristabilire il cosiddetto “bene” collettivo della popolazione mondiale. Detto ciò, i romanzi di Dan Brown risultano sempre accattivanti e seducenti e se talvolta le trame possano destare qualche legittimo interrogativo, la maestria con cui l’autore sceglie i contesti ambientali merita comunque un plauso.

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I LIBRI DI DAN BROWN E GLENN COOPER
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FabCat Opinione inserita da FabCat    24 Luglio, 2013
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Tanta passione per l'arte, poca per i personaggi.

L'amore che Dan Brown prova per l'arte, la cultura e la storia è genuino, ed è travolgente. Che sia un dipinto, un manufatto, un edificio, o un poema, ogni oggetto è un tesoro che incorpora una storia, e perfino un'anima.
Anche in Inferno, questi oggetti meravigliosi sono le tappe di una frenetica e appassionante corsa contro il tempo, e solo se compresi nella giusta angolazione diventeranno alleati nella lotta contro il potente nemico di turno. Inoltre trovo coraggiosa la scelta di inserire il tema controverso della sovrappopolazione in un romanzo così commerciale.

Peccato che Dan Brown non provi evidentemente la stessa grande passione per le persone. I suoi personaggi non bucano la pagina, sono come attori che non sanno recitare, tanto che a volte sembrano essere solo dei pallini che corrono su una mappa. Ed è forse questo, unito a uno scarso senso dell'ironia, a creare una distanza e rendere la lettura meno coinvolgente. Giustificando così le critiche feroci di qualche lettore, per il quale emerge solo una presuntuosa pretesa pedagogico-turistica, o un indigesto sfoggio di erudizione.

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"Il simbolo perduto" di Dan Brown
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LolloP Opinione inserita da LolloP    06 Luglio, 2013
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Forse è meglio lasciare in pace il povero Dante!

Inferno è uno di quei libri che possono essere conosciuti già leggendo il nome dell'autore.
Dan Brown.
Lo scrittore nordamericano ha avviato un vero e proprio filone di thriller-storico-scientifici che fin da subito hanno conquistato grandi fette di pubblico grazie ad una trama avvincente, ambientazioni suggestive e polemiche religiose.
Tuttavia, se a mio parere con "Il Codice da Vinci" e "Angeli e Demoni" Dan Brown ha scritto due romanzi ben costruiti e godibili, pur con svariati errori ed invenzioni storiche, qui non ci siamo proprio.
Passi l'ammiccamento a Dante che fa da titolo al romanzo ma che poi non ha poi tutto questo ruolo nelle vicende narrate, passi il coinvolgimento della WHO, grande organizzazione internazionale, ma il libro fatica a conquistare. La trama è assolutamente ricalcata su quella dei precedenti: fuga da un cattivo misterioso, enigmi cervellotici da risolvere ( e spesso insensati direi, chi mai lascerebbe tracce su dipinti e architetture di mezzo mondo), solito personaggio femminile che fa da coo-protagonista, solito pericolo per l'umanità . Insomma tutto quello che Dan Brown ci ha già mostrato viene qui riproposto, anzi vi è l'aggravante di un intreccio spesso forzato e davvero poco credibile. Salvataggi impossibili, coincidenze davvero miracolose e chi più ne ha più ne metta. Non che si possa pretendere da un romanzo del genere un ossequioso rispetto del reale ma a tratti si sfiora il ridicolo.
Positivo lo stile, godibile e chiaro. Bellissima l'ambientazione di Venezia e Firenze che l'autore rende molto bene, forse vale la pena acquistare il libro solo per conoscere meglio questi splendidi gioielli italiani. Mi è piaciuto? Nì.

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valias811 Opinione inserita da valias811    30 Giugno, 2013
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INFERNO:ULTIMA BUFALA DI BROWN

Ieri sera ho finito di leggere l'ultimo libro di Dan Brown "Inferno" !! Mi ero ripromessa dopo il penultimo che non avrei comprato più niente scritto da lui e invece ci sono ricascata! Un libro cosi confuso ,assurdo e inverosimile come solo lui li sa scrivere .Cose che succedono e avvengono normalmente in almeno 3 giorni lui li fa accadere miracolosamente in sole 12 ore.Domande lasciate senza risposta.

