In fondo alla palude In fondo alla palude

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    15 Agosto, 2022
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Non scontato e sempre attuale

«Un'altra cosa diversa, a quei tempi, era che imparavi a conoscere cose come la morte quand'eri ancora molto giovane. Non c'era niente da fare. Si cresceva ammazzando galline e maiali, cacciando e pescando; perciò, te la trovavi sempre davanti agli occhi, come in questo caso [*]. E penso che noi avevamo più rispetto verso la vita di quanto molta gente dimostri di averne oggi, e non potevamo tollerare le sofferenze inutili.»

Nonostante siano trascorsi vent’anni dalla sua prima pubblicazione in Italia e ventidue da quella statunitense, “In fondo alla palude” di Joe Lansdale sa dimostrarsi e confermarsi un thriller attuale e dai connotati duri, crudi, crudeli e spietati. Non deve dunque stupire se nello scorrere delle pagine dell’opera è per il lettore sempre più presente quel connotato di attualità che fa riemergere e riflettere su temi quali discriminazione, razzismo, pregiudizi tanto da restare altrettanto basiti al pensiero che le vicende narrate sono radicate in quello che è un arco temporale a noi distante ormai quasi un secolo. Lansdale, infatti, ci riporta alla Grande Depressione, uno dei periodi più bui e complessi della storia americana. Qui a far da padrone sono l’arretratezza socio-culturale ma anche le difficoltà economiche, le difficoltà dei raccolti, delle tempeste, dei crimini compiuti dal Ku Klux Klan. Ed è da queste brevi premesse che ci spostiamo a Marvel Creek, Texas. Qui vivono Harry e Tom, fratello e sorella che, come ogni sera, si addentrano nel bosco con Toby, il cagnolino. Tuttavia, quando meno se lo aspettano, quella notte succederà qualcosa che cambierà per sempre le sorti dei due volti. I due si imbattono in un cadavere martoriato nella raduna di spine. Sono spaventati, scappano, fuggono, tornano a casa e nel loro fuggire scorgono un’ombra, un Uomo-Capra, terrificante quanto famigerato e noto. Ma chi è l’Uomo-Capra? Chi si nasconde dietro al suo volto? Chi si nasconde dietro al serial killer della palude che si accanisce sempre più con le donne della città infierendo loro e violandone i corpi?
Iniziano così le indagini condotte dal padre di Harry e Tom, Jacob. Barbiere ma anche agente di polizia locale della cittadina, sarà lui a scoprire, appunto, che il corpo in cui si sono imbattuti i giovani non è l’unico. Ognuno presenta un denominatore comune al momento del ritrovamento dato da un pezzo di carta accartocciata rinvenuto su ogni cadavere.
Non sarà semplice indagare e venire a capo della matassa. Siamo in una realtà retrograda, rurale. Le tradizioni sono arcaiche, tutti bene o male si conoscono nel paese. In più, ad aggravare la cosa, il fatto che alcune vittime siano di colore. Perché prendersi la briga di scoprire chi è l’assassino di una donna di colore e pure prostituta? A chi importa di una donna di colore e prostituta, sono le reiette della società, l’assassino potrebbe quasi aver fatto un piacere alla comunità, sembra passare come pensiero.
Attraverso gli occhi di Harry il lettore arriverà a toccare di infamie e bassezze dell’animo umano senza eguali.

«Il tempo lavora così. Specialmente quando si è giovani. Può sistemare un sacco di cose, e ciò che non si aggiusta lo si dimentica, o almeno lo si nasconde, e salta fuori solo in certe occasioni. Ed è quello che mi è successo ogni tanto, poco prima di essere rapito dal sonno.»

Non è un giallo/thriller qualunque “In fondo alla palude”, vincitore altresì dell’Edgar Award nel 2001. Razzismo, rispetto, tolleranza, misoginia e tanto tanto altro ancora sono i temi che vengono trattati in questo scritto cruente quanto spietato che nulla risparmia. Un romanzo di formazione che parte da un Harry anziano che torna indietro nel tempo e poi si sposta sino a ricostruire vicissitudini che poi riportano a interrogarsi e a interrogare. Ecco perché questo è uno scritto che oltre che ad avvincere dovrebbe essere letto dai più giovani, perché nella sua verità feroce riporta a dogmi di tolleranza e rispetto che spesso e senza remore vengono dimenticati o dati per scontati o, peggio ancora, riconosciuti solo ad alcuni ma non egualmente a tutti.

«Solo la nostra memoria fa si che certa gente sia esistita. Che siano stati importanti o no.»

