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Un giallo di elevate qualità letterarie
Occorre premettere che ho sempre diffidato dei best sellers, libri in genere di piacevole svago, ma di modeste qualità letterarie, tranne rari casi. Così, quando ho preso in mano La principessa di ghiaccio, oggetto di una notevole campagna pubblicitaria, ero un po’ scettico, immaginando il solito romanzo giallo, dal meccanismo ben oliato, magari di gradevole lettura, ma privo di spunti che potessero andare oltre il genere. Tuttavia, già dalle prime pagine, ho dovuto ricredermi , riscontrando che l’aspetto investigativo volto alla ricerca del colpevole o dei colpevoli di un delitto è quasi marginale, costituendo l’ossatura intorno alla quale costruire uno spaccato della società svedese. La morte violenta di una giovane e bella donna, Alexandra Carlgren, avvenuta a Fjällbacka, un tempo piccolo paese di pescatori, trasformatosi successivamente in ridente località turistica, innesca una serie di reazioni e mette a nudo le pecche di una società che, per abitudine, consideriamo assai più progredita della nostra.
Mano a mano che procedono le indagini, a cui partecipa attivamente anche Erica Falck, scrittrice di biografie e alla ricerca di dare una svolta alla sua vita ormai avviata a un destino da nubile, si scopre la tipica mentalità gretta di un piccolo borgo, in cui la maldicenza sembra imperare, nonostante i tempi moderni in cui svolge la storia.
Non è tuttavia solo una questione di mentalità ristretta, ove ciò che conta è l’apparenza oltre ogni logica, ma anche di una chiara invalicabile separazione fra le classi sociali, in cui una borghesia ricca cristallizza il suo mondo, rendendolo inaccessibile agli altri.
E’ una visione della società svedese che stupisce, pur se indubbiamente veritiera, e che lascia molto a pensare sulle nostre convinzioni di un popolo molto più evoluto e libero del nostro. Anche per quanto concerne l’aspetto sessuale appare in netto contrasto con quanto abbiamo sempre pensato degli svedesi, al punto che perfino una violenza subita diventa motivo di vergogna per i familiari della vittima, quando addirittura non viene usata per tornaconti meramente economici.
Scopriamo così cosa c’è dietro la facciata, un mondo fatto di silenzi, di urla mute di chi subisce senza poter reagire, di come con il denaro si compri tutto, anche la dignità e la vita delle persone.
Camilla Läckberg non si dimostra per nulla tenera nei confronti dei suoi connazionali, additando invece come elementi positivi uomini e donne che cercano di condurre la loro esistenza nel pieno rispetto di sé e degli altri, fieri di essere quello che sono e che della loro umiltà fanno una ragione d’orgoglio, mai disponibili a scendere a compromessi, alla ricerca continua della verità, anche la più scomoda.
Pagina dopo pagina incontreremo personaggi che non possono che destare simpatia, oppure altri che finiremo con il detestare, nonostante le apparenze, in un intreccio che si fa sempre più fitto, una matassa di nodi intricati che si scioglierà solo alla fine, con l’inevitabile scoperta del colpevole nei confronti del quale non potremo che provare un autentico senso di pietà, in quanto anche lui vittima della sua condizione sociale.
Scritto benissimo, mai greve, con un’attenta e precisa caratterizzazione dei ruoli, La principessa di ghiaccio è uno dei pochi best seller di elevata qualità letteraria.
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