Se qualcuno tra di voi lo ha ha letto mi spiegherebbe perchè Langdon e il suo amico "DUOMINO" hanno rubato "La maschera della morte di Dante" ? Non l'ho mica capito! E perchè il Duomino in mezzo ad un infarto mortale la nasconde in un luogo difficilissimo in cui entrare? Mi sono talmente stufata di Dante e della sua Divina Commedia che non vorrò leggere più in vita mia qualcosa che abbia la minima attinenza con lui e le sue terzine e pure Brown con i suoi indovinelli e i suoi discorsi in cui venivi traviato a pensare altro mi ha scocciato.

A proposito,ma non aveva perso una scarpa mentre era appeso alle travi del tetto del museo? Com'è che non se ne parla per niente? Non mi esprimo su Firenze ,Venezia e Instambul perchè non le conosco ,ma penso che un po' di castronerie le avrà scritte anche su esse.In un passaggio ho letto che il Conte Ugolino è impengnato a spolpare la testa di un tizio ,mentre io ricordo che Ugolino fu dannato a spolpare la testa dei suoi figli ! Se mi sbaglio correggetemi.Se qualcuno non l'avesse letto vi dico solo che in meno di 12 ore ci si trova a Firenze ,poi a Venezia e infine a Instambul e nel mezzo ci sono ore di ricerche e ore di viaggi,Langdon o meglio dire Brown è davvero un mago con lo spazio/tempo.

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Dan brown
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Opinione inserita da bruno mohorovich    30 Giugno, 2013

Si poteva fare di piu'

Alla base del nuovo best di Brown c'e' la teoria di Malthus che sostenne che l'incremento demografico avrebbe spinto a coltivare terre sempre meno fertili per giungere all'arresto dello sviluppo economico, poiché la popolazione tenderebbe a crescere più velocemente della disponibilità di alimenti. Il che vuol dire dimezzare drasticamente la popolazione del pianeta, cosi' come avvenne nel 1300 con la Morte Nera che ridimensiono' la popolazione europea, dando origine a quella che fu la Rinascita. Nel romanzo,che vede per la quarta volta protagonista Langdon,si tratta di mandare a monte un piano infernale che vede nell'eccesso di prolificita' il Demone da abbattere elaborato da uno scienziato pazzo,ben protetto dalla solita confraternita mondiale realmente esistente, ma che nel libro ha cambiato nome per motivi di sicurezza. Langdon si trova a Firenze, poi di qui si sposta a Venezia per concludere la sua impresa in quel di Istambul. Tutto seguendo riferimenti danteschi o versi scritti sulla falsa riga del Sommo , e cercando di elaborarne il senso, che diventa facile anche per il lettore stesso. il romanzo non e' sicuramente all'altezza dei precedenti;si lascia leggere ma non avvince.E la colpa e' qui della scelta delle localita'. Soprattutto per Firenze -almeno per noi italiani che abbiamo studiato e amato Dante,ma il discorso vale anche per Venezia: ci sembra di ripassare una lezioncina sul"Bignami". Tutto il percorso all'interno di Palazzo Vecchio - con la distuzione di uno di essi - tra gli affreschi del Vasari sembra affidato ad una guida turistica; prendiamo per buono che l'abbia fatto a beneficio degli stranieri che lo leggono e che non sanno...E' stato rispettoso di date ed eventi.Ma credo che la grande delusione sia nel titolo, sottilmente ruffiano che ha tributato a Dante e del quale qualcosa si coglie nella mappa di Botticelli. Con Dante ci si poteva aspettare di piu'; ma e' gia' tanto infernale sapere che c'e'un'organizzazione che regola le leggi del mondo!

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Gli altri libri con protagonista langdon, cosi' si fa una classifica personale!
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elyprincess Opinione inserita da elyprincess    18 Giugno, 2013
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MI ASPETTAVO DI PIU'!!!

