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QUALCOSA DI IRRISOLTO
Primo libro della trilogia dell’intrigo, che parte in modo quatto, con due rebus paralleli che sembrano essere parimenti intriganti. Il protagonista è un traduttore che riconosce in una registrazione audio un colpo di tosse della moglie che credeva scomparsa e parte alla sua ricerca. E chiediamoci prima di tutto come si fa a riconoscere qualcuno da un colpo di tosse in una registrazione di un concerto di musica classica… Il secondo rebus è correlato al suo lavoro: riceve un incarico top secret, da uno scrittore che viene poi ritrovato morto, di tradurre il suo romanzo, senza farlo uscire in lingua originale. E chiediamoci il motivo di questa richiesta comunque così strana. La storia, di per sé comunque abbastanza breve, prosegue con questo protagonista che si ritrova come un ragno al centro della tela, pedinato e pedinatore, preda e cacciatore. Al di là del colpo di scena finale, il tutto mi ha però lasciato qualcosa di irrisolto, che non so se troverà spiegazione e spazio nel proseguo della trilogia. La parte che mi ha più interessato è stata l’avvicinarmi al mondo di un traduttore che, quando affronta un lavoro, può avere più modalità di approccio. Quella prescelta dal nostro protagonista è quella di riempire la tabula rasa che ha di fronte gradualmente e sistematicamente, pagina dopo pagina, colorando di mano in mano quello che all’inizio è solo un campo di neve candida. Credo che farei anche io nello stesso modo. E’ un modo per essere condotti per mano dall’autore che si sta traducendo. E’ poi stato interessante scoprire che quando si traduce, l’aspetto essenziale è trovare l’intonazione giusta, perché poi le singole parole ed espressioni possono essere scelte con una certa libertà. Come sempre, dietro ad ogni mondo a cui ti avvicini, c’è un universo da scoprire.