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Quattro incidenti fanno un delitto
Nella mia vita da lettrice, i romanzi della cara Agatha sono l'equivalente di una droga leggera: mi stampano un sorriso ebete sulla faccia appena ne comincio uno, cerco di spacciare i miei preferiti a chiunque mi dia ascolto, e dopo qualche settimana di astinenza vado in crisi. Ergo, anche quest'anno non potevo che dare spazio ai suoi libri, ed in particolare alle narrazioni che vedono come risolutori Miss Jane Marple ed Hercule Poirot. Proprio quest'ultimo è protagonista ne "Il pericolo senza nome", dove lo troviamo nuovamente affiancato dalla sua storica spalla, e nostro esilarante narratore, il capitano Arthur Hastings.
Il duo (che per me fa le scarpe ai più noti Sherlock e Watson) si trova nella città di Saint Loo, in Cornovaglia. Qui incrociano in modo fortuito la strada di Magdala "Nick" Buckley, giovane proprietaria della misteriosa Casa Solitaria e -negli ultimi giorni- vittima di una serie a dir poco sospetta di incidenti quasi mortali. Convinto che non si tratti affatto di incidenti, il detective belga smette momentaneamente i panni del pensionato (cosa che si rifiutava di fare perfino per il ministro dell'interno!) per svelare l'identità dell'aspirante omicida prima che questi porti a compimento i suoi piani delittuosi.
Da queste premesse scaturisce una trama mystery a dir poco brillante, con una folta schiera di potenziali colpevoli e dei moventi credibili, ma abbastanza nebulosi da far vacillare anche la sicurezza del buon Hercule. La narrazione si sviluppa in un crescendo di misteri irrisolti, con una carrellata di imprevedibili colpi di scena che -anziché far scemare la tensione- la accrescono ancor di più perché fino all'ultima riga rimangono delle risposte da ottenere. Questo intreccio a livelli mi è sembrato davvero ben congegnato nonché stupefacente, e non è poco considerando che finora ho letto ben venticinque dei gialli di Christie ed un paio dei suoi escamotage ormai me li aspetto.
Oltre ad una storia strutturata con cura, questo romanzo può vantare un cast variegato e non troppo prevedibile, nonché alcuni tra i migliori dialoghi di Poirot ed Hastings: possiamo godere delle stroncature ciniche dell'immodesto investigatore e dei commenti fuoriluogo del capitano, il tutto mentre prosegue la loro indagine per scoprire chi si nasconda dietro gli attentati. Personalmente ho apprezzato che Poirot fosse presente per tutto il libro, dalla primissima pagina; e penso che questa scelta narrativa renda ancor più soddisfacente la risoluzione finale. Mi sono inoltre piaciuti i riferimenti alle precedenti opere della cara Agatha, e penso in primis ai diversi casi di Poirot ma non solo: un piccolo accenno ad un certo Sir Henry fa subito correre il pensiero all'altra investigatrice christiana per antonomasia!
Una volta tanto anche l'edizione mi ha convinto, specialmente per merito dei validi contenuti extra ad opera del critico letterario Julian Symons, che danno un maggior senso di completezza alla lettura; fanno perfino chiudere un occhio sui refusi, in questo caso rappresentati dalle tante virgolette che compaiono casualmente alla fine di frasi in cui non ci sono dialoghi. Altre sviste minori sono il pretesto iniziale -un po' troppo conveniente per essere credibile- ed il modo parecchio superficiale con cui vengono affrontate certe tematiche, come quella della dipendenza da sostanze: inserite con nonchalance tra una riga e l'altra, quasi non fossero argomenti seri, e subito accantonate. Meglio spendere qualche parola in più su un argomento serio, oppure non includerlo proprio.