C'è qualcosa che non mi convince in questo libro... non riesco a capire se l'ho trovato prevedibile perchè ormai conosco bene lo stile di Brown o se in realtà non è poi così avvincente!
Man mano che andavo avanti a leggere aspettavo il momento in cui il libro esplodesse e diventasse davvero incisivo ma questo non è mai accaduto. I pochi colpi di scena sono un pò banali e devo ripeterlo... PREVEDIBILI!!!!!!!!! Le ambientazioni, le descrizioni, le digressioni sono molto piacevoli. La trama è brillante, la fantasia e le idee erano molto buone ma sembrano un pò buttate là.
DAN POTEVI FARE MOLTO DI PIU'!!!!!!

Comunque consiglio di leggerlo per la riflessione su un tema importante....

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Gli altri libri di Brown e chi ama i thriller avventurosi...
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aeglos Opinione inserita da aeglos    13 Giugno, 2013
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TANTO RUMORE PER NULLA

Dan Brown sicuramente, in questo libro, ha sfoderato tutta la sua sapienza sull'arte italiana, le sue descrizioni sono sempre al top e interessanti dal punto di vista artistico. Ho iniziato questo libro dicendomi "UAO! E' proprio incalzante, avventuroso e pieno di azione". Insomma, nella prima parte del libro ci si sente avvolti nella magia e nel mistero, non ci si ferma un attimo, ci si trova sempre a scappare e a nascondersi. Mille domande assalgono quindi la mente e i pensieri vagano oltre l'immaginario. Purtroppo, però, nella seconda parte del libro, a partire dal secondo viaggio di Langdom, la storia perde la sua magia, ogni alone di mistero viene già svelato e ho perso un pò quella voglia di leggerlo che avevo all'inizio. Chiaramente il libro l'ho finito, ma arrivata a questo punto, ho avuto una leggera delusione. C'è comunque da dire che lo stile di Brown è sempre piacevole e scorrevole, la storia, coi suoi corti capitoli, scivola via e le pagine si girano senza accorgersene. Forse sarà stata tutta questa pubblicità fatta al libro, sarà che mi è piaciuto molto di più IL SIMBOLO PERDUTO, ma torno a ripetere:sebbene l'ho letto volentieri e mi è piaciuto, mi è rimasto un pò di amaro in bocca.

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IL SIMBOLO PERDUTO e altri libri pieni di azione e mistero.
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ElNico Opinione inserita da ElNico    11 Giugno, 2013
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L'Inferno secondo Dan Brown

Robert Langdon ritorna in azione. In Italia. Con esiti altalenanti.
Il professore di simbologia si ritrova catapultato a Firenze, senza memoria e in una faccenda che può avere delle ripercussioni gravi non solo su di lui ma addirittura sull'intera umanità.
Firenze ovvero la città di Dante: parte la caccia al tesoro attraverso indizi più o meno nascosti che prendono spunto dalla Divina Commedia e in particolar modo, come suggerisce il titolo, dal libro dell’Inferno.

Ho letto il romanzo in pochi giorni, l'ho trovato piacevole e consiglio la lettura perché è interessante e non presenta momenti di stallo o di noia. Sicuramente un punto a favore del libro è la grande attenzione che Dan Brown rivolge alle opere di Firenze e non solo.
La descrizione delle architetture, i cenni storici sono notevoli e fanno sorgere spontaneamente la voglia di visitare quei luoghi. Anche l'argomento trattato risulta interessante e quanto mai attuale. Il tema della sovrappopolazione mostra l'intenzione dello scrittore americano non solo di discostarsi da opere concepite solo da una grande fantasia ma che risultino più vicine al lettore e alla realtà, qualcosa di cui si possa argomentare senza suscitare dibattiti in televisione o scomuniche dal Vaticano.
Tuttavia l'impianto è ormai troppo prevedibile. Langdon che risolve indovinelli apparentemente senza senso e che cerca di aiutare le maggiori organizzazioni mondiali è qualcosa di già letto, oltre che visto. Penso che non basti più una semplice caccia al tesoro per far catapultare le persone in libreria. Ci vorrebbero nuove idee, qualcosa che esuli dal solito intreccio banale e da un finale in parte noto sin dall’inizio.
Il romanzo si lascia comunque leggere facilmente grazie ad uno stile asciutto e veloce e ad una ripartizione dei capitoli azzeccata. Non troverete mai capitoli di decine di pagine ma al massimo di sei o sette.

