Dettagli Recensione
Quale colpevolezza?
….” La brezza che scende lungo i fianchi della collina mormora tra i fili d’ erba alta e la fucsia color del sangue. Non mormora parole di perdono”…
Jim Winter, uno scrittore impantanato nei giorni asfissianti del lockdown, organizza un workshop online per cinque aspiranti scrittori che manterranno il completo anonimato. Uno dei testi, scritto da una certa Deirdre, è locato a Rally, piccolo e sonnolente villaggio irlandese dove negli anni ‘70 si è consumato l’ assassinio di un orfano diciassettenne, Mattie Lantry, un mistero allora irrisolto.
Il noir di William Wall, romanziere, poeta e traduttore irlandese, inscena un dubbio atroce, almeno nella testa del protagonista, la ricerca di un colpevole che completi le tessere mancanti.
In fondo omettere, mentire, nascondere, tralasciare, tradire, lasciare soli, sottomettersi al volere altrui è già una ammissione di colpa, un peso insostenibile per una coscienza sporca che riaffiora e non conosce possibilità di fuga, in primis da se stessa.
Il racconto, via via arricchito di capitoli e di particolari, che Jim Winter da subito riconosce appartenere alla propria infanzia, nella storia e nei protagonisti, lo induce a riflettere sulla reale identità della presunta scrittrice e su che cosa ella voglia ottenere, dimostrare, rivelare, scoprire.
Di certo Deirdre conosce bene la materia e i fatti di cui parla, per Jim quale il senso di rivivere una trama che ha già respirato, rivedendo i volti di amici, parenti, rivali, un testo che potrebbe avere scritto direttamente, immaginando un finale a sorpresa, qualcosa di certo che lo metterebbe in pericolo?
Non è dato saperlo in una storia a metà tra reale e finzione letteraria, ridiscutendo i termini di quello che fu, quel nastro della memoria riesumato dalle parole di un estraneo, una memoria che non è altro che
….” il modo in cui noi raccontiamo una storia a noi stessi, un modo di razionalizzare gli eventi casuali che costituiscono effettivamente la nostra vita”….
Ci si confronta con significati non sempre evidenti, mutanti nel tempo, nelle circostanze e nelle persone.
La propria vita cambia, soverchiata da ansia, preoccupazione, paura, ridiscutendo il presente in funzione del passato, una versione di se’ sconosciuta anche a se stesso, dubbi, ferite, ricordi sfumati, il proprio matrimonio rivisto in funzione di quello che è stato.
Jim si specchia e non si riconosce, legge, rilegge, suggerisce, cancella, partecipa alla costruzione del testo, ma di quale testo si tratta, proprio, altrui, quello che avrebbe voluto scrivere, e chi è Deirdre o semplicemente diventa,
…” un mio alter ego, un me stesso diverso, innocente, che stava scrivendo la storia della mia vita, una parte di me nella quale non avevo mai osato inoltrarmi, uno scrittore molto più bravo di quanto io non fossi mai stato, una parte di me non soggetta ad alcuna autocensura”…
Il mistero si infittisce e permea una prosa dal ritmo sempre più incalzante in un’ Irlanda attraversata dal virus, imbevuta di cattolicesimo, politicamente scorretta, infarcita di paesaggi mozzafiato, una miscela di maschere e di tracce tra passato e trapassato in un presente ansiogeno e in completo disfacimento verso un futuro imbevuto di niente.