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Sognando la California ...
Dopo la trilogia sul narcotraffico (“Il potere del cane”, “Il confine” e “Il cartello”) con le imprese di Art Keller, ecco il secondo episodio (dopo “Città in fiamme” ) della trilogia dedicata ad un nuovo personaggio: Danny Ryan. E’ scampato ad una guerra di mafia che ha devastato il New England, tra la mafia irlandese e quella italiana, che si contendono traffici portuali, contrabbando e droga, e sta fuggendo con il vecchio padre, il figlioletto Ian e pochi amici fidati: mafiosi, poliziotti e FBI lo vogliono morto, lui ha come meta la California, dove vorrebbe vivere serenamente, non più obbligato a nascondersi. Lo cercano il capoclan Peter Moretti, accusandolo di essersi impossessato di un carico di eroina e l’FBI che lo incolpa di aver ucciso un agente, per altro corrotto, durante un’imboscata. Danny si nasconde, confidando anche nell’aiuto di Madeleine, la madre, ex show girl, amica di politici, imprenditori, attori, donna di potere, alla quale Ryan affida in custodia il piccolo Ian. In combutta con agenti FBI organizza un colpo alla villa fortificata di un pericoloso e feroce trafficante: asportano milioni a palate, se li spartiscono, e Danny può iniziare una vita più agiata e tranquilla. Il padre, ricoverato in ospedale, muore: Danny si reca al capezzale, evita un’imboscata di alcuni sicari, eliminandoli e salvando la pelle. Nel frattempo viene ucciso il rivale Moretti e Danny può rilassarsi trovando un po’ di quella tranquillità da sempre cercata.
Siamo ora in California, nel 1989. Negli Studios di Hollywood, dove girano milioni a palate, alcuni produttori iniziano a girare un film sulle vicende della mafia irlandese e italiana. La notizia suscita un terremoto: il clan di Danny e Danny stesso, con vari tentativi in stile mafioso, tentano di infiltrarsi nella gestione della vicenda, riuscendo ad ottenere compartecipazioni e addirittura percentuali sugli incassi futuri. Danny ci mette una buona parte del suo patrimonio, è presente sul set e conosce la bellissima protagonista, Diane Carson una star dalla vita complicata, con precedenti di droga e alcool. Sboccia un amore travolgente, che suscita invidia e rancori: un delitto dai torbidi risvolti e lo scandalo suscitato dalla notizia sulla stampa che Danny era un mafioso e che aveva assassinato un agente dell’FBI inducono Danny ad abbandonare Diane, che, disperata, si suicida.
Danny fugge, è ancora una volta braccato da mafia e FBI, ma riesce a salvarsi. Siamo nel 1991, ritroviamo Danny in preghiera sulla tomba del padre. L’ultima parte del romanzo è un incontro con una comunità hippy, dove, convinto da una ragazza, assume sostanze allucinogene: tenebre fitte lo avvolgono, inizia un lungo sogno nel quale come in un film ripercorre tratti della sua vita, rivede amici e nemici che non ci sono più, anime perse, rivive speranze, illusioni, rimorsi, la malattia della moglie morta di cancro, i demoni dell’infanzia, le guerre di mafia, il suicidio della donna che amava, il desiderio di ritornare da Ian e dalla madre, di riuscire ad essere un buon padre …
Danny sembra chiedersi (ed è il titolo di questa terza parte del romanzo) : “cosa vogliono le anime dei morti ?”, ripreso dal VI libro dell’Eneide di Virgilio, quando Enea discende agl’Inferi.
Danny cerca risposte, si interroga sul passato, vuole una soluzione per i tormenti che l’assillano, spera di dimenticare e trovare finalmente quella serenità che, forse, non ha cercato abbastanza. Il lungo monologo dell’ultimo capitolo, un soliloquio immaginario, senza interruzioni, di svariate pagine, mi ricorda il finale dell’Ulisse di Joyce, quando Molly conclude il romanzo con un ininterrotto fluire di ricordi, sogni e immagini del passato.
E’ merito di Don Winslow se la figura di Danny Ryan giganteggia, al di là del bene e del male: non per nulla il romanzo è ispirato alla grande letteratura, l’Eneide di Virgilio, in ordine di citazioni al Libro III, I e VI, facendo percorrere al protagonista un itinerario irto di pericoli dal New England e dalle guerre sanguinose tra mafie contrapposte all’apparente tranquillità di città da sogno, Hollywood e Las Vegas, dove scorre facile denaro macchiato di sangue.
Lo stile è quello consueto di Don Winslow, può piacere o non piacere, ma lascia comunque segni indelebili: ruvido, diretto, scarno, con dialoghi essenziali, ficcanti, tipici della malavita e del suo gergo.
Consiglio la lettura, in attesa del terzo episodio della trilogia (“Città in cenere”), previsto per l’inizio del 2024.