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piero70 Opinione inserita da piero70    09 Giugno, 2013
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Maturo

E' maturato il ragazzo...
Quest'ultima "danbrownata" mi è piaciuta parecchio. Anche se devo dire mi ha lasciato con un certo tasso di angoscia addosso.
Se infatti nei volumi precedenti, il lavoro di fantasia dell'autore era evidente, qui, tutto quello che succede, pare il futuro dietro l'angolo.
Come avesse compiuto un suo personale percorso interiore e di maturazione, Dan Brown ci tratteggia uno scenario apocalittico che però, a differenza di quello che circola abitualmente in rete, pare abbastanza reale e fin troppo vicino.
Da buon affabulatore ci infila l'opera criptica per eccellenza, la Divina Commedia, a fare da sfondo, ma non troppo invasivo.
I capitoli brevi assicurano, come sempre, una lettura adrenalinica e senza pause, fino al tesissimo finale!
Se proprio devo trovare una pecca in questo libro, oltre al prezzo assurdo, è che le descrizioni delle città in cui si svolge l'azione sembrano tratte dalle guide Lonely Planet, un po' scontate e, tutto sommato, nulla di nuovo.
Un buon libro alla fine, insomma, senza pretese di forma.
Ve lo consiglio

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LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    06 Giugno, 2013
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Dove diavolo sarà finito l'orologio di Topolino?

Firenze, il prof esperto d'arte, Robert Langdon, si risveglia in un letto d'ospedale; non ricorda nulla, anzi convinto di essere ancora a casa , negli States, rimane basito quando, dando un'occhiata attraverso i vetri della finastra accanto al letto , scopre di essere nel capoluogo toscano che come esperto d'arte ha visitato molto spesso in passato. Il professore non fa in tempo a chiedersi cosa possa essergli capitato, che nella stanza entrano: la dottoressa Sienna Brooks, connazionale dal corpo statuario e un Q.I. di tutto rispetto, (come scoprirà da lì a poco lo smemorato di Harvard) e un collega italiano il dottor Marconi, lo sfigato di turno, perchè non farà in tempo a visitare il malato che una killer professionista,Vayentha, inviata da un'organizzazione segreta "Il Consortium", lo falcia con una scarica di proiettili destinati al sempre più smemorato prof. Langdon.Sienna che dimostrerà ,da adesso in poi,di aver riflessi più pronti del mitico Robert Langdon , mette temporaneamente in scatto l'assassina, afferra il moribondo e con lui fugge , mentre per poliziotti italiani e i servizi segreti americani comincia la ciaccia ai fuggitivi. Il Povero professore ha lancinanti fitte alla testa che spesso producono incubi e allucinazioni legate all'Inferno, la prima cantica del grande poeta italiano Dante Alighieri . E' infatti tra gli endecasillabi della magnifica opera buona parte della soluzione dell'intrigo. Ma prima di scoprire l'arcano, i due fuggitivi gireranno in lungo e in largo i più bei monumenti di Firenze (danneggiando anche alcune preziose tele!)
Il cattivo di turno è il miliardario Bertrand Zobrist, proprietario fra le altre cose, della maschera mortuaria di Dante ,all'interno della quale è celato uno dei tanti segreti da svelare, lo scienziato in sintesi , come accadde in modo del tutto casuale al tempo della peste nera nell'Europa del 1347, vuole risolvere il dramma della crescita esponenziale della popolazione mondiale diffondendo... un virus?
"Inferno" di Dan Brown è uno splendido esempio di quello che ,senza snobismo, un altro autore americano Michael Chabon, definisce letteratura d'intrattenimento. Nonostante le cinquecento pagine la narrazione è fluida e non stanca, anche la scelta dei capitoli brevissimi aiuta in questo.
La trama e i contenuti artistico scientifici, sono curati in modo quasi maniacale, potrete andare in giro per Firenze a visitare Palazzo Pitti, il Giardino di Boboli,Ponte Vecchio etc ,adoperando il romanzo a mo di Giuda del Touring senza incorrere in errori. Un romanzo d'azione destinato a scalare le classifiche che non tradirà le aspettative dei lettori del Codice Da Vinci.

