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"Tutto è fragile, tutto quanto ci circonda"
La storia sembra semplice. E' la vita di un uomo come tanti, Edouard Malempin, medico pediatra, sposato, due figli. La vita di tutti i giorni è scandita da rituali sempre uguali, casa e ospedale. L'acquisto di una macchina nuova con un colore (verde) eccentrico e la prospettiva, finalmente, di un viaggio in vacanza nel Sud della Francia sembrano proprio distoglierlo dalla monotonia della quotidianità quando un evento improvviso e inaspettato viene a creare una nuova atmosfera, densa di preoccupazioni: la malattia del figlio Bilot, un bimbo pallido e gracile, affetto da quella che sembra ad una prima diagnosi difterite maligna a probabile esito infausto. Malempin inizia la terapia vaccinale, iniziano i consulti, il viaggio non si fa più e la mente comincia a vagare in tempi lontani, alla vecchia fattoria dei genitori, alla madre finita in povertà pur provenendo da famiglia agiata, al padre, uno spavaldo garzone di campagna... I ricordi di una vita percorrono tutto il libro, trasportando il lettore in altre epoche, dove il piccolo Edouard cresce imparando dalle circostanze della vita e dai personaggi che lo circondano quanto sia difficile capire e relazionarsi con il prossimo. Ma sperimenta anche la realtà , così come è, della vita, tanto da fargli annotare poi che "gli unici anni della vita reale sono gli anni dell'infanzia". E dall'infanzia e dall'adolescenza scaturiscono ricordi che Malempin rivive con malcelata nostalgia. Ad esempio lo zio Tesson "un vecchio satiro che odora di caprone", un vecchietto che aveva smesso di esercitare la professione di avvocato, dedito ad affari loschi come prestasoldi, sposato con la zia Elise, bionda evanescente e grassoccia, che ospiterà più tardi Edouard quando dovrà frequentare la scuola superiore. Ed i ricordi diventano tormentosi, quando Tesson scomparirà, ed i genitori di Edouard, indebitati fino al collo, saranno sospettati di averlo in qualche modo eliminato...
Ma la vita continua. Tornando al presente, il piccolo Bilot si riprenderà e, forse, il programmato viaggio al Sud potrà realizzarsi. Insomma, un barlume di speranza ravviva la vita di Edouard, i ricordi evaporano lentamente, ma ritorna implacabile l'irrealtà della monotonia giornaliera. Lo zio Tesson ormai è definitivamente scomparso, la zia Elise si è risposata con un uomo violento, impazzirà, subirà il ricovero in manicomio dove si spegnerà. Edouard vive ora come in un sogno, distaccato dalla realtà, domandandosi il perchè di tanti avvenimenti: più che vivere sopravvive, cercando di calarsi in un'attualità che non lo capisce e che lui stesso non comprende. E quando Bilot gli chiede "che cosa mi hai portato?", gli viene di rispondere "Me !", quasi a sottolineare la sua stessa presenza nella realtà quotidiana, fragile e spesso incomprensibile. Ed è proprio la fragilità del tutto che lo turba e che lo induce a scrivere in un suo diario segreto: "Tutto è fragile, tutto quanto ci circonda, tutto quanto prendiamo per la realtà, per la vita: la fortuna, la ragione, la quiete... e la salute soprattutto, e l'onestà ...".
"Malempin", pubblicato per la prima volta nel 1940, è un grande romanzo, che non fa che sottolineare la grandezza dell'autore, Georges Simenon, troppo spesso etichettato solo come scrittore di romanzi gialli. L'autore ha il raro dono di far rivivere il passato attraverso il presente, presentandoci lo spaccato di una Francia del secolo scorso, ma viva, reale, attuale, filtrata attraverso personaggi ben riconoscibili. Il passato più o meno tormentato è sempre presente nei ricordi e nella nostalgia dolente del protagonista, un Edouard vigile anche nei tanti silenzi e nei tanti episodi non raccontati ma sicuramente vissuti o immaginati. Un Edouard che afferma di non sentirsi turbato neppure se i genitori si fossero sbarazzati dello zio Tesson, che afferma di non sapere il perchè del matrimonio con sua moglie, come se l'avesse scelta in un catalogo di offerte, che sostiene di essere gentile, ben educato con i malati, chiedendosi però se queste affermazioni sono sincere o solo una posa ... Insomma una figura nello stesso tempo enigmatica ma vera, un personaggio che solo la penna e l'abilità di un grande scrittore potevano farci apprezzare.