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Copiare da se stessi è considerabile plagio?
Ormai tra i miei obiettivi da lettrice mi sono posta in via definitiva quello di recuperare tutti i romanzi ed i racconti su Miss Marple (e anche su Hercule Poirot, ma in quel caso il traguardo è decisamente più lontano). Seguendo sempre l'ordine cronologico, rimaniamo ancora nei primi anni Cinquanta quando venne pubblicato "Polvere negli occhi", ennesimo caso di un titolo storpiato senza ragione. O forse la ragione è da ricercare nel termine inglese rye, che nello stesso periodo stava facendo sospirare i traduttori de "Il giovane Holden".
Il romanzo ci porta come in molte altre opere della cara Agatha nella campagna inglese dove sorge la dimora dell'imprenditore Rex Fortescue. L'uomo d'affari muore a causa di un strano malore dopo aver fatto colazione; ciò spinge la polizia a sospettare di un avvelenamento, e ad avviare la conseguente indagine. Il delitto del capofamiglia dei Fortescue non è purtroppo l'unico presente nel romanzo, e questo porterà una certa vecchina appassionata di lavoro a maglia ad interessarsi al caso.
Di base ci troviamo quindi in un contesto familiare ai christiani, che di certo apprezzeranno la struttura del mistero ed il delicato acume con cui Miss Marple riesce a districare l'intreccio. Il romanzo ha dalla sua anche la presenza di alcuni personaggi decisamente brillanti e svincolati dai soliti stereotipi: è il caso della professionale governante Mary Dove, del bislacco dottor Bernsdorff e dello stesso ispettore Neele, che conduce l'indagine in modo alquanto intelligente.
Mi è piaciuta molto la scelta di alternare tanti POV, perché in questo modo si riesce sia a portare avanti la trama mystery, ma anche a far sorgere il dubbio nel lettore per quanto dichiarato da alcuni personaggi, oltre a poter inserire dei momenti più leggeri e divertenti: la scena iniziale, con il caos generato dalle dattilografe di Fortescue, risulta parecchio comica.
Eppure nel complesso il volume supera di poco la sufficienza... perché? Innanzitutto soffre di un problema comune a diversi altri capitoli della serie su Miss Marple, ovvero la scarsa presenza proprio di Miss Marple; pur riuscendo a venire a capo del mistero, la presunta protagonista compare solo in una manciata di scene, e questo rende le sue deduzioni un po' troppo rapide per essere credibili, specialmente perché non si presenta come un genio dell'investigazione in stile Poirot.
In secondo luogo, la risoluzione del caso è parecchio scontata, e non perché io abbia sviluppato uno straordinario intuito, ma perché ha diversi elementi in comune con un romanzo precedente di Christie stessa; la complessità dell'intreccio è penalizzata anche dal modo in cui l'autrice sottolinea degli indizi nella narrazione. Abbiamo inoltre delle sottotrame rimaste in parte irrisolte, quasi lasciate alla libera interpretazione del lettore: capisco che l'intento fosse quello di complicare la trama, ma solitamente nei gialli si cerca di spiegare al meglio le motivazioni di tutti i personaggi, per arrivare con chiarezza alla scoperta del colpevole.
Infine, un difetto che riguarda solo la sottoscritta, e chi come me acquista i libri della cara Agatha all'usato: la traduzione. Negli anni successivi è stata fortunatamente rifatta, ma nella mia vecchia copia sono presenti diversi refusi, nonché termini tradotti in modo scorretto. Però parliamo di un volume pubblicato negli anni Settanta, quindi nessuna meraviglia.