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Un animale selvaggio
 
Un animale selvaggio 2024-06-14 13:29:21 marialetiziadorsi
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
marialetiziadorsi Opinione inserita da marialetiziadorsi    14 Giugno, 2024
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Un thriller senza tensione

Una vera delusione questo thriller di Joel Dicker. Ne avevo letto come di una storia mozzafiato e almeno il thriller me lo aspettavo. Invece è una storiella anche piuttosto scontata e senza alcuna tensione narrativa.
La storia si svolge a Ginevra con parti a Saint Tropez. Due coppie protagoniste. Una conduce una vita più agiata ed è formata da Sophie, avvocato, e da suo marito Arpad Braun, che lavora nella finanza di una importante banca e che, all’insaputa della moglie (ma il segreto durerà poco) è rimasto senza lavoro da sei mesi. Vivono in una ricca villa nel bosco, la cosiddetta “casa di vetro” perché ha le pareti trasparenti. Hanno due figli e i genitori di lei vivono a Saint Tropez. All’apparenza la famiglia perfetta.
Poi, ad un gradino più basso della scala sociale ci sono Greg e Karine, lei commessa in un negozio e lui poliziotto della squadra speciale ossessionato da Sophie che spia attraverso le pareti della villa portando il cane nel bosco. Anche loro con due figli, vivono nel cosiddetto “obbrobrio”, case più popolari della casa di vetro. Le due famiglie sono amiche, le mogli in particolare.
Spunta però un personaggio che ha fatto parte della vita passata prima di Arpad e poi anche di Sophie e un po’ alla volta il passato tornerà alla luce fino a diventare presente, portando sconquasso nella loro famiglia e di riflesso in quella di Greg, che si convince a indagare su di Arpad convinto che stia per commettere una grossa rapina insieme proprio a Fauve.
Alla fine il gioco si riduce ad un terzetto che comunque lo si combini non è inaspettato. Anzi diviene via via più scontato.
Il romanzo è un continuo avanti e indietro tra il giorno della rapina, che quindi sappiamo da subito che avverrà, e un passato vicino o remoto, con tutte le possibili distanze temporali dal giorno della rapina. Non è difficile seguire la trama però i continui flashback diventano presto fastidiosi.
Non c’è un personaggio di questa storia che sia credibile, a partire da Sophie, che si è tatuata una pantera che dovrebbe rappresentarne il carattere e che della pantera non ha proprio niente. Arpad risulta incomprensibile con il suo segreto che in una famiglia come la sua non ha ragion d’essere.
Greg è ugualmente un personaggio senza spessore: la sua ossessione per Sophie si dissolve ben presto spazzata via dall’idea che Arpad stia per commettere una rapina. Il suo spiegamento di forze in autonomia per indagare da solo senza senso. I personaggi sono tutti piatti e ben lontani dalla tridimensionalità.
La storia non ha nulla del thriller. Non c’è tensione, che non solo non viene costruita durante il romanzo ma non arriva neanche alla fine, quando si arriva finalmente alla presunta rapina. Le incongruenze ci sono, le assurdità altrettanto. E’ tutto decisamente poco credibile e coinvolgente.
Altrettanto senza senso è il finale della coppia di Greg e Karine, che non anticipo ma che davvero si fatica non a capire ma almeno a giustificare.
La vicenda non lascia nulla, neanche la piacevolezza di una scrittura ricca. Mi sono trovata spesso ad anticipare nella testa le parole che avrei trovato sulla carta poco dopo.
Se si cerca un libro mozzafiato è meglio guardare altrove.

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