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Il gioco del mai
 
Il gioco del mai 2024-08-05 16:09:21 FrancoAntonio
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Piacevolezza 
 
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    05 Agosto, 2024
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Il cacciatore di ricompense

Colter Shaw si guadagna da vivere riscuotendo le ricompense offerte da parenti o dalla polizia per ritrovare persone scomparse o fuggitive. Non è un “cacciatore di taglie” propriamente detto, lui si limita a rispondere agli avvisi di coloro che, disperati per la scomparsa di un proprio caro, offrono premi, non sempre consistenti, per poter sapere che cosa gli è accaduto.
Ma Colter ha pure una sua missione personale: scoprire cosa effettivamente avvenne 15 anni prima, quando fu proprio lui a trovare suo padre, Ashton, morto precipitato giù da un dirupo nella loro sconfinata tenuta ai piedi della Sierra Nevada, mentre il fratello maggiore Russell era scomparso nel nulla.
Proprio per proseguire nelle sue ricerche si era recato in California, per recuperare in modo non
propriamente lecito alcuni documenti che il padre aveva lasciato all’università di Berkley e che dovrebbero aiutarlo a risolvere il dilemma che lo assilla. Qui viene raggiunto dalla telefonata della sua agente: nella vicina Silicon Valley un uomo disperato, Frank Mulliner, sta offrendo 10.000 dollari a chi gli ritroverà sua figlia Sophie misteriosamente svanita nel nulla alcuni giorni prima.
Colter dopo un colloquio con Mulliner, decide di accettare l’incarico. Con le sue indagini, si ritroverà proiettato nel mondo delle software-house di giochi dove, spesso, si usa ogni stratagemma, pure sleale, per ostacolarsi e strapparsi utenti. Però, in quello strano microcosmo, i giocatori sono così assuefatti alle avventure “sparatutto” da trascorrere la maggior parte del loro tempo incollati a monitor pieni di alieni feroci e astronavi da guerra e, forse, uno di loro è così assorbito da quella realtà virtuale che potrebbe non aver neppure più chiaro quale sia il confine tra le ambientazioni fictional e il mondo reale. E se il rapitore di Sophie stesse proprio cercando di riprodurre “dal vero” le avventure de “L’uomo che sussurra”, uno dei giochi survival più gettonati?

Con “Il gioco del Mai” Jefferey Deaver dà inizio alla serie di romanzi con protagonista l’insolito personaggio di Colter Shaw, un cercatore di persone scomparse che accetta anche gravi rischi personali per la ricompensa promessa, ma soprattutto per il suo senso innato di giustizia che lo spinge a proseguire l’attività anche gratuitamente o accettando pagamenti ridotti o rateali dai clienti. Per la sua missione personale, poi, profonde tutte le sue energie.
Con uno stile fluido e diretto l’A. ci proietta nel mondo delle varie devianze che affliggono il nostro mondo moderno (un tema presente in questo libro, ma che si ripeterà anche in quelli successivi). La prosa scorre rapida e avvincente, forse afflitta solo, all’inizio, dalla tipica pedanteria di certi autori americani che si sentono in dovere di precisare ogni minimo particolare della scena, e dei suoi attori, dalla marca del berretto o delle scarpe indossati alla tipologia di caffè sorbito in un bar. Però, una volta che l’avventura si è ben sviluppata, questa minuziosità, un po' sfibrante, non si nota più.
Il personaggio di Colter, probabilmente è un po’ troppo sopra le righe, troppo perfetto, troppo lucido, troppo esperto nelle tecniche di sopravvivenza al punto di assomigliare più a un supereroe che a un normale essere umano. Comunque in questo genere di romanzi è appagante scoprire che il personaggio principale sappia sempre come cavarsela, qualunque situazione pericolosa si trovi ad affrontare. Dà una connotazione rassicurante alla lettura.
La trama è ben strutturata e non ha cali di interesse. Magari il lettore che amasse anticipare gli esiti potrebbe pure fare ipotesi non infondate su quale potrebbe essere l’epilogo della vicenda, ma tra colpi di scienza non certo scontati e deviazioni della trama il romanzo conserva la sua piacevolezza fino in fondo.
Forse l’unica cosa che lascia un po’ insoddisfatti è la vicenda personale di Colter, che resta volutamente irrisolta come un fil-rouge per costringe il lettore a una forzosa fidelizzazione alla serie.

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