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Questa mi mancava!
Il libro mi è piaciuto. Mi piace il modo di scrivere di questo scrittore. Mi piace che nonostante i suoi libri siano piuttosto corposi non annoino e che finiscano al momento giusto: quando tutto è stato detto e senza l'aggiunta di informazioni inutili. C'è però una cosa che mi ha lasciato perplessa, anzi che nella prima parte del romanzo mi ha piuttosto infastidita. Non ho mai letto un romanzo, neppure nei casi in cui il protagonista torna ad affacciarsi molte volte dalla penna dello scrittore, dove si faccia in modo così spudorato ed insistente pubblicità alle opere precedenti. Normale e comprensibile che si richiamino i romanzi precedenti, forse un po' meno che si continui a citarli. Non riesco a giustificarlo neppure col fatto che Dicker abbia immaginato che il suo Marcus Goldamn sia uno scrittore che prima svolge le indagini su un cold case e poi le trasforma in un romanzo di successo. Perché continuare a riproporci incontri dove Goldaman riceve elogi sperticati per il suo successo editoriale, citandone ogni volta il titolo. Per quale ragione insistere a ripercorrere vicende raccontate nell'altro romanzo, che nulla aggiungono alla vicenda di Alaska Sanders? Secondo me nessuno se non quello di cavalcare il successo ottenuto in passato e eventualmente dare un consiglio di lettura a chi non lo conosceva ancora.
La storia è quella di una ragazza trovata morta in riva a un lago, che secondo tutti gli indizi sembra essere stata uccisa dal fidanzato che poi si suicida in carcere. Dopo parecchi anni qualcosa mette la pulce nell'orecchio a Marcur che decide di ripercorrere indagini fatte in modo frettoloso. Con pazienza, intuito e quella dose di fortuna che sembra essere la dote principale di molti degli investigatori che vivono in un libro, porterà alla luce una vicenda molto diversa da quella che era apparsa agli occhi dei primi investigatori. Non sempre credibile, ma coinvolgente e gradevole.