Il superstite Il superstite

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cuspide84 Opinione inserita da cuspide84    07 Marzo, 2016
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TORNIAMO A CASA

Ma se quella notte fredda e nevosa se ne fosse rimasto a casa a leggere e a fantasticare sul suo regalo di Natale, invece che decidere di mettere in pratica quanto letto circa il fenomeno delle voci registrate? Forse ora la sua vita sarebbe diversa, più felice, più leggera, priva di sensi di colpa e di forti sentimenti di responsabilità verso il prossimo; chissà...

Jan si pone spesso questa domanda.

Un giorno, due eventi, conseguenze per lui tragiche.

La morte della vicina di casa, il rapimento del suo fratellino, la morte del padre: una vita che non è, e che non sarà mai, più la stessa.

Ma quando Jan ritorna dove tutto ebbe inizio sembra quasi che con lui sia tornato alla ribalta anche il male: la morte lo circonda e inizia a colpire persone a lui vicine, persone in un modo o nell'altro collegate al suo passato, persone che, volente o nolente, lo costringono a riaprire quel libro, a rileggere le pagine di un'infanzia tragica, a dare delle risposte a domande ancora sospese a mezz'aria.

E così Jan, psichiatra nella stessa clinica dove lavorava suo padre quando lui era bambino, tornerà ad affrontare i suoi peggiori incubi e darà finalmente una risposta ai suoi numerosi punti interrogativi, perchè come ogni incubo che si rispetti anche il suo ha una fine, inaspettata, crudele e liberatoria allo stesso tempo.

Dopo La psichiatria Wulf Dorn firma un altro psichothriller dal ritmo serrato, un mix di presente e passato, di immagini e di dialoghi che portano il lettore nella psiche del protagonista, per vivere insieme a lui il suo dramma fino alla conquista dell'amara verità.

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Vita93 Opinione inserita da Vita93    21 Agosto, 2015
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Staccarsi dal passato

Dopo il successo commerciale de “La psichiatra”, opera prima dello scrittore Wulf Dorn, l’autore tedesco è tornato nel 2011 con questo secondo romanzo che lo ha confermato tra gli autori di thriller psicologici più venduti del momento.

Il protagonista è Jan Forstner, psichiatra divorziato trentacinquenne che lotta con i fantasmi di un’infanzia difficile in cui ha perso, a poca distanza l’uno dall’altro, il padre Bernard ed il fratello Sven.
Dopo alcuni problemi professionali Jan torna nel paese natale, luogo dove sono avvenute la due tragedie, per accettare un lavoro presso una clinica psichiatrica offertogli da Raimund Fleischer, un vecchio collega del padre.
Ma alcune misteriose morti, che hanno come comune denominatore la clinica, riportano presto Jan ad affrontare i demoni di un passato che non vuole saperne di essere dimenticato.

Anche in questo secondo romanzo Dorn colloca la vicenda in una clinica psichiatrica, luogo che evidentemente lo scrittore conosce bene data la sua precedente esperienza di logopedista alle prese con pazienti affetti da problemi di natura mentale.
L’ambientazione scelta, unita al clima freddo e rigido tipico delle stagioni invernali nelle province interne tedesche, conferisce alla storia la corretta dose di mistero e tensione.

Rimane però, come nel caso de “La psichiatra”, la sensazione che manchi qualcosa per far sì che il romanzo si elevi davvero dalla media del genere.
Nonostante questa considerazione soggettiva, Wulf Dorn si conferma come un buon autore di thriller psicologici. Romanzi di evasione, idonei a cambiare registro tra una lettura impegnata e l’altra.

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    08 Ottobre, 2014
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Frammenti e rinascita.

Là. Era proprio là. Davanti ai miei occhi, in offerta mescolato tra le varie altre opere su quello scaffale della libreria. Non ho resistito.
La storia di per sé ruota intorno alla scomparsa del giovane Sven all’età di 6 anni. Questa è la molla di partenza del romanzo ma anche il motore che ne alimenta la narrazione. Jan è distrutto, il peso della colpa e del rimorso da cui è attanagliato da ormai 23 anni sono una costante a cui non riuscirà mai ad abituarsi e da cui non riuscirà mai a liberarsi tanto che perfino il suo lavoro inizia a risentirne, proprio quella professione che ha intrapreso per aiutare sua madre, per comprendere per quale ragione non è riuscito a svelare quei “perché” che hanno spinto il colpevole ha rapire suo fratello.
Poi la svolta. Un nuovo inaspettato colloquio. Un amico del padre, una chance da non sprecare. Jan rindossa i suoi panni di psichiatra ed inizia a ricomporre i pezzi della sua vita. Le sue paure non lo abbandonano mai, nemmeno per un secondo, ma sa che dopo la separazione della moglie e quel che ha rischiato di perdere non può più permettersi una “mossa falsa”.
I giorni scorrono inquieti e caratterizzati da una serie di violenze, incidenti e misteriose morti. A tratti anche troppi, questo è forse l’elemento su cui Dorn ha calcato un po’ troppo la mano rischiando di “suggerire” al lettore chi fosse l’artefice di tutti i mali che affliggono la cittadina di Waldklinik prima del tempo. La narrazione è interessante; la voce narrante che si intervalla tra Jan e il psicopatico omicida offre al lettore più di una prospettiva creando in lui una dimensione di suspence tale da spingerlo a giungere al finale dell’opera. I personaggi sono delineati nelle loro linee principali, non si sa nulla più del necessario che sia indispensabile sapere. Non eccelsi ma buoni la sintassi e i dialoghi (cosa che può derivare anche dalla traduzione). Intrigante, una buona prova seppur “troppo impersonale”. Freddo. Tanto è ottima la narrazione psicologica che da magnete attira il lettore quanto è poco curato il rapporto umano dei singoli.

