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Il cardellino
 
Il cardellino 2014-04-26 11:53:29 C.U.B.
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    26 Aprile, 2014
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Me ne vado per un po'

C'e' un piccolo quadro nato nel '600 custodito a New York, raffigura un cardellino domestico, un uccellino legato da una catenella. Prigioniero del rumore, degli odori e dei malumori degli abitanti di un'anonima casa dai muri gialli, ti osserva guardandoti negli occhi. Le piume morbide, nessuna vilta' in quella testolina alta . Guarda proprio te che lo stai osservando , tu che forse sei piu' prigioniero di lui e come lui ti affanni a muovere le ali, senza mai alzarti verso il cielo.
Anche Theo vive a New York, finche' durante una visita al museo con l'amata mamma un attacco terroristico gliela strappa per sempre. 
Ed ecco il nuovo Theo, la sopravvivenza di un tredicenne solo al mondo. Come quell'uccellino Theo legato alla vita da una catena sottile, che nonostante i vizi e le tendenze autodistruttive che lo segneranno da adolescente prima, da adulto poi, resta qui.  In questo posto maledetto che gli ha tolto tutto eppure non lo ha privato di scintille che lo hanno scaldato anche nei momenti piu' bui. Un amico, un grande, silenzioso amore. L'affetto di un uomo che lo amera' come un figlio, la passione per l'arte e l'immortalita' delle cose belle.

IL CARDELLINO e' un romanzo corposo di novecento pagine, ma la narrativa di Donna Tartt e' talmente limpida, scorrevole ed amabile da rendere la lettura estremamente veloce e piacevole.
Dilata il tempo l'autrice, le descrizioni di luoghi e sentimenti sono tanto intense che se il tempo dilatato e' quello nella storia, inevitabilmente si dilata anche il tuo tempo, affondato nel racconto di un piccolo, disperato outsider. 
Questo almeno a me e' successo nelle prime settecento pagine, amando il libro riga dopo riga, incrociando le dita perche' continuasse cosi' fino alla fine. E invece no. Il clima drammatico e fortemente problematico narrato con una penna cosi' delicata e suadente di colpo subisce una frenata e la fiction tipicamente americana irrompe e non risparmia nemmeno la signora  Tartt. 
I capitoli che seguono -seppur coerenti con la storia- si trasformano in una sorta di thriller in bilico su un filo spinato, Al Capone da un lembo e Bruce Lee dall'altro a dondolare una trama in picchi assordanti ( verso il basso ).
Peccato che peccato, avrei voluto scrivere il meglio e dare il massimo dei voti, assuefatta come ero alla malinconia di un ragazzino solo e dannatamente triste, una canzone di angeli e perle, il potere di un'opera d'arte e la magia di un uomo che resuscita un antico comò.
Un libro molto bello, una compagnia incantevole nonostante tratti di emarginazione e ragazzini allo sbando, il lungo canto di un violino solista con qualche brutta e inspiegabile stonatura sul finale.
Un poco arrabbiata, vi auguro buona lettura e' comunque molto bello viverlo, finche' dura.
Come Theo, come un uccellino di un quadro inestimabile essere liberi di essere felici, anche solo per un poco.

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Commenti

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annamariabalzano43
27 Aprile, 2014
Ultimo aggiornamento:
27 Aprile, 2014
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Cara C.U.B, forse l'hai già letto, ma ti copio quanto ha scritto un paio di domeniche fa su La lettura del Corriere della sera Antonio D'orrico, precisando però che non sempre mi trovo d'accordo con le sue valutazioni. per ora, come sai, non sono in grado di dare un giudizio definitivo, non avendo ancora finito il libro. Ti farò sapere più avanti... Un caro saluto.


