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Ned Flanders aveva preso meglio la morte di Maude
Tempo fa mi lagnavo di quanto spesso mi deludessero le autrici britanniche di romanzi thriller, e per questo mi ripromettevo di riflettere molto attentamente prima di dare una possibilità a delle nuove penne in questa categoria. A quanto pare dovrò estendere il veto anche nei confronti dei loro colleghi uomini! tutto merito di Anthony Capella, scrittore inglese che ha scelto di scrivere un romanzo incentrato su protagoniste femminili, parlando di tematiche femminili e con un punto di vista esclusivamente femminile, e l'ha fatto adottando uno pseudonimo volutamente privo di genere. Bastano però poche pagine per capire come "La ragazza di prima" non possa che essere opera di un uomo. Un uomo con la sensibilità di un coltello a serramanico.
La narrazione è divisa tra due linee temporali e ruota attorno al il numero 1 di Folgate Street, nel sobborgo londinese di Hendon; qui sorge una residenza minimalista nell'estetica e ricca di dispositivi all'avanguardia, opera del noto architetto Edward Monkford. Nel passato vediamo Emma Matthews ed il fidanzato Simon fare carte false per poter affittare la casa, dopo il trauma di una rapina nella loro vecchia abitazione; tre anni più tardi troviamo Jane Cavendish in una situazione analoga, mentre cerca di voltare pagina a seguito del lutto per la figlia che stava per dare alla luce.
Questa ridondanza voluta è uno dei pochi aspetti che redimono in piccola parte il romanzo: ho trovato interessante leggere due versioni delle stesse situazioni, delle stesse dinamiche e delle stesse relazioni, inquadrate però da diverse prospettive. L'autore fa della ripetizione e della sensazione di déjà vu il nucleo centrale della sua storia, e credo che il risultato sia a suo modo interessante. In generale, promuovo anche la prosa semplice ed il ritmo incalzante, che rendono la lettura decisamente scorrevole.
L'altro pregio di questo titolo è il concetto della smart house come versione moderna delle case infestate nelle narrazioni horror classiche; trovo che questo spunto abbia un grosso potenziale, ed è anche il motivo per cui mi sono interessata inizialmente al libro. Purtroppo questo elemento viene evidenziato soprattutto nella prima parte, mentre verso metà libro è accantonato in favore di altri aspetti, e torna a palesarsi soltanto nel finale.
Già esaurite le lodi, passiamo alle mie critiche su questo romanzo. In primis abbiamo un intreccio che non risulta mai sorprendente: le svolte sono tutte molto prevedibili per chi bazzica un minimo il genere, e verso l'epilogo sembra che Delaney stesso abbia rinunciato a stupire. La trama è inoltre svilita dai comportamenti assurdi dei personaggi stessi, che servono solo a creare tensione fine a se stessa: due esempi sono la scena del mazzo di gigli e quella del tatuaggio, momenti che vorrebbero sembrare drammatici ma risultano quasi ridicoli.
Pur non essendo un'esperta, ho trovano poi assurdo il modo in cui viene raccontato il funzionamento del sistema giudiziario inglese, per tacere di quello sanitario: c'è da pregare di non avere mai bisogno di alcun tipo di assistenza di quel Paese! Ma se questo aspetto è alla fin fine accettabile per ragioni di trama, ho trovato per contro agghiacciante la superficialità con cui vengono trattate tematiche molto gravi -come l'aborto e gli abusi domestici- con il solo intento di sconvolgere chi legge, ma senza farne un briciolo di analisi critica; tutto questo rende a mio avviso la lettura anche incredibilmente triggerante.
Non sono riuscita ad apprezzare neanche la caratterizzazione delle due protagoniste, che ho trovato a dir poco fiacca; immagino che l'autore volesse descrivere dei personaggi facilmente manipolabili, ma il risultato è quello di renderle due mentecatte incapaci di intuire quali saranno le conseguenze delle loro azioni. L'omogeneità della prosa purtroppo non aiuta a rendere interessanti le voci di Emma e Jane che risultano anzi praticamente identiche, e si possono distinguere solo per l'assenza delle virgolette nei capitoli dal punto di vista della prima. Amarum in fundo, trovo quantomeno bizzarro che il solo personaggio per il quale Delaney si è sentito in dovere di specificare l'etnia sia il delinquente nero.