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Francesca2213 Opinione inserita da Francesca2213    01 Settembre, 2014
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La vita è un campo di battaglia

Io amo,amo follemente Wulf Dorn e forse con questa frase ho detto tutto!
Io lessi prima di questo "Follia Profonda"che vede lo stesso protagonista,ma è il secondo libro infatti li ho invertiti e mi sono ritrovata a chiedermi diverse cose quando lo lessi,con questo ho trovato tantissime risposte.
Penso che conterrà spoiler,ma non significativi
Troviamo un giovane Jan alla ricerca continua della verità sul suo passato,su quel male che ha praticamente ucciso la sua famiglia. Una notte di inverno fra freddo e neve un piccolo Jan dodicenne,vede morire la figlia del suo vicino di casa. Convinto che i libri siano fonte di verità,legge che con un registratore e tornando nel luogo del delitto si possa registrare la voce del defunto. Allora decide di provarci prende cappotto e guanti e attraversando la strada si trova in quel parco,quel parco maledetto. Arrivato al punto in cui si mette ad aspettare sente che qualcuno lo segue e a quel punto vede il piccolo Sven fratello di 7 anni di Jan,si arrabbia,ma alla fine lo tiene con se.Lo mette seduto sulla panchina e il tempo di fare pipì Sven scompare. Inizia così la folle corse al ritrovamento del fratello. Vivo o morto? Chi lo ha rapito? Il padre parte dopo una chiamata improvvisa,ma un tragico incidente fa si che quella fuga segni la sua morte. Morto Sven,morto il padre,la madre cade in profonda depressione e lui viene mandato in collegio. Ricomincia una vita,diventa psichiatra come suo padre,ma l'ombra del dubbio non lo abbandona fino a questo punto il punto in cui ci svelerà tutto,sapremo cosa è successo a Sven e soprattutto chi è stato!
Un thriller incalzante,che ti tiene incollato al libro,rigo dopo rigo,pagina dopo pagina. Colpi di scena a non finire e molte morti. Tanti personaggi,io per ricordarli ogni volta che li incontravo li scrivevo in prima pagina e scrivevo il ruolo.
Un altro capolavoro di questo splendido autore!!

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Opinione inserita da TaliaFederer    21 Agosto, 2014

"GHE-OO-EE!"

I demoni delle persone diventano reali nel secondo romanzo di Wulf Durn, uno psico thriller di livello in cui niente è come sembra. Uno psichiatra tormentato, una serie di macabri suicidi e un mistero ancora da svelare, queste le premesse de "Il superstite". E poi c'e il silenzio, quel silenzio greve e sospeso, lo stesso silenzio che il protagonista Jan Forstner non riesce ad ascoltare senza provare una profonda e radicata angoscia.
Rispetto a quanto avviene ne "La psichiatra", "Il superstite" è più incentrato sulla Waldklinik, l'ambientazione si fa più cupa, la trama - se possibile - ancora più intricata, fino alla sconvolgente e imprevedibile resa dei conti finale.
"Beato chi può conoscere la causa delle cose" recita la citazione a Virgilio che introduce il romanzo ed è proprio questa la chiave della storia: un'ossessiva ricerca della verità che porterà Jan a rischiare più di quanto egli stesso possa immaginare.
Dorn rimane fedele a se stesso, arricchendo la vicenda con venature decisamente conturbanti e indecifrabili, e una serie di personaggi che si intrecciano fra loro in modo imprevedibile: dall'affascinante "ipnotista" Norbert Rauh all'archivista Hyeronimus Liebwrek e all'indomita giornalista Carla Weller, che insieme costituiscono un mosaico di paure e segreti troppo a lungo celati.
Profondo, inquietante ed enigmatico, "Il superstite" scruta a fondo i peggiori incubi delle persone. In poche parole: imperdibile.

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mariaangela Opinione inserita da mariaangela    17 Aprile, 2014
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“Quando torniamo a casa?”

Leggi un romanzo, ed è la trasposizione letteraria del tuo peggior incubo. E non vorresti mai sapere, né tantomeno leggere, che ciò che più ti spaventa esiste, è un incubo reale. E allora il coinvolgimento emotivo ti schiaccia.
“Forse crediamo alle coincidenze solo perché non sopportiamo di pensare alle possibili alternative.”