"Grandissimo è certo il dono delle virtù, la quale non guardando a grandezza di roba, né a dominio di stati o nobiltà di sangue, il più delle volte cigne et abbraccia e sollieva da terra uno spirito povero:assai più che non fa un bene agiato di ricchezze".Questa considerazione scriveva alcuni secoli fa il celebre architetto Giorgio Vasari, spesso citato da Dan Brown nel romanzo, in un certo senso è quello che scoprirà Langdon : è la virtù a vincere il male,o no?


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Ginseng666 Opinione inserita da Ginseng666    29 Mag, 2013
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Inferno: la lotta tra il bene e il male...

A me è piaciuto: come stile lo trovo molto meno pesante dei libri che l'hanno preceduto.
Il protagonista, Robert Langnton, si risveglia malconcio in ospedale...qualcuno ha cercato di ucciderlo...
Lui è uno studioso di simbologia, un professore americano....ha perduto la memoria e inoltre si trova in Italia, a Firenze senza rammentarsi come ci è arrivato.
La dottoressa dell'ospedale, lo trarrà in salvo per l'ennesima volta, dopo che il killer ha tentato di nuovo di ucciderlo, ed entrambi si accorgeranno che lui si trova in possesso di un insolito oggetto, un contenitore che potrebbe avere all'interno un letale virus, ma che invece contiene inaspettatamente una piccola mappa, derivata dall'opera di Dante, "La divina Commedia".
E' la mappa dell'inferno dantesco...
Mentre nel mondo si scatena una terribile caccia all'uomo, per appropriarsi di questo "magico oggetto" il professore...si trova nella spinosa impossibilità...di salvarsi...a meno che non riesca a comprendere le ragioni della persecuzione omicida, da parte del suo governo...
Prima che il mondo sprofondi in un abisso di caos e di terrore, il professore dovrà decidere a chi consegnare il suo magico contenitore...
Affascinante e avvincente thriller, costituito da un linguaggio finalmente accessibile anche alle persone più semplici, può essere una piacevole lettura anche per coloro che come me non sono esperti di codici misteriosi.
Molto suggestive anche le descrizioni di Firenze...in complesso un ottimo libro.
Lo consiglio a tutti e nonostante le recensioni negative, si può dire che questo scrittore è notevolmente migliorato rispetto alle opere precedenti...sia stilisticamente che come contenuti.
Consigliato e promosso a pieni voti.
Saluti.
Ginseng666

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Gli altri libri di Dan Brown
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Salvi83 Opinione inserita da Salvi83    28 Mag, 2013
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Un grandissimo ossimoro...

Un grandissimo ossimoro, per l'appunto, è quello che si ottiene accostando i nomi di Dan Brown e di Dante nella stessa frase. L' aver letto gli altri romanzi aventi per protagonista Robert Langdon mi ha permesso d' avvertire in maniera tangibile la parabola discendente (con un apice comunque mai troppo elevato) dello scrittore statunitense. Se gli altri libri non brillavano certo per stile, quest'ultimo manca tantissimo anche di fantasia e innovazione, nello specifico il romanzo si sviluppa sempre attraverso la solita trama "prefabbricata" che ricorda tanto le opere precedenti: un "cattivo" che compare all'inizio della storia e insegue un suo fine (alquanto ambiguo) dettato da non si sa bene quali ideali superiori, colpi di scena che inevitabilmente arrivano e che costringono l'autore a destreggiarsi in spiegazioni stucchevoli (nonchè semplicistiche e a tratti addirittura imbarazzanti) per giustificare i comportamenti che alcuni personaggi avrebbero tenuto per gran parte del racconto, inseguimenti, enigmi neanche troppo riusciti che conducono un lettore ormai annoiato verso l'agognato finale.
L'unico merito, a mio avviso, di questo libro -e che giustifica il voto 2 alla voce "contenuto"- è dato dalle descrizioni appassionate e piacevoli, arricchite da aneddoti, delle opere d'arte di Firenze e Venezia, capaci di ridestare in me una sopita passione per l'arte, questa volta quella vera però!

