Dettagli Recensione
Chandler è un fuoriclasse di stile
Immagino che al terzo romanzo letto di un autore, si possa affermare se rientri nella schiera dei preferiti o meno. Bene, sono lieto di augurare il benvenuto a Raymond Chandler nella suddetta schiera, così come a Philip Marlowe tra i detective più affascinanti (se non il più affascinante) del panorama letterario e non solo. “Il lungo addio” è un romanzo che, posso dire, attendevo con ansia: era da mesi infatti che mi chiedevo quando Adelphi avrebbe (ri)pubblicato una delle indagini di Marlowe, mentre dentro di me temevo che, magari per uno scarso successo di pubblico, ciò non sarebbe accaduto. Per fortuna questo romanzo è arrivato in libreria e a questo punto, spero, sarà parte della ripubblicazione integrale dell’opera di Chandler.
Riguardo al fascino di Marlowe come personaggio, credo di essermi già espresso nelle recensioni de “Il grande sonno” e di “Addio, mia amata”: buca le pagine con la sua durezza, con la quale prova a camuffare una profonda umanità, che in un mondo “nero” come quello descritto sarebbe facilmente fagocitata da personaggi privi di ogni scrupolo. Certo, non mancano i tratti un po’ stereotipati (sebbene, secondo me, attutiti dal fatto che è stato lo stesso Marlowe, probabilmente, a creare questo stereotipo), ma il tutto è compensato da un’eccellente caratterizzazione e dall’estrema facilità con cui si empatizza col protagonista.
Ma il vero punto di forza di questo romanzo, come degli altri, è lo stile: meraviglioso, poetico, evocativo, e trovare uno stile così bello in un romanzo che nel suo essere di genere porta molti lettori superficiali a sminuirne il valore non fa altro che avvalorare la mia tesi: l’appartenenza a un genere letterario ben preciso e magari principalmente di consumo non intacca il potenziale letterario di un’opera! Ormai questa è la mia crociata e Chandler (così come Bradbury), ne è uno degli esempi cardine. La letteratura di genere è piena di spazzatura, ma lo è anche la letteratura non di genere; bisogna saper cercare.
Dopo questa piccola divagazione, va detto che Chandler non eccelleva tuttavia riguardo alla creazione di trame eccezionalmente originali: in quanto a eventi, infatti, “Il lungo addio” così come i suoi predecessori sono noir classici senza particolarità eccezionali, ma come dicevo la differenza la fanno lo stile e i personaggi, che rendono tutto vivo, coinvolgente, evocativo. Certo non mancano i colpi di scena, ma non sono cose da spaccarsi la mascella e secondo me, è meglio così. Un paradosso, penserete, e invece no: un’altra peculiarità dei romanzi di Chandler è proprio il fluire della storia, che procede come un fiume torbido ma placido, col suo ritmo compassato, in cui gli eventi procedono senza sconvolgere ma ci rapiscono, ci costringono a osservarli con attenzione, a riflettere.
È davvero una cosa difficile da spiegare, dunque non posso che pregarvi di leggere questo romanzo o quantomeno “Il grande sonno”. Parliamo di quanto di meglio il noir e il giallo hanno da offrire, credetemi.
P.S. Non vi ho parlato della trama, ma credo davvero non ce ne sia bisogno: la bellezza di questo libro sta in tutto il resto.
“Sono un romantico, Bernie. Sento delle voci che piangono di notte e corro a vedere cosa succede. Non si guadagna un soldo, così. Se hai un po' di buonsenso, chiudi le finestre e alzi il volume del televisore. O metti il piede sull'acceleratore e te ne vai il più lontano possibile. Meglio stare alla larga dai guai altrui: se ne ricava solo fango. L'ultima volta che ho visto Terry Lennox ci siamo bevuti una tazza di caffè che ho preparato io, a casa mia, e ci siamo fumati una sigaretta. Perciò, quando ho saputo che era morto, sono andato in cucina, mi sono fatto un caffè, ne ho versata una tazza anche per lui e gli ho acceso una sigaretta. E quando il caffè è diventato freddo e la sigaretta era tutta consumata, gli ho augurato la buonanotte. Non si guadagna un soldo in questo modo. Tu non lo faresti mai. E per questo che sei un bravo poliziotto e io sono un detective privato.”
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Una bella presentazione. Ne sono un po' incuriosito anche se non so se questo libro possa essere nelle mie corde. Non ho mai letto l'autore.
Il Lungo Addio è nella mia lista di preferiti
Un saluto
a questi autori io darei sempre una chance. Come dico nella recensione, semmai decidessi di farlo, puoi provare a leggere "Il grande sonno". Molto bello.
grazie mille per il consiglio, anche perché prevedevo effettivamente di guardare anche i film. Il tuo consiglio rappresenta per me un ulteriore incentivo a farlo quanto prima possibile. :)
"Il grande sonno" è davvero un romanzo bellissimo e dei tre pubblicati da Adelphi credo sia il più bello. Anche "Il lungo addio" merita molto, quindi se ti è piaciuto l'altro credo proprio ti piacerà anche questo. "Addio mia amata" è forse quello più sottotono, ma comunque piacevole da leggere.
Un abbraccio.
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