Chissà perché con questo autore ho difficoltà nei sentimenti; cioè a fine lettura sono sempre un po’ inquieta da un lato e insoddisfatta dall’altro.
È sicuramente un romanzo ben congegnato e angosciante, ma freddo. Non tanto per le vicende narrate, perché la storia è raccontata proprio con questa modalità di narrazione. Ma a fine lettura mi è rimasto un senso di profonda tristezza e mi sono chiesta perché.
Forse perché l’aspetto umano non è l'elemento fondamentale.
Nulla ci parla di questi protagonisti che conosciamo si, ma è come se restassero latenti, ciò che conta sono solo i fatti che sembrano quasi svolgersi indipendentemente da loro, come se non ci fosse un legame tra vicende e persone coinvolte. Insomma come se l’autore non fosse riuscito appieno a creare un’unica voce, non fosse riuscito ad amalgamare il tutto.
Ma chissà che questo aspetto da me criticato non sia il suo vanto e la sua bravura, il suo pregio nel riuscire a ricostruire in modo freddo e distaccato racconti così tetri.

Tuttavia avverto un vuoto, una mancanza. Il mio bisogno di affezione non viene appagato.
Ho avuto la stessa sensazione con “La psichiatra”.

E poi c'è il silenzio.
Il silenzio, tema ricorrente, mi inquieta.
Quel silenzio che si fa...sentire. E' questo il silenzio che mi annichilisce e da cui io cerco di fuggire.

“Ma ancora più opprimente della tenebra era la quiete, mentre Jan Forstner imboccava la strada verso il reparto 12. Frugò nei ricordi alla ricerca di una melodia che potesse scacciare il silenzio dalla sua testa. Questa volta gli risultava più difficile, perché invece di ricordi acustici nella sua mente riaffiorarono immagini. "

“Il silenzio nell'ampio ufficio era insopportabile. … Jan Forstner cercava di mascherare il proprio disagio, quello strisciante malessere che lo assaliva sempre quando intorno a lui regnava un silenzio nel quale si sarebbe potuto sentire cadere uno spillo.”

“Se in quel momento si fosse trovato a casa oppure in giro in macchina, avrebbe acceso la radio. Una stazione qualsiasi. L'importante era avere voci e musica che mettessero fine al silenzio.”

Forse questo autore mi coinvolge più di quanto penso.
Forse non sono completamente libera e a mio agio durante la lettura.
Forse non vorrei fosse così.

“...la panchina era vuota. C'era solo il dittafono.”

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Davidino Opinione inserita da Davidino    26 Gennaio, 2014
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ma che ansia il dittafono!

Jan Forstner è uno psichiatra specializzato in criminologia. Ma la sua carriera, come il suo matrimonio, ha avuto una battuta d’arresto. Jan è una persona inquieta, tormentata dal rimorso e vive con un costante senso di colpa. Ma adesso ha l’occasione per ricominciare. Il direttore della Waldklinik, la clinica dove aveva lavorato anche suo padre, gli offre un posto di prestigio strappandogli però la promessa di farsi aiutare dal suo collega, il dott. Rauh. Jan accetta anche se con una certa riluttanza e torna a Fahlemberg, la città che ventitré anni prima era stata teatro di avvenimenti drammatici rimasti ancora irrisolti: la perdita dell’amica Alexandra, morta all’alba nel laghetto del parco sotto i suoi occhi; la scomparsa del fratellino Sven e la perdita del padre. Tutti avvenimenti, tra l’altro, accaduti nell’arco di due giorni.
Dorn ci descrive in modo appassionante e drammatico il percorso introspettivo che Jan compie con l’aiuto del dott. Rauh, che lo porterà a rivivere, e noi insieme a lui, i drammi della sua infanzia.
Jan si butta a capofitto nel lavoro con l’intenzione di rifarsi una vita ma appena arrivato a Fahlemberg, assiste al suicidio di una ragazza, Nathalie. La sua somiglianza fisica con Alexandra è inquietante. E anche Nathalie come Alexandra era una paziente della Waldklinik. Coinvolto nella vicenda del suicidio, Jan si ritroverà, suo malgrado, ad indagare per scoprire possibili legami con la morte di Alexandra. Ma la sua indagine lo condurrà molto più lontano.
Wulf Dorn si conferma un ottimo scrittore. La vicenda è ben orchestrata e non mancano i colpi di scena. I personaggi sono interessanti, ben descritti e lo scrittore ne approfondisce con una discreta abilità i lati più intimi. Come nel romanzo precedente, Dorn usa come sfondo la psichiatria e i suoi lati inquietanti e questo lo rende originale.
Da leggere tutto d’un fiato!

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crimy Opinione inserita da crimy    16 Gennaio, 2014
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Semplicemente STUPENDO!!!!