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Donnie*Darko Opinione inserita da Donnie*Darko    24 Ottobre, 2014
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Serial killer e razzismo

Ricordi infantili si affastellano nella mente di Harry, ormai anziano, il quale tramite lucide riminiscenze torna bimbo ad osservare il mondo con gli occhi dell'innocenza.
La sorellina Tom, il loro cane sofferente, un bosco tenebroso all'interno del quale l'orrenda scoperta di una donna seviziata. Si pensa subito al fantomatico Uomo-Capra, un essere che si vocifera bazzichi per l'intricata vegetazione alle porte di quel villaggio in cui la giustizia è amministrata dal padre dei fratellini, non certo uno sceriffo, più un tuttofare al servizio della comunità.
Ecco il Lansdale evocativo, perfetto nell'immaginare una realtà rurale nel Texas della Grande depressione; all'interno di questo mondo apparentemente semplice si cresce divisi in fazioni manichee, quella più moralmente inattaccabile e quella oscura rappresentata dalle feroci gesta del Ku Klux Klan. L'autore riferisce di una piaga ancora attuale immortalando mirabilmente l'arcinota paura del "diverso"; Harry e Tom sono al centro di questi attriti sociali in cui il coraggio, il senso del dovere e la conoscenza del mondo adulto sono basilari per una crescita nel loro caso velocizzata dagli avvenimenti di cui saranno partecipi.
Lo scenario di morte e superstizione avvolge il piccolo mondo in cui l'assurdità del comportamento umano si fonde con la consapevolezza della presenza del male, sempre in agguato e pronto a colpire i più indifesi.
La prosa è tanto semplice quanto spettacolare: diretta, incisiva, nostalgica, aggressiva, perfetta nel dare giusta coerenza agli avvenimenti e a tutti i personaggi. Siamo lontani dal cinismo e dall'umorismo colorito della saga di Hap e Leonard.
Lansdale scrive un giallo senza realmente seguirne le regole. Non importa chi sia il colpevole (l'assassino non è difficile da individuare) bensì sono le emozioni del giovane protagonista a riempire le pagine di un flusso disconnesso e dirompente di emozioni, capace di generare una forza tellurica irresistibile.
Le analogie col capolavoro "Il buio oltre la siepe" sono indiscutibili, anche se Lansdale se ne distacca facendosi bambino, accettando il male come impossibile da comprendere nelle sue innumerevoli incarnazioni e per questo motivo da contrastare senza esitazioni.

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Fonta Opinione inserita da Fonta    30 Giugno, 2014
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La profondità della palude

Texas orientale, anni '30. La depressione imperversa su tutto il nuovo continente.

Le calamità naturali sono un rischio che fa paura, la fame e le malattie imperversano, l'uomo sembra ritornato indietro nei secoli, dove gli animali selvatici sono un rischio concreto per l'incolumità.

Ma l'uomo ha le armi. Ma l'uomo ha l'intelletto. Ma l'uomo usa queste peculiarità non per difendersi ma, spesso per offendere, per "trovare un colpevole", per disegnare scenari ed odio inutili e sfogare così le proprie frustrazioni.

Su questa premessa storica e sociologica inizia la storia del giovane Harry e della sua sorellina Tom.
I due trovano un cadavere di una donna di colore nel bosco, irriconoscibile e martoriato che, li segnerà nel profondo.

Il padre dei due bambini, Jacob, è il factotum della cittadina, da barbiere a tenutario dell'ordine cittadino.

La voce di una creatura orripilante e cattiva come l'Uomo Capra, imperversa e gli fa eco un secondo cadavere, sempre di una donna di colore ritrovato nella palude.
Jacob non crede nei miti ma, è sicuro si tratti di un killer seriale, magari qualcuno di quel Klan che tanto odia le persone di colore.
Ma la gente ha paura, e dopo l'ennesimo omicidio serve qualcuno da incolpare...

Un libro che mi ha catturato e rapito. Semplice da leggere ma, profondo nei contenuti. Le paure dell'uomo e le fobie della psiche umana descritte in maniera chiara e mai banale. Un romanzo bello, con dei valori nascosti e palesati molto elevati e deliziosamente presentati al lettore dalla penna dello scrittore.

Difficile definire questo libro: un thriller? Un romanzo storico? Un romanzo sulle diversità culturali e razziali? Ci sta tutto, non ci sta nulla...forse è inutile e riduttivo definirlo, forse è solo un bellissimo libro che a mio parere deve essere letto! Per tutti i gusti.

Buona lettura

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Giovannino Opinione inserita da Giovannino    28 Aprile, 2014
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L'oscuro Uomo-capra.

