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Philip Marlowe
«Per certi versi aveva ragione. Terry Lennox mi ha portato un sacco di guai. Ma i guai, in fondo, sono il mio mestiere.»
Pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1953 e vincitore nel 1955 del premio letterario Edgar Award, “Il lungo addio” è il sesto romanzo di Raymond Chandler che vede nuovamente come protagonista Philip Marlowe, il cui esordio letterario risale al 1939 nell’opera “Il grande sonno”.
Sin dalle prime pagine quel che emerge dal componimento è un profondo senso di noir e di malinconia. Philip Marlowe è definito e descritto con poche e rapide “pennellate” ma giunge al lettore con grande forza.
L’investigatore privato, protagonista, è quasi al termine della sua carriera e il suo spirito è affranto dalla consapevolezza che a breve scomparirà da quella che è la scena pubblica. Marlowe è un uomo in grado di risolvere anche i casi più complessi, si propone al pubblico come un perdente, ma è un personaggio che sa toccare le corde di chi legge e restarci.
Siamo nella prima metà del secolo scorso, siamo a Las Vegas, una realtà fatta da boss malavitosi, poliziotti, denaro che scorre. Le pagine si aprono con Terry Lennox ubriaco su una Rolls-Royce Silver Wraith davanti alla terrazza del Dancer. Una serie di vicissitudini lo riporteranno in quel di Las Vegas dove si ricongiungerà in seconde nozze con la moglie Sylvia figlia di Harlan Potter. Chiuso questo primo aspetto ci spostiamo ancora su Roger Wade, scrittore che non riesce a concludere il proprio romanzo, in preda all’alcolismo, a comportamenti violenti verso la moglie, a sparizioni e morti. Il compito di Marlowe è quello di vigilare al fine di far sì che il romanzo venga concluso, tuttavia, si susseguono morti per omicidio che vedono coinvolto lo stesso Wade e la stessa amante figlia di un rinomato possidente locale.
Il caso si infittisce, la polizia ha dei sospetti, la stessa comparsa di un personaggio dato per morto e il suicidio di una delle varie voci narranti porterà allo svilupparsi di altrettante sorprese. La trama, infatti, de “Il lungo addio” non è affatto semplice e al contrario si sviluppa come una rete fatta di elementi da scoprire e vagliare tra loro perfettamente collegati. Nulla è scontato, nulla è come appare. La stessa risoluzione del caso non sarà semplice e porterà Marlowe a ricevere conferma delle sue supposizioni a seguito di un nuovo evento postumo.
«Ha sorriso e si è stretto nelle spalle. Io ero ancora di cattivo umore, scendendo le scale, ma non capivo il perché, così come non capivo per quale ragione un uomo dovesse ridursi alla fame e a dormire per strada invece di impegnare il guardaroba. Doveva avere i suoi principi, e ci si atteneva con rigore.»
“Il lungo addio” è un libro che coinvolge e che spicca soprattutto per lo stile. Apprezzato dagli sceneggiatori, rinomato tra i letterati, Chandler non manca di proporsi al grande pubblico con una penna raffinata e precisa che sa essere tanto poetico quanto minuzioso ed evocativo, che sa stamparsi nella mente e rendere vivide le indagini. Il risultato è quello di un giallo gradevolissimo, dalle tinte noir e intriso di una malinconia e nostalgia che ben si mixano a quello che è un intrigo ben orchestrato.
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Commenti
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sono contento che questo libro di Chandler ti sia piaciuto. Io l'ho adorato, ma ormai Chandler è nel mio cuore. Soprattutto per lo stile, come hai ben detto tu alla fine della recensione.
Un abbraccio,
Vale.