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Dan Brown pochi altri, visto che la maggior parte degli autori contemporanei riesce a fare di meglio
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filecc Opinione inserita da filecc    28 Mag, 2013
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Sempre un Maestro

"I luoghi più caldi dell'Inferno sono riservati a coloro che in tempi di grande crisi morale si mantengono neutrali." Dante Alighieri


Il professor Robert Langdon si sveglia nell'ospedale di Torregalli a Firenze con una ferita alla testa e una seria amnesia che gli impedisce di ricordare i giorni precedenti; a complicare il tutto ci sono delle visioni indecifrabili. All'ospedale viene accudito dal dottor Marconi e dalla dottoressa Sienna Brooks, che gli spiega come la sera precedente sia arrivato all'ospedale in stato di semi-incoscienza; l'amnesia sarebbe dovuta ad uno sparo destinato a lui, ma che l'avrebbe colpito solo di striscio sulla testa. Improvvisamente irrompe Vayentha, una killer che ammazza il dottor Marconi e sembra intenzionata a uccidere anche Langdon, che si salva solo fuggendo precipitosamente grazie all'aiuto di Sienna (fonte Wikipedia). Da questo punto prendono vita una miriade di peripezie che solo Dan Brown è capace di rendere autentiche, bellissime e reali.

Lo sconvolgimento emotivo è la sensazione che Brown lascia ai suoi lettori ad ogni pagina. In Harry Potter, la Rowling cita in qualche pagina della saga alcuni libri maledetti che mangiano le teste dei propri lettori o ancora peggio, mentre altri più semplicemente obbligano le proprie vittime a leggere senza potere mai smettere. E' una situazione che potrebbe calzare benissimo ai libri di Brown. Inferno si rivela nuovamente un thriller mozzafiato, che si divora come una brochure teatrale, quando invece la mole di testo è ben più ampia. Il ritmo è, come sempre, incalzante. I capitoli brevi e concisi, racchiusi in poche pagine, aiutano a mantenere attiva la voglia di conoscere, di sapere, di scoprire cosa succede dopo. La traduzione del trio Lamberti, Raffo, Scarabelli è molto piacevole. La storia raccontata è di per sé molto originale, ma soprattutto all'interno del testo trovano posto, disseminate quasi innocentemente qui e là, una miriade di invettive contro i più disparati personaggi: l'OMS e la Chiesa Cattolica in primis. "Mirate la dottrina che s'asconde sotto 'l velame de li versi strani" esortava Dante nel IX canto dell'Inferno: idem bisogna fare con le parole dello statunitense Brown. Non per niente Avvenire gli dedica persino un articolo qui (a dire il vero, articolo molto scialbo e privo di qualsivoglia senso. Tra l'altro quasi sicuramente chi ha scritto l'articolo non ha neanche letto il romanzo, prima). Ma la Chiesa Cattolica, si sa, ha sempre qualcosa da ridere, perfino, se potesse, sulle modalità di riunione delle messe nere. In "Inferno" Brown affida ad un dialogo tra la dott.ssa Elizabeth e l'ing. Bertrand questo pensiero:

- "[...] di recente abbiamo speso milioni di dollari per inviare in Africa medici a distribuire profilattici gratis e a educare la popolazione al controllo delle nascite"
-"Ah, certo! [...] e dopo di voi un esercito ancora più numeroso di cattolici si è precipitato ad ammonire gli africani che se avessero usato i profilattici sarebbero finiti all'inferno. Adesso l'Africa ha una nuova emergenza ambientale... discariche che straripano di preservativi inutilizzati."