Sulla scia di Lansdale continuo con un altro grande thriller, sempre ovviamente dello scrittore texano, stavolta però ho voluto cambiare un po', così, visto che era in offerta ho preso "In fondo alla palude" tradendo per una volta Hap e Leonard. Ed ho fatto bene. Infatti il romanzo si è rivelato essere un gran bel noir, Ammaniti lo ha definito il più bel noir degli ultimi vent'anni, io non sono bravo a fare questi confronti e non sono Ammaniti, ma senza dubbio è un libro da non perdere. La storia ci viene narrata da un bambino al presente (anche se poi scopriremo che è ormai vecchio quando ci racconta tutto) ed è ambientata all'inizio degli anni 30 nel solito ed immancabile (per Lansdale) Texas. Come al solito non manca il serial killer che in questo caso è interpretato da un oscuro e diabolico personaggio, che la leggenda popolare vuole sia mezzo uomo e mezza capra, l'Uomo-capra appunto. Le vittime vengono ritrovate tutte nel bosco che circonda il villaggio e sono quasi tutte donne di colore, proprio per questo gli omicidi vengono sottovalutati, la comunità infatti era quasi tutta appartenente al Klan (leggi Klu Klux...). L'unico ad investigare è il poliziotto del villaggio, padre del nostro protagonista, che lo aiuta nelle indagini. Nel corso della storia verranno fuori personaggi ancora più oscuri e crudeli del presunto serial killer, e l'ombra del razzismo imperverserà sempre più sul piccolo villaggio. Il finale è a sorpresa, anche se devo dire che io (purtroppo) l'ho intuito subito e questo mi ha rovinato un po' il libro (ahimè). A parte questo, il libro è veramente scorrevole e intrigante, pieno di colpi di scena e di sorprese. Ve lo consiglio anche se non conoscete Lansdale e volete iniziare a leggere questo fenomenale scrittore.

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marlon Opinione inserita da marlon    05 Mag, 2013
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ottimo mix

Ho letto questo libro grazie ai giudizi positivi di varie recensioni e mi sono fidato... Ambientato nelle paludi del Texas ( una novità anche questa per me, immaginavo il classico Texas desertico invece ... ) negli anni 30 dove il razzismo è la normalità. La storia interamente raccontata da un bambino ( cosa che ho apprezzato) narra di una serie di delitti in un paesino povero e malmesso.... La descrizione dei personaggi, dei luoghi e del periodo mi hanno fatto viaggiare in un mondo duro e semplice al tempo stesso. In un tempo dove la gente si accontentava di poco la comunità dovrà vedersela con qualcosa di nuovo e oscuro ( un serial killer). Ma il male regna anche nella stupidità e ignoranza degli uomini che torturano e uccidono persone solo per il colore della pelle ! Naturalmente c'è anche la positività del legame indistruttibile della famiglia e dell'amore che smuove le montagne !!! Assolutamente da leggere!

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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    04 Giugno, 2012
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un mix di generi ben riuscito

a metà tra il romanzo di formazione, il noir e il thriller, questo libro di Lansdale (il primo che leggo di questo autore) è riuscito a colpirmi positivamente. Ambientato nel Texas degli anni 30, durante la depressione, dove ingiustizie e soprusi erano all'ordine del giorno, affronta tematiche molto spinose come il razzismo e le perversioni sessuali dei serial killer, e il tutto descritto dagli occhi di un bambino, che è costretto in un solo anno a crescere molto rapidamente e a venire a conoscenza di un'infinità di cose che prima non sospettava esistessero. La scrittura è scorrevole e delicata nonostante la durezza di certe scene. Il patos cattura il lettore e rimane alto per tutta la seconda metà del libro. Io infatti le ultime 150 pagine le ho letteralmente divorate nel giro di poche ore, non riuscivo più a staccarmi finché non sapevo come andava a finire. Devo dire di essere rimasta soddisfatta anche del finale, anche se dopo il finale della vicenda c'è un ulteriore epilogo che ho trovato eccessivamente triste e strappalacrime. Questa è stata l'unica cosa che non ho apprezzato.

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dcql84 Opinione inserita da dcql84    22 Gennaio, 2011
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In fondo alla palude

Non so se come afferma Ammaniti sia il miglior thriller degli ultimi 20 anni, e sinceramente apprezzo più il Lansdale "meno impegnato", quello della serie Hap e Leonard, tanto per fare un esempio; tuttavia, gusti personali a parte, "In fondo alla palude" merita davvero. Pur avendo una struttura ed una trama molto semplice, il romanzo non cade mai nella banalità e nella scontatezza, anzi, è proprio la semplicità ingrediente fondamentale con cui l'autore riesce a descrivere l'America degli anni 30, tra depressione e klu klux klan, rendendo il romanzo unico.

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gracy Opinione inserita da gracy    17 Novembre, 2010
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...c'è un capro espiatorio: l'Uomo - Capra...

