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O muori da eroe...
Questa è una recensione tutt'altro che facile da scrivere, e non perché il libro mi abbia delusa (mi sono accorta negli anni che in quei casi le parole non mi mancano affatto!) ma perché la mia opinione positiva si scontra con una buona fetta di altri lettori che hanno bocciato in pieno la svolta principale del romanzo. Quando ho iniziato "As Good As Dead" ero proprio curiosa di capire se sarei rimasta anch'io delusa da questo epilogo, che ha un rating comunque alto ma in netto calo rispetto ai primi due libri, ed ho quindi priorizzato l'ultimo volume della trilogia A Good Girl's Guide to Murder rispetto alle mie altre serie in corso. A lettura ultimata, posso tirare un sospiro di sollievo: ho adorato come Jackson ha scelto di gestire la struttura della storia e trovo che i personaggi si mantengano del tutto coerenti con il loro percorso di crescita.
La trama ci porta alcuni mesi dopo l'epilogo di "Good Girl, Bad Blood", del quale vediamo chiaramente gli effetti sull'equilibrio psicologico di Pip, che non è ancora riuscita a superare ciò a cui ha assistito. Per riprendere le redini della sua vita, la ragazza inizia ad interessarsi ad un nuovo caso che la allontani da Little Kilton e dai suoi segreti; una serie di piccoli fatti inspiegabili la porteranno però a capire che c'è un ultimo mistero da risolvere. La narrazione parte da questo spunto e da molti altri indizi presi direttamente dai capitoli precedenti, ma si sviluppa in modo nuovo tanto da risultare nettamente divisa tra le due parti che compongono il volume.
Ho apprezzato moltissimo come Jackson sia riuscita a intessere una trama convincente sia a livello del singolo libro, sia nel quadro più ampio della trilogia: una volta arrivati all'epilogo diventa palese come lei abbia pianificato questa serie dalla primissima pagina. Un altro aspetto che trovo ben gestito è quello dell'atmosfera, perché pur rimanendo negli ormai noti confini della cittadina inglese l'autrice riesce a trasmettere un senso di cupezza ed angoscia -in particolare in un paio di scene non proprio da YA-, perfetto per il tipo di storia che si è andata creando di libro in libro.
Questo ci porta ovviamente alle tematiche, che mai come ora sono mature e comportano parecchi trigger warning, nella fattispecie per violenza fisica e psicologica (anche domestica), patologie psicologiche, ruolo delle forze dell'ordine o del sistema giudiziario e PTSD. Penso che la CE abbia fatto benissimo ad aggiungere un avviso ai lettori in tal senso perché questo volume contiene delle scene decisamente pesanti, per quanto contestualizzate e gestite molto bene nella storia.
Al pari con la trama, i personaggi sono l'aspetto più valido del titolo, in particolare i due protagonisti. Sì perché, dopo due libri in cui non riuscivo ad inquadrare del tutto il suo ruolo, Ravi fa una rimonta incredibile e, abbandonata la fase comic-relief, ottiene finalmente il suo "momento al sole". Pip si conferma una protagonista incredibile, anche se potrebbe non piacere a tutti la sua svolta in questo libro; personalmente l'ho trovata ben giustificata e in linea con la sua storia complessiva, inoltre ho apprezzato come l'autrice abbia dedicato più spazio alle sue riflessioni, andando oltre il lato mystery del libro. Ben gestito anche il resto del cast, ma mai indagato a fondo.
Per il mio gusto personale, trovo difficile contestare qualcosa a questo romanzo. Dovendo trovargli un paio di difetti per forza, farei presente che ci sono molti meno elementi mixed media rispetto agli altri (seppur la cosa sia giustificata) e a livello di trama l'intreccio si risolve in modo un po' troppo conveniente per essere verosimile al 100%. Ma d'altro canto si tratta di un'opera di fantasia, quindi non fatevi venire i miei stessi dubbi: continuate la serie appena verrà tradotta in italiano, oppure puntate direttamente all'edizione in inglese che non è inaffrontabile.
NB: Libro letto in lingua originale