Dettagli Recensione
Un esordio da dimenticare
Mi sono avvicinato a questo titolo incuriosito dalla serie tv a lungo pubblicizzata e, per evitarmi spoiler, ho oculatamente evitato di vedere. Quanto mai!
"L'uomo delle castagne" e' un'opera mediocre, noiosa, scontata e priva di una vera anima. Purtroppo mi sono accorto solo alla fine che l'autore e' uno sceneggiatore: il danno e' presto fatto.
La storia e' scritta esattamente come fosse una serie tv: prevedibile, scontata, grafica e - a tratti - confusa.
Partendo dalla trama, ho trovato la storia poco piacevole e ricca di "deus ex machina". Pochissime parti della narrazione sono fluide e logiche. Un esempio e' l'improvvisa esperienza nell'uso della tecnologia della protagonista. Quando ne hanno parlato? Perché' mai una generica detective della omicidi di Copenaghen dovrebbe saper accedere ad un pc bloccato da password in pochi minuti?
Nella trama sono poi sorvolati aspetti fondamentali per un buon thriller: la scelta delle vittime non e' veramente spiegata fino in fondo, cosi come il modus operandi non e' analizzato. Mi aspettavo una spiegazione, invece per 10 pagine si e' parlato delle castagne e della tipologia di esse.
Secondo punto estremamente dolente del libro: la superficialità dei rapporti fra i personaggi. 560 pagine e non si capisce appieno quale sia il rapporto fra i due detective: amore, odio, rispetto? Non si capisce, l'autore non riesce in nessun modo a spiegarlo o renderlo noto. Mi chiedo se effettivamente il nordico Soren sia in grado effettivamente di poter descrivere una dinamica relazionale al di fuori delle modalita' di interazioni danesi.
Molti personaggi sono inutili, superficialmente descritti (se non totalmente sorvolati), uno per tutti il "nonno", senza nome, senza personalità, senza scopo se non tenere sua figlia. Il passato della detective? Non pervenuto, forse l'autore sperava in una seconda serie?
Ultima critica la rivolgo allo stile: confuso, elementare e purtroppo inadatto. Ci sono stati momenti nella lettura in cui davvero non capivo chi parlasse e perché lo facesse.
L'utilizzo della terza persona e del narratore onnisciente può' rivelarsi molto complesso e, senza il corretto utilizzo, sembra di leggere il tema di un fantasioso ragazzino di terza media.