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Sulla tutela dei minori in Norvegia.
Ci si immagina la Norvegia come un classico paese “perfetto”, dove tutto funziona correttamente, i diritti civili sono rispettati, la criminalità non segna pesantemente la vita d’ogni giorno, tutti vivono nel rispetto reciproco e nell’osservanza responsabile di leggi e regolamenti. Anne Holt, scrittrice, avvocato, ministro norvegese della Giustizia negli anni 1996/97, ci mostra in questo terzo romanzo della serie riguardante le indagini dell’investigatrice privata ed ex avvocato Selma Falck che non è proprio così, e che anche la Norvegia ha le sue pecche, i suoi lati oscuri, e che nelle cosiddette alte sfere non tutto appare limpido e incorrotto. Il romanzo inizia con un prologo ( siamo nel 2010), nel quale viene raccontato l’episodio di una povera donna che ospita uno sconosciuto, gay, e, dietro compenso, gli propone un rapporto come ultima possibilità per rimanere incinta, rapporto che lui, a modo suo, accetta scomparendo subito dopo. La narrazione vera e propria inizia nove anni dopo. Siamo ad Oslo, nel 2019, la protagonista Selma Falck, seduta al bar in compagnia di una parlamentare è ferita da una pallottola che colpisce a morte l’amica. Il dubbio che l’assassino abbia voluto colpire lei la tormenta, anche perché vive sola, soffre di crisi di panico e, per di più, si accorge che qualcuno ha forzato la serratura del suo appartamento, lasciando strane tracce. Selma, impaurita, inizia ad indagare, passando in rassegna uomini che l’avevano in passato molestata, avvalendosi anche dell’aiuto di un ex poliziotto, di un vecchio cliente che installa nella casa microspie e telecamere nascoste e di un giornalista amico, incaricato di decifrare documenti segreti e compromettenti che fanno intuire che anche in Norvegia i tempi stanno cambiando e che certi diritti umani, riguardanti soprattutto la tutela dei minori ed i servizi sociali, sono cinicamente calpestati. La trama si complica quando vengono alla luce altri due delitti: un importante giudice viene trovato impiccato in un bosco (la messa in scena è di un suicidio) ed il ministro dell’infanzia e della famiglia muore in modo straziante ferito da un miniproiettile contenente un potentissimo veleno, la ricina. L’assassino ha così colpito i tre principali poteri dello Stato: quello legislativo (la parlamentare), l’esecutivo (il ministro) ed il giudiziario (il giudice). E’ compito di Selma e della polizia indagare per districare la matassa, ovviamente tra ostacoli, depistaggi di ogni genere e documenti falsificati, ma alla fine il misterioso assassino viene alla luce e bloccato, proprio mentre sta per eliminare Selma, un ostacolo scomodo alle sue mire.
Il colpevole è collegabile al prologo, e, nel romanzo, riveste un ruolo importante, non suscitando mai sospetti: la sua è una sorta di vendetta contro lo Stato, reo di aver sottratto un minore ai nonni adottivi, affidatari ma privi in effetti di diritti, una vendetta contro un atteggiamento autoritario riguardante la tutela dell’infanzia e delle famiglie di fatto. Ewa, la nonna defraudata, conferma a Selma che “il sistema norvegese è stato costruito partendo da un atteggiamento di forte realismo, il che è molto positivo: non deve però mai trasformarsi in cinismo”. Quel cinismo che ha indotto l’assassino a compiere i suoi delitti.
Le malefatte sono ormai di dominio pubblico, Selma è soddisfatta e si riconcilia con figlia e nipotino (che si erano allontanati da lei temendo coinvolgimenti pericolosi), ma non tutto sembra cambiare per il meglio: un gelido e sinistro capo della sicurezza incontra Selma e la mette in guardia dall’indagare in certe carte segrete e su certi apparati dello Stato.
Anne Holt ha indubbiamente scritto un bel romanzo, interessante e coinvolgente, mettendo in luce lati oscuri di alcuni importanti servizi sociali: soprattutto nel sistema di tutela dell’infanzia molti sono gli aspetti positivi ma alcuni sono quanto meno assai discutibili. Lo stile è stringato e incisivo, anche se a tratti indulge ad approfondimenti che poco hanno a che fare con il racconto. Certe divagazioni sulla vita passata di Selma rallentano il ritmo narrativo, così pure la descrizione di minuziose indagini informatiche difficili da comprendere per i non specialisti.
Il giudizio complessivo è comunque positivo: la figura di Selma, il suo carattere difficile, la sua caparbietà nella ricerca della verità, le sue paure e le sue crisi fanno della protagonista un personaggio variegato difficilmente dimenticabile dal punto di vista professionale e soprattutto umano. Particolarmente toccante il suo rapporto affettivo con il nipotino, rivisto dopo mesi di forzata lontananza: e Selma “avvertì un guizzo di calore e di felicità, al pensiero che adesso era tutto finito e che la vita era di nuovo sicura”.