Quanta verità nascosta in questi versi. Al netto dell'avventura, del thriller, del mistero e del simbolismo, Inferno affronta un tema serissimo che troppo spesso cerchiamo di ignorare: il controllo demografico. Studi stimano che nel 2050 il modo arriverà a 8900 milioni di individui, ovvero quasi 9 MILIARDI, mentre le 2150 sfiorerà i 10 miliardi di individui. La domanda sorge spontanea: da dove arriveranno tutte le risorse e le energie per nutrire questa mole impressionante di corpi? In questo quadro apocalittico, La Chiesa Cattolica si ostina ancora a difendere principi religiosi a discapito di reali esigenze: controllo delle nascite, contraccezione, miglioramento delle condizioni di vita.
"I luoghi più caldi dell'Inferno sono riservati a coloro che in tempi di grande crisi morale si mantengono neutrali." Che la Chiesa Cattolica abbia già trovato il suo posto nell'aldilà?

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McLennon Opinione inserita da McLennon    23 Mag, 2013
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"Il fine giustifica i mezzi"

Leggendo questo romanzo, non ho potuto che respirare un senso di fierezza e di orgoglio nell'essere cittadino di un Paese come il nostro, che vanta opere artistiche e architettoniche aventi un valore inestimabile, da sempre fonti di ispirazione per opere letterarie e cinematografiche da parte di artisti di tutto il mondo: per una buona parte di questo romanzo, a fare da protagonista, oltre ovviamente all'ormai celeberrimo Robert Langdom e alla sua compagna femminile di turno, Sienna Brooks, sarà proprio l'Italia con la sua arte, la sua architettura e la sua storia.

E' chiaro, come da sempre del resto, che sfruttare il Bel Paese come sfondo per una storia offre innumerevoli spunti e infinite possibilità di creare atmosfere di ogni tipo: ciò suscita ogni volta notevole fascino e ammirazione da parte di chi si immerge in tali paesaggi e tali suggestive narrazioni.
L'autore, del resto, non è nuovo a sfruttare l'arte e la storia Italiana per la creazione dei suoi romanzi - vedasi il più famoso "Il Codice Da Vinci" ed il suo seguito "Angeli e Demoni" dove, ancora una volta a farla da padrone è una forte componente tricolore; qui, secondo me però, rispetto ad essi, è più marcato il desiderio di dare importanza alla storicità ed al senso dello scenario rispetto allo svolgere della trama.
In ogni caso considero questo un piacevole omaggio all'Arte ed alla Storia Italiana seppure romanzata e in un contesto di pura finzione.

La trama non è originalissima, come del resto già evidenziato da chi mi ha preceduto, anche se devo ammettere che nel mio caso la lettura è rimasta sempre piacevole e incalzante nel susseguirsi degli eventi descritti: uno psicopatico che minaccia di distruggere il mondo e il nostro eroe pronto a risolvere ogni tipo di enigma pur di salvarlo.

Ho trovato alcuni aneddoti ed alcune descrizioni inerenti le varie Chiese, i vari monumenti e luoghi protagonisti delle vicende veramente interessanti e allo stesso tempo credo che possano, seppur nella loro limitatezza, offrire delle piccole nozioni di storia dell'arte: in certi casi sembra di immaginarsi l'autore, in quel preciso luogo, inteno a scattare foto e a documentarsi per poter poi mettere nero su bianco la stesura del proprio romanzo.
A me è piaciuto tenere a fianco del libro il mio ipad per poter visualizzare, di volta in volta, i luoghi descritti in modo tale da percepirne la reale entità.

Alcuni enigmi mi sono sembrati piuttosto banali, mentre altri colpi di scena e risvolti improvvisi mi sono parsi azzeccati e di impatto (ovviamente non sto a dire quali).

Lo stile dell'autore l'ho trovato fluente, scorrevole e appassionante: nei primi 3/4 dell'opera direi avvincente.Verso il finale il ritmo tende e scemare e a sfociare nel banale calando leggermente di intensità: tutto sommato, però reputo il romanzo una buona lettura anche se di stampo assai commerciale, scritto in maniera semplice, un po' per tutti i palati.

Ps: la cosa vergognosa che mi sento di dire è che 25 euro per un libro sono una cosa indegna.
Come già detto da qualcuno la copertina l'ho trovata particolarmente di effetto e piacevole.

