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Una casa (e un telefono!) da horror.
Molta perplessità dopo la lettura, non facile, di questa prima esplorazione nel genere horror di Jo Nesbo. Perplessità dovuta soprattutto ai diversi piani narrativi che caratterizzano il romanzo. Nella prima parte incontriamo un giovane, Richard, che, dopo la morte dei genitori, viene ospitato dagli zii: il ragazzo appare introverso, non ha molti amici, preferisce vagare da solo in campagna, seguito da un altro ragazzo, Tom. Da una cabina isolata chiamano un numero misterioso, scelto, a quanto sembra, casualmente: ed ecco il primo colpo di scena, Tom viene in ingoiato lentamente dalla cornetta del telefono e, poco dopo, un altro ragazzo che li seguiva si trasforma in un insetto e vola via, scomparendo nella foresta. Ovviamente nessuno crede alla versione di Richard sulla scomparsa dei due giovani. Chiuso in un riformatorio, Richard fugge e arriva in una misteriosa villa dall’aspetto cupo e decadente: le radici dei tronchi di alberi giganteschi sembrano afferrarlo, un incendio divampa, nuova fuga e rientro in riformatorio …
Nella seconda parte Richard è cresciuto, sono passati quindici anni, è uno scrittore affermato ed organizza una rimpatriata al paese. Ricorda vicende dell’infanzia, la tragedia dei genitori, un padre violento che, allontanato da casa, ritorna fingendosi pentito: uccide però la moglie e vuole gettarsi nel vuoto con Richard, che si salva. I vecchi amici si ritrovano in una villa, ove tutto sembra trasformarsi: circondano Richard come lupi affamati, sembra che vogliano divorarlo ma lui fugge, cade in un torrente, ne esce, viene raggiunto e …
Arriva la terza parte del thriller, quella che sembra chiarire tutto. Il povero Richard emerge dal sonno e da un lungo periodo di ricovero in una clinica psichiatrica: addirittura da quindici anni, per episodi di schizofrenia e psicosi con deliri, durante i quali era stato più volte sottoposto ad elettrochoc per dimenticare episodi traumatici. Per dimenticare la casa nel bosco, il telefono assassino, i sogni inquietanti , il branco di amici famelici come lupi : eppure tutto sembrava vero, i ricordi non sono del tutto sbiaditi. Fortunatamente Richard torna alla realtà anche grazie ad una terapeuta già viva nel passato e pronta ad accompagnarlo in una nuova rinascita, Karen, alla quale racconta la tragedia familiare vissuta all’età di tredici anni …
Che dire? L’atmosfera è cupa e coinvolgente, il thriller si mescola ad elementi sovrannaturali e fiabeschi, tuttavia il disagio post-traumatico di Richard impegna Jo Nesbo in uno “sforzo” narrativo che, almeno a mio parere, non convince appieno.
Pur consigliandone la lettura, preferisco il Jo Nesbo autore della famosa serie di Harry Hole, che l’ha consacrato “re del giallo norvegese”.