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Trilogia di New York
 
Trilogia di New York 2024-07-05 04:35:30 68
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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68 Opinione inserita da 68    05 Luglio, 2024
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Intrigo senza volto

…”New York era un luogo inesauribile, un labirinto di passi senza fine, che lo lasciava con la sensazione di essersi perduto, non solo nella città, ma anche dentro di se”…

Una metropoli abietta e miserabile in cui vagare senza meta, un nessun luogo in cui perdersi con la sensazione di essere se stessi in quel niente, questo il respiro definente i tre brevi romanzi che compongono la “ La Trilogia di New York “, uno stato di precarietà e solitudine persistente, all’ inseguimento di una flebile traccia nel soffio impercettibile di un reale enigmatico.
Uno scrittore sotto pseudonimo vestito da detective sulle tracce di un soggetto potenzialmente pericoloso si immedesima nel protagonista della propria invenzione letteraria, l’ estenuante pedinamento di un uomo seduto in una stanza impegnato nella compilazione di un taccuino, con la sensazione di essere a propria volta spiati e sorvegliati, uno scrittore scomparso riabilitato dall’amico d’ infanzia e da lui sostituito in seno alla propria famiglia.
Ciascuno dei protagonisti intrattiene con se stesso un dialogo esteso a un senso di vuoto e di non appartenenza, una ricerca che indossa panni diversi invertendone i ruoli, una camaleontica attesa di niente per ribadire l’ ovvio, verità amare, acque torbide, prosciugati silenzi, dubbi ingravescenti, soffermandosi su un’identità smarrita, immagini difformi create e allocate all’ interno di se’.
Tra reale e immaginario incombono un rimugino malinconico in una frammentarietà evidente, una ricerca focalizzata su se stessi e la propria storia, mentre c’è chi ci ricorda chi siamo.
A distanza di anni riemergono volti, protagonisti ignari l’ uno dell’ altro, che hanno soggiornato altrove, fluttuando all’ interno delle parole nell’immagine di un finale diverso, sostituendosi ai personaggi stessi

…” fingendoci capaci di comprenderli perché comprendiamo noi stessi”...

La solitudine li investe arrivando a

…” non pensare più a se stessi come a qualcosa di reale”…

vivi ma senza più amici, sopravvissuti a se stessi, una parte già morta, quella

…” parte che non non si vuole che torni a tormentarci”...

E allora un prima e un dopo incombono, una trasformazione che porta in nessun luogo, privati di tutto, a non essere niente, quante cose scompaiono senza lasciare traccia.
Può succedere che l’ osservazione prolungata dell’ altro rifletta se stessi come in uno specchio, che la frequentazione a distanza avvicini carpendo i segreti altrui, anticipandone le mosse, come se appartenessero un poco a se’, perché

…” entrare nell’ altro è un po’ come entrare in se stessi”...

Ciascuno può continuare a dialogare con il proprio se’, a rievocare l’ altro ricostruendone la storia, costruendone un’ altra, convivere in un silenzio necessario per vivere, trasferirlo in una sorta di traslato di se stesso, ma

…” Nessuno può sconfinare in un altro, per il semplice motivo che nessuno può accedere a se stesso”…

In questo stato protratto di non evidenza tutto quello che è stato si riduce a una piccola frazione di nulla, il silenzio obbligato, la morte necessaria, uno stato di finzione per raccontarsi una narrazione che prevede il silenzio, altrove ci si ritrova in nessun luogo

…” era giunto alla fine di se stesso, adesso lo sentiva, era come se in lui si fosse manifestata una grande verità, non restava più niente. Quante cose stavano scomparendo, era difficile conservarne traccia”…

“ La trilogia di New York “ è un ‘opera costruita su un filo sottile, le tre storie, seguendo il modello delle detective-stories, sconfinano in un giuoco di specchi e di incastri con escursioni metaletterarie su scrittura e letteratura ed evidenti influenze del postmodernismo in una narrazione che abbandona la semplice trama per dissertare su destino, solitudine, arte, letteratura, identità, smarrimento, tratti autobiografici, sconfinando nell’ allucinogeno e nel surreale in una metropoli senza volto popolata da oggetti e persone infrante.
La lettura si popola d’ altro, sensazioni, emozioni, riferimenti, una scrittura densa, limpida nella proprio mostrarsi e complessa nel significato d’ insieme.
Ciò che pare non è, ciò che è potrebbe non essere o risiedere altrove, il reale assume contorni diversi, molteplici volti che riportano a un unico volto .


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