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Femminismo da social justice warrior
Aspettavo da tempo di provare la penna di Läckberg, ma preferivo evitare di cominciare la sua serie più nota (e anche lunga) e per questo due anni fa ho recuperato una copia di "Donne che non perdonano", all'epoca etichettato come volume autoconclusivo e ora parte di una duologia. In realtà, le vicende raccontate in questo libro raggiungono una conclusione, quindi si può affrontare tranquillamente senza doversi preoccupare di eventuali prequel o sequel.
La narrazione ci porta in diversi angoli della Svezia, sulle tracce di tre donne dalle vite molto diverse, unite però dallo stesso desiderio di rivalsa nei confronti dei propri mariti. L'ex giornalista Ingrid Steen scopre di essere stata tradita dalla persona per la quale ha rinunciato alla sua carriera, la maestra elementare Birgitta Nilsson è stanca di subire in silenzio le percosse e Victoria Brunberg ha visto sfumare ben presto la promessa di una vita migliore lontano dalla Patria russa, diventando poco più di oggetto per l'uomo che l'ha acquistata. La sofferenza si trasforma quindi in odio feroce, tanto da identificare nell'omicidio l'unica soluzione ai loro problemi.
Sulla carta, questa premessa gettava la basi per una storia dall'enorme potenziale, e in realtà sono ancora convinta di poter annoverare tra i pregi del libro l'idea alla base. Oltre a quest'ultima, i punti di forza riguardano la caratterizzazione delle protagoniste -che raccontano diverse sfumature della moralità grigia- e le tematiche che il libro affronta, tristemente attuali e per nulla leggere.
Per contro, il peggior difetto sta proprio nel modo in cui i temi della discriminazione di genere e della violenza domestica vengono messi in scena. Innanzitutto l'autrice non vuole spingere il lettore a riflettere, ma si accontenta di ingozzarlo con la sua visione delle cose, risultando ripetitiva e per nulla elegante. Per delineare poi gli antagonisti ricorre a caratteri stereotipati e macchiettistici, che fanno quasi ridere anziché inquietare.
Per quanto riguarda la trama, ho trovato diversi sviluppi poco verosimili, nonché incongruenti con le premesse narrative. Non mi è piaciuta neanche la piega che ha preso la vendetta di Ingrid, andando ad includere l'amante del marito, ed in generale ho trovato ridicolo che nessuna delle protagoniste si ponesse il benché minimo dubbio su quanto stava facendo. A coronamento del tutto abbiamo un epilogo degno di una commedia degli equivoci e non di un thriller: appena letto sono letteralmente scoppiata a ridere; almeno fino a quando non mi sono resa conto che anche l'ultima frase conteneva un'incongruenza. Bene così.