Dettagli Recensione
Senza lode, senza infamia molto Shirley Jackson
«[…] Siamo diventati un gregge detestabile di piccoli esseri narcisisti sballottati su un battello sull’orlo del naufragio.»
Siamo in Costa Azzurra ed è la primavera del 2023. A largo di Cannes si trova ormeggiato uno yatch, su questo si trova Oriana Di Pietro, editrice ed erede di origine milanese coniugata con Adrien Delaunay, famoso pianista jazz. La sua fama è tale da far sì che il suo nome lo preceda. Mentre è a bordo la donna viene aggredita e presa a sprangate. Le condizioni di salute appaiono subito ben gravi. Viene ricoverata in ospedale d’urgenza, resta dieci giorni in coma, sembra stabilizzarsi ma in realtà dopo questo periodo, muore. Ogni sospetto ricade sul marito che sembra avere un alibi inattaccabile. L’uomo, inoltre, non cede di un millimetro. Anche quando a distanza di un anno viene fermato dalla polizia e interrogato da Justine Taillandier, poliziotta di grande acume che sta attraversando un momento complesso nella sua vita a causa della separazione dal compagno, la sua versione resta perfettamente la stessa. Trovandosi a casa con la febbre ed essendo stato avvistato dal giardiniere alle 19.10, è materialmente impossibile che potesse trovarsi lontano dalla costa e in prossimità dello yatch per commettere il delitto. La polizia è però convinta che la colpa sia sua, che l’assassino sia lui, pressa Justine affinché lo inchiodi. Ma cosa nascondeva Oriana? Il suo passato è costellato da un segreto, la morte della madre a causa dell’incidente in auto che lei si auto-convince di aver arrecato è un qualcosa che la accompagna tutta la vita. Sente ancora la sua voce dirle di non aprire lo zainetto dove è custodito il gatto Gufetto. Al tempo la bambina aveva 7 anni, era il 1991 e la stessa dovette subire una serie di trattamenti motori e neurologici per riprendersi dal sinistro e dalle conseguenze psicologiche.
È in questo scenario che subentra la figura di Adèle Keller, una ragazza che è capace di apparire come scomparire, che fa un lavoro modesto ma che ha un ruolo determinante nella narrazione. Un uomo per tre donne, un mistero in perfetto stile Musso dove nessuno mente, nessuno dice la verità.
«[…] Non era possibile ridurre l’anima umana a un coefficiente d’equazione. L’anima era un materiale complesso, un intreccio inafferrabile costituito da strati differenti e contraddittori, un autentico labirinto a quattro dimensioni, per il quale non esisteva via d’uscita.»
Guillame Musso realizza in “Qualcun altro” un giallo ben articolato e dove il presente si somma al passato in una narrazione che alterna fasi temporali. Il testo si presenta ben strutturato, il mistero incuriosisce e trattiene, i personaggi sono ben caratterizzati. L’indagine in alcuni punti sembra forzata, probabilmente questa era una delle varie volontà dell’autore. Tuttavia, il lettore non manca di percepirlo e resta in parte interdetto. L’epilogo che delinea le sorti e ricompone la matassa cade un po’ nello scontato e, sinceramente, se si sono letti romanzi quali quelli di Shirley Jackson, non stupisce, anzi. La soluzione può starci ma, francamente, è da un lato facilmente intuibile, dall’altro un po’ forzata. Comunque, nel complesso, “Qualcun altro” è un romanzo godibile per l’estate. Non può definirsi il miglior titolo dell’autore ma certamente si presta a ore liete con cui trascorrere un pomeriggio. Senza lode né infamia.
«[…] La credevano forte, ma non era vero. Oriana era soltanto tenace. Fin dai sei anni, la sua vita era stata una lotta permanente, un rifiuto della rassegnazione alla malasorte. Era capace di sopportare il dolore e di volgergli le spalle per lungo tempo. Aveva imparato molto presto che non si possono evitare i colpi che la vita ci riserva. Occorre contrastarli con gli scarsi mezzi che abbiamo a disposizione. Superare la prova per risorgere.»
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Come sempre, anche qui ci regali una bella recensione. L'autore è assai noto, ma non l'ho mai letto perché solitamente non sono lettore di romanzo di genere. Del 'giallo' , però, pare che lo scrittore sia un maestro ; dalla tua valutazione vedo che il libro recensito non dev'essere tra le sue opere riuscite.