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hamlet Opinione inserita da hamlet    22 Mag, 2013
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Peccato

Questa volta non ci siamo proprio. Se avevate apprezzato la fantasia ed il genere innovativo di Dan Brown ne "Il Codice da Vinci", rimarrete delusi, sia dallo stile narrativo veramente pessimo che da una racconto che fa acqua da tutte le parti.
Non mi dilungherò raccontandovi la trama, sia perché la potete trovare comodamente qua sopra, sia perché non è degna di nota.
Ciò che maggiormente ho apprezzato del romanzo è stata l'ambientazione a Firenze, dovuta soprattutto alla collocazione delle opere di molti personaggi storici che l'autore intreccia nella fantasia della trama, dove Brown ci accompagna in una visita guidata, con descrizioni abbastanza dettagliate, delle principali chiese e musei. Come non poter apprezzare l'inserimento di Dante nella trama, con addirittura alcune rielaborazioni dei suoi versi, peccato però che l'autore non è stato in grado di sfruttare l'enorme opportunità che aveva tra le mani. Spero che almeno sia un pretesto per avvicinarsi alla lettura della “Divina Commedia”.
Per il resto i personaggi principali sono piuttosto banali, mentre i secondari servono solamente per unire i passaggi di scena. Tutto questo lo si può già constatare nei primi capitoli, dove Sienna ha appena assistito alla morte del suo amico/collega, dopo qualche minuto si concede spensieratamente commenti banali sull'aspetto attraente di Robert Langdon. Tralasciando i difetti di Sienna, Brown non si dimentica di elencarne i pregi, un enorme quoziente intellettivo, una ragazzina prodigio che sfugge agli agenti dell'investigativa, ma quando viene posta di fronte a dei banali indizi non riesce a costruire nessuna analogia tra di essi, nonostante un lettore con un QI medio ci riesca molti capitoli prima.
Ovviamente non potevano mancare le teorie catastrofiche e lo scienziato pazzo che vuole cercare di uccidere 3 milioni di persone, ma non aveva ancora calcolato che Robert Langdon lo avrebbe “scoperto”.
Parlando del libro, non è possibile non ricordare tutti i personaggi storici e le teorie realistiche che l'autore rielabora per allungare la trama e rivolgersi a quella fascia di lettori che si emoziona al parlare di misteri, sette segrete e virus letali.
Le descrizioni dei principali luoghi turistici italiani si alternano alle scene d'azione per tutta la durata del romanzo, nel senso che durante una fuga Brown inserisce le sue spiegazioni romanzate di ciò che il protagonista trova lungo il cammino.
Per concludere consiglierei la lettura a chi si vuole annoiare e possiede dei soldi da sprecare. Forse per acquistare il libro conviene fare una vera visita a Firenze, per apprendere molte più conoscenze perlomeno verificate.
P.S.
Se la bellezza delle copertine fosse direttamente proporzionale alla qualità dei libri...

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apprendista Opinione inserita da apprendista    22 Mag, 2013
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Povero Dante!

Che noia, stavolta Dan Brown per me ha toppato. Un passetto indietro: non sono fra i sostenitori a prescindere di questo autore, né fra i suoi detrattori più polemici; semplicemente ho trovato molto gradevoli sia Angeli e Demoni che il Codice da Vinci in quanto mi sono sembrati due thriller originali, ben congegnati ed accattivanti.

Molto diversa la storia di questo Inferno, dove mi sono trovato di fronte a un mattoncino dall’intreccio fragile, infarcito di nozionismo fuori posto, a tratti monotono. Sulla trama non mi dilungo: a parte l’avvio effettivamente avvincente, alla fine la solfa è suppergiù la stessa, un po’ meno “strutturata” e coinvolgente che in altre prove dello stesso autore.

Non voglio dire che sia illeggibile; se proprio siete fan di questo autore non perdetelo, magari comprandolo a buon prezzo come e-book…

Nota finale: ho trovato molto lusinghiero in quanto italiano che ancora una volta Dan Brown abbia colto l’occasione per pubblicizzare (ed arricchirsi con) i tesori artistici disseminati nella nostra Penisola. In effetti Dan Brown ha ben chiaro come l’Italia disponga un patrimonio d’arte talmente ricco da far invidia al mondo intero. Se solo fossimo in grado anche noi di valorizzarlo così bene.… Saluti a tutti!

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