Dettagli Recensione
Il pifferaio magico
Ci troviamo a Philadelphia, nel quartiere di Kensigton, popolato di tossicodipendenti e prostitute. Arriva una segnalazione al centralino della polizia, è stato trovato il cadavere di una donna, probabilmente morta per overdose, e Michaela, agente di polizia della stradale, si appresta a raggiungere il luogo del ritrovamento.
La voce narrante che ci accompagna per tutto il romanzo è proprio quella di Michaela, una donna che fin dalla più tenera infanzia ha dovuto confrontarsi con il terribile morbo della tossicodipendenza, anche se mai in maniera diretta. Le persone a lei più vicine, prima i genitori, poi l’amata sorella Kacey le sono stati portati via dall’inesorabile pifferaio magico dell’eroina.
« Sono debole? Forse, in un certo senso: testarda, magari, cocciuta, riluttante a farmi aiutare anche quando ne avrei bisogno. Ho anche paura del dolore fisico: sicuramente non sono una che si prende una pallottola per un amico e nemmeno una che si butta nel traffico all’inseguimento di un criminale in fuga. Povera, sì. Debole, anche. Stupida, no. Non sono stupida.»
La vita di Mickey è stata ed è tuttora molto difficile, dura. Lei è sempre stata una ragazza seria, studiosa, ha scelto di non lasciarsi andare alle facili illusioni, ha un lavoro rispettabile e un figlio di quattro anni che deve crescere da sola.
La sorella, Kacey, è un po’ il suo alter ego: estroversa e ribelle, perfettamente inserita nel suo contesto sociale di riferimento che ha finito, purtroppo, per risucchiarla nel vortice della tossicodipendenza.
Mickey racconta la sua storia in una semplice alternanza di piani temporali: “Allora”- “Adesso” e ricostruisce la sua infanzia segnata dalla morte della madre, il complicato percorso di crescita dell’adolescenza, un percorso che ha dovuto compiere completamente in solitudine, dovendo anche cercare di salvare la sorella. Pagina dopo pagina ripercorriamo gli anni da lei vissuti e siamo sempre più coinvolti nel suo racconto di adesso: Kacey è scomparsa, sono alcuni mesi che non si fa vedere su Kensigton Avenue. Sarà in pericolo? Chi è il misterioso killer che si aggira nel quartiere e uccide le giovani donne che si prostituiscono per pagarsi la droga?
“I cieli di Philadelphia” è solo apparentemente un thriller. Certo la narrazione si snoda con abilità da parte dell’autrice, ci sono colpi di scena e momenti ricchi di suspense. Lo scopo del romanzo però non è certo capire chi è il colpevole o scoprire che fine ha fatto Kacey. Il cuore pulsante del libro si trova nel racconto delle esperienze di vita a Kensington, nella durezza, nella tristezza, nella disperazione e nell’abbondono delle esistenze di queste persone, raccontate con partecipazione quasi poetica dall’autrice. Il cuore pulsante di questo romanzo è nell’emozione che incredibilmente si prova leggendo un lungo elenco di nomi di persone morte a causa della droga.
Liz Moore ha la rara capacità di rendere i suoi personaggi veri; di saperli far uscire dalla carta della pagina e di umanizzarli. La protagonista, Mickey, è infatti descritta in maniera magistrale e molto riuscita dal punto di vista letterario.
Nei ringraziamenti l’autrice cita le fotografie di Jeffrey Stockbridge, che ha raccontato nel 2009 attraverso le immagini il quartiere di Kensington: l’empatia dolorosa che percepiamo vedendo queste foto è la stessa che proviamo leggendo questo intenso romanzo.
«Continuiamo a camminare in silenzio. Poi lei prosegue il racconto. “Connor può fare cose cattive” dice “ma non è del tutto cattivo. Quasi nessuno lo è”. »
Indicazioni utili
Commenti
1 risultati - visualizzati 1 - 1 |
Ordina
|
1 risultati - visualizzati 1 - 1 |