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Una Germania piena di italiani
Sono passati ormai anni da quando lessi "La psichiatra", e oltre a conservare un ricordo incredibilmente chiaro del romanzo, mi è rimasta una certa curiosità per il resto della bibliografia di Wulf Dorn. Tutte le sue trame mi sembrano perfette come rapide letture estive, da portarsi sulla sdraio, e così è stato con "Il mio cuore cattivo", titolo recuperato in modo un po' randomico un paio di anni fa -grazie ad una promozione di TEA- che mi ha colpita in positivo.
Ad un primo acchito, il romanzo sembra avere molti punti di contatto con l'esordio dell'autore: la nostra protagonista e narratrice, l'adolescente Dorothea "Doro", è perseguitata da qualcosa avvenuto nel suo passato -in particolare la sera prima della tragica morte del fratello minore- che non riesce a ricordare, e questa condizione la porta ad essere coinvolta nella risoluzione di un mistero; infatti, nonostante sia di base un thriller, questa narrazione presenta molti elementi mystery, con un intreccio degno di un brillante giallista. Il lutto improvviso porta Doro a trasferirsi con la madre nella cittadina di Ulfingen, ed è qui che la ragazza inizia ad interessarsi al suicidio di un giovane del posto, perché crede di aver incontrato la stessa persona il giorno successivo alla sua morte.
Questa parte della trama, ossia la più interessante e coinvolgente, non prende il via se non dopo un centinaio di pagine, e questo rende l'avvio un po' lento, controbilanciando però con ben due aspetti positivi: questa scelta permette innanzitutto di conoscere bene la protagonista e la sua storia prima di immergersi nel mistero -fornendo nel mentre alcuni piccoli dettagli su quest'ultimo-, inoltre quando poi la narrazione prende il via non c'è modo di scollarsi dalle pagine per quanto l'intreccio risulta coinvolgente.
Con la sua storia, Dorn non punta solo a stupire, ma si affida anche ad elementi tipici sia nel genere che nella sua prosa: un esempio è la cittadina in cui si ambienta la vicenda, ossia la classica località di provincia in cui tutti si conoscono, vista dalla protagonista come l'antitesi della cosmopolita Berlino in cui sogna di trasferirsi. Altro tropo (molto apprezzato dalla sottoscritta) è quello della narratrice inaffidabile, che contribuisce a rendere più intricato il giallo; Doro tra l'altro è un'ottima protagonista, molto risoluta e piena di risolse: ho adorato seguire l'avventura dal suo punto di vista.
Anche alcuni dei personaggi secondari si sono dimostrati interessati e non scontati; purtroppo manca un po' di approfondimento su di loro, perché l'attenzione è posta sulla risoluzione del mistero. Questo permette comunque all'autore di includere delle riflessioni molto incisive sui temi dell'elaborazione del lutto e sul modo migliore per affrontare dei problemi psicologici; nella postfazione, il caro Wulf precisa inoltre di aver incluso delle vicende non lontane a ciò che spesso sentiamo nei notiziari, in modo da far capire ai lettori come sia facile cadere vittime dei propri pensieri malvagi.
Passando alla prosa, ho trovato lo stile di Dorn molto scorrevole e spesso informale, dettaglio che sicuramente si adatta bene all'età ed al carattere di Doro. L'unico neo è la tendenza a calcare un po' la mano in alcune scene, penso con l'intenzione di rendere l'atmosfera più cupa, includendo dettagli sopra le righe; un esempio è l'apparizione di un sinistro carro funebre sul luogo di un incendio, dove al massimo sarebbero dovuti arrivare i pompieri e gli addetti del pronto soccorso.
Per quanto riguarda l'edizione non ho molto da dire: sono presenti diversi refusi -soprattutto nei nomi propri-, ma considerando il prezzo non mi voglio lamentare. Però la copertina è un grosso no: basta leggere qualche pagina per rendersi conto che la protagonista ha i capelli scuri, con un taglio decisamente corto, e non la fluente chioma rossa della modella nella fotografia scelta.