"Non importa quanto tempo è passato
Non importa quanto tu sei cambiato
Il silenzio continuerà ad assordarti"
In questa frase è racchiuso il senso dell'intero libro di Wulf Dorn, uno psichothriller a dir poco fantastico.
Una concatenazione di fatti vecchi e nuovi, di continui e perfettamente costruiti flashback che aggiungono sempre maggiori misteri alla fitta trama.
Tutto è incentrato sul senso di colpa di un uomo che non avrà pace fino a quando non scoprirà la verità.
Temevo in un finale scontato e incocludente e invece sono stata tenuta col fiato sospeso fino alla fine.
E' il primo libro che compro di Dorn e sicuramente non sarà l'ultimo!

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Cla93 Opinione inserita da Cla93    09 Novembre, 2013
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Amore a prima lettura

Anticipo: questo è stato il mio primo Wulf Dorn. Non l'avevo mai letto prima, e spesso mi accorgo che il primo libro che leggo di un autore rimane in assoluto il mio libro preferito dell'autore stesso.
Anche con “ Il superstite” è successa la stessa cosa.
Mi sono totalmente innamorata di questo libro e, di conseguenza, di Dorn!
Che dire...le parole per recensire un libro alla fine sembrano sempre vane, ti sembra sempre di non riuscire a trasmettere agli altri quello che hai provato.
E' proprio il contrario per Wulf: è ben riuscito a trasmettere i sentimenti dei vari personaggi. L'immedesimazione in essi è immediata. L'amore per Jan scatta fin dalla prima pagina.
La storia è intrecciata, misteriosa, complessa e per niente scontata ( a mio avviso, anche se non tutti sono della mia stessa opinione). Jan che torna nella sua cittadina natale, il suo passato che torna a galla grazie a flashback incredibili... ed è solo il suo passato che può far luce su una enigmatica vicenda del presente.
Ho letto molti thriller e spesso sono rimasta insoddisfatta, indovinando fin dall'inizio la trama.
Con Wulf non è stato così. La trama intrecciata ti fa perdere per le vie di Fahlemberg e fa rimanere con il fiato sospeso fino alla fine.
La lettura è stata tutta d'un fiato, e alla fine di questa storia agghiacciante sono rimasta piacevolmente stordita.
Le pagine risucchiano completamente il lettore, il rapimento è garantito.
Buona lettura!

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joshua65 Opinione inserita da joshua65    24 Luglio, 2013
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Dopo il secondo prendo solo la frutta, grazie.

Mi sono più volte ritrovato a riflettere sul perché ho scelto di leggere un libro piuttosto che un altro, ma non ci ho mai capito molto. Oramai mi lascio trasportare dall'idea che sia il titolo o più semplicemente la copertina a farmi decidere, come si faceva una volta con gli LP, oppure un periodo dell’anno, il giallo in estate, il romanzo d’autore in autunno, la saga fantasy a Natale, e così via.

Quindi non saprei dirvi bene perché ho iniziato “Il superstite “, il secondo thriller di Wulf Dorn. Se avessi pochissimi secondi per rispondere, mi verrebbe subito da dire perché la trama mi ha intrigato.

I presupposti per il thrillerone ci sono tutti, il ritorno a Fahlenberg, la città natale di Jan Forstner, giovane psichiatra e criminologo, e il riaffiorare dei demoni del suo passato, la scomparsa del fratellino Sven, 23 anni prima, in una notte fredda e buia, la misteriosa morte del padre in un incidente automobilistico, uscito qualche minuto prima precipitosamente da casa, dopo una telefonata (chi era al telefono? il rapitore del figlio? Lo conosceva? E cosa voleva da lui?). E poi ancora la Waldklinik, l’ospedale psichiatrico dove Jan inizia a lavorare, brulicante di psicopatici fuori di testa pronti però a lanciare messaggi sibillini qua e là. E ancora, il piccolo dittafono che forse nella sua ultima registrazione contiene degli indizi determinanti per rintracciare il rapitore del fratello e poi le sedute di ipnosi con il dottor Rauh, cui Jan è sottoposto, e infine, Liebwerk, lo scontroso e misterioso archivista che non riesce a trovare alcune cartelle cliniche, lui così metodico e ordinato.

Tuttavia, pur essendo la storia ben articolata, sapientemente suddivisa in numerosi e brevi capitoli, e con un discreto numero di personaggi, per non restringere da subito il cerchio sul probabile (o probabili) colpevoli, “Il superstite” mi ha preso solo in parte e ho faticato un po’ a terminarlo, arricciando leggermente il naso nelle pagine finali.

Anche se devo riconoscere che grazie all’atmosfera tranquilla e familiare che si respira a Fahlenberg (Jan tra l’altro va pure a vivere a casa di un vecchio amico di famiglia), la costante presenza di paesaggi innevati, la mancanza di scene truculente e di un vero e proprio “German Psycho”, ma soprattutto grazie alla sensazione che l’ispettore Derrick da un momento all’altro spunti fuori per risolvere il mistero, “Il superstite” alla fine è diventato per me come la coperta di Linus, calda, accogliente, protettiva. E forse anche per questo ne ho centellinato la lettura, tenendolo per diversi giorni sul comodino, poche pagine lette la sera prima di addormentarmi, beato come un bambino.

Senza infamia e senza lode, dunque. Però, dopo questo libro, mi convinco sempre di più che la letteratura gialla teutonica, troppo vicina ai paesi scandinavi e distante quasi mezzo globo terracqueo dai cow boys, rimane per me un po’ così, come il semifreddo al caffè, dolce, burroso, ma non abbastanza freddo come un gelato, né con un gusto sufficientemente robusto come l’italico tiramisù.

Ma perché ho scelto il semifreddo come dessert? Mi è capitato di chiedermi più di una volta, guardando perplesso il piattino oramai vuoto.

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Thriller psicologici, Fitzek in particolare, e altri libri di Dorn
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    16 Mag, 2013
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Un mistero lungo 23 Anni

Ancora una volta la Waldklinik, ancora una volta Fahlenberg, ancora una volta uno psichiatra (uomo questa volta) ancora una volta i demoni del passato prendono forma e tornano a tormentare la mente che li alimenta. Ancora un volta la cortina di nebbia imposta dai meccanismi di difesa del cervello dovranno essere valicati, scardinati, per arrivare alla verità, ancora una volta niente è realmente come sembra.
Un Thriller dal carattere forte, da leggere con il fiato sospeso a ritmi serrati. Wulf Dorn si conferma un autore di tutto rispetto. Mi piace il suo modo di tinteggiare i personaggi, le loro ossessioni, le loro paure, nessun buonismo, una cinica realtà; anche questa volta è stato capace di farmici affezionare. Anche se forse trovato un po’ ripetitivo. Non tanto nella trama che, a differenza della sua precedente fatica, l’ho trovata decisamente piu oscura e criptica, ma nel suo personaggio fulcro, Jan in cui ho rivisto molto di Ellen, quantomeno macroscopicamente parlando. Ellen la protagonista di “La psichiatra” sua precedente fatica. Ma tutto sommato superate le prime 100 pagine, in cui la situazione prende forma, e le paure vengono a galla: come come i cadaveri degli annegati, ho dovuto ammettere che è un impressione dettata dallo scetticismo.
Psicanalisi, ipnosi, ossessioni, droghe, ricordi.. questi sono gli elemnti principali degli orrori che tinteggerano gli incubi di Jan. Una storia avvicente, un indagine credibile e una buona dose di pscianalisi mi hanno fatto ancora una volta trascorrere lunghe ore con il naso ficcato tra i capitoli graffianti di Dorn, che non spicca nello stile linguistico, ma sicuramente nella capacità narrativa. Io personalmente ho respirato una nota di Noire nel suo stile, che mi era forse sfuggita nella sua precedente fatica.
Ottimo Thrille che consiglio con forza a tutti gli appassionati, e non , del genere!
“...dopo però andiamo a casa ! 'clack' !!! "

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gianfranco1 Opinione inserita da gianfranco1    13 Aprile, 2013
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Una conferma...

Anche con "Il superstite" il signor Dorn ha confermato di essere davvero uno scrittore bravo con racconti psicologici. Il libro lo si legge davvero piacevolmente e con molto coinvolgimento con una storia che ricorda molti avvenimenti realmente accaduti.
Consiglio questo libro alla lettura anche se lo reputo un gradino al di sotto della "psichiatra" ma questo è solo un mio personale parere.

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La psichiatra
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    02 Aprile, 2013
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Il superstite - Commento di Bruno E.

“Il superstite” di Wulf Dorn, che ha esordito con “La psichiatra”, è Jan Forstner, che vedremo protagonista anche della terza fatica dell’autore tedesco (“Follia profonda”).
“Non è forse diventato lei stesso psichiatra proprio per questo? Voleva aiutare gli altri, perché non è riuscito ad aiutare sua madre e voleva comprendere gli altri, perché non è riuscito a comprendere il colpevole che ha scatenato tutto quel male su di lei e sulla sua famiglia”.
In questo romanzo Jan è impegnato a ricomporre i cocci della plurima tragedia familiare che l’ha travolto (la scomparsa del fratellino Sven, l’omicidio del padre e il suicidio della madre) e che si intreccia alla maledizione aleggiante su Fahlenberg (“Sa che le dico, dottor Forstner, da quando quella poveretta si è gettata dal ponte, sembra che tutta Fahlenberg abbia perso il senno”). La città immaginaria ospita la Waldklinik, che sembra il fulcro di tutti i misteri e che a Jan offre, nella persona del suo direttore, il professor Fleischer, un’imperdibile occasione professionale. E di riscatto.
Lo stesso Jan ha assistito, da piccolo, al suicidio di Alexandra e a quello spettacolarmente spaventoso di Nathalie Koppler, una sosia di Alexandra (“La somiglianza era più che incredibile … Jan avrebbe giurato che la foto ritraesse Alexandra …”). Perché un’ossessione è più sconcertante se viene accentuata da strane ricorrenze:
“Tu credi alle coincidenze, Jan”?
In preda agli incubi (“Stanotte hai gridato di nuovo”), lo psichiatra ricompone i propri rimorsi, i sensi di colpa e il complesso di Edipo grazie al collega Rauh, che crede nell’ipnoterapia. E la pratica anche con il collega-paziente.
Attraverso una serie di violenze e incidenti – troppi, forse troppi! – Jan ricompone i pezzi, anzi i frantumi, di una storia disseminata di demoni e fantasmi: siano essi mali sociali, malattie della mente, terribili reati (la pedofilia, i sospetti di abusi commessi nell’esercizio della professione medica, il rogo che si scatena nell’archivio della clinica) o personaggi controversi e spaventosi. Come alcuni pazienti dell’ospedale psichiatrico: su tutti, l’allucinata e profetica Sybille (“Sai che cosa significa questo nome?”) e il folle Alfred Wagner. O come il barbone Hubert Amstner, sospettato del rapimento di Sven.
Pur avvincente e sostenuto nella narrazione, questo thriller a parer mio è causa del suo stesso male, così sovraccarico di lutti e di scene d’effetto. Tenetene conto. Si potrà passare tranquillamente al terzo romanzo (“Follia profonda”), anche senza aver letto questo, che invece è consigliato – come lettura voluttuaria - a chi ama il thriller psicologico e i ritmi incalzanti al limite del delirio.

Bruno Elpis

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Fede.92 Opinione inserita da Fede.92    26 Dicembre, 2012
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"Era come se lui attirasse il male"

Dopo il successo de' "La Psichiatra" Dorn esordisce con il suo nuovo libro: Il superstite.
Protagonista di questo nuovo Thriller è il Dottor Jan Forstner (Protagonista che in seguito ritroveremo anche nel libro intitolato "Follia Profonda"). Rispetto alla precedente successo di Dorn, e al successivo (Follia Profonda) si denotano considerevoli variazioni a livello stilistico e contenutistico, sia nel bene che in male.
Evidenzio da subito che se una delle pecche di Dorn era la superficiale introspezione psicologica del protagonista, in quest'opera finalmente Dorn sanerà la lacuna dando voce ai sentimenti interiori più profondi del protagonista, anche con l'ausilio dell'ipnosi.
Del protagonista saranno evidenziati gli stati emotivi, soprattutto inerentemente alle innumerevoli sofferenze e shock che sarà costretto a subire nel susseguirsi delle vicende, sino a concludersi con un finale difficile da immaginare quindi perfettamente valido, anche se non così scioccante, dotato come sempre di quel pizzico di follia intrinseca che questo autore sovente pone a tutti i suoi finali, idealizzandola come una sottoforma di "Deus Ex Machina" antagonista però-
Passiamo ai difetti:
A causa dell'introspezione psicolgica, e del risalto dato a situazioni comuni, eccessivo margine dato ad alcuni personaggi (dato anche l'aumento del numero dei personaggi in tale vicenda) la narrazione risulta essere sì abbastanza scorrevole, ma LENTA, dilazionata, è come se mancasse di densità narrativa, il che è una problematica non indifferente dato che in alcuni punti il lettore potrebbe incorrere nella noia, i fatti rilevanti distano eccessivamente l'uno dall'altro, questo fattore risulta accentuato soprattutto nella prima parte del libro, per ricomparire a tratti nella seconda parte- In breve: Manca in alcuni punti lo stile tipico di Wulf che mantiene il lettore in uno stato di costante tensione, e questa a mio parere è la più rilevante pecca di questo libro.
Altra problematica è dovuta al largo uso di personaggi secondari, sono molteplici, ma spesso vengono richiamati alla memoria durante la lettura, dato che possiedono talvolta nomi complessi da ricordare (almeno alcuni) ciò può causare dei problemi nella comprensione lungo il susseguirsi delle vicende, facendo sì che il lettore debba magari indietreggiare di qualche pagina per colmare qualche lacuna.

Comunque una lettura interessante anche per alcuni particolari temi trattati: Ipnosi,tratti di psicoanalisi, suicidio,etc. Di certo questa è l'opera di Dorn con il più elevato contenuto culturale di tipo psicologico, a scapito della tensione generale purtroppo, ma è una lettura che consiglio.

Vorrei aggiungere che nel romanzo Successivo (Follia Profonda) Dorn attuerà un formale ritorno allo stile narrativo più simile al libro "La Psichiatra" che "Il superstite" e a mio parere la scelta è stata opportuna.

Comunque se mi chiedeste in quale dei libri di Dorn addentrarvi per seguire le vicende del nostro Jan Forstner io vi consiglieri senz'altro "Follia Profonda", mentre se aveste l'intenzione di conoscerlo più a fondo ecco che vi proporrei "Il Superstite", e vi consiglio di farlo in ques'ordine, ritengo che si debba prima apprezzare un personaggio perchè poi sorga la curiosità di sapere chi in realtà sia nel profondo-

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McLennon Opinione inserita da McLennon    06 Luglio, 2012
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Inquietante...ma appassionantissimo.

Wulf Dorn ritorna..dopo "La Psichiatra" con questo thriller incentrato sull'angosciante storia di Jan Forstner, il cui passato è un incubo che piano piano è riuscito a dimenticare (o quasi) ..

Pagina dopo pagina si scopre un tassello alla volta, si crede di esser giunti a capire, poi no...non è così..e si riparte..il ritmo è serratissimo, le vicende si susseguono con un ritmo incalzante e che incolla il lettore alla storia.

Davvero una piacevole scoperta questo autore tedesco dallo stile fluente, piacevole, coivolgente e mai prolisso.

Sulla trama non mi dilungo essendo stata ampiamente descritta sia dalla recensione del sito sia da chi mi ha preceduto nei giudizi personali.

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a chiunque ami i thriller ed è in cerca di suspence
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    29 Giugno, 2012
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TI INCHIODA ALLE SUE PAGINE FINO ALLA FINE

Questo thriller psicologico mi ha letteralmente conquistata.
Bravissimo l’autore, che tra l’altro nella sua vita reale, ha lavorato come logopedista con malati psichici; il protagonista principale è Jan Forstner, di professione psichiatra che ritorna a vivere, dopo 20anni di assenza, nella città natale, Fahlenberg, in quanto, un vecchio amico e collega del padre anch’egli psichiatra, gli ha offerto un posto di lavoro nella Clinica Waldklinik. Descrizione dei luoghi asciutta, scarna, oserei dire squallida, che trasmette in pieno la reticenza ed il timore del protagonista, nel ritornare nel luogo e nell’abitazione natia.
Jan racchiude in sé una grande sofferenza che non gli dà pace, riguarda la scomparsa del fratellino Sven, avvenuta una notte di molte anni prima, durante la quale il protagonista, all’epoca 12enne, esce di casa di nascosto “rubando” il registratore del padre, per tornare nel parco dove è morta annegata una giovane ragazza, vicina di casa dei fratelli, con problemi psichici, per registrare la “voce” dello spirito della deceduta (desiderio scaturito dalla lettura di un libro su fenomeni paranormali ricevuto in dono per Natale), il fratellino segue di nascosto Jan, e scompare misteriosamente nel momento in cui Jan si allontana pochi minuti dalla panchina dove i bambini erano seduti in silenzio, con il registratore acceso per captare eventuali “voci”.
La storia alterna episodi riguardanti i giorni del dramma ed il presente di Jan. La scrittura è fluida, ma nello stesso tempo ricca di eventi,ricca di descrizioni introspettive del protagonista, ricca di personaggi secondari abilmente descritti, che per il lettore è facile seguire e capire. Il finale non è intuibile, le morti violente che si susseguono sono legate abilmente all’intreccio della storia, senza che l’autore utilizzi pagine e pagine in descrizioni truculente legate alle uccisioni, ma, al contrario descrive le vittime, le loro personalità, il loro vissuto così da renderle in tutto e per tutto persone, non semplici “oggetti” utili allo scopo del carnefice.
L’autore di questi gesti non viene mai citato, si aggira come un’ombra, nei meandri della storia, per me impossibile è stato poterlo individuare, anche se l’autore devo ammettere, ha lasciato dei piccoli indizi e dettagli, nulla è stato affidato al caso, tutti i nodi della vicenda sono stati sciolti ed analizzati, libro che mi ha lasciata pienamente soddisfatta.
Jan è un personaggio positivo, forte, che non si fa piegare dal pesante vissuto che trascina con sé, ma affronta le proprie paure, i dubbi mai svelati con coraggio, anche se l’autore innesca il dubbio strisciante che il protagonista sia ossessionato dal suo passato…
Lo consiglio vivamente ai cultori del genere…

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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    28 Mag, 2012
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CHI L'HA VISTO ?

In una gelida, innevata cittadina il dottor Jan Fornster , quando ormai dava per spacciata la sua carriera medica, viene contattato da un clinica psichiatrica dove gli viene offerto un lavoro, un’altra possibilita’.
Un uomo, un medico , il suo senso di colpa, la sua ossessione.
Cosa e’ successo al piccolo Sven ? Il fratellino minore, scomparso 25 anni prima misteriosamente in un parco pubblico ?

Eccellente thriller psicologico. Forse meglio della Psichiatra, dello stesso autore.
Wulf Dorn non si esprime con un effetto bomba. Lui inchioda.
Ti fa accomodare su una sedia di ferro, lentamente inizia il suo gioco.
E tu non ti muovi piu’.
Scopre tranquillo le sue carte, le fa scivolare sul tavolo, una alla volta.
Lentamente, ma non troppo. Senza tregua.
Ogni capitolo una nuova carta, un nuovo input. In questo romanzo, 64 capitoli.
Puoi avere dei sospetti, piu’ ne hai , piu’ te ne spinge addosso di nuovi, faccia a faccia.
Ambientato tra i corridoi di un ospedale, lo scantinato di un archivio, un parco bianco di neve in cui spicca una panchina rossa, un lago ghiacciato, le colline e un bosco, lo studio di uno psichiatra
Personaggi intriganti e misteriosi, una catena di suicidi, flash back e intrecci psicologici .
Mistero e indagine magistralmente intrecciati in una ragnatela fitta e intrigante.
Dalla prima all’ultima pagina. Assolutamente consigliato, piacevole lettura, scorre veloce e senza tregua.

Buona lettura !

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Opinione inserita da roberta    24 Gennaio, 2012

banale e scontato

Dopo aver letto le recensioni qui pubblicate, ho intrapreso la lettura con buone aspettative, anche se "LA PSICHIATRA" mi aveva deluso un bel po'. Ma, proprio come con "LA PSICHIATRA", mi sono ritrovata a leggere un thriller psicologico, banale e scontato, dove la fine si intuisce già a metà libro, dove l'autore, volutamente ti spinge a credere di aver individuato il colpevole e tu capisci che è troppo semplice...... Forse ho sbagliato a leggere questo libro dopo aver letto "IL SUGGERITORE" di CARRISI, un libro dove di scontato non c'è assolutamente nulla e che ti lascia senza soluzione fino all'ultima pagina.

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Illary Opinione inserita da Illary    10 Ottobre, 2011
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PSYCHOTHRILLER D'AUTORE

Anche questa volta Dorn ha la capacità di attirare l'attenzione del lettore con questo fantastico psychothriller d'autore, già a partire dalla prime pagine. L’universo in cui si muovono i personaggi è nuovamente quello di una clinica psichiatrica e anche in questo romanzo l'intreccio narrativo ed il phatos crescono con l'avanzare della lettura, senza che questa risulti pesante o di difficle comprensione.
Due tragedie che non hanno trovato spiegazione del passato del protagonista, vanno intrecciandosi con strani suicidi, morti sospette e sparizioni di cartelle cliniche. L'autore è bravissimo ad ingannare il lettore nella ricerca del colpevole e l'ossessione e la malattia mentale tornano di nuovo ad essere prepotentemente temi dominanti del racconto. Il finale risulta addirittura più chiaro e lineare di quello della Psichiatra... decisamente un libro da leggere per gli appassionati del genere!

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La psichiatra, Il Silenzio degli Innocenti
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jelena85 Opinione inserita da jelena85    25 Agosto, 2011
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stupendo

per quelli che hanno letto "la psichiatra" dello stesso autore sanno gia' che il modo di scrivere di Wulf Dorn e' particolare....mi e' piaciuto di piu' del suo precedente libro, mi ha letteralemente tenuta incollata al libro, non riuscivo piu' di smettere di leggere!!!fantastico e un po' triste allo stesso tempo...mi piace il fatto che non riesci a capire chi, cosa e perche' fino alla fine...e quando hai finito di leggerlo hai capito tutto.
bravissimo l'autore!!spero di leggere presto altri suoi libri :-D

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la psichiatra
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Gondes Opinione inserita da Gondes    15 Giugno, 2011
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Una conferma

Una bellissima conferma dopo “LA PSICHIATRA”. Anche con questo secondo libro Wulf Dorn ha fatto centro. Possiamo dire a questo punto che abbiamo trovato un ottimo nuovo autore di psico-thriller, con un stile veramente unico. Questo thriller si legge tutto d’uno fiato, il ritmo è incalzante fin dalle prima pagine e cresce sempre più. Molto abile a disseminare dei falsi indizi e fare credere al lettore di aver trovato il colpevole, per poi stupire con un finale che non ci si aspettava. Un vero talento!

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Lady Aileen Opinione inserita da Lady Aileen    09 Mag, 2011
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Devo recuperare La Psichiatra

Dopo il grande successo de La Psichiatra, la Corbaccio ha pensato di pubblicare anche questo romanzo che a mio avviso è un thriller davvero intrigante.
L'autore ha uno stile fluido, ha saputo creare la giusta dose di tensione e mistero sin dalle prime pagine e che aumenta man mano che si procede nella lettura. Scorrevole e con un finale inaspettato (fino all'ultimo Dorn ha seminato indizi fuorvianti).
Nonostante ci siano molte morti, stranamente ci sono poche descrizioni raccapriccianti (cosa che ho molto apprezzato).
La città in cui è ambientato è fittizia, come tiene a precisare lo stesso autore, ma è ben descritta. Una città alquanto fredda (in tutti i sensi).
Il protagonista di questa storia è Jan Forstner, un uomo tormentato e pieno di sensi di colpa perché a causa di un suo comportamento involontario (era un bambino a quel tempo) ha provocato una serie di effetti a catena che continuano ancora nel presente. L'autore è riuscito a creare un personaggio credibile e molto reale (ciò non vale solo per il protagonista).
Scritto in terza persona, il punto di vista si sposta tra alcuni personaggi ma resta quello di Jan a dominare. In questo modo offre al lettore un quadro più completo della situazione.
Se pensate di trovare un risvolto romantico, resterete senza dubbio delusi anche se le premesse c'erano tutte.
Resta comunque un thriller psicologico accattivante, emozionante e ben raccontato.

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