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Erin True Crime
Come rischiarare una nuvolosa e triste giornata autunnale? ma con un nuovo libro di uno tra i propri autori preferiti, ovviamente! Ecco perché, a dispetto di una TBR strabordante di titoli in attesa da anni, lustri e perfino decenni, ho deciso di scegliere "Joyland", approdato sui miei scaffali soltanto all'inizio di settembre come regalo molto gradito. Dal momento che il mio umore in effetti è migliorato, non rimpiango affatto di avergli dato la precedenza!
La narrazione è affidata allo studente universitario Devin "Dev" Jones che, nell'estate 1973, si trasferisce ad Heaven's Bay nella Carolina del Nord per lavorare come Allegro Aiutante nel parco divertimenti Joyland. Qui il giovane scopre che il Castello del Brivido è stato il teatro di un macabro delitto anni prima; decide per tanto di far luce sulla vicenda, dando finalmente pace allo spirito della vittima, che sembra infestare l'attrazione comparendo sporadicamente a visitatori e membri dello staff.
Pur essendomi gustata appieno questa lettura, non voglio nasconderne i difetti. Un primo problema è dato dalla sinossi, che confonde parecchio le idee su quale sia la storia da seguire ed anticipa troppe informazioni, arrivando addirittura a spoilerare un evento legato al finale! Comunque, la poca chiarezza della trama non è da imputarsi solamente a chi ha curato l'edizione: nella prima metà del volume infatti, vengono sottolineati degli elementi molto diversi tra loro, e per questo risulta difficile capire quale sia il filone narrativo principale.
Da un punto di vista più soggettivo, devo ammettere di non aver gradito più di tanto la parentesi romance, a mio avviso troppo fine a se stessa. Neppure il finale mi ha convinto appieno, perché lascia alcune sottotrame in sospeso, oppure fornisce una spiegazione poco chiara; e penso in particolare a come viene risolto il problema dell'infestazione spettrale.
Ma lasciamo da parte le lagnanze per concentrarci sugli aspetti più riusciti. Innanzitutto, ho apprezzato fin dalla prima riga il tono spigliato e irriverente del protagonista, ottimo per rappresentare un narratore maturo che guarda con ironia alla sua giovinezza. Mi hanno colpito in positivo poi le piccole anticipazioni che costellano l'intero romanzo, perché rendono più interessante la narrazione, creando dell'aspettativa. Dopo anni di lodi al caro Stephen sembra ormai superfluo, ma non posso che menzionare anche l'ottima caratterizzazione di protagonisti e comprimari, creati mescolando tratti inediti con qualche cliché, con il risultato di ottenere dei personaggi memorabili ed immediatamente accattivanti.
Personalmente mi è piaciuto molto il modo in cui viene rappresentata la crescita di Devin, all'inizio descritto come un ragazzo insicuro sul suo avvenire, che pian piano impara ad accettare i propri difetti ed a farsi forza dei sui pregi; la risoluzione che leggiamo nel finale è una bella metafora della sua neonata consapevolezza. Un'ulteriore elemento positivo a mio parere è dato dall'atmosfera, che risulta perfetta per la fine dell'estate, trasmettendo un senso quasi sognante di nostalgia. E probabilmente, proprio averlo letto in questo periodo dell'anno mi ha permesso di apprezzarlo così tanto.