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Innocenti in carcere.
"Dove è un tribunale, è l' iniquità", così diceva Platon Karataev in "Guerra e pace" di Tolstoj, e così viene amaramente confermato in questo interessante libro di John Grisham, il famoso autore americano di gialli a sfondo legale, e del coautore Jim McCloskey, scrittore con dottorato in Teologia, fondatore di Centurion Ministries, una benemerita associazione per la scarcerazione di presunti colpevoli condannati ingiustamente (già settanta liberati sino ad oggi).
L'opera illustra dettagliatamente dieci casi giudiziari, cinque descritti da Grisham e cinque da Mc Closkey: tutti riportati nei minimi particolari, dalla descrizione del caso alle indagini preliminari, e successivamente all'imputazione del presunto colpevole , al dibattimento processuale ed alla condanna finale, condanna che comporterà in quasi tutti i casi la pena capitale. Sono tutti casi di omicidio, avvenuti nelle più varie circostanze: donne, anche anziane, stuprate e uccise selvaggiamente, rapine terminate con l'eliminazione della vittima, delitti tra coniugi o amanti, fino al caso che fece più scalpore a livello nazionale e mediatico riguardante un padre sospettato di aver ucciso tre figlie in tenera età appiccando il fuoco all'appartamento.
Gli autori riescono a dimostrare e portare coraggiosamente alla luce, esaminando minuziosamente caso per caso in tutte le fasi processuali, errori procedurali inimmaginabili: false testimonianze con promesse di denaro o riduzione di pena, necessità di trovare a tutti i costi un colpevole per placare i media e l'opinione pubblica, priorità alla presunzione di colpevolezza, indagini mal condotte, caratterizzate da insufficienza di prove convincenti o da esami errati, male interpretati o addirittura falsati da negligenze, corruzione o documentazioni ritenute, con il progredire della ricerca scientifica, non più attendibili. Ci sono dentro tutti: investigatori superficiali, esperti poco aggiornati, pubblici ministeri condizionati, avvocati d'ufficio svogliati o corrotti. Ne esce, come appare dalla lettura dei casi discussi nel libro, un quadro della giustizia che lascia l'amaro in bocca, mettendo anche in conto il serpeggiante razzismo, soprattutto negli Stati del sud, evidenziato da una costante maggiore severità nei confronti dei neri. Mi ha anche colpito, se non altro per motivi professionali, il capitolo nel quale viene discussa l'attività di un famoso medico legale ("Giocare all'autopsia" di Grisham), il dr. Haynes, autore di migliaia di autopsie, senza rispetto delle regole e zeppe di errori, a partire dal 1941: chiamato a prestare la sua opera nei tribunali di molti Stati, passava incessantemente da un cadavere all'altro, fornendo risultati fasulli e contribuendo ad avvalorare la presunta colpevolezza di molti innocenti.
In sostanza, emerge una verità, come sostengono gli autori, e cioè che "è molto più facile condannare un innocente che farlo uscire dal carcere". Nonostante ciò, l'associazione di McCloskey, sostenuta da uno stuolo di avvocati e di esperti, è riuscita nell'intento di annullare alcune condanne, dopo anni di ricorsi e tentativi respinti: alcuni ingiustamente condannati hanno ottenuto la libertà, pur dopo decenni di prigione, altri invece attendono ancora nel braccio della morte, con la speranza di un annullamento della condanna.
Da notare che, negli Stati Uniti, la pena di morte, dopo quattro anni di moratoria, è stata reintrodotta nel 1976 nei 35 Stati che la praticavano, e che da allora nel solo Texas sono state condannate 586 persone, almeno 20 delle quali innocenti. Il libro di Grisham e McCloskey si pone come coraggiosa e non inutile testimonianza che si può sempre sperare di salvare vittime innocenti, anche quando apparentemente ogni speranza sembra perduta.
Ovviamente il libro non è uno dei consueti gialli avvincenti di Grisham, ma una revisione dettagliata di casi giudiziari. La lettura può rivelarsi difficoltosa, consistendo essenzialmente nell'esposizione di resoconti di dibattiti processuali, testimonianze, arringhe di pubblici ministeri e difensori, con uno stile narrativo prettamente giornalistico da parte del coautore McCloskey e qualche spunto di riflessione in più da parte di Grisham. Non mancano commenti puntuali degli autori sulle situazioni più deprecabili nè, in alcuni casi, i lodevoli difficilissimi tentativi di salvare persone erroneamente sospettate di crimini. La lettura sarà molto apprezzata da cultori della materia, o più semplicemente da curiosi di questioni e problemi legali. Offre anche uno spaccato dell'America più profonda, con i suoi pregiudizi e certe convinzioni radicate, e può essere utile per comprendere quanto sia difficile giudicare serenamente e senza pregiudizi.
Apprezzabili, alla fine del libro, alcune "note sulle fonti" da parte degli autori: Grisham, arrivato alle vicende narrate attraverso giornali, riviste, atti processuali, McCloskey invece più direttamente "sceso in trincea", per le strade, nei vicoli, nelle prigioni e nei tribunali, soprattutto tramite la sua associazione ed il continuo confronto con i protagonisti delle vicende.
Un inserto fotografico finale ci mostra i volti di quasi tutti i presunti incriminati per crimini non commessi: molti hanno passato in prigione decenni della loro vita, alcuni colpevoli solo di essersi trovati nel luogo sbagliato in un momento sbagliato. Testimoni viventi della affermazione tolstojana : "Dove è un tribunale, è l'iniquità".