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Il ritorno della legalità a Biloxi.
Il romanzo, ponderoso (più di 500 pagine), è ambientato a Biloxi, una città balneare del Mississippi affacciata sul Golfo del Messico. Siamo nei primi decenni del dopoguerra, fiorisce l’industria del frutti di mare ma anche una frizzante vita notturna: locali, attività e traffici più o meno leciti, gioco d’azzardo, smercio di alcoolici (la legalizzazione avverrà solo nel 1990) e prostituzione, il tutto sotto gli occhi permissivi di sceriffi e politici conniventi e corrotti. Qui vivono i “ragazzi” di John Grisham, discendenti di terza generazione da immigrati croati: sono Hugh e Keith, nati nel 1948, figli il primo di Lance Malco, boss potente e indiscusso della malavita locale, il secondo di Jesse Rudy, titolare integerrimo di un ben avviato studio legale. I due ragazzi crescono ben affiatati, stesse scuole, stessi svaghi, ma inevitabilmente con il passare del tempo i loro rapporti si affievoliscono, attratti dalle orme paterne. Il romanzo è il racconto dettagliato del contrasto tra i padri prima ed i figli in seguito, la criminalità organizzata e la legge, i cattivi contro i buoni. Nel corso di una trentina d’anni, le vicende narrate mettono gli uni contro gli altri, in un susseguirsi incalzane di tranelli e di vicende giudiziarie: i Rudy devono lottare non solo contro le illegalità palesi dei rivali ma anche contro la complicità di uno sceriffo corrotto, i Malco sembrano quindi avere la meglio grazie anche a corruzioni, connivenze ed al l’aiuto determinante di un killer professionista, che sbriga le faccende più sporche. Il giovane Hugh si mette a rapinare gioiellerie con alterni successi che lo costringono a scomparire per un po’, mentre Keith si laurea brillantemente in legge e il padre diventa procuratore distrettuale. Intanto un uragano, Camille, devasta la città: i Malco sono a terra, le compagnie assicuratrici stentano a sganciare soldi per la ricostruzione, si susseguono processi con esiti alterni. La malavita riesce poco a poco a rialzare la testa, ma un infiltrato introdotto dal procuratore negli ambienti malavitosi svela molti segreti: viene a galla la corruzione di poliziotti e di giurati ai processi, costringendo Malco, per evitare guai peggiori, a dichiararsi colpevole e finire in galera.
Gli eventi precipitano, inizia l’ultima parte del thriller, la più emozionante: un attentato a palazzo di giustizia eliminerà Jesse Rudy e segnerà finalmente l’intervento dell’FBI. Le minuziose indagini scopriranno il mandante, Hugh, che verrà condannato a morte. Keith, intanto, diventato procuratore, avrà un ultimo colloquio in carcere con l’ex amico che sembra pentito e lo saluta con un malinconico e rassegnato “ ci vedremo dall’altra parte…”. Termina con questa frase il romanzo: i buoni trionfano ( anche lo sceriffo corrotto farà una brutta fine) e Keith, osannato e stimato da tutti, diventerà probabilmente il nuovo governatore dello Stato.
Quest’ultimo legal thriller di Grisham narra quindi l’eterna lotta tra il bene ed il male, una specie di guerra personale tra una famiglia di specchiate virtù e con grandi responsabilità ed un clan criminale della costa del Mississippi, da troppo tempo libero di agire impunemente, protetto da sceriffi corrotti e con legami pericolosi con le mafie del posto. Grande spazio, soprattutto nella seconda metà del libro, ha la componente “thriller” del racconto, con impennate emozionanti del racconto ed inaspettati e ben studiati colpi di scena. Preponderanti comunque sono le vicende legali, narrate con la consueta consumata abilità da Grisham: processi, dibattimenti, scaramucce tra difensori e pubblici ministeri, colloqui ed accordi segreti , tutto è raccontato con la dovizia di particolari propria di chi tratta la materia con perfetta conoscenza di ogni procedura. Lo stile narrativo è più scarno, asciutto dove si narrano eventi delittuosi: frasi brevi, concise, essenziali, si va subito in un rapido crescendo di emozioni al cuore della situazione ed all’esposizione dei fatti.
Un’ultima osservazione. E’ nota la decisa presa di posizione di John Grisham contro la pena di morte, ancora oggi, sia pur raramente, comminata in 14 Stati americani prevalentemente del sud, Texas in testa: l’odiosità di tale pena è sottolineata in due libri di Grisham, “Innocente” del 2006 e “Io confesso” del 2016. Il lettore potrebbe quindi stupirsi dell’atteggiamento di Keith il protagonista positivo del romanzo che nega la grazia al condannato. Ritengo però che l’autore, immedesimandosi nel clima dell’epoca, abbia voluto far prevalere nella decisione di Keith, presa a malincuore e dopo un lungo colloquio con il condannato, il dolore insanabile per l’uccisione del padre. Ma Il vero e sincero convincimento di Grisham nei confronti della pena capitale, l’autore lo esprime con le parole del governatore dello Stato nell’ultimo colloquio con il protagonista: “… se uccidere è sbagliato perché consentiamo allo Stato di uccidere? Davvero lo Stato può essere tanto ipocrita da ergersi al di sopra della legge e autoassolversi se commette un omicidio?”.
In conclusione ritengo “I ragazzi di Biloxi” uno dei migliori romanzi di John Grisham, sia per la consueta bravura nella descrizione di fatti e personaggi, sia per la perfetta ambientazione in un periodo della storia americana, quello postbellico del secolo scorso, particolarmente ricco di contraddizioni.