Dettagli Recensione
Relazione conflittuale
…” Ho cercato, meglio che ho potuto, di vivere la mia vita in maniera onorevole”...
I personaggi di Liz Moore rimandano una forte presenza, individui aggrappati a una vita frammentata, disattesa, ingrata, anche perduta, rimpianta, comunque vissuta.
Anime sospese, ambivalenti, assenti, vicende personali in una quotidianità interrotta, in questo romanzo tracce di un rapporto smarrito e il desiderio profondo di recuperarlo e riscriverlo.
Se in “ Il peso “ la solitudine si fa condivisione a distanza, in “ I cieli di Philadelphia” attraversiamo una dimensione famigliare ristretta, la relazione fraterna tra la protagonista, Mickie, poliziotta coscienziosa, studentessa modello, madre attenta, sorella ideale e Kacey, la sua nemesi, avvolta e dissolta da droga e prostituzione.
Entrambe, con esiti diversi ma non così lontane, sopravvissute all’ assenza di una famiglia in cui crescere, una madre di cui conservare sbiaditi ricordi, un padre creduto morto, una nonna materna ( Gee ) che avrebbe dovuto accudirle tramortita da un passato di morte sfociato in un presente disilluso.
E allora Mickie, da sorella maggiore, si sente responsabilizzata, vuole e deve occuparsi di Kacey nonostante la reciproca incompatibilità , due vite separate, interrotte, lontane, la preoccupazione che qualcosa di terribile possa essere accaduto a quella sorella ingrata e testarda di cui da un mese si sono perse le tracce, che vive per strada, dove lei lavora.
La trama, circoscritta al quartiere di Kensington, Philadelphia, solcato da due arterie principali con una ferrovia sopraelevata che lo sovrasta
…” come un millepiedi gigantesco e minaccioso”…
un luogo dove molte vetrine delle attività commerciali sono sbarrate e dove la periferia sta risorgendo, è un condensato di descrizioni crude e particolareggiate in un microcosmo diviso tra droga
… “ metà delle persone sui marciapiedi pare sciogliersi lentamente a terra “…
e sesso
…” è lo sguardo che le smaschera, il lungo sguardo duro al conducente di qualsiasi macchina di passaggio”….
inserito in una struttura da poliziesco, sulle tracce di un assassino di giovani donne.
Pubblico e privato alimentano passato e presente nella voce di Mickie, sola, fragile, che parla di se’ e del dolore che la attraversa, del proprio spirito di rivalsa, dei desideri, di madre, di sorella, di figlia, di nipote, di donna.
Un viaggio all’ interno di una trama da delineare in un reale asciutto, un microcosmo di potere, droga, sesso, corruzione, denaro, di indizi raccolti sulle strade per ritornare a una dimensione famigliare che possa restituire e riscattare il passato e a un senso personale e sentimentale che valga.
Su Mickie grava il peso della morte dei propri genitori, della povertà, di una memoria da conservare e trasmettere al figlio ( Thomas), un peso ingravescente, che pare impossibile abbandonare, giorni crudelmente esposti a presenze sospette nella evidente difficoltà di addentrarsi in un universo maschile univoco e deludente.
Mickie ripercorre se stessa fedele a un personale senso di giustizia e di correttezza, domandandosi dove l’ hanno condotta certi comportamenti, incespicando nei pensieri altrui, spesso indecifrabili, fidandosi di chi conosce da sempre, dubitando di chi credeva fidato, scoperchiando le proprie debolezze, gli errori commessi, il reale è camaleontico, dissociato, nascosto.
La verità insegue una pacificazione definente, un nuovo inizio, il ritorno al passato per capire il presente, una prospettiva di chiarezza definitiva, nel frattempo
…” sopra di noi un tetto catramato, inadatto si rigori dell’ inverno e, oltre, il cielo notturno di Philadelphia. E oltre il cielo, chissà’.
“ I cieli di Philadelphia” conferma la bontà della scrittura di Liz Moore, la propria camaleontica capacità descrittiva che da’ voce a un reale definito con poche pennellate asciutte, concisi dialoghi sferzanti, il dono di una semplicità che restituisce il timbro di un’ umanità spogliata e disadorna ma copiosamente vestita della propria intima essenza.