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Dio di illusioni
 
Dio di illusioni 2023-04-06 13:47:40 luvina
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
luvina Opinione inserita da luvina    06 Aprile, 2023
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La storia segreta

Breve premessa: lessi “Dio di illusioni” nel 1992 quando uscì in Italia e mi piacque ma non ne fui entusiasta, tant’è che non ne avevo un ricordo vivido. Dopo trent’anni l’ho riletto e il mio giudizio è rimasto esattamente lo stesso: bello ma non entusiasmante. Innanzi tutto bisogna dire che è un libro che deve molto alla letteratura anni ’80, con descrizioni di abiti, marchi, molto snob, tant’è vero che la dedica dell’autrice è al suo mentore Bret Easton Ellis che di quella letteratura è uno dei creatori. Il romanzo, scritto molto bene e veramente scorrevole, si divide in libro primo e libro secondo, prologo ed epilogo. Col prologo entriamo subito nel cuore della storia, un gruppo di ragazzi che uccide uno di loro, Bunny. Nel libro primo conosciamo tutta la storia di questo gruppetto di ragazzi Nel libro secondo assistiamo allo svelamento dei veri caratteri e dei segreti dei protagonisti, allo sfaldarsi di quello che teneva insieme il gruppo, alla rovina fisica e psicologica di alcuni di loro. Nell’epilogo, la parte più triste, il rimpianto, il conformarsi alle regole della società, la rovina.
La voce narrante è quella di Richard Papen, l’outsider del gruppo; Richard infatti non è ricco, è nato e cresciuto nella parte disagiata della California e per fuggire da una frustrante famiglia e dalla noia si iscrive ad Hampden, una piccola ma esclusiva università del Vermont.
Il lettore viene così trascinato, pagina dopo pagina, attraverso magnifiche descrizioni di paesaggi nel cosiddetto New England, territorio ricco, Wasp, molto british ed elegante. Lì Richard fa di tutto per unirsi ad un gruppo elitario di ragazzi, Bunny, Henry, Francis, e i due gemelli Charles e Camilla, che studiano il greco antico e le materie classiche con un carismatico e misterioso insegnante Julian Morrow. Sono ricchi e viziati, apparentemente sofisticati, studiosi con un futuro inevitabilmente roseo e promettente. Ma la tragedia incombe sulle fragili vite dei componenti di questo gruppo.
Durante la lettura, per tutto il romanzo, c’è la sensazione di qualcosa di sotterraneo, di non detto che si incolla addosso al lettore e non lo lascia, nemmeno finita l’ultima pagina. Quella di “ Dio di illusioni” è un’atmosfera maledetta e romantica, che ha molto a che fare con il gotico. Evoca altri tempi e, in un certo senso, tende a mitizzarli. L’ambientazione, la descrizione dei luoghi, del freddo, della neve è anche funzionale a ciò che provano i personaggi. Nulla è lasciato al caso.
L’omicidio del loro amico, annunciato fin dal prologo, rappresenterà il baratro oltre il quale non è più possibile tornare indietro, l’evento scatenante che porterà alla luce tutti gli inganni: vittime e carnefici, bellezza e depravazione, amicizia ed egoismi, verità e apparenze. Non è infatti l’omicidio della “Secret History” che dà il titolo al libro quello che peserà sulle vite di questo gruppo di ragazzi e che li distruggerà ma quello perpetrato in piena coscienza, per paura e vigliaccheria.
Questo romanzo è una tragedia nel senso ellenico della parola. Il dio di illusioni è Dioniso che fa vedere la realtà come non è (doppio senso Richard non vede gli amici per quel che sono e Henry cerca di rifare riti dionisiaci).
Richard, oltre che voce narrante (attraverso il suo sguardo sempre più disilluso e critico nei confronti dei suoi amici assisteremo alla tragedia) è anche un po’ l’anima concreta, del gruppo, quello più ancorato alla vita e alla realtà normale in un college, infatti mantiene rapporti con gli altri studenti, lavora, va alle feste e fa sesso con le ragazze. La delusione più grande per me è stato il personaggio Julian, alla fine un uomo da niente, preoccupato di mantenere il suo status, il suo ruolo di guru che prima getta il sasso e poi nasconde la mano e le sue colpe fuggendo, non affrontando l’agghiacciante realtà e aiutando quei ragazzi, tant’è che Henry ne rimarrà talmente deluso da farne uno dei motivi della sua ultima scelta.

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