Lettura ipnotica come Lansdale sa creare. Il linguaggio è pacato, sciolto e in linea con i personaggi, narrato in prima persona da Harry, un ragazzo bianco di dodici anni, un pò come ha fatto Ammaniti nel suo "Io non ho paura", di forte impatto la sensazione che si avverte leggendo i dialoghi tra Harry & Jacob, paragonabili a quelli tra Scout & Atticus de "Il buio oltre la siepe". Il tema è il razzismo, come ormai Lansdale ci ha abituato, un conflitto che viene "eviscerato" sempre con un stile che ormai appartiene solo a lui. L'ambiente è il Texas, quello della legge dei bianchi, delle zone paludose e dei bayou del fiume Sabine degli anni della Depressione ricco di pesci mocassino, ci sono le donne che indossano vestiti ricavati dai sacchi di patate, tutti tengono in casa un fucile oppure una pistola, c'è il "Klan", c'è il grottesco Pharaoh senza gambe che si sposta su un carrettino trainato da un maiale, c'è la paura del mostro che si aggira nei boschi "l'Uomo-Capra" il presumibile assassino. Manca il classico houmor e l'horror spietato ma c'è tanto contenuto sociale articolato magistralmente in maniera semplice e crudele.

Il mondo era tornato normale come sempre, anche se ai miei occhi non sarebbe più stato limpido e pulito come prima e qualunque cosa avessi fatto non l’ avrebbe più riportato indietro.

Non sarei stato sorpreso di scoprire all’improvviso che si può raggiungere la luna arrampicandosi fin sulla cima dell’albero più alto e che con un paio di buone forbici si poteva tagliarla in due.


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andrea70 Opinione inserita da andrea70    01 Marzo, 2010
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Bel libro, ben scritto

Lansdale si muove con maestria nell'ambientazione (America anni trenta) e nei temi (razzismo) che gli sono cari.
Un uomo ormai molto anziano , Henry, racconta la sua avventurosa adolescenza attraverso la vita di tutti i giorni della sua famiglia.
Un giorno lui e la sorellina , perdendosi nei i boschi, si imbattono casualmente nel cadavere di una donna brutalmente seviziata e da li parte un thriller molto fuori dagli schemi.
La ricerca dell'assassino sembra interessare solo il padre di Henry, il locale tutore della legge , una legge che ancora è diversa per i bianchi e per i neri.
Altre donne muoiono e un povero vecchio di colore viene linciato ed impiccato, condannato dal razzismo e dal pregiudizio più che dalle prove.
Tutto sembra placarsi fino a che un'altra donna viene trovata uccisa e diventa chiaro che l'assassino è ancora libero.
Finale ben orchestrato con il serial killer che....(non aggiungo altro o vi rovino la lettura).
La difficile vita ai confini di una piccola cittadina del Texas, il razzismo e i suoi pregiudizi , Lansdale ci mette una scrittura scorrevole con descrizioni dei luoghi e dei personaggi accurate ed appassionate.
Non c'è il solito umorismo colorito dell'autore ma te ne accorgi solo alla fine e , visti gli argomenti trattati , e il narratore ultranovantenne, è giusto così.
L'ho finito in 2 giorni e questo da un'idea di quanto sia stata una lettura piacevole e coinvolgente.

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Opinione inserita da marco70    05 Febbraio, 2010

Quasi una fotocopia

In fondo alla palude è quasi il romanzo fotocopia de "la sottile linea scura". Il narratore è in entrambi i casi un adolescente che scopre improvvisamente la vita con le sue sorprese e le sue brutture, la sua famiglia è descritta con il solito acume psicologico (solo il padre jacob appare più fragile rispetto all'altro romanzo), la vita dell'anonima cittadina del texas orientale è analizzata con una maestria tale che sembra anche al lettore di camminare assieme a Herry e alla sorella Tom nei loro pericolosi vagabondaggi. L'Ambientazione è forse ancora più accurata rispetto alla sottile linea scura (forse solo nei migliori romanzi di Simenon si nota la stessa abilità nel descrivere i luoghi e il carattere dei protagonisti ), l'unico aspetto che forse è assente , contrariamente ad altri romanzi,è l' umorismo tipico di Lansdale .Anche questa però non è una scelta casuale : un narratore novantenne ricoverato in un ospizio non può avere la stessa verve che aveva Harry adolescente. Continuo a non ritenere necessario e utile il capitolo finale (già presente nella sottile linea scura) in cui si riepiloga un pò frettolosamente la vita futura dei protagonisti.

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kabubi81 Opinione inserita da kabubi81    15 Ottobre, 2008
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Due vivaci bambini scoprono il cadavere di una donna in una palude e innescano una girandola di eventi che cambierà la loro vita e quella della loro famiglia... Ambientato nel Texas durante la Grande Depressione, questo romanzo di Lansdale non solo sottolinea l'amore dell' autore per la sua terra natale, descrivendola con cura sia dal punto di vista territoriale che sociale,ponendo l'accento sul radicato razzismo del tempo, ma regala una storia avvincente, fatta di credenze popolari, personaggi ben descritti e stile scorrevole.

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