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Un piccolo gioiello
Dopo aver preso in prestito dalla biblioteca "La camera azzurra" di George Simenon, la mia impressione è stata di avere tra le mani un piccolo gioiello. Lo so, non si giudica un libro dalla copertina; ma l’iconico design di Adelphi, il colore azzurro che rimandava al titolo, l’enigmatico dipinto di Magritte, tutto mi trasmetteva una sensazione positiva, che è stata poi confermata dalla lettura.
Ma andiamo con ordine. In questo romanzo, Simenon ricostruisce gli avvenimenti che hanno portato a un delitto passionale nei dintorni di Poitiers, in Francia. La narrazione, però, non è lineare, in quanto il punto di partenza sono gli interrogatori a cui Tony, protagonista e principale indiziato, è sottoposto. Saranno proprio i ricordi di quest’ultimo, mescolati a riflessioni e ad aperture sul presente, a permetterci – ma solo nel finale! – di acquisire una visione chiara della vicenda.
I principali punti di forza de "La camera azzurra" sono, a mio avviso, lo stile semplice e la brevità, che rendono il libro adatto anche a chi ha voglia di leggere qualcosa di leggero. Lo ammetto: inizialmente, ho giudicato tale stile un po’ banale; in seguito, però, ho capito come esso costituisse un semplice ausilio alla lettura, senza comprometterne in alcun modo la qualità. In effetti, dietro l’apparente semplicità, La camera azzurra è un libro dalla grande densità tematica. È anche un libro che si legge tutto d’un fiato, con il disvelamento progressivo dei fatti che ci trascina, pagina dopo pagina, fino alla conclusione.
Al centro del romanzo c’è, come già anticipato, la figura di Tony. Al pari del giudice istruttore Diem, il magistrato incaricato di istituire il processo, ci ritroviamo a formulare dei giudizi su di lui: in quale misura è innocente, e in quale è colpevole? Personalmente, la spontaneità delle sue azioni e la sincerità dei suoi affetti famigliari mi hanno portato, senza cadere in spoiler, a simpatizzare per lui. Tutta quanta la trama è permeata da un senso di tragedia; come se l’errore del protagonista non fosse tanto l’aver tradito, quanto l’aver sottovalutato la forza di una passione irrefrenabile, destinata a trascinare ogni cosa con sé.
Naturalmente, i temi non si esauriscono qui: ci sono la dicotomia tra amore carnale e amore coniugale, le difficoltà di comunicazione che affliggono gli uomini, la disumanizzazione operata dal sistema giudiziario… ma preferisco fermarmi. Non mi resta che consigliare un libro che, nonostante dei piccoli difetti – la prevedibilità di alcune svolte della trama e l’eccessiva stilizzazione dei personaggi femminili – rappresenta una lettura avvincente e intellettualmente stimolante.