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Le ingiustizie del sistema giudiziario.
Sono tre storie che John Grisham, con la consueta maestria, ci propone. Scritte molto bene, trattano temi di grande importanza, coinvolgendo subito il lettore con argomenti che lasciano il segno e che inducono a molte riflessioni. Nella prima, che occupa quasi la metà dell’intero volume, ritroviamo un personaggio caro all’Autore, quel Jack Brigance avvocato già protagonista di altri legal thriller. Un vecchio amico dello studio legale, Mack Stafford, scompare e non dà più notizie di sé. Brigance riceve un bel giorno un suo messaggio dalla Costa Rica: un invito ad una vacanza esotica, dove il fuggitivo chiarirà la sua posizione. Mack sta divorziando dalla moglie Lisa, malata terminale di cancro, ed è fuggito dopo essersi impossessato di parte di un risarcimento milionario spettante ad alcuni agricoltori lesionati da una motosega difettosa: ora sembra pentito, ha nostalgia della famiglia, delle due figlie soprattutto, e vorrebbe rivederle, chiedere scusa delle malefatte. Riesce ad incontrarsi con Margot, la maggiore, sempre clandestinamente e con l’aiuto dell’amico Jack: sono incontri difficili, Margot lo rimprovera duramente, lui implora un perdono che tarda a venire. Alla fine la figlia sembra capirlo, la tensione si allenta, si decide a chiamarlo finalmente “papà”, ma una nuova indagine costringe di nuovo Mack alla clandestinità: il ghiaccio però si è rotto, Margot attenderà di nuovo un suo ritorno con rinnovate speranze in un futuro migliore.
Il secondo racconto porta il lettore nel braccio della morte di un carcere americano, dove un giovane, che ha partecipato ad una rapina finita con l’assassinio del derubato da parte del complice, attende l’iniezione letale. Mancano poche ore, ed il ragazzo, quindicenne all’epoca dei fatti, rivive gli anni passati in cella: ha lo stanzino tappezzato di libri, centinaia, che una anziana signora si era sempre premurata di inviargli, e che hanno costituito il suo unico svago. Molto ha letto e moltissimo ha appreso, consultando anche un vocabolario che conosce quasi parola per parola, e si commuove quando la benefattrice viene a conoscerlo: è un colloquio commovente, lui, solo al mondo, la considera quasi una madre, e riesce a convincerla a riprendersi tutti i libri dopo la sua morte, libri che altrimenti sarebbero stati bruciati. Arriva il momento fatale, ed il condannato esprime l’ultimo desiderio: è il 26 giugno, c’è la luna piena (“luna fragola”, perché alla fine di giugno inizia la maturazione delle fragole) ed il ragazzo grazie alla compiacenza di un guardiano amico, s’incanta per pochi minuti nella contemplazione del cielo, luna e stelle: ricordi e rimpianti, una vita sprecata ma vissuta fino all’ultimo nell’acquisire conoscenze e nell’affinare una sempre maggiore consapevolezza di sé.
Infine, nel terzo racconto gli “avversari” del titolo sono due fratelli ai quali il padre, Bolton Malloy, famoso avvocato finito in galera per omicidio della moglie, ha lasciato uno studio legale tra i più famosi della città, il Malloy&Malloy. I due non si parlano, hanno caratteri diametralmente opposti, uno, Rusty, è democratico, impetuoso, pasticcione, temerario, l’altro, Kirk, repubblicano, veste in modo raffinato, è più tranquillo, riflessivo, non si espone più di tanto. Hanno diviso il palazzo, sede dello studio, in due: ognuno ha il proprio ufficio ed i propri collaboratori. Ma c’è una segretaria, Diantha, amica del padre, che vigila sui due: ha in mano l’amministrazione, e conosce pregi e difetti dei due rampolli. Lo studio non va bene, vengono perse cause importanti, ci sono ammanchi notevoli: l’unica che si salva è proprio la furba Diantha. che riesce a farsi intestare un terzo dello studio ed a manovrare abilmente per cacciare sul lastrico i due incapaci ed a godersi, in Svizzera ovviamente, una cospicua fetta del patrimonio rimasto e messo al sicuro nell’elvetica Federation Bank.
Ancora una volta John Grisham si conferma maestro del legal thriller. I temi trattati nei tre racconti sono di grande attualità e coinvolgono il lettore emotivamente con una narrazione incalzante, che tende a sfatare l’opinione che i gialli su materie legali abbiano ritmi più lenti o momenti di scarso interesse. Certamente abbonda la terminologia in uso negli studi legali, ma l’attenzione del lettore è tenuta sempre viva, con sapienti attimi di tensione e soprattutto con convinti ed insistenti riferimenti a situazioni di attualità. Nel primo racconto, un padre colpevole cerca disperatamente un perdono non facile e lotta per ottenere almeno un riavvicinamento, e poi chissà. Nel secondo, la condanna della pena di morte è inequivocabile, e le uniche figure positive sono il condannato ed una compassionevole, amabile benefattrice. Nel terzo, vengono alla luce le storture, gli inganni, la corruzione del mondo giudiziario, dove tutto può accadere e la vera giustizia resta, forse incompresa, sullo sfondo.
Insomma, una vera giustizia non è di casa in un sistema giudiziario antiquato e facilmente corruttibile, come quello descritto da John Grisham nei suoi tre racconti: l’autore, perfettamente consapevole, ne traccia un quadro amaro che lascia tuttavia intravedere spiragli di speranza in un futuro migliore.