Corriere della Sera » Il Club de La Lettura » Libro » Il cardellino

Autore: Donna Tartt
Editore: Rizzoli
Voto: 110 e lode
Theo Decker è ancora un bambino quando perde la mamma in circostanze altamente drammatiche: un attentato terroristico al Metropolitan Museum di New York. Il trauma e il senso di colpa da quel momento segnano la sua vita. Comincia così l’imponente romanzo di Donna Tartt che è un romanzo come non se ne scrivono più, di quelli che scriveva Dickens, di quelli che scriveva Saul Bellow per citare un’epoca più prossima. Theo viene affidato temporaneamente ai Barbour, ricconi molto snob di Park Avenue. Ma non ha nemmeno il tempo per ambientarsi che riappare dal nulla in cui era scomparso, quando aveva abbandonato di punto in bianco la sua famiglia, il padre di Theo in compagnia di una certa Xandra (la quale si raccomanda di scrivere il suo nome con la «X» e non con la «S» e, credo, non ci sia miglior biglietto di presentazione per lei). Il padre, ex aspirante attore, alcolizzato e giocatore d’azzardo, ha deciso di fare il suo dovere e di portare Theo a vivere con lui (a Las Vegas). Quello di Donna Tartt è un grande romanzo americano (di quelli che non se ne scrivono più e, quindi, non come quelli scritti da Franzen, Foster Wallace o Eugenides) ma a Las Vegas (e si apprezzi l’ironia) il grande romanzo americano di questa eccelsa (e, direi, quasi unica) scrittrice diventa un grande romanzo russo. Non solo per il personaggio di Boris, l’amico per la pelle di Theo, ma per tutto quello che l’aggettivo «russo» comporta quando si parla di anima, tentazione, dissipazione e tormento. La storia (che è appena all’inizio) avrà ancora molte svolte (c’è un quadro di mezzo, il capolavoro di Carel Fabritius che dà il titolo al romanzo), molte avventure (amorose e criminali), molte tragedie. E tutto si svolgerà all’ombra di una minaccia perennemente in agguato che leverà il respiro e la pace ai lettori. È un libro che stabilisce un primato del mondo in letteratura.

Antonio D’Orrico





In risposta ad un precedente commento
C.U.B.
28 Aprile, 2014
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@Gracy ma no prendilo e' molto bello ! Poi magari a te la svolta finale piace. Non e' che non sia coerente o sia brutta, a me e' parsa fuori luogo. Pero' son gusti...cio' detto lo rileggerei anche col senno di poi, al 100% ;-) forse io non mi sono spiegata, lo consiglio eccome, sono arrabbiata per non avergli potuto dare il massimo dei voti, cosa che avrei tanto voluto fare.
Ciao Annamaria, no non l'avevo letta e sinceramnete non mi piace un gran che.
Quel " c'e' anche un quadro di mezzo" e' un ' espressione pruriginosa dopo aver letto il libro, e' come per una madre vedere relegata dalla critica la figlia prima voce dopo un concerto ineccepibile a coretto in ultima fila.
Il cardellino e' con Theodore il protagonista del libro, un elemento importantissimo, poetico, tangibile, e' il libro stesso.
Aspetto il tuo commento che ( ti piaccia o meno il libro) sara' certamente meno precipitoso di quel giornalista.
Anch'io spessissimo dissento con quanto scrive D'Orrico. Non vedo l'ora di finirlo....

05 Agosto, 2014
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Il libro e' così avvincente che dopo averlo finito ho continuato con la fantasia a pensare a un seguito della vita di Teo, dei suoi amori e delle sue avventure! Speriamo.....di convincere l'autrice a proseguire nel racconto, non può finire così, Teo e' troppo giovane!

15 Agosto, 2014
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ho esitato a prendere in mano un librone di quasi 900 pg, presto è scattato un meccanismo e mi sono ritrovata prigioniera di una storia che non vedevo l'ora di riprendere, la solitudine di theo è la totalità di fondo del romanzo, il fascino che questo racconto riesce a sprigionare, anche se nel finale qualcosa stona però la tartt riesce ad incatenare il lettore allo stesso modo in cui il cardellino lo e al suo trespolo

08 Settembre, 2015
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Mi trovo assolutamente d'accordo su tutto quello che hai scritto. È un vero peccato. Perché poi alla fine non ne puoi più mentre all'inizio non riesci a staccartene.

27 Ottobre, 2017
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Concordo alla grande con la tua opinione, anch'io ho amato questo libro, mi sono sentita "amica" di Theo e trascinata nel suo mondo vivendo le atmosfere ed i suoi sentimenti, alla fine è vero fa una strana sterzata ed anche a me ha un pò deluso il finale però merita sicuramente la lettura per lo stile e la godibilità di tutto il romanzo... leggendolo "ce ne andiamo per un po' anche noi